GPII 1989 Insegnamenti - L'omelia della Messa - Ai fedeli riuniti, Om (Danimarca)

L'omelia della Messa - Ai fedeli riuniti, Om (Danimarca)

Cristo regna nel nostro mondo con il potere nascosto dell'amore


"Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Mt 28,18).

Cari fratelli e sorelle.


1. Cristo pronuncio queste parole alla fine della sua missione messianica. Stava per concludere la sua permanenza terrena. Doveva ritornare al Padre. "Ogni potere in cielo e in terra" è il risultato della sua opera di Redenzione. Il Figlio di Dio che è uno con il Padre, ha autorità in ragione della sua divinità; il Figlio di Dio mandato come uomo nel mondo, ha ottenuto a prezzo del suo sangue l'autorità.

In virtù di questa autorità Cristo, nel ritornare al Padre, invia gli apostoli in tutto il mondo: "Andate... ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19). Queste parole ricevono il loro pieno significato a Gerusalemme il giorno di Pentecoste. Questo giorno segna l'entrata della Chiesa nella storia: in quella città santa, in Giudea, in Samaria e ai confini della terra. La venuta dello Spirito Santo sugli apostoli raccolti nel Cenacolo con la Madre di Cristo segna l'inizio dell'età della Chiesa.

Ogni nazione è destinata ad ascoltare le parole di Cristo. Dobbiamo perciò chiederci: come e quando gli apostoli di Cristo giunsero nella nostra patria? Chi furono i primi fra i nostri antenati ad essere battezzati? Da quanto tempo la nostra Patria è entrata in quel Regno che Cristo ha affidato ai suoi apostoli e a tutti coloro che lo edificheranno sulle fondamenta che egli ha lasciato? Questi quesiti possono trovare risposta in modi differenti a seconda dei vari gruppi di cattolici che sono presenti qui oggi.

[In lingua danese il Papa ha quindi detto:] Sono molto felice di celebrare con tutti voi questa Eucaristia in questa bella terra dove le rovine di un monastero cistercense ci riportano all'evangelizzazione della Danimarca occidentale di molti secoli fa. Voi che siete cattolici di origine danese potete guardare con gratitudine ed orgoglio a coloro che vi hanno preceduto nella fede, a coloro che in ogni generazione hanno preso a cuore il comandamento del Signore di "ammaestrare tutte le nazioni".

Possiate sempre vivere e crescere nella fede.

Desidero anche salutare i cattolici danesi di origine polacca o vietnamita e tutti coloro che sono venuti dalla Germania.

[In lingua polacca il Santo Padre ha poi detto:] Cari fratelli e sorelle d'origine polacca. Alcune tra le vostre famiglie vivono qui dai tempi della prima guerra mondiale. Altri sono emigrati recentemente. Rappresentate il ponte della fede e della cultura cristiana nell'Europa settentrionale. L'amore per la Madre di Dio che voi e le vostre famiglie avete portato qui dalla Polonia possa continuare a crescere nei santuari simili a questo santuario Om. Quest'amore vi aiuti a praticare la vostra fede cattolica.

[Giovanni Paolo II si è successivamente rivolto ai fedeli di lingua vietnamita:] Nel Signore vi saluto con affetto fratelli e sorelle venuti dal Vietnam.

L'anno scorso, molti di voi, fratelli e sorelle, sono venuti a Roma per assistere alla canonizzazione dei beati martiri del Vietnam e poco tempo dopo, è stato costruito in questo luogo un santuario per il pellegrinaggio in loro onore. Prego perché voi fratelli e sorelle possiate sempre essere illuminati dal loro esempio di eroica testimonianza del Vangelo, e prego affinché, voi, fratelli e sorelle, con coraggio e fedeltà viviate la fede cattolica e conserviate le vostre forti tradizioni familiari.

[In tedesco il Papa ha poi detto:] Cari fratelli e sorelle della Germania del nord, la vostra presenza ci ricorda che la nostra fede oltrepassa ogni confine e ci accoglie tutti come un'unica famiglia di Dio. E' per me una grande gioia che la mia visita in Danimarca vi dia la possibilità di celebrare con il Papa questa Eucaristia. Spero che la mia presenza vi rafforzi nella vostra fede cattolica e nel vostro amore a Cristo e alla sua Chiesa.

[Il Santo Padre ha poi proseguito in lingua inglese:]


2. Io so che i cattolici di questa zona della Danimarca a volte si sentono isolati a motivi della distanza che li separa gli uni dagli altri. Il fatto che siano vicino a voi pochi cattolici che possano offrirvi amicizia ed aiuto è per voi una sfida particolare proprio mentre cercate di praticare la vostra fede e di crescere i vostri figli nella fede cattolica. Ricordate sempre che anche i cattolici più isolati non sono soli. La più piccola delle vostre comunità del Nord è sempre parte della Chiesa universale; ciascuna comunità è unita alla Chiesa di Roma e ai cattolici di ogni terra e nazione.

Un'altra fonte di incoraggiamento per voi è l'esempio dato da molti dei vostri vicini che, sebbene non siano cattolici, cercano di vivere in conformità al loro Battesimo cristiano. Desiderano con tutto il loro cuore seguire Gesù Cristo e servirlo. Un vero spirito ecumenico permette ai cristiani il rispetto reciproco come popolo in cammino e il reciproco aiuto nel proclamare il Vangelo. Insieme possiamo testimoniare l'amore di Dio, venendo incontro ai bisogni spirituali e materiali degli altri e testimoniando Cristo tra coloro che hanno una fede debole o non ne hanno affatto. Io rivolgo oggi qui uno speciale saluto di pace a tutti i membri delle altre Chiese e comunità ecclesiali.


3. Nel ricordare il comandamento di Dio di ammaestrare tutte le nazioni, dobbiamo tenere presente l'azione invisibile dello Spirito Santo che opera in tutto il creato. Per usare le parole del Credo noi crediamo che lo Spirito Santo sia davvero colui "che dà la vita".

Oggi i popoli conoscono le teorie sulla nascita dell'universo. Ma san Paolo dice qualcosa della creazione che sfugge agli scienziati, qualcosa che sfugge sia al più grande dei telescopi che al più sofisticato dei microscopi.

Nella sua lettera ai Romani egli ci fa conoscere un altro tipo di sviluppo che avviene nel creato: il processo di trasformazione nello Spirito Santo, attraverso il quale l'umanità e tutto il creato si preparano al Regno di Dio.

Paolo scrive che "tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola ma anche noi che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo" (Rm 8,22-23). Lo Spirito Santo opera con la potenza della Redenzione; e la sua azione invisibile rafforza la missione apostolica della Chiesa fra le nazioni. Ed è in questo senso, soprattutto, che "ogni potere in cielo e in terra è stato dato" a Cristo, il redentore del mondo.


4. La potenza dello Spirito Santo all'opera nella creazione ci rende un popolo di speranza. Tra tutte le nostre esperienze del mondo materiale la speranza mantiene in noi la certezza di un altro mondo: il Regno in cui Dio sarà "tutto in tutti" (cfr 1Co 15,28). La speranza è come una fonte di energia per la realizzazione divina del piano di Dio per il futuro della famiglia umana. Il futuro dell'uomo in Dio - a questo si riferisce san Paolo quando dice: "Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza" (Rm 8,25).

A volte questa speranza viene messa alla prova. può accadere di esser tentati di pensare che il male sia più forte del bene. Il pregiudizio, il conflitto e l'odio hanno un influsso tremendo sullo spirito umano e lasciano nella loro scia distruzione, sofferenza e morte. L'essere schiavi di se stessi confondendolo con la libertà, porta allo sfruttamento degli altri ed al disprezzo della dignità umana di ciascuno, fino alla perdita dell'anima. Esistono anche delle tentazioni più sottili che derivano dall'indiscriminata ricerca di cose materiali. Queste possono renderci ciechi di fronte al destino spirituale trascendente di cui parla san Paolo. E infine c'è la tentazione più grande di tutte, incoraggiata, in un mondo tecnologico, dall'illusione di dimenticare che Dio ci ha creati, la tentazione di vivere e operare come vogliamo senza obbedire alla sua legge. Questo significa dimenticare la verità di tutti gli esseri creati espressa nelle parole del Salmo responsoriale di oggi: "Se tu Signore, nascondi il tuo volto, vengono meno, / e ritornano nella loro polvere, / mandi il tuo spirito, sono creati; / e rinnovi la faccia della terra" (cfr Ps 104,29-30).

Cari fratelli e sorelle: in questa liturgia proclamiamo la fine di ogni disperazione. Celebriamo il futuro dell'uomo in Dio reso possibile dalla vittoria di Cristo sul peccato. Ci rallegriamo del fatto che "lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza" (Rm 8,26). Egli è costantemente vicino alla Chiesa per aiutarla. Egli è anche vicino a ciascuno di noi cosicché noi siamo in grado di adempiere alle nostre responsabilità terrene verso il Regno di Dio e verso il dono della vita eterna.

La fede cristiana diffonde speranza, anche se ci sfida mediante la Croce, e la conversione personale. Cristo ha vinto il peccato morendo per i peccatori, ed ora regna nel nostro mondo con il potere nascosto dell'amore, il potere dello Spirito Santo, persino in mezzo al peccato. In quanto cristiani siamo chiamati singolarmente a credere in questo potere nascosto. Come i primi apostoli siamo chiamati a proclamare il Regno di Dio con la parola e con l'azione: "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19).


5. Proprio in questo contesto di speranza desidero rivolgermi a tutti i giovani che oggi sono qui. So che per molti anni Om è stato un centro di attività giovanile, e ha dato ai giovani cattolici un'esperienza di fratellanza, un senso comune dell'appartenenza alla Chiesa. Mi unisco in fervente preghiera a tutta la Chiesa di Danimarca affinché il dono della vita eterna che ognuno di voi ha ricevuto nel Battesimo non vada mai perduto a causa dell'indifferenza o del dimenticarsi di Dio. Come i primi apostoli anche voi siete chiamati ad essere discepoli e a rendere discepoli gli altri tra le vostre famiglie, tra i vostri amici e nella vostra comunità. Voi rappresentate una parte molto importante del futuro dell'umanità in Dio. Per mantenere viva questa speranza potete affidarvi alla preghiera sia in privato, sia nella adorazione comune in chiesa, perché vi indichi la strada che Dio desidera che voi seguiate nella vita.

Io offro il mio incoraggiamento e il mio sostegno a coloro che lavorano con i giovani, soprattutto i rappresentanti delle scuole cattoliche. Veramente nobile è il vostro compito di aiutare i giovani cattolici a crescere nella fede e di formare sia loro che gli altri giovani nei valori e nella vita cristiana.


6. Nel giorno di Pentecoste, proprio all'inizio del pellegrinaggio della Chiesa verso il futuro dell'umanità in Dio, sappiamo che Maria si trovava nel Cenacolo a Gerusalemme. Sebbene ella non abbia ricevuto la missione apostolica degli apostoli, l'esempio della sua fede e della sua testimonianza eroica del mistero di Cristo precede la testimonianza della Chiesa in ogni terra e nazione.

Qui a Om dove Maria è venerata dai cattolici dello Jutland e del Funen, rivolgiamo lo sguardo a lei, - che per fede ha portato Cristo nel mondo per mezzo dello Spirito Santo; - che "sperava contro ogni speranza" (Rm 4,18) ai piedi della Croce; - che nei secoli sin dalla Pentecoste resta "fedele alla preghiera" con tutti i discepoli di suo Figlio; - che è presente all'azione della Chiesa per introdurre nel mondo il Regno di Dio.

Santa Maria, madre del divino amore, intercedi per noi presso tuo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore e salvatore. Amen.

1989-06-07

Mercoledi 7 Giugno 1989




La cerimonia di benvenuto - Stockholm (Svezia)

La vera pace che è opera della giustizia richiede una continua sensibilità ai valori etici e religiosi


Sua altezza reale Bertil e principessa Liliane, Arcivescovo Werkström, Vescovo Brandenburg e Vescovo Kenney, distinti membri del governo, membri del corpo diplomatico, caro popolo vvedese, Gud välsigna Sverige! (Dio benedica la Svezia).

Con questa preghiera saluto tutti gli abitanti del vostro Paese e prego Dio di benedirvi con la sua pace.


1. E' con grande gioia che sono giunto in Svezia questa mattina ed ho iniziato la mia visita a questo nobile Paese. Sono grato a sua altezza reale per la calorosa accoglienza che mi ha riservato in nome di sua maestà il Re. Desidero esprimere inoltre la mia gratitudine a sua eccellenza il ministro degli affari esteri ed al governo svedese che insieme alla comunità cattolica ed alla Chiesa svedese mi ha gentilmente invitato qui oggi.

Giungo oggi presso un popolo il cui passato è stato segnato da una profonda fede cristiana e da un impegno verso gli obiettivi della pace, della tolleranza e per il progresso di una vera dignità umana. E' mia preghiera che questa eredità e questi valori possano continuare a fiorire fra voi ed essere una luce di speranza che rischiari il futuro della vostra società e di tutti i suoi membri.


2. Sono venuto in Svezia come ministro del Vangelo di Gesù Cristo e come Vescovo di Roma. Come predicatore del Vangelo mi affido alla grazia di Dio nell'annunciare a tutti gli abitanti di questo Paese la grazia e la pace di Dio, "Padre Misericordioso" (2Co 1,3). Come Vescovo di Roma desidero visitare i membri della Chiesa cattolica di questo Paese. Cari fratelli e sorelle nella fede cattolica: durante questi giorni avro la gioia di partecipare alla vostra vita ecclesiale, ascoltando le vostre preoccupazioni e le vostre speranze per la Chiesa in Svezia, pregando con voi e celebrando l'Eucaristia, il mistero della nostra fede! Nel Vescovo Brandenburg e nel Vescovo Kenney saluto i cattolici svedesi con amore e grande affetto. La diocesi di Stoccolma rispecchia la ricchezza e la diversità della gente che caratterizzano l'intera Chiesa cattolica. Ciò può quindi per grazia di Dio recare una testimonianza eloquente dell'unità e della carità che dovrebbero caratterizzare la vita di tutti i seguaci di Cristo. Nella Chiesa di Dio "non c'è più Giudeo nè Greco; non c'è più schiavo nè libero; non c'è più uomo nè donna, poiché tutti voi siete uno in Gesù Cristo" (Ga 3,28).


3. E inoltre mia ardente speranza che questa visita pastorale possa contribuire alla crescita della comprensione e dell'amore fraterno fra tutti quelli che professano il nome di Cristo. La Chiesa di Roma continua tuttora a venerare la memoria di santa Brigida di Svezia, la cui intrepida fede cristiana contribui notevolmente al rinnovamento spirituale della Chiesa circa sei secoli fa. Nel visitare la patria di santa Brigida non possono fare a meno di ricordare la lunga e ricca eredità cristiana che è condivisa da tutti gli Svedesi cristiani nonostante le divisioni che si sono verificate. Questa eredità ha la forza di ispirare noi tutti nella nostra ricerca di obbedire alla volontà di Dio e di ristabilire i legami di unità nella fede fra i cristiani. Con questa convinzione, porgo il mio sincero saluto nel Signore, all'Arcivescovo Werkström ed a tutti i fedeli della Chiesa luterana svedese.

Nel nome di Gesù Cristo, saluto tutti gli abitanti di questo Paese e vi assicuro delle mie preghiere affinché possiate continuare a godere di pace e prosperità. Il Vangelo che io predico è un messaggio di speranza ed è rivolto a tutti, uomini e donne, a persone di ogni razza e lingua (cfr Ap 5,9). Sono grato per l'opportunità di portare il messaggio a questi lidi e ringrazio voi tutti per l'amichevole interesse suscitato dalla notizia della mia venuta.


4. La Svezia è conosciuta e rispettata in tutto il mondo per i suoi sforzi di garantire il benessere a tutto il suo popolo. Certamente, la Svezia gode di una "qualità della vita" che anche considerata in termini puramente materiali rappresenta un notevole traguardo. E' anche ben noto il vostro interesse per la cooperazione internazionale e per il disarmo. Queste iniziative, insieme alla vostra generosità nell'aiutare gli altri paesi, servono come incoraggiamento per le altre nazioni che cercano di dare il meglio alla loro popolazione secondo le loro possibilità ed alla luce della loro storia. I successi raggiunti dalla Svezia in campi come l'assistenza sanitaria, l'educazione e la sollecitudine per il benessere degli immigrati vanno considerati come un segno di speranza sull'orizzonte di un autentico sviluppo e di un progresso del mondo.

Il vostro primato in tutti questi campi è una fonte di gratificazione per la Santa Sede, che cerca di promuovere la causa di un vero sviluppo, della giustizia e della pace nella comunità delle nazioni. In questo contesto sono lieto di ricordare che nel 1982 la Svezia e la Santa Sede hanno stabilito formali rapporti diplomatici riprendendo così i tradizionali rapporti che risalivano al XVI secolo. Io prego affinché i vostri costanti sforzi per promuovere la comprensione fra i popoli portino molti frutti e vi rendano degni della benedizione che è riservata a coloro i quali sono operatori di pace e saranno quindi chiamati figli di Dio (cfr Mt 5,9).


5. La vera pace, la pace che è opera della giustizia (cfr Is 32,17), richiede una continua sensibilità ai valori etici e religiosi che sono alla base di tutte le attività umane. Fra questi valori il rispetto per il dono della vita in tutte le sue forme, affiancato da un disinteressato aiuto al prossimo - specialmente ai bisognosi e a quelli meno fortunati di noi - costituiscono il fondamento essenziale di una società giusta ed umana. Il perseguire questi scopi ha profonde radici spirituali e rappresenta il frutto di quella aspirazione del cuore umano per il profondo appagamento che la Bibbia chiama "shalom", pace (cfr Ps 121,6-9).

Cari amici, possa la pace di Dio, la pace che sorpassa ogni intelligenza (Ph 4,7), dimorare nei vostri cuori e nelle vostre case. Possa Dio continuare a benedire la Svezia e tutto il suo popolo.

1989-06-08

Giovedi 8 Giugno 1989




La visita alla cattedrale cattolica dedicata a sant'Erik - Stockholm (Svezia)

Oggi Cristo chiama ciascuno di noi per parlare al cuore della Svezia


Cari Vescovi Brandeburg e Kenney, cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. E' molto opportuno poter professare la nostra fede in questa gioiosa occasione usando le parole del Credo. Facendo ciò noi ricordiamo che sono l'oggetto della nostra fede cristiana. L'antico Credo conferma la nostra comunione vivente con coloro che ci hanno preceduto e con tutti quelli che in ogni tempo e luogo hanno professato la fede riposta da Cristo nella Chiesa "Una, Santa, Cattolica ed apostolica".

La predicazione del Vangelo e la professione di fede che costituisce la tradizione vivente della Chiesa sono una luce che risplende nelle tenebre "finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori" (2P 1,19).

La fede che abbiamo ricevuto come un dono è una verità sacra che dobbiamo portare agli altri. Esiste una urgenza circa la verità del cristianesimo, una dimensione missionaria del suo messaggio di salvezza. La fede è intesa come buona Novella per gli altri, così come per noi stessi.

Come una volta i santi apostoli Pietro e Paolo ricolmarono il mondo con il nome di Gesù, così anche io, successore di Pietro, considero mio primo dovere predicare Cristo a coloro che sono sia vicini che lontani e incoraggiarvi, miei "fratelli nella fede" (Ga 6,10) "a correre con perseveranza nella corsa" (He 12,1). In questa cattedrale, il centro della vita ecclesiale della diocesi di Stoccolma, mi unisco a voi nel rendere grazie a Dio per il dono della fede che avete ricevuto, e chiedo a lui di rafforzarvi nel vostro amore per Cristo e per la sua Chiesa, e nel vostro impegno a predicare la buona Novella agli altri.


2. Oggi Cristo chiama ciascuno di noi, attraverso la vocazione che abbiamo ricevuto come Vescovi, sacerdoti, religiosi o laici, a parlare al cuore della Svezia. Per mille anni la storia e la cultura della Svezia sono state forgiate dal Vangelo. In ogni generazione, la Chiesa deve proclamare il Vangelo di nuovo. Essa deve ripetere, in occasioni opportune e non opportune (cfr 2Tm 4,2), gli imperativi che stanno al cuore di tutta la predicazione cristiana: "Lasciatevi riconciliare con Dio" (2Co 5,20) e "rivestitevi dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera" (Ep 4,24). Questa insistente chiamata deve essere ascoltata nella Svezia di oggi, e siete voi che Dio ha scelto ed inviato come suoi araldi.

Prima di poter portare il messaggio di conversione e di riconciliazione in Cristo agli altri, dobbiamo viverlo noi stessi. Non è mai abbastanza per noi rivolgerci a Cristo; in un certo senso noi siamo diventati Cristo per mezzo del Battesimo. Con le parole di sant'Agostino: "Lasciateci rallegrare e rendere grazie: noi siamo diventati non soltanto Cristiani, ma Cristo stesso... Siate meravigliati e rallegratevi; siamo diventati Cristo" ("In Ioann. Evang. Tract.", 21, 8). Con la nostra unione battesimale con Cristo nel mistero della sua morte e Risurrezione, noi abbiamo ricevuto una vocazione alla santità (Rm 6,9-12), una chiamata ad essere perfetti, come il nostro Padre celeste (cfr Mt 5,48).

Cari fratelli e sorelle: la Svezia ha bisogno di segni viventi di Cristo, che mantiene salda la Parola di Dio nei cuori, che permette di conformarsi a lui mediante i sacramenti, che permette di trasformare le beatitudini in pratica e che ama tutti, specialmente gli ultimi tra i suoi fratelli e sorelle. Questo è ciò che significa essere consacrati nella fede (cfr Jn 17,19) e vivere la fede che noi professiamo nel Credo.


3. Ai miei cari fratelli sacerdoti desidero oggi dire che questa è la vostra vocazione con un particolare significato: che voi siate santificati (1Tm 4,3) e poi, operando "in persona Christi", voi possiate santificare altri. Non dimenticate mai che voi siete, con le parole di san Paolo, "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1). Come ministri dei sacramenti, voi portate il dono della salvezza al Popolo di Dio e alimentate la vita divina che essi hanno ricevuto da Cristo. Come pastori fidati, voi siete anche il loro medico spirituale e la loro guida. Voi dovrete rafforzare il debole, incoraggiare il dubbioso, e ritrovare coloro che si sono smarriti.

Per realizzare questa speciale vocazione, voi avete bisogno di conformarvi sempre più strettamente all'immagine di Cristo, sommo sacerdote, l'obbediente Figlio del Padre e vincitore della Croce. Soltanto diventando un altro Cristo, "alter Christus", in ogni fibra del vostro essere, troverete compimento nella vostra chiamata ad essere fedeli alla grazia che Dio ha diffuso su di voi alla vostra ordinazione. La sfida che propone Cristo richiede una conversione costante. Come già ho detto nella mia prima lettera del giovedi santo ai sacerdoti: "Dobbiamo riscoprire ogni giorno il dono datoci da Cristo stesso nel Sacramento dell'Ordine, imparando ad apprezzare l'importanza della missione salvifica della Chiesa, riflettendo sulla nostra vocazione nel contesto di quella missione" ("Epistula ad universos Ecclesiae Sacerdotes adveniente feria V in Cena Domini", anno MCMLXXIX, 10, die 8 apr. 1979: , II [1979] 857ss).

Cari fratelli: questo è ciò che il Popolo di Dio si aspetta da noi.

Questo è ciò che il Popolo di Dio in Svezia si aspetta da voi. Essi vogliono vedere Cristo in voi. Essi vogliono ascoltare il suo messaggio da voi, anche se questo messaggio parla della Croce, della morte della nostra vecchia vita e di un modo umano di pensare, per risorgere a nuova vita in Dio. Essi vogliono essere ispirati dalle vostre parole e dal vostro esempio, per poter così compiere il proprio dovere nella vita in accordo con la volontà del Signore. E sebbene essi potrebbero non ammetterlo, molti di coloro che si proclamano non credenti hanno un desiderio segreto di essere trovati da Dio. In quanto sacerdoti voi avete una responsabilità speciale nel ricercare coloro che si sono smarriti. Prego affinché voi possiate essere sempre sostenuti dall'immancabile grazia di Dio in tutto ciò che farete nel suo nome.


4. Cari fratelli e sorelle nella vita religiosa, desidero incoraggiare anche voi nel vostro servizio reso a Cristo e alla sua Chiesa in Svezia. Questo servizio è particolarmente evidente nei vostri differenti apostolati, specialmente l'educazione dei giovani e la cura dei malati, degli anziani e dei poveri. Ma molto più importante di ciò che voi fate è ciò che siete: persone consacrate a Dio in Gesù Cristo come sua proprietà esclusiva (cfr. "Redemptionis Donum", 15).

Voi siete segni speciali del Regno di Dio in Svezia oggi - un Regno che "non è di questo mondo" (cfr Jn 18,36) che trasforma questo mondo dall'interno.

Vivendo una vita di servizio in castità, povertà e obbedienza, voi ricordate alla gente che c'è di più in questo mondo che non soltanto ciò che si vede con gli occhi. Esiste un trascendente, una vocazione spirituale e un destino al quale ogni persona è chiamata da Dio. Questo è il messaggio che la Svezia ha bisogno di ascoltare da voi, riprendendo la lunga tradizione di vita religiosa in questo paese che arriva fino a sant'Ansgar e santa Brigida.

Per poter sfidare il mondo con un messaggio di conversione e di riconciliazione, voi per primi dovete ascoltarlo e accettarlo dentro voi stessi, e all'interno dei vostri istituti religiosi. Con la preghiera, la riflessione e un più generoso dono di sè, voi troverete l'amore di cui avete bisogno per poter vivere in comunità e per portare avanti i doveri del vostro apostolato "non con tristezza nè per forza ma con gioia" (2Co 9,7). Anche se la via potrà essere a volte "stretta e angusta" (Mt 7,14), voi potrete riconoscere sempre più chiaramente che il Signore è in "mezzo a voi" (cfr Mt 18,20). Vi esorto a crescere in maturità cristiana ogni giorno, per approfondire la vostra comprensione di ciò che significa seguire Cristo come religiosi, così che possiate poi portare lui ad altri, ed altri a lui.


5. Cari membri del consiglio pastorale e tutti gli altri uomini e donne laici della diocesi di Stoccolma, anche voi siete stati chiamati per ricercare la santità e condividerla pienamente nella missione della Chiesa, non meno dei sacerdoti e religiosi che sono i vostri fratelli e sorelle nel Signore. Come ho detto l'anno scorso nella mia esortazione apostolica "Christifideles Laici": "I fedeli laici debbono guardare alle attività della vita quotidiana come occasione di unione con Dio e di compimento della sua volontà, e anche di servizio agli altri uomini, portandoli alla comunione con Dio in Cristo" (CL 17).

Sebbene come cattolici voi costituiate una minoranza religiosa in Svezia, la libertà religiosa vi mette in grado di partecipare pienamente alla vita del vostro paese. Il compito più importante sarà quindi accettare la sfida e dare un contributo alla società svedese meritevole di valori morali e della fede cattolica, in collaborazione ecumenica con i cristiani delle altre Chiese e comunità ecclesiali. Tra i vostri vicini, amici, parenti - a casa, a scuola e nei vostri posti di lavoro - voi siete Cristo, che invita la gente a "rivestire l'uomo nuovo", "a lasciarsi riconciliare con Dio".

Desidero richiamare l'attenzione in particolare su due grandi compiti menzionati nella mia esortazione apostolica rivolti particolarmente alle donne laiche per favorire la missione di salvezza della Chiesa oggi. Il primo è "il compito, anzitutto, di dare piena dignità alla vita matrimoniale e alla maternità... proprio grazie all'intervento intelligente, amorevole e decisivo della donna" (CL 51). Il secondo è il "compito di assicurare la dimensione morale della cultura, la dimensione cioè di una cultura degna dell'uomo" (CL 51). Tutto ciò assume una particolare importanza in un tempo in cui lo sviluppo della scienza e della tecnologia non è sempre ispirato e misurato da vera saggezza, ma offre piuttosto l'odiosa prospettiva di rendere la vita sempre più "disumanizzata". In virtù della loro particolare sensibilità, le donne possono dare un grande contributo per la promozione del vero benessere della persona, iniziando con il fondamentale valore della vita stessa (cfr CL 51).

Questi compiti, cari fratelli e sorelle, sono solo due esempi dei numerosi modi in cui i fedeli laici possono dare testimonianza del Vangelo trasformando l'umanità alla luce di Cristo. Ed è anche un segno incoraggiante per la Chiesa in Svezia vedere quanti fra voi rendono servizio come catechisti, o fanno parte dei consigli parrocchiali, o sono impegnati in attività caritatevoli, lavoro con i giovani, o altro.


6. Per finire, a tutti voi qui presenti - clero, religiosi e laici - dico: non abbiate paura! Molti fra voi sono venuti in Svezia da altri paesi per sfuggire difficoltà economiche o politiche, o come sacerdoti o religiosi per servire i cattolici di questa terra. Questo comporta molte difficoltà, sacrifici e sfide, ma con san Paolo "Ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostro cuori" (Rm 5,3-5). Si, cari fratelli e sorelle, con l'amore di Dio nei nostri cuori non dobbiamo temere.

Non indietreggiate mai di fronte al compito di predicare il Vangelo e professare la vostra fede tra coloro che sono indifferenti o non credenti. Non perdete mai la fiducia nella fondamentale bontà dell'uomo, creato ad immagine di Dio e redento in Cristo. Per mezzo della grazia di Dio anche il più indifferente e incredulo cuore può essere aperto alla verità, alla bellezza ed alla bontà, per cui siamo stati creati. E soprattutto, non perdete mai la fiducia nel potere di Dio che accompagna la nostra proclamazione della Parola, un potere che è capace di fare "molto più di quanto possiamo domandare o pensare" (Ep 3,20).

Cari fratelli in Cristo: affinché noi possiamo essere degni delle benedizioni del Signore, preghiamo con le parole che Gesù stesso ci ha insegnato.

1989-06-08

Giovedi 8 Giugno 1989




Omelia durante la Messa nello stadio "Globo" - Ai fedeli riuniti, Stockholm (Svezia)

I beni materiali hanno valore soltanto finché sono al servizio dell'autentico bene della persona


"Li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio" (Ac 2,11).

Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Il giorno di Pentecoste, gli apostoli che si erano riuniti nel Cenacolo di Gerusalemme "furono tutti pieni di Spirito Santo" (Ac 2,4). Si udi un suono come "il rombo di un vento gagliardo" (Ac 2,2) e sulle teste dei presenti apparvero "lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro" (Ac 2,3). Fra questi segni miracolosi tuttavia uno è particolarmente straordinario. Ci viene detto che li attorno vi erano molte persone provenienti da diversi paesi del Mediterraneo e del vicino Oriente, e ciascuno di loro udi gli apostoli parlare nella loro lingua. Ciò che univa queste diverse lingue era la verità proclamata dagli apostoli sotto l'influsso dello Spirito, il Paraclito. Era la verità delle "grandi opere di Dio".

Questo avvenimento è il segno importantissimo del "miracolo di Pentecoste". Esso mostra la Chiesa nella sua unità: unità che abbraccia la diversità e che si verifica nella diversità. La varietà delle lingue rappresenta "ogni nazione che è sotto il cielo" (Ac 2,5) a cui gli apostoli erano stati inviati da Cristo quando da questo mondo egli ascese al Padre. Sorta sul fondamento della testimonianza apostolica a Cristo crocifisso e risorto, la Chiesa sarà sempre una unità nella diversità.

[Parlando poi in lingua svedese il Santo Padre ha così proseguito:]


2. Miei cari fratelli e sorelle! E' con grande gioia che io sono qui a Globe oggi. Voi siete venuti da tutte le parti della Svezia e anche da molte altre parti del mondo per essere qui oggi. Siamo qui riuniti come Popolo di Dio, come fratelli e sorelle in Cristo, ispirati dallo Spirito Santo per celebrare insieme la santa Messa. Possa Dio essere con noi in questa celebrazione, e attraverso l'intercessione di sua Madre possiamo avvicinarci sempre di più all'unico vero Dio.

Voglio salutare in modo particolare i cattolici svedesi che hanno accolto tutte queste persone provenienti da varie parti del mondo. Saluto i rappresentanti della famiglia reale, il governo e la Chiesa di Svezia, le varie Chiese libere, il consiglio ecumenico svedese ed il corpo diplomatico.

Ai molti fra voi che sono immigrati rivolgo uno speciale saluto nel Signore: La pace sia con voi.

portoghese, in croato, in ungherese, in vietnamita e in polacco.] [Agli Spagnoli il Papa ha inoltre detto:] Desidero rivolgere un saluto particolare agli Spagnoli e ai Latinoamericani qui presenti che hanno trovato in Svezia il loro nuovo paese. Vi esorto a mantenere la vostra fede e a condividere con i vostri amici i valori cristiani permanenti che vivete, nelle vostre vite familiari.

[Ai fedeli croati il Papa ha rivolto il seguente saluto:] La pace sia con voi! Un cordiale saluto ai miei cari Croati ed a voi emigranti! Possiate trovare in Svezia la vostra casa. Rimanete fedeli alla fede dei vostri padri e della Chiesa, che è parte eccelsa della vostra plurisecolare cultura e del cristianesimo.

[Proseguendo a parlare in polacco il Papa ha detto:] Pace a voi! Mi rivolgo ai miei connazionali con questo saluto del Cristo risorto: Pace a voi! E' il saluto della liturgia della Chiesa. Con queste parole mi rivolgo a voi, qui presenti, a tutti coloro che seguono l'itinerario della mia visita, e a tutti coloro che vivono in Svezia o negli altri paesi scandinavi.

Cari fratelli e sorelle: avete scelto questo Paese come seconda patria per voi stessi, per i vostri figli e nipoti. Fate già parte di questa società, nella quale vi inserite gradatamente, e fate parte della Chiesa che è in questa terra. Con altri fratelli e sorelle, voi siete questa Chiesa! E' una piccola Chiesa, come quel chicco di grano della parabola evangelica (cfr Mc 4,30-32). Ed è prevalentemente composta dalle persone venute qui da diversi paesi.

Le sorti di questa Chiesa nell'ormai prossimo terzo millennio, dipendono anche da voi. Dentro di voi portate il patrimonio millenario di un popolo battezzato. Frutto della grazia, del sacrificio, della preghiera, della sofferenza e delle vittorie dei vostri avi, ma anche della nostra generazione. Ricordatevi di coloro che vivono in Polonia - ricordatevene e trasmettete questa consapevolezza alla giovane generazione.

Non sentitevi soli. Ricostruite e costruite la vostra vita sul fondamento di tutto ciò che qui viene offerto. Collaborate nel creare e nel moltiplicare il bene comune di questo Paese. In questo modo servite anche la vostra Patria sulle sponde della Vistola.

Costruite l'unità della Chiesa e il suo futuro. La pace del Cristo risorto sia con voi: nei vostri cuori e pensieri, nelle famiglie, nelle comunità e in tutta la società.

Tutto questo faccio presente ai vostri cuori e alle vostre coscienze come vocazione e responsabilità umana e cristiana.

Questo è anche il mio augurio per voi tutti qui presenti e per tutti i Polacchi che vivono in Svezia e negli altri paesi scandinavi. Vi imparto di cuore la mia benedizione.

[Il Santo Padre ha poi proseguito il suo discorso in lingua inglese:] Tutti voi che siete immigrati potete essere grati dal fatto che i vostri fratelli e sorelle svedesi vi hanno accolto in un autentico spirito di fratellanza e di amore cristiani. Ciò che è necessario adesso è che tutti i cattolici in Svezia lavorino insieme per il bene comune della Chiesa. L'unico Corpo di Cristo deve fondarsi sulla ricca diversità della cultura svedese e i nuovi contributi dei diversi gruppi etnici. La diversità della Chiesa è quella di nazioni, popoli, culture e gruppi sociali in diversi periodi della storia: la nostra unità è una "grande opera di Dio", l'opera della verità che è anche la fonte della nuova vita dell'uomo.


3. Le lettere della liturgia odierna contrappongono due avvenimenti: la Pentecoste a Gerusalemme, che segna la nascita della Chiesa, e la biblica torre di Babele, che viene descritta nel libro della Genesi. La torre di Babele è il simbolo della disgregazione dell'unità, la perdita da pane dell'umanità di un linguaggio comune.

L'unità aveva lasciato il posto alla divisione. La Pentecoste, invece, è il simbolo di una nuova ricerca dell'unità nella diversità e attraverso la diversità.

Noi vediamo che le diversità di linguaggio non conducono alla dispersione dell'umanità. In mezzo a una varietà di lingue possiamo raggiungere l'unità quando i popoli sono uniti nella verità e soprattutto quando sono uniti nella consapevolezza delle "grandi opere di Dio".

Queste "grandi opere" ci rivelano il grande mistero della comunione di Dio, una comunione che è la fonte ultima della nostra unità gli uni con gli altri.

Attraverso Cristo siamo venuti a sapere che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono una Trinità di persone divine, unità in una natura dall'eternità. E' proprio questa comunione di persone la fonte primaria e il modello per la Chiesa. Citando san Cipriano, il Concilio Vaticano II dice che la Chiesa universale è "un popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (LG 4). Lo vediamo nella preghiera di Cristo nel Cenacolo alla vigilia della sua Passione: "Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato (Jn 17,21). Comunione con Dio e gli uni con gli altri è quindi la vocazione ultima della Chiesa. E' un invito rivolto ai cristiani di ogni età in mezzo alle loro storiche divisioni.

Questo appello all'unità si estende anche a tutta la famiglia umana. Le divisioni e gli antagonismi simboleggiati dalla torre di Babele devono essere superati anche nell'ordine temporale. L'unità deve costruirsi sulla ricca diversità della razza umana così che l'invito di Pentecoste possa trionfare nella storia. Poiché le "grandi opere di Dio" non hanno soltanto fatto sorgere la Chiesa; esse sono anche profondamente iscritte all'interno dell'uomo e in tutte le sue opere.


4. La liturgia di oggi mostra come ciascuno di noi e anzi ogni cristiano deve rispondere all'invito di Pentecoste e agire in base ad esso. Nel Vangelo Cristo parla di questo attraverso le immagini del "sale" e della "luce". Le sue parole ai discepoli sono rivolte anche a noi, i suoi discepoli di oggi: "Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13-14). La luce è necessaria perché "le grandi opere di Dio" possano essere viste. Abbiamo bisogno che "siano illuminati gli occhi della nostra mente" (cfr Ep 1,18) per vedere queste opere nelle profondità del nostro "Io" personale. La luce della testimonianza apostolica è necessaria inoltre affinché "le cose di Dio" possano essere viste dagli altri, cosicché queste cose possano parlare alla gente, entrare nelle loro menti e nei loro cuori e "illumini tutto" (cfr Mt 5,15). E' necessario anche il "sale della terra". Il sale significa coerenza fra fede e opere. Significa un'intima unità cristiana. Significa la maturità spirituale di quanti sono nati alla coscienza delle "grandi opere di Dio".

Le immagini del sale e della luce si applicano a ciascuno di noi individualmente. Esse si riferiscono alla fondamentale diversità della Chiesa e della famiglia umana, che abbraccia una varietà di persone. Infine, la diversità è determinata dal fatto che la vita di ogni individuo è unica e irripetibile. Allo stesso tempo ciascuno di noi è chiamato ad essere sale e luce "per gli altri" e "con gli altri", affinché l'unità si costruisca sulla diversità, affinché i popoli si uniscano insieme, affinché la vita della Chiesa e della comunità umana diventi simile e quell'unità che è Dio stesso: l'unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


5. Le "grandi opere di Dio" non solo ci chiamano alla fede in Dio e all'obbedienza alla sua legge; esse rivelano anche la grandezza dell'uomo, la dignità e la vocazione trascendente di ogni persona umana. L'amore di Dio e del prossimo è ciò che ci fa "sale" e "luce". Questo amore è l'autentico metro di tutto lo sviluppo umano per l'individuo e per la società.

Cari fratelli e sorelle: non dobbiamo mai consentire alle cose materiali di prendere il sopravvento su Dio o su altri esseri umani. Nessuna teoria, progetto o proposito umano potranno mai essere raggiunti a costo dell'amorevole obbedienza che dobbiamo a Dio e dell'amorevole rispetto che dobbiamo agli altri.

Nessuna considerazione economica o tecnologica può essere la norma decisiva del nostro modo di trattare gli altri. Ciò si applica ad ogni persona umana: al bimbo non ancora nato, all'anziano, all'ammalato e al moribondo, al povero, a quanti sono diversi da noi per razza e cultura.

Quanti di voi sono venuti in Svezia da altri paesi possono aver provato la povertà materiale prima di stabilirsi qui. L'abbondanza di beni della vostra nuova Patria può stordirvi. Ricordate sempre che queste cose hanno un valore soltanto finché sono al servizio dell'autentico bene della persona umana, sia spirituale che materiale. Se diventano fini a se stesse, o si perde di vista il loro autentico valore, potete facilmente essere tentati ad agire come se le persone fossero soltanto "cose". Abbiate sempre presenti le parole di Cristo: "Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?" (Mt 16,26).


6. L'"invito di Pentecoste" e la vocazione ad essere il "sale" e la "luce" del mondo ci impegnano anche alla solidarietà con gli altri. La Svezia ha una ben meritata reputazione nell'assistenza ai paesi in via di sviluppo e nella promozione di una maggiore giustizia e pace nella famiglia umana. La torre di Babele deve lasciare il posto ad una comune ricerca per trovare delle soluzioni a livello mondiale alla povertà, alla fame, alle malattie, all'intolleranza, all'ingiustizia e alle persecuzioni, alla violenza e alla guerra e alla tutela dell'ambiente. Il fatto che così tante nazionalità siano rappresentate qui oggi - nativi svedesi e rifugiati e lavoratori che sono stati accolti qui - dimostra che è possibile vivere e lavorare insieme.

La solidarietà inoltre vi invita a promuovere il bene comune del Paese e della comunità locale in cui vivete. I cattolici e i cristiani di altre Chiese e comunità ecclesiali devono impegnarsi a trasformare la società dall'interno attraverso l'amore per Dio e per il prossimo. Ciò esige la loro piena partecipazione alla vita sociale, politica e culturale della Svezia come pure nella sfera economica, soprattutto nei sindacati e nelle organizzazioni di lavoratori. Non soltanto gli Svedesi nativi, ma anche gli immigrati hanno bisogno di occupare nella società il posto che è loro proprio, affinché anch'essi possano offrire un positivo contributo al Paese cui adesso appartengono.

Non possiamo parlare di solidarietà nella moderna comunità senza menzionare anche la vita familiare. E' così perché "dalla famiglia infatti nascono i cittadini e nella famiglia essi trovano la prima scuola di quelle virtù sociali che sono l'anima della vita e dello sviluppo della società stessa". (FC 42). Non è sempre facile oggi per le coppie sposate vivere un legame che dura tutta la vita contrassegnato dalla fedeltà, dal rispetto e dall'amore reciproci. Nè è sempre facile per i genitori cristiani educare i propri figli nella fede, insegnando loro - in una parola - ad amare Dio sopra tutte le cose ed amare gli altri come se stessi.

Dobbiamo essere sempre più profondamente convinti che il futuro dell'umanità passa attraverso la famiglia. Tutti dovrebbero avvertire la necessità di custodire e promuovere i valori e le esigenze della famiglia. Questo è particolarmente importante per i figli e le figlie della Chiesa. La fede ci dona la piena coscienza del meraviglioso piano di Dio. Noi pertanto abbiamo una ragione in più per promuovere la vita familiare in questo tempo di grazia e di sfida (cfr FC 86).


7. Cari fratelli e sorelle, per accogliere l'"invito di Pentecoste" per essere "sale" e "luce" nel rendere testimonianza all'unità della razza umana, dobbiamo vivere le "grandi opere di Dio". Lo facciamo attraverso la preghiera e accostandoci ai sacramenti, soprattutto alla Penitenza e all'Eucaristia, attraverso l'esempio di una vita santa, attraverso il dono di sè e l'attiva carità (cfr LG 10).

In tal modo "il miracolo di Pentecoste" dimora e cresce qui fra di voi, amati figli e figlie della Svezia: Le "grandi opere di Dio" si avvicinano. / Esse toccano il cuore umano. / Esse formano la Chiesa. / Esse servono il bene della comunità umana.

E la preghiera di Cristo viene così realizzata: Padre, siano anch'essi una cosa sola, perché il mondo creda (cfr Jn 17,21). Amen.

1989-06-08

Giovedi 8 Giugno 1989





GPII 1989 Insegnamenti - L'omelia della Messa - Ai fedeli riuniti, Om (Danimarca)