GPII 1989 Insegnamenti - La meditazione prima della recita dell'Angelus Domini - Ai fedeli riuniti, Santiago de Compostela (Spagna)

La meditazione prima della recita dell'Angelus Domini - Ai fedeli riuniti, Santiago de Compostela (Spagna)

Annunciate con decisione la verità unica di Cristo


"Respice stellam, voca Mariam!".

Guarda la stella, invoca Maria! Come conclusione di questa quarta Giornata Mondiale della Gioventù, reciteremo ora la bella preghiera mariana dell'"Angelus". Con essa affidiamo alla Madre celeste le intenzioni e i propositi che hanno accompagnato il nostro pellegrinaggio in questa ospitale città di Santiago de Compostela.


1. Amatissimi giovani, siete venuti, numerosissimi da tante nazioni e città. Molti di voi con enorme sacrificio. Desidero ringraziarvi di cuore per questo gesto. Ma questo doveroso ringraziamento voglio estenderlo anche ai vostri cari, che vi hanno permesso di intraprendere il percorso iacopeo e la strada di Santiago, così come agli organizzatori delle diverse manifestazioni ed attività. Grazie, molte grazie a tutti!


2. Vi esorto ora a volgere il vostro cuore e il vostro sguardo alla beata Vergine Maria, guida e faro splendente nel mare della vita. Tra poco, l'invocheremo tutti insieme, con serena fiducia, perché confermi i nostri desideri, ora che sta per concludersi questo importante incontro, insieme al ricordo dell'apostolo Giacomo.

Questo pellegrinaggio deve rafforzare nel nostro intimo, con l'aiuto materno della "Stella del mattino", il "nuovo mattino" cui l'umanità anela incessantemente, la salda convinzione che Gesù Cristo è "la Via, la Verità e la Vita". Soltanto lui dà pieno senso alla storia umana.

Maria, la credente per antonomasia, è "figura della Chiesa nell'ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo" (LG 63). perciò la figura singolare della Vergine sia esempio per tutti i fedeli, in modo particolare per voi, amati giovani. Nostra Signora è proposta dalla Chiesa come modello di vita; una vita in funzione della volontà di Dio. Il suo pellegrinare per il cammino dell'esistenza terrena fu un "si" deciso, totale e responsabile alle indicazioni del Signore. Ricordiamo Nazaret, Betlemme, la fuga in Egitto. Cana di Galilea, il Golgota, la Pentecoste nel Cenacolo di Gerusalemme.

Sono tappe di un pellegrinaggio compiuto con profonda fede. Beata sei tu, Maria, perché hai creduto..., per questo tutte le generazioni ti chiameranno beata! (cfr Lc 1,45).

Voi avete deciso di seguire Gesù, il Figlio di Dio. Quante volte la Madre ci ha portato amorosamente a suo Figlio! Per Maria a Gesù! La Vergine, dal cielo, vi guarda con affetto e vi protegge nelle vicissitudini della vita. Madre dell'umanità redenta, esempio di amore, di abnegazione e di servizio, fa' che questi tuoi figli che ti invocano come Madre, dopo il pellegrinaggio terreno, siano degni di stare con te nel Regno della vita! E' sempre più necessario che anche nei luoghi più nascosti del mondo vi siano testimoni, testimoni giovani, del Vangelo, senza paura o timore dinanzi alle situazioni e alle circostanze avverse, che sappiano vivere con coerenza le esigenze della fede, con lo sguardo fisso alla santificazione personale e all'esercizio della carità fraterna.

Che questa giornata vi spinga a collaborare decisamente al disegno salvifico di Dio, in un mondo religiosamente secolarizzato e socialmente frammentato, perché la buona Novella della salvezza giunga a tutti gli uomini.

Annunciate con decisione la verità unica di Cristo!


3. "Respice stellam, voca Mariam".

Guarda la stella, invoca Maria! La Vergine sia ora e sempre vostra stella e protezione. Amatela come Madre, quale è. Madre di Cristo e Madre nostra! E che san Giacomo renda voi testimoni fedeli e decisi; testimoni del perdono, della pace e della misericordia; testimoni che preferiscono costruire sulla base solida dell'amore e della bontà; testimoni che aspettano con pazienza e, a volte, dolente fiducia la venuta del Signore.

Madre di tutti gli uomini, insegnaci a dire "Amen"! [Al termine il santo Padre ha così parlato a un gruppo di giovani libanesi:] Vi ringrazio per il messaggio che mi avete appena consegnato. Sono vivamente addolorato per il fatto che, nonostante gli sforzi effettuati durante quest'ultima settimana, anche da parte del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, i bombardamenti continuino a provocare vittime e sofferenze tra l'amatissimo popolo libanese. Sembra che l'intenzione voglia essere quella di distruggere la città di Beyrout e, in modo particolare, le zone abitate dai cristiani.

Nel nome di Dio, rinnovo alle autorità responsabili il mio pressante appello alla riconciliazione e all'immediato cessate il fuoco, per poter iniziare un dialogo che porti a un accordo nel quale siano presi nella dovuta considerazione tutti i legittimi diritti storici e religiosi di tutte le parti in causa, ridando a tutta la popolazione, senza discriminazione alcuna, la speranza di poter vivere in un clima di pace e di reciproco rispetto.

1989-08-20

Domenica 20 Agosto 1989




L'omelia della Messa per i fedeli delle Asturie - Oviedo (Spagna)

Una società costruita senza Dio è destinata a rivoltarsi contro l'uomo stesso



1. "Benedetto sei tu, Signore, Dio dell'universo, per questo pane, frutto della terra e del lavoro dell'uomo, che riceviamo dalla tua bontà...".

La Chiesa ripete ogni giorno queste parole durante la celebrazione della santissima Eucaristia, nell'offerta del pane.

Amatissimi fratelli e sorelle qui presenti, desidero meditare con voi su questa benedizione liturgica. La verità circa la santificazione del lavoro umano, trova in questa benedizione la sua espressione più semplice e al tempo stesso più piena.

Si, "il lavoro dell'uomo" è parte del sacrificio di Cristo. Si colloca laddove è la "fonte di vita e di santità".

In questa santa Messa che sto celebrando fra voi, che siete Chiesa viva, santuario di Dio, non poteva mancare il mio saluto fraterno e affettuoso che si rivolge cordialmente a tutti e a ciascuno degli Asturiani, Allo stesso modo, ricambio la visita che un gruppo di fedeli accompagnati dai vostri Vescovi e dalle autorità del principato ha effettuato a Roma in occasione della canonizzazione del vostro primo santo, san Melchiorre de Quiros che ha rappresentato un momento di motivata gioia per la comunità ecclesiale di Oviedo.

Come successore di Pietro, giungo qui con la speranza di compiere fra voi la missione di confermare i fratelli nella fede che Cristo mi ha affidato.

Giungo con il desiderio di incoraggiarvi nel vostro compito di evangelizzazione e di dare impulso alla vostra abbondante e feconda opera missionaria che ha spinto tanti vostri fratelli e sorelle a proclamare la buona Novella della salvezza in altri continenti, in particolare in Africa e in America. Desidero ricordare quale esempio la collaborazione generosa che offrite ad altre Chiese sorelle bisognose in Burundi, in Guatemala e recentemente nel Benin. Tutto ciò parla a favore della cattolicità della Chiesa di Dio che è in Oviedo.

Mi è gradito allo stesso tempo salutare i pastori e i fedeli delle diocesi di Astorga, Léon e Santander che fanno parte di questa provincia ecclesiastica così come tutti coloro che seguono questa liturgia per radio o per televisione.


2. Signore Dio dell'universo! Innanzitutto vogliamo meditare il mistero della creazione, cioè la verità sulla tua generosità paterna. Infatti la creazione è il dono primo e fondamentale. Tutto ciò che esiste, esiste grazie a te, che poiché sei unico, "sei l'Esistenza". Grazie a te, il cui Nome (come sappiamo dal libro dell'Esodo e dalla testimonianza di Mosè), è: "Colui che è".

Quindi, solo tu "Colui che è" sei principio e fine.

In te "viviamo ci muoviamo ed esistiamo..." (Ac 17,28).

La creazione dell'uomo è un dono speciale, poiché l'essere umano - uomo o donna che sia - è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, suo creatore.

"Dio li benedisse e disse loro: / Siate fecondi e moltiplicatevi, / riempite la terra; soggiogatela e dominate... / Dio vide quanto aveva fatto: / ed era cosa molto buona" (Gn 1,28-31).


3. Pertanto, l'inizio del lavoro umano è racchiuso nel mistero della creazione, quel mirabile "lavoro" del Creatore stesso.

Il racconto del libro della Genesi ci mostra Dio creatore che a somiglianza dell'uomo lavora per sei giorni e riposa il settimo.

Il lavoro umano racchiude due elementi. Il primo è il talento; il secondo la fatica. Il talento è ciò che ogni uomo riceve dal Creatore attraverso i propri genitori e anche direttamente attraverso gli altri, attraverso l'ambiente, gli educatori ed i maestri.

La parabola dei talenti che abbiamo appena letto, ci mostra che il talento deve essere ben utilizzato; non può essere disperso ("nascosto nella terra"). Per utilizzare i talenti l'uomo deve affrontare la fatica del lavoro.

Tale "fatica" non è altro che lo sforzo dell'intelligenza e della volontà di ogni uomo per far suo il dono che gli viene offerto gratuitamente dal Creatore ed il patrimonio che gli viene trasmesso dalla cultura alla quale appartiene. così sviluppa "talenti ricevuti grazie alla sua laboriosità; li fa crescere; fa si che corrispondano sempre più alle necessità presenti e future. La storia del lavoro è, in questa prospettiva, lo sviluppo creatore di questa "fatica" dell'uomo di fronte alla consapevolezza continuamente rinnovata delle necessità, incolmabili per loro natura; così come lo sviluppo delle possibilità che nascono dal patrimonio dei "talenti", ossia le cose e le conoscenze accumulate nel passato.

Quindi il lavoro non è mai l'applicazione di una forza anonima ma una espressione dinamica della cultura. In questo contesto si colloca il significato primordiale e soggettivo di questa "fatica" per dominare la terra: è l'atto di una persona "immagine di Dio", vale a dire un soggetto "capace di decidere di sè e tendente a realizzare se stesso", (LE 6). Il lavoro non deve limitarsi alla produzione efficiente di cose nell'ambito della macchina sociale ma deve essere soprattutto umanizzazione della natura e crescita dell'uomo nella sua umanità, elemento decisivo della prova della verità sull'uomo.

Questo fondamento etico del lavoro - verificabile se si tiene conto della dignità delle persone che lavorano e dei loro rapporti di libertà e solidarietà - mette in discussione tutte le pretese di non dare responsabilità all'uomo ridotto a semplice ingranaggio di una macchina che si muove secondo le presunte leggi inesorabili delle cose. Tutta la saggezza racchiusa nell'esemplare massima "ora et labora" - prega e lavora - si fonda sul rapporto fra "talenti" e "fatica", fra iniziativa sovrana di Dio e collaborazione libera dell'uomo. Si arricchiscono reciprocamente la contemplazione del dono e l'operosità responsabile. Che il lavoro sia un'esperienza di sintesi fra la bellezza, la verità e il bene per una vita sempre più umana!


4. Proprio questo ci indica, fra le altre cose, il Salmo della liturgia odierna.

Mentre la parabola del Vangelo di Matteo ci dice che la fatica è necessaria affinché il lavoro umano possa dare giusto frutto, il Salmo ci mostra l'aiuto e la collaborazione di Dio stesso, senza i quali il lavoro può divenire inutile.

"Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori" (Ps 127,1).

Tutti noi sappiamo bene che una casa non si costruisce senza il lavoro dell'uomo. Senza dubbio il salmista ci mostra allo stesso tempo un aspetto fondamentale per tutta la "spiritualità" del lavoro umano.

Infatti, attraverso il lavoro l'uomo costruisce costantemente su ciò che è già stato creato. L'opera del Creatore è sempre al principio.


5. Certamente sono straordinari e ammirevoli i progressi scientifici e tecnologici che hanno diminuito "la fatica" degli uomini, perfezionando il loro lavoro e moltiplicando i beni disponibili per soddisfare le loro necessità. Come non vedere in ciò il compiersi, da parte dell'uomo, del mandato di Dio di sottomettere e dominare la terra? E nonostante ciò il riferimento a Dio come creatore e principio è stato offuscato nell'uomo della nostra civiltà urbano-industriale. Le grandi "conquiste" hanno reso ciechi gli uomini, sottomessi alla tentazione della Genesi.

La fine della sua dipendenza come creatura corrisponde allo scatenarsi della sua volontà di potere.

Da ciò deriva la profonda ambiguità del progresso ottenuto in cui il dominio sempre maggiore sulle cose è seguito dal disorientamento circa il senso della vita dell'uomo, in cui il grande sviluppo tecnico del lavoro non riesce a realizzare i principi fondamentali di dignità e solidarietà, causando quindi una massificazione, un disinteresse ed uno sfruttamento sempre maggiore; in cui l'uomo passa da dominatore della natura a distruttore. L'incaricato libero e responsabile nell'opera della creazione vuole essere ora il "padrone". Si riconosce autosufficiente; crede di non aver bisogno della "ipotesi Dio". Scinde l'"ora" e il "labora". Si abbandona alla propria sete di potere e finisce così per scontrarsi con il fatto che ogni società che si costruisce senza Dio si volge in seguito contro l'uomo stesso costruttore di "torri di Babele". Non è forse sotto gli occhi di tutti il fallimento delle società fondate sul materialismo ateo e la loro organizzazione collettivista-burocratica del lavoro umano? Ma certamente non ha meno problemi la società neocapitalista spesso interessata al profitto che può alterare il giusto equilibrio del mondo lavorativo; una società segnata anche da una crescente cultura materialista.


6. Il compito dei cristiani oggi, per il bene di tutti gli uomini è quindi quello di testimoniare con le opere del loro lavoro una vera umanizzazione della natura lasciando in essa un'impronta di giustizia e di bellezza e rendendo manifesto il vero senso umano del lavoro e rendendo in questo modo obbedienza e gloria al Creatore. Per prima cosa bisogna ricostruire nel mondo del lavoro e dell'economia, un soggetto nuovo, portatore di una nuova cultura del lavoro. Non è sufficiente che ognuno svolga bene il compito di imprenditore, sindacalista o politico, consumatore o economista, che gli è stato assegnato dalla struttura sociale: bisogna realizzare nuove cose, intraprendere nuove opere, nuove iniziative, nuove forme di solidarietà ed organizzazione del lavoro basate su questa cultura.

L'impulso per intraprendere tali opere può nascere solamente dal senso di "gratuità" che deriva, senza nessun calcolo di convenienza, dalla consapevolezza di far parte di un comune destino di liberazione iscritto nell'economia della creazione e della Redenzione. Proprio per questo le opere del lavoro dell'uomo saranno giudicate soprattutto dalle parole stesse del Vangelo di oggi: "Bene... servo buono e fedele;... sei stato fedele nel poco, ti daro autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone" (Mt 25,21 Mt 25,23).


7. Dal momento che il lavoro ha questa dimensione definitiva bisogna quindi mettere in pratica ciò che dice san Paolo nella lettera ai Colossesi (seconda lettura): "Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore... nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di Lui grazie a Dio Padre" (Col 3,23 Col 3,17).

Ed infine: "Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione" (Col 3,14). Perché la misura fondamentale e definitiva del valore del lavoro umano è la carità.

Lavorate "con amore", non solo con le mani e la mente, bensi uniti a Cristo.


8. "Benedetto sei Tu, o Signore, Dio dell'universo per questo pane frutto della terra e del lavoro dell'uomo che riceviamo dalla tua bontà".

"Sapendo che, quale ricompensa riceverete dal Signore l'eredità" (Col 3,24). Con questa eredità si stabilisce, definitivamente, il valore, il valore intrasferibile ed eterno di ogni lavoro umano.

La carità è la chiave di questa eredità.

1989-08-20

Domenica 20 Agosto 1989




La preghiera davanti alla "Santina" nella santa grotta di Covadonga - Ai fedeli riuniti, Covadonga (Spagna)

"Madre e maestra della fede cattolica fa' che Covadonga continui ad essere altare maggiore e battito del cuore di Spagna"



1. Dio ti salvi, Regina e Madre di misericordia! Sono salito sulla montagna, sono venuto alla tua grotta, / Vergine Maria, per venerare la tua immagine, / "Santina di Covadonga". / Con i tuoi figli delle Asturie e di tutta la Spagna / voglio oggi proclamare le tue glorie e unirmi al tuo canto: / Tu sei la serva del Signore, nostra Madre e regina! / Come pellegrino che desidera rafforzare la propria speranza vengo a questo / santuario, che è stato testimone nel corso della storia / di tanta fede e tanto amore, focolare sicuro. sotto la tua protezione, tra i monti, / dove hai fissato la tua dimora e senza posa elargisci i doni del tuo Figlio.


2. Insieme ai pastori e ai fedeli di questa Chiesa delle Asturie, / a te che sei dolcezza e speranza di quanti ti implorano, / chiedo il dono della speranza che illumina il futuro, / la gioia perenne della fede, il raggiante ardore della carità. / Aiutaci a vivere in sincera comunione, / sapendoci Chiesa di Dio, fratelli di Cristo e figli tuoi, / per dar testimonianza d'unità e ravvivare nel nostro popolo la fede. / Ti prego, Signora, da questo cuore delle Asturie che è la tua grotta, / per tutti coloro che invocano il tuo nome in tanti altri templi, / che, sparsi per il territorio del principato, / sono fari di fede, santuario da cui sgorga il fervore della speranza, / dimora tua dove i tuoi figli si raccolgono attorno all'altare.


3. Voglio presentarti e porre davanti ai tuoi piedi, Vergine di Covadonga, / tutti i tuoi figli delle Asturie, la gente dei campi / e gli uomini del mare, / i minatori con il loro lavoro duro e inclemente, / i bambini e gli anziani, / gli infermi e tutti coloro che soffrono nel corpo e nell'anima, / le famiglie e, soprattutto, i giovani, promessa del futuro, / che cercano la ragione e il senso del loro vivere. / Ottieni per tutti da Dio, "ricco in misericordia", con la tua possente intercessione materna, / la grazia del perdono e della riconciliazione / che Cristo tuo Figlio ha meritato / per noi affinché viviamo in pace con Dio e coi fratelli.


4. Proteggi, Vergine santa di Covadonga, / quanti giungono al tuo tempio santo / per unirsi in matrimonio sotto il tuo sguardo materno. / Fa' che sperimentino, come gli sposi di Cana, / la grazia della tua intercessione e la presenza salvifica di tuo Figlio, / affinché la fede cristiana sia fondamento incrollabile della loro famiglia / e il vero amore rafforzi la loro unione e s'apra fecondo alla vita. / Guarda, Madre delle Asturie, tutti gli emigranti di questa terra, / che da lontano volgono gli occhi verso questo santuario, / in attesa di poter ritornare nella loro patria e contemplare il tuo volto / che attrae i cuori e irradia luce e pace.


5. "Santina di Covadonga", "motivo della nostra letizia", / illumina quanti arrivano a queste montagne / affinché riconoscano, in mezzo a tanta bellezza, / colui che "col solo guardarle e con la sua presenza / le rivesti di tanta avvenenza" / e si lascino così affascinare dalla bontà e dalla magnificenza del Creatore / che fece di te il culmine della bellezza umana e divina. / Suscita, Madre delle Asturie, / tra i figli e le figlie delle famiglie cristiane / vocazioni di apostoli e missionari: / nuovi sacerdoti, religiosi e religiose, / persone consacrate e laici impegnati, / al servizio del Regno e della civiltà dell'amore. / Fa' che, oggi come ieri, i figli delle Asturie / seguano il tuo Figlio sulla via della santità / e spargano il seme del Vangelo / da qui fino ai confini della terra.


6. Madre e maestra della fede cattolica, / fa', che Covadonga continui ad essere, come è stata in passato, / altare maggiore e battito del cuore della Spagna. / E a noi che ti cantiamo come "Regina della nostra montagna" / e a tutti i fratelli in pellegrinaggio sui sentieri della fede, / mostra Gesù, frutto benedetto del ventre tuo, / che sempre ci offri come Salvatore e Fratello nostro. / O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria! Amen.

1989-08-21

Lunedi 21 Agosto 1989




Nella casa degli esercizi - Ai membri del "regio patronato della grotta e del santuario", Covadonga (Spagna)

Il saluto al patronato del santuario mariano


Altezza reale.

Mi è gradito avere questo incontro con lei e con i membri del regio patronato della grotta e santuario di Covadonga in queste prime ore della giornata.

In questo luogo senza pari, chiamato "casa luminosissima della Spagna e dell'Ispanità", ha la sua sede il regio patronato che sua altezza presiede, quale principe delle Asturie. Tra gli obiettivi del patronato vi è quello di favorire "lo studio, il coordinamento e la realizzazione di opere, installazioni e servizi che apportino il maggiore splendore possibile ed effettività ai valori religiosi, storici..." ("Boletin Oficial del Principado de Asturias, y de la Provincia", Ley 2/87 de 8 de abril de 1987, articulo 1). Ma in questa opera religiosa e sociale, potete contare sulla sensibilità, la collaborazione e l'appoggio del governo, della Chiesa e del generoso popolo che vedono in questo santuario mariano la culla della rinascita della Spagna. Sin dai lontani tempi di Pelagio, fino all'epoca odierna, Covadonga è vista e considerata quale l'essenza della Spagna. Per questo, non deve sembrare strano al viandante ed al pellegrino che le mura della Basilica di nostra Signora diano fraterno riparo a tutte le bandiere dell'America Latina, accanto a quelle della Spagna e delle Asturie. E' come se volessero manifestare, alla soglia del quinto centenario della scoperta e dell'evangelizzazione del nuovo mondo, l'unione fraterna che vi è tra la Spagna e l'America. Unione che spende in modo fulgido grazie alla fede cristiana. Fede dalla profonda radice mariana. "Per Mariam ad Iesum"! Per Maria a Gesù! Questo si applica in modo concreto alla religiosità popolare spagnola e americana.

Quando, tra pochi minuti, mi inginocchiero dinanzi alla venerata immagine della Santina, vi assicuro che raccomandero vostra altezza e i membri di questo alto patronato perché il servizio religioso e sociale che svolgete raggiunga gli scopi che si propone. così si realizzeranno le speranze dei figli e delle figlie dell'Asturia e di tutta la Spagna, speranze che questo meraviglioso luogo, opera mirabile dell'Onnipotente, continui a conservare la propria profonda identità spirituale.

Benedico di cuore lei e la sua famiglia.

1989-08-21

Lunedi 21 Agosto 1989




L'omelia della Messa - Ai fedeli riuniti, Covadonga (Spagna)

"Pongo fiduciosamente ai piedi della "Santina" il progetto di un'Europa senza frontiere, che non rinneghi le radici cristiane"


Carissimi confratelli nell'Episcopato, amati figli e figlie.


1. "Di te si dicono cose stupende, città di Dio"! (Ps 87,3).

Il salmista abbonda in espressioni di lode a Gerusalemme, la città di Dio, proclama la gloria di Sion, le cui porte sono "le preferite del Signore".

Sion, la montagna del Signore su cui, come fondamenta, sorge la città del Dio vivente: la città che fu testimone della Pasqua, cioè del passaggio salvifico di Dio.

E per questo passaggio di salvezza era previsto un luogo: il Cenacolo di Gerusalemme, in cui si riunirono gli apostoli dopo l'Ascensione del Signore. Li rimasero uniti in preghiera, "insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui" (Ac 1,14).

Li si prepararono per l'evento della Pentecoste.


2. "Di te si dicono cose stupende", santuario di Covadonga, grotta di nostra Signora! Da secoli si riuniscono qui assiduamente in preghiera generazioni di discepoli di Cristo, i figli e le figlie di questa terra delle Asturie e di Spagna. Si riuniscono "con Maria". E la preghiera "con la Madre di Gesù" prepara, in modo particolare, i sentieri dell'avvento dello Spirito.

Questo è il mistero della Sion gerosolimitana. Questo e non altri è il mistero dei santuari mariani. Questo è anche il mistero del santuario della Santina di Covadonga, in cui, da secoli, la sposa dello Spirito Santo, la Vergine Maria è circondata di venerazione e di amore.

Dopo essere stato come pellegrino a Compostela, sono voluto salire fin qui, sul monte santo di Covadonga, tanto unito dalla storia alla fede della Spagna.

Il mio più cordiale saluto è rivolto in primo luogo a sua altezza reale don Felipe de Borbon, felicemente legato a questo luogo mariano quale principe delle Asturie. Inoltre, mi è gradito rinnovare il mio fraterno saluto al signor Arcivescovo di Oviedo, monsignor Gabino Diaz Merchan ed al suo ausiliare, e agli amatissimi Asturiani. Questo saluto si estende anche agli amatissimi pastori delle diocesi sorelle di Astorga, Leon e Santander che, accompagnati da numerosi fedeli, partecipano a questa solenne Eucaristia.


3. Tutti insieme lodiamo in questo giorno la Sposa dello Spirito Santo. A lei sola l'angelo messaggero di Dio annuncio a Nazaret: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio" (Lc 1,35). Maria diede il suo assenso dicendo: "Avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). E da allora fu trasformata nel santuario più santo della storia dell'umanità.

Maria, figlia ammirevole di Sion! Qui la vediamo in cammino verso la casa di sua cugina Elisabetta. Essa, a sua volta, illuminata dallo Spirito Santo, riconobbe in Maria questo santissimo santuario.

"Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!".

A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?" (Lc 1,42-43).

Con queste parole ispirate essa tributo a Maria la prima beatitudine del nuovo testamento: la beatitudine della fede di Maria: "Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45).


4. Il Papa, successore di Pietro, "che professa la sua fede" in questo santuario vivente che è la Vergine di Nazaret, sale anch'egli alla montagna, a Covadonga, la casa della Signora, per proclamare Maria benedetta, felice, fortunata! Si compie così la profezia della Vergine del "Magnificat": "D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata" (cfr Lc 1,48).

Maria è "colei che ha creduto", E' la credente per eccellenza che ha dato il suo consenso alle parole dell'angelo e alla scelta del Signore. In questo racconto evangelico ci viene svelato il mistero della fede di Maria.

Per potere annunciare questa verità sulla Madre del Redentore è necessario percorrere l'ammirevole "itinerario della fede" che conduce da Nazaret a Betlemme, dal tempio di Gerusalemme - il giorno della presentazione del bambino Gesù - all'Egitto, dove fugge in compagnia del suo sposo e di suo figlio, per timore di Erode e più tardi, dopo la morte di questi, ritorna nuovamente a Nazaret. così trascorrono gli anni della vita nascosta di Gesù.

Quando Gesù dà inizio alla sua missione messianica, l'itinerario mariano della fede passerà per cana di Galilea per giungere quindi alla sua rivelazione culminante nel Golgota ai piedi della Croce.

E infine la troviamo nel Cenacolo di Gerusalemme, nella città santa di Sion, dove la prima comunità dei discepoli di Gesù, in attesa della Pentecoste, riconosce in Maria "colei che ha creduto"; colei che con la sua fede ha reso possibile ciò che loro hanno potuto vedere con i propri occhi.

Maria, testimone di Gesù che è salita in cielo, è garanzia dello Spirito promesso, che i discepoli aspettano in preghiera unanime e perseverante.


5. Nel Concilio Vaticano II la Chiesa ha dichiarato che la Vergine, santa madre di Dio, mirabilmente presente nella missione di suo Figlio Gesù Cristo, "ha preceduto" tutta la Chiesa nel cammino della fede, della speranza e della perfetta unione con Cristo (cfr LG 58).

Sin dal giorno della Pentecoste il Popolo di Dio custodisce in tutta la terra questa mirabile, "precedenza" nella fede. I santuari mariani sono la testimonianza efficace di questo fatto.

E lo è anche il santuario di Covadonga.

La grotta di nostra Signora e il santuario che il popolo fedele ha consacrato a quest'immagine "piccolina e nobile" con il Bambino in braccio e nella mano destra un fiore d'oro, sono un monumento alla fede del popolo delle Asturie e della Spagna tutta. La presenza della Madre di Dio, vigile e sollecita in questo luogo, realizza idealmente un'unione sensibile tra la prima comunità apostolica della Pentecoste e la Chiesa stabilita in questa terra. Li e qui la presenza di Maria continua ad essere garanzia di un'autentica fede cattolica e di una genuina speranza che non è mai venuta meno.

Nel Cenacolo gli apostoli intensificano indubbiamente la loro vicinanza affettuosa e filiale a Maria, in cui contemplano una testimone singolare del mistero di Cristo. Prima avevano imparato a guardarla attraverso Gesù. In quel momento imparavano a vedere Gesù attraverso colei che custodiva nel suo cuore le primizie del Vangelo, il ricordo incancellabile dei primi anni della vita di Cristo.

Anche a Covadonga voi cristiani delle Asturie venerate in Maria la santa madre di Cristo. Ed ella stessa vi introduce alla conoscenza di suo Figlio, il redentore dell'uomo.

Qui e li, a Covadonga e nel Cenacolo di Gerusalemme, la presenza di Maria è garanzia dell'autenticità della Chiesa, in cui non può essere assente la Madre di Gesù.


6. così Covadonga, attraverso i secoli, è stata come il cuore della Chiesa delle Asturie. Ciascun asturiano sente profondamente dentro di sè l'amore alla Vergine di Covadonga, alla "Madre e Regina della nostra montagna", come cantate nel suo inno.

Per questo, se volete costruire delle Asturie più unite e solidali non potete prescindere da quella nuova vita, fonte di spirituale energia, che, più di dodici secoli fa, è scaturita da queste montagne sulla spinta della Croce di Cristo e della presenza materna di Maria. Quante generazioni di figli e di figlie di questa terra hanno pregato dinanzi all'immagine della Madre ed hanno sperimentato la sua protezione! Quanti malati sono saliti fino a questo santuario per rendere grazie a Dio per i favori ricevuti grazie all'intercessione della Santina! La Vergine di Covadonga è come una calamita che attira misteriosamente gli sguardi e i cuori di tanti emigranti partiti da questa terra e sparsi oggi in luoghi lontani.

La Vergine Maria, possiamo dire, non è soltanto colei "che ha creduto", ma la madre dei credenti, la stella dell'evangelizzazione che si è irradiata in queste terre e da qui, con i suoi figli, missionari e missionarie, è giunta al mondo intero.

Covadonga è inoltre una delle prime pietre dell'Europa, le cui radici cristiane affondano nella sua storia e nella sua cultura. Il regno cristiano nato su queste montagne diede l'avvio a uno stile di vita e di espressione dell'esistenza ispirato al Vangelo.

Per questo, nel contesto del mio pellegrinaggio iacopeo alle radici dell'Europa cristiana, pongo fiduciosamente ai piedi della Santina di Covadonga il progetto di un'Europa senza frontiere, che non rinneghi le radici cristiane che l'hanno originata. Che non rinneghi l'autentico umanesimo del Vangelo di Cristo!


7. "Le sue fondamenta sono sui monti santi... / e danzando canteranno: / "Sono in te tutte le mie sorgenti"" (Ps 87,1 Ps 87,7).

Covadonga è inoltre misteriosa fonte d'acqua e si placa dopo essere scaturita dalle montagne, come immagine efficace delle grazie divine che Dio effonde con abbondanza per intercessione della Vergine Maria.

L'ardua salita a questa montagna che molti di voi continuate a compiere a piedi in una nobile e vigorosa esperienza di pellegrinaggio, è il simbolo dell'itinerario della fede, del percorso solidale delle vie del Vangelo, della salita al monte del Signore che è la vita cristiana. Quanti pellegrini hanno trovato qui la pace del cuore, la gioia della riconciliazione, il perdono dei peccati e la grazia del rinnovamento interiore! In questo modo la devozione alla Vergine si trasforma in autentica vita cristiana, in esperienza della Chiesa come sacramento di salvezza, in efficaci propositi di rinnovamento di vita.

Maria è la fonte e Cristo è l'acqua viva! Sono lieto di sapere che Covadonga è oggi luogo di pellegrinaggio per tanti in cerca di Dio, che si manifesta soprattutto nella solitudine e nel silenzio e si rivela nei santuari della Madre. Qui Maria, in preghiera e maestra di preghiera, insegna ad ascoltare e a guardare il Maestro, ad entrare in intimità con lui per imparare ad essere discepoli ed essere poi testimoni del Dio vivente in una società che occorre impregnare di autentica testimonianza di vita.

Qui, a Covadonga, forgio il suo spirito un illustre cappellano della Santina, don Pedro Poveda y Castroverde, fondatore dell'istituzione teresiana, dedicata alla formazione cristiana e al rinnovamento pedagogico nella Spagna degli inizi di questo secolo. Un'intuizione profetica, ispirata da Maria, per la promozione della donna, attraverso donne dall'autentica trasparenza mariana e dall'ardore apostolico tipicamente teresiano. Qui è nata quest'opera, ai piedi della Santina!


8. Cari fratelli e sorelle, abbiamo ascoltato la proclamazione del salmista: "Si dirà di Sion: "L'uno e l'altro è nato in essa / e l'Altissimo la tiene saldà"" (Ps 87,5).

E' così. Ciascuno di noi è nato a Sion il giorno dell'effusione dello Spirito Santo nella Pentecoste. Quando nasce la Chiesa con la presenza di Maria.

"Il Signore scriverà nel libro dei popoli: / "La costui è nato"" (Ps 87,6).

Qui, nel santuario mariano di Covadonga, il popolo che abita la penisola iberica, e in particolare la terra delle Asturie, percepisce in modo particolare la sua nascita per opera dello Spirito Santo.

Perché Covadonga è seno materno, è culla della fede e della vita cristiana per la Chiesa che vive nelle Asturie. E Maria è immagine e Madre della Chiesa e di ogni comunità cristiana che ascolta la Parola, celebra i sacramenti e vive nella carità, costruendo una società più fraterna e solidale.

Ascoltate ciò che ci insegna il Concilio Vaticano II: "La beata Vergine... ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto il primogenito di una moltitudine di fratelli (cfr Rm 8,29), cioè dei fedeli, e alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre" (LG 63).

Colei che ha creduto è anche colei che ha detto: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore" (Lc 1,46-47).

Proprio lei. Colei che è santissimo santuario del Dio fatto uomo.

Proprio lei. Colei che è ispirazione per tutte le generazioni del Popolo di Dio nel loro pellegrinaggio terreno.

Maria. Proprio lei... inizio di un mondo nuovo - di un mondo migliore - in Cristo Gesù.

Amen.

1989-08-21

Lunedi 21 Agosto 1989





GPII 1989 Insegnamenti - La meditazione prima della recita dell'Angelus Domini - Ai fedeli riuniti, Santiago de Compostela (Spagna)