GPII 1990 Insegnamenti - Omelia allo stadio "Fontinha" - Mindelo (Capo Verde)

Omelia allo stadio "Fontinha" - Mindelo (Capo Verde)

Titolo: Il cristianesimo forza degli umili che sanno essere semplici

Miei Carissimi fratelli e sorelle, "Cantate al Signore da tutta la terra! Cantate al Signore, benedite il suo nome! (Ps 95/96,1-2).


1. Oggi vogliamo mettere in pratica l'esortazione del Salmista e benedire il nome di Dio, Nostro Signore, su quest'isola di "Sao Vicente", a Capo Verde.

Vogliamo innalzare canti al Signore e proclamare la Sua gloria con voi che abitate su quest'isola, in pieno Oceano Atlantico.

La terra e gli oceani ci parlano del Creatore, nel quale ha origine tutto ciò che esiste. Noi tutti, uomini che abitiamo sulla faccia della terra, circondata dall'oceano, vogliamo oggi rivolgerci al Dio di tutto il creato, con parole di adorazione e di ringraziamento.

Vi saluto, fratelli e sorelle di quest'isola di "Sao Vicente" con il cuore traboccante di questi sentimenti; e saluto quanti sono venuti qui da altre isole per incontrare il successore dell'Apostolo Pietro e con lui ringraziare il Signore e proclamare ai popoli la Sua gloria. Vi saluto, abbracciandovi tutti e cantando con voi "un cantico nuovo", poiché siamo qui riuniti, pieni di gioia, per essere stati chiamati a manifestare al mondo la nostra appartenenza a Gesù Cristo.

Per questo, cantiamo e benediciamo il nome del Signore. Anche se c'è diversità di cultura, noi formiamo un solo corpo e un solo popolo. L'annuncio del Vangelo, qui approdato ormai da cinque secoli, ha fatto anche di quest'isola la patria dei "redenti", una terra benedetta dalla luce della salvezza, vissuta e testimoniata da molti nostri fratelli nella fede. Di quanti frutti spirituali si è arricchita fino a oggi la storia della vostra Chiesa locale! "Annunziate a tutte le nazioni la gloria del Signore!".

Obbedienti a questa esortazione e qui riuniti dal Buon Pastore delle nostre anime, in questo stadio di "Fontinha" vogliamo celebrare riconoscenti, la nostra speranza di popolo cristiano che cammina nella fede per la realizzazione delle promesse messianiche.


2. Prima di tutto, vogliamo ringraziare per il dono della fede che abbiamo ricevuto da Dio, attraverso quanti ce l'hanno trasmessa. E dobbiamo continuamente vivificarla per darne una testimonianza coraggiosa e coerente. La celebrazione odierna della memoria liturgica dei discepoli di San Paolo, Tito e Timoteo, offre al successore di Pietro, presente in mezzo a voi, una eccellente opportunità per confermarvi nella vostra fede (cfr. Lc 22,32).

Sono veramente felice oggi di poter partecipare come Vescovo di Roma a questa assemblea di preghiera del Popolo di Dio a Capo Verde, qui nell'isola di "Sao Vicente".

Alle origini del servizio episcopale del Papa, come sapete, c'è esattamente Simon Pietro l'Apostolo. Un giorno, vicino a Cesarea di Filippi, fu lui il primo a "confessare" che Gesù è il figlio di Dio. Quando il Messia chiedeva l'opinione del popolo sul "Figlio dell'uomo", si udivano varie risposte, ma di fronte all'insistenza di Gesù si fece avanti Simon Pietro: "Tu sei Cristo, il Messia, il Figlio di Dio vivo" (cfr. Mt 16,16).

Fu una "confessione" che ebbe origine in Dio: la professione di fede è la verità che proviene solo da Dio; "perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli" (Mt 16,17), disse Gesù, confermando la verità, della "confessione" di Pietro.

Su questa "confessione" poggia la Chiesa, come sopra una roccia. E Pietro, secondo le parole di Cristo, è diventato questa stessa roccia: "E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edifichero la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" (Mt 16,18).


3. Il Vescovo di Roma, arrivando oggi da voi, carissimi fratelli e sorelle, viene con la stessa "confessione" di fede fatta da San Pietro.

Nel professare la nostra fede in Cristo, Figlio Unigenito di Dio, della stessa sostanza del Padre, noi proclamiamo la gloria di Dio; e, nello stesso tempo, annunciamo la salvezza che Dio stesso ha rivelato all'umanità in Gesù Cristo.

La Chiesa è sacramento di questa salvezza, poiché il Signore disse a Pietro: "A te daro le chiavi del Regno dei Cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" (Mt 16,19). In virtù di questo, la Chiesa è sacramento di salvezza eterna: la Chiesa, serva di tutti gli uomini e di tutti i popoli; e Pietro - e, in continuità con lui i suoi successori - diventa il primo amministratore di questo servizio. Diventa, come si usa dire, il "servo dei servi di Dio".

Anche l'attuale Vescovo di Roma, successore dell'Apostolo Pietro, nelle sue visite alle Chiese locali sparse nel mondo, non desidera altro che proclamare a tutte le nazioni "le grandezze di Dio", annunciare "le meraviglie della Sua grazia".


4. Si, "annunciare le meraviglie della grazia" di Dio! Quelle "meraviglie" che il Signore continua ad operare nella storia degli uomini e nella loro esistenza personale; come continua ad operare nella vostra esperienza umana e nella storia del vostro popolo capoverdiano.

Siete, carissimi fratelli e sorelle, un Popolo che è stato molto provato dalla sofferenza. Ma ciò ha contribuito senza dubbio a rafforzare Ia vostra fedeltà al Vangelo, che ha impregnato profondamente le vostre tradizioni ancestrali e che, in tanti momenti, sarà stato fonte di conforto per proseguire sulla via di un lavoro serio, fonte di speranza per continuare a lottare.

Non essendo ricco di risorse naturali, il vostro paese si sforza e non senza successo, di trovare le vie per un costante progresso; bisogna riconoscere, tuttavia, che per molti le condizioni di vita continuano ad essere dure. A voi si impone di continuare a lottare contro le avverse condizioni climatiche: il fenomeno ciclico della secca e i temporali oceanici, che aggravano la precarietà di un suolo poco fertile e non favoriscono lo sviluppo economico. Per questo la produzione agricola è insufficiente al consumo nazionale. A volte dovete combattere la fame e la sottoalimentazione.

In questa situazione, la mancanza di prospettive reali per il futuro, porta molti dei vostri fratelli e sorelle ad un'emigrazione forzata verso altre nazioni e continenti, con tutti i problemi che ciò comporta. Anche a Roma, che è la mia diletta Diocesi, esiste una comunità di capoverdiani. Ho avuto occasione di incontrarne alcuni durante le mie visite pastorali alle parrocchie.


5. Conosco le difficoltà che si incontrano per inserirsi in un nuovo ambiente sociale e di lavoro. Quante volte soltanto la fede e la pratica cristiana costituiscono un punto di riferimento e una fonte di coraggio per non perdere la propria identità, in questa delicata fase di trapianto culturale e sociale. Chissà se molti di quelli che stanno qui non hanno già fatto questa dura esperienza di dover lasciare la propria terra? Vorrei che i capoverdiani che si trovano in altri paesi e che, senza dubbio, seguono con interesse e con fede la visita del Vescovo di Roma al loro arcipelago, sapessero che anche il Papa ha pensato a loro e ha pregato per loro in questo luogo, ben conoscendo il sacrificio di dover stare lontani da ciò che è loro caro. E qui faccio un duplice appello: a favore dei numerosi cittadini emigrati da questa nazione, e a loro stessi.

Siete partiti da qui, amati fratelli e sorelle, consapevolmente o inconsapevolmente animati dall'ideale della fratellanza di tutti gli uomini e con molta speranza. Dio voglia che la vostra speranza si realizzi e possiate trovare questa fratellanza; e che tutte le istituzioni chiamate in causa dal fenomeno dell'emigrazione intraprendano tutto ciò che è giusto e valido per aiutare l'emigrante, al fine di salvaguardarne la dignità personale e favorire la sua partecipazione, libera e responsabile, alla vita comunitaria e sociale dovunque si trovi.

E a loro, ai molti capoverdiani emigrati, dico: nel procurarsi il pane e nel cercare migliori condizioni di vita in terre lontane, non dimentichino mai il suolo natio e la gente che vi abita: parenti, amici, le persone conosciute e quelle sconosciute. Non dimentichino coloro che sono rimasti in patria! Siano fedeli alle proprie radici: alla propria cultura, alla propria fede e alla santità di tradizioni e costumi. E cerchino, con il proprio modo di vivere, di dare testimonianza delle buone qualità del popolo capoverdiano e dei valori cristiani.

Anche loro sono presenti, qui e ora, mentre insieme professiamo la fede comune in Gesù Cristo Salvatore. A tutti, ai cari emigrati e a voi, "grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro Salvatore" (Tt 1,4).


6. Sappiamo che il sostegno del viandante è la fede. Non bisogna mai dimenticare, quindi, che la vita cristiana è un pellegrinaggio e che la fede è il nostro viatico, il nostro fardello.

Divenuti simili a Gesù Cristo col Battesimo, in lui cerchiamo coraggio e entusiasmo, per testimoniare la speranza che abita nei nostri cuori. Da Dio Padre ci vengono "Grazia e Pace" affinché non ci fermiamo mai dinnanzi alle difficoltà che troviamo sul nostro cammino.

Mettete sempre al di sopra di tutti i vostri desideri e propositi Gesù Cristo "nostro Salvatore". Egli, il Figlio di Dio, sia sempre il centro della vostra esperienza e l'orizzonte dei progetti della vostra società che, nella sua grande maggioranza, si dice cattolica. Nei momenti di disorientamento culturale e morale, come si verificano in tante parti del mondo e forse anche qui, in questo vostro diletto paese, fate che non si indeboliscano mai le ragioni fondamentali del vostro essere cristiani. Non esitate a sacrificare tutto pur di rimanere fedeli a Cristo. Lottate contro l'indifferenza religiosa, pericolosa tentazione dei tempi moderni! Non lasciatevi imprigionare dal mito del progresso economico! Resistete alla tentazione di abbandonare la pratica religiosa, quando sarete spinti o incominceranno a preoccuparvi eccessivamente gli interessi materiali, il successo o l'ascesa nella professione e nel prestigio sociale. D'altronde, il Vangelo non è contrario al progresso dell'uomo, purché si tratti di vero progresso, di quel progresso che non trascura nessun aspetto della persona umana e ha come scopo il suo sviluppo integrale e armonioso.

Che il Vangelo, impiantato su queste vostre isole dalla generosa testimonianza di tanti missionari, apostoli e catechisti, continui ad essere patrimonio irrinunciabile della vostra patria. Nella meditazione e nella preghiera, ricorrete frequentemente a questa fonte di santità e di saggezza, affinché la vostra pratica di vita cristiana maturi e si rafforzi.

Il cristianesimo è la forza degli umili che sanno essere semplici; non è una religione per gente senza cultura o arretrata. Tutta la sua forza rivoluzionaria sta nell'Amore gratuito, che sgorga dal cuore di Cristo, che ci trasforma tutti in apostoli e "pescatori di uomini" (Mc 1,17). Solo nell'adesione semplice e di cuore questo mistero, che esige da noi una fedeltà umile e coraggiosa, potremo trovare la luce per non cedere di fronte all'esca facile e seducente delle sètte e dello spiritismo.


7. "Tu sei Cristo, il Messia, il Figlio di Dio vivo" (Mt 16,16). Fratelli e sorelle, ancoriamo saldamente la nostra esistenza sulla pietra angolare che è Cristo. Nel rinnovare oggi, qui con voi, la professione di fede dell'Apostolo Pietro, faccio mie tutte le aspirazioni della vostra società e le aspettative dei vostri cuori.

E, ampliando gli orizzonti di queste nostre riflessioni, rendiamoci partecipi della speranza di tanti altri popoli del vasto Continente africano che, come voi, si apprestano a celebrare il prossimo Sinodo Africano.

Quando, nel giorno dell'Epifania del 1989, decisi di convocare questa Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi sul tema "La Chiesa in Africa verso il terzo millennio", avevo presente la richiesta più volte formulata da vescovi, sacerdoti, teologi ed esponenti del laicato africano. Le giovani comunità cristiane nelle terre d'Africa sono chiamate a coniugare gli sforzi in una organica solidarietà pastorale, che segni un effettivo rilancio dell'opera evangelizzatrice.

Così pure chiedo la vostra preghiera affinché anche questa iniziativa sinodale, "con l'aiuto di Dio, possa costituire per la Chiesa universale e per tutte le Chiese particolari in terra africana un momento privilegiato nel cammino di fede di quelle amate popolazioni, alle quali mi sento tanto vicino" (Recita dell'Angelus, 6 gennaio 1989).


8. Nobile terra di Capo Verde, riserva di giovani speranze per la Chiesa, accogli Cristo come unico Signore! Consacra a Lui le tue energie spirituali! Guarda al futuro con speranza, poiché Cristo è il tuo provvidenziale e radioso futuro! Faccio appello a tutti, carissimi fratelli e sorelle, affinché nella vostra risposta alla chiamata del Signore non ci siano esitazioni né ambiguità: e affinché nel conformare la vostra vita a Cristo non ci siano né paura né difficoltà.

Faccio appello soprattutto a voi giovani: "Spetta a voi raccogliere la parte migliore del secolo che si conclude - cioè quell'ansia di giustizia, di solidarietà, di libertà e di pace che anima la presente generazione -. Tocca a voi, giovani, trasformare in realtà le speranze e le attese di promozione umana, di progresso e di sviluppo, così profondamente sentite da tutti. Tocca proprio a voi cercare soluzioni adeguate ai problemi emergenti, realizzare forme di partecipazione responsabile ed onesta alla vita politica e sociale col fermo proposito di servire... a vantaggio soprattutto dei più deboli" (Omelia nella piazza di Trevignano Romano, 17 settembre 1989).


9. "Grazia e Pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro Salvatore" (Tt 1,5).

Nel concludere, ripeto le parole dell'Apostolo Pietro che abbiamo ascoltato oggi nella prima lettura: Grazia e Pace! In queste due parole è racchiusa la sintesi di tutto il bene che ogni persona può e deve desiderare.

La Grazia: che è vita divina nell'anima umana, il frutto della riconciliazione, dono di Dio in Gesù Cristo, il principio della vita eterna, ossia della salvezza.

La Pace: prima di tutto, la pace interiore, la pace della coscienza liberata dalle lacerazioni causate dal peccato, aperta al vero bene; e, nello stesso tempo, anche la pace con gli uomini, nel rispetto reciproco e nell'amicizia, fatta di verità e amore. La pace nelle famiglie e nella comunità sociale; la pace tra i popoli e le nazioni di tutto il mondo! La Grazia e la pace siano con tutti voi! Il Dio della Pace sia con voi! Benediciamo il Suo nome! (Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-01-26

Venerdi 26 Gennaio 1990

Omelia nella spianata "Quebra Canela" - Praia (Capo Verde)

Titolo: Mai più la schiavitù dell'uomo nei confronti dell'uomo

Amati fratelli e sorelle in Cristo.


1. "Date al Signore, o famiglie dei popoli, / date al Signore gloria e potenza, / date al Signore la gloria del Suo nome" (Ps 95/96,7-8).

Con queste parole del Salmista, la Liturgia esorta tutte le nazioni, le "famiglie dei popoli", a glorificare Dio.

La gloria di Dio è il fine ultimo di tutta la creazione, ed in particolar modo dell'uomo e della società umana. E' nella gloria di Dio che l'uomo trova la realizzazione definitiva del suo destino. In Dio trova inoltre l'elevazione eterna, come proclamava nel secondo secolo Sant'lreneo: "La gloria di Dio è l'uomo che vive" (Adv. Haer. IV,20,7: PG7, 105); è l'uomo che vive la vita eterna in Dio.

In questo giorno l'invito del Salmista è rivolto in particolar modo ad uno tra tutti i popoli della terra: la Nazione di Capo Verde, ed alla gente che vive in queste isole dell'Oceano Atlantico. E specialmente a voi, abitanti dell'isola di Santiago, ed a quanti sono qui riuniti.


2. Vi saluto tutti.

Ringrazio della buona accoglienza il Signor Presidente della Repubblica, Sua Eccellenza il Vescovo Don Paulino do Livramento Evora, tutte le autorità e tutti i diocesani di Santiago di Capo Verde. Molti sono venuti da isole lontane, certamente con sacrificio. Dio vi benedie a tutti! Il sentimento religioso, come la storia conferma, ha sempre segnato la vostra vita. Ma dobbiamo alla evangelizzazione se siamo qui oggi, per dare insieme al Successore di Pietro "gloria al Signore" e per celebrare Gesù Cristo. Vi esorto perciò ad avere un sentimento di gratitudine verso i missionari, che vi hanno dato la possibilità di essere discepoli di Cristo e di accogliere la Sua salvezza.

Dovete provare questo sentimento anche verso i vostri antenati, che si sono mostrati disponibili a ricevere il Vangelo. Ma tutti insieme, nell'Eucarestia, rendiamo grazie principalmente a Dio. E sempre Lui che prepara i cuori di quelli che pregano e di quelli che accolgono la Buona Novella.


3. Gesù Cristo, Figlio di Dio, della stessa sostanza del Padre, si è fatto uomo, somigliante in tutto a noi, eccetto che nel peccato (cfr. He 4,15); ha portato al mondo la salvezza: "grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre" (2Tm 1,2), come proclama San Paolo nella prima Lettura di oggi. Ci ha portato la vita eterna che Dio Padre ci aveva promesso in Lui. Ha rinnovato l'invito del Salmista: glorificate Dio, siate la gloria di Dio.

Come leggiamo nel Vangelo, per realizzare tale disegno divino, Gesù percorreva le città e i villaggi nella regione in cui abitava, e andava "insegnando... predicando il Vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità" (Mt 9,35).

ln Gesù Cristo ha avuto inizio il Vangelo del Regno di Dio, e nel suo sacrificio di redenzione si è realizzata la Nuova Alleanza con l'umanità. Cristo stesso, Redentore del mondo, ha trasmesso la missione del Vangelo e della Nuova Alleanza alla Chiesa che ha edificato sul fondamento degli apostoli.

Fu Egli stesso che chiamo i Dodici; e, tra essi, conferi a Pietro il primato. E, dopo la sua Resurrezione, chiamo anche Paolo, come l'ultimo degli apostoli. Saulo di Tarso perseguitava violentemente i cristiani ed il nome di Cristo. Ma, mentre si trovava sulla strada di Damasco, il Signore Risorto gli apparve e trasformo la sua anima. Il persecutore Saulo si converti nell'ardente Apostolo di Cristo, e, insieme a Pietro, in colonna della Chiesa.


4. La Liturgia ricorda oggi la memoria dei due discepoli di San Paolo: Timoteo e Tito; ma celebrava ieri la festa liturgica della conversione di San Paolo. E, a questa festa, è intimamente connesso l'annuncio del Concilio Vaticano II, della cui chiusura celebriamo quest'anno il XXV anniversario. Questo Concilio ha rappresentato un avvenimento di grande importanza per tutta la Chiesa, fondata sugli Apostoli; e ha costituito l'inizio di una fase nuova della sua vita. Ha dato un nuovo impulso alla collegialità dei Vescovi e ha portato un nuovo spirito di corresponsabilità e di maggiore collaborazione tra i suoi membri: sacerdoti, religiosi e laici.

Oggi qui con voi, alle porte dell'Africa, ricordo queste date per rendere grazie a Dio della grande opera del Concilio, e per esortare tutti ad applicare le sue direttive. E nel Vaticano Secondo che trova le sue radici l'iniziativa dell'Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi per l'Africa.

Anche a Capo Verde, sicuramente, è in preparazione questo evento, accompagnato dalla speranza e dalla preghiera fiduciosa nei buoni frutti che ne trarrà la Chiesa in questo Continente e nel mondo intero.


5. Edificata sul fondamento degli Apostoli, la Chiesa si è diffusa sino all'estremità della terra. E la fede Cristiana, apostolica e cattolica, è giunta anche a Capo Verde. E iniziata da qui la costruzione di Dio, "l'edificio di Dio" (1Co 3,9), per opera degli "inviati" dei successori degli apostoli. La liturgia paragona giustamente la Chiesa alla "città santa" e la chiama "nuova Gerusalemme" alla cui edificazione partecipano tutti i battezzati, come "pietre vive" (cfr. 1P 2,5). Ed il Concilio ricorda che essa è il "tabernacolo di Dio tra gli uomini", la casa di Dio, nella quale vive la sua famiglia (cfr. LG 6).

Tutti i battezzati divengono infatti Figli di Dio e fratelli in Cristo.

Scelti fra i popoli più diversi e distanti fra loro, sono innalzati alla comunione con Dio, formano il Corpo mistico di Cristo e la Famiglia di Dio. In tal modo sono vivificati, unificati e guidati dallo Spirito Santo, che è uno, solo e sè medesimo, e che compie nella Chiesa qualcosa di simile a ciò che l'anima compie nel corpo dell'uomo, come affermano i Santi Padri: un solo corpo con diverse membra, ognuna con le sue funzioni. Oltre queste immagini, la Chiesa nel Concilio Vaticano II si è presentata al mondo come il luogo del "dialogo della salvezza".

Gesù Cristo ha paragonato la Chiesa ad un "granello di senape", quel piccolo seme che, crescendo, diventa la pianta più grande del campo fino a essere quasi un albero; cosicché gli uccelli del cielo vanno a posarsi sui suoi rami (cfr. Mt 13,32). La Chiesa infatti, nonostante le prove e le difficoltà continua a crescere come un albero frondoso.

Comincio con il gruppo degli Apostoli e dei discepoli, si estese poi ai molti che ebbero la grazia di assistere all'ascensione del Signore Risorto ed in seguito anche alle migliaia che hanno creduto, nel giorno della Pentecoste.


6. Dopo la Pentecoste di Gerusalemme, sostenuta dallo Spirito Santo ha continuato ad estendere i rami cominciando dalle regioni situate intorno al Mediterraneo. Ma ben presto è arrivata in Africa. Sin dai primi secoli i territori a nord di questo grande continente, videro fiorire comunità cristiane traboccanti di vita e fervore, con numerosi Martiri, Vergini, Confessori e grandi Dottori della Chiesa.

E il Messaggio non rimase soltanto a Nord; gradualmente l'annuncio evangelico della salvezza comincio a scendere anche verso il Sud.

L'annuncio del Vangelo è giunto nel vostro Arcipelago da oltre cinquecento anni. Poco tempo dopo la fase missionaria propriamente detta, la Sede Apostolica di Roma ha creato Ia Diocesi di Santiago de Cabo Verde, nel 1533; quando fu stabilita questa Chiesa locale. Inizialmente si estendeva su una vasta regione del Continente Africano. Con l'andar del tempo, come sapete, la Diocesi de Cabo Verde è stata limitata alle isole dell'Arcipelago.

Dinnanzi al grande compito dell'attuazione del piano salvifico di Dio in Cristo, per la diffusione della Chiesa, sacramento di salvezza affidato agli Apostoli e ai loro successori sino all'attuale Vescovo di Capo Verde, è veramente degno e giusto che "le famiglie dei Popoli diano al Signore onore e gloria, diano gloria al suo nome" (cfr. Ps 95/96,7-8). Ed oggi in modo particolare il Popolo Capoverdiano. Ci troviamo oggi alle soglie del terzo Millennio cristiano; desideriamo tutti che sia caratterizzato da una nuova fioritura di vita cristiana.

Siamo oggi qui riuniti a pregare affinché l'immenso dono della fede sia vissuto nel modo più consapevole e partecipato in modo più generoso, da parte di ognuno di noi, affinché ogni Capoverdiano si senta impegnato in prima persona nell'evangelizzazione, pregando, dando il buon esempio ed operando.


7. Nel Vangelo di questa Messa abbiamo letto che "Gesù vedendo le folle ne senti compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!"" (Mt 9,36-38).

La Chiesa non cessa di ricordare queste parole del Buon Pastore, Gesù Cristo. Costantemente essa eleva le sue preghiere affinché "mandi operai nella sua messe"; è una preghiera che deve rimanere nel cuore e sulle labbra di noi tutti: la preghiera per le vocazioni. In primo luogo, e sopra ogni altra cosa, per le vocazioni sacerdotali. E poi, anche per le vocazioni religiose maschili e femminili, i fratelli e le sorelle consacrate. Una volta, questi ultimi si identificavano coi religiosi o con le religiose; oggigiorno, abbiamo anche i membri degli Istituti Secolari.

Abbiamo, inoltre, i laici impegnati nell'apostolato della Chiesa. Anche essi "operai" preziosi per la "messe" di Dio, come è stato ricordato nell'ultimo Sinodo dei Vescovi, e menzionato poi nell'esortazione "Christifideles Laici".


8. Anche qui a Capo Verde continua la costruzione della Chiesa nei cuori degli uomini. Tutti i battezzati sono responsabili di essa, e non solo i sacerdoti e i consacrati. Seguire Cristo è una vocazione all'apostolato, che coinvolge tutti. I laici, con la loro particolare vocazione e missione nella Chiesa, sono chiamati a svolgere un ruolo importante. Tanto più che scarseggiano quelli che si dedicano esclusivamente al servizio del Regno.

Considerando inoltre l'organizzazione della vita moderna, si sente la necessità di una presenza dei cristiani laici attiva ed evangelica, e allo stesso tempo dinamica e trasformatrice, per individuare e aggredire le cause dei mali che paralizzano o corrodono la qualità della vita e la vita stessa, impedendo la "costruzione" e la crescita della comunità ecclesiale e anche della comunità cristiana e sociale. E' importante che i laici sappiano essere testimoni e araldi di proposte conformi alla giustizia e alla carità; capaci di contribuire al miglioramento delle strutture sociali, economiche e politiche. E' importante che sappiano essere modelli di solidarietà e di fraternità, pensando e operando come cristiani autentici.

Dove non possono arrivare i "predicatori" del Vangelo, devono arrivare i laici; essi sono chiamati, innanzitutto, a far si che risplenda Ia novità e la forza del Vangelo nella loro vita quotidiana, nel loro ambiente familiare e sociale. Inoltre, sono chiamati a contribuire alla santificazione del mondo.

Devono preoccuparsi e applicarsi con entusiasmo e con costanza, in una vera attività missionaria, verso quanti ancora non credono in Dio; nel loro rapporto con quanti non vivono la fede ricevuta nel battesimo, essi devono lasciarsi condurre da una carità apostolica (cfr. CL 34).

Dove esiste indifferenza e la salvezza non arriva alle persone, occorre iniziare una nuova evangelizzazione, fondata sulla capacità creativa e sull'inventiva pastorale.

A questo impegno dei laici, corrisponde da parte dei pastori delle comunità, in unione con il Vescovo, la necessità di essere maestri di verità e testimoni della speranza, modelli di carità fraterna e conciliatori di tutte le buone volontà. Spetta agli stessi pastori di aiutare i fratelli laici a formare uno spirito critico e a crescere nel discernimento cristiano, per imparare a comportarsi da costruttori della società, per la "civiltà dell'amore".


9. Essendo un popolo situato ad un crocevia di civiltà, voi, fratelli e sorelle, avete una tradizione, nella quale la vita familiare, le abitudini sociali e la cultura stessa sono caratterizzate dal Vangelo. Ogni capoverdiano può sentirsi orgoglioso, ripetendo quella frase: "sull'esempio dei miei predecessori", che abbiamo ascoltato nella prima Lettura.

Intanto la vostra terra, che era già anticamente conosciuta per essere un punto strategico per la guerra, nonché un punto di passaggio per abbreviare le rotte commerciali, era altresi nota, purtroppo, per l'abominevole commercio di persone umane, ai tempi della schiavitù.

E pertanto possibile che persistano delle cicatrici di ciò nella vostra cultura. Oggi volevo sottolineare qui con voi due aspetti, che costituiscono una costante preoccupazione del magistero ecclesiale: - Il primo è: No alle discriminazioni di ogni genere; mai più schiavitù dell'uomo nei confronti dell'uomo; mai più forme di violenza, che minano la dignità delle persone; mai più la negazione dei diritti di Dio sull'uomo: "L'uomo vivente è la gloria di Dio".

- Il secondo è che, nel farvi visita, mi convinco che i capoverdiani seguono il consiglio dell'Apostolo: dimenticandosi di ciò che sta alle loro spalle, vogliono andare avanti verso il futuro. Verso un futuro cristiano sempre migliore.


10. L'Apostolo Paolo scrive a Timoteo: "Per questo motivo ti ricordo di ravviare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani" (2Tm 1,6). San Timoteo era sacerdote e vescovo: "L'imposizione delle mani" è essenziale per la consacrazione al servizio della Chiesa; servizio che rappresenta, in ultima analisi, la vocazione degli "amministratori dei misteri di Dio" (cfr. 1Co 4,1).

Oggi, quindi, il vescovo di Capo Verde (così come tutti gli altri vescovi), ed anche tutti i sacerdoti devono ricordare l'"imposizione delle mani" e dare nuova forza interiore al dono che accompagna questo gesto.

Ma non soltanto loro. Allo stesso modo, tutti i consacrati: religiosi, religiose, fratelli e sorelle, devono oggi ravvivare la loro consacrazione. Devono altresi ravvivare e rafforzare il carisma ricevuto da Dio, insieme all'eredità delle loro rispettive famiglie religiose e dei loro fondatori.

Devono farlo anche tutti i battezzati e i cresimati: tutti i laici, membri del Popolo di Dio di Capo Verde.

Per tutti è valido, di fatto, ciò che scrive l'Apostolo: "Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza" (2Tm 1,7).

Non vergognamoci, inoltre, della testimonianza che dobbiamo dare a nostro Signore Gesù Cristo: "mi sarete testimoni!" (Ac 1,8), e, se sarà necessario, sapremo anche noi soffrire per il Vangelo, aiutati dalla forza di Dio (cfr. 2Tm 1,8).

Questo è il messaggio che Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma, e successore di San Pietro, desidera lasciarvi, in questo giorno in cui gli è stato concesso di visitare la vostra Chiesa e la vostra società, qui a Capo Verde.

Sia lodato nostro Signore Gesù Cristo! (Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-01-26

Venerdi 26 Gennaio 1990

Discorso alle nuove generazioni - Praia (Capo Verde)

Titolo: La vita è vocazione alla libertà

Giovani del Capo Verde, Ragazzi e ragazze, miei carissimi amici,


1. Commosso dal clima di entusiasmo e di festa con il quale mi avete accolto in questo Palazzo dello Sport, ricambio i saluti e vi esprimo il mio profondo affetto e vi manifesto la gioia di cui questo incontro mi riempie. così si conclude una giornata intensa, ricca di momenti nei quali la fede in Cristo, Signore e Redentore della vita, ha potuto manifestarsi e consolidarsi mediante la condivisione e l'amore.

Questa sera, mi rivolgo a voi, cari giovani, con queste parole dell'Apostolo San Paolo: "Voi infatti siete stati chiamati a libertà", per vivere "attraverso la carità a servizio gli uni degli altri" (cfr. Cal 5,13).

San Paolo rivolgeva molti secoli fa ai cristiani della Galazia questo messaggio che racchiude una risposta pienamente attuale ad alcuni interrogativi che anche voi oggi avete nel cuore.


2. Non è forse vero che sentite profondamente il fascino della libertà? E domandate: quale sarà il modo migliore per affermare nella nostra vita questo valore da cui dipende la piena maturazione della nostra personalità? Questa vostra intuizione è profondamente ragionevole. Infatti nella prospettiva cristiana, la vita è vocazione alla libertà, perché ogni essere umano porta dentro di sé l'immagine di Dio, che è Libertà vivente, e tutti sono chiamati a partecipare alla Redenzione di Cristo, che è il supremo liberatore dell'uomo contro tutte le forze del male.

Tutti quelli che accettano il grande dono di avere Dio come Padre e Cristo come redentore non sono più schiavi di nulla. Le persone quando accolgono Cristo morto e risorto per la salvezza del mondo divengono libere dall'angoscia di un futuro incerto e dai condizionamenti della natura umana resa fragile e caduca dal peccato.


3. Il messaggio che vi porto questa sera, carissimi giovani che mi ascoltate, è il seguente: in Cristo - e non fuggendo da lui - potrete essere liberi. Se crescerete in amicizia, direi fraterna con Lui, il destino diverrà il vostro. E ricordate che il suo è un destino di libertà. Se, al contrario, intraprenderete un cammino lontano da Lui, sappiate che cadrete in forme di vera schiavitù morale, che quanto più sarà inavvertita tanto più vi renderà schiavi. Siate quindi preparati ad affrontare la sottile influenza della moda corrente e dell'opinione dominante che i mezzi di comunicazione sociale vi trasmettono. Esistono catene invisibili che avvolgono lo spirito, proprio come quelle catene materiali che legano il corpo.

perciò vi ripeto qui, questa sera, il saggio e severo avvertimento che Mosè rivolgeva al Popolo d lsraele: "State in guardia perché il vostro cuore non si lasci sedurre e voi vi allontaniate, servendo dèi stranieri o prostrandovi davanti a loro" (Dt 11,16), come è dovuto all'unico Dio e Signore.

Questo severo ammonimento dell'Antico Testamento trova un'eco molto chiara nella parola, non meno severa, dell'Apostolo San Paolo: "Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù" (Ga 5,1).


4. Carissimi giovani, accogliete Cristo nella vostra vita! Se camminerete con Lui, se lo prenderete come compagno di viaggio che vi indichi il cammino, non andrete in cerca di falsi valori né andrete dietro agli idoli del successo personale, del potere, della ricchezza e dell'erotismo, ma vi orienterete verso valori autentici sui quali si fonda la vera libertà. Questa non deriva dall'avere di più ma dall'essere di più: essere veri uomini e vere donne.

Sapete già che la vera libertà presuppone l'autocontrollo, il dominio di sé, grazie al quale diviene possibile vivere una vita perfetta, santa e vittoriosa sul vile regno del peccato (cfr. Rm 6,12).


5. Queste mie parole, carissimi giovani, si collocano come vedete in un contesto di fede. Conosco le obiezioni che nel mondo d'oggi si sollevano contro la fede, anche voi le udite. Le formulano quelli che vivono accanto a voi, i vostri compagni di studio, di lavoro e di svago. Non lasciatevi spaventare, non rinunciate alle vostre convinzioni; non barattate gli ideali che vi sono stati trasmessi da chi ha sperimentato l'autenticità della fede.

La fede non sminuisce la dignità dell'uomo, al contrario fornisce alla nostra intelligenza gli elementi sufficienti per rispondere pienamente agli interrogativi che ci assillano. La fede ci porta a conoscere la verità ultima delle cose delle persone e di Dio. Non ci allontana dal mondo, dagli altri fratelli e sorelle. Al contrario ci avvicina ancor più ai loro problemi ed alle loro speranze. La fede sincera nel Redentore non ci isola, non ci allontana dal mondo e dal genere umano, al contrario "dà un grande aiuto alla promozione di questa comunione tra persone, e nello stesso tempo ci guida ad un approfondimento delle leggi che regolano la vita sociale, iscritte dal Creatore nella natura spirituale e morale dell'uomo" (GS 23).


6. Nell'abbracciare la fede e nel lasciarsi amare da Cristo Redentore l'uomo non fugge da se stesso né dagli altri, ma si ritrova in se stesso e negli altri, poiché scopre nel Padre della vita l'elemento fondamentale che ci rende tutti fratelli: l'immagine di Dio impressa dal Creatore, sin dal principio, e rinnovata dal Salvatore, dopo il peccato. Alla luce della fede ognuno di voi può guardare l'altro come si guarda un'icona, un ritratto almeno potenziale di Cristo.

Rimanete quindi saldi nella fede! Vivetela con semplicità e serenità! Lasciate che sia lo stesso Gesù Cristo a definire la vostra esistenza e a guidare le vostre scelte, cosicché i rapporti fra voi corrispondano sempre o senza soste o deviazioni, al modello di carità del cuore di Cristo.


7. Che altro posso raccomandarvi miei giovani amici? Dal cuore di Cristo, per mezzo del quale Dio deve riconciliare in sé tutte le cose (cfr. Col 1,20), scaturirono queste parole: "Venite a me voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorero... Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime" (Mt 11,28).

In un mondo frammentato da divisioni, conflitti ed antagonismi ideologici, potete sentire l'ansia dei cambiamenti, sognare un "mondo riconciliato". Ma per prima cosa, bisogna confrontare questi impulsi con il Cuore di Cristo: "prendete esempio da me!". Bisogna avere un cuore mite ed umile, un cuore riconciliato con Dio, con se stesso e col mondo.

Questa riconciliazione può e deve trovare la sua piena espressione nell'incontro con Cristo, come "mistero di pietà", nel sacramento della Penitenza, che è un cammino aperto per la misericordia divina alla vita riconciliata (cfr. RP 22).

Quindi siate grati al Redentore dell'uomo, per la vita ed i doni di cui vi ha colmati. E non c'è modo migliore per esprimere questa gratitudine che un'assidua partecipazione all'Eucaristia. In essa Gesù Cristo rinnova con noi e per noi, l'offerta di se stesso al Padre in sacrificio di lode e ci incorpora a sé. Con il Pane della Vita, viviamo di Lui in Lui (cfr. Jn 6,57).


8. Quali altre parole aspettavate dal Papa? Vi esorto, cari giovani, ad essere attenti alla chiamata di Dio. Vi sia di esempio la Beata Vergine Maria.

Cosa rispose lei al messaggero che le annunciava la Redenzione? "Avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). E, come ben sapete, è stato grazie a questo consenso che "il Verbo si fece carne" nel suo seno.

Maria non si è sottratta ad un impegno che richiedeva la vita intera.

Con il suo si - generoso e devoto - non è sfuggita all'esistenza, anzi è penetrata in essa più pienamente, assumendo tutte le conseguenze di una missione che la univa al Verbo di Dio, nella realizzazione del supremo mistero della Salvezza.

Come la Vergine Madre di Cristo, anche voi siete familiari di Dio e cittadini di questo mondo. Come lei "siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo" (Rm 5,1); lasciatevi guidare dallo Spirito i cui frutti sono "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Ga 5,22).


9. E a Lei che desidero affidarvi in questo momento. A Maria Santissima, la Madre del Redentore; voglio affidare a lei Madre di Gesù e Madre della Chiesa, il futuro di questa nazione, la cui parte principale siete voi, i giovani. Che vi aiuti a rimanere saldi nella fede e a compiere la vostra "missione", in quanto battezzati al servizio del mondo.

Ella conforti i vostri coetanei che soffrono a causa di malattie, di handicap, dell'incertezza per il futuro, per la mancanza di mezzi e a volte addirittura per la fame.

Che tutti siano coraggiosi e non si lascino abbattere. La vita, il destino, la storia presente e futura di un giovane, dipendono dalla fedeltà a quella libertà di figli di Dio per la quale Cristo ci ha liberati.

Chiedo al Dio di ogni misericordia che illumini la vostra mente e vi faccia comprendere a quale speranza siete stati chiamati (cfr. Ep 1,18).

Vi accompagni sempre la mia benedizione apostolica, vi riempia di grazia celeste, e che ognuno di voi avverta la gioia di sentirsi vicino a Cristo, ed il conforto di sperimentare quanto Egli vi sia Amico.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-01-26

Venerdi 26 Gennaio 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Omelia allo stadio "Fontinha" - Mindelo (Capo Verde)