GPII 1989 Insegnamenti - Ai giovani coreani durante la santa Messa - Seoul (Corea)

Ai giovani coreani durante la santa Messa - Seoul (Corea)

L'amore sincero e l'effettiva solidarietà costruiscono la vera unità e la vera pace


"Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo" (Jn 17,6).

Miei amati giovani, in voi sono poste le nostre speranze.


1. Queste parole del santo Vangelo ci riportano al Cenacolo dove Cristo celebro l'ultima Cena insieme ai suoi discepoli. Esse ci riportano alle origini dell'Eucaristia, istituita da Gesù quale sacrificio di riconciliazione e quale sacramento di unità per tutti.

Oggi, qui, nella vostra capitale, queste parole richiamano alla nostra mente gli inizi del Vangelo e della Chiesa in terra coreana. Sono venuto nel vostro Paese nel 1984 per unirmi a voi nel ringraziamento a Dio onnipotente per quell'inizio, avvenuto duecento anni or sono. In tale occasione io ho canonizzato solennemente i vostri martiri. Andrew Kim ed i suoi compagni resero testimonianza a Dio e subirono la morte per la loro fedeltà. Essi sono coloro ai quali Cristo rese noto il nome del Padre. Sono gli uomini che il Padre ha dato a Cristo dal mondo. Essi rappresentarono l'inizio per moltissimi altri che hanno creduto in Cristo "attraverso la loro parola", vale a dire, mediante la testimonianza delle loro vite (cfr Jn 17,20). Voi giovani cattolici coreani sapete cosa significa seguire il loro esempio. Significa rendere Gesù Cristo forza centrale delle vostre vite e adempiere al compito che vi affida nella edificazione del suo Regno!


2. Il Papa è lieto di incontrare i rappresentanti dei giovani di ogni parrocchia nel paese, di ogni gruppo cattolico, di ogni associazione e di ogni movimento.

Saluto cordialmente ciascuno di voi! Do il benvenuto agli studenti, ai lavoratori, e agli agricoltori qui presenti; esprimo la mia sincera unione con coloro tra voi e tra tutti i giovani coreani oppressi da sofferenze o da malattie. Esprimo il mio cordiale benvenuto ai giovani, uomini e donne, appartenenti ad altre comunità cristiane e ad altre tradizioni religiose.

Seoul è stata scelta quale luogo di appuntamento per il quarantaquattresimo Congresso Eucaristico Internazionale. In questi giorni, soprattutto in Corea, la Chiesa perpetua la preghiera di Cristo per tutti coloro che il Padre gli ha dato dal mondo. Durante l'ultima Cena egli stesso non ha forse detto: "Io prego per coloro che mi hai dato perché sono tuoi"? (Jn 17,9). Tale preghiera è per tutti i figli e le figlie di questa terra e di questa Nazione.

Questa preghiera è per tutti i popoli rappresentati qui da coloro che sono giunti da altri paesi dell'Asia e dall'Oceania, dall'Africa, dall'Europa e dall'America.

La preghiera di Gesù è per tutto il mondo senza distinzione di nazionalità, senza discriminazione di razze o di origini etniche.

Che cos'è la sua preghiera? Cristo dice al Padre: "Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola come noi" (Jn 17,11). L'unità dei discepoli di Cristo, nella fede e nell'amore, rappresenta il grande simbolo di cui il mondo ha bisogno per poter credere.


3. Nel Cenacolo nel quale venne istituita l'Eucaristia Gesù prego anche con le seguenti parole: "Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso perché siano anch'essi consacrati nella verità" (Jn 17,18-19).

Giovani amici! Accettate queste parole del nostro Maestro e Redentore come parole espresse per voi ed a voi! Accettate il sacrificio attraverso il quale Cristo consacra se stesso come un'offerta per voi, - per tutti - e perciò per voi! Accettate la missione che deriva dalla vostra vocazione cristiana. Infatti, con il Battesimo, la Cresima, l'Eucaristia portate in voi l'eredità del sacrificio di Cristo, della sua morte e Risurrezione. In virtù di questo sacrificio voi potete e dovete partecipare alla missione salvifica di Cristo: rendendo concreta la sua pace e la riconciliazione nelle vostre vite e nel mondo intorno a voi! La missione di Cristo, come è stata rivelata nel Vangelo ed espressa nell'Eucaristia, è sempre ed ovunque un'opera di unità e di pace. La vostra presenza, oggi, in questo stadio, con il Papa, in compagnia dei vostri Vescovi e dei sacerdoti, deve divenire il simbolo della vostra volontà di accettare tale compito! può la Chiesa coreana contare sui suoi giovani? Sulla santità della vita, e sulla collaborazione intelligente e generosa di ciascuno di voi? Il Papa spera e prega che possa essere così!


4. La liturgia richiama la figura di Giuseppe nel vecchio testamento, figlio del patriarca Giacobbe, il quale fu tradito dai propri fratelli e venduto ad un gruppo di venditori ambulanti. Con tale gesto vollero bandirlo dalla loro casa, poiché sembrava superiore a loro.

La realtà della discordia, del rancore e dell'odio, dell'invidia e della violenza è troppo frequente nell'esperienza umana, addirittura tra membri della stessa famiglia, della stessa nazione, e tra le nazioni del mondo. Voi stessi siete testimoni delle dolorose separazioni che colpiscono il vostro popolo. Voi siete alla ricerca di una soluzione. Ma quale, tra tutte le strade proposte, è quella giusta? Dove vanno cercate la vera unità e la vera pace? L'esperienza di Giuseppe può illuminarci. Quando egli si rivela finalmente ai suoi fratelli - come colui che loro avevano venduto cedendolo come schiavo - temettero la giusta punizione per il male a lui fatto. Ma Giuseppe disse loro: "Non temete... se voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire ad un bene" (Gn 50,19-20).

Qui notiamo una dimensione straordinariamente profonda e singolare delle relazioni umane: la possibilità di riconciliazione e di perdono, l'eccellenza della giustizia basata sull'amore ed espressa in un incontro di apertura e fratellanza genuine. Qui cominciamo a renderci conto che la vera unità e la pace non sono puramente questioni di strutture economiche e politiche. Esse sono, fondamentalmente, il risultato di atti umani di amore sincero e di effettiva solidarietà tra individui e popoli.


5. La figura di Giuseppe nel vecchio testamento è stata sempre considerata come una prefigurazione di Gesù Cristo. Anche Gesù fu tradito. Fu condannato alla crocifissione. Tutti partecipano di quella morte perché il Figlio di Dio ha accettato il sacrificio della Croce come un'offerta per i peccati del mondo. La morte ignominiosa di Gesù sul Golgota divenne fonte di Redenzione per tutta l'umanità. Per mezzo del suo sacrificio, Cristo ci ha aperto la strada per abbandonare la schiavitù del peccato e per trovare la via della salvezza e della vita nuova in Dio. Questo è il significato della preghiera di Gesù la notte prima della sua morte: "Per loro io consacro me stesso, perché siano consacrati anch'essi nella verità" (Jn 17,19). Cristo è la nostra via, la nostra verità e la nostra vita nel superamento dei poteri della separazione, della discordia e della morte nel mondo.

Per voi, giovani cristiani, non dovrebbe esserci dubbio: Gesù Cristo dona la vera pace mediante il sangue della croce (cfr. Col 1,20). E' proprio sulla Croce che egli dimostra chiaramente che l'amore è più forte dell'odio e della violenza, che il perdono è più giusto della vendetta. Ciò non è debolezza, o pura passività. I vostri martiri, molti dei quali erano vostri coetanei, furono più forti nella loro sofferenza e nella loro morte che non i loro persecutori nel loro odio e nella violenza. La violenza distrugge; l'amore trasforma e costruisce.

Questa è la sfida che Cristo offre a voi, giovani coreani, che desiderate diventare strumenti di vero progresso nella storia del vostro Paese. Cristo vi chiama non per lacerare e distruggere, ma per trasformare e costruire!


6. Desidero rivolgere una speciale parola di incoraggiamento e di benvenuto ai dodici giovani, uomini e donne, i quali riceveranno il sacramento del Battesimo durante questa Messa. Loro sono il simbolo di tutti coloro ai quali Gesù ha reso noto il nome del Padre. E ci fanno ricordare che a tutti noi è stata data una parte della "pienezza" che si trovava in Gesù Cristo, ci è stata data per mezzo di lui perché potessimo compiere il nostro pellegrinaggio terreno in unione con il Padre.

Cari giovani coreani: "una nuova vita" in Cristo è ciò che voi potete offrire ai vostri coetanei ed alla Corea. Cristo è sorgente di un nuovo stile di vita. Quella vita nuova inizia con un cambiamento interiore del cuore e conduce alla solidarietà ed al servizio. Essa si manifesta con una dimostrazione di coraggio di fronte alle difficoltà ed alle prove, con la perseveranza nel fare del bene, con l'autocontrollo anche di fronte al male e all'ingiustizia ricevuta, e con una collaborazione saggia ed intelligente nello sviluppo sociale e culturale della comunità nella quale vivete.

Voi siete testimoni delle sofferenze del vostro popolo. Alcuni di voi forse hanno sofferto personalmente per amore della giustizia. Quali giovani cattolici dovete sapere che la rinascita alla quale aspirate non può provenire dall'odio e dalla violenza. Deve derivare dal potere di trasformazione dell'amore che Gesù ha versato nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che avete ricevuto nel Battesimo e che viene costantemente nutrito nell'Eucaristia (cfr Rm 5,5). L'Eucaristia è sia grazia sia missione, entrambe donano la vita e invitano ad essere discepoli.


7. Gesù, "rappacificando con il sangue della sua croce" (Col 1,20) ci ha fatto riconciliare con il Padre e tra noi. La vita nuova, la vera vita ambita da voi tutti con ardore giovanile, è nata dall'amorevole donazione di Gesù alla Croce. E' questo il mistero della nuova vita che stiamo celebrando questa sera nell'Eucaristia. Voi siete chiamati a rendere testimonianza di questa vera vita - come Andrew Kim e i suoi compagni martiri - per mezzo del vostro perdono, della vostra condivisione e del vostro servizio disinteressato, della vostra donazione.

Qui a Seoul, in questa occasione, il successore di Pietro vi prega in nome di Cristo, "di restare fondati e fermi nella fede, di non lasciarvi allontanare dalla speranza promessa nel Vangelo che avete ascoltato" (Col 1,23).

Miei cari giovani, siate testimoni coraggiosi davanti a tutto il mondo della riconciliazione e dell'unità di Gesù, siate gioiosi e coraggiosi strumenti della sua pace! Amati giovani, in voi è riposta la speranza di noi tutti. Amen.

1989-10-07

Sabato 7 Ottobre 1989




L'incontro con il Presidente della Repubblica di Corea - Seoul (Corea)

Possa sbocciare in questa grande terra il desiderio della pace e dell'unità che giace nei vostri cuori


Signor Presidente, gentili signore e signori.


1. In occasione della mia seconda visita in Corea, desidero esprimervi il mio profondo apprezzamento per l'ospitalità e la considerazione con le quali mi avete accolto. Il quarantaquattresimo Congresso Eucaristico Internazionale, che si tiene questo anno a Seoul è un momento di preghiera, di fraternità e di unione spirituale per tutti i cattolici. Sono certo che molte migliaia di pellegrini ritorneranno alle loro case grati al popolo coreano per la sincera generosità con la quale li avete accolti e li avete fatti sentire a casa loro in questo bel Paese.


2. Signor Presidente, la Santa Sede, all'interno della comunità mondiale, è da lungo tempo impegnata nella ricerca di un ordine internazionale giusto e pacifico.

La mia precedente visita in Corea mi ha dato l'opportunità di osservare direttamente le difficoltà e le sfide che il popolo coreano affronta nel suo sforzo per costruire una società di giustizia, di pace e di prosperità.

Questa mia visita mi permette di notare il forte desiderio di tutto il vostro popolo di procedere lungo la strada di una piena democrazia, di una prospera e serena vita civile, e di una generosa e fruttuosa cooperazione con gli altri paesi del mondo.

Mentre fate progetti per il futuro e provvedete alle necessità attuali del Paese, possiate continuare ad amministrare saggiamente sia i valori culturali ereditati dai vostri antenati, sia le risorse naturali che Dio ha destinato alle future generazioni di Coreani.

In una Nazione che deve affrontare difficoltà, anche dolorose, che deve prendere decisioni in molti campi della vita pubblica, e che ancora porta le cicatrici della divisione e del conflitto, siete messi di fronte alla sfida della ricerca di sentieri giusti e pacifici verso una vita nazionale e una riunificazione basate sull'autentica giustizia, sulla libertà e sui diritti umani inalienabili. Possano i vostri sforzi assicurare che queste mete siano benedette da Dio e portino ricchi frutti alla Corea e a tutto il suo popolo.


3. Il futuro della Corea dipenderà più che mai dalla presenza fra i cittadini di molti uomini e donne saggi, virtuosi e profondamente religiosi. La preoccupazione per il futuro della Corea deve unire tutti i cittadini: giovani e vecchi, ricchi e poveri, studenti e lavoratori, membri del governo e pubblici amministratori. A questo proposito, signor Presidente, sono lieto di sapere che numerosi cattolici si sono uniti a lei nel governo di questo Paese. La presenza di questi uomini e donne capaci tra i vostri ministri, nel Parlamento e nei servizi militare e civile, è un'indicazione del contributo attivo che la comunità cattolica della Corea sta dando alla vita del Paese. Insieme ai concittadini di altre fedi, possano i cattolici della Corea offrire i loro molti doni per il bene comune.


4. Infine, signor Presidente, conscio delle molte e pesanti preoccupazioni che assillano voi e le persone che lavorano per il benessere della Corea, vi assicuro le mie preghiere e vi porgo i migliori auguri. Come un seme, piantato in un terreno fertile e coltivato con grande pazienza e cura, possa il desiderio ardente della pace e dell'unità che giace nel profondo del cuore di ogni coreano, sbocciare in questa grande terra. Possano tutti i Coreani lavorare insieme, mano nella mano, per costruire una società degna delle vostre antiche tradizioni, delle speranze dei vostri figli e dei figli dei vostri figli.

Dio vi benedica tutti e vi guidi sulle strade della sua pace!

1989-10-08

Domenica 8 Ottobre 1989




Per la conclusione del Congresso Eucaristico Internazionale durante la Messa - Ai fedeli riuniti, Seoul (Corea)

Proclamiamo davanti al mondo che Cristo continua a riconciliare i popoli


"Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga" (1Co 11,26).

Fratelli e sorelle della Chiesa in Corea, fratelli e sorelle riuniti da tutte le parti del mondo per onorare Gesù Cristo nell'Eucaristia.

Sia lodato il Signore! Sono venuto di nuovo nella vostra Seoul, è bello rivedervi. Ringraziamo insieme il Signore.


1. Cinque anni fa, qui nella Youido Plaza, celebrammo insieme il bicentenario della presenza della Chiesa in questa terra con la solenne canonizzazione di centotre santi martiri di Corea. Essi sono i testimoni splendenti di quanto profondamente i figli e le figlie di questa terra sono uniti in Cristo. Oggi il nostro Padre celeste mi dà la grazia di celebrare questa solenne Eucaristia alla chiusura del quarantaquattresimo Congresso Eucaristico Internazionale. Il sacrificio della Messa approfondisce meravigliosamente la nostra comunione con quei martiri coraggiosi, e con tutti i santi - in primo luogo con Maria, madre del Redentore - affinché tutti coloro che condividono il Corpo e il Sangue di Cristo in ogni luogo e in ogni tempo siano uniti dallo Spirito Santo (cfr. "Prex Eucharistica" II).

La comunione dei santi ha la sua fonte più profonda in Cristo e la sua piena espressione sacramentale nell'Eucaristia: "Poiché c'è un solo pane noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo" (1Co 10,17). Infatti, ogni volta che celebriamo l'Eucaristia, ritorniamo al Cenacolo a Gerusalemme, la sera prima della Pasqua. La celebrazione dell'Eucaristia da parte della Chiesa non può essere separata da quel momento. In quel luogo, Gesù parlo agli apostoli della sua morte che redime. Li, istitui il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue sotto forma di pane e vino, seguendo il tradizionale rito ebraico del pranzo pasquale.

Dando loro il pane, Gesù diceva che era il suo corpo che stava per offrire sulla Croce. Dando loro il calice del vino, diceva che era il suo sangue che avrebbe versato in sacrificio sul Calvario. Poi Gesù disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me" (1Co 11,24). Gli apostoli ricevettero il sacramento del Corpo e del Sangue del Redentore, come la Pasqua che veramente salva.


2. Mentre tutto ciò stava accadendo nel Cenacolo a Gerusalemme, gli apostoli forse ricordavano quelle parole pronunciate un giorno a Cafarnao, dove Gesù aveva miracolosamente moltiplicato il pane per la folla che ascoltava il suo insegnamento: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risuscitero nell'ultimo giorno" (Jn 6,53-54).

Cafarnao aveva preparato gli apostoli per il Cenacolo. Ciò che era stato promesso a Cafarnao è diventato realtà a Gerusalemme. "Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui" (Jn 6,55-56).

Si, Gesù Cristo è la "nostra Vita e Risurrezione". I figli e le figlie di Israele mangiarono la manna che Dio aveva mandato loro nel deserto, ma ciò nonostante morirono. Gesù ha dato il pane eucaristico, come fonte di vita che è più forte della morte. Attraverso l'Eucaristia, continua a dare la vita, cioè, la vita che è in Dio e viene da Dio. Questo è il significato delle parole di Gesù: "Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me" (Jn 6,57).


3. Tutto questo è al centro del quarantaquattresimo Congresso Eucaristico Internazionale. Questo raduno del santo Popolo di Dio rivela chiaramente la vera natura della Chiesa (cfr SC 41), la comunità di coloro che sono rinati a nuova vita. Unita in preghiera e rendendo grazie intorno all'altare, tutta la Chiesa è una con Cristo, il suo capo, il suo salvatore e la sua vita.

Perché infatti la Chiesa vive - attraverso l'Eucaristia - la memoria della Passione, morte e Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.

Tutta la Chiesa è qui per onorare Cristo nell'Eucaristia; per ascoltare le parole di vita eterna, che Gesù ci ha dato; e per approfondire l'esperienza della Chiesa nel condividere il pane di vita che soddisfa il bisogno più profondo del nostro essere immortale: la fame del mondo per la "vita" che Dio solo può soddisfare.

Nella "Statio Orbis" tutta la comunità cristiana rinnova la sua determinazione a condividere il "Pane di Vita" con tutti coloro che hanno sete di verità, di giustizia, di pace e di vita stessa. La comunità cristiana può fare questo solo diventando un effettivo strumento di riconciliazione fra l'umanità peccatrice e il Dio della santità, e tra i membri stessi della famiglia umana.

L'Eucaristia è il sacramento dell'unità della Chiesa. La Chiesa, attraverso il suo rapporto con Cristo, è un tipo di sacramento o segno dell'unità di tutta l'umanità come anche un mezzo per raggiungere questa unità (cfr LG 1).


4. Le parole "Cristo, nostra Pace" sono state scelte come tema di questo congresso. Abbiamo sentito ciò che l'Apostolo proclama: "Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era framezzo, cioè l'inimicizia" (Ep 2,13-14).

L'Apostolo sta forse pensando al muro del tempio di Gerusalemme che divideva gli Ebrei dai gentili. Ma quanti muri e quante barriere dividono la grande famiglia umana oggi? Quante forme di conflitto? Quanti segni di sfiducia e di ostilità sono visibili nei Paesi di tutto il mondo? L'Est è diviso dall'Ovest; il Nord dal Sud. Queste divisioni sono l'eredità della storia e dei conflitti ideologici che così spesso dividono popoli che altrimenti desidererebbero vivere in pace e in fraternità gli uni con gli altri. Anche la Corea è segnata da una tragica divisione che penetra sempre più profondamente nella vita e nel carattere del suo popolo. La nazione coreana è il simbolo di un mondo diviso non ancora capace di diventare unito nella pace e nella giustizia.

Tuttavia c'è una strada da percorrere. La vera pace - lo "shalom" di cui il mondo ha urgentemente bisogno - risalta sempre dal mistero infinitamente ricco dell'amore di Dio, il "mysterium pietatis" (cfr 1Tm 3,16), del quale san Paolo scrive: "E' stato Dio infatti a riconciliare a sè il mondo in Cristo (2Co 5,19).

Come cristiani siamo convinti che il mistero pasquale di Cristo rende presente e disponibile la forza della vita e dell'amore che supera il male e ogni separazione. I vostri antenati, ammirevoli nella fede, sapevano che "in Cristo" tutti sono uguali in dignità e tutti sono ugualmente meritevoli di attenzione amorevole e di sollecitudine. Proprio come i primi cristiani hanno descritto negli Atti degli Apostoli (cfr Ac 2,42ss), essi coraggiosamente abolirono le inviolabili barriere fra le classi esistenti in quel periodo per vivere come fratelli e sorelle. I nobili padroni e gli umili servi sedevano insieme alla stessa tavola.

Dividevano le ricchezze della loro nuova conoscenza di Cristo componendo catechismi e belle poesie di preghiera nel linguaggio della gente comune. Avevano le proprietà in comune così da aiutare i più bisognosi. Si prendevano amorevolmente cura degli orfani e delle vedove, di coloro che erano imprigionati e torturati. Giorno e notte perseveravano nella preghiera, rendendo grazie e fraternizzando. Ed erano felici di dare la vita per gli altri e al posto degli altri. Perdonavano e pregavano per coloro che li perseguitavano. La loro era una vita veramente eucaristica, un vero spezzare il pane che dà la vita!


5. In questa assemblea della "Statio Orbis" proclamiamo dinanzi al mondo che Cristo, unico Figlio del Padre. continua a riconciliare i popoli "con Dio in un solo corpo per mezzo della croce distruggendo in se stesso l'inimicizia" (Ep 2,16).

"Gesù Cristo è la nostra pace" (cfr Ep 2,14).

Dall'Eucaristia nasce la missione e la capacità della Chiesa di offrire il suo specifico contributo alla famiglia umana. L'Eucaristia trasmette effettivamente al mondo il dono di Cristo nel momento del distacco "Vi lascio la pace, vi do la mia pace" (Jn 14,27). L'Eucaristia è il sacramento "della pace" di Cristo perché ricorda il sacrificio salvifico di Redenzione della Croce.

L'Eucaristia è il sacramento della vittoria sulle divisioni che vanno dal peccato personale all'egoismo collettivo. La comunità eucaristica è pero chiamata ad essere modello e strumento di un'umanità riconciliata. Nella comunità cristiana non possono esserci divisioni, nè discriminazioni nè separazioni tra quelli che spezzano il pane di vita intorno all'unico altare del sacrificio.


6. Nell'approssimarsi del terzo millennio cristiano, l'urgente sfida che i cristiani devono affrontare in questo periodo storico, è quella di introdurre questa pienezza di vita, questa "pace" nella struttura e nel tessuto della vita di tutti i giorni, nella famiglia, nella società, nelle relazioni internazionali. Ma dobbiamo ascoltare attentamente le parole di Cristo: "Non come la dà il mondo, io la do a voi" (cfr Jn 14,27). La pace di Cristo non è semplicemente assenza di guerre, tacere delle armi, non è nient'altro che la trasmissione dell'"amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5,5). Il nostro condividere il Corpo e il Sangue del Signore risorto non può essere separato dai nostri continui sforzi per condividere questo amore che rinvigorisce attraverso il servizio. "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19): fatelo per ciascuno di voi, come io l'ho fatto per voi e per tutti. Si, noi dobbiamo non solo celebrare la liturgia, ma vivere veramente l'Eucaristia.

L'Eucaristia ci obbliga - a rendere grazie per il mondo, a rispettarlo e a condividerlo con gli altri in modo saggio e responsabile. a stimare e amare il grande dono della vita, specialmente di ogni vita umana creata, fin dal suo inizio, ad immagine di Dio e redenta da Cristo; - ad avere cura e a promuovere l'inalienabile dignità di ogni essere umano attraverso la giustizia, la libertà e la concordia; - ad offrire se stessi generosamente come pane di vita per gli altri com'è spiegato nel "Movimento Un Cuore Un Corpo", affinché tutti possano essere uniti nell'amore di Cristo.


7. Ogni Congresso Eucaristico Internazionale, ogni "Statio Orbis" è una solenne professione di fede della Chiesa nella buona Novella proclamata e realizzata nell'Eucaristia: "Signore, attraverso la tua Morte e Resurrezione ci hai resi liberi".

Nella grande assemblea del Congresso Eucaristico, qui a Seoul, su questa terra del continente asiatico, professiamo la vita che condividiamo attraverso la morte del Redentore. E preghiamo per tutti, per la Corea, per l'Asia, per il mondo: che tutti possano avere vita in loro stessi e averla in abbondanza (cfr Jn 10,10).

Facci diventare seme di vita per ognuno.

Facci diventare strumenti della vera pace! Sia lodato Gesù Cristo. Amen.

1989-10-08

Domenica 8 Ottobre 1989




Al termine della Messa - Seoul (Corea)

"Grazie Gesù eucaristia per questa manifestazione della Chiesa qui in Seoul"


Voglio ringraziare per questo 44° Congresso Eucaristico Internazionale a Seoul. Voglio ringraziare la Chiesa di Seoul e di Corea, il Cardinale Kim e tutti i Vescovi della vostra patria, come anche tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose, tutti i laici, e il popolo di Dio tutto: famiglie, giovani, anziani, bambini, malati, tutti quanti hanno, con la loro fede e la loro opera, contribuito a questo splendido Congresso Eucaristico a Seoul. Sono riconoscente alla Provvidenza divina, perché possiamo oggi concludere questo Congresso qui in Corea, in questa parte del mondo, in questo Oriente. E' molto significativo il posto in cui si è introdotta la tradizione dei Congressi Eucaristici Internazionali. Grazie di cuore.

Voglio ancora una volta salutare tutti i presenti, non solamente coreani, ma anche quanti sono venuti da diverse parti del mondo, soprattutto dal mondo asiatico, dall'area dell'Oceano Pacifico. Auguro a tutti che questo Congresso Eucaristico, che Cristo eucaristia, possa dare frutti abbondanti nei loro cuori e nei loro ambienti. Ci uniamo, come abbiamo già sottolineato, con i nostri fratelli coreani del Nord, in questa unità portiamo avanti l'opera e la missione della Chiesa universale di Cristo composta da tutti i popoli di tutte le parti del mondo, diversa nelle sue lingue, nelle sue culture e tradizioni, pero identica nell'intimo mistero nella sua fede, nella sua speranza, nella sua carità.

Grazie Gesù eucaristico, grazie Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, per questa terrena manifestazione della Chiesa qui in Seoul, in Corea. Sia lodato Gesù Cristo.

Pensavo di aver detto tutto, ma il vostro Cardinale dice che l'opera non è ancora completa, perché mancano parole rivolte ad una categoria speciale: i mass-media. Sono i mass-media che portano l'opera di questo Congresso Eucaristico nel mondo con i loro mezzi. Un ringraziamento anche a chi ha curato la sicurezza del Congresso e dei congressisti. Un ringraziamento a queste persone che rappresentano le autorità della vostra patria. In conclusione ringrazio le autorità stesse. L'ho già fatto stamattina parlando con il Presidente della Corea e ribadisco il mio ringraziamento insieme a quanti sono qui riuniti.

1989-10-08

Domenica 8 Ottobre 1989




Il messaggio di pace all'Angelus - Ai fedeli riuniti, Seoul (Corea)

Raccomando a Maria i popoli della Corea del Nord e della Cina continentale


Fratelli e sorelle in Cristo.


1. Abbiamo appena celebrato l'Eucaristia e concluso il quarantaquattresimo Congresso Eucaristico Internazionale. In unione con la Chiesa sparsa in tutto il mondo siamo stati uniti a Gesù Cristo nell'"accettabile sacrificio che porta la salvezza a tutto il mondo". Insieme a sua madre, Maria sempre Vergine, ci siamo rallegrati in Dio nostro salvatore, poiché lui, che è potente, ha fatto grandi cose per il suo popolo (cfr Lc 1,47-49).

In quest'ora, a mezzogiorno, ci rivolgiamo a Maria, che Cristo ci ha dato come nostra madre (cfr Jn 19,27). Per sempre "essa primeggia fra gli umili e i poveri del Signore" (LG 55), intercedendo a favore dell'affamato, del debole e dell'indifeso. Lei è la speranza e il conforto dei figli di Eva. E' lei la "benevola Avvocata". Fiduciosi noi le chiediamo di pregare per noi, perché siamo degni delle promesse del suo Figlio divino.


2. Oggi a Seoul leviamo una fervida preghiera affinché la pace di Cristo discenda su tutte le nazioni e i popoli. Consentitemi di ricordare in particolare due popoli che sono tanto vicini al mio cuore. Confidando nella tenera sollecitudine di Maria per tutti i suoi figli, non possiamo fare a meno di raccomandarle, con profondo affetto, speranza e dolore, il popolo della Corea del Nord e soprattutto la sua comunità cattolica. Preghiamo per quei genitori e per quei figli, per quei fratelli e per quelle sorelle, per quegli amici e per quei parenti che sono separati, ma che attendono con una speranza che non viene mai meno di essere riuniti in una sola famiglia. Che Gesù, attraverso l'intercessione della sua beata Madre, la regina della pace, affretti il giorno in cui tutti i Coreani saranno riconciliati nella fiducia e nel rispetto reciproci, e riuniti nella gioia dell'amore fraterno.


3. In questo dialogo filiale con Maria nostra madre, ricordo anche i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo che vivono nella Cina continentale. La loro vicinanza geografica, come pure i vincoli di fede e cultura, li congiunge profondamente a molti qui presenti. Nel profondo del mio cuore è sempre presente l'ardente desiderio di incontrare questi fratelli e queste sorelle, per poter esprimere loro il mio cordiale affetto e la mia sollecitudine, e per dir loro che le altre Chiese locali li hanno in grande stima. Sono profondamente commosso quando penso ai segni eroici di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa mostrati da molti di loro negli anni passati. Attraverso l'intercessione di Maria, ausilio dei cristiani, Cristo sia la loro consolazione in ogni tribolazione e in tutte le sfide della loro vita quotidiana. Che il Signore inoltre ispiri in loro un fermo impegno al delicato compito di promuovere la riconciliazione all'interno della comunità ecclesiale, in comunione di fede con il successore di Pietro, che è il principio visibile e il fondamento di questa unità. Che egli incoraggi e sostenga i fedeli cristiani che li si trovano, mentre cercano di dedicarsi alla ricerca del bene comune e al generoso servizio nei confronti dei loro concittadini, operando per il progresso della loro nobile Nazione.


4. Chiediamo a Maria di condurre tutta l'umanità alla Croce di Cristo, nostra sola speranza di salvezza. Attraverso le sue preghiere, possano tutti i cuori aprirsi alla pace di Cristo - quella pace che supera ogni comprensione umana (cfr Ph 4,7). E noi, che abbiamo ricevuto tanti doni di Dio grazie alla sua intercessione, possiamo imitare il suo esempio ed offrire noi stessi in unione con il Figlio suo per la salvezza e la pace di tutto il mondo.

[Al termine della preghiera mariana il Santo Padre ha così parlato:] Sono molto felice di annunciare che, dietro invito della Conferenza Episcopale Spagnola, è stato deciso di tenere il quarantacinquesimo Congresso Eucaristico Internazionale a Siviglia, nel 1993. Questa scelta è stata ispirata dalla commemorazione del quinto centenario della evangelizzazione dell'America Latina, che, in vari modi, sarà celebrato in quel periodo.

Che il Signore eucaristico si serva di questo evento per operare un rinnovamento nella predicazione del Vangelo nei paesi del Nord e del Sud America.

1989-10-08

Domenica 8 Ottobre 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Ai giovani coreani durante la santa Messa - Seoul (Corea)