GPII 1989 Insegnamenti - L'omelia della Messa per i fedeli Isalandesi - Reykjavik (Islanda)

L'omelia della Messa per i fedeli Isalandesi - Reykjavik (Islanda)

L'uso saggio e responsabile delle risorse della terra è la sfida radicale che si pone oggi alla famiglia umana


"Signore,... io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto". (Lc 7,6).

Carissimi fratelli e sorelle.


1. Queste parole ci sono familiari. Le pronunciamo prima della Comunione, ogni volta che partecipiamo alla Messa. Oggi verranno ripetute qui a Reykjavik, in Islanda, in questa assemblea solenne riunita nella fede e nell'amore per celebrare l'Eucaristia insieme al Vescovo di Roma, il successore dell'apostolo Pietro.

[Parlando in islandese il Papa ha poi detto:] Cari bambini, oggi queste parole saranno ripetute da coloro che stanno per ricevere la Comunione per la prima volta. Questo è un momento solenne nella vostra vita. Sono estremamente felice di essere qui in Islanda e di darvi la prima santa Comunione. Siete giunti al punto in cui potete condividere l'Eucaristia.

Possiate sempre considerare l'amore di Gesù così importante, come lo considerate oggi! A voi, bambini e giovani di Islanda, affido la Croce che ho appena benedetto e che gli scouts porranno nel loro campo di UltGotsvatu come ricordo della mia visita. Vi ricorderà che siete eredi di quella fede. Fate del vostro meglio! Vivetela pienamente! Questo è l'appello del Papa ai giovani dell'Islanda.

Questa solenne Eucaristia, memoriale della morte salvifica del nostro Signore Gesù Cristo, è una celebrazione del millennio islandese di storia cristiana. Ricordiamo con gratitudine "coloro che ci hanno preceduti, marcati con il segno della fede", dai primi eremiti del IX secolo menzionati nelle saghe, giunte forse dall'Irlanda, e dal primo Vescovo islandese, Isleifur Gissurarson e dal santo Vescovo Thorlakur Thorhallson. Ricordiamo il vostro eroe nazionale il vescovo Jon Svensson, e Gunnar Einarsson che come Simeone persevero nell'attesa del Signore, e mori un mese dopo il ritorno di suo figlio Johannes Gunnarsson, primo Vescovo cattolico islandese dei tempi moderni. E tutti gli altri, troppo numerosi per essere citati per nome. Sia i cattolici che i luterani possono volgersi a mirare la fedeltà di uomini e donne di fede sincera e risoluta, che furono testimoni di Cristo in questo Paese. Cristo è luce delle nazioni, luce di queste nazioni nordiche che sto visitando. Luce dell'Islanda! A lui sia resa lode per sempre!


2. E stato Cristo stesso a darci l'Eucaristia. L'ha data una volta per tutte offrendosi sulla Croce "per la vita del mondo". In realtà, durante l'ultima Cena istitui il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue sotto la specie del pane e del vino, e comando agli apostoli di rinnovare quel memoriale - "in memoria di lui" - finché egli venga. Cristo stesso diede a loro, e dà a noi, il suo Corpo come cibo e il suo Sangue come bevanda spirituale.

L'Eucaristia, che è celebrata continuamente nella Chiesa, è contemporaneamente sacrificio e banchetto. Contiene tutta la ricchezza spirituale della Chiesa: Cristo stesso, nella pienezza della sua umanità e nella sua divina meravigliosa uguaglianza con il Padre. E' il centro stesso dell'assemblea dei fedeli cui presiede il sacerdote (cfr PO 5). Il Concilio Vaticano II enuncia chiaramente che nessuna comunità cristiana può essere costruita a meno che abbia la sua base e il suo centro nella celebrazione dell'Eucaristia, dalla quale deve prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito di comunità (cfr PO 6). Effettivamente il Concilio non esita a dichiarare che la principale manifestazione della Chiesa consiste nella partecipazione piena e attiva del Popolo santo di Dio all'Eucaristia cui presiede il Vescovo, circondato dai suoi sacerdoti e ministri (cfr SC 41). Ogni altra cosa nella vita della Chiesa è orientata a questo.

E' quindi una grande gioia per me in questa domenica, durante la mia visita in Islanda, poter celebrare questo che è il più santo dei doni insieme alla comunità cattolica: - con il Vescovo Jolson, e con i sacerdoti che svolgono qui il loro ministero; - con i religiosi; con i laici; - in compagnia dei nostri amatissimi fratelli e sorelle luterani, che hanno voluto unirsi a noi in questo momento di preghiera.

Mi è stato detto che questa è la Domenica della Gente del Mare, nella quale vengono offerte preghiere speciali in tutto il Paese per coloro che lavorano in mare. Vogliamo ricordare coloro che sono scomparsi o si sono infortunati in questa tradizionale attività islandese, che esige tanto sforzo, tanto coraggio e tanta perseveranza. Dio abbia misericordia delle anime di coloro che ci hanno lasciati, e possa egli dare conforto a coloro che sono stati vittime di un mare così generoso ma talvolta così crudele.


3. Le parole "Signore,... io non sono degno" (Lc 7,6) furono pronunciate per la prima volta da un centurione romano, un uomo che era un soldato nella terra di Israele. Benché fosse uno straniero e un pagano, amava il popolo d'Israele, tanto che - come ci dice il Vangelo - aveva perfino costruito una sinagoga, una casa di preghiera (cfr Lc 7,5). Per questo motivo i Giudei appoggiarono caldamente la richiesta che voleva fare a Gesù, di guarire il suo servo. Rispondendo al desiderio del centurione, Gesù s'incammino verso la sua casa. Ma ora il centurione, volendo prevenire l'intento di Gesù, gli disse: "Signore, non stare a disturbarti, perché io non sono degno che tu venga sotto il mio tetto; ecco perché non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te. Ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito (Lc 7,6-7). Cristo accedette al desiderio del centurione, ma nello stesso tempo "resto ammirato" dalle parole del centurione e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse. "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande" (Lc 7,9).


4. Se ripetiamo le parole del centurione quando ci accostiamo alla Comunione, lo facciamo perché queste parole esprimono una fede che è forte e profonda. Le parole sono semplici, ma in un certo senso contengono la verità fondamentale la quale dice chi è Dio e chi è l'uomo. Dio è il santo, il creatore che ci dà la vita e che ha fatto tutto ciò che esiste nell'universo. Noi siamo creature e suoi figli, bisognosi di essere guariti dai nostri peccati.

In una società altamente sviluppata come la vostra, dove ognuno ha abbastanza da mangiare, dove l'istruzione e l'assistenza sanitaria sono a disposizione di tutti, dove è stato raggiunto un livello elevato di giustizia sociale, è facile perdere di vista il Creatore, dalle cui mani amorose viene ogni cosa. E' facile vivere come se Dio non esistesse. Infatti un tale atteggiamento presenta una potente attrattiva, perché potrebbe sembrare che il riconoscer Dio come origine e fine di ogni cosa possa ridurre l'indipendenza dell'uomo e imporre limiti inacettabili all'azione dell'uomo. Ma quando ci dimentichiamo di Dio perdiamo presto di vista il significato più profondo della nostra esistenza, non sappiamo più chi siamo (cfr GS 36). Non è forse questo un elemento importante della insoddisfazione così comune nelle società altamente sviluppate? Non è forse d'importanza fondamentale per il nostro benessere psicologico e sociale udire la voce di Dio nella meravigliosa armonia dell'universo? Non è forse liberante riconoscere che la stabilità, la verità, la bontà e l'ordine che la mente umana non finisce di scoprire nel cosmo sono un riflesso della unità, della verità, della bontà e della bellezza del Creatore stesso? Una sfida radicale che si pone alla famiglia umana alla fine del XX secolo è l'uso saggio e responsabile delle risorse della terra, il che significa rispetto per i limiti ai quali queste risorse sono necessariamente soggette. Fare questo significa rispettare la volontà del Creatore. E nelle cose umane, la sfida è la costruzione di un mondo di giustizia, di pace e d'amore, nel quale siano difese e appoggiate la vita e la pari dignità di ogni uomo, senza discriminazione.

Agire in questo modo significa riconoscere il volto di Dio in ogni volto umano, specialmente nelle lacrime e sofferenze di coloro che anelano ad essere amati o trattati con giustizia.

Nessuna persona può risolvere da sola tutti i problemi del mondo. Ma ogni atto di bontà è un importante contributo ai cambiamenti che tutti auspichiamo. Fu dalla profonda ispirazione di un senso di giustizia che Einar Asmundsson accolse nella sua casa padre Baudoin, uno straniero, rimasto privo di tutto. Questo atto ebbe conseguenze di una portata molto maggiore di quanto Einar Asmundsson avrebbe potuto immaginare. E' così che ogni nostra buona azione costituisce una vittoria per la giustizia, la pace e la dignità umana. Ma il nostro egoismo e la nostra mancanza di coraggio morale portano alla persistenza e perfino al rafforzamento dell'ingiustizia nel mondo.


5. Le parole del centurione sono la voce della creatura che dà lode al Creatore per la sua generosità e bontà. Quelle parole contengono addirittura l'intero Vangelo: l'intera buona Novella della nostra salvezza. Danno testimonianza del dono meraviglioso di Dio stesso, espresso nella Parola di vita. Dio conferisce all'uomo un dono assolutamente gratuito - una partecipazione alla sua stessa natura divina. Dona alle sue creature la vita eterna in Cristo. L'uomo è graziato da Dio.

La fede del centurione romano fu grande. tra consapevole quanto fosse stato "graziato da Cristo". Sapeva di non essere degno di un simile dono, e che questo dono era infinitamente più grande di quanto lui, semplice uomo, avrebbe mai potuto realizzare o anche desiderare, perché il dono è realmente soprannaturale.

La meraviglia di questo dono è che ci dà la possibilità di conseguire l'oggetto della nostra più profonda aspirazione. vivere per sempre in unione intima con Dio, fonte di ogni bene. Nella Eucaristia partecipiamo sacramentalmente a questo stesso dono. La Eucaristia è un memoriale della Passione e morte di Gesù: ci riempie di grazia, ed è segno della nostra futura gloria. Attraverso la fede dobbiamo costantemente rinnovare la nostra gratitudine per il dono divino.

In Cristo, che è il dono divino, il dono del Vangelo, il dono dell'Eucaristia è offerto a ognuno. Ognuno è invitato a diventare membro della "famiglia della fede" (cfr Ga 6,10). In questa Chiesa non vi sono "stranieri".

Perfino chi viene da "un Paese distante", da molto lontano, è "in casa" nella Chiesa. E' ciò che dice la prima lettura odierna dal libro dei Re: quando Salomone dedica il grande tempio di Gerusalemme, prega perché "tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome" (1R 8,43). Nonostante le differenza di razza, di nazionalità, di lingua e di cultura, tutti sono chiamati a partecipare in pari misura all'unità e alla fratellanza del Popolo di Dio. Pur rendendoci conto che la storia ha lasciato a noi cristiani quelle divisioni e differenze di fede che rendono impossibile per noi partecipare insieme all'Eucaristia, proclamiamo ardentemente che venga il momento quando la preghiera di Cristo troverà una piena risposta, che tutti possano essere una cosa sola, affinché il mondo creda (cfr Jn 17,21).


6. "Lodate il Signore, popoli tutti, / voi tutte, nazioni, dategli gloria; / perché forte è il suo amore per noi / e la fedeltà del Signore dura in eterno" (Ps 116,1-2).

Oggi la Chiesa canta dunque queste parole - dovunque si riuniscono cristiani per celebrare l'Eucaristia domenicale, come stiamo facendo noi su questa isola dell'Atlantico del Nord, in Islanda! In tante lingue differenti, le parole del centurione vengono ripetute. "Signore,... io non sono degno". Queste parole - come quelle del Salmo - parlano dei doni di Dio ad ognuno di noi: la nostra vita, la nostra famiglia, la realizzazione della nostra società, la nostra fede, ed il più grande di tutti i doni di Dio, il suo Figlio unigenito, Gesù Cristo.

"Signore,... io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma comanda con una parola e io saro guarito" (cfr Lc 7,6).

Signore Gesù Cristo! Ti ringrazio per avermi dato la possibilità di proclamare il mistero della fede qui in Islanda, in mezzo al tuo popolo fedele, con coloro che stanno per riceverti sacramentalmente per la prima volta, con l'intera comunità cattolica, ed in compagnia dei miei fratelli e delle mie sorelle luterani.

1989-06-04

Domenica 4 Giugno 1989




Il congedo dal Paese - Ai fedeli riuniti, Reykjavik (Islanda)

La mia visita pastorale possa servire di stimolo a un rinnovato vigore spirituale del popolo d'Islanda


Cari amici.


1. Mentre mi accingo a lasciare l'Islanda, desidero esprimere ancora una volta la mia gratitudine per la deliziosa ospitalità che mi avete offerto. Sono particolarmente grato a sua eccellenza il Presidente, al primo ministro ed alle altre autorità civili per tutto il loro aiuto che ha reso possibile questa visita.

E' mia fervente preghiera che questa visita pastorale possa servire come stimolo per un rinnovato vigore spirituale per il popolo d'Islanda.


2. Durante il mio soggiorno, ho reso testimonianza al messaggio dell'amore di Dio, rivelato in Gesù Cristo. Ho cercato di confermare i miei fratelli e sorelle cattolici nella fede, ed ho innalzato il mio cuore in preghiera insieme con molti altri che credono in Cristo. In tutto ciò che è stato detto e fatto, ho ricordato i valori evangelici che i cristiani hanno in comune e offrono al genere umano.

Siamo fermamente convinti che questi valori sono un segnale di speranza per un mondo che sempre di più desidera conoscere la vera pace e un'autentica realizzazione umana.

Radicati nel messaggio del Vangelo, i valori formano parte integrante della cultura e dell'eredità spirituale dell'Islanda. Attraverso la vostra storia, voi siete cresciuti come popolo nell'unità mediante la vostra comune fiducia nella dignità di ogni persona umana, nel rispetto che è dovuto alla vita umana, e nella nobiltà dell'animo umano nella sua ricerca della pace. Parimenti, voi avete cercato di promuovere quei valori all'interno del circolo familiare, tra i giovani e nella vita civile. La moderna Repubblica di Islanda è fondata su quei valori, e il vostro continuo benessere come società dipende da quanto essi continueranno ad offrirvi ispirazione per il futuro.


3. Cari amici; lasciando l'Islanda, sono grato per gli innumerevoli modi in cui io stesso ho sperimentato le ricchezze spirituali dell'Islanda. La profonda fede e l'amore pronto dei miei fratelli e sorelle cattolici mi fanno sentire come a casa tra i membri della famiglia di Dio (cfr Ep 2,19). La calorosa accoglienza che ho ricevuto dai miei fratelli e sorelle luterani a Thingvellir mi è servita per ricordare non soltanto la grande eredità comune che continuiamo a condividere come cristiani, ma anche il potere dello Spirito Santo, che ora più che mai ci spinge ad una unità più profonda nella comunione della fede e dell'amore. Da tutto il popolo d'Islanda, da coloro che credono e da coloro che si dichiarano non credenti, ho avuto rispetto e accoglienza che dimostrano una ospitalità che viene dal cuore.


4. Ringrazio Dio per tutto ciò che ho ricevuto da voi, e prego che il messaggio che ho portato possa aiutare voi tutti a scoprire una maggiore felicità, pace e appagamento. Le molte benedizioni che Dio ha dato all'Islanda nel passato sono una garanzia per il futuro benessere del vostro Paese e del suo popolo. In lui che è l'artefice della pace e la fonte di ogni bene, possiate arrivare ad una più chiara comprensione di voi stessi, della vostra Nazione, e della chiamata che avete ricevuto all'interno della più ampia comunità delle nazioni. Mentre lavorate per la pace nei vostri cuori, nelle vostre famiglie e nelle vostre Chiese e comunità, possiate continuare a conoscere la costante forza e l'alta visione che solo la fede può dare.

Dio benedica l'Islanda e tutto il suo popolo!

1989-06-04

Domenica 4 Giugno 1989




L'incontro con il capo dello Stato - Helsinki (Finlandia)

Il Vangelo è guida sicura per coloro che vogliono una società caratterizzata da giusitizia e solidarietà


Signor Presidente, illustri membri del governo, signore e signori.


1. Iniziando la mia visita pastorale in Finlandia, desidero esprimere la mia gratitudine per questo incontro. Salutando lei, Presidente Koivisto, e i membri del governo, desidero salutare tutto il popolo della Finlandia con calore e affetto. Ero ansioso di fare questa visita, perché sono cosciente dei legami che da molto tempo esistono tra la vostra Nazione e la Santa Sede. Il mio primo pensiero per la Finlandia e il suo popolo è espresso semplicemente da queste parole del salmista: "Sia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi" (Ps 122,7).

Nel venire in Finlandia, sono venuto a un popolo ben conosciuto per la sua indipendenza e per la sua dedizione alla causa della pace internazionale. Il vostro impegno per la pace e la auto-determinazione dei popoli è forte, anche perché esso è stato a lungo provato nel crogiuolo della sofferenza. La lotta per mantenere l'indipendenza della Finlandia ha lasciato il suo segno non soltanto nelle memorie di avversità a suo tempo sopportate per la salvezza della libertà, ma anche nella determinazione e nella tenacia con cui voi avete costruito una moderna e prospera società all'indomani della devastazione e della guerra. La forza della Finlandia non deriva dalla sua prosperità materiale, ma da una ferma fiducia negli ideali che vi hanno guidato attraverso gli avvenimenti della vostra storia.

Ciò che voglio richiamare oggi è proprio questa ricchezza spirituale. In un mondo che desidera ardentemente liberare se stesso dallo spettro della guerra e delle annose ostilità tra nazioni, la Finlandia ha un'esperienza da condividere.

Le vostre lotte per l'indipendenza e l'auto-determinazione in questo secolo vi hanno aiutato a forgiare il vostro carattere come popolo. La fedeltà agli ideali che hanno guidato queste lotte è la chiave non solo per la continua crescita della Finlandia come popolo, ma anche per il suo futuro contributo alta comunità delle nazioni.


2. Come lei sa, signor Presidente, la Santa Sede fu una tra le prime, all'interno della comunità internazionale a riconoscere l'indipendenza della Finlandia. Più tardi, nel culmine della seconda guerra mondiale, la Santa Sede e la Repubblica della Finlandia stabilirono relazioni diplomatiche ufficiali. Gli anni che seguirono hanno ulteriormente consolidato le nostre buone relazioni e la nostra effettiva collaborazione nella ricerca di un ordine internazionale fondato più saldamente sulla giustizia, sulla pace e su un autentico sviluppo dei popoli. E' mia profonda speranza, signor Presidente, che questi sforzi possano ulteriormente promuovere il bene di tutti gli individui, di tutte le nazioni e di tutti i popoli.

La presenza della Santa Sede all'interno della comunità internazionale sottolinea la fondamentale importanza dei valori spirituali i quali ispirano e sorreggono tutti gli sforzi genuini per avanzare nella causa della pace e del rispetto della dignità umana. In aggiunta ai suoi sforzi diplomatici, la Finlandia dà testimonianza a quegli stessi valori in modo notevole attraverso il suo contributo nel mondo delle arti, delle lettere, e allo sviluppo della scienza.

Questa presenza attiva e valida, ha ampliato il vostro apprezzamento per lo spirito umano, e ha così contribuito a promuovere una comprensione più profonda tra i popoli. In questo contesto, sono lieto di ricordare gli stretti rapporti che esistono tra l'istituto finlandese a Roma e il Vaticano. Sono convinto che una tale cooperazione continuerà per poter dare risultati fruttuosi nello scambio reciproco e per avanzare nella nostra conoscenza del passato così come nell'amore per i tesori dell'arte che i popoli di ogni età hanno creato.


3. La mia visita pastorale è motivata dal desiderio, come Vescovo di Roma, di rafforzare i legami della comunione ecclesiale che uniscono i cattolici della Finlandia con la Sede Apostolica. Il mio ministero mi affida la predicazione del Vangelo di Gesù Cristo e l'esercizio della cura pastorale di tutte le Chiese (cfr 2Co 11,28). Il mio desiderio è di essere strumento per l'approfondimento della fede dei cattolici della Finlandia, così che essi possano crescere nella loro conoscenza della speranza alla quale li ha chiamati Cristo, delle ricchezze della sua gloriosa eredità e dell'incommensurabile grandezza della sua potenza in coloro che credono (cfr Ep 1,18-19).

Domani, nella cattedrale di Turku, partecipero ad un servizio ecumenico di preghiera per l'unità di tutti i cristiani. Anche questa è una parte significativa del mio pellegrinaggio in Finlandia. Il movimento ecumenico, che cerca di superare tutte le divisioni tra coloro che credono in Cristo, è veramente un segno della grazia di Dio all'opera nel nostro tempo. Sono grato ai miei fratelli cristiani, miei fratelli e sorelle nel Signore, per il gentile invito a pregare con loro sulla tomba di sant'Henrik. Vorrei sperare che l'amicizia che si è sviluppata tra la Chiesa cattolica e le Chiese luterana ed ortodossa adesso, possa poi essere ulteriormente rafforzata da questa visita pastorale.

Come amico della Finlandia, sono venuto per tutto il suo popolo, per i credenti e per i non credenti. Il messaggio che porto, il Vangelo che sono stato incaricato di predicare, tende a raggiungere i cuori di tutti gli uomini e di tutte le donne. Esso ha il potere di risvegliare e rianimare tutto quanto di nobile c'è nello spirito umano, e di indicare la strada verso un mondo di autentica pace e vero progresso. Per secoli, esso ha formato la visione e la coscienza del popolo finlandese. Nei nostri giorni, esso offre una guida sicura a coloro che ricercano la verità e vogliono costruire una società caratterizzata dalla giustizia, dalla armonia e dalla solidarietà universale.


4. Signor Presidente, illustri signore e signori in occasione di questa prima visita di un Vescovo di Roma in Finlandia, faccio mia la preghiera che le buone relazioni esistenti tra il vostro Paese e la Santa Sede possano continuare a crescere negli anni a venire. Possano i vostri sforzi per costruire una società più umana e per contribuire al benessere di tutto il vostro popolo essere sempre radicati negli alti principi morali e sociali che sono parte della più preziosa eredità della Finlandia.

Il Signore onnipotente, autore della pace e fonte di ogni bene, benedica la Finlandia e tutto il suo popolo con una pace duratura.

Jumala siunatkoon Suomea. Jumala siunatkoon kaikkia.

1989-06-04

Domenica 4 Giugno 1989




L'incontro ecumenico - Turku (Finlandia)

La fedeltà incondizionata alla volontà di Cristo è la base dell'esistenza di tutte le comunità cristiane


"Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituito perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16).


1. Cari fratelli e sorelle, queste parole del nostro Signore e salvatore Gesù Cristo ci ricordano che il nostro essere discepoli è un dono, è opera della grazia. La ricchezza spirituale della nostra vita è il risultato di una missione che abbiamo ricevuto dal Signore, al quale siamo legati come i rami della vite e senza il quale non possiamo agire (cfr Jn 15,5).

Oggi, in questa antica cattedrale di Turku, ci siamo riuniti come discepoli di Cristo per glorificare il Padre nello Spirito Santo. E' un'occasione di gioia, perché noi riconosciamo in mezzo a noi la presenza del Signore risorto che ci ha promesso che in qualunque posto vi siano due o tre persone riunite nel suo nome, egli sarà in mezzo a loro (cfr Mt 18,20). Per noi è anche un'occasione per riflettere sulla sua preghiera, affinché noi, suoi discepoli, diventiamo "una sola cosa... perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21). Questo costituisce una sfida speciale, perché quando ascoltiamo la Parola del Signore, ci ricordiamo che i suoi discepoli in tutto il mondo non sono una cosa sola.

Nonostante la preghiera che Gesù ha rivolto in nostro favore, noi restiamo divisi in molti modi e continuiamo a portare il peso di molti secoli di separazione e di ostilità. Tuttavia, Cristo, che è seduto alla destra del Padre (cfr He 12,2), non ci ha abbandonati. Sappiamo che anche adesso egli vive per intercedere per noi (cfr He 7,25), e la sua volontà per il nostro essere uniti sfida continuamente la sua Chiesa, nel suo pellegrinaggio nei secoli.

Se, come suoi discepoli, dobbiamo fare la volontà del Signore e perciò glorificare il Padre, dobbiamo lavorare insieme per abbattere le barriere che ci hanno a lungo separati. Dobbiamo cercare di risolvere le controversie che ci hanno a lungo diviso, e crescere insieme, come i rami di un'unica vite, nella vita che abbiamo ricevuto da Cristo.


2. Oggi, a Turku, io rendo grazie a Cristo per questo incontro ecumenico e per la sempre maggiore fraternità fra i suoi discepoli che esso simboleggia. Come vostro ospite, sono particolarmente lieto di condividere con voi questo momento di comune preghiera. Sono profondamente grato a lei, Arcivescovo Vikström, per il suo gentile invito, e a tutti voi, miei fratelli e sorelle nel Signore, per la calorosa accoglienza che mi avete riservato.

In questi ultimi decenni, importanti progressi sono stati fatti nelle discussioni dottrinali e nella collaborazione pastorale fra i cristiani. A un livello ancora più profondo, abbiamo anche testimoniato una crescente consapevolezza di questi elementi dell'eredità apostolica che, nonostante le nostre divisioni, abbiamo ancora in comune. Questi elementi molto importanti della nostra comune eredità dovrebbero essere di ispirazione perché "deposto tutto ciò che è di peso e il peccato... corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù..." (He 12,1). Essi ci aiutano a riconoscere che ciò che condividiamo diventa un dono di Dio per coloro che egli chiama ad essere una cosa sola. E' in questo contesto, durante la prima visita di un Vescovo di Roma in Finlandia, che desidero parlarvi del ministero papale che io ho ricevuto e che esercito in quella comunione che è la Chiesa cattolica universale (cfr LG 23).


3. Chi sono io? Come tutti voi, sono un cristiano e nel Battesimo ho ricevuto la grazia che mi unisce a Gesù Cristo nostro Signore. Attraverso il Battesimo io sono vostro fratello in Cristo.

Inoltre e senza alcun merito da parte mia sono stato chiamato al sacerdozio e ordinato per il ministero della Parola, la celebrazione della santa Eucaristia e il perdono dei peccati. Più tardi, nella natia Polonia, sono stato ordinato Vescovo e ho ricevuto la chiamata ad esercitare la pienezza del sacerdozio nella cura pastorale del Popolo di Dio. Infine il disegno di Dio su di me era quello di affidarmi la missione del ministero speciale di Vescovo di Roma, successore di Pietro, nel quale secondo gli insegnamenti cattolici, il Signore istitui "il principio e il fondamento perpetuo e visibile dell'unità della fede e della comunione" (LG 18).

La fede della Chiesa cattolica vede il ministero del Papa come la permanenza del ministero di Pietro. La mia missione come Vescovo di Roma richiede che io mi preoccupi sia della Chiesa locale di Roma sia della Chiesa universale.

In modo speciale, ho ereditato "la preoccupazione per tutte le Chiese" di cui san Paolo diceva (cfr 2Co 11,28), io faccio affidamento sulla grazia di Cristo perché mi sostenga nel mio compito.

Come successore di Pietro, io non predico alcun altro messaggio che non sia il Vangelo, la buona Novella dell'amore di Dio com'è rivelata nelle parole di Gesù Cristo: "come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore" (Jn 15,9). Io proclamo il nome di Gesù Cristo, "autore e perfezionatore della fede" (He 12,2). Io testimonio che per la nostra salvezza Cristo ha portato la Croce e ci ha lasciato il suo esempio affinché non ci stanchiamo o perdiamo d'animo (cfr He 12,2-3).


4. Come successore di Pietro lavoro anche per l'unità di tutti i discepoli di Cristo. Mentre i cristiani restano divisi su molti punti importanti, noi possiamo essere tutti d'accordo sul fatto che la ricerca dell'unità dei cristiani dev'essere principalmente radicata in Cristo. Gesù stesso disse "chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Jn 15,5).

Il punto di riferimento per tutte le Chiese e comunità ecclesiali è nostro Signore Gesù Cristo e la Chiesa apostolica che egli fondo, quella comunità di discepoli che lui ha creato durante, e subito dopo, la sua vita terrena. Per la Chiesa cattolica la fedeltà incondizionata alla volontà di Cristo come appare nella Chiesa apostolica e nella sua Tradizione costituisce la base della nostra esistenza.

Dato che l'ecumenismo ricerca l'unità in Cristo attraverso lo Spirito Santo per la gloria del Padre, deve anche essere fondato sulla preghiera. In questo contesto, Arcivescovo Vikström, ricordo l'occasione in cui, nel gennaio 1985, insieme al compianto Arcivescovo Pavali della Chiesa ortodossa in Finlandia e al Vescovo Verschuren della Chiesa cattolica, mi avete fatto visita a Roma.

Siete venuti a inaugurare una cappella nella chiesa di santa Maria sopra Minerva per la devozione dei Finlandesi delle varie Chiese che vivono a Roma. Questo è stato un segno tangibile del valore della preghiera ecumenica in comune.


5. La presenza nel Concilio Vaticano II di osservatori delle altre Chiese cristiane e comunità ecclesiali come la Federazione Mondiale Luterana ci ha dato un grande incoraggiamento nelle relazioni ecumeniche che abbiamo sviluppato da allora. Oltre all'importanza della preghiera, il Concilio ha insegnato il significato della conversione personale della mente e del cuore così come il rinnovamento nella Chiesa stessa per promuovere l'unità dei cristiani (cfr UR 6-8). Essa chiedeva un rinnovamento riguardo alla diffusione della Parola di Dio, alla catechesi, alla riforma liturgica, all'apostolato dei laici e molti altri aspetti della via ecclesiale. Questo rinnovamento ha avuto importanti implicazioni per la vita interna della Chiesa cattolica. Ha portato il mistero della Chiesa alla nostra attenzione e in questo modo ha rafforzato il nostro proponimento di camminare sulla strada dell'unità di tutti i cristiani.

L'unità che noi cerchiamo può soltanto basarsi sull'unità della fede. Il dialogo teologico, in cui ognuno può parlare con l'altro ad uno stesso livello (cfr UR 9) resta indispensabile per il raggiungimento della comunione di fede nella fedeltà alla Tradizione apostolica. Qui, vorrei dire una parola di apprezzamento per il lavoro del Dialogo Internazionale Luterano e Cattolico e il Dialogo Ortodosso-Cattolico. Entrambe le commissioni hanno prodotto risultati significativi. A suo tempo essi dovranno essere studiati dalle stesse Chiese per vedere sino a che punto i dialoghi ci hanno condotto all'unità della fede. Nel frattempo, la mia speranza è che questa ricerca continui e che metta sempre più in luce la realtà della Chiesa stessa. L'obiettivo per cui stiamo lavorando è impossibile da raggiungere per l'uomo da solo, ma per colui che prega obbedendo alla Parola del Signore, niente è impossibile.

Parlando di dialogo colgo l'occasione per esprimere gratitudine alla Chiesa luterana di Finlandia per l'apertura ecumenica che ha dimostrato a questo riguardo. Mi hanno riferito dell'importanza del suo dialogo con la Chiesa russa ortodossa e di quello con alcune comunità protestanti finlandesi. Esprimo gratitudine anche alla Chiesa ortodossa di Finlandia per la generosità con cui ha ospitato il dialogo internazionale ortodosso-cattolico tenutosi nel 1988 in questo Paese, nel monastero di New Valamo. Tutti questi sforzi, speriamo, ci condurranno un giorno a condividere la Tradizione apostolica nella sua pienezza da parte di tutti i cristiani.


6. "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato" (Jn 15,7). Cari fratelli e sorelle in Cristo: se rimanete fedeli alla volontà del Signore e rimanete in lui, non vi saranno divisioni che la sua grazia non possa eliminare, nessun ostacolo che il suo amore non possa superare.

Che il suo Santo Spirito ci guidi sempre, che quanti credono in lui siano veramente una cosa sola e che il Padre sia glorificato nel nostro recare abbondanti frutti. Amen.


Lunedi 5 Giugno 1989





GPII 1989 Insegnamenti - L'omelia della Messa per i fedeli Isalandesi - Reykjavik (Islanda)