GPII 1989 Insegnamenti - Al sacro Collegio - Città del Vaticano (Roma)

Al sacro Collegio - Città del Vaticano (Roma)

Concistoro per la canonizzazione del beato Muziano Maria Viaux


"Con grande gioia vedo e saluto voi, venerabili fratelli, presenti in quest'aula, e con non minore cordialità ringrazio singolarmente ciascuno di voi, perché sottraendo del tempo agli altri vostri impegni quotidiani siete convenuti oggi qui, per collaborare con il Pontefice romano, sia con il vostro consiglio e il vostro consenso sia anche con un solido giudizio, in una cosa senz'altro di non poca importanza per tutta la Chiesa e l'autorità dell'insegnamento del Vescovo di Roma.

Il nostro compito è oggi quello di dare un parere comunionale ultimo e deliberare in merito alla canonizzazione di un beato, la cui causa so che voi già conoscete e avete esaminato a fondo: la causa cioè di Muziano Maria, al secolo Luigi Giuseppe Viaux, religioso professo dei Fratelli delle Scuole cristiane.

Poiché qui si tratta in particolare dell'infallibilità della Chiesa nel proclamare i santi del Regno di Dio, penso che innanzitutto ci sia bisogno della vostra aperta dichiarazione sulla comprovata dignità e sull'opportunità certa di questo massimo onore, che la madre Chiesa già da tempo desidera attribuire a questo beato, sulla cui condotta di vita e sulle cui azioni tra poco verrà data illustrazione brevemente dal nostro venerabile fratello, il prefetto della congregazione per le cause dei santi.

Essendosi offerta questa opportunità, vi sarà riferito sulle decisioni prese e sulla provvista di alcune chiese. Ci assista - così preghiamo di tutto cuore - Cristo redentore della sua Chiesa, che ha voluto poggiasse sul fondamento di san Pietro; ci assistano, riuniti qui con noi, gli stessi santi Pietro e Paolo, dei quali abbiamo fatto memoria pochi giorni fa in occasione della ricorrenza della dedicazione delle Basiliche di Roma; ci assista infine lo stesso beato Muziano Maria Viaux dal cielo, mentre oggi siamo qui riuniti a deliberare sull'attribuzione della più alta corona a lui, a maggior gloria di Dio misericordioso e per la massima utilità di tutta la Chiesa".

1989-11-20

Lunedi 20 Novembre 1989




Messaggio a sua Santità Dimitrios I in occasione della festa di sant'Andrea apostolo - Città del Vaticano (Roma)

Confessare la verità nella carità


A sua Santità Dimitrios I Arcivescovo di Costantinopoli Patriarca ecumenico.

Caro fratello in Cristo.

Dieci anni fa, ho avuto la profonda gioia spirituale di celebrare con lei, presso di lei, la festa di sant'Andrea. Ne conservo un ricordo indimenticabile. Presso di lei mi sono sentito perfettamente a mio agio e ho potuto contemplare come l'alba del giorno che ci troverà riuniti in una comune celebrazione dell'Eucaristia. Quest'anno, sua eminenza il Cardinal Willebrands dirigerà la delegazione che parteciperà alla vostra preghiera e le porterà i miei voti personali e quelli della Chiesa cattolica in questa lieta occasione.

Nel corso del nostro incontro del 1979, noi annunciammo l'inizio dei lavori della commissione internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, e ne rendemmo pubblico l'elenco dei componenti.

Nella nostra dichiarazione comune avevamo affermato: "Questo dialogo teologico ha per scopo (...) di procedere verso il ristabilimento della piena comunione tra le Chiese sorelle cattolica ed ortodossa".

Noi eravamo consapevoli che questo cammino verso il ristabilimento della piena comunione non si poteva fare se non attraverso la comune riscoperta di tutti gli aspetti della verità, perché operando la verità noi venissimo alla luce (cfr Jn 3,21), che ci attira, guida i nostri passi e ci raduna. In effetti, "se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato" (1Jn 1,7).
Proprio in questa convinzione la commissione del dialogo ha stabilito un programma che mira ad approfondire insieme le verità che professiamo in comune e giungere così, dall'interno, ai punti sui quali, nel corso dei secoli, ci siamo allontanati. Durante i dieci anni del suo lavoro, la commissione ha sempre cercato di confessare la verità nella carità (cfr Ep 4,15), questa carità che è stata diffusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo. così, il lavoro della commissione conferma i nostri motivi di auspicio che si possa impegnare ora nello studio delle divergenze ereditate dal passato, perché la speranza prodotta da una virtù provata non delude (cfr Rm 5,4-5). Chiediamo insieme allo Spirito Santo che guidi la commissione e noi tutti nella pienezza della sua verità e che affretti la venuta del giorno benedetto della nostra completa riconciliazione! Ho ricordato, all'inizio, la gioia spirituale vissuta nella mia visita presso di lei. Ma non la separo da quella della sua visita e della nostra comune preghiera sulla tomba dell'apostolo Pietro, fratello di Andrea, il primo ad essere stato chiamato.

Con il cuore ricolmo di questi sentimenti e di questa speranza, offro a vostra Santità, al santo Sinodo e a tutti i suoi fedeli, i miei voti più calorosi per questo giorno di festa. I santi apostoli fratelli Pietro e Andrea intercedano presso il Signore affinché vi accordi l'abbondanza della sua grazia, a lei e a tutta la sua Chiesa, e perché rinnovi il nostro coraggio e la nostra decisione di camminare verso la piena comunione.

Le manifesto nuovamente la mia profonda e fraterna carità nel nostro unico Signore.

Dal Vaticano, il 21 novembre 1989.

1989-11-21

Martedi 21 Novembre 1989









Le credenziali del nuovo ambasciatore del Canada - Città del Vaticano (Roma)

Il mondo deve affrontare le questioni più rilevanti con l'unione e senza contrapposizioni di forze


Signor ambasciatore.

E' per me un piacere riceverla e raccogliere le lettere che la accreditano presso la Santa Sede, in qualità di ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Canada. E ringrazio ancor più per il saluto trasmessomi da parte di sua eccellenza il governatore generale e del primo ministro, poiché mi sento legato al suo Paese da ricordi molto preziosi. Le saro obbligato di esprimere loro la mia gratitudine per i messaggi da lei portati alla mia attenzione.

Lei ha ricordato gli anni trascorsi a Roma come membro dell'ambasciata del Canada presso la Santa Sede; mi rallegro del suo ritorno come capo della missione. Questa esperienza, cui si aggiungono le alte responsabilità esercitate in diverse località, renderà più facile il suo compito, nel quadro delle armoniche relazioni esistenti tra il Canada e la Sede Apostolica. Lei sa di poter contare sull'assistenza dei miei collaboratori che cercheranno di facilitare la sua missione.

Signor ambasciatore, lei ha appena ricordato alcune preoccupazioni importanti che concordano in larga misura con il punto di vista della Chiesa nei confronti dei segnali positivi o degli elementi inquietanti che caratterizzano la presente situazione mondiale. L'aspirazione alla pace e al suo consolidamento va di pari passo, e spesso questo si manifesta chiaramente, con il desiderio di sviluppare una fraternità generosa tra i popoli, con il desiderio di salvaguardare l'eredità spirituale e culturale di ciascun gruppo umano, foss'anche minoritario, con il bisogno di un dialogo e di una collaborazione approfonditi tra le nazioni di tutte le regioni del mondo.

La Santa Sede, in conformità con la sua specifica missione, si impegna per valorizzare sempre meglio le condizioni di una pace autenticamente fondata sul rispetto dell'uomo, in tutte le sue dimensioni. Gli scambi e le riflessioni favorite dalle relazioni diplomatiche hanno la grande utilità di contribuire non solo ad approfondire la conoscenza delle situazioni reali, ma anche di far progredire l'analisi dei principi di ordine morali senza i quali le soluzioni dei problemi non potrebbero essere giuste.

La storia e le tradizioni del Canada l'hanno portato a fronteggiare le difficoltà di una Nazione composta da uomini e donne provenienti da orizzonti culturali diversi. Questa esperienza secolare ha messo il suo Paese nelle condizioni di prendere parte alla vita internazionale con uno spirito di tolleranza e di generosità. Come lei stesso ha sottolineato, è nell'unione di tutte le sue forze, e non nella contrapposizione, che il mondo deve affrontare i considerevoli problemi che gli stanno davanti. Il Canada porta un contributo apprezzato dai suoi partners in particolare all'ampliamento del dialogo tra il Nord e il Sud, perché il bene comune prenda sempre più la dimensione della terra tutta. La strada passa certamente attraverso le azioni concrete a favore dello sviluppo, a favore della libertà reale dei popoli, a favore della salvaguardia della natura, a favore del rispetto di tutto ciò che l'uomo ha di prezioso, a cominciare dalla dignità della sua persona e della sua vita. La Santa Sede, da parte sua, non manca, come lei ben sa, di unirsi a questi sforzi.

Nel riceverla, signor ambasciatore, mi volgo con il pensiero verso tutti i suoi connazionali, che mi hanno riservato un'accoglienza così calorosa cinque anni fa. Auspico che possano continuare a consolidare l'armoniosa convivenza di cui sono stato testimone. Senza dubbio i notevoli cambiamenti intervenuti nel corso di questi ultimi decenni comportano ancora delle incertezze riguardo al futuro. So che in particolare i membri della Chiesa cattolica ne sono molto consapevoli e cercano di assumersi la loro parte di responsabilità nella società canadese; essi non possono dimenticare il ruolo svolto in passato dai primi apostoli della Chiesa nel suo Paese, il loro esempio di santità, il loro senso della carità esercitata con efficacia e delicatezza, la loro capacità di educatori, per ricordarne solo alcune caratteristiche. Sotto forme che si sono evolute, e in armonia con i loro compatrioti appartenenti ad altre confessioni cristiane, essi desiderano continuare a servire la Nazione in spirito fraterno.

Eccellenza, a tutto il Canada vorrei, per suo tramite, rivolgere i miei voti cordiali e l'assicurazione di un ricordo molto vivo che conservo delle mie visite in quel bel Paese. Le saro obbligato di voler esprimere i miei deferenti ossequi a sua eccellenza il governatore generale e al signor primo ministro.

Formulo i migliori auguri per il compimento della sua missione presso la Santa Sede, mentre le rinnovo, anche a nome dei miei collaboratori, l'assicurazione di essere qui il benvenuto.

1989-11-23

Giovedi 23 Novembre 1989




A Vescovi dell'Argentina in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Un nuovo equilibrio può aiutare il popolo argentino a superare fratture e divisioni che ostacolano lo sviluppo


Signori Cardinali, amati fratelli nell'Episcopato.


1. E' per me motivo di grande gioia avere questo incontro con voi, Vescovi dell'Argentina, come culmine della visita "ad limina", che realizzate conservando una venerabile tradizione della Chiesa. Accogliendovi con grande gioia, il mio pensiero va a tutte e ciascuna delle vostre diocesi; in modo particolare, ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose e operatori della pastorale, che più strettamente collaborano al vostro ministero episcopale.

Ringrazio vivamente per le parole che, a nome di tutti, mi ha rivolto il signor Cardinale Raùl Francisco Primatesta, Arcivescovo di Cordova e Presidente della Conferenza Episcopale, facendosi anche portavoce dei vostri collaboratori e amati fedeli, a cui dedicate la vostra cura pastorale. Ricordando le giornate di intensa vita spirituale durante il mio ultimo viaggio apostolico in Argentina, desidero manifestarvi nuovamente la mia profonda riconoscenza, in nome di Cristo, perché nonostante le non lievi difficoltà del vostro generoso ministero episcopale, date sempre testimonianza di dedizione sollecita nell'edificazione della Chiesa.


2. In questo incontro con il primo gruppo di Vescovi argentini, desidero ricordare ciò che dissi nella sede della vostra Conferenza Episcopale a Buenos Aires, concludendo la mia visita: "Il presente e il futuro dell'evangelizzazione dell'Argentina è nelle vostre mani" ("Allocutio ad Episcopos Argentinos in Aedibus Conferentiae Episcopalis Argentinae", 1, die 12 apr. 1987: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 1 [1987] 1284). Si, miei cari fratelli, la sfida che la situazione attuale del vostro Paese rappresenta per la Chiesa, esige da parte vostra un particolare impegno nell'annuncio del messaggio cristiano, nel rinnovamento delle vostre comunità, nella conoscenza e la comprensione dell'uomo nella sua realtà concreta e, a volte, drammatica.

So bene che il mio richiamo per una nuova evangelizzazione, in occasione del quinto centenario dell'arrivo del messaggio cristiano in America, vi ha portato a volere una consultazione con tutto il Popolo di Dio per stabilire le linee fondamentali di una azione pastorale congiunta. Tutto ciò, invita a dedicare nuove energie nell'esercizio del ministero ricevuto, che vi rende maestri, sacerdoti e Pastori del Popolo di Dio partecipando, grazie alla successione apostolica, della potestà e della missione di Cristo, capo della Chiesa.

Come "araldi della fede" e "dottori autentici" (cfr LG 25), avete ricevuto dal Signore l'incarico di insegnare. Tale missione assume ai giorni nostri un significato particolare. Infatti, non poche manifestazioni della cultura contemporanea - e il vostro Paese non sfugge a questa situazione - riflettono una mentalità relativista, che non fa attenzione o disprezza il valore della verità, e che rifiuta l'esistenza stessa della verità assoluta. Questo modo di coltivare il dubbio, o la sfiducia riguardo alla capacità umana di percepire la verità religiosa, può contribuire anche a indebolire la certezza della fede e le convinzioni stesse dei vostri fedeli. perciò, si rende necessario presentare il messaggio cristiano in tutta la sua integrità, evitando quelle deviazioni che minacciano la purezza della fede o che impoveriscono la coerenza e l'unità della dottrina evangelica.


3. Dalla vostra responsabilità come dottori della fede scaturisce il dovere primordiale della predicazione, l'annuncio paziente e incessante del messaggio di Cristo. Una evangelizzazione rinnovata deve far si che si espongano in modo sempre più adeguato ai fedeli i misteri della fede. perciò la catechesi e le altre forme di istruzione religiosa impartita al popolo cristiano, non solamente ai bambini e ai giovani nelle parrocchie e nelle scuole cattoliche, ma anche agli adulti, non può non curare l'esposizione sistematica della dottrina rivelata, nè diluirla accettando esclusivamente il vissuto personale o riducendola unicamente alle conseguenze che da questa verità derivano nella realtà temporale. L'annuncio del mistero cristiano e la perseverante istruzione religiosa d'altra parte, devono rinnovare l'intera vita dei credenti affinché, in questo modo, si producano abbondanti frutti per una maggiore responsabilità personale e sociale, mirando anche al superamento di tanti problemi che riguardano la dignità della persona umana.

Occorre prestare particolarmente attenzione alla teologia, secondo il Magistero della Chiesa. A questo proposito vorrei sottolineare l'importanza che hanno gli studi filosofici teologici nella formazione dei futuri sacerdoti. Tali studi costituiscono un ambito specifico che deve essere sviluppato con rigore e serietà, poiché il Pastore di anime, con il suo zelo apostolico, non può prescindere da questo strumento pastorale che è la solida preparazione dottrinale, che gli permette anche di sintonizzarsi meglio con le esigenze e i problemi del mondo di oggi.

Vi incoraggio poi, a continuare a stimolare e sostenere l'azione apostolica dei laici che, provvisti di una solida formazione intellettuale e un profondo senso di Chiesa, operano con competenza e discernimento nell'amplissimo campo della cultura: nelle università, nel campo letterario e artistico e soprattutto nel campo dei mezzi di comunicazione sociale. A questi è riservato un compito di grande importanza per rinvigorire, insieme a voi, i valori umani e cristiani della cultura argentina, contribuendo così all'ampliamento del Regno di Cristo e al rafforzamento spirituale della Nazione.


4. Come Vescovi, "insigniti della pienezza del sacramento dell'ordine" (cfr LG 26), voi siete "i principali dispensatori dei misteri di Dio, e nello stesso tempo, regolatori e fautori della vita liturgica, nella Chiesa a voi affidata" (cfr CD 15).

A questo riguardo, è opportuno ricordare - come insegna il Concilio Vaticano II - che se la liturgia non comprende tutta la attività della Chiesa, è pero il culmine a cui tende la sua molteplice attività e, al tempo stesso, la fonte da cui emana tutta la sua forza (cfr "Sacrosantum Concilium", 9 et 10).

Questa centralità della liturgia nella vita della Chiesa è l'espressione della sua missione santificatrice, della sua realtà soprannaturale e del suo immediato riferimento a Cristo, e per lui, con lui e in lui, al Padre e allo Spirito Santo.

Dunque nell'opera evangelizzatrice deve essere prestata una particolare attenzione alla dimensione liturgica della vita cristiana, che si concretizza in una pastorale liturgica organica. A questo proposito, commemorando il venticinquesimo anniversario della costituzione "Sacrosantum Concilium", ho voluto presentare la pastorale liturgica come un obiettivo permanente per tutta la Chiesa, una volta realizzata la riforma voluta dal Concilio ("Vicesimus Quintus Annus, 10).

Anche fra voi si è concluso questo periodo di riforma con l'applicazione delle nuove norme, l'uso dei nuovi libri liturgici e il raggiungimento di una partecipazione più attiva dei fedeli. Prossimamente, la prima domenica di Avvento, entrerà in vigore il testo unificato in lingua castigliana dell'Ordinario della Messa e delle preghiere eucaristiche, che costituiscono il cuore della liturgia della Chiesa. In questo modo, il quinto centenario dell'evangelizzazione dell'America vedrà tutti i popoli di lingua castigliana celebrare con le stesse parole il mistero della fede che li unisce. A questo proposito vi invito a incrementare una rinnovata e intensa educazione liturgica nelle vostre comunità, che rappresenti per tutti un itinerario permanente che conduce alla pienezza di Cristo.


5. Il Concilio Vaticano II parla dell'ufficio pastorale dei Vescovi, i quali "reggono le Chiese particolari a loro affidate, come vicari e legati di Cristo col consiglio, la persuasione, l'esempio, ma anche con l'autorità e la sacra potestà, della quale pero non si servono se non per elevare il proprio gregge nella verità e nella santità" (LG 27). Questo implica una presenza personale, generosa, incessante del Pastore fra il suo popolo: animando e sostenendo lo sforzo dei suoi presbiteri e di tutti i protagonisti della pastorale, correggendo, se fosse necessario, in modo paterno, aiutando tutti a scoprire la "insondabile ricchezza di Cristo" (Ep 3,8). E' vostro compito, inoltre, ispirare, orientare e coordinare l'azione di tutti gli altri membri attivi della Chiesa, come pure l'essere la voce di quest'ultima, in mezzo alla società.

Nelle vostre relazioni quinquennali è motivo di conforto il constatare il vostro impegno attuale nel delineare le linee di una nuova evangelizzazione che sia "nuova nel suo ardore", cioè, una vera mobilitazione spirituale che aiuti l'Argentina a riscoprire le sue radici cristiane. Nel documento di lavoro che avete approvato nell'aprile del presente anno, notate la vitalità che racchiude la "pastorale ordinaria" della Chiesa. Sarà scarso frutto dei programmi pastorali, della definizione delle priorità e dell'attenta organizzazione dei mezzi e delle persone, se tutto questo non "discende" verso l'azione pastorale ordinaria sviluppata in ciascuna delle comunità delle vostre diocesi e non viene applicato, con creatività e perseveranza, rinnovato spirito e fervore, nelle parrocchie, nelle scuole, nelle istituzioni e movimenti di apostolato secolare.

Senza dubbio è necessario elaborare anche criteri e progetti comuni alle diverse diocesi, specialmente quelle di una stessa regione, per programmare una pastorale organica che cerchi di armonizzare le energie apostoliche di tutti coloro che sono impegnati nella missione della Chiesa. Questo permetterà di orientare l'azione pastorale in un modo più appropriato per affrontare le sfide del presente, di modo che la luce del Vangelo penetri e rinnovi tutti gli aspetti della vita delle persone e della società.


6. Le sfide che oggi reclamano la vostra attenzione come Vescovi in Argentina, sono certamente numerose e si presentano con caratteristiche particolari che esigono, di conseguenza, risposte adeguate. La società argentina, che giustamente aspira a raggiungere livelli di progresso e sviluppo che innalzino il suo livello spirituale e materiale, si vede ai giorni nostri quasi minacciata da tutta una serie di fattori che hanno la loro origine in una crisi di valori.

Il vostro cuore continua a rattristarsi di fronte alla povertà, a volte estrema, in cui si dibattono alcuni settori della popolazione, come pure davanti alla disoccupazione, alla mancanza di una casa decorosa, al disequilibrio fra il costo della vita e i salari, alla distribuzione ineguale dei beni. A ciò si unisce la incidenza di ideologie di taglio materialistico ed edonistico che negano ogni trascendenza. D'altra parte, continuano a esserci posizioni di chiusura al dialogo e alla riconciliazione, come strumenti per sanare le divisioni e le ferite del passato e per raggiungere la pace sociale. Inoltre, l'istituzione familiare, su cui vennero costruite le basi della nazione argentina, si vede ai giorni nostri attaccata da una mentalità permissiva che mina la sua unità e stabilità e che non rispetta la sacralità della vita.

Voi, cari fratelli, avete fatto sentire ripetutamente la vostra voce per avvertire delle conseguenze dello sgretolamento morale e della necessità di porre rimedio ai gravi problemi che il vostro Paese affronta. perciò, pieni di speranza, dovete promuovere uno sforzo ancor più deciso da parte della Chiesa, un atteggiamento solidale per poter costruire una società veramente cristiana e maggiormente conforme al piano di Dio. Il cammino che conduce all'incontro dell'uomo con se stesso e al pieno significato della vita, è Cristo, luce del mondo (cfr Jn 8,12). così il rinnovamento degli individui e della società passa dall'annuncio di Gesù che salva, libera e riconcilia il cuore umano.

Ricordo con intima gioia l'entusiasmo dei giovani argentini sentendosi chiamati ad alti e nobili ideali durante l'indimenticabile celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù a Buenos Aires. La gioventù, e tutto il laicato argentino, deve sentirsi chiamato ad una decisa testimonianza di fede cristiana nella sua vita sociale, professionale e familiare; a un comportamento morale ispirato ai valori del Vangelo, che si rifletta anche nella vita pubblica. A questo proposito, l'esortazione apostolica "Christifideles Laici" fa presente che "per animare cristianamente l'ordine temporale, nel senso detto di servire la persona e la società, i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla politica, ossia, alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune" (CL 42).


7. Un'azione organizzata delle forze vive della Chiesa deve proporsi, con lucidità e decisione, la mèta che segnalo all'opera evangelizzatrice il mio venerato predecessore Paolo VI: "Raggiungere e quasi sconvolgere con la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e con il disegno della salvezza" (EN 19).

Vi accompagno con le mie preghiere in questa opera e confido nel fatto che l'azione pastorale della Chiesa in Argentina possa produrre frutti di responsabilità, di giustizia, di unione e solidarietà effettiva fra tutti i cittadini, e contribuisca alla ricerca del bene comune, come pure al superamento delle fratture e divisioni che frenano gli sforzi per conseguire un futuro migliore per tutti.


8. Amatissimi fratelli, nei dialoghi personali che ho avuto in questi giorni con voi, ho potuto apprezzare con quanta attenzione guidate il Popolo di Dio a voi affidato. Desidero felicitarmi cordialmente e incoraggiarvi a continuare con ferma speranza l'ardua opera con le stesse parole che san Paolo diresse a Timoteo: "Vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero" (2Tm 4,5).

So anche con quanta sollecitudine seguite le difficoltà che affronta il popolo argentino, in conseguenza della crisi economica aggravatasi nell'anno in corso. So della generosità delle comunità ecclesiali, unanimi nel proposito di condividere e nell'esercizio della misericordia. Continuate ad esortare i vostri fedeli a estendere ancor di più l'azione della Chiesa verso un'attenzione spirituale e assistenziale che aiuti tanti fratelli bisognosi.

Ricordate che in momenti così difficili voi, come padri e Pastori, dovete essere una luce che non si lascia nascondere (cfr Mt 5,15), punto di riferimento non solo per i vostri fedeli, ma per la società intera, che riconosce in voi i custodi di quei valori trascendenti che alimentano la vita della stessa comunità civile. Ci si aspetta da voi, molto spesso, una parola orientatrice che indichi la rotta da seguire e che, richiamando verso la concordia e il perdono, e infondendo il coraggio della speranza, aiuti tutti i cittadini a consolidare le condizioni di una autentica e durevole pace sociale.

Per concludere, invoco su tutti voi i doni dello Spirito Santo, "agente principale dell'evangelizzazione" (Pauli VI, EN 75). Che egli vi illumini e rafforzi nella vostra missione, e rinnovi oggi nella cara nazione argentina, mediante la vostra opera apostolica, i frutti di quella prima evangelizzazione di cui ci prepariamo a celebrare il quinto centenario. Egli, che "unifica la Chiesa nella comunione e nel ministero" (LG 4) vi faccia crescere nell'unità fra voi, in vista di una "cooperazione più stretta e concorde" (CD 37) al servizio delle vostre comunità ecclesiali.

Trasmettete il mio affettuoso saluto nel Signore ai vostri sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai seminaristi e fedeli tutti, che ho sempre presenti nel mio ricordo e nelle mie preghiere.

Raccomando le vostre persone e le vostre speranze alla materna protezione di nostra Signora di Lujàn, patrona dell'Argentina, e vi imparto, come segno di amore e comunione, la mia benedizione apostolica.

1989-11-23

Giovedi 23 Novembre 1989




Ai capitolari pallottini - Città del Vaticano (Roma)

La predicazione della fede sia accompagnata dall'amore


Carissimi fratelli in Cristo.


1. A conclusione della vostra sedicesima assemblea generale avete espresso il desiderio di questo incontro per ribadire il vostro sincero proposito di comunione ecclesiale e per manifestare la vostra fedele devozione al successore di Pietro.

Da parte mia vi ringrazio per questo attestato di affetto; ringrazio in particolare il padre Martin Juritsch, riconfermato nell'incarico di rettore maggiore, per le espressioni di fede e di carità che ha voluto rivolgermi, informandomi nel contempo circa il significato dell'assemblea che si è appena conchiusa e circa le prospettive per il futuro che da essa sono emerse.

Desidero esprimere il mio apprezzamento per i lavori da voi svolti e, nel salutarvi tutti cordialmente, estendo il mio saluto all'intera unione dell'apostolato cattolico, la grande e pluriforme famiglia spirituale che, come un albero da un piccolo seme, è sorta dal grande cuore e dalla grande intuizione del vostro fondatore, san Vincenzo Pallotti. E' una famiglia spirituale, la vostra, che abbraccia nel suo seno le più diverse vocazioni ecclesiali che si dedicano attivamente all'apostolato cattolico, fine essenziale e comune della vostra unione, che è, per riprendere le stesse parole del santo, "l'accrescimento, difesa e propagazione della pietà e della fede cattolica" ("Opere Complete, III", 27).


2. Il vostro fondatore ebbe un alto concetto dell'apostolato, vedendolo come attività da svolgersi nella luce e per la potenza della Santissima Trinità: l'imitazione di Cristo come "Apostolo dell'Eterno Padre", sotto l'ispirazione e la mozione unificante e vivificante dello Spirito Santo, dello Spirito dell'amore.

San Vincenzo insisteva sulla necessità assoluta che la predicazione della fede fosse accompagnata all'amore! Che fosse fatta per amore e nell'amore, e favorisse e promovesse sempre e solo quell'amore, che Cristo ci ha insegnato col dono di sè sulla Croce, quell'amore sussistente e divino che Vincenzo contemplava nelle sue ardenti meditazioni e trasfondeva nella sua intensissima attività di apostolo della verità, di ministro di Dio per la salvezza delle anime, credenti e non credenti.

San Vincenzo, accettando anche incomprensioni e sofferenze, sottolineo pure che l'apostolato deve essere esercitato da ogni cristiano ben formato, indipendentemente dalla sua vocazione o dal suo ministero specifico nella Chiesa, perché si tratta di un dovere ed anzi di una necessità interiore che scaturisce necessariamente e spontaneamente dalla graduale presa di coscienza ed attuazione del proprio Battesimo, come fondamento e sorgente inesauribile di tutta la nuova vita in Cristo.


3. Vi è poi un'altra caratteristica della concezione pallottina dell'apostolato, logicamente legata alla precedente: egli ha visto in esso un'opera comune, da condursi assieme ai fratelli ed alle sorelle, sotto la guida dei Pastori, i quali, come san Paolo, non sono chiamati a "far da padroni sulla nostra fede" (2Co 1,24), ma a servire gli altri fratelli e l'unica verità, e a liberare e a santificare il Popolo di Dio con un messaggio che li trascende e che è stato loro affidato da Dio stesso.

Nell'idea di san Vincenzo il sacerdote, e soprattutto il Vescovo, è certamente maestro della fede; ma lo Spirito Santo conferisce particolari doni o carismi anche a ogni cristiano, uomo e donna, religioso o laico, a cui viene assegnato un "compito profetico", secondo una vostra espressione.


4. Mi auguro che i lavori della vostra assemblea siano serviti, alla luce del tema generale "Camminare e servire insieme", a sviluppare ed approfondire questo aspetto comunitario dell'apostolato pallottino, che trova la sua giustificazione giuridica nella "Legge fondamentale", laddove essa parla della necessità della collaborazione tra sacerdoti, fratelli e suore al fine di "garantire l'unità è l'efficienza apostolica di tutta l'Unione". Un frutto di questa reciproca complementarietà è stato certamente il progetto del "Manuale dell'Unione", che intende appunto presentare e promuovere il principio di unità che tutti vi accomuna come figli e figlie di san Vincenzo, pur nella pluralità e varietà dei doni, dei ministeri e delle vocazioni. Anche gli incontri fra i tre consigli generali, che avete iniziato dal 1986, sono tali da favorire questa mutua collaborazione nell'organizzazione del lavoro apostolico, e spero che questa comunione fraterna possa dare frutti sempre più ricchi di grazia e di salvezza per l'avvento del Regno di Dio.

Camminate insieme, per servire! Servire sull'esempio di Cristo! Servire sull'esempio di Maria, la "serva del Signore". Questo è il mio augurio. Questo sia il frutto della vostra assemblea generale, mentre io vi benedico tutti di cuore, insieme con tutti gli altri componenti, fratelli e sorelle, religiosi e laici 17/01/19102 Pag. 15093 della vostra grande famiglia pallottina.

1989-11-24

Venerdi 24 Novembre 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Al sacro Collegio - Città del Vaticano (Roma)