GPII 1989 Insegnamenti - Alla XXV Conferenza Generale della Fao - Città del Vaticano (Roma)

Alla XXV Conferenza Generale della Fao - Città del Vaticano (Roma)

Aiuti ai Paesi indebitati e rispetto dell'ambiente per una saggia politica alimentare internazionale


Signor Presidente, signor Direttore generale, Eccellenze, signore e signori, I


1. Poiché l'Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite continua a rappresentare sempre di più un importante punto di incontro per le esperienze politiche di tutti i Paesi, la Santa Sede ha seguito con attenzione le decisioni delle più importanti agenzie intergovernative specializzate dell'Onu. E stata particolarmente compiaciuta di notare il lavoro svolto dalla Conferenza Generale della "Food and Agriculture Organization" (Fao) nel campo specifico della propria competenza. La Fao ha cercato di svolgere un ruolo indispensabile, insieme ad altre organizzazioni che si occupano di problemi legati all'agricoltura e all'approvvigionamento di cibo, nel tutelare il diritto umano fondamentale di un'adeguata nutrizione. Tale obiettivo esige uno sforzo efficace ed incessante per garantire a popoli e a singole persone l'accesso a scorte di cibo sufficienti quale parte del più grande processo di sviluppo mondiale.


2. La complessità di promuovere una campagna efficace ed adeguata per combattere la fame e la denutrizione sta diventando sempre più evidente. Oggi, a quindici anni di distanza dalla Conferenza Mondiale sulla Nutrizione (World Food Conference) del 1974, siamo consapevoli della necessità di un'attenta ed obiettiva valutazione dei molti fattori legati ai problemi di sviluppo economico mondiale e di progresso sociale. Ciò è particolarmente evidente alla luce dei rapidi aumenti di popolazione, soprattutto in alcuni continenti, e di un'economia mondiale che presenta fasi di recessione e difficoltà nel realizzare le politiche economiche interne, perfino nei Paesi altamente industrializzati.

Per questa ragione è meglio evitare descrizioni puramente globali e negative della situazione esistente. Invece, le osservazioni e le valutazioni attuali, per quanto insoddisfacenti siano state finora, devono rappresentare uno stimolo a una nuova riflessione sulla possibilità, anzi, il dovere, di un'azione concertata da parte degli Stati e delle organizzazioni intergovernative. Questo tipo di attività deve necessariamente essere graduale e occorrerà conformarla alle diverse condizioni dei singoli Paesi e a tutta la situazione mondiale in generale.

In effetti occorre una detcrminazione reale non soltanto a definire l'obiettivo della giustizia, ma anche a perseguirlo attraverso un'attività fondata sulla solidarietà morale.


3. Se vi sono luoghi in cui è all'opera, allora questa solidarietà morale deve essere una caratteristica dei diversi Stati-membri della Fao. Una lotta efficace contro la fame e la denutrizione dipenderà da una linea di azione unitaria intrapresa innanzi tutto da quelle organizzazioni ed agenzie direttamente coinvolte nei problemi riguardanti il cibo e l'agricoltura. Oltre la Fao, queste comprendono l'lfad, il "World Food Programme" (Programma Nutrizionale Mondiale) e il "World Food Council" (Consiglio Nutrizionale Mondiale).


4. La lotta contro la fame ha ramificazioni anche nel campo degli investimenti.

Anche qui le organizzazioni internazionali monetarie o finanziarie, nel coordinare i prestiti e i pagamenti a livello mondiale, regionale, locale e di gruppo, sono chiamate a dimostrare una collaborazione basata sulla solidarietà. Infatti è possibile che il problema dell'indebitamento estero, soprattutto quello dei Paesi in via di sviluppo, possa iniziare ad essere affrontato attraverso un appropriato ricorso a tali organizzazioni multilaterali.

Oltre ai loro contributi operativi, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, con le loro organizzazioni affiliate, hanno dato anche importanti suggerimenti volti a individuare criteri per riequilibrare l'economia dei Paesi indebitati, e ad indicare misure idonee volte a rinnovare la politica economica interna allo scopo di promuoverne il reale ed organico sviluppo. Questi suggerimenti devono essere tenuti in seria considerazione. Infine è importante accertarsi che tutti gli aiuti ad altri Paesi, e non soltanto quelli finanziari, siano il frutto di una solidarietà da parte delle nazioni ricche verso quelle più povere - una solidarietà che adotti misure veramente disinteressate, che si oppongono a quelle che costituirebbero soltanto nuove forme di dominio.


5. La lotta contro la fame implica, in un modo che sta diventando sempre più evidente, l'esigenza che le nazioni di tutto il mondo si conformino a norme generalmente riconosciute e praticabili nel settore degli affari. Ciò è particolarmente importante per i Paesi meno sviluppati, allo scopo di salvaguardare la loro capacità di esportare i propri prodotti, soprattutto quelli agricoli. Ciò che occorre evitare sono tutte quelle forme ricorrenti di protezionismo che finiscono per creare ostacoli sempre maggiori al commercio o, in alcuni casi, che impediscono ai Paesi in via di sviluppo di accedere ai mercati.

A questo proposito è opportuna una valutazione dei modelli di condotta che risultano dagli affari che si conducono all'interno del Gatt. Qui, per la prima volta, sono stati stabiliti criteri aggiornati per la mutua regolazione dei rapporti commerciali fra gli Stati. Questi criteri si riferiscono direttamente ai prodotti agro-alimentari e alla possibilità della loro commercializzazione nel mercato mondiale.


6. Occorre anche sottolineare la preoccupazione sul deterioramento della sicurezza del cibo nell'attuale situazione mondiale. Infatti, parallelamente al notevole incremento della popolazione mondiale si è verificato recentemente un calo nel livello mondiale di disponibilità di generi alimentari. Ciò ha causato una riduzione di quelle riserve che costituiscono una garanzia necessaria contro crisi di fame e denutrizione. Allo stesso modo, nei Paesi in cui la produzione è alta, questa è stata artificialmente ridotta da una politica orientata settorialmente, che riflette un ottuso calcolo di mercato. Quale che sia la sua validità all'interno, tale politica non è certo in armonia con una solidarietà aperta alle necessità mondiali e che opera a favore di quanti sono nel bisogno.

II


7. La protezione dell'ambiente naturale è diventata un aspetto nuovo ed integrale del problema dello sviluppo. Quando prestiamo un'adeguata attenzione alla sua dimensione ecologica, la lotta contro la fame appare ancor più complessa ed esige la creazione di nuovi legami di solidarietà. La preoccupazione per l'ecologia, vista in rapporto al processo di sviluppo ed in particolare alle esigenze della produzione, esige innanzi tutto che in ogni impresa economica vi sia un impiego razionale e calcolato delle risorse. E diventato sempre più evidente il fatto che un uso indiscriminato dei beni naturali disponibili, che minaccia le fonti primarie di energia e di risorse e l'ambiente naturale in generale, comporta una grave responsabilità morale. Non soltanto l'attuale generazione, ma anche le generazioni future subiranno le conseguenze di tali azioni.


8. L'attività economica comporta l'obbligo di usare con raziocinio dei beni della natura. Ma comporta anche il grave obbligo morale sia di riparare i danni già inflitti alla natura, che di prevenire ogni effetto negativo che possa presentarsi in futuro. Un controllo più accurato di possibili conseguenze sull'ambiente naturale è d'obbligo nel campo dell'industrializzazione, soprattutto per quanto concerne i rifiuti tossici, e in quelle aree caratterizzate da un uso eccessivo di fertilizzanti chimici in agricoltura.

Il rapporto fra i problemi dello sviluppo e l'ecologia esige inoltre che l'attività economica programmi ed accetti le spese legate alle misure di tutela dell'ambiente richieste dalla comunità, sia locale che globale, in cui tale attività si esercita. Tali spese non devono essere considerate come un sovrapprezzo accessorio, bensi come un elemento essenziale del costo attuale dell'attività economica. Il risultato sarà un profitto economico inferiore a quello che era possibile in passato, e il prendere atto dei nuovi oneri derivanti dalla tutela dell'ambiente. Tali costi devono essere presi in considerazione sia nella gestione di imprese individuali che nei programmi nazionali di politica economica e finanziaria, che deve adesso essere affrontata nella prospettiva dell'economia regionale e mondiale.

Infine siamo chiamati ad operare superando il nostro ristretto interesse egoistico e la difesa settoriale della prosperità di gruppi e individui particolari. Questi nuovi criteri e questi nuovi costi devono trovar posto nei bilanci preventivi dei programmi di politica economica e finanziaria di tutti i Paesi, industrializzati e in via di sviluppo.


9. Oggi c'è una crescente consapevolezza che l'adozione di misure per la tutela dell'ambiente comporta una reale e necessaria solidarietà tra le nazioni. Sta diventando più evidente il fatto che una soluzione efficace ai problemi sollevati dal rischio di inquinamento atomico e atmosferico e dal deterioramento delle condizioni generali della natura e della vita umana può essere trovata soltanto a livello mondiale. Ciò a sua volta implica il riconoscimento della crescente interdipendenza che caratterizza la nostra epoca. Infatti risulta sempre più evidente che le politiche di sviluppo esigono un'autentica cooperazione internazionale, portata avanti in conformità a decisioni prese congiuntamente e nel contesto di una visione universale che ha a cuore il bene della famiglia umana sia di questa generazione che di quelle che verranno.

III 10. Infine sono lieto di notare l'attenzione tutta particolare che la Fao ha riservato alla questione femminile legata ai problemi dello sviluppo agricolo e rurale. Tale attenzione contribuisce a effettuare la transizione dalle affermazioni sulla dignità e l'eguaglianza della donna contenute nella Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite e di alcune organizzazioni regionali, ai problemi assai più specifici che riguardano l'integrazione della donna nel processo globale dello sviluppo agricolo e nutrizionale. Contribuisce inoltre a suggerire applicazioni adeguate non soltanto nei Paesi in via di sviluppo, ma anche in quelli industrialmente avanzati.

Sono particolarmente felice di notare che oltre a dedicare la dovuta attenzione agli aspetti strettamente economici del contributo femminile sia alla produzione agricola che alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti nutritivi, vi sia anche un riferimento esplicito alla dignità della donna come persona umana quale fondamento della sua giusta integrazione non soltanto nel processo di produzione, ma nella vita della società nel suo insieme. Trovo qui un chiaro parallelo con il mio insegnamento nella Lettera apostolica "Mulieris Dignitatem". In quella Lettera facevo riferimento alle diverse dimensioni della visione cristiana della dignità e della vocazione della donna. Sono convinto che soltanto in una prospettiva di affermazione della dignità della donna come persona umana, può svilupparsi una giusta considerazione della sua partecipazione allo sviluppo socio-economico, al processo agricolo e alla crescita civile.

Infine desidero esprimere il mio apprezzamento per aver trattato quei problemi che sono stati esaminati dal lavoro dell'attuale Conferenza Generale della Fao. Sono lieto che nella documentazione preparatoria questi temi siano stati trattati non soltanto in rapporto al programma e al bilancio del prossimo biennio, ma nell'ambito della più ampia prospettiva dei problemi più scottanti dei nostri giorni. E' mia speranza che la Fao abbia successo nell'offrire un contributo vitale alla strategia internazionale dello sviluppo che le Nazioni Unite si sono sforzate di promuovere e che uomini e donne di ogni nazione avvertono sempre di più come un'urgente esigenza di giustizia e di solidarietà umana nel mondo di oggi.

Gentili signore e signori: su tutti voi e sul vostro lavoro invoco di cuore le abbondanti benedizioni di Dio.

1989-11-16

Giovedi 16 Novembre 1989




Alla federazione Italiana degli esercizi spirituali - Città del Vaticano (Roma)

Parola di Dio e vita della Chiesa: dalla contemplazione all'azione


Carissimi delegati regionali e diocesani della federazione italiana degli esercizi spirituali, direttori e direttrici delle varie case e centri di spiritualità, animatori ed animatrici!


1. Il venticinquesimo anniversario della vostra attività meritava davvero un momento importante di sosta e di considerazione. Importante, anzitutto, per ringraziare il Signore del bene immenso diffuso tra le anime attraverso la vostra efficace e silenziosa opera, sorta nel 1964 per iniziativa dello zelante Vescovo di Alessandria, monsignor Giuseppe Almici, ed appoggiata da tanti Pastori d'anime e da congregazioni religiose specializzate: un bene immenso, che solo lo Spirito può misurare, perché si tratta dell'azione da lui compiuta nell'intimo e nel segreto delle coscienze, in occasione dei tempi forti, della vita interiore e della conversione, dell'ascolto della Parola di Dio e della voce di Cristo.

Importante, poi, per rivedere il programma ed aggiornarlo in ordine alle grandi tappe del cammino che vi attende, poiché gli esercizi spirituali rimangono un'occasione privilegiata che Dio offre agli uomini nella loro concretezza, bisognosa in ogni tempo di risposte adeguate, in connessione con gli interrogativi propri della situazione di ciascuno: rivedere per essere al servizio dello Spirito in maniera sempre rinnovata e sempre coerente.

Importante, infine, per allargare l'adesione alle iniziative da voi proposte. Esse sono proprie della Chiesa, poiché da sempre essa esorta gli uomini al colloquio intimo e attento col Maestro, all'imitazione della preghiera di Cristo, alla revisione di vita ed alla conversione. Da sempre la Chiesa invita a rivivere l'esperienza del Cenacolo, del momento in cui la comunità degli apostoli, sotto la guida di Maria, ha vissuto il mistero della Pentecoste.

Saluto pertanto con vivo compiacimento il venerato fratello monsignor Sennen Corrà, Vescovo di Concordia-Pordenone, attuale presidente della federazione e, con lui, gli altri Vescovi qui presenti, e tutti voi, carissimi membri della FIES, che avete fatto dell'opera degli esercizi spirituali un programma pastorale preciso, aperto ad ogni categoria di persone.

Non dimenticate mai che gli esercizi sono una richiesta insistente, che la Chiesa rivolge non solo ai suoi ministri sacri, ai religiosi ed alle religiose, a tutte le persone consacrate, ma anche a coloro che amano rientrare in se stessi, dedicare a Dio del tempo con l'animo aperto alla speranza di incontrarlo sul proprio cammino, per amarlo e seguirlo di più.


2. Nel corso di questo quarto di secolo l'interrogativo sul valore, sulla natura e sull'opportunità degli esercizi spirituali si è fatto talvolta acuto. E' consolante notare che, alla luce del Concilio Vaticano II, si è operata una intensa riflessione sul significato che oggi può assumere la sempre valida proposta di sant'Ignazio di Lojola. In tale clima di riforma, di aggiornamento e di riflessione è stata confermata l'importanza fondamentale degli esercizi, mentre si è sottolineata la necessità - ovvia quanto mai, ma da realizzare con sapienza e discernimento - di far convergere i temi e le meditazioni attorno ai messaggi biblici ed alle istanze ecclesiali. Parola di Dio e vita della Chiesa costituiscono infatti le due piste per il rinnovamento degli esercizi: l'ascolto della Parola divina fonda in essi ogni meditazione e l'analisi dei modi in cui questa Parola si è incarnata nell'esistenza storica della Chiesa diventa stimolo alla testimonianza ed alla collaborazione per l'apostolato.

Gli esercizi manifestano la loro vitalità ed attualità proprio quando sono in grado di far rivivere nel ritiro i due momenti tipici della vita cristiana, propri, del resto, della stessa esperienza umana di Cristo: il momento interiore, nel silenzio e nell'orazione, nella contemplazione e nell'intimo colloquio con Dio; e il momento dell'azione, che scaturisce dall'urgenza di consegnare anche ad altri il dono ricevuto, facendosene testimoni e cercando di trasfondere in altre anime i temi della verità e la gioiosa chiamata all'imitazione di Cristo. E' ovvio, perciò, che nella struttura e nel programma degli esercizi spirituali si inserisce fortemente l'idea di una Chiesa-comunione, nella quale tutti, partecipi della missione di Cristo sacerdote, profeta e re, riconoscono di aver parte attiva nella missione (cfr AA 10). E' da questa fondamentale convinzione che può scaturire, come opportuna conseguenza, una proposta per la pratica degli esercizi, rivolta a chiunque, ai laici come ai religiosi, ai pastori d'anime come a tutti coloro che cercano Dio con cuore sincero.


3. Gli esercizi sono tanto più necessari quanto maggiormente l'evoluzione dello stile di vita sembra sottrarre all'uomo moderno il tempo e la possibilità di riflettere su se stesso.

Fortunatamente oggi si constata una rinascita dell'interesse religioso, che si fa sempre più insistente, problematico, avido di risposte non solo teoriche, ma esistenziali. Viviamo, tuttavia, in un'epoca che lascia poco spazio alla riflessione e alla ricerca sui temi fondamentali della coscienza, mentre si continua a soffrire sia per la consapevolezza di vivere in un mondo "frantumato fin dalle sue fondamenta" (RP 2) sia per un bisogno incoercibile di riconciliazione e di chiarezza circa le vere ragioni del vivere.

Chi, se non lo Spirito di Cristo, può ridonare interezza alla coscienza umana? E chi, se non la Chiesa, può chiarire i termini della riconciliazione, della pace interiore, della ritrovata purezza dell'anima? E che cosa, se non la meditazione silenziosa ed orante, può ricondurre alla conoscenza vera di Dio e di Cristo?


4. Molto si potrebbe ancora dire sul valore del ritiro, del raccoglimento, del silenzio, della meditazione, della rigenerazione attraverso i sacramenti. Affido a tutti voi il compito di ritornare su questi temi per rinvigorire la vostra fiducia sul valore degli esercizi spirituali, e continuare il cammino già tanto fruttuoso di questi venticinque anni di vita della vostra associazione.

Vi raccomando ancora di fare ogni sforzo affinché gli esercizi spirituali siano frequentati dai giovani. Gli esercizi sono un'esperienza quasi necessaria, specialmente in certi momenti delicati della crescita, se vogliamo che i giovani si conservino cristiani, non perdano di vista il fine vero ed ultimo della loro esistenza e non rinuncino ad essere partecipi della vocazione fondamentale, offerta loro da Cristo, via, verità e vita. L'esperienza forte del ritiro spirituale ha un'incidenza profonda nel processo di formazione umana e cristiana dei giovani, ed occorre proporla con intelligenza, sia pure nella consapevolezza di tante loro difficoltà, limiti e condizionamenti. Tale opera va portata avanti con ottimismo, sapendo che la progressiva maturazione dell'uomo si compie soprattutto in forza della parola del Vangelo, seminata con fiducia. La capacità che tutti i giovani hanno di accogliere il vero e di desiderare il bene con sincerità e generosità non vi lascerà delusi. Il fascino di Cristo non è mai venuto meno tra i giovani.

Con questi pensieri, e con fervidi auspici per il futuro della federazione italiana degli esercizi spirituali, imparto a tutti voi qui presenti ed ai vostri collaboratori, nonché a tutti coloro che frequentano le vostre case di ritiro la mia benedizione apostolica.

1989-11-17

Venerdi 17 Novembre 1989




Discorso durante l'udienza di questa mattina - A una delegazione di Amerindi - Città del Vaticano (Roma)

Agli Amerindi: "Difendete i vostri valori religiosi e culturali"


Cari amici, E' per me una grande gioia accogliervi, popolo Inuit del Quebec e del Labrador nel Canada, in occasione della vostra visita a Roma. Avete desiderato incontrare il Papa e dividere con lui le vostre preoccupazioni per il futuro del vostro modo di vita.

La vostra presenza qui oggi mi richiama alla mente le parole dette a Fort Simpson durante la mia breve visita in Canada nel 1987: "Come popolazioni indigene dovete affrontare una prova decisiva: quella di promuovere i valori religiosi, culturali e sociali che sosterranno la vostra dignità umana e garantiranno il vostro futuro benessere. Il vostro senso di condivisione, la vostra comprensione della comunità degli uomini radicata nella famiglia, i rapporti tanto preziosi tra i vostri anziani e i vostri giovani, la vostra visione spirituale della creazione che esige la cura e la protezione dell'ambiente con senso di responsabilità - tutti questi aspetti tradizionali del vostro modo di vivere devono essere salvaguardati e tenuti in grande considerazione" ("Homilia in loco v.d. "Fort Simpson"", die 20 sept. 1987: , X, 3 [1987] 694).

La Chiesa tiene molto a che questi validi aspetti del vostro modo di vivere siano difesi e rafforzati per il bene del vostro popolo. Ma è anche convinta che voi stessi siete i soggetti primi del vostro sviluppo, uno sviluppo che scaturisce primariamente dalla fibra spirituale e morale degli stessi popoli.

La Chiesa vi accompagna in questo compito e vi sostiene nella ricerca di soluzioni giuste ed eque a situazioni che minacciano il vostro benessere e il futuro delle vostre comunità. Come persone create a immagine e somiglianza di Dio, e come figli e figlie di Dio per il Battesimo, ciascuno di voi è caro alla Chiesa e al cuore del Papa.

Il nostro incontro di oggi rafforzi il vostro proposito di essere fedeli discepoli di Cristo e coraggiosi testimoni del Vangelo. Vi invito ad avere una sempre maggior compassione e solidarietà con tutti coloro che, come voi, lottano per assicurare a se stessi e ai propri cari un futuro pieno di benedizioni spirituali e materiali, e che anelano a un mondo segnato da una più grande giustizia, amore e pace.

Vi assicuro la mia continua preghiera a Maria, madre di Dio, perché interceda per voi e per tutti i membri delle vostre comunità. Con affezione nel Signore, imparto di cuore a voi e alle vostre famiglie la mia benedizione apostolica.

1989-11-17

Venerdi 17 Novembre 1989




Recita dell'Angelus - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)

Si ponga fine ai sanguinosi scontri e si riprenda il cammino del dialogo


Da diversi giorni il mondo intero segue con profonda apprensione i tragici avvenimenti che stanno sconvolgendo il paese centroamericano di El Salvador, con centinaia di morti e migliaia di feriti, molti dei quali sono donne e bambini innocenti. Anche sei padri della Compagnia di Gesù sono stati barbaramente assassinati nella loro residenza universitaria, nel luogo stesso in cui svolgevano la loro attività.

Le notizie che continuano a giungere di là confermano che la lotta fratricida prosegue con spietata violenza e che il numero delle vittime cresce ogni giorno di più.

Non è possibile rimanere insensibili di fronte a tanto ingiustificato spargimento di sangue, al sacrificio di tante persone, al dolore delle loro famiglie e alla sofferenza di tutto un popolo affranto e indifeso.

Con un messaggio personale, inviato giovedi scorso all'Arcivescovo di San Salvador, ho fatto appello al senso di responsabilità di tutti, perché si ponga fine ai sanguinosi scontri e si riprenda il cammino del dialogo in vista di una piena riconciliazione nazionale.

Oggi rinnovo questo accorato invito a tutte le parti interessate, perché sia ristabilito un clima di concordia in quell'amato Paese e si aprano nuove possibilità di sviluppo non solo per El Salvador, ma anche per l'intera regione centroamericana.

[Il Santo Padre prosegue con le seguenti parole:] La Chiesa in Italia celebra oggi la Giornata Nazionale per le Migrazioni.

E' questo un appuntamento di preghiera e di riflessione per quanti vivono ancora l'esperienza faticosa della migrazione per lavoro.

Occorre guardare ai migranti con animo aperto e prendere sempre più coscienza dei doveri dell'accoglienza, della solidarietà e della collaborazione.

I migranti sono portatori di processi sociali e culturali, destinati ad incidere sul futuro; essi perciò meritano di essere considerati con attento discernimento e con la fraterna carità che è suggerita dal Vangelo.

[Il Papa continua:] Dopo domani, festa della presentazione di Maria santissima al tempio, si celebrerà la Giornata pro-Claustrali. Vi invito fin d'ora ad unirvi alla preghiera che tutti i cristiani eleveranno per le nostre sorelle che vivono in clausura. Non deve sfuggire l'importanza della vita contemplativa per il bene spirituale di tutta la Chiesa e di tutta l'umanità. Sosteniamo con fraterno solidale impegno queste anime consacrate alla continua lode di Dio e alla intercessione per tutti gli uomini.

Per tutte queste intenzioni, rivolgiamoci ora a Maria, madre della Chiesa, recitando l'"Angelus Domini".

1989-11-19

Domenica 19 Novembre 1989




Per la celebrazione della giornata "Pro-Claustrali"

Fraterno e solidale impegno per le anime consacrate alla continua lode di Dio


Dopo domani, festa della presentazione di Maria Santissima al tempio, si celebrerà la giornata pro-claustrali. Vi invito fin d'ora ad unirvi alla preghiera che tutti i cristiani eleveranno per le nestre sorelle che vivono in clausura. Non deve sfuggire l'importanza della vita contemplativa per il bene spirituale di tutta la Chiesa e di tutta l'umanità. Sosteniamo con fraterno solidale impegno queste anime consacrate alla continua lode di Dio e alla intercessione per tutti gli uomini.

Per queste intenzioni, rivolgiamoci ora a Maria, madre della Chiesa, recitando l'"Angelus Domini".

1989-11-19

Domenica 19 Novembre 1989




Le visite pastorali del Vescovo di Roma

Parrocchia dei santi Marcellino e Pietro al Laterano


[Ai bambini] Voglio salutare ora i giovani parrocchiani, i più giovani e poi quelli un po' più cresciuti. Insieme con loro voglio salutare anche i loro genitori, i loro insegnanti.

Stiamo percorrendo insieme un cammino, un cammino della vita umana il cammino della crescita. San Luca ha descritto questo cammino come lo ha interpretato Gesù, quando dice che Gesù cresceva, cresceva negli anni, cresceva nella grazia. Ed io vorrei oggi augurare a voi tutti questa crescita. La crescita negli anni è naturale, quasi automatica; la crescita nella grazia è certamente un processo interno, intimo, la cui parte principale è opera di Dio stesso attraverso lo Spirito Santo che fa crescere il nostro spirito umano; pero in questa crescita abbiamo anche noi una parte, ciascuno di noi dai più piccoli ai più giovani, agli adulti sino ai genitori ed anche agli anziani. Noi dobbiamo collaborare sempre in questa opera dello Spirito Santo che agisce in noi, nei nostri spiriti, nei nostri cuori. Io vi auguro appunto questa doppia crescita, quella corporale e quella spirituale.

Ai vostri genitori, ai vostri insegnanti, ai vostri catechisti li ringrazio per la loro opera, per la collaborazione che danno ai pastori della Chiesa, al Vescovo di Roma: tutti siamo impegnati nella stessa missione.

[Religiosi e religiose] Questa è una parrocchia ricca perché ha un'Università dei Francescani Minori, l'"Antonianum"; poi ha tante famiglie religiose. E questa è tutta la sua ricchezza, una ricchezza della Chiesa, una ricchezza del popolo di Dio che si esprime con tutti questi istituti. Dell'Università "Antonianum" abbiamo già parlato in un'altra circostanza ed in un'altra sede. Per ciò che riguarda i consacrati c'è da dire che essi formano tante famiglie diverse, con carismi diversi ma costituiscono insieme la ricchezza grande del Popolo di Dio, della Chiesa di Roma e, direi anche ricchezza del povero successore di san Pietro. Io vi ringrazio per questo incontro, per essere venuti qui a salutare il Papa, ma anche e soprattutto per ascoltare la sua parola. Io vi auguro di rimanere sempre fedeli alla vostra vocazione, alla vostra consacrazione. Una vera ricchezza per la persona umana, soprattutto per ciascuno di voi; non si può immaginare una ricchezza più grande di essere un'offerta a Dio, di non avere che Dio come proprio sposo. Questa consacrazione ha infatti un carattere sponsale.

Cristo è venuto nel mondo come sposo, come sposo della Chiesa, sposo delle anime. Ecco dunque le persone consacrate sono quelle che hanno intuito ciò, questa caratteristica sponsale ed hanno dato una risposta in questo senso. Ma è anche una ricchezza della Chiesa, della comunità della Chiesa, perché essa vive nella prospettiva e voi portate iscritta questa prospettiva nella vostra consacrazione, voi la portate non solo nel nascondimento dei vostri cuori, ma la portate di fronte agli altri. Naturalmente non tutti riescono a capire questa consacrazione; ma qualche volta la testimonianza di una persona consacrata vale molto di più di tante prediche. Allora per questo io vi auguro di continuare ad essere sempre e soprattutto riconoscenti per questa grazia della chiamata del Signore, per la grazia che vi ha dato di essere consacrati. Vi auguro di rimanere fedeli e di dare la vostra testimonianza a tutti quelli che incontrate. Perché voi vi trovate tra gli altri e dunque siete consacrati nel mondo, nel cuore delle masse, come dice un autore spirituale, nel cuore della gente, della comunità umana. Io auguro che questa vostra testimonianza porti frutti anche negli altri cuori; frutti di consacrazione, frutti di bene, frutti di speranza. Questa consacrazione personale a Dio costituisce un grande segno di speranza per l'uomo: una speranza che è Cristo, la vita eterna che ci ha offerto lui stesso con la sua venuta, con la sua incarnazione, con la sua redenzione e che ci offre ogni giorno con la sua Eucaristia.

[L'omelia durante la celebrazione eucaristica]


1. "Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra..." (Lc 21,6).

Con un linguaggio difficile per noi ma abbastanza familiare agli uomini del suo tempo, Gesù nel brano evangelico poc'anzi proclamato, ci proietta verso la fine di questo mondo che passa. E' una prospettiva che può suscitare - in noi, come negli ascoltatori di allora - vane curiosità sui particolari di tale evento, stati di ansia e di paura, o anche una forma di rassegnata passività.

Gesù è consapevole di tutto ciò e vuole metterne in guardia le generazioni cristiane di ogni tempo. Con realismo e saggezza egli invita i credenti a preoccuparsi di ciò che deve avvenire "prima di tutto questo". Li invita cioè a preoccuparsi del tempo presente, calandosi con il loro impegno nell'oggi della storia.

Rimanere saldi nel Signore, camminare nella speranza, lavorare per costruire il mondo nuovo, nonostante le difficoltà e gli avvenimenti tristi che segnano l'esistenza personale e collettiva, è ciò che veramente conta; è quanto la comunità cristiana deve fare per andare incontro al "giorno del Signore".


2. Proprio in questa prospettiva vogliamo collocare l'impegno a cui il Sinodo pastorale diocesano sollecita la Chiesa di Dio che è in Roma. Se "fare Sinodo" vuol dire "camminare insieme" nella fede e nella speranza, ciò significa che i cristiani di Roma sono invitati a riscoprire la duplice vocazione rivolta ad ogni discepolo di Cristo: da una parte, tenere fisso lo sguardo verso il compimento del Regno di Dio e, dall'altra, costruire il futuro qui e ora, lavorando per evangelizzare il presente, così da farne un "oggi" di salvezza per tutti.

Alcuni interrogativi s'affacciano con un'urgenza che non consente dilazioni: Chiesa di Roma chi sei? Dove vai? Cosa fai per costruire il Regno di Dio in questa città, che s'avvia a concludere il secondo millennio della sua storia cristiana? Il Sinodo chiama a raccolta tutti i credenti, affinché diano risposta a questi interrogativi.


3. In questa nostra Chiesa particolare il Regno di Dio è già presente. Essa è stata infatti "convocata" nell'unità del Padre del Figlio e dello Spirito Santo dal primo degli apostoli, Pietro, al quale il Signore Gesù ha affidato il compito non solo di presiederla nella carità, ma anche quello di mantener uniti e di guidare tutti i suoi discepoli, confermandoli nella fede, affinché siano un solo popolo.

Qui Pietro non solo ha coronato il suo ministero col martirio, ma ha anche stabilito la sua cattedra, perché da qui si diffondesse il suo autorevole insegnamento di fede, di vita, di comunione. Tutto ciò conferisce a questa Chiesa particolare una più forte responsabilità in relazione alla diffusione ed edificazione del Regno che avrà alla fine del tempo il suo compimento.

La vostra parrocchia, che sorge a così breve distanza dal Laterano, e il cui territorio è stato desunto da quello dell'Arcibasilica cattedrale di Roma, deve sentire più di altre l'appello a rendere visibile e a costruire il Regno di Dio tra i suoi abitanti. Tanto più che è posta sotto la protezione dei santi Marcellino e Pietro, che appartengono alla schiera dei primi testimoni e martiri di questa città e, proprio per questo, sono stati inseriti fin dall'antichità nell'elenco dei santi invocati nel canone romano durante la celebrazione eucaristica.


4. Le grandi memorie del passato, carissimi fratelli e sorelle, devono essere per voi incitamento e stimolo all'impegno nel presente. Nel congratularmi con voi per quanto già fate sotto la guida del vostro parroco, monsignor Alfonso Cairoli, a lui rivolgo il mio saluto affettuoso ringraziandolo per la sua attività pastorale che prolunga quella dei predecessori, in particolare quella del primo parroco monsignor Giuseppe Rinaldi, le cui spoglie riposano in questa chiesa.

Saluto il signor Cardinale vicario e monsignor Filippo Giannini, Vescovo ausiliare per questo settore. Saluto i religiosi e le religiose, i cui istituti hanno sede nel territorio della parrocchia, esprimendo grato apprezzamento per il loro contributo alle varie forme di attività pastorale. Una speciale parola di plauso va pure ai laici, che sanno dedicare parte del loro tempo alla parrocchia, recando il loro prezioso apporto alla vita associativa ed alle diverse attività catechistiche, liturgiche, caritative, nelle quali si articola l'impegno apostolico che è proprio di ogni parrocchia.

A tutti la mia esortazione a perseverare con rinnovato slancio nella loro testimonianza cristiana, ben sapendo che dipende anche da loro l'esito della missione, che Cristo ha affidato alla sua Chiesa.


5. Posta, infatti, in questo "oggi", la Chiesa di Dio, che è pellegrina nel tempo tra il "già" e il "non ancora", vuole adempiere la sua missione di servizio al Regno per affrettarne la venuta definitiva. In essa la porzione del Popolo di Dio, che vive la sua adesione a Cristo in questa città dalla storia millenaria, si prepara a celebrare il suo Sinodo per scrutare i segni dei tempi, per leggere nella fede gli avvenimenti spesso tristi, che segnano il momento attuale, per raccogliere le sfide che vi sono racchiuse, per offrire a tutti una risposta di speranza.

La pagina del Vangelo odierno ci offre indicazioni luminose. Il pluralismo ideologico, proprio della "città secolare", espone anche i romani ad una molteplicità di pseudo-proposte di salvezza, che creano smarrimento e confusione e gettano non pochi in un atteggiamento di indifferentismo religioso.

Ne è indice il proliferare delle sètte, che trovano terreno adatto nell'ignoranza e nella paura del domani.

"Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome, dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate..." (Lc 21,8-9). Parole profetiche! Di fronte ai fenomeni della violenza e della guerra e al verificarsi di cataclismi e disgrazie, non è raro incontrare alcuni, che pure si professano cristiani, i quali cercano conforto in nuove aggregazioni religiose oppure mettono in discussione la bontà e la paternità di Dio, finendo per prendere le distanze o abbandonare del tutto qualunque forma di pratica religiosa.

In questa situazione la testimonianza e il servizio dei cristiani autentici diventano sempre più difficili. Non è loro risparmiata l'incomprensione e neppure talvolta, la stessa persecuzione. Gesù ci preavverte di questa eventualità; ma ci assicura anche il suo sostegno e ci promette la forza che viene dal dono dello Spirito.


6. E' appunto contando sulla forza proveniente dallo Spirito che la comunità cristiana di Roma si accinge a riesaminare in un'ottica di fede la situazione complessiva della città, per individuarne le nuove esigenze pastorali e predisporre un piano operativo che vi corrisponda in modo puntuale ed incisivo.

Ciò comporta un impegno molteplice.

Anzitutto quello di non incrociare le braccia davanti al male, che sembra avere talvolta il sopravvento. Occorre che il cristiano non si assuefaccia alla mentalità e ai costumi secolarizzati del tempo in cui vive, pur senza estraniarsi dal suo ambiente, giacché è qui e non altrove che egli deve rendere testimonianza al suo Signore.

Missione della Chiesa è inoltre di annunciare, nelle difficoltà e davanti al crollo di tante false sicurezze, il mondo nuovo che comincia ora e si compirà quando "sorgerà il sole della giustizia" e cioè nella parusia.

Nelle vicende liete e tristi di questo mondo è necessario infine offrire a tutti la speranza, che scaturisce dalla certezza che Dio è con noi, che il Risorto cammina con noi e ci sta guidando verso il traguardo del nostro pellegrinaggio terreno, anche se tra non poche prove e tribolazioni.

Questa è la "nuova evangelizzazione" che il nostro Sinodo vuole rilanciare in questa città, affinché ai suoi abitanti sia annunziata la salvezza e tutti giungano alla conoscenza della verità (cfr 1Tm 2,4).


7. "Io vi daro lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non sapranno resistere..." (Lc 21,15). Questo ha promesso il Signore ai suoi discepoli di allora e di sempre. Questo noi chiediamo che egli voglia concedere ai cristiani di oggi, incamminati verso il terzo millennio.

"Lingua e sapienza": ecco il dono che da te implora la Chiesa che è in Roma, o Signore. "Lingua e sapienza" per poter convincere chi è nella ricerca della verità e ancora brancola nel buio; per testimoniare che tu sei il Cristo, l'atteso delle genti, il Dio con noi! [Al Consiglio pastorale e ai catechisti] Voi carissimi, siete qui come un Consiglio che in qualche modo sintetizza tutta la comunità parrocchiale. Rappresentate i vostri fratelli, le vostre sorelle, i vostri comparrocchiani e la parrocchia vive nella vostra contemporaneità ma nello stesso tempo viene da secoli e da generazioni e passa nel tempo, da quelli apostolici e post-apostolici, tempi in cui vivevano ed hanno testimoniato anche con la loro vita a Cristo i santi Marcellino e Pietro. Qui dunque si sente il sapore delle radici della Chiesa di Roma.

La città è molto cresciuta in senso numerico, in senso urbano ed anche in senso demografico, ma la sua identità la deve soprattutto a quelle sue radici e tutti noi siamo i custodi di queste sacre radici della città. Le radici devono essere riconosciute nei gruppi: cresce la pianta, crescono gli alberi ed allora si vede quanto resta la forza delle radici in questa crescita, che assume sempre nuove dimensioni.

Oggi c'è una dimensione numericamente tale da soffocare il ricordo delle dimensioni della città primitiva, della Roma antica ed anche della Roma medievale; ma certamente non può soffocare le sue radici, né possono soffocarle le generazioni future poiché se le soffocassero si perderebbero anche loro. La Chiesa lavora in questo senso. Abbiamo parlato del Sinodo romano che si sta preparando.

Ecco esso è un lavoro per riscoprire le radici, per farle vivere nella generazione odierna, nella società odierna, nella comunità odierna della Chiesa di Roma.

Io vorrei ringraziare tutti i presenti per il loro impegno, per quello che fanno in ciascuno dei loro ambiti: nella famiglia, nella professione, nella comunità cittadina in cui vivono o in cui lavorano. Credo che questo lo facciano come cristiani. E li ringrazio poi per l'impegno quotidiano per la parrocchia, in collaborazione con il parroco.

Vi ringrazio di cuore per questo e vi auguro di proseguire in questa esperienza e di proseguire nello sforzo di scendere veramente alle radici della Chiesa di Roma. Vi auguro tutto il bene possibile per tutte le vostre famiglie, per tutti voi e per tutti i parrocchiani di san Marcellino e Pietro. Vi ringrazio per la vostra preghiera per il Papa quando lui sta a Roma e anche quando cerca di servire la Chiesa anche altrove, fuori di Roma, e fuori d'Italia.

Vi ringrazio per la vostra preghiera e per la comprensione di questo ministero petrino.

1989-11-19

Domenica 19 Novembre 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Alla XXV Conferenza Generale della Fao - Città del Vaticano (Roma)