GPII 1989 Insegnamenti - L'incontro con i capi religiosi - Jakarta (Indonesia)

L'incontro con i capi religiosi - Jakarta (Indonesia)

Una grande sfida: vivere nel dialogo


Eccellenza, egregi ministri e membri del governo, cari fratelli e sorelle.

Sono lieto di avere la possibilità di incontrarmi con voi, stimati responsabili delle maggiori comunità religiose rappresentate tra il popolo dell'Indonesia. Come Vescovo di Roma, successore dell'apostolo Pietro, cui Cristo ha affidato la responsabilità di tutti i suoi discepoli, sono venuto in Indonesia in questa visita pastorale per rafforzare la fede dei miei fratelli e sorelle cattolici (cfr Lc 22,32). Sono venuto per incontrarli, per pregare con loro, e per assicurarli che essi sono una parte importante della Chiesa cattolica diffusa in tutto il mondo.

La mia visita non è tuttavia limitata ai cattolici dell'Indonesia.

Questo Paese abbraccia, entro i suoi vasti confini, una quantità di genti, con una grande ricchezza di lingue e di costumi. Vi sono le tradizionali religioni indigene, che si possono trovare ancora in molti luoghi. Tradizioni religiose antiche quali il buddismo e l'induismo alimentano i propri fedeli con l'antichissima saggezza dell'Est. Anche il confucianesimo ha aggiunto la sua nota caratteristica, mentre l'Islam è diventato il sentiero religioso per la maggioranza degli Indonesiani. La Chiesa cattolica è presente in questo luogo da secoli, e può rendere grazie a Dio per la profonda fede di generazioni di cattolici indonesiani. Anche altre comunità cristiane hanno avuto una lunga storia in questa Nazione. Questa imponente eredità di tradizioni religiose è ampiamente riconosciuta come una dimensione significativa della vita dell'Indonesia come nazione, una eredità che invita ad un profondo rispetto da parte di tutti i cittadini.

Per questo motivo, sono lieto di salutare voi, rappresentanti di quelle comunità con le quali i cattolici indonesiani sono in stretto contatto. Io vengo a voi come uomo di pace, preoccupato come voi della crescita della pace e della vera armonia tra tutti i popoli della terra. Io vengo a voi come un uomo di fede che crede che tutta la pace sia un dono di Dio. E' questa pace di Dio che "sorpassa ogni intelligenza" (Ph 4,7), che io invoco sul popolo tutto dell'Indonesia.

Una delle principali sfide che deve affrontare l'Indonesia moderna è quella di costruire una società armoniosa dai diversi elementi che sono la fonte dall'attuale promessa della Nazione e della sua futura grandezza. I cattolici dell'Indonesia trovano una motivazione profonda per i loro contributi a questa impresa nella visione dell'armonia universale che la fede cristiana offre loro.

Con la nostra fede nell'unico Dio, che è creatore del cielo e della terra, di tutto ciò che è visibile e invisibile, noi che seguiamo Cristo siamo ispirati a lavorare per il progresso della pace e dell'armonia tra i popoli.

Questa visione cristiana non è in alcun modo estranea alla visione di unità che costituisce la caratteristica di molte altre religioni. Molte tradizioni religiose vedono l'universo come un insieme organico, le cui parti sono legate insieme in un grande tessuto di relazioni. Da questa visione deriva il rispetto per la natura, la sensibilità nelle relazioni umane, un grande apprezzamento dell'amore e della collaborazione all'interno delle famiglie, un forte senso della giustizia e del riconoscimento dei diritti di ogni persona. La fede in Dio come creatore di tutte le cose è un forte stimolo a promuovere un dialogo rispettoso tra i fedeli delle varie religioni. Indubbiamente, "quando i Cristiani e i fedeli di altre religioni sono uniti nella loro fede nel Creatore, esiste una solida base per una comprensione reciproca e uno scambio pacifico" ("Allocutio ad Indonesiae episcopos limina Apostolorum visitantes" 7, die 20 maii 1989: Insegnamenti di Giovanni Paolo II XII, 1 [1989] 1290).

Questo tipo di dialogo e di scambio rispettoso può svolgere un ruolo essenziale nella costruzione di una società politica unificata. Desidero esprimere la mia speranza che i credenti dell'Indonesia manifestino quel profondo rispetto per gli altri che può promuovere un'armonia duratura tra i diversi popoli di questa Nazione.

A questo proposito mi sono di conforto gli ideali e le strutture pratiche stabilite dalla costituzione indonesiana del 1945 concernenti la libertà di ogni cittadino di professare la religione di sua scelta e di godere della libertà di credo. E' insegnamento della Chiesa cattolica che questo diritto alla libertà religiosa si fondi sulla dignità stessa della creatura umana creata da Dio (cfr DH 2). La libertà religiosa è veramente un fondamentale diritto umano, un diritto di cui dovrebbero godere tutte le comunità religiose, oltre che tutti gli individui. Pertanto, è molto importante che questo diritto venga tutelato, "che lo Stato possa effettivamente garantire e promuovere l'osservanza della libertà religiosa, particolarmente quando, accanto alla grande maggioranza che segue una religione, esistano uno o più gruppi minoritari di un'altra fede" ("Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum, pro a. D. 1989", 8, die 8 dec. 1988: Insegnamenti di Giovanni Polo II, XI, 4 [1988] 1788).

Egregi amici: oggi più che mai il mondo è diventato sensibile all'aspirazione di tutti i popoli ad essere liberi, a sperimentare la libertà di vivere in accordo con i dettami della coscienza, a cercare la verità senza costrizione, e ad esprimere le proprie convinzioni in una società che promuova il progresso autentico e un dialogo costruttivo tra gente di fede diversa. E' vero che questa aspirazione alla libertà, se non viene guidata e regolata dalla sensibilità verso i valori spirituali e i principi oggettivi della moralità umana, può degenerare in un permissivismo che costringe più che liberare. Ma questo è precisamente il motivo per il quale tutti i credenti dovrebbero promuovere la causa della vera liberazione, fornendo quella visione spirituale che deve di fatto ispirare ogni autentica crescita verso la libertà. In un senso molto concreto, si può affermare che la responsabilità della costruzione di una società basata sulla cooperazione, sulla tolleranza e sull'unità nell'ambito della diversità ricade sulla attuale generazione come un compito sacro, e che i capi religiosi dell'Indonesia hanno una sostanziale responsabilità a questo proposito.

così anche i giovani dell'Indonesia. Per questo motivo faccio appello ad essi con le parole che indirizzai ai giovani musulmani del Marocco nel 1985.

"Normalmente", dissi loro, "i giovani guardano al futuro, aspirano ad un mondo più giusto e più umano... (Ma) i giovani possono costruire un futuro migliore solo se prima pongono la loro fede in Dio e se si impegnano a costruire questo nuovo mondo secondo il piano di Dio, con sapienza e fiducia". ("Allocutio Albae domi, in Marochio, ad iuvenes muslimos",


6. 4, die 19 aug. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 2 [1985] 501s 500).

Questa non è una sfida da poco. Di fatto, il progetto di lavorare insieme in una collaborazione rispettosa, comporta spesso l'adozione di nuove prospettive, mettendo da parte tensioni od ostilità passate e guardando al futuro.

Ognuno di noi è chiamato ad adottare un atteggiamento di generoso servizio l'uno verso l'altro e in favore di tutti. Come ha insegnato ai cattolici il Concilio Vaticano II: "non possiamo invocare Dio Padre di tutti, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni" (NAE 5).

In una società culturalmente varia, "trattare gli altri da fratelli" significa vivere nel dialogo. Questo dialogo può esprimersi in varie forme. "Prima di ogni altra cosa, il dialogo è un modo di agire, un atteggiamento e uno spirito che guida la propria condotta. Esso comporta interesse, rispetto e ospitalità nei confronti del prossimo" (Secret. pro Non Christianis "Notae quaedam de Ecclesiae rationibus ad asseclas aliarum religionum", 1984, n. 29: AAS 76 [1984] 824). In altre parole, esso comporta ciò che spesso viene chiamato il "dialogo di vita", in cui le persone si adoperano a vivere in uno spirito aperto e amichevole, condividendo le gioie e i dolori, i problemi e le preoccupazioni umane.

Ma vi è anche il "dialogo delle azioni": la collaborazione per lo sviluppo integrale di tutti i cittadini. A questo può essere aggiunto l'importante dialogo dello scambio teologico, per il quale i partners mirano a progredire nel rispetto e nella comprensione delle reciproche eredità religiose, e ad apprezzare i reciproci valori spirituali. E infine, vi può essere il dialogo della esperienza religiosa, per il quale le persone radicate nelle proprie tradizioni religiose condividono le loro ricchezze spirituali, come la preghiera e la contemplazione (cfr. Secret. pro Non Christianis, "Notae quaedam de Ecclesiae rationibus ad asseclas aliarum religionum", 1984, n. 29-35: "l. c." pp. 824-825).

In questo contesto, una particolare questione merita attenzione. E' la questione della verità stessa, delle sue esigenze verso coloro che credono, e della sua necessità per un dialogo sincero e improntato al rispetto. A meno che questi problemi non vengano affrontati apertamente e onestamente, non sarà possibile una collaborazione duratura e feconda tra credenti.

La voce della coscienza impegna la persona umana al livello più profondo per pensare e per agire in accordo con la verità. Agire contro la propria coscienza sarebbe tradire sia la verità che noi stessi. Pertanto non ci si potrà mai aspettare dai credenti che compromettano la verità che sono chiamati a promuovere nelle loro vite. Tuttavia una salda adesione alla verità delle proprie convinzioni non implica in alcun modo l'essere chiusi agli altri. E' piuttosto un invito ad aprirsi al dialogo che abbiamo già descritto. Questo per due motivi.

Anzitutto, la conoscenza della verità ci impegna a condividere il dono che abbiamo ricevuto con gli altri. Nella sacra Bibbia, i cristiani leggono che "Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" (cfr 1Tm 2,4). La Chiesa cattolica è profondamente convinta che la verità, ovunque essa sia, può servire come cammino verso l'unico Dio, il Padre di tutti. Per questo motivo, essa non respinge nulla che sia vero e sacro nelle altre religioni (cfr NAE 2). La Chiesa tuttavia non vacilla nella sua convinzione che Gesù Cristo, l'eterno Figlio di Dio, è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6) e la definitiva Rivelazione di Dio all'umanità. Eppure, nel compito di servire la fede che ha ricevuto, e in uno spirito di rispetto e di dialogo, la Chiesa non esita a collaborare con tutti gli uomini e le donne di buona volontà per l'elevazione spirituale e morale del genere umano e per il sorgere di una società umana, giusta e pacifica.

Il dialogo improntato al rispetto ci permette inoltre di essere arricchiti dalle loro domande e forzati ad approfondire la nostra conoscenza della verità. Lungi dal reprimere il dialogo o dal renderlo superfluo, la fedeltà alla verità della propria tradizione religiosa per sua stessa natura rende il dialogo con gli altri sia necessario che fecondo.

Qui in Indonesia, la fondazione da parte del ministero per gli affari religiosi di un foro nazionale per la comunicazione e il dialogo tra le religioni può essere vista come un passo positivo. Il grande compito di servire la verità vi invita ad unirvi nella cooperazione. Io offro le mie preghiere per il successo e per la fecondità nel tempo del buon lavoro che avete iniziato.

Cari fratelli e sorelle: ogni giorno che passa, l'unità della famiglia umana diventa sempre più visibile, anche quando questa unità viene drammaticamente minacciata dalle forze della guerra, della violenza e della repressione. Dove vi sono valori spirituali quali il rispetto reciproco, la collaborazione pacifica e la riconciliazione, non solo viene rafforzata l'unità dei gruppi, ma la vita di intere nazioni può essere mutata e il corso della storia cambiato.

La sfida è nostra. Adoperiamoci insieme per la comprensione reciproca e la pace. A nome di tutta l'umanità, facciamo causa comune nel salvaguardare e promuovere quei valori che costruiranno la salute spirituale e morale del nostro mondo. Serviamo con generosità il volere di Dio, così come noi lo conosciamo, in uno spirito di dialogo, rispetto e collaborazione.

Dio vi benedica tutti con la sua pace!

1989-10-10

Martedi 10 Ottobre 1989




L'incontro con i Vescovi, clero, religiosi e religiose - Jakarta (Indonesia)

Una nuova primavera dello Spirito sta fiorendo in questa terra così generosamente benedetta da Dio


Cari fratelli Vescovi, cari fratelli e sorelle.


1. "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (Rm 1,7).

Sono molto lieto di incontrarvi, sacerdoti, religiosi e religiose dell'Indonesia in questa cattedrale dell'Assunzione, la più antica cattedrale cattolica del vostro Paese. Oggi possiamo celebrare insieme la bontà del Signore.

Questa è inoltre per me un'occasione per esortarvi a perseverare e a crescere nella vocazione alla quale Dio vi ha chiamati al servizio del Vangelo. La Chiesa locale, nonostante sia relativamente giovane, è ricca di grazia e di benedizione.

E poiché state vivendo le gioie e le sfide della sua crescita, desidero assicurarvi che siete vicini al mio cuore. Vi do il mio incoraggiamento ed il mio amore.

Voi, generazione odierna di sacerdoti rappresentate gli eredi degli alti ideali dei grandi missionari che hanno posto disinteressantemente le basi della Chiesa in Indonesia. Molti di loro li avete conosciuti personalmente. Voi siete stati confermati dalla loro fede e guidati al servizio del Signore attraverso la loro vita cristiana e la testimonianza di quei "servitori fedeli" che sono stati ora chiamati all'eterna ricompensa ma il cui ricordo continua a vivere. L'esempio della loro vita cristiana e la testimonianza sono il loro messaggio, ed anche adesso stanno intercedendo presso Dio affinché continui ad essere fertile quella parte della vigna del Signore, da loro coltivata con tanta devozione. Si pensi al padre van Lith di Giava, ed i pastori coraggiosi di tempi più recenti, come il famoso Vescovo Thijssen che ha operato a Lesser Sunda, e l'Arcivescovo van den Hurk, che da poco tempo ci hanno lasciati.

L'alta stima di cui godete oggi presso il popolo indonesiano, compresi i non cristiani, è dovuta in gran parte alla devozione e integrità morale di coloro che vi hanno preceduti. Ma il loro importante esempio costituisce anche una sfida poiché le vostre Chiese oggi continuano ad aver bisogno di sacerdoti saggi e pii che siano in grado di mostrare la giusta via per quanto essa sia scoraggiante e difficile.


2. Desidero inoltre rivolgermi ai religiosi e alle religiose. Vi ringrazio per la vostra testimonianza consacrata nella Chiesa e nel mondo, per i vostri numerosi apostolati. Rivolgo un saluto particolare ai vari gruppi di religiose contemplative ed ai padri trappisti la cui silenziosa testimonianza ed il servizio di preghiera sono così preziosi per la vita e la missione della Chiesa.

Molte attività della Chiesa in Indonesia sono state svolte sotto la guida intelligente ed esperta dei religiosi. Bisogna ricordare inoltre la vostra opera nell'educazione cattolica e nella catechesi, negli importanti settori della assistenza sanitaria e nei servizi per lo sviluppo umano. Le scuole cattoliche, in particolare, vi danno la possibilità di approfondire la conoscenza umana e le virtù del prossimo rendendovi inoltre capaci di parlare agli altri di Cristo.

Unendo lo zelo missionario dei religiosi provenienti dall'estero all'entusiasmo di quelli indonesiani, avete dato nuova vita e nuovo fervore ai vostri carismi. Mantenendo la vostra identità di religiosi, perseverando nei vostri apostolati, avete anche guadagnato l'amore ed il rispetto dei laici, ed avete ispirato i giovani a seguire il vostro modo di vivere. Quest'esempio è un grande dono non soltanto per l'Indonesia, ma per l'intera Chiesa.


3. "Laetentur insulae multae" - "Gioiscano le isole tutte" (Ps 96[95],1). Le parole di questo Salmo sono servite come motto ad uno dei Vescovi missionari di Batavia del secolo scorso. A voi, sacerdoti e religiose di questo che è il più grande arcipelago nel mondo, affido questo motto come una chiave per scoprire il vero significato della vostra vita. Voi troverete quel significato rendendo testimonianza alla gioia della Risurrezione e dando la vostra vita cosicché anche le isole più lontane possano "gioire" udendo il Vangelo, di cui voi siete veri predicatori, insegnanti e testimoni.

Per rendere credibile la testimonianza le vostre vite debbono infondere gioia e coraggio anche di fronte alle avversità. Ciò è possibile soltanto se la vostra vita interiore e caratterizzata da una salda unione con Cristo nutrita dalla preghiera personale e dall'esercizio della carità pastorale. Nella misura in cui crescete seguendo il modello di Cristo sarete trasformati a sua immagine.

Diverrete segno di speranza e di proclamazione vivente della Risurrezione.

Io so che voi spesso dovete portare a termine la vostra missione con mezzi del tutto inadeguati al compito che vi è stato affidato. Un servizio di questo genere richiede un grande sacrificio personale ed una totale dedizione per il Popolo di Dio. Questo è vero soprattutto per le Chiese più lontane: quelle nel Kalimantan, le Molucche, l'Irian ed il Sulawesi. Sebbene io non possa recarmi personalmente in quelle comunità, so che i loro rappresentanti si trovano qui oggi e desidero rivolgere loro un saluto e rassicurarli che anche essi sono molto vicini al mio cuore.


4. Sebbene la vostra opera nella vigna del Signore sia spesso ardua, potete trarre un grande incoraggiamento dal numero di vocazioni al sacerdozio ed alla vita religiosa che oggi arricchiscono la Chiesa indonesiana. Io mi unisco a voi nel ringraziamento per l'opera dello Spirito Santo, che è stato effuso con abbondanza sulle vostre Chiese. Negli ultimi sette anni il numero dei sacerdoti indonesiani è aumentato, passando da meno di ottocento a piu di mille - una benedizione senza precedenti nei nostri tempi. Mi unisco a voi anche nel ringraziamento rivolto alle famiglie cattoliche indonesiane, in particolare ai genitori i quali così generosamente hanno messo i propri figli e le proprie figlie al servizio di Dio.

Le vocazioni sono segno della salute della vita religiosa e insieme esito del servizio devoto di Vescovi e sacerdoti. Predicando con il buon esempio si inducono i giovani ad abbracciare una vita di totale consacrazione e di servizio. Sia i missionari stranieri che il clero indonesiano, in stretta collaborazione, hanno dato un brillante esempio di vita e di servizio cristiano.

Nonostante i missionari abbiano incontrato continue difficoltà, ciò si è rivelato un bene per la Chiesa: questa è la forza della fede! Poiché la creazione della Chiesa è opera di Dio non dobbiamo mai smettere di pregare per le vocazioni e chiedere agli altri di fare lo stesso.

Benché sia già stato fatto molto, c'è ancora molta strada da percorrere: "La messe e molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe". (Lc 10,2).


5. Cari fratelli e sorelle, dobbiamo guardare al futuro quando ringraziamo per le benedizioni ricevute in passato e le grazie del presente. Una volta completata l'evangelizzazione iniziale, incalza un nuovo compito, il compito di formare le coscienze ed interiorizzare la fede. Questo richiede un rinnovato impegno da parte vostra, un impegno che è assolutamente necessario affinché il Vangelo affondi bene le proprie radici nella vita e nella cultura indonesiana. La formazione serve per nutrire la pianta fragile ed ancora vulnerabile nel suo primo stadio di crescita.

Voi fornirete ai cattolici la formazione necessaria per assicurare che la loro accettazione di Cristo, nutrita all'interno della Chiesa, diventi parte integrante del tessuto stesso delle loro vite senza scadere nella mediocrità o nel compromesso. C'è la necessità di formare dei laici responsabili e forti i quali riconoscano che la fede abbraccia ogni aspetto della vita, e che partecipino con coscienza alla missione della Chiesa all'interno della famiglia, del lavoro e della vita pubblica e sociale.

Gran parte degli sforzi della Chiesa sono rivolti alla formazione attraverso i vari istituti che sono stati creati in Indonesia, soprattutto quelli diretti dalle varie comunità religiose. Grande attenzione è stata rivolta allo sviluppo umano e questo è certamente uno scopo degno. Ma l'autentico sviluppo umano deve affondare le proprie radici in una evangelizzazione sempre più profonda. Forse è ora di trovare nuove forme di diffusione pastorale, in stretta collaborazione con i Vescovi, secondo lo spirito della parabola del Vangelo che loda lo scriba che fu capace di trarre dal suo tesoro "cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52).

La formazione non è soltanto per i laici. Anche i sacerdoti e i religiosi hanno bisogno di approfondire la propria fede attraverso lo studio e la riflessione permanenti per corrispondere al proprio stato di vita e alle necessità dei propri apostolati. Lo scopo è di crescere nella conoscenza e nell'amore di Cristo e della Chiesa - il suo insegnamento, il suo culto e la sua disciplina - cosicché possiamo essere sicuri "di esprimere la verità nell'amore" e di "crescere in ogni cosa verso di lui che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo edifica se stesso nella carità" (cfr Ep 4,15-16).

La riflessione sul futuro della Chiesa indonesiana dovrebbe prendere in considerazione anche i ruoli complementari del clero e dei laici, così come la loro unità nell'Eucaristia, che è "fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione" (PO 5) e "di tutta la vita cristiana" (LG 11).

La presenza di ministri sacri fra il Popolo di Dio è parte della sua provvidenza, ed io lodo i sacerdoti indonesiani i quali portano a termine con tanta fedeltà il ministero della Parola e dei sacramenti in comunione con i loro Vescovi. Sono consapevole del sacrificio e dei continui spostamenti ad essi richiesti per potere portare quella presenza ai fedeli.

Ma quando per il sacerdote è difficile portare il suo ministero unico alla gente, sorge la tentazione di ricorrere a delle alternative. Mentre sono ben accette nuove forme di servizio ecclesiale e di impegno laico, queste non possono pero sostituire il ministero dei sacerdoti. Vi è una complementarità dei ruoli tra il clero ed i laici la quale e essenziale per la vita e la missione della Chiesa.

Se di norma ai laici vengono affidati ruoli e responsabilità che sono di competenza dei ministri consacrati, allora la vita della Chiesa soffre e le comunità locali vengono private del ministero che spetta loro.

A questo proposito desidero rivolgere una particolare attenzione all'Eucaristia. Vorrei lodarvi per tutti gli sforzi compiuti per rinnovare la liturgia secondo le direttive del Concilio Vaticano II. Allo stesso tempo vi chiedo di dare una particolare importanza alla celebrazione dell'Eucaristia. Per molti cattolici indonesiani la Messa è un lusso riservato a pochi giorni dell'anno. Avendo appena partecipato al Congresso Eucaristico a Seoul, rimango fermo nella mia decisione di invitare tutti i sacerdoti indonesiani ad impegnarsi per rendere la Eucaristia il vero centro di ogni comunità.

La partecipazione alla vita ed alla missione della Chiesa non si limita alla liturgia. Vi sono molte forme di associazionismo cattolico che dovrebbero essere accettate e rinforzate, se sono considerate idonee ed utili in un determinato contesto socio-culturale. Anche in questa opera i sacerdoti ed i religiosi debbono svolgere un ruolo particolare.


6. Cari fratelli e sorelle, queste riflessioni riguardanti la vita della Chiesa indonesiana dovrebbero infondere in noi nuova speranza. La ricchezza di carismi tra le varie famiglie religiose, la crescita del clero diocesano, e la fede sempre più profonda del vostro popolo sono tutti segni di una nuova primavera dello Spirito che sta fiorendo in questa terra così generosamente benedetta da Dio.

Vi esorto ad usare saggiamente i doni di Dio. E' stato tratto molto dai sacrifici e dalle scelte sagge di coloro che vi hanno preceduti. La loro decisione di divenire modelli di servizio ha favorito notevolmente la diffusione del Vangelo in Indonesia. Possiate essere ugualmente benedetti con il dono della saggezza in modo da poter proseguire l'opera della Chiesa in risposta alle ulteriori sfide dell'odierna evangelizzazione. Voi potete fare affidamento sulla ricchezza di doni spirituali che sono stati effusi sulla Chiesa. Potete contare soprattutto su "quella potenza di Dio che agisce dentro di noi, che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare" (cfr Ep 3,20).

La Madre di Dio - tanto venerata fra voi - san Francesco Saverio - un grande evangelizzatore di questo Paese -, santa Teresa del Bambin Gesù - così cara ai cuori dei cattolici indonesiani -, ottengano per voi la grazia di perseverare nella fede e di essere coraggiosi testimoni del Vangelo.

Infine imparto a tutti voi la mia benedizione apostolica.

1989-10-10

Martedi 10 Ottobre 1989




L'omelia durante la celebrazione eucaristica - Ai fedeli riuniti, Maumere (Indonesia)

Flores, isola dei fiori, un grave compito ti è affidato: spargere ovunque i fiori della fede e la fragranza di Cristo



1. Cari fratelli e sorelle in Gesù Cristo.

Sono molto felice di celebrare con voi questa santa Eucaristia - che è il centro e il vertice della nostra unità - qui, sul suolo benedetto di Maumere dinanzi all'assemblea del Popolo di Dio riunito attorno al Papa e ai Vescovi di questo Paese, fra cui il Pastore di questa arcidiocesi di Ende, monsignor Donatus Djagon. Oggi si manifesta il nostro amore fraterno.

Chi è pari al Signore nostro Dio / che siede nell'alto / e si china a guardare / nei cieli e sulla terra?" ().

Il salmista canta la grandezza di Dio, il Dio di cui tutta la creazione canta la lode. Egli è il creatore, in cui tutte le cose hanno la loro origine - "in lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (cfr Ac 17,28). L'uomo rende testimonianza a Dio, a cui immagine è stato creato. L'uomo proclama la santità di Dio, il suo potere, la sua saggezza. Egli proclama l'amore misericordioso di Dio: l'amore che "si china dall'alto" a guardare la sofferenza e l'umiliazione umana: "Solleva l'indigente dalla polvere, / dall'immondizia rialza il povero / per farlo sedere tra i principi, / tra i principi del suo popolo ().

Nel grande atto di adorare Dio una persona eccelle su tutte le altre: Maria - colei che fu scelta per essere la madre terrena del Figlio di Dio, il Verbo eterno.

Quando si reco in visita alla casa di Elisabetta, sua cugina, la Vergine di Nazaret si uni al salmista nel lodare il Dio che rovescia "i potenti dai troni" ed innalza "gli umili", che ricolma "di beni gli affamati" e che rimanda "i ricchi a mani vuote" (cfc Lc 1,52-53). Il suo canto è il "Magnificat", che la Chiesa ripete di generazione in generazione. Ad ogni vespro, facciamo nostro questo inno.

"L'anima mia magnifica il Signore / e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore... / Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente / e santo è il suo nome. / La sua misericordia si stende su quelli che lo temono" (Lc 1,45-47 Lc 1,49-50).


2. Poiché Maria è la madre di Cristo, la sua testimonianza a suo Figlio è unica.

Soltanto lei ha fatto l'esperienza del mistero dell'Incarnazione nel momento stesso della concezione. Diede alla luce suo Figlio a Betlemme. Gli impose il nome di Gesù, che significa "Salvatore". Lo presento al Signore nel tempio quaranta giorni dopo la sua nascita. Insieme a Giuseppe lo protesse dalla crudeltà del re Erode fuggendo in Egitto. Nella casa di Nazaret osservava Gesù "crescere in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (cfr Lc 2,52). E quando Maria trovo il suo Figlio divino di dodici anni nel tempio, egli le ha detto: "Devo occuparmi delle cose del Padre mio" (cfr Lc 2,49). Il suo cuore aspettava che egli realizzasse il suo "compito" mentre ella si manteneva fedele alle parole pronunciate all'Annunciazione "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).

Il Vangelo della liturgia di oggi riporta un avvenimento che ebbe luogo durante un matrimonio a Cana, quando per la prima volta, Maria ha reso pubblica testimonianza del potere divino di suo Figlio. Lei gli dice: "Non hanno più vino" (Jn 2,3). Anche se sembra che lui risponda negativamente, Maria ha fiducia nella bontà di suo Figlio e dice ai servi: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5). Quando i servi eseguono l'ordine di Gesù, l'acqua con cui avevano riempito le giare diventa un vino eccellente. Fu così che a Cana di Galilea Gesù "diede inizio ai suoi miracoli" (Jn 2,11) che rivelarono l'autentica natura della sua Persona e della sua missione.

Ai piedi della Croce inizia una nuova fase della testimonianza di Maria a Gesù. Quando Maria fu affidata all'amato discepolo come sua madre, ella fu affidata anche alla Chiesa. Essa era fervente nella preghiera insieme agli apostoli nel Cenacolo, mentre attendeva la venuta dello Spirito Santo a Pentecoste. E quando gli apostoli, dopo essere stati "rivestiti di potenza dall'alto" (Lc 24,49) lasciarono il Cenacolo di Gerusalemme per rendere testimonianza del Cristo crocifisso e risorto, l'esempio e l'intercessione della Madre del Signore li accompagnarono ovunque. Questa testimonianza unica continua a rafforzare la Chiesa di generazione in generazione.


3. Cari fratelli e sorelle, nel corso del tempo le lodi della fede di Maria hanno raggiunto anche la vostra amata isola di Flores, l'isola dei Fiori. Furono i Portoghesi a fondare qui, nel XVI secolo, le prime comunità cristiane. Quegli inizi non furono facili. Molti sacerdoti, religiosi e laici diedero la vita per la fede attraverso il martirio. Nei tempi difficili i laici mantennero salda la fede anche quando non vi erano sacerdoti e religiosi disponibili. A questo proposito ricordo con piacere le recenti celebrazioni, nella diocesi di Amboina, del centenario del ritorno della Chiesa in questa provincia delle Molucche.

Oggi voi continuate quella fedele testimonianza a Cristo attraverso il vostro impegno quotidiano a vivere il Vangelo nella santità della vita familiare, nella costruzione di una società migliore, nel rafforzare l'amore che dovrebbe sempre caratterizzare la vita della comunità ecclesiale. Quali membri attivi delle vostre Chiese locali, siete impegnati nelle vostre parrocchie, nell'apostolato dei laici, e negli sforzi che si compiono per rafforzare la vita familiare cristiana.

Sono presenti fra di voi molti doni dello Spirito per la edificazione del corpo di Cristo, la Chiesa, e per la trasformazione del mondo dall'interno con il potere dell'amore di Dio. Con Maria ci rallegriamo per tutte le cose meravigliose che Dio ha fatto in mezzo a voi nei passati quattrocento anni.

Un segno particolare della vostra fedeltà è il numero crescente dei vostri figli e figlie generosamente dediti al servizio di Dio quali sacerdoti e religiosi. Molti di essi sono i missionari di oggi, che predicano la Parola di Dio in tutta l'Indonesia e perfino in altri paesi.

Le preghiere di Maria vi accompagnano nel vostro pellegrinaggio di fede.

La vostra risposta amorevole alla sua sollecitudine materna è espressa nella vostra devozione a "Tuan Ma" a Larantuka, alla madre Maria di Fatima a Lela e Watulaji, alla madre Maria di Lourdes a Detusoko, e a santa Maria patrona delle missioni a Cancar. Questa devozione ha messo radici per secoli nelle menti e nei cuori del vostro popolo. Ricordo, fra l'altro, che nel XVIII secolo il re di Larantuka affido il suo regno alla madre Maria, Reinha Rosari e Reinha Larantuka.

Solenni atti di consacrazione hanno avuto luogo anche a Lela e Sikka nel 1947 e ancora a Sikka nel 1949.

Quindi la lunga storia della Chiesa a Nusa Tenggara Timur è piena della presenza di Maria, che intercede presso il Figlio per voi e vi sollecita a fare "quello che vi dirà", come dice il Vangelo.


4. Cosa vi chiede oggi Cristo? Cosa significa rendergli testimonianza? Significa comunicare al mondo la vita divina, tutelare ed elevare la dignità della persona umana, costruire la società nella giustizia, nella pace e nell'amore. Significa conferire un senso e un significato più profondo alle preoccupazioni temporali e al lavoro quotidiano (cfr GS 40).

Cari fratelli e sorelle, in quanto cattolici e Indonesiani, partecipate pienamente alla vita del vostro Paese, operando coraggiosamente per promuovere il bene comune e per risolvere i problemi sociali. Sono soprattutto i laici ad essere chiamati a illuminare e organizzare le cose temporali, permeandole dello spirito del Vangelo, cosicché tutta la vita della comunità possa effettivamente elevarsi e promuovere la dignità e i diritti dei suoi membri. Voi comprendete l'enormità del compito che il vostro Paese deve affrontare mettendo a disposizione un'educazione e una formazione migliori, più posti di lavoro e giusti salari, e una più equa distribuzione dei vantaggi dello sviluppo economico e culturale. Qui a Nusa Tenggara Timur avete anche la possibilità di cooperare alla "Operasi Nusa Makmur" per tutelare e migliorare l'ambiente.

La società ha urgente necessità della vostra autentica testimonianza di quei valori in grado di trasformarla per il bene di tutti. La vostra fede cristiana vi spinge ad impegnarvi in questo grande compito utilizzando tutti i vostri talenti e le vostre risorse, e in armonia con la dottrina sociale della Chiesa.

Allo stesso tempo la fede ci dice che possiamo promuovere efficacemente l'unità e la cooperazione nella società solo se siamo riconciliati con Dio e con il prossimo. Troviamo la via dell'autentico sviluppo umano quando riconosciamo l'importanza delle realtà spirituali nelle nostre vite e la necessità da parte nostra di evitare l'egoismo e il peccato. E' un processo che ha inizio con la nostra conversione spirituale. Maria ha proclamato il vero significato dell'esistenza umana quando si è definita "la serva del Signore". Anche noi dobbiamo riconoscere che siamo creature al servizio del disegno amorevole di Dio, chiamati a vivere una vita degna della nostra vocazione soprannaturale.


5. "Lodate, servi del Signore, / lodate il nome del Signore" ().

Si, fra tutti i servi di Dio è Maria, la serva del Signore, che eccelle nell'adorazione offerta a Dio dai popoli e dalle nazioni, da tutta la famiglia umana.

"Dal sorgere del sole al suo tramonto / sia lodato il nome del Signore" ().

La Madre di Cristo proclama ovunque le "grandi cose" che ha fatto in lei l'Onnipotente. "Di generazione in generazione" essa rende testimonianza all'amore di Dio per il mondo. Infatti egli ha tanto amato il mondo "da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16).

Maria, la madre di questo Figlio nel mistero dell'Incarnazione, non cessa mai di intercedere presso di lui per la nostra salvezza. Qui, nell'isola di Flores, non cessa mai di parlare ai cuori di tutti i suoi figli e di tutte le sue figlie. "Fate quello che vi dirà".

Flores, isola dei Fiori, che splendido nome! Tuttavia, dietro questo nome, un grave compito è affidato a tutti voi, vale a dire, quello di spargere i fiori della fede, di spargere la fragranza di Cristo ovunque voi siate e ovunque vi rechiate, affinché tutti gli uomini possano fare l'esperienza della salvezza che viene da Dio. Il Signore sia sempre con voi.

1989-10-11

Mercoledi 11 Ottobre 1989





GPII 1989 Insegnamenti - L'incontro con i capi religiosi - Jakarta (Indonesia)