GPII 1989 Insegnamenti - Il discorso a conclusione della riunione con i Vescovi diocesani della Repubblica Federale di Germania - Città del Vaticano (Roma)

Il discorso a conclusione della riunione con i Vescovi diocesani della Repubblica Federale di Germania - Città del Vaticano (Roma)

E' necessario un nuovo slancio nell'annuncio del messaggio evangelico e nella catechesi


Cari fratelli nell'Episcopato.


1. Stanno per concludersi due giorni di intensi colloqui, durante i quali ci siamo scambiati pareri sullo sviluppo ed i problemi della Chiesa nella vostra Patria, non confrontandoci come due partiti, ma uniti nella comune sollecitudine pastorale. Voi stessi avete chiesto tale incontro, ed io ho accolto con gioia il vostro desiderio: perché in un mondo in cui i mass-media tentano volentieri di mettere Papa e Vescovi, ed ancora i Vescovi tra di loro, in contrapposizione, l'incontro personale, la comunione fraterna e lo scambio di idee immediatamente sperimentati acquistano un immenso valore.

Abbiamo trattato i grandi temi da voi proposti: lo studio della teologia e la formazione dei sacerdoti e dei catechisti, la collaborazione dei laici nella Chiesa, ed altre questioni particolari. Al centro di tutti i contributi e delle discussioni si trovava una questione quasi decisiva: quale è la situazione della Chiesa nella Repubblica Federale di Germania e come essa potrà continuare la sua missione? Quale potrà essere il suo vero contributo per la Chiesa universale di domani? Dove si trovano le sue possibilità, dove i suoi pericoli? Che cosa potranno fare i Pastori di oggi, per corrispondere ancora di più alla loro missione?


2. Facendo queste considerazioni il nostro pensiero va al passato, al contributo ecclesiale delle regioni di lingua tedesca durante i primi decenni di questo secolo, fino al Vaticano II e durante lo stesso Concilio. In quei tempi era nato nel vostro Paese il movimento liturgico unito ad un nuovo accostamento alla Bibbia. Nello stesso tempo si risveglio un profondo desiderio per l'unità della Chiesa, che condusse ad un incontro sempre più intenso con i cristiani evangelici nella vostra Patria e contribui in maniera decisiva allo slancio ecumenico durante il Concilio.

Dall'altra parte, in tale contesto non si può non ricordare che questo periodo di risveglio della Chiesa nelle anime fu anche il momento in cui la disastrosa ideologia del nazionalsocialismo si impossesso del vostro Paese.

Nonostante le commoventi testimonianze di resistenza, la forza della fede si mostro insufficiente a sbarrare ai portatori di tale ideologia il cammino verso il potere. Sarà sempre necessario, ancor più oggi essere sensibili verso i nuovi doni di Dio, che egli offre a tutte le generazioni, senza tuttavia ricorrere a sotterfugi ed a pacifismi, affrontando le minacce senza paura e denunciandole con coraggio.

Lo scopo centrale del nostro incontro è stato di ottenere questo per la Chiesa di oggi. I colloqui di questi giorni sono stati condotti dalla consapevolezza della nostra grande responsabilità come Pastori del Popolo di Dio, ma nello stesso tempo dallo spirito di vera collegialità che ci unisce nella missione comune di annunciare il Vangelo di Cristo. Vi ringrazio per i vostri preziosi contributi e per le competenti relazioni che mi hanno permesso di comprendere ancora meglio la realtà della Chiesa e della società nella Repubblica Federale di Germania.


3. In questo momento, a guisa di sintesi e complemento delle nostre comuni riflessioni vorrei attirare l'attenzione su alcuni aspetti, che appaiono sia come forza, sia come debolezza del cattolicesimo tedesco attuale. Guardando ciò che è positivo. ci vengono subito in mente le organizzazioni "Adveniat", "Misereor", "Missio e Caritas". La solidarietà e la disponibilità da parte dei cattolici tedeschi nel contribuire per il Terzo Mondo, come pure nei confronti delle difficolta dell'Europa orientale sono un segno eloquente che il consumismo della società del benessere non è riuscito a soffocare la dinamica della carità cristiana. Esiste nel vostro Paese una viva coscienza della responsabilità universale di tutti i cristiani; responsabilità che nasce dal benessere, unita ad una intensa partecipazione alla situazione deplorevole degli oppressi, di coloro che soffrono fame e povertà. Tra i vostri fedeli constatiamo anche una specie di nuova umiltà, una disponibilità ad imparare a ricevere proprio dai poveri. Vi ringrazio a nome di tutti coloro che ne ottengono speranza e aiuto concreto.

Bisogna potenziare ancor più questo universalismo e questa umiltà. La dinamica dell'amore si conserva non soltanto limitandosi ai sacrifici finanziari, ma aprendo il cuore. così, in un senso più profondo, si trasforma il dare in un ricevere. Una universalità che si esaurisce nel dare solo in modo materiale sarebbe, nonostante tutte le offerte, troppo poco; a lungo andare essa verrebbe meno. Vera universalità significa pensare e credere in comunione con tutta la Chiesa, nel superamento del proprio io. Come elemento movente essa deve conservare lo spirito della cattolicità, che è in fin dei conti l'unica protezione efficace contro una unilaterale ideologizzazione degli aiuti.

Senza voler diminuire la grandezza della generosità, bisogna tuttavia domandare perché dappertutto - e non solo in Germania - mentre le offerte materiali crescono, le vocazioni missionarie pure minacciano di scomparire - vocazioni in cui gli uomini offrono se stessi in dono ai fratelli, dando così al servizio materiale la sua interiorità, il suo cuore. Le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata sono la vera misura per la vitalità di una Chiesa. Questo importante impegno deve starci molto a cuore, perché il venir meno delle vocazioni rende testimonianza contro noi stessi.


4. Un altro punto forte del cattolicesimo tedesco sembra essere il suo alto livello di organizzazione nei suoi consigli ed associazioni. Questo facilita anche un importante influsso nell'ambito politico e sociale. Appartiene pure al suo lato forte il grande peso intellettuale che si è potuto conservare soprattutto grazie alla presenza di facoltà e cattedre teologiche in tutto l'ambiente accademico della Germania. Guardando pero più da vicino, non si possono non notare certi pericoli - l'avete sottolineato voi stessi nei vostri contributi -. Per esempio, quello che fu un tempo un movimento di ispirazione per i giovani, corre oggi il rischio di diventare un'istituzione autosufficiente che non vive tanto dell'entusiasmo dei membri, quanto delle sue strutture finanziariamente ben dotate, dietro le quali esiste poca vita veramente fruttuosa. Ciò è in contrasto con la dinamica degli autentici movimenti di giovani in altri paesi europei.

Istituzioni che continuano a resistere, solo perché ricevono mezzi finanziari dal di fuori, guardando bene, non sono nè capaci nè degne di esistenza.

Il coraggio dei chiarimenti e forse anche delle rinunce appare in questo contesto indispensabile. Vari partecipanti al colloquio lo hanno rilevato. Sembra proprio necessario riscoprire nuovamente il coraggio del rischio e della critica. Bisogna essere critici nei confronti di tutto ciò che appare sicuro e indispensabile; occorre essere aperti al rischio per quanto concerne le possibilità. Le iniziative spontanee conosceranno sempre difficoltà e problemi; ma i disagi che alle volte ne conseguono non giustificheranno mai che si spenga lo spirito là dove esso forse sta per risvegliarsi. "Non estinguete lo spirito", dice l'Apostolo, "esaminate tutto e ritenete ciò che è buono" (1Th 5,19 1Th 5,21). Questo è valido anche oggi, abbiate questa ardita apertura!


5. Una cosa simile si può dire anche riguardo alle istituzioni di formazione, le quali sono state considerate da voi nei loro molteplici aspetti durante queste conversazioni. Nel vostro Paese non ci sono soltanto le grandi istituzioni accademiche, ma anche un valido insegnamento della religione in tutti i tipi di scuola e, in linea di principio, anche in tutte le classi, con una estensione che altri paesi del mondo probabilmente non possiedono. Inoltre esiste un'ampia rete di formazione degli adulti. E tutto questo viene sovvenzionato dallo Stato. Tutti noi ci poniamo una questione preoccupante: corrispondono realmente a questo grande impegno una adeguata familiarità interiore con la fede e un sincero accesso ad essa? In occasioni anteriori e anche durante questo incontro voi stessi ne avete accennato. Quali sono le cause o le ragioni di tutto ciò? Ad esempio, che cosa realmente succede nell'insegnamento della religione nelle scuole e nella formazione degli adulti? Fino a che punto la catechesi arriva nelle parrocchie? Perché risulta scarsa la conoscenza dei fondamenti inerenti la fede e poco il fervore nei confronti della Chiesa? Queste, come altre questioni che abbiamo voluto mettere in evidenza, meritano la vostra ulteriore attenzione e un coscenzioso esame.

Quali saranno le risposte dettagliate su tali problemi noi nella convinzione decisiva ci siamo trovati d'accordo. E' necessario un nuovo slancio nell'annuncio del messaggio evangelico e nella catechesi. Se la sostanza della buona Novella viene nascosta con mille scuse indotte dalla mentalità corrente, come potrà il messaggio evangelico suscitare gioia e creare più forti convinzioni? Lo slancio del messaggio non deve essere soppresso da riflessioni previe senza fine e da cedimenti. La parola dell'Apostolo indica anche oggi la via da seguire: "Ed io, fratelli, quando venni da voi, non mi presentai ad annunziarvi il Vangelo di Dio con sublimità di linguaggio o di sapienza. Perché in mezzo a voi preferii di non sapere altro che Gesù Cristo, anzi Gesù Cristo crocifisso... Il mio parlare, come pure la mia predicazione, non si basava su persuasivi argomenti di sapienza, ma sulla dimostrazione di spirito e di potenza" (1Co 2,1-4). Questo senz'altro non significa una svalutazione dell'intelletto che deve piuttosto essere "sempre pronto a rispondere" (1P 3,15). Ci dice pero, che la parola della fede si svuoterà se perderà di vista e di cuore la realtà fondamentale, alla quale deve servire ogni "cogitare" nella fede.


6. Un'impronta particolare del cattolicesimo tedesco è inoltre rappresentata dalla stretta connessione delle istituzioni statali con quelle ecclesiastiche e, come è già stato menzionato, una forte presenza del cattolicesimo nei diversi ambienti sociali. Sfruttate le possibilità che derivano da queste connessioni, per poter penetrare con lo spirito del Vangelo tutti gli ambienti della vita sociale.

Incoraggiate tutti i vostri collaboratori a dare ai giovani orientamenti sicuri per la vita alla luce della fede, ad annunciare nella scuola il Vangelo della pace che rende felice, ad assistere gli anziani, gli ammalati e i moribondi, e ad aiutare le persone in situazioni di emarginazione. Siate grati a Dio per queste possibilità che avete e sfruttatele per il bene di tutti gli uomini. Quanti, di coloro che con grandi sforzi si stanno organizzando, vorrebbero avere queste vostre possibilità! Pero difendetevi anche davanti al pericolo ed alla tentazione di inopportuni compromessi di una identificazione falsa tra Chiesa e società. Chi ha preso tanti impegni nella società deve prodigarsi ancor di più per conservare il proprio impegno in maniera creativa. Perché i Pastori, che stanno al servizio di Gesù Cristo, hanno pur sempre un obbligo verso una grande eredità profetica; esso consiste nel coraggio di esprimere e anche di fare ciò che non è comodo e non corrisponde a richieste di adattamento; questo deve essere un elemento fondamentale per una pastorale adeguata. I cristiani certamente devono sempre impegnarsi a fare il possibile per guadagnare molti per la fede e per la comunione con il Signore e per far prevalere i valori etici del Vangelo nella vita pubblica.

Pero anche il coraggio di appartenere a una minoranza, con fedeltà imperturbabile al Vangelo, è significativo per un cristiano. La fede oggigiorno, come da sempre, sta in contraddizione con molte cose che sono di moda, e proprio in quanto è contraddizione la fede serve all'uomo. Nel coraggio della contraddizione la fede riceve nuova elasticità e vivacità. così diventiamo di nuovo sale della terra e luce del mondo (cfr Mt 5,13 ss), sacramento di salvezza per tutto il mondo.

Tutto ciò non ha niente a che fare con la spesso evocata "fuga nel ghetto". Al contrario. Proprio la situazione del mondo di oggi può diventare una nuova occasione per la fede. Questo non solamente perché l'ideologia marxista oggi si è chiaramente esaurita. Anche le ideologie consumistiche dell'Occidente sono sempre di più scoperte dai giovani, i quali esigono promesse più profonde. Se la fede si presenta senza timore nella sua grandezza trasparente e pura, la si sperimenta nel modo migliore quale vera risposta alla sete di una generazione, che sta vivendo in un certo senso l'esperienza e la condizione del figliol prodigo.

Senza timore e con coraggio dobbiamo far apparire di nuovo la novità e la grandezza della fede! così la fede sarà il fondamento della gioia e della liberazione dei credenti. Incoraggiate soprattutto i sacerdoti e i diaconi, tutti i collaboratori a tempo pieno, e quelli volontari, ad offrire una tale testimonianza!


7. Se affido ancora una volta a voi, cari fratelli, alla vostra particolare attenzione e alla vostra cura pastorale queste riflessioni al termine della nostra fruttuosa conversazione di questi due giorni, lo faccio nella grata consapevolezza che vi vorrete impegnare - singolarmente e come Conferenza Episcopale - sinceramente e diligentemente riguardo a queste sfide importanti, per far fronte ad esse con adeguate misure. In questi giorni siamo stati testimoni di questa collaborazione comune, fruttuosa e paziente, che richiede competenza e vi unisce.

Vi assicuro che condivido tutte le vostre soddisfazioni e preoccupazioni nello spirito di una profonda solidarietà, nel comune servizio e nella comune missione di Vescovi. Vi confermo tutta la mia fiducia nei vostri sforzi e li raccomando soprattutto alla intercessione e all'aiuto di Maria, madre della Chiesa. Solo Dio con la sua grazia può dare al nostro paziente seminare e piantare nella sua vigna incremento e prosperità, come vi ho già detto durante la nostra celebrazione eucaristica di stamane. perciò persevereremo con fervore ed insistenza, soprattutto nella preghiera! Finalmente vorrei ricordare il grande santo, di cui celebriamo domani la festa: sant'Alberto Magno. Il settecentesimo anniversario della sua morte, come è noto, è stato l'occasione, nove anni fa, della mia prima visita pastorale al vostro Paese. Ad essa mi aveva invitato in nome di tutti voi, l'allora Presidente della Conferenza Episcopale, l'indimenticabile Cardinale Höffner. Alberto è stato grande nella sua scienza e nella sua santità. In questo egli sia nei nostri tempi stimolo ed esempio per i teologi. Proprio l'investigazione teologica e l'insegnamento teologico nel vostro Paese assumano una grande responsabilità per la Chiesa universale. La Chiesa cattolica nella Repubblica Federale di Germania presti in tale campo, come in tutto il lavoro pastorale, un servizio sempre più efficace anche per altre Chiese e nella comunità universale dei credenti, in fedele unione con il successore di Pietro.

Con i migliori auguri personali per ciascuno imparto di cuore a voi, ai vostri confratelli in Patria, ai vostri sacerdoti, ai vostri collaboratori nella catechesi nonché a tutti i fratelli e sorelle affidati alle vostre cure pastorali, una speciale benedizione apostolica.

1989-11-14

Martedi 14 Novembre 1989




Lettera al Cardinale Tomko, inviato speciale alle celebrazioni di Poponguine in Senegal - Città del Vaticano (Roma)

Maria, guida e patrona di un popolo fedele


La grande celebrazione della Vergine Maria madre di Dio che ogni anno porta la gioia spirituale di tutta la Chiesa, cioè la solennità della Immacolata Concezione, sappiamo che quest'anno avrà uno splendore e susciterà un culto ancora maggiore nella amatissima comunità cattolica del Senegal, per quell'evento che l'umile successore di Pietro desidera che venga esaltato per molti motivi e venga celebrato con una devozione del tutto particolare.

Infatti in quel giorno si celebrerà il centenario del primo pellegrinaggio di tutta la Nazione al famosissimo santuario mariano di "Nostra Signora della Liberazione di Poponguine", dove già da cento anni prospera l'opera di evangelizzazione e dove a ragione si gloria di essere nato lo stesso Arcivescovo di Dakar, il nostro venerabile fratello Cardinal Giacinto Thiandoum.

Poiché poi sono assai pochi i fratelli Vescovi di quella regione e di quella lingua, che con quel santuario non hanno legami molto stretti, e poiché sia la consuetudine dei pellegrinaggi sia lo stesso nome della Vergine Maria di Poponguine occupano un posto privilegiato tra i fedeli del Senegal, possiamo facilmente già in precedenza immaginare assai lieti la celebrazione di quel giorno e la gioia degli animi e delle feste con le quali si concluderà l'anno giubilare.

Poiché ricordiamo bene la grandezza della fede, la solidità della morale cristiana, la vivacità della presenza della Chiesa cattolica del Senegal, che ci viene attestata da parecchie testimonianze, non solo parteciperemo da lontano come se fossimo presenti al memorabile evento della festa dell'Immacolata Concezione a Poponguine, ma vogliamo che la nostra persona sia sentita come presente in modo concreto da Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e dai numerosi fedeli.

perciò, venerabile nostro fratello, con l'autorità di questa lettera ti chiediamo di rappresentarci alle suddette celebrazioni in Senegal come nostro inviato speciale presso il santuario mariano di Poponguine.

In questa occasione esorterai al culto e alla imitazione della Madre di Dio e a portare a quanti più uomini possibile la luce e la consolazione celeste della fede, in un continuo rinnovamento e nel continuo annuncio del Vangelo di Cristo, con l'aiuto della stessa Madre di Dio e con il sostegno della benedizione apostolica che impartirai a nome nostro a tutti e a ciascuno dei partecipanti alle solenni celebrazioni.

1989-11-15

Mercoledi 15 Novembre 1989






Il discorso ai partecipanti alla conferenza internazionale promossa dal pontificio consiglio per la pastorale degli operatori sanitari - Città del Vaticano (Roma)

La Chiesa di fronte alla duplice sfida dell'AIDS: una prevenzione degna della persona umana e un'assistenza pienamente solidale


Illustri Signori!


1. E' per me, particolarmente importante trovarmi oggi con voi, in occasione della conferenza internazionale che il pontificio consiglio della pastorale per gli operatori sanitari ha promosso in vista di un approfondimento interdisciplinare sui complessi problemi legati alla minacciosa diffusione dell'AIDS.

Nel rivolgervi il mio saluto desidero esprimervi il mio compiacimento per l'impegno che vi siete assunto di dibattere, a livello altamente qualificato, un argomento di così viva attualità. In particolare, mi compiaccio per il quadro antropologico più ampio entro il quale avete impostato la vostra analisi, esaminando l'intero problema alla luce degli interrogativi fondamentali dell'esistenza: "Vivere, perché?".

perciò mi auguro che le conclusioni di questa conferenza internazionale stimolino ulteriori riflessioni sull'argomento e promuovano da parte delle istanze competenti una decisa ed efficace programmazione operativa.


2. Molto più che per le numerose malattie infettive, che l'umanità ha sperimentato nel corso della sua storia, l'AIDS ha profonde ripercussioni di natura morale, sociale, economica, giuridica ed organizzativa non solo sulle singole famiglie e sui raggruppamenti locali, ma anche sulle nazioni e sull'intera comunità dei popoli. Oggi, infatti, sebbene con intensità e caratteristiche diverse, la grande maggioranza dei paesi del mondo è stata raggiunta dal virus dell'immunodeficienza acquisita e le periodiche rilevazioni delle autorità sanitarie ne denunciano la diffusione crescente.

E' doveroso riconoscere che, sin dagli inizi, l'AIDS ha provocato un serio impegno di ricerca ad opera di gruppi, guidati da eminenti scienziati, molti dei quali sono qui presenti: ad essi esprimo volentieri il più vivo apprezzamento.

Grazie al loro sforzo, i vari aspetti di questa complessa e diffusa malattia si vanno sempre più chiarendo. In meno di dieci anni è stato compiuto un importante cammino: gli studi di biologia molecolare hanno reso pressoché note le funzioni del virus, le interazioni virus-cellula e le conseguenti modificazioni funzionali. Sono stati, altresi, scoperti altri retrovirus e vengono attivamente studiati i ruoli relativi, che tali agenti possono esercitare nell'AIDS, e anche in altre malattie.


3. Non è azzardato affermare che, ancora una volta, con lo studio di una temibile malattia, sono migliorate le conoscenze di tutto un settore, con significativi vantaggi terapeutici nel trattamento di altre patologie.

Inoltre, poiché oggi è cresciuta la consapevolezza che le cause biologiche, le condizioni ambientali e le componenti socio-culturali influiscono fortemente sullo sviluppo e sulla diffusione delle malattie infettive, è stato analizzato con particolare attenzione il modo in cui certe forme di incontro e di contatto tra le persone - all'interno di singole categorie o gruppi di popolazione - possono creare ed alimentare il rischio di diffusione dell'infezione da virus dell'immunodeficienza acquisita. Il riferimento, ormai a tutti noto, va ovviamente ai fenomeni della tossicodipendenza ed all'abuso della sessualità, che avviano un processo tendenzialmente espansivo della malattia. L'aspetto positivo di tale miglior conoscenza è che la popolazione nel suo insieme è direttamente sollecitata ad assumersi con piena consapevolezza le sue responsabilità.


4. Le statistiche attestano che la gioventù è maggiormente colpita dall'AIDS. La minaccia che incombe sulle giovani generazioni deve attirare l'attenzione e coinvolgere l'impegno di tutti: infatti, umanamente parlando, il futuro del mondo è fondato sui giovani, e l'esperienza insegna che il solo modo di prevedere il futuro è quello di prepararlo.

La minacciosa diffusione dell'AIDS lancia a tutti una duplice sfida, che anche la Chiesa vuole raccogliere per la parte che le compete: mi riferisco alla prevenzione della malattia ed alla assistenza di coloro che ne sono colpiti.

Un'azione veramente efficace in questi due campi non potrà essere svolta, se non si cercherà di sostenere lo sforzo comune con l'apporto derivante da una visione costruttiva della dignità della persona umana e del suo trascendente destino.

Le particolari caratteristiche dell'insorgere e del diffondersi dell'AIDS, ed anche un certo modo di affrontare la lotta cntro questa malattia, rivelano - come opportunamente ricorda il tema generale di questa conferenza internazionale - una preoccupante crisi di valori. Non si è lontani dal vero se si afferma che, parallelamente al diffondersi dell'AIDS, è venuta manifestandosi una sorta di immunodeficienza sul piano dei valori esistenziali, che non può non riconoscersi come una vera patologia dello spirito.


5. Di conseguenza, occorre in primo luogo ribadire con forza che l'opera di prevenzione, per essere insieme degna della persona umana e veramente efficace, deve proporsi due obiettivi: informare adeguatamente ed educare alla maturità responsabile.

E' necessario, innanzitutto, che l'informazione, impartita nelle sedi idonee, sia corretta e completa, al di là di paure immotivate, ma anche di false speranze. La dignità personale dell'uomo esige poi, che egli sia aiutato a crescere verso la maturità affettiva mediante una specifica opera educativa.

Soltanto con una informazione ed una educazione che portino a far ritrovare, con chiarezza e con gioia, il valore spirituale dell'amore-che-si-dona come senso fondamentale della esistenza, è possibile che gli adolescenti e i giovani abbiano la forza necessaria per superare i comportamenti a rischio. L'educazione a vivere in modo sereno e serio la propria sessualità e la preparazione all'amore responsabile e fedele sono aspetti essenziali di questo cammino verso la piena maturità personale. Una prevenzione, invece, che movesse, con egoistica ispirazione, da considerazioni incompatibili con i valori prioritari della vita e dell'amore, finirebbe per essere, oltre che illecita, contraddittoria, aggirando solo il problema senza risolverlo alla radice.

perciò la Chiesa, sicura interprete della legge di Dio ed "esperta in umanità", ha a cuore non solo di pronunciare una serie di "no" a determinati comportamenti, ma soprattutto di proporre uno stile di vita pienamente significativo per la persona. Essa indica con vigore e con gioia un ideale positivo, nella cui prospettiva vanno comprese ed applicate le norme morali di condotta. Alla luce di tale ideale, appare profondamente lesivo della dignità della persona, e perciò moralmente illecito, propugnare una prevenzione della malattia dell'AIDS basata sul ricorso a mezzi e rimedi, che violano il senso autenticamente umano della sessualità, e sono un palliativo per quei disagi profondi, dove è chiamata in causa la responsabilità degli individui e della società: e la retta ragione non può ammettere che la fragilità della condizione umana, anziché motivo di maggiore impegno, si traduca in pretesto per un cedimento che apra la via al degrado morale.


6. In secondo luogo, una prevenzione costruttivamente tesa a ricuperare, soprattutto presso le giovani generazioni, il senso pieno della vita e l'esaltante fascino della dedizione generosa, non potrà che favorire un maggiore e più vasto impegno nell'assistenza ai malati di AIDS. Questi, pur nella singolarità della loro situazione patologica, hanno diritto, come ogni altro infermo, di ricevere dalla comunità l'assistenza idonea, la comprensione e una piena solidarietà.

La Chiesa che, sull'esempio del suo divin fondatore e maestro, ha sempre considerato l'assistenza a chi soffre quale componente fondamentale della sua missione, sente di essere interpellata in prima persona, in questo nuovo campo della sofferenza umana, consapevole, com'essa è, che l'uomo che soffre è una "via speciale" del suo magistero e ministero.

Di conseguenza, non poche Conferenze episcopali, in diverse aree del mondo, hanno pubblicato documenti ed emanato concrete direttive per avviare, migliorare ed intensificare una pastorale di speranza nell'azione preventiva contro l'AIDS, e nell'assistenza a chi ne è colpito, istituendo talora appositi centri di cura specializzata.

In spirito di comunione con tutta la Chiesa e con fiduciosa e intensa partecipazione, anch'io colgo volentieri questa occasione per unire la mia voce a quella degli altri pastori ed esortare ciascuno ad assumersi le proprie responsabilità.

Ai malati di AIDS


7. Mi rivolgo innanzitutto, con accorata sollecitudine, ai malati di AIDS.

Fratelli in Cristo, che conoscete tutta l'asprezza della via della croce, non sentitevi soli. Con voi è la Chiesa, sacramento di salvezza, per sostenervi nel vostro difficile cammino. Essa molto riceve dalla vostra sofferenza, affrontata nella fede; a voi essa è vicina col conforto della solidarietà operosa dei suoi membri, affinché non smarriate mai la speranza. Non dimenticate l'invito di Gesù: "Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorero" (Mt 11,28).

Con voi, carissimi, sono gii uomini della scienza, che si adoperano instancabilmente per contenere e debellare questa grave infermità; con voi sono quanti, nell'esercizio della professione sanitaria o per scelta volontaria, sostenuta dall'ideale della solidarietà umana, intendono seguirvi con ogni premura e mezzo.

Voi potete offrire, a vostra volta, qualcosa di molto significativo alla comunità di cui siete parte. Lo sforzo che voi fate per dare un significato alla vostra sofferenza è per tutti un prezioso richiamo ai valori più alti della vita e un aiuto forse determinante per quanti siano tentati dalla disperazione. Non chiudetevi in voi stessi, ma cercate ed accettate il sostegno dei fratelli.

La preghiera della Chiesa si alza ogni giorno al Signore per voi, particolarmente per coloro che vivono la malattia nell'abbandono, nella solitudine; per gli orfani, per i più deboli, per i più poveri, che il Signore ci ha insegnato a considerare i primi nel suo regno.

Alle famiglie


8. Mi rivolgo, poi, alle famiglie. Nel nucleo familiare è la prima scuola di vita e di formazione dei figli alla responsabilità personale in tutti i suoi aspetti, compreso quello legato ai problemi della sessualità.

Genitori, voi potete svolgere la prima e più efficace azione preventiva offrendo ai vostri figli una retta informazione, e preparandoli a scegliere con responsabilità i giusti comportamenti nell'ambito sia individuale che sociale.

Quanto, poi, alle famiglie che vivono al loro interno il dramma dell'AIDS, desidero che sentano a sé rivolta la comprensione partecipe del Papa, ben consapevole della difficile missione a cui sono chiamate. Prego il Signore perché conceda loro la generosità necessaria per non abdicare ad un compito che, davanti a Dio ed alla società, hanno assunto a suo tempo come irrinunciabile. La perdita del calore familiare provoca nei malati di AIDS la diminuzione e persino l'estinzione di quella immunologia psicologica e spirituale, che a volte si rivela non meno importante di quella fisica per sostenere la capacità reattiva del soggetto. Soprattutto le famiglie nate nel segno del matrimonio cristiano hanno la missione di offrire una forte testimonianza di fede e di amore, non abbandonando il loro caro, ma bensi circondandolo di premurose cure e di affettuosa partecipazione.

Agli educatori


9. Agli insegnanti ed agli educatori va l'invito a farsi promotori, in stretto collegamento con le famiglie, di una idonea e seria formazione degli adolescenti e dei giovani alla vita. Si curi, specialmente nelle scuole cattoliche, una programmazione organica dell'educazione sanitaria, nella quale, armonizzando gli elementi della prevenzione con i valori morali, si preparino i giovani ad un corretto stile di vita, principale garanzia per tutelare la propria salute e l'altrui.

A voi, educatori, è affidata la responsabilità di avviare le giovani generazioni ad una autentica cultura dell'amore, offrendo in voi stessi una guida e un esempio di fedeltà ai valori ideali che danno senso alla vita.

Ai giovani 10. Ai giovani di ogni età e condizione dico: fate in modo che la vostra sete di vita e di amore sia sete di una vita degna di essere vissuta e di un amore costruttivo. La necessaria prevenzione contro la minaccia dell'AIDS non si ispiri alla paura, bensi alla scelta consapevole di uno stile di vita sano, libero e responsabile. Rifuggite da comportamenti improntati alla dissipazione, all'apatia, all'egoismo. Siate invece protagonisti nella costruzione di un ordine sociale giusto, su cui si regga il mondo del vostro futuro.

Praticate con generosità e forza di immaginazione forme sempre nuove di solidarietà. Respingete ogni forma di emarginazione, siate vicini ai meno fortunati, a coloro che soffrono, coltivando la virtù dell'amicizia e della comprensione, rifiutando ogni violenza verso voi stessi e verso gli altri. La vostra forza sia la speranza e il vostro ideale l'affermazione universale dell'amore.

Ai governanti 11. Ai governanti ed ai responsabili della cosa pubblica rivolgo l'appello pressante ad affrontare con ogni impegno i nuovi problemi posti dal diffondersi dell'AIDS. Le dimensioni già assunte, e che si presume assumerà questa malattia, come pure il suo stretto rapporto con alcuni comportamenti che incidono sulle relazioni interpersonali e sociali, esigono che gli Stati si facciano carico - con tempestività e coraggio, con chiarezza di idee e correttezza di iniziative - di tutte le loro responsabilità. In particolare, alle autorità sanitarie e sociali compete di predisporre ed attuare un piano globale di lotta contro l'AIDS e la tossicodipendenza, all'interno di questa programmazione dovrà essere riconosciuta, coordinata e sostenuta ogni giusta iniziativa che singoli individui, gruppi, associazioni ed enti sviluppino per la prevenzione, la cura e la riabilitazione.

Parimenti, la lotta contro l'AIDS postula la collaborazione tra i popoli: e poiché la domanda di salute e di vita accomuna tutti gli uomini, nessun calcolo politico od economico divida l'impegno degli Stati, insieme chiamati alla sfida dell'AIDS.

Agli scienziati 12. Agli scienziati ed ai ricercatori, con il plauso per il loro encomiabile sforzo, va il mio invito a incrementare ed a coordinare il loro lavoro, sorgente di speranza per i malati di AIDS e per l'intera umanità. Come è stato ricordato, "sarebbe illusorio rivendicare la neutralità morale della ricerca scientifica e delle sue applicazioni... Pertanto la scienza e la tecnica richiedono, per il loro stesso intrinseco significato, il rispetto incondizionato dei criteri fondamentali della moralità: debbono essere, cioè, al servizio della persona umana, dei suoi diritti inalienabili e del suo bene vero e integrale, secondo il progetto e la volontà di Dio " (Congr. pro Doctrina Fidei "Donum Vitae", 2, die 22 febr. 1987: AAS 80 [1988] 70ss).

Oggi mancano ancora vaccini e farmaci sicuramente efficaci contro il virus dell'AIDS; è veramente da auspicare che la ricerca scientifica e farmacologica possano giungere presto al sospirato traguardo. Alla porta della vostra competenza e sensibilità, illustri scienziati e ricercatori, bussa una umanità implorante, che attende una risposta di vita soprattutto dalla vostra collaborazione e dedizione.

Al personale sanitario 13. Nell'attesa della scoperta risolutiva, invito i medici e tutti gli operatori sanitari, impegnati in questo delicato settore professionale, a tradurre il loro servizio in testimonianza di amore soccorrevole.

Come ho detto, a Phoenix negli USA, ai membri delle Organizzazioni sanitarie cattoliche, "voi, individualmente e collettivamente, siete l'espressione vivente della parabola del buon Samaritano" ("", X, 3 [1987] 506). Pertanto, la vostra sollecitudine non conosca discriminazione alcuna! Sappiate raccogliere, interpretare e valorizzare la fiducia che ha in voi il fratello infermo. Cercate sempre, attraverso l'assistenza, di accostarvi con discrezione ed amore a quella misteriosa, ma così umana, sfera psichica e spirituale dalla quale può scaturire l'energia viva e sanante, che aiuti l'infermo a scoprire, anche nella sua condizione, il senso della vita ed il significato della sua sofferenza.

E voi, operatori sanitari volontari, che in numero sempre maggiore dedicate competenza e disponibilità ai malati di AIDS o siete impegnati nell'opera di educazione preventiva, unite e coordinate le vostre forze, aggiornate la vostra preparazione, fatevi promotori, anche all'esterno, di un'azione rivolta a sensibilizzare la comunità sociale ai problemi legati alla realtà ed alla minaccia dell'AIDS. Siate i portavoce delle ansie, delle necessità, delle attese di coloro che assistete.

A sacerdoti e religiosi della sanità 14. Ai fratelli nel sacerdozio, ai religiosi ed alle religiose - in primo luogo a quelli, fra loro, che sono dediti alla pastorale sanitaria - il mio più ardente appello affinché siano araldi del Vangelo della sofferenza nel mondo contemporaneo. La storia dell'azione pastorale sanitaria della Chiesa ridonda di figure esemplari di sacerdoti, di religiosi e di religiose che nell'assistenza ai sofferenti hanno esaltato la dottrina e la realtà dell'amore.

La vostra azione, carissimi fratelli e sorelle, per essere davvero credibile ed efficace, sia costantemente sostenuta dalla fede ed alimentata dalla preghiera. Voi, che avete fatto della sequela di Cristo l'ideale esclusivo della vostra vita, sentitevi chiamati a farvi presenza di Gesù, medico delle anime e dei corpi. Possano i malati da voi assistiti avvertire in voi la vicinanza di Gesù, la vigile e materna presenza della Vergine.

Raccogliete con generosità l'appello dei vostri pastori, amate e favorite il servizio agli infermi, agite nel segno della abnegazione e dell'amore, affinché "non sia resa vana la croce di Cristo" (1Co 1,17). Siate vicini agli ultimi e ai più abbandonati. Praticate l'accoglienza, promovete e sostenete tutte le iniziative che nel servizio a chi soffre esaltano la grandezza e la dignità della persona umana e del suo destino eterno. Siate testimoni dell'amore della Chiesa per i sofferenti e della sua predilezione per i più provati dal male.

A tutti i fedeli 15. Invito, infine, tutti i fedeli ad innalzare la loro preghiera al Signore della vita affinché aiuti l'umanità a trarre frutto anche da questa nuova minacciosa calamità. Voglia Iddio illuminare i credenti sul vero ed ultimo "perché" dell'esistenza, affinché siano, sempre e dappertutto, messaggeri della speranza che non muore. Sappia, l'uomo di oggi, ripetere al Signore le parole di Giobbe: "Riconosco che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile per te" (Gb 42,2). Se oggi ancora, di fronte all'incombere del flagello dell'AIDS, siamo alla ricerca del rimedio efficace, noi confidiamo che con l'aiuto di Dio infine la vita trionferà sulla morte, la gioia sulla sofferenza.

Con questo auspicio, invoco su di voi e su quanti spendono le loro energie a servizio della nobilissima causa, per la quale vi siete raccolti a Congresso, le benedizioni di Dio Onnipotente.

1989-11-15

Mercoledi 15 Novembre 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Il discorso a conclusione della riunione con i Vescovi diocesani della Repubblica Federale di Germania - Città del Vaticano (Roma)