GPII 1990 Insegnamenti - Messa per studenti di medicina dell'Università Cattolica - Città del Vaticano (Roma)

Messa per studenti di medicina dell'Università Cattolica - Città del Vaticano (Roma)

Rivestitevi dei sentimenti di misericordia, bontà, umiltà...

Cari giovani studenti di medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, con questa celebrazione eucaristica, alla quale siamo stati convocati, vogliamo esprimere la nostra lode a Dio.

Vogliamo deporre sull'altare le nostre intenzioni e invocare il Signore, affinché conceda grazia, coraggio e forza per svolgere il proprio dovere di medici - di professionisti formati nella comunità universitaria del Sacro Cuore - con competenza e con amore cristiano, operando sempre con spirito di servizio verso il prossimo sofferente alla luce del precetto della carità. Vi diro con l'apostolo Paolo: "Rivestitevi... di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza" (Col 3,12), amate ogni persona come desiderate di essere amati voi stessi; proponetevi di agire sempre con pieno rispetto di tutti e con generosa dedizione verso la necessità di chi attende aiuto.

Chiediamo tutti insieme a Dio Padre di poter essere ogni giorno e in ogni circostanza guidati dalla sapienza e dalla virtù che provengono dalla croce di Cristo e dalla sua risurrezione, per aiutare i fratelli con sincera pietà e con vera fede, e saperli vedere con gli occhi del buon samaritano.

Data: 1990-01-23

Martedi 23 Gennaio 1990

Messaggio per la XXIV Giornata mondiale delle comunicazioni sociali - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Raccogliamo la sfida "dell'era del computer" inquadrandola in una solida visione morale

Fratelli e Sorelle, Cari Amici, In una delle sue Preghiere Eucaristiche, la Chiesa si rivolge a Dio con queste parole: "A Tua immagine hai formato l'uomo, alle sue mani operose hai affidato l'universo perché nell'obbedienza a Te, suo Creatore, esercitasse il dominio su tutto il creato" (Preghiera Eucaristica IV).

Per l'uomo e la donna creati ed incaricati di questo compito da Dio, il lavoro quotidiano ha un significato grande e meraviglioso. Le idee della gente, le attività e le imprese di ciascun essere umano - per quanto comuni possano essere - sono usate dal Creatore per rinnovare il mondo, per condurlo alla salvezza, per renderlo uno strumento più perfetto della gloria divina.

Circa venticinque anni fa, i Padri del Concilio Vaticano II, riflettendo sulla Chiesa nel mondo moderno, dichiararono che gli uomini e le donne, operando per le loro famiglie e per la comunità con le loro quotidiane occupazioni, potevano considerare il loro lavoro come "un prolungamento del lavoro del Creatore... e come loro personale contributo alla realizzazione del disegno divino nella storia" (GS 34).

I Padri del Concilio nel guardare al futuro e nel cercare di discernere il contesto nel quale la Chiesa sarebbe stata chiamata a compiere la sua missione, poterono chiaramente vedere che il progresso della tecnologia stava già "trasformando la faccia della terra" arrivando perfino a conquistare lo spazio (cfr. GS 5). Essi riconobbero che gli sviluppi nella tecnologia delle comunicazioni, in particolare, erano di proporzioni tali da provocare reazioni a catena con conseguenze inattese.

Lungi dal suggerire che la Chiesa debba mantenersi a distanza o cercare di isolarsi dal flusso di questi eventi, i Padri Conciliari videro la Chiesa essere nel cuore del progresso umano, partecipe delle esperienze del resto dell'umanità, per cercare di capirle e di interpretarle alla luce della fede. E proprio dei fedeli del Popolo di Dio il compito di fare uso creativo delle nuove scoperte e tecnologie per il bene dell'umanità e la realizzazione del disegno di Dio per il mondo.

Questo riconoscimento di rapidi cambiamenti e questa apertura ai nuovi sviluppi si sono dimostrati esatti negli anni successivi, perché i ritmi del cambiamento e dello sviluppo sono andati ancor più accelerando. Oggi, per esempio, non si pensa o non si parla più di comunicazioni sociali come di semplici strumenti o tecnologie. Li si considera piuttosto come parte di una cultura tuttora in evoluzione le cui piene implicazioni ancora non si avvertono con precisione e le cui potenzialità rimangono al momento solo parzialmente sfruttate.

Ecco il fondamento delle nostre riflessioni su questa XXIV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Ogni giorno che passa diventa sempre più realtà quella che tanti anni fa era soltanto una visione. Una visione che prevedeva la possibilità di un concreto dialogo tra popoli lontani, di uno scambio universale di idee e di aspirazioni, di una crescita nella conoscenza e nella comprensione reciproche, di un rafforzamento della fratellanza al di là delle molte barriere al momento insormontabili (cfr. Communio et Progressio, 181,182).

Con l'avvento delle telecomunicazioni computerizzate e di quelli che sono conosciuti come sistemi computerizzati di partecipazione, alla Chiesa si sono offerti ulteriori mezzi per compiere la sua missione. Metodi di comunicazione agevolata e di dialogo fra i suoi stessi membri possono rafforzare i legami di unità tra di loro. L'immediato accesso all'informazione rende possibile alla Chiesa di approfondire il dialogo col mondo contemporaneo. Nella nuova cultura del computer la Chiesa può più rapidamente informare il mondo del suo "credo" e spiegare le ragioni della sua posizione su ogni problema od evento. può ascoltare più chiaramente la voce dell'opinione pubblica, ed entrare in un continuo dibattito con il mondo circostante, impegnandosi così più tempestivamente nella ricerca comune di soluzioni ai molti pressanti problemi dell'umanità (cfr. Communio et Progressio, 114ss).

La Chiesa evidentemente deve anche avvalersi delle nuove risorse offerte dalla ricerca nel campo della tecnologia del computer e del satellite per il suo sempre più impellente compito di evangelizzazione. Il messaggio vitale e più urgente della Chiesa riguarda la conoscenza di Cristo e la via di salvezza che Egli offre. E questo che essa deve presentare alle persone di ogni età, invitandole ad abbracciare il Vangelo con amore, senza dimenticare che "la verità non si impone che in forza della verità stessa, la quale penetra nelle menti soavemente ed insieme con vigore" (cfr. DH 1).

Come la saggezza ed il discernimento degli anni passati ci insegnano: "Dio ha parlato all'umanità secondo la cultura propria di ogni epoca. Parimenti la Chiesa, vivendo nel corso dei secoli in condizioni diverse, ha utilizzato le risorse delle differenti culture per diffondere e spiegare il messaggio di Cristo" (cfr. GS 58). "Il primo annuncio, la catechesi o l'approfondimento ulteriore della fede non possono fare a meno dei mezzi (di comunicazione sociale)... La Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi che l'intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati. E servendosi di essi che Ella "predica sui tetti" il messaggio di cui è depositaria" (cfr. EN 45).

Certamente noi dobbiamo essere grati alla nuova tecnologia che ci permette di immagazzinare l'informazione in vaste memorie artificiali create dall'uomo, fornendo in tal modo un ampio ed immediato accesso alle conoscenze che costituiscono il nostro patrimonio umano, alla tradizione e all'insegnamento della Chiesa, alle parole della Sacra Scrittura, agli insegnamenti dei grandi maestri di spiritualità, alla storia e alle tradizioni delle Chiese locali, degli Ordini Religiosi e degli Istituti Laicali, e alle idee ed esperienze di precursori ed innovatori le cui intuizioni danno costante testimonianza della fedele presenza in mezzo a noi di un Padre amoroso che rivela dalle sue ricchezze cose nuove e antiche (cfr. Mt 13,52).

I giovani specialmente si stanno adattando prontamente alla cultura del computer ed al suo "linguaggio", e questo è sicuramente un motivo di soddisfazione. Diamo fiducia ai giovani! (cfr. Communio et Progressio, 70). Essi hanno avuto il vantaggio di crescere contemporaneamente allo sviluppo di queste nuove tecnologie, e sarà loro compito impiegare questi nuovi strumenti per un più ampio ed intenso dialogo fra tutte le diverse razze e classi che abitano questo "mondo sempre più piccolo". Spetterà a loro scoprire i modi con i quali i nuovi sistemi di conservazione e scambio dei dati possono essere utilizzati per contribuire alla promozione di una più grande giustizia universale, di un più grande rispetto dei diritti umani, di un sano sviluppo di tutti gli individui e popoli, e delle libertà che sono essenziali per una vita pienamente umana.

Tutti, giovani e anziani, raccogliamo la sfida delle nuove scoperte e tecnologie, inquadrandole in una visione morale fondata sulla nostra fede religiosa, sul nostro rispetto della persona umana, e sul nostro impegno di trasformare il mondo secondo il Disegno di Dio! In questa Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, preghiamo perché le potenzialità "dell'era del computer" siano utilizzate al servizio della vocazione umana e trascendente dell'uomo, così da glorificare il Padre dal quale hanno origine tutte le cose buone.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-01-24

Mercoledi 24 Gennaio 1990



All'aeroporto Amilcar Cabral - Isola del Sale (Capo Verde)

Titolo: "Vengo con gioia a gettare un seme di fede, speranza e carità"

EcceIlentissimo Signor Presidente dell 'Assemblea Popolare, Monsignor Vescovo di Santiago de Cabo Verde, Eccellentissime Autorità, Signore e Signori e carissimi fratelli e sorelle, Capoverdiani dell'Isola del Sale, Sia lodato nostro Signore Gesù Cristo!


1. Per fare la Sua volontà, la volontà di Gesù Cristo, mi trovo qui, a Capo Verde, ad augurarvi di tutto cuore "grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre" (2Tm 1,2). Questa espressione è allo stesso tempo un saluto, un augurio e una preghiera, con la quale il Vescovo di Roma, successore di San Pietro, si presenta oggi al diletto Popolo capoverdiano, qui nell'lsola del Sale, e alla Chiesa che è pellegrina in Capo Verde.

Ringrazio il Signor Presidente della Repubblica, che si è fatto rappresentare dal Signor Presidente dell'Assemblea Popolare; Monsignor Vescovo, anche per le devote parole di saluto; i rappresentanti dell'Autorità nazionale e locale che sono venuti a ricevermi; e tutti voi, per questa bella accoglienza: "Grazia, misericordia e pace"! Si! Sta in questo l'essenza del Dono, che Dio ci fece attraverso Gesù Cristo nello Spirito Santo quando "... mando il suo Figlio, nato da donna, perché ricevessimo l'adozione a figli" (Ga 4,4-5): figli di Dio e fratelli gli uni degli altri, non più inibiti dalla paura, ma liberi nella carità, perché sicuri di essere protetti e amati da Dio, nostro Padre, destinati all'eredità della resurrezione e della vita eterna, attraverso Gesù Cristo.


2. E' questo il centro del Vangelo, sempre attuale, da comprendere e da tradurre in vita, per tutti i popoli, ovunque si trovino, in ogni momento della loro storia, a livello individuale e comunitario. Ed è con questo Messaggio che vengo oggi in visita e in missione esclusivamente pastorale e religiosa.

Vorrei incontrarmi e parlare personalmente con ogni abitante di questo Arcipelago: quelli che si trovano in patria e i molti sparsi per il mondo, alla ricerca di giorni migliori; vorrei visitare ogni famiglia, ogni comunità, in tutte le isole. Ma comprendetemi: ciò non mi è possibile. La mia stima pero si rivolge, attraverso coloro che sono qui e che incontrero personalmente, a tutti coloro che non sono qui, ma che vorrebbero esserci.

Penso a coloro che lavorano, a coloro che sono trattenuti da obblighi familiari e non sono potuti venire per motivi di povertà, di età o di malattia.

Che Dio li conforti come vorrei confortarli io nell'amore di Gesù Cristo.


3. Desideravo da molto tempo conoscere Capo Verde e i suoi abitanti; per molte ragioni. Sottolineo qui, quella di rappresentare una cristianità antica alle porte del Continente africano. Il seme del Vangelo è caduto qui da secoli e i Capoverdiani hanno "aperto le porte al Redentore". Sono grato alla Provvidenza divina, che mi permette di fare ora questa conoscenza diretta, su invito del Signor Presidente della Repubblica che si è fatto interprete del sentimento di questo caro Popolo, in maggioranza cattolico, così come su invito di Monsignor Vescovo della Diocesi. Vengo, dunque, con gioia, a gettare ancora un seme di fede, di speranza e di carità, in un solco aperto già da tempo, confidando nella "pioggia prematura e tardiva" della grazia di Dio, che renda fertile questo terreno. Ovvero, vengo a confermare in una fede coraggiosa e raggiante questi miei fratelli e figli di Dio, attraverso il Battesimo; a stimolare la loro testimonianza e annunzio delle "ragioni della propria speranza" nella vita eterna; e ad esortarli, infine, a dimostrare, nella vita e nelle opere, di essere buoni fratelli in Cristo, amando Dio sopra ogni cosa e amando il prossimo, come Gesù stesso ci ha amati.

E' sempre questa la ragione che anima le visite pastorali che sto compiendo nei diversi Paesi del mondo: trasmettere l'annuncio delle insondabili ricchezze della dimensione divina e umana della Redenzione di Cristo, affinché tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità (1Tm 2,4), come è volontà di Dio.


4. E qual è la mia "raccomandazione" per voi, fratelli e sorelle dell'lsola del Sale? Mi è stato riferito che, normalmente, la luce delle isole di questo Arcipelago è meravigliosa; e il nome della vostra terra, "Sale", ha una ragione di essere ed è molto suggestivo. Voi avete ricevuto, con il Battesimo, un dono che non è solo per ciascuno di voi; vi è stato dato dal Padre che è nei Cieli, per essere arricchito con nuove grazie: - nella Confermazione o Cresima e nell'Eucaristia - e per essere condiviso. Quando vi comunicate, voi dite in pratica che desiderate vivere quella "comunione dei santi", che professiamo nel Credo: il bene di ciascun cristiano diventa il bene di tutti, e il bene di tutti il bene di ciascuno.

perciò la "raccomandazione" del Papa per voi è questa: siate, ogni giorno di più, "luce del mondo" e "sale della terra" (cfr. Mt 5,13-14)! Ossia, cercate di vivere come cristiani responsabili, testimoniando la dimensione sociale della propria adesione a Gesù Cristo e alla sua Chiesa, nel modo di comportarvi e di trattare con gli altri; cercate di assumere gli obblighi di discepoli del Regno, con l'impegno nell'apostolato individuale, che deve essere come una fonte aperta, che offre a tutti l'"acqua che zampilla per la vita eterna" (Jn 4,14).

Perché si realizzino gli auspici della mia visita pastorale e per sentirci Chiesa comunione e Chiesa-famiglia, che noi tutti vogliamo onorare come buoni fratelli, recitiamo, a conclusione del nostro breve incontro, la preghiera della Famiglia dei figli di Dio, il "Padre Nostro".

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-01-25

Giovedi 25 Gennaio 1990

All'aeroporto Francisco Mendes - Praia (Capo Verde)

Titolo: Sviluppo basato sui diritti e sulle libertà fondamentali

Eccellentissimo Signor Presidente della Repubblica, Monsignor Vescovo di Santiago de Cabo Verde, Eccellenze, Signore e Signori, e cari Capoverdiani,


1. Le amabili parole di benvenuto che mi ha appena rivolto, Signor Presidente, rafforzano i sentimenti di gratitudine, che ho già provato nell'lsola del Sale, per l'accoglienza calorosa che sto ricevendo. L'invito che Sua Eccellenza mi ha fatto ripetutamente, così come quello di Monsignor Vescovo della Diocesi, a visitare il suo Paese, erano pressanti; risalgono a quasi dieci anni fa. Pertanto è con gioia che oggi do piena soddisfazione a tali istanze.

Ringrazio per la sua presenza, Sua Eccellenza, che, dopo essersi fatto rappresentare nell'lsola del Sale, è venuto qui a ricevermi.

Ringrazio per la loro presenza i membri del Governo e le Autorità, i rappresentanti diplomatici e della Chiesa locale, che si raccolgono intorno al loro Pastore. Sono grato anche della partecipazione delle altre comunità religiose a questo incontro nel quale si manifesta la ben nota, cordiale ospitalità dei Capoverdiani, ai quali, dalle isole di Sotavento a quelle di Barlavento, tramite i presenti, rivolgo i miei migliori saluti.


2. Prendo la libertà di considerare gli onori e la deferenza con i quali sono stato ricevuto, rivolti, al di là della mia persona, alla missione di cui sono investito. I pellegrinaggi, che sto compiendo per il mondo, rappresentano per me un aspetto importante di questa missione, come successore di San Pietro. Il carattere religioso e le finalità strettamente pastorali, in questo mio itinerario di Fede, mirano soprattutto a risvegliare la coscienza religiosa delle persone e dei popoli; e, allo stesso tempo, a ribadire che la Chiesa offre una via per i problemi fondamentali dell'uomo, per le sue incertezze, angustie e interrogativi.

Nessuno è obbligato a seguire questa via; ma è mio dovere proporla, in qualità di messaggero della salvezza in Gesù Cristo, Redentore dell'uomo.

In tal modo mi guida il desiderio di andare incontro all'uomo che vive in un determinato paese e nel suo concreto modo di vivere: è quest'uomo, nella piena verità della sua esistenza, del suo essere individuale, comunitario e sociale, che costituisce sempre la via obbligatoria della Chiesa pellegrina nel tempo. Tutta l'azione della Chiesa confluisce nell'uomo: nell'uomo limitato in vari aspetti. ma, allo stesso tempo, illimitato nei suoi desideri e nelle sue aspirazioni, e chiamato a una vita superiore; nell'uomo debole e peccatore, ma con vocazione e indubbio richiamo alla vita eterna.


3. Come primo responsabile del Vangelo di Cristo, poiché Sono preposto, per imperscrutabili disegni della Provvidenza, a capo della Chiesa Cattolica, sono il portatore di un messaggio e, per quanto riguarda l'ambito della mia missione, desidero collaborare affinché prevalga nel mondo il vero significato dell'uomo, del suo autentico sviluppo e della indispensabile solidarietà. Ciò deve illuminare le società e interpellare l'intera umanità a lasciarsi impregnare sempre di più dal senso della famiglia.

La Chiesa è mossa dall'amore di Cristo, Redentore dell'uomo; e non esita a proclamare: "L'uomo non può sfuggire a se stesso, né al luogo e al compito che gli competono nel mondo visibile"; non può diventare schiavo delle cose - delle ricchezze materiali, dei piaceri disordinati o delle smisurate ambizioni di potere -; così come non può cedere, dinanzi ai sistemi o alle ideologie che limitano la sua dignità di persona libera e responsabile, di essere creato a immagine e somiglianza di Dio. L'uomo non può soffocare il richiamo alla trascendenza, come nessuno lo può privare di questa sua dimensione. In breve, l'uomo non può essere inteso senza la sua apertura verso Dio, con la conseguente dimensione religiosa; e il mistero che egli costituisce per se stesso si potrà chiarire e rivelare soltanto alla luce di Cristo Redentore.


4. Ma la missione della Chiesa non si limita ai progetti umani del benessere e della felicità temporale. E' suo compito fondamentale e prioritario fare si che gli uomini si incontrino con Gesù Cristo, con la salvezza che Egli offre, aiutandoli a liberarsi dal peccato, in tutte le sue forme, individuali e collettive; la Chiesa vuole essere per loro segno di riconciliazione e amore, contro tutte le manifestazioni di odio e di divisione che minacciano le società.

Ogni attività della Chiesa cerca, effettivamente di essere al servizio della "civiltà dell'amore", senza utopie; ossia, al servizio di quella civiltà da cui siano bandite tutte le discriminazioni, arrogantemente fondate su posizioni filosofiche, politiche e religiose, su un diverso possesso di beni materiali o di potere, sulla razza o sul colore. La guida sempre la ferma convinzione che solo l'amore costruisce, solo l'amore crea quel vincolo sicuro e insostituibile, capace di garantire il benessere della popolazione e la stabilità sociale in un paese.


5. Come è ovvio, la Chiesa è presente nella società attraverso le sue organizzazioni e, sopratutto, attraverso i suoi fedeli. Questi, impegnati nella vita sociale del loro Popolo, come imperativo dei principi della fede e dell'amore cristiano che professano, devono applicarsi, attraverso l'esempio e l'azione, ad elevare il livello di vita dei propri fratelli, "dal di dentro" e all'interno della propria Nazione; non come colui che "da fuori" offre assistenza o collaborazione.

Nel caso specifico, sono i Capoverdiani, i membri - uomini e donne - di un laicato cattolico ben formato e responsabile, i portatori di questo messaggio nel loro ambiente, affinché in esso, esercitando la propria attività ispirati dal Vangelo, concorrano alla santificazione del mondo, dal di dentro, come il "lievito" (cfr. Mt 13,33); concorrano alla conversione delle menti e dei cuori alla causa dell'uomo: e concorrano, infine, perché si conformino ai disegni divini i criteri di giudizio, i valori che contano, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita (cfr. Exort. Apost. EN 19).


6. Fedele al suo Fondatore Gesù Cristo - il Verbo di Dio incarnato che ha voluto partecipare alla vita sociale degli uomini... che ha sacrificato i legami sociali, specie quelli familiari, si è sottomesso liberamente alle leggi del suo Paese e ha voluto condurre la vita di un operaio del suo tempo e della sua terra (cfr. GS 32) - la Chiesa non può estraniarsi da tutto ciò che è umano.

D'altronde, essa non pretende di gestire le cose temporali, nè di sostituirsi all'azione propria dei responsabili del governo dei popoli; non ci propone neanche un modello politico economico o sociale, e nemmeno una "terza via" tra sistemi contrastanti (cfr. SRS 41).

Non essendo "straniera" in nessun luogo, essa promuove dove si stabilisce, lo sviluppo integrale di tutto l'uomo e di tutti gli uomini; e per questo porta il suo contributo, nella misura in cui le è consentito e nei limiti delle sue possibilità, come testimoniano molteplici iniziative. Lo fa sempre sul piano della sussidiarietà, nel campo dell'istruzione, della sanità e dell'assistenza. In cambio, non vuole privilegi; chiede semplicemente che si rispetti lo spazio di libertà che le compete e che è diritto inalienabile di coloro che cerca di beneficiare.


7. Destinati originariamente a tutti gli uomini, i beni di questo mondo non raggiungeranno mai questa destinazione universale, senza l'indispensabile collaborazione nella comunità internazionale, nel quadro di un'ampia solidarietà che includa tutti e risponda prioritariamente alle esigenze dei meno favoriti.

Tuttavia gli stessi interessati ai benefici non devono diventare servili; conservano il dovere della dignità nell'interdipendenza dei popoli.

La solidarietà è possibile, diventa sempre più necessaria ed è un vero imperativo etico, come ho scritto nell'Enciclica Sollicitudo rei socialis.

Tuttavia, questa solidarietà si conquista, "si merita", in un certo modo, e deve essere accettata e vissuta con spirito di iniziativa, "senza sperare tutto dai Paesi più favoriti ed operando in collaborazione con gli altri che sono nella stessa situazione... Lo sviluppo dei popoli inizia e trova l'attuazione più adeguata nell'impegno di ciascun Popolo per il proprio sviluppo in collaborazione con gli altri" (ibidem, SRS 44).


8. Nel rammentare questi punti, auguro al caro Popolo capoverdiano uno sviluppo autentico, verso una solidarietà che conduca alla fraternità, basato sui diritti e le libertà fondamentali inseparabili della dignità dell'uomo.

Ricordare tali diritti, senza anteporli ai diritti di Dio e senza tacere i doveri che a questi corrispondono, è per la Chiesa questione di fedeltà al Vangelo del suo Maestro e Signore, nella fedeltà all'uomo. Pertanto, essa non cessa di inculcare la necessità della gerarchia di valori, soprattutto con riferimento all'"avere" e all'"essere", consapevole che l'"avere" di alcuni può provocare danno all'"essere" di molti. Chiedo a Dio che ogni Capoverdiano veda sempre rispettata e rispetti la dignità della persona umana in sé e negli altri, e possa disporre a sufficienza dei mezzi indispensabili per vivere bene; e si senta così sempre più orgoglioso e amico della sua terra natale.


9. Da questa "gerarchia" di valori, si sa, scaturiscono priorità a seconda della soddisfazione delle necessità reali: la vita e la qualità della vita, la sicurezza, l'istruzione, il lavoro, la salute, l'alloggio, la libera partecipazione alla vita collettiva, l'espressione religiosa privata e pubblica ecc. Mi sia permesso di ricordare, inoltre, come priorità da coltivare e da difendere, il diritto del nascituro alla vita e i diritti legittimi dei genitori riguardo al matrimonio secondo Dio creatore, alla fecondità e all'educazione dei figli, ricevendo il necessario per crescerli dignitosamente. E ben noto quanto queste priorità siano alterate e minacciate, al giorno d'oggi, nel mondo intero.

Signor Presidente, Signore e Signori, confido che le buone qualità del diletto Popolo capoverdiano, in comunione con l'impegno universale e guidato dal senso di responsabilità e buona volontà di coloro sui quali pesano i doveri di iniziativa e di direzione razionale dei processi di trasformazione e miglioramento della società, lo aiutino a superare gli ostacoli che incontra nel suo cammino, per lo sviluppo autentico di tutti gli uomini che abitano questo paese.

E' una partecipazione libera ma corresponsabile, istruita e solidale da parte di tutti, che deve fare di Capo Verde una Nazione sempre più felice e prospera. Sono questi i miei sinceri auguri, con i quali invoco la benedizione di Dio Onnipotente su tutto il caro Popolo capoverdiano.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-01-25

Giovedi 25 Gennaio 1990

Ai sacerdoti e religiosi nella cattedrale - Praia (Capo Verde)

Titolo: La santità personale nella Chiesa evangelizzata presupposto fondamentale per una Chiesa evangelizzante

Signor Vescovo Carissimi fratelli e sorelle! "L'amore d i Dio è stato riversato nei nostri cuori (Rm 5,5) e per questo, "Greja alguén qui ta sigui Cristo tudo hora e tudo lugar".


1. Con queste parole dell'Apostolo, e con le parole programmatiche della vostra seconda Assemblea Diocesana, vi saluto tutti cordialmente: sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e laici impegnati nell'apostolato.

Voi siete, a Capo Verde, "coloro che seguono Cristo sempre e dovunque".

Che lo Spirito Santo, anima della Chiesa, donatore di ogni bene ed artefice di unità e di pace, sia con voi riversando sempre più abbondantemente il suo amore nei vostri cuori e rafforzando la vostra unione fraterna.

E' grande la gioia che sento nel trovarmi qui in mezzo a voi. Siete venuti da varie isole dell'Arcipelago, a volte con sacrificio per incontrare il Successore di Pietro, in questa Cattedrale, centro di comunione e di irradiazione apostolica della vostra Chiesa Locale.

Conosco bene la vostra comunione con la Chiesa di Roma, Chiesa che "presiede l'assemblea universale della carità", e con il Papa, il Vescovo che il Signore le ha donato in questo tempo. Nonostante le distanze oggi è divenuto possibile vivere, in modo concreto, questa comunione nella Chiesa una, santa, cattolica, e apostolica.

Benedetto sia Dio che, nella sua Provvidenza, ci concede questa grazia! Oggi, qui i nostri sguardi si incontrano fraternamente nella carità e i vostri volti esprimono pienamente la gioia e la gratitudine che vi porta a questo desiderato incontro.


2. Voi fratelli e sorelle siete debitori di una predilezione speciale dello Spirito di amore e di santità. Egli vi ha scelto, uno ad uno, per una speciale missione di servizio, in questa comunità ecclesiale, sotto la guida del vostro Pastore Diocesano, Don Paulino do Livramento Evora, le cui parole di saluto accolgo con gratitudine.

Ho saputo con soddisfazione della Seconda Assemblea Diocesana, svoltasi qui nel gennaio dell'anno scorso. Essa vi ha fatto sentire con un'urgenza particolare la corresponsabilità ecclesiale a tutti i livelli. Oltre a ciò, essa può essere considerata come una buona preparazione per il prossimo Sinodo Speciale che sarà dedicato ai problemi ed alle prospettive dell'evangelizzazione e del rinnovamento ecclesiale in Africa.

La Chiesa universale, una e indivisa, si manifesta, attraverso le varie Chiese locali. E queste, oggi più che mai, devono sentire e vivere in maniera responsabile tale comunione. Ogni Chiesa locale svolgerà validamente e fruttuosamente la sua funzione attiva e costruttiva, nella misura in cui vivrà quei principi universali di unità nella verità, che animano la Chiesa universale; e nella misura in cui questi principi si trasformeranno in vita e in testimonianza cosicché risplenda tanto la sua unità interna di Chiesa locale riunita intomo al Vescovo diocesano, quanto la sua unità con la Chiesa universale, guidata dal Successore di Pietro.


3. All'interno della Chiesa locale, nei suoi membri invece di un livellamento uniforme, contrario alla vera realtà della Chiesa, devono emergere tutte le qualità ed i doni specifici di una Comunità ecclesiale. Come sapete tutto ha origine "nell'amore di Dio riversato nei nostri cuori" e si esprime nella carità, praticando la verità, per crescere in Colui che è la testa, Cristo. E per mezzo di Lui che il corpo intero viene coordinato ed unito (cfr. Ep 4,16), per essere "persone che seguono Cristo sempre e dovunque".

Nonostante sia un solo Spirito che dispensa i doni carismatici e ministeriali, si verifica pero una varietà meravigliosa. Ma tale varietà non deve diventare un pretesto per scissioni o per rivalità, al contrario costituisce una fonte di reciproca collaborazione e di armonia interna del Corpo mistico di Cristo. La varietà delle Chiese locali, nel tendere così all'unità, dimostra ancor più la cattolicità della Chiesa indivisa (LG 23).


4. Carissimi fratelli e sorelle, so che la vostra realtà ecclesiale, nonostante le sue piccole dimensioni, non cessa di mostrare diversità. E un dato che di per sé arricchisce, nonostante di solito comporti anche alcune difficoltà. Queste saranno superate se terremo presente che "i vincoli che uniscono i membri del nuovo Popolo tra di loro - e prima ancora con Cristo - non sono quelli della "carne" e del "sangue", bensi quelli dello Spirito, più precisamente quelli dello Spirito Santo, che tutti i battezzati ricevono (cfr. Jn 3,1)" (Christifideles Laici, CL 19).

Allo stesso modo, fratelli e sorelle, le affinità fisiche, psicologiche e culturali, nonostante possano essere utili, non svolgono un ruolo determinante per realizzare una forma di convivenza, di collaborazione e di comunione ecclesiale ad ogni livello.

Questo perché il principio dell'unità e dell'armonia del Corpo mistico di Cristo non è semplicemente naturale: è soprannaturale e di fede.

Ascoltiamo ora il Divino Maestro: "Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli? Tutti quelli che compiono la volontà di mio Padre che è nei cieli, quelli sono per me, il fratello, la sorella e la madre" (cfr. Mt 12,48-50), anche se fra loro vi sono differenze di razza, di origine, di cultura e di mentalità.

Sulla solidissima base che è il compimento comune della volontà del Padre celeste, tutte le nostre differenze invece di essere ostacoli diventano un arricchimento per la nostra unità e comunione, ed inoltre arrivano ad essere esse stesse valori che possono e devono servire a sostenere la causa della pace, della concordia, e della mutua collaborazione.


5. Per l'edificazione, la salvaguardia e la crescita dell'unità ecclesiale, è necessario quindi, che da parte di tutti e nell'interesse di ognuno si dia la priorità ai principi ed ai fini veri dell'unità stessa. Questi derivano dalla Rivelazione, si situano nell'ordine del soprannaturale e si alimentano con l'ascolto della Parola di Dio e con la fedele e consapevole comunione con i Pastori della Chiesa. così diverranno di secondaria importanza le opinioni personali e gli interessi privati, che potranno avere una funzione legittima ed utile solo quando saranno basati sull'accettazione sincera e generosa dei comuni principi di fede.

Da ciò nasce, oltretutto, la necessità di una nozione di Chiesa che sia veramente conforme alla dottrina cattolica, rifiutando concezioni secolari o classiste, che abbiano poco a che vedere con le linee, le strutture e le funzioni fondamentali che il divino Fondatore della Chiesa ha stabilito.

Per costruire questa unità ecclesiale concretamente, non basta né accontentarsi di un'idea pienamente ortodossa della Chiesa, né impegnarsi in un compito umano, coscienzioso e riconosciuto.

Tutto ciò è molto buono ed è necessario. Ma la cosa più importante è che tutti prestiamo Ia dovuta attenzione allo Spirito di verità. "Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo" (1Co 12,13 cfr. Ep 4,3). E' Lui e soltanto Lui, infine, l'Artefice dell'unità della Chiesa locale, e della unica Chiesa cattolica, con la sua duplice dimensione: nel tempo presente e nel mondo che deve ancora venire.


6. Sappiamo tutti che la vitalità della Chiesa non è fine a se stessa, è essenzialmente istituita per "lievitare", animare e trasformare il mondo con il Vangelo - Parola e Grazia - affinché il mondo si salvi, sia liberato dal potere delle tenebre e si instauri in esso il Regno di Dio.

La santità personale nella "Chiesa evangelizzata", è presupposto fondamentale, è condizione insostituibile perché si possa avere la "Chiesa evangelizzatrice". Nell'unione dei "tralci" con la "unica vite" (cfr. Jn 15,5) c'è la fonte concreta e la misura infallibile dell'attività apostolica e del dinamismo missionario della Chiesa stessa. "Solo nella misura in cui la Chiesa, Sposa di Cristo, si lascia amare da Lui e lo riama, essa diventa Madre feconda nello Spirito" (cfr. CL 17).

La Chiesa è presente in questo mondo anzitutto per far conoscere a tutti gli uomini il Vangelo dell'amore di Dio e l'ideale di amore fraterno, verso la solidarietà e la comunione di tutti, nella famiglia umana. E i cristiani, rispettando i poteri costituiti, cercando di vivere in tutto gli insegnamenti divini, non disprezzeranno mai i loro doveri di buoni cittadini: come padri o madri, come figli o figlie, come professionisti e lavoratori esemplari.

Con la forza interiore della fede potranno compiere meglio i loro doveri.

C'è una lettera, scritta nel secondo secolo dell'era cristiana, nella quale è già presente il comportamento del cristiano nella società: "la sua vita non ha nulla di stravagante; e la sua dottrina non deriva dalla immaginazione fantasiosa degli spiriti esaltati... I cristiani sono nel mondo ciò che l'anima è nel corpo. Il posto che Dio assegno loro è talmente nobile, che essi non possono disertarlo" (Lettera a Diogneto, Funk, 397-401, nn. 5-6).


7. Anche qui a Capo Verde la Chiesa, seguendo ancora la linea della sua tradizione, continuerà a collaborare alla costruzione della società capoverdiana, riconoscendo ed incoraggiando le aspirazioni di giustizia e di pace che trova in questo popolo, con la sua secolare sapienza e con i suoi sforzi attuali di promozione. La Chiesa è legata alla storia di questa Nazione in modo tale che eliminarla o disconoscerla, significherebbe mutilare il patrimonio socio-culturale dell'Arcipelago stesso.

Non è nella natura della Chiesa pretendere di sovrapporsi nella politica, o aspirare alla gestione delle questioni temporali. Il suo contributo specifico, per quanto riguarda il bene comune, si pone innanzitutto nel campo della formazione delle coscienze, in sintonia e in coerenza con le direttrici e le esigenze di un'etica umana e cristiana: proclamare la legge morale e i suoi imperativi, e denunciare, se necessario, le deviazioni e gli errori, cercando sempre e soprattutto di chiarire e convincere. A questo proposito bisogna porre una particolare attenzione per collaborare nella formazione di una autentica coscienza sociale cristiana, in tutti i livelli e i settori (cfr. Puebla, Discorso inaugurale, 3,7).

Questa presenza e servizio, che consiste nell'affermare principi e nell'indicare strade verso la retta formazione delle coscienze, passano, naturalmente, negli ambiti della convivenza con una particolare incidenza sulla formazione dell'opinione pubblica e di conseguenza della coscienza sociale. Ambiti che vanno dalla scuola all'informazione, dalla pratica della carità e della collaborazione a livello sussidiario, fino alla conferma di tutto ciò che è Legge divina, alla quale sempre dovrebbero conformarsi le leggi umane. La Chiesa si impegna in tutto ciò, perché crede fermamente nella dignità dell'uomo creato a immagine di Dio. Dignità intrinseca ad ogni uomo, ad ogni donna, ad ogni bambino, quale che sia il posto che occupa nella società.


8. L'unità tra di voi diventa particolarmente necessaria davanti ad alcuni problemi, che dovete sentire come problemi comuni e che dovranno perciò essere affrontati in una convergenza di intenti, di forze e di strategie.

Prendiamo ad esempio il problema vocazionale. So che, grazie a Dio, continuano a fiorire vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, sia maschile che femminile.

Mi congratulo molto con gli Istituti che hanno avuto la saggezza e l'iniziativa di aprire qui, recentemente, case per la formazione, dei giovani, ragazzi e ragazze che si presentano per discernere la chiamata del Signore e rispondergli con generosità. Esorto tutti questi giovani, ragazzi e ragazze, seminaristi o postulanti a pregare continuamente e ad approfondire sempre di più la propria scelta radicata nella consacrazione del Battesimo. Vi esorto inoltre ad essere valorosi, perché cresca vigorosa quella Chiesa che li battezzo e li nutri con la grazia di Cristo. E non dimentichino di lasciare "carta bianca" al Signore! Non siate avari con Lui nel dargli fiducia e generosità! Lui, che ha iniziato l'opera, dovrà portarla a buon fine. La missione che vi aspetta è nobile! E grande sarà la ricompensa se le sarete fedeli! Carissimi fratelli e sorelle, voglio infine lasciarvi con una parola di stima per il buon lavoro che già avete realizzato nella costruzione della Chiesa, nella promozione umana e in tutti gli altri campi. Vi esorto affinché continuiate in questo retto cammino, con coraggio, con speranza e con perseveranza.

In questa felice circostanza del mio incontro con voi, desidero augurarvi che il Signore Gesù Cristo e la sua immensa Bontà siano con voi, per andare sempre avanti, senza paura degli ostacoli. Egli ha vinto il mondo! Vi accompagnino la sua Luce e la sua Grazia, che imploro per tutti con l'intercessione di Nostra Signora delle Grazie, come è onorata e invocata in questa Cattedrale la Madre del Redentore.

Lei, Maria, la Madre della nostra fiducia, chiamata da Dio per la comunione più perfetta con il suo Figlio, ci ottenga dal Padre che è nei cieli la crescita nell'amore fraterno e nello spirito di servizio, solleciti nel "conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace" (cfr. Ep 4,3).

Che la Vergine fedele sia Madre di tutti nel nostro cammino evangelico! Con la mia affettuosa Benedizione! (Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-01-25

Giovedi 25 Gennaio 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Messa per studenti di medicina dell'Università Cattolica - Città del Vaticano (Roma)