GPII 1989 Insegnamenti - L'incontro con i seminaristi - Ledalero (Indonesia)

L'incontro con i seminaristi - Ledalero (Indonesia)

Non lasciate che il vostro ministero venga secolarizzato; siate sempre pronti a proclamare la supremazia di Dio


Arcivescovo Djagom, fratelli Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, cari seminaristi.


1. "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Rm 1,7).

Il numero di candidati al sacerdozio presenti qui stasera è un tributo eloquente ai cattolici dell'Indonesia, specialmente quelli che vengono dalle isole di Flores e Timor, che per secoli hanno professato la loro fede con perseveranza e grande fervore. Mi unisco a voi nel ringraziare Dio per il fiorire delle vocazioni sacerdotali, che è radicato nella vita cristiana delle vostre comunità, parrocchie e stazioni di missione. Il mio pensiero va anche ai genitori di questi seminaristi; a loro estendo i miei saluti particolari e la profonda gratitudine dell'intera Chiesa per il dono dei loro figli al servizio del Signore.

Questa riunione è un momento speciale di grazia per noi tutti. E' per me una grande consolazione essere in mezzo a tanti giovani che sentono la vocazione di essere i sacerdoti del futuro, i sacerdoti del terzo millennio cristiano. E' per me, inoltre, una occasione per parlare dal profondo del cuore di questo meraviglioso dono che è una vocazione a servire Cristo e la sua Chiesa come sacerdote.


2. Miei cari seminaristi dell'Indonesia: cosa può offrirvi il Papa? Certamente non "oro e argento" (Ac 3,6) o cose terrene che "tignuola e ruggine consumano" (Mt 6,19). Nelle parole di san Paolo, io non ho da offrirvi che "Cristo crocifisso... Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio" (1Co 1,23-24). Il ministero sacerdotale al quale aspirate non può essere separato dalla Croce per mezzo della quale Cristo ha redento il mondo. Ma come dice ancora Paolo: "Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo" (1Co 15,57). "Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti" (1Co 15,20).

Si, come sacerdoti voi sperimenterete in modo molto intenso il paradosso del mistero pasquale: voi vi identificherete con il Signore che morendo ha vinto la morte; voi dovrete predicare con la parola e con l'esempio che la via per trovare la propria vita è perderla. Dovete inoltre capire che il servizio fedele a Cristo e alla sua Chiesa non sempre vi guadagnerà l'elogio del mondo. Al contrario, voi riceverete a volte lo stesso trattamento che ricevette il Signore: rifiuto, disprezzo e anche persecuzione.

Vi saranno momenti in cui non vi sentirete all'altezza della missione che vi è stata affidata dalla Chiesa. Ma dovrete allora rendervi conto che il vostro sacerdozio è opera di Dio; voi state soltanto rispondendo alla sua chiamata. Quando vi adopererete per servire il Signore con tutto il vostro cuore, la vostra mente e le vostre forze, ma vi sentirete inadatti al compito, ricordate che la potenza di Dio è resa perfetta nella debolezza umana (cfr 2Co 12,9).

Grande gioia e consolazione non mancheranno in una vocazione sacerdotale vissuta con fedeltà e generosità al servizio del Signore.


3. Come sacerdoti voi porterete conforto a molte persone bisognose: i poveri, gli ammalati, i disperati. Voi siete chiamati a fare da tramite nel loro cammino verso Dio; voi dovete guidarli e sostenerli nel loro pellegrinaggio terreno. Essi vorranno vedere in voi l'immagine vivente del solo e inico alto sacerdote che "compare ora al cospetto di Dio in nostro favore" (He 9,24), l'immagine vivente del Buon Pastore "che offre la vita per le pecore" (Jn 10,11).

Affinché questo accada, voi dovete entrare in una profonda unione personale con Cristo attraverso la preghiera. Questo è il più importante consiglio spirituale che il Papa desidera darvi oggi: dovete pregare, perché la preghiera è il cammino indispensabile per raggiungere l'unione con Cristo; è la fonte nascosta della forza del sacerdote. Mentre vi preparate al sacerdozio, offrite a Cristo la vostra mente e il vostro cuore aspettando il giorno in cui innalzerete le mani a Dio nella preghiera eucaristica. Cercate di essere sempre più perfettamente conformi a Cristo, poiché questo è l'unico modo per portare il suo amore e la sua verità agli altri. Se perseverate nella preghiera, sarete capaci di grandi cose.

La grazia divina non vi verrà a mancare se cercate il Signore con fede e fiducia.

Per poter essere efficaci ministri del Popolo di Dio, dovete anche conoscere e vivere il Vangelo che predicate. I fedeli si aspettano che voi siate uomini del Verbo di Dio e uomini della Chiesa nel vostro modo di pensare e di agire. Una formazione costante è quindi essenziale. Ricordate sempre che "noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Gesù Cristo Signore; quanto a noi... servitori per amore di Gesù" (1Co 4,5).


4. Nell'accogliermi qui stasera, l'Arcivescovo Djagom ha parlato dello sviluppo della Chiesa a Nusa Tenggara. Ha anche fatto riferimento alle direttive pastorali che sono state elaborate in risposta ad alcune delle sfide di oggi. Desidero menzionare due motivi di preoccupazione che avranno un impatto sul vostro futuro ministero di sacerdoti.

Il primo è la tentazione nel pensiero contemporaneo di ridurre il servizio sacerdotale a un generico umanitarismo, e di considerare le caratteristiche essenziali della fede soltanto come principi ispiratori, che non hanno diretto riscontro nella vita quotidiana. Questo può accadere quando le persone si dimenticano di Dio e dell'origine trascendente dell'uomo e del destino.

Voi che sarete sacerdoti dovete essere sospinti dalla stessa fede che ha ispirato i grandi santi prima di voi. Dovete proclamare che "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4). L'uomo senza Dio è veramente solo e isolato; nè vi può essere vero e duraturo amore per il prossimo senza la fede in Dio. Voi siete chiamati ad essere sacri ministri di Dio proprio perché la gente possa essere nutrita alla tavola di Dio e alla tavola della santa Eucaristia. Non lasciate che il vostro ministero venga secolarizzato.

Siate sempre pronti a proclamare la supremazia di Dio, così che la preghiera che Cristo stesso ci ha insegnato possa essere compiuta: "Padre... venga il tuo regno" (Lc 11,2).

Una diversa ma attinente preoccupazione è la necessità di conservare la complementarità dei ruoli tra i sacerdoti, i religiosi e i laici. E' importante che questa complementarità venga rispettata, così che ogni individuo possa svolgere il proprio ruolo nell'adempiere alla missione salvifica della Chiesa e costruire l'unico corpo di Cristo. Come sacerdoti non dovrete cedere alla tentazione di usurpare il ruolo dei laici nell'ordine temporale.

Come insegna il Concilio Vaticano II, "è proprio dei laici illuminare e ordinare tutte le realtà temporali alle quali essi sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo" (LG 31). Il sacerdote, d'altra parte, è "prescelto per annunziare il Vangelo di Dio" (Rm 1,1). Egli non può permettere che l'impegno secolare comprometta la sua posizione di padre di tutti, che sta al di sopra dei diversi punti di vista nelle questioni temporali.

Il suo compito è di "predicare il messaggio di Cristo in modo tale che tutte le attività terrene dei fedeli siano pervase dalla luce del Vangelo" (GS 43).


5. Cari seminaristi dell'Indonesia: la seconda lettera a Timoteo parla del ministero del sacerdozio in termini di resistenza di un soldato, di disciplina di un atleta, e di duro lavoro di un contadino (cfr 2Tm 2,3-6). Resistenza, disciplina e duro lavoro: queste sono virtù che voi dovrete coltivare durante gli anni della preparazione al sacerdozio. Avete già appreso molto dalle vostre famiglie e dalle comunità locali. Adesso siete chiamati a crescere ancor più con il buon esempio e la guida dei vostri precettori di seminario. "Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione" (Col 3,14). In questo modo voi diventerete degni pastori e maestri del Popolo di Dio, apostoli coraggiosi e profeti del Vangelo.

Possa la Madre di Dio, che viene invocata nelle vostre isole con il nome di "Maris Stella", guidarvi al sacerdozio. Possa essa intercedere per tutti i presenti e condurre tutta la Chiesa dell'Indonesia verso un amore ancora più grande per suo Figlio. Gloria a lui in eterno. Amen.

Infine, miei cari figli, a tutti imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

1989-10-11

Mercoledi 11 Ottobre 1989




L'omelia della santa Messa - Ai fedeli riuniti, Dili (Indonesia)

L'amore supera ogni confine tra le nazioni


Cari fratelli e sorelle.


1. "Voi siete il sale della terra... voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13-14).

Queste sono le parole di Gesù ai suoi primi discepoli. E oggi il Vescovo di Roma le rivolge a voi, discepoli di Cristo nel Timor orientale, nella diocesi di Dili. Attraverso queste parole siamo uniti nella comune vocazione; da esse impariamo che cosa significhi vivere come cristiani.

Come Vescovo di Roma e successore di Pietro, io faccio di queste parole il mio saluto a tutti coloro che sono riuniti qui dal Dili, da Atambua e da Kupang. Porgo i saluti all'amministratore apostolico del Dili, il Vescovo Belo, ai Vescovi Pain Ratu e Manteiro e a tutto il clero, religiosi, religiose e laici delle diocesi del Timor.

Molti di voi hanno intrapreso viaggi lunghi e difficili dai vostri villaggi nel Timor orientale ed occidentale per stare insieme al Papa. Ringrazio tutti, specialmente coloro che hanno lavorato per rendere possibile questo incontro.

Cari fratelli e sorelle: il ministero speciale di Pietro per "rafforzare i suoi fratelli" mi ha portato oggi nel Timor orientale. E' stato a Pietro che Cristo disse prima della Passione: "e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32). Durante la Passione del Maestro, Pietro era stato un debole, ma il Signore lo ha chiamato ugualmente a pascolare il suo gregge (cfr Jn 21,15-19) e per questo gli ha dato una grazia speciale per diventare "luce" e "sale" nel servizio a tutti coloro che credono in Cristo. Sono venuto a voi come testimone di Cristo e come un anziano nella famiglia della fede (cfr 1P 5,1).

Fin dall'inizio del mio pontificato, ho seguito la vostra situazione con grande sollecitudine. E' da molto tempo che desidero dirvi che tutta la Chiesa, e il Papa in particolar modo, vi stimano e vi amano molto. Adesso sono molto contento di poter celebrare questa Eucaristia con voi, qui, a Tasi-Tolu.


2. Consideriamo il significato che Gesù dà alle immagini "sale della terra" e "luce del mondo". Nel Timor avete molta familiarità con il sale. Lo estraete lungo le coste del Cassaid, del Tibar, di Manatuto, di Sical e dal lago salato a Laga.

Il sale conserva i cibi e cattura il loro sapore. Nel Vangelo "sale" si riferisce alla conservazione dalla corruzione del peccato e dalla morte. Si riferisce alla pienezza spirituale di ogni discepolo il cui dovere è di animare ed elevare l'umanità con l'aiuto della grazia divina.

L'immagine di "luce" si riferisce non soltanto alla saggezza che deriva dalla Rivelazione della divina verità, ma anche alla saggezza nell'agire quotidiano. E' la saggezza che viene dall'esperienza di vita come anche la saggezza che dà la vita: la saggezza che illumina coloro che vivono attraverso la fede. In qualunque luogo questa "luce" si trovi, essa modella la vita umana e il comportamento e guida il Popolo a Dio.

Questa è la saggezza che segna la vita dei santi. Ecco perché ogni santo è una luce che non può essere offuscata, ma deve essere posta in alto, in modo da illuminare tutta la casa (cfr Mt 5,15). I santi illuminano tutti noi nella Chiesa, che è la casa di Dio sulla terra. E molte volte questa luce brilla oltre la Chiesa, verso altri popoli e luoghi.


3. Le parole "voi siete il sale della terra... voi siete la luce del mondo" sono dirette dal Signore a tutti i discepoli, a tutti noi che "siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo" (1Co 12,13), che è la Chiesa. Agli occhi del mondo la Chiesa è una società visibile di persone. Ma per mezzo della fede, noi sappiamo che questa Chiesa è anche il corpo di Cristo attraverso la potenza dello Spirito Santo.

Nella potenza dello stesso Spirito, tutti noi lavoriamo insieme per costruire la Chiesa attraverso "una varietà di ministeri" e attraverso la testimonianza cristiana nella risposta di ognuno alla propria vocazione (cfr 1Co 12,4-7). E' così perché "a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune" (1Co 12,7). perciò, quando rispondiamo alla chiamata di Cristo ad essere "sale della terra" e "luce del mondo", noi aiutiamo a costruire la Chiesa non solo nelle nostre comunità locali, ma come una, santa, cattolica ed apostolica, diffusa in tutto il mondo. Perché la Chiesa è una in tutto il mondo e la stessa in ogni luogo. E' "universale" e "locale". Questo è il risultato dell'azione dello Spirito, nel quale si è manifestato "lo stesso Dio che ispira ogni cosa in ognuno" (cfr 1Co 12,6).


4. Cosa vuol dire essere "sale della terra" e "luce del mondo" nel Timor orientale oggi? Per molti anni avete sperimentato distruzione e morte come risultato dei conflitti; avete saputo cosa significhi essere vittime dell'odio e della violenza.

Molti innocenti sono morti, mentre altri sono stati vittime della vendetta e delle rappresaglie. Per troppo tempo avete sofferto per la mancanza di stabilità che ha reso il vostro futuro incerto. Questa situazione sconvolgente è tra le cause principali delle difficoltà economiche che, nonostante qualche miglioramento, impediscono lo sviluppo necessario per alleviare il peso che ancora grava duramente sulla popolazione.

Dev'essere fermamente assicurato il rispetto dei diritti che rendono la vita più umana: diritti degli individui e diritti delle famiglie. Prego affinché tutti coloro che hanno responsabilità per la vita del Timor orientale agiscano con saggezza e buona volontà verso tutti, mentre cercano una soluzione giusta e pacifica alle difficoltà attuali, con lo scopo di favorire un veloce miglioramento delle condizioni di vita che vi permetteranno di vivere in armonia sociale, secondo le vostre tradizioni e necessità, in serena e fruttuosa prosperità.


5. Cari fratelli e sorelle in Cristo: chi sarà il sale che conserva la vita nella morte, se non voi? Chi sarà la luce che illumina la saggezza nell'oscurità, se non voi? Voi che siete rimasti saldi nella fede da quando il Vangelo si è diffuso per la prima volta in questi luoghi quattro secoli fa? La vostra terra ha bisogno di salvezza cristiana e di riconciliazione. Ma la comunità ecclesiale stessa dev'essere una comunità riconciliata, se deve svolgere l'importante ruolo che deriva dalle parole di Cristo: "Voi siete il sale... voi siete la luce". Non è sempre facile trovare il coraggio, la determinazione, la pazienza necessari alla riconciliazione. Tuttavia sappiamo attraverso la fede che l'amore supera ogni confine fra le nazioni, fra i popoli, fra le culture. Non importa quali siano le differenze, quali le ferite o le offese, noi che siamo seguaci di Cristo dobbiamo tenere a mente queste parole: "perdonate e vi sarà perdonato" (Lc 6,37); "amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori" (Mt 5,44).

Voi che siete cattolici, nel Timor orientale avete una tradizione in cui la vita familiare, la cultura e le abitudini sociali sono profondamente radicate nel Vangelo e questa tradizione costituisce una parte importante della vostra identità. La vostra è una tradizione ricca di insegnamenti e dello spirito delle beatitudini, una tradizione di umile fiducia in Dio, di perdono e misericordia e, quando è necessario, di paziente sofferenza nella dura prova (cfr Mt 5,3-10). Ci sono situazioni in cui la comunità ecclesiale ha bisogno di essere particolarmente capace di vivere il messaggio evangelico dell'amore e della riconciliazione. La forza per fare ciò viene dalla conversione interiore. Solo quando siamo rinati nello Spirito comprendiamo la forza delle parole del Vangelo. "Beati i miti...

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia... Beati gli operatori di pace" (Mt 5,5 Mt 5,6 Mt 5,9). La chiamata ad essere "sale" e "luce" non è un compito facile. Non è se non la chiamata ad essere "perfetto in Cristo" (Col 1,28).

Inoltre, le vostre parrocchie, la vostra catechesi, le vostre scuole cattoliche, le vostre piccole comunità ed altre forme di associazione, tutte hanno un ruolo importante nell'educare a una forte vita familiare che rispetti il progetto di Dio per la vita e per l'amore, per l'onestà e la competenza nel mondo del lavoro e dei servizi pubblici, per la virtù e la bontà in ogni campo dei comportamenti umani. Dovete mostrarvi degni della vostra vocazione cristiana, che è una chiamata alla santità, alla preghiera, alla pratica dei sacramenti e al sacrificio di sè senza cui è impossibile essere discepoli. Vi esorto a perseverare nella vostra vocazione. Esorto tutti voi a vivere "nel vincolo della pace", in unione con il Papa, con l'amministratore apostolico e con i sacerdoti della vostra diocesi che sono stati così generosi nel loro lavoro in questi anni difficili. Il Signore che vede e sa tutto ricompenserà i fratelli e le sorelle nella Chiesa e quei laici che si sono impegnati in particolar modo a servizio delle necessità degli altri. Una speciale parola di stima deve andare ai valenti missionari che sono rimasti vicino alla popolazione nei momenti più difficili della vostra recente storia, testimoniando l'amore che essi hanno per la Chiesa, per il Popolo di Dio pellegrino nel Timor.

Sono consapevole che il tema delle vostre sante ore di preparazione alla mia venuta è stato: "Neon ida deit, laran ida deit" (cfr Ac 4,32). Queste parole indicano il sentiero che la Chiesa nel Dili deve seguire per rispondere alle sfide particolari di oggi. L'unità nella fede, espressa e nutrita specialmente nella Comunione eucaristica, vi porterà ad una comunione di carità e solidarietà con gli altri e vi aiuterà a vivere il comandamento evangelico dell'amore attraverso le opere pratiche di misericordia e giustizia necessarie a quest'isola. Il Timor, forte nell'amore evangelico, è certamente capace di portare a compimento questa missione di essere "sale della terra" e "luce del mondo".


6. "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

Non è solo il Papa che vi chiama a questo compito. Sono le parole di nostro Signore Gesù Cristo stesso. Egli vi sfida, ma vi promette anche la sua presenza e la sua grazia. E' con voi sempre.

E c'è qualcun altro che accompagna il popolo del Timor nel suo pellegrinaggio giorno dopo giorno verso il Regno di Dio: Maria, vostra madre nella Chiesa, Maria dell'Immacolata Concezione, la patrona nella diocesi del Dili e della vostra nuova cattedrale, che sono stato felice di benedire oggi. Ella intercede per la salvezza spirituale dei figli e delle figlie del Timor. I cattolici del Timor orientale che hanno cantato le sue lodi nei secoli possono essere sicuri della sua attenzione materna in questo periodo di incertezza in cui sono più che mai necessarie pace e riconciliazione.

Nel pellegrinaggio della vita, camminate con Maria. Poi, seguendo il suo esempio, e pieni dello Spirito "che rinnova la faccia della terra" (), tutto il Popolo di Dio nel Timor ripeterà le parole piene di gioia del Salmo responsoriale: "Benedici il Signore anima mia!... / La gloria del Signore sia per sempre!... / Gioisca il Signore delle sue opere!" (Ps 104,1 Ps 104,31).

Si, possa l'Eucaristia che stiamo ora celebrando aiutare il popolo di quest'isola ad essere sempre veramente "un cuore solo e un'anima sola" - come una città costruita su una collina che non può essere nascosta, come una luce che illumina tutti nella casa. Possa lo Spirito di verità portare a termine quest'opera di salvezza. Amen.

1989-10-12

Giovedi 12 Ottobre 1989




L'incontro con gli esponenti del mondo della cultura indonesiano- Jakarta (Indonesia)

L'Università Cattolica è chiamata a costruire ponti fra il mondo della conoscenza ed il mondo della fede


Illustri professori, cari studenti, fratelli e sorelle in Cristo, cari amici.


1. Sono particolarmente lieto di avere l'opportunità di incontrarmi con tutti voi, uomini e donne della comunità universitaria, e con quanti appartengono al mondo dell'arte e della scienza in Indonesia. Vi saluto molto cordialmente e vi assicuro la mia stima per il vostro importante lavoro. Ovunque mi reco per assolvere il mio ministero apostolico, un incontro con i membri della comunità accademica è per me un'occasione di grande gioia. Mi ricorda il mio felice e lungo rapporto con il mondo universitario nella mia patria, la Polonia, sia come studente che come professore.

Il mio cordiale saluto si rivolge ai molti giovani qui presenti, che rappresentano gli studenti dell'Indonesia. Siete veramente una parte importante del futuro dell'Indonesia! Questo per voi è un motivo di gioia, ma è anche la misura della vostra responsabilità. Sono grato per la presenza di tanti illustri docenti e studiosi che si dedicano con tanta generosità al nobile compito di istruire questi giovani e queste giovani nel ruolo guida che presto saranno chiamati ad assumere.

Il nostro incontro di oggi si svolge nel campus dell'Università Cattolica di Atma Jaya. Anche se è stata fondata meno di trent'anni fa, quest'università, insieme ad altre nove università cattoliche in Indonesia, è erede di una secolare tradizione universitaria della Chiesa cattolica.


2. E' stato il desiderio di servire la società ad ispirare i molti sforzi della Chiesa per istituire scuole ed università in Indonesia. Dai primi anni della sua presenza qui, la Chiesa ha scelto di essere educatrice, sforzandosi di aiutare la gente a conoscere la verità e di servire gli altri in obbedienza al suo mandato.

Oggi, in tutta l'Indonesia, la Chiesa continua a servire la società attraverso una rete di istituzioni educative che impartono l'istruzione ad oltre un milione di giovani. Queste istituzioni sono state mantenute dalla comunità cattolica con non pochi sacrifici, in uno spirito di apertura a tutti gli Indonesiani, cattolici e non cattolici. Oggi l'esistenza di dieci università cattoliche riconosciute dalla comunità internazionale e di un gran numero di altre istituzioni di istruzione superiore è fonte di immenso orgoglio per la comunità cattolica, ed è una prova concreta dell'impegno della Chiesa per il progresso della società.

In questo contesto devo rivolgere una parola speciale di gratitudine e di incoraggiamento ai molti religiosi e religiose, che per generazioni hanno messo a disposizione tanto generosamente i propri talenti e la propria energia per istituire e sviluppare centri di istruzione di ogni livello nel vostro Paese. Né vanno dimenticati il sostegno e l'iniziativa dei laici indonesiani. Come è ben noto, proprio questa università di Atma Jaya è il frutto della fede viva di una generazione di intellettuali laici cattolici indonesiani. La Chiesa si rallegra per la generosità con la quale i suoi membri hanno lavorato per l'educazione e la formazione dei giovani indonesiani, e apprezza il sostegno che hanno ricevuto in questa impresa dal governo indonesiano e dai loro fratelli cattolici d'oltremare.


3. Gentili signore e signori permettetemi di riflettere brevemente con voi sul ruolo dell'università nella società, e sul peculiare contributo che un'Università Cattolica può offrire, sia alle persone che in un modo o nell'altro vi sono coinvolte, sia alla società in seno alla quale essa esiste.

L'università infatti forma una parte importante di quella grande rete di persone, istituzioni e tradizioni da cui le idee nascono, vengono messe alla prova e proposte alla comunità più ampia. La ricerca, il dibattito e l'insegnamento accademico hanno una profonda influenza su uomini e donne molto lontani dal campus universitario. Questa enorme, anche se impalpabile, influenza delle università, fa di loro una forza poderosa all'interno della società.

In modo molto corretto, si può dire che l'università si trova al crocevia fra la vita e la riflessione; è un punto d'incontro e un foro di fruttuoso dibattito per quanti si dedicano alla ricerca di ogni tipo di conoscenza, come pure per quanti hanno il compito di applicare la conoscenza alla vita. La vocazione dei docenti e degli studenti di cercare la conoscenza trova una nobile espressione nel loro lavoro quotidiano, nella loro paziente e coscienziosa ricerca e nell'esposizione delle idee. Il tesoro della conoscenza umana è costantemente in espansione poiché gli studiosi indagano sulla realtà con i metodi specifici della propria scienza. Proprio per questo motivo c'è una crescente richiesta da parte dei membri del mondo accademico di un'educazione universitaria che permetta allo studente di giungere ad un'ordinata visione della realtà. La vera sfida che oggi l'educazione universitaria deve affrontare è legata al vero significato della ricerca scientifica e tecnologica, della società e della cultura. Come ho affermato in un recente indirizzo ad un incontro internazionale sull'educazione superiore: "ciò che è in gioco è l'autentico significato dell'uomo" ("Allocutio ad eos qui III conventui Catholicarum Universitatum ab omnibus nationibus interfuerunt coram admissos", 3 die 25 apr. 1989: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XII, 1 [1989] 936).

Recentemente l'educazione ha dovuto confrontarsi con problemi derivanti dalla "frammentazione" della conoscenza umana in specializzazioni sempre più numerose. In questo contesto è assai opportuno che le università perseguano l'ideale di un'educazione integrale della persona umana. Sottrarsi a questo compito significherebbe trascurare il significato più profondo dell'educazione stessa, che deve essere considerata non soltanto come la formazione in determinate specializzazioni, ma anche come un processo che conduce all'autentico sviluppo umano dell'individuo in questa vita, alla creazione di un giusto e pacifico ordine sociale e infine alla felicità eterna con Dio. Solo grazie allo sforzo costante per una sintesi sempre maggiore della conoscenza, si può sperare di soddisfare la sete di autentica sapienza che è così profondamente inscritta nel cuore umano.


4. E' in questo contesto che la Università Cattolica trova il suo autentico ruolo.

L'Università Cattolica è naturalmente chiamata a impegnarsi in una ricerca e in un insegnamento di alto livello. Ma proprio perché è "cattolica", il riconoscimento che attribuisce alla dimensione religiosa dell'uomo nella ricerca della verità è inscindibilmente unito ad una concreta professione di fede. Il compito di imparare e di insegnare è guidato dalla luce della fede della Chiesa.

Cosa significa dire che un'Università Cattolica deve essere guidata dalla fede in Cristo? Significa che l'università, in quanto istituzione, poggia sulla convinzione che Gesù Cristo ha rivelato la verità su Dio e che nel farlo ha rivelato definitivamente la dignità fondamentale di tutte e di ciascuna persona umana (cfr GS 22), indipendentemente da quanto buona, o intelligente, o utile gli altri considerino questa persona.

L'impegno dell'Università Cattolica nell'educazione superiore, quindi, è in effetti un impegno verso l'uomo stesso e verso lo sviluppo di tutto ciò che è veramente umano. E' per questo motivo che la Chiesa ha sempre sostenuto la crescita e lo sviluppo di istituzioni di studio superiore. Essa vuole che la dignità dell'uomo sia affermata, che i diritti e le libertà umane siano tutelati e promossi, e che siano ovunque perseguiti la giustizia e un ordine sociale contrassegnati dalla fratellanza e dal rispetto reciproco. Essa vuole, in una parola, servire i membri della società proclamando la sublime dignità della persona umana, una verità che leistessa ha imparato alla scuola del Vangelo.


5. In quanto istituzione, l'Università Cattolica ha una vocazione specifica all'interno della Chiesa. A questo punto vorrei rivolgermi in modo particolare ai cattolici all'interno della comunità universitaria. Cari fratelli e sorelle: voi siete chiamati a costruire ponti fra il mondo della conoscenza e il mondo della fede. Attraverso la vostra testimonianza della fede, aiutate la Chiesa ad adempiere alla sua funzione profetica nella società, che è quella di purificare ed elevare tutte le attività umane per mezzo della luce e della potenza del Vangelo.

La Chiesa non rifiuta mai tutto ciò che è autenticamente umano e vero in determinate culture, perché essa sa che il contatto con il Vangelo le condurrà a una realizzazione più completa e feconda (cfr GS 58).

I vostri studi, i vostri dialoghi con i colleghi e i molti modi in cui servite i vostri concittadini, tutto ciò contribuirà a far pesare la presenza e l'insegnamento della Chiesa nelle sfide e nei problemi che la vostra società deve affrontare. La storia dell'Indonesia, soprattutto durante la sua lotta per l'indipendenza nazionale, offre numerosi esempi di cristiani la cui testimonianza del Vangelo ha dato un non piccolo contributo alla creazione di questa repubblica.

Oggi è il vostro turno di portare i fardelli della società e di svolgere un ruolo attivo nello sviluppo e nella crescita della Nazione.


6. Tutti i membri delle università, di qualsiasi tradizione religiosa, sono chiamati a condividere il grande compito di promuovere la dignità umana e di servire la società. Ciascuno di voi, attraverso il proprio lavoro didattico, sta dando infatti il suo contributo per costruire la società del futuro, una società che non solo promette una Indonesia migliore ai vostri figli e nipoti, ma anche un mondo migliore per tutti i popoli. La vostra cultura è stata profondamente influenzata dalla saggezza delle antiche civiltà dell'Oriente e rispetta il ruolo fondamentale della religione nell'esistenza umana. Per questa ragione è auspicabile che l'Indonesia continui ad evitare il tragico errore di separare scienza e fede, una separazione che ha avuto conseguenze disastrose in altre parti del mondo. Nella vana speranza di costruire una cultura puramente secolare, alcune società hanno sacrificato i valori più alti e l'esperienza religiosa dei popoli per privilegiare un "progresso" materiale che si è dimostrato sterile e incapace di soddisfare le esigenze più profonde dello spirito umano.

Quali educatori e studenti dell'Indonesia, state gettando le fondamenta non soltanto del vostro futuro, ma anche del futuro dell'intera società in cui vivete. E' importante che non perdiate mai il vostro entusiasmo e la vostra immaginazione! L'istruzione è un dono che non è offerto soltanto a voi stessi, ma deve a sua volta essere condiviso con gli altri. E' un dono che vi permette anche di aiutare quanti sono meno fortunati di voi.


7. Cari amici: in occasione della mia visita a Atma Jaya, consentitemi di fare questo appello a tutti voi. Non fate dell'istruzione uno strumento dell'egoismo, ma sfruttate il suo potenziale per il bene, per la difesa dei deboli e a vantaggio dei poveri. Dedicatevi generosamente al servizio degli altri, aiutateli a portare i loro fardelli e condividete con loro la visione e la fiducia che i vostri educatori vi hanno dato! Milioni di esseri umani, in paesi sparsi in tutto il mondo, non dispongono del minimo necessario per condurre un'esistenza dignitosa. Eppure oggi l'umanità possiede i mezzi scientifici e tecnici per eliminare gran parte di questa povertà. Questa situazione sfida le università, e in particolare le Università Cattoliche, a mobilitare le proprie risorse scientifiche ed accademiche al fine di trovare i mezzi per affrontare queste gravi necessità umane.

Sono lieto di sapere che la clinica universitaria di Atma Jaya, così come altri ospedali, offre un trattamento medico a basso costo alla popolazione che vive nei dintorni. Esistono innumerevoli necessità umane che esigono un'effettiva solidarietà. Quanto bene può essere fatto se si fornisce assistenza legale, se si tengono corsi di economia domestica, se si offrono supporti tecnici per migliorare la qualità dell'ambiente! Quante forme di servizio sociale può avviare e ispirare una comunità universitaria! Ciò che si esige è una cultura accademica che unisca un alto livello di insegnamento a una profonda e sentita etica di reale servizio ai poveri, di reale servizio allo sviluppo di tutti gli esseri umani e di tutti i popoli (cfr SRS 30). Questo è un obiettivo verso il quale vi esorto ad impegnarvi con tutti i vostri sforzi e i vostri talenti.

Che l'Altissimo, la sorgente di tutto il bene, vi guidi e vi sostenga nella ricerca della conoscenza al servizio della verità! Dio benedica Atma Jaya! Dio benedica l'Indonesia!

1989-10-12

Giovedi 12 Ottobre 1989





GPII 1989 Insegnamenti - L'incontro con i seminaristi - Ledalero (Indonesia)