GPII 1990 Insegnamenti - All'Angelus - Città del Vaticano (Roma)


1. Nella prospettiva del Sinodo, che tratterà della formazione sacerdotale, vogliamo continuare a riflettere su chi è il sacerdote e sull'ideale che egli è chiamato a proporre nella Chiesa e nella società. Abbiamo già avuto occasione di qualificarlo come l'uomo della fede e della speranza. Oggi, vediamo in lui l'uomo della carità. A ben pensarci, questo è un titolo superiore ai precedenti perché, secondo la parola di san Paolo, la carità è più grande della fede e della speranza (cfr. 1Co 13,13).

Quando un giovane si sente chiamato al sacerdozio ministeriale, egli è mosso in realtà da uno slancio di carità, ossia dal desiderio di amare Cristo senza riserve, e di amare i suoi fratelli con la dedizione di tutto se stesso. E giustamente, perché egli è chiamato a servire, come indica il termine "ministero"; ora, per servire alla maniera e in nome di Cristo, è necessario amare.


2. Con l'ordinazione viene conferita al giovane una speciale grazia di carità, perché la vita del sacerdote ha senso soltanto come attuazione di tale virtù. I cristiani attendono dal sacerdote che egli sia uomo di Dio e uomo di carità.

Poiché Dio è amore, il sacerdote non potrà mai separare il servizio di Dio dall'amore per i fratelli; impegnandosi al servizio del regno di Dio, il sacerdote s'impegna nella via della carità. Del resto, egli è incaricato d'insegnare una dottrina, in cui il duplice comandamento dell'amore riassume tutta la legge: amore di Dio e amore del prossimo. Il sacerdote non può inculcare e diffondere questa dottrina, se egli stesso non è un autentico testimone dell'amore.

Quale pastore del gregge di Cristo, egli non può dimenticare che il suo Maestro è giunto a donare la propria vita per amore. Alla luce di un simile esempio, il sacerdote sa di non essere più padrone di se stesso, ma di doversi fare tutto a tutti, accettando ogni sacrificio connesso con l'amore. Ciò suppone un cuore generoso e aperto alla comprensione e alla simpatia di tutti.


3. Si comprende, quindi, perché la preparazione al sacerdozio implichi una seria formazione alla carità. I giovani, che si avviano al sacerdozio, devono, prima di tutto, essere intimamente convinti dell'importanza fondamentale della carità. Il seminario, in cui vengono formati, non potrà non essere un autentico ambiente di carità fraterna, nel quale essi possono esercitare tale virtù nell'esperienza quotidiana dei contatti con gli altri. Questo "tirocinio della carità" comporta molteplici aspetti, quali la formazione alla ricerca dell'armonia nonostante le differenze di carattere, alla benevolenza e alla stima nell'apprezzamento delle qualità altrui, al perdono immediato delle offese, alla sollecita dedizione.

Preghiamo la Vergine Maria, modello perfetto di carità vissuta, di aiutare il Sinodo a contribuire alla formazione di sacerdoti profondamente animati dalla carità di Cristo.

(Dopo la preghiera:) Rivolgo un saluto particolare ai volontari del Movimento dei Focolarini provenienti da vari Paesi d'Europa per prendere parte a un loro convegno presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. Carissimi, vi sia utile questo periodo di riflessione per un'ulteriore maturazione interiore per essere sempre meglio abilitati a testimoniare l'amore cristiano nel mondo di oggi.

Data: 1990-02-18

Domenica 18 Febbraio 1990

Alla parrocchia di Santa Silvia - via Portuense (Roma)

Titolo: La santità, dono che ci fa partecipi della vita stessa di Dio

(Ai bambini:) Sono qui tra voi, in questo quartiere di Roma dove si trova la vostra parrocchia. Mi trovo davanti a tante case, a tanti palazzi, abitati dalle persone, dalle famiglie, che compongono la vostra comunità cristiana, la vostra parrocchia.

Il primo incontro è con i bambini: i più giovani hanno diritto ad essere primi, perché Gesù aveva una predilezione per i bambini, per i giovani. Egli ha detto agli apostoli: "Lasciate che i bambini vengano a me". Voleva averli sempre vicini.

Così era all'epoca in cui Gesù viveva nella sua terra come Messia; e così è ancora oggi che Gesù vive nella Chiesa. E' la stessa metodologia messianica, apostolica, che continua nella Chiesa. Ecco quindi perché i bambini sono i primi. Naturalmente i più piccoli sono quelli che hanno appena ricevuto il Battesimo: il sacramento più grande, quello principale. Ancora sono piccoli, ma poi crescono, arrivano al momento in cui devono prepararsi a un sacramento santissimo, l'Eucaristia. così, quello che Gesù ha detto agli apostoli si verifica continuamente nella Chiesa: "Lasciate che i bambini vengano a me". Poi, dopo la Comunione, c'è la Cresima; diventano più grandi, diventano giovani. E' un altro sacramento, quello della maturità cristiana. Ma questa parrocchia deve essere solamente comunità dei bambini? Cosa fare con gli adulti, con gli anziani? Gesù ha detto una volta: "Dovete diventare tutti come bambini". Allora tutti noi, anche il Papa, il cardinale vicario, mons. Ragonesi, il vostro parroco, dobbiamo diventare spiritualmente come bambini, così vicini a Dio come il bambino, come il figlio è vicino al padre. E' questa la realtà più profonda della nostra fede: la nostra figliolanza divina e, d'altra parte, la paternità divina. E ciò attraverso Gesù, Figlio unigenito fattosi uomo per farci uomini, figli di Dio.

(Ai presenti:) Saluto cordialmente tutti i presenti e auguro a tutti voi di vivere in questa realtà, non solamente in questi palazzi, in questi appartamenti, con tutti gli impegni quotidiani della vita umana, ma di vivere anche questa dimensione profonda, spirituale e cristiana, della paternità divina, della nostra figliolanza divina, attraverso Gesù Cristo, incominciando dai bambini e dai più anziani.

Saluto tutti, tutte le generazioni, sono grato per la vostra accoglienza, e auguro la benedizione del Signore a tutta la comunità.

(Ai profughi etiopi:) Nel nome di Gesù Cristo vi saluto e vi auguro tutte le benedizioni di Nostro Signore nelle vostre vite. Nello stesso tempo voglio ringraziare la comunità parrocchiale per l'ospitalità offerta ai nostri fratelli etiopi. Sappiamo bene che quando si accoglie uno straniero, un emarginato, un senza tetto, si accoglie anche Cristo.

(Alla popolazione del quartiere:) Grazie per le parole del vostro parroco, grazie per la vostra presenza e la vostra accoglienza. La parrocchia di Santa Silvia è intitolata a una donna, madre di un vescovo di Roma, Gregorio Magno. Grazie anche perché questo ricorda la mamma dell'attuale Papa, Giovanni Paolo. Grazie per la preghiera. Auguro alla vostra comunità, alla vostra parrocchia, di essere un centro di energie. Noi tutti abbiamo bisogno di energie diverse per vivere, per sopravvivere, per svilupparci: energie intellettuali, energie morali, energie fisiche. Ma c'è anche un'energia che viene da Cristo, che deriva dal suo Spirito, lo Spirito Santo: l'energia spirituale. Ecco, la parrocchia è il centro di questa energia. Vi auguro di essere parrocchiani autentici. Ciò significa cercare questa energia spirituale, soprannaturale, che viene da Cristo, per realizzare la vostra vita non solo nella dimensione terrena, passeggera, ma per realizzarla anche nella prospettiva divina.

E' questa la prospettiva dell'eternità.

(All'omelia durante la celebrazione eucaristica:) "Siate... perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48).


1. Il discorso della montagna, vero "codice di perfezione" per i discepoli del Signore Gesù, raggiunge in queste parole - carissimi fratelli e sorelle - il suo vertice e la sua più alta e impegnativa sintesi. Quale ne è il significato e quali le implicazioni per la vita? Gesù chiede ai suoi seguaci, che intendono vivere secondo la legge della nuova alleanza, di realizzare nel loro modo di pensare e di comportarsi quella perfezione che ha nella santità del Padre celeste il suo fondamento e il suo modello.

Dio è santo, perché "è buono e grande nell'amore": tale infatti si è mostrato in tutta la storia della salvezza. Infinitamente superiore all'uomo, egli è entrato nella vicenda umana e si è fatto Dio "con" gli uomini e "per" gli uomini: ha parlato e compiuto gesta meravigliose, per liberarli da ogni forma di schiavitù e farli "suo" popolo mediante l'alleanza. Come ci ha ricordato il salmo responsoriale, Dio è santo perché perdona le colpe degli uomini, li guarisce da ogni malattia, salva dalla fossa la loro vita, li corona di grazia e di misericordia.


2. Rivelazione piena e definitiva della santità divina è Gesù Cristo, "il solo santo", sul quale si è posato lo Spirito di santità; colui che con la parola e la vita è diventato maestro e modello, fonte e meta di ogni perfezione. Asceso, dopo la sua morte e risurrezione, alla destra del Padre, Gesù ha effuso e continua a effondere su tutti coloro che credono in lui e formano la sua Chiesa lo Spirito di santità che li fa "uno" in lui, li arricchisce di molteplici doni, li muove interiormente ad amare Dio con tutto il cuore e ad amarsi a vicenda come fratelli.

In una parola: li fa "santi".

La santità, dunque, è innanzitutto un dono, che ci rende partecipi della vita stessa di Dio, per mezzo di Cristo, nella comunione dello Spirito. così noi diventiamo tralci della vera vite che è Cristo, templi viventi di Dio, dimore dello Spirito. E' un dono che occorre non sciupare, ma accogliere e vivere con gioiosa consapevolezza, "benedicendo" con gratitudine il Signore, come facciamo in ogni celebrazione dell'Eucaristia.


3. La santità cristiana, pero, oltreché dono, è per i discepoli di Cristo un compito da realizzare nella vita di ogni giorno, una vocazione alla quale dare concreta risposta. Una vocazione che interpella tutti indistintamente, anche se può assumere forme diverse e domandare a qualcuno impegni più radicali di servizio a Dio e ai fratelli.

Il Concilio Vaticano II, specialmente nella costituzione "Lumen Gentium" (LG 39), ha scritto su questo argomento pagine bellissime e assai stimolanti: "Tutti nella Chiesa - ha ricordato - sono chiamati alla santità, secondo il detto dell'Apostolo: Certo la volontà di Dio è questa, che vi santifichiate. Orbene questa santità nella Chiesa si manifesta e si deve manifestare nei frutti della grazia che lo Spirito produce nei fedeli".


4. Tra questi frutti meritano particolare attenzione le opere dell'amore fraterno, sulle quali insiste la pagina del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Sono opere che hanno nell'amore di Dio per gli uomini il fondamentale punto di riferimento e nell'insegnamento e nella vita di Gesù la loro piena realizzazione. L'amore che il cristiano attende dal suo Maestro divino è un amore universale, cioè non circoscritto ai fedeli di sangue e di fede, ma aperto a tutti, anche ai cattivi, ai peccatori, agli stranieri e ai nemici; un amore che non si limita ai benefattori, ma si estende pure a chi non lo apprezza e non lo ricambia; un amore che riesce a giungere al "paradosso" del perdono.

Gesù ci conduce così fino all'intimo nucleo della predicazione del regno di Dio. Coloro che si sentono e sono amati da una misericordia senza limiti, che a tutti concede il sole e la pioggia, tutti ammaestra e perdona, tutti chiama alla vita eterna, non possono non sentirsi impegnati a riversare sugli altri uomini questa multiforme tenerezza di Dio, da cui essi per primi, gratuitamente, sono avvolti e colmati.

In ciò consiste l'originalità della santità cristiana, che è "perfezione della carità". I fedeli sono chiamati ad annunciare e testimoniare l'amore di Dio, perché tutti gli uomini ne scoprano la bellezza e ne facciano l'esperienza.


5. La vostra comunità parrocchiale, carissimi fratelli e sorelle, e l'intera Chiesa di Roma, che si sta preparando alla celebrazione del Sinodo pastorale diocesano, deve sentirsi particolarmente interpellata da questo messaggio, e orientare alla sua luce le scelte di vita e gli impegni pastorali.

L'evento sinodale, che chiama tutti a "camminare insieme" nella verità e nella carità sulle vie del rinnovamento, esige infatti, da parte di ogni cristiano e dell'intera comunità ecclesiale, una presa di coscienza più chiara della comune vocazione alla santità, e, quindi, una più incisiva e corale risposta all'appello fatto da Gesù ai suoi ad essere perfetti come è perfetto il Padre celeste e ad "essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità" (Ep 1,4).

Il primo obiettivo da perseguire con decisione nel cammino sinodale, che la Chiesa di Roma in tutte le sue articolazioni sta compiendo è dunque quello di favorire e incrementare sempre più un rinnovamento spirituale personale che metta al primo posto Dio, la sua volontà, il suo progetto di amore, la comunione con lui. Ciò comporta lo sforzo per una più elevata qualità della vita cristiana; per una più forte esperienza dell'incontro-dialogo con lui, realizzato nella preghiera personale e comunitaria; per una più consapevole e attiva partecipazione ai sacramenti, in particolare alla riconciliazione e all'Eucaristia, nella quale il Signore ha posto la sorgente della santità della Chiesa.

E' questa dunque la prima risposta d'amore da dare a Dio che ci ha fatto suoi figli, cioè "santi", e ci chiama come discepoli a camminare al seguito di Cristo.


6. Per giungere a ciò occorrerà riproporre antichi itinerari personali e comunitari di fede e di preghiera e crearne di nuovi, rispondenti alla situazione e alle istanze dei credenti di oggi. Occorrerà risvegliare l'attenzione e l'impegno per una vita spirituale più autentica e più legata alle implicazioni di carattere etico e morale. Bisognerà riscoprire virtù e atteggiamenti interiori, che la società secolarizzata di oggi sembra aver dimenticato, ma di cui conserva la nostalgia e che giustamente esige di vedere riflessi nel comportamento di quanti si professano cristiani: la nonviolenza, la solidarietà e la condivisione con i più deboli, e soprattutto il perdono offerto a tutti, anche ai nemici. Sono questi i "segni" più credibili e più efficaci di santità che la Chiesa è chiamata a dare alla comunità degli uomini, se vuole davvero annunciare il regno di Dio.

Anche perché "da questa santità è promosso, anche nella società terrena, un tenore di vita più umano" (LG 40).

La "nuova evangelizzazione", che il Sinodo vuole rilanciare nella città, muove dunque da questo presupposto e passa necessariamente attraverso questi gesti. La santità personale nella Chiesa, amata da Cristo e santificata dallo Spirito, è fondamento e condizione insostituibile perché si possa avere una Chiesa evangelizzatrice e missionaria.


7. Le "opere" della carità ne scaturiranno logicamente e immediatamente, come è avvenuto e avviene nella vita dei santi. In caso contrario, esse si ridurrebbero a forme di semplice attivismo umano e politico. Il che tradirebbe il significato genuino e la portata salvifica della missione affidata da Cristo alla sua Chiesa.

In una società come l'attuale basata talora sull'intolleranza nei confronti del povero e dello "straniero"; su una pretesa giustizia lasciata all'arbitrio dei singoli o peggio ancora fondata sull'odio e sulla vendetta personale, i gesti dell'amore cristiano, che promanano dalla comunione con colui che è l'Amore e assumono le medesime sue caratteristiche di gratuità, di misericordia, di universalità, diventano la più efficace proclamazione del regno di Dio.


8. Carissimi fedeli della parrocchia di Santa Silvia! Sono lieto di darvi atto del notevole impegno che la vostra comunità sta ponendo nell'offrire questa testimonianza di amore fattivo. L'odierno incontro con voi mi consente di portarvi la mia personale parola di incoraggiamento a proseguire sulla strada intrapresa.

Saluto il cardinale vicario e mons. Remigio Ragonesi, vescovo ausiliare incaricato di questo settore; saluto il parroco don Benedetto Tuzia, col coadiutore e con i numerosi sacerdoti, che in molteplici modi collaborano negli impegni di ministero. Uno speciale pensiero rivolgo alle religiose dei vari istituti presenti nel territorio della parrocchia, alle cui necessità pastorali offrono un valido contributo in armonia con le finalità proprie delle rispettive Congregazioni.

Il mio saluto si allarga poi ad abbracciare tutti i laici della parrocchia, specialmente coloro che, nelle associazioni, nei gruppi, negli organismi di partecipazione, si adoperano perché la comunità offra una matura testimonianza di fede e di carità, e si faccia concretamente incontro ai fratelli, presentando loro un volto solidale e accogliente. Tutti vi esorto, carissimi, a perseverare, avendo cura di coordinare il vostro impegno con quello dei gruppi che lavorano in altri settori della vita parrocchiale. Il parroco e gli altri sacerdoti, che rendono presente tra voi il vescovo, devono essere l'anima dell'attività pastorale. Cercate, quindi, di essere in costante armonia nelle vostre iniziative, perché la parrocchia di Santa Silvia sia veramente una famiglia, i cui membri si sentono legati fra coloro dal saldo vincolo dell'amore.

Fratelli e sorelle, ascoltiamo nuovamente la parola di Dio, che ci è stata annunciata: "Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo".

Accogliamo con gioia questo invito. Viviamo questo impegno; daremo così gloria al Padre celeste e offriremo un grande contributo all'edificazione della "civiltà dell'amore".

(Al Consiglio pastorale:) Grazie per questo incontro, grazie per queste parole che interpretano la caratteristica del vostro Consiglio, in cui sono rappresentati i diversi gruppi di apostolato. Ogni gruppo, con la propria caratteristica, è un elemento prezioso per la vita della Chiesa e per la sua missione. Il Consiglio pastorale raccoglie tutti questi gruppi, tutti questi orientamenti, per creare una sintesi a livello della comunità parrocchiale, considerando i suoi bisogni e le sue difficoltà, considerando soprattutto la volontà del Signore. E' lui infatti che evangelizza, è lui che "grida il Vangelo" sempre. Ciascuno di voi viene incorporato in qualche modo nella sua missione, nel suo amore salvifico, nella sua santa persona divina, persona eterna di Figlio prediletto dal Padre. Questa è la profondità della vostra vita cristiana. Certamente il Consiglio pastorale ha un compito, ha un apostolato, un'attività: io vorrei augurare a voi tutti e a ciascuno di voi di scoprire sempre questa profondità della vita missionaria. così le difficoltà si presenteranno meno gravi, sopportabili. Cristo ci ha detto: "Non abbiate paura, io ho vinto il mondo" e lo ha detto Cristo crocifisso, "vinto dal mondo". Vi auguro che queste parole di Cristo, crocifisso e risorto, vi accompagnino sempre.

(Ai gruppi parrocchiali:) E' bene che voi siate qui! E' bene che siate insieme! Quando Gesù ha inviato i primi discepoli, li ha inviati in due, non da soli. Questo ci indica la metodologia evangelica, biblica, di operare, di pregare, di soffrire, di essere cristiani. E' bene che siate così nei gruppi! "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". Vi auguro di continuare così la vita cristiana in questi gruppi, in queste comunità di preghiera, in queste realtà della sofferenza e anche dell'assistenza alla sofferenza, della catechesi, in tutti gli altri impegni che si aprono davanti ai laici. Oggi viviamo un grande rinnovamento della vocazione dei laici, dei "Christifideles Laici". Il documento post-sinodale riprende la tematica del Vaticano II. Uno dei cardinali, in questo ultimo Sinodo, ha detto che se si considera la Chiesa come corpo dei laici, essa sembra un gigante. Ma questo gigante deve ancora svegliarsi! Io penso che ogni parrocchia di Roma, specialmente adesso, nella preparazione del Sinodo diocesano, deve servire a questo risveglio dei laici, delle persone, ma soprattutto dei gruppi, come Cristo ci ha insegnato. Vi auguro di trovare in queste comunità, in questi piccoli gruppi di preghiera, di sofferenza, di assistenza, di studio, la vostra identità cristiana e la felicità che questa identità cristiana porta a ciascuno di noi.

(Ai religiosi:) Di quanti sono qui presenti, la maggioranza sono suore e la minoranza sono religiosi. Ma anche loro, insieme con voi, hanno la stessa vocazione: vocazione religiosa, basata sul Vangelo, sui consigli evangelici. Questi consigli evangelici non sono solamente una parola, parola forte, ma sono soprattutto una persona. Tutti i consigli evangelici, come anche tutte le Beatitudini, sono incorporati nella persona di Cristo. E se voi siete su questo cammino, ci siete perché Cristo vi ha attirati, vi ha affascinati con la sua persona, con la sua missione, con la sua santità, attraverso il suo Spirito. Questo è il segreto della vocazione di ciascuno di noi e di ciascuna di voi. Il segreto della vocazione è Cristo che affascina; Cristo che plasma l'interno, il cuore dell'uomo. Egli crea l'uomo nuovo, la novità evangelica. In questa parrocchia nella quale siete, questo segreto, questo mistero personale della vocazione religiosa, femminile e maschile, diventa un carisma. Questo carisma appartiene alle vostre famiglie religiose, è un'eredità dei vostri fondatori, di quelli che hanno dato vita alle comunità, alle famiglie dei religiosi. Ma questo carisma si fa vivo, si attua nella Chiesa, nella comunità cristiana, perché il carisma è "per" l'impegno nella comunità, per gli altri e insieme. Ecco una breve riflessione su quello che è la vocazione religiosa. Per questa riflessione ci sono due conclusioni e, nello stesso tempo, due auguri. Il primo è quello di vivere sempre più profondamente la vostra identità interna, la vostra identità religiosa, questo "fascino" di Cristo, attraverso i consigli evangelici, le Beatitudini. Vivere sempre più profondamente, immedesimarsi sempre più in questo. Il secondo è quello di portare i carismi propri delle vostre famiglie e di condividerli con ciascuna delle persone, delle religiose: portare questi carismi negli impegni di questa parrocchia, perché la Chiesa per voi qui è questa parrocchia. Un giorno forse andrete in un'altra parrocchia, in un altro Paese, in un altro continente, ma adesso siete in questa parrocchia. Allora portate questi carismi come nel "tesoro comune" di questa parrocchia, perché si arricchisca con i carismi di tutte le religiose e di tutti i religiosi che vivono in questa chiesa e che sono la sua ricchezza. Grande ricchezza della Chiesa sono le vocazioni religiose, i carismi! Voglio ancora offrire una benedizione per ogni persona qui presente, religiosi e religiose, per le vostre comunità e per questa vostra missione nella congregazione religiosa e nella parrocchia.

(Ai giovani:) La vostra parrocchia è molto privilegiata, perché ha come patrona una madre, santa Silvia, madre di un grande vescovo di Roma, san Gregorio Magno. Egli è molto famoso, conosciuto come vescovo di Roma, come Papa, come Dottore della Chiesa, e uno dei "pilastri" su cui la tradizione cristiana si appoggia. La sua mamma è meno nota, ma qui, in questa parrocchia, è conosciuta e venerata. In questa circostanza, incontrando voi giovani, io vorrei augurarvi una cosa particolare, molto centrale e molto sintetica. Vorrei augurarvi di venerare sempre la maternità delle vostre mamme. Oggi vi sono diverse crisi di ordine sociale, familiare, e c'è anche una crisi della maternità. E' una crisi profonda, qualche volta dolorosa. Allora, vorrei augurarvi di venerare le vostre mamme. Ma poi vorrei estendere questo augurio: vi auguro di venerare la maternità di ogni donna, di ogni ragazza, di ogni giovane, la maternità potenziale, futura, soprattutto delle vostre fidanzate, delle vostre amiche. Apprezzare, venerare: è una grande dignità, non dev'essere disprezzata. Uno dei compiti principali che la nostra epoca, la nostra civiltà occidentale ha davanti a sé è quello di ritrovare la giusta considerazione della maternità, nelle diverse espressioni: la maternità di ogni ragazza, di ogni giovane, la maternità di ciascuna di voi, la maternità potenziale, la maternità futura. E' veramente un problema chiave. Vorrei invitarvi a riflettere su questo punto, personalmente e anche in gruppo, in preghiera.

Sarebbe un grande traguardo se questo potesse essere realizzato e vissuto meglio da ciascuna di voi e da ciascuno di voi, perché questo aspetto non è fuori di noi, è sempre dentro di noi: questo apprezzamento della maternità è in ogni uomo, nel maschio e, allo stesso tempo, in ogni donna, in ogni ragazza, in ogni giovane.

Potrebbe essere una vocazione specifica della gioventù della parrocchia di Santa Silvia, e io vi auguro questo, nel concludere la visita pastorale. Lo faccio affidandomi alla vostra patrona, santa Silvia; lo faccio anche come vescovo di Roma, come successore di questo grande Papa, Gregorio Magno, come figlio di una madre. Auguro questo a voi tutti giovani, e ve lo lascio come ideale, come compito di ordine morale, di ordine spirituale, di ordine esistenziale. Insieme con voi voglio recitare il Padre Nostro e, nello stesso tempo, pregare santa Silvia, madre di un grande vescovo di Roma, perché questo compito che vi lascio sia realizzato nella vostra parrocchia.

Data: 1990-02-18

Domenica 18 Febbraio 1990



Ai membri del Circolo san Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Vivete la spiritualità dell'accoglienza e annunciate Cristo

Carissimi fratelli del Circolo san Pietro!


1. L'odierno incontro - che si svolge nella festa della Cattedra di san Pietro - costituisce, come sempre, un'occasione propizia per rinnovare la mia stima e il mio apprezzamento sincero verso ciascuno di voi, membri del Circolo san Pietro, impegnati tutti in concrete iniziative di carità verso il prossimo e nel fedele servizio alla Chiesa e al Papa. Accogliendovi, vi saluto con affetto. Rivolgo, in particolare, un cordiale benvenuto all'assistente spirituale, l'arcivescovo mons.

Ettore Cunial, e al vostro presidente generale, il marchese Giovanni Serlupi Crescenzi, che sentitamente ringrazio per le parole che mi ha voluto indirizzare a vostro nome.

La vostra Associazione, la quale conta ormai oltre un secolo di storia, va sempre più penetrando nel cuore di Roma, creando strutture di solidarietà in favore di tante persone bisognose, di ogni razza e religione. Vivete così la spiritualità dell'accoglienza, primo approccio indispensabile per annunciare Gesù Cristo a tanta gente emarginata e in difficoltà. La recente casa-famiglia, ad esempio, che avete realizzato per ospitare i genitori dei bambini ricoverati presso l'ospedale del Bambino Gesù, offre la possibilità, a chi giunge da lontano, di non sentirsi isolato nella città, ma di poter contare sulla comprensione di altri fratelli.

Anche l'obolo di san Pietro raccolto a Roma che, come ogni anno, voi tenete a consegnarmi personalmente, è un ulteriore segno della vostra concreta partecipazione alle sollecitudini della Chiesa.


2. Per tutto quello che fate, fratelli carissimi, vi ringrazio, mentre vi incoraggio nel vostro prezioso apostolato. Non raramente il Signore raggiunge il cuore di chi non crede attraverso concrete testimonianze di amore. In verità tutti noi siamo chiamati a far nostra la missione di amare i fratelli nella vita di ogni giorno, affinché ad ogni uomo che ci incontra sia possibile incontrare l'amore di Dio e aprirsi alla novità del Vangelo.

Mi fa inoltre piacere rilevare qui, insieme con voi, che, col servizio prestato durante le celebrazioni liturgiche in san Pietro, voi esprimete l'adesione alla Sede di Pietro, alla quale vi legano stretti vincoli di fedeltà; ed è questo che qualifica la natura e l'azione caritativa del Circolo.


3. Alimentate in voi, attraverso il triplice impegno della preghiera, dell'azione e del sacrificio, la sete di Dio e la sincera volontà di tendere verso la santità, poiché, come ricorda il Concilio Vaticano II, "tutti coloro che credono nel Cristo di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità e tale santità promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano" (LG 40).

Vi protegga sempre la Vergine Maria, al cui Cuore Immacolato voi siete consacrati. Mentre vi assicuro un ricordo nella mia preghiera, impartisco di cuore a voi, a tutti i soci e alle rispettive famiglie l'apostolica benedizione.

Data: 1990-02-22

Giovedi 22 Febbraio 1990

Agli Organismi di volontariato - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La cooperazione Nord-Sud in un ambito di vera solidarietà

Carissimi soci della Federazione degli Organismi cristiani di servizio internazionale di volontariato!


1. Sono molto lieto di incontrarmi con voi, in occasione della vostra Assemblea nazionale, di porgere a tutti il mio cordiale saluto e di esprimervi vivo compiacimento per quanto state operando a vantaggio di tante popolazioni bisognose, in collaborazione con la Conferenza episcopale italiana.

L'Assemblea che state svolgendo in questi giorni è una espressione molto significativa dell'entusiasmo che anima la vostra Organizzazione nella diretta conoscenza delle concrete realtà delle popolazioni disagiate del Terzo Mondo e nella preparazione spirituale e tecnica dei volontari che si recheranno in quelle Nazioni.

Ho ancora negli occhi la realtà che ho incontrato nel mio ultimo viaggio pastorale in Africa: quanta sofferenza e quanta povertà, dovuta anche all'abbandono e al disinteresse delle Nazioni più ricche ed evolute!


2. Vi sono grato della scelta che avete compiuto e vi invito con forza a proseguire in essa. Vi invito a ricercare tutte le forme possibili, le più serie e costruttive, per risvegliare nell'opinione pubblica l'esigenza di impegnarsi per il bene comune. Vi invito a perseverare nella vostra opera di sensibilizzazione delle autorità responsabili perché mantengano viva la consapevolezza che la cooperazione, a cui i Paesi del Nord sono chiamati nei confronti del Sud, deve attuarsi nell'ambito di una vera solidarietà.

Vi incoraggio a proseguire con costanza e con passione nel vostro impegno a sperimentare cammini di sviluppo che vedano sempre di più le comunità dei Paesi poveri divenire protagonisti del loro futuro. Vi esorto a rendere il vostro aiuto sempre più efficiente, fatto di attenzione, di rispetto e di sollecitudine fraterna e solidale. così facendo voi continuerete ad essere per le società civili del Nord e per le stesse comunità ecclesiali un punto di riferimento e un esempio.


3. Cari fratelli e sorelle, credo che voi sappiate bene quanto l'esito del vostro operato dipenda dalla forza della vostra fede. Lo avrete di certo sperimentato. Se dunque è giusto che voi sentiate il bisogno, per portare avanti meglio la vostra attività, di studiare i complessi problemi dello sviluppo dei popoli e di dibattere molte questioni di carattere sociale, culturale, politico, è pero anche doveroso non dimenticare che è nella preghiera, nell'Eucaristia, nella vita quotidiana della vostra comunità di fede e nel magistero dei vostri pastori che voi potrete attingere le energie decisive per il vostro operato. Cercate il Signore nostro, affidatevi alla sua parola, lasciatevi sostenere dal suo braccio.

Ognuno di voi, singolarmente e come organismi, date quanto più spazio potete alla compagnia del Signore, perché è così che la via si farà più chiara, la vita più autentica, la verità più trasparente.

A questo fine cercate di accrescere in voi la maturità della persona, la forza degli ideali, la competenza professionale, lo spirito di sacrificio, la sensibilità ai valori soprannaturali ed eterni: sono doti e virtù, queste, che vi aiuteranno ad essere all'altezza della vostra missione.

Vi assista e vi sostenga Maria santissima; vi ispiri lei la forza d'animo e la fiducia in Dio per superare tutti gli ostacoli e per trattare le realtà del mondo con vivo senso di responsabilità. E vi accompagni anche la mia benedizione!

Data: 1990-02-24

Sabato 24 Febbraio 1990

A vescovi brasiliani in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Adattare l'annuncio agli evangelizzandi, ma senza mutilazioni

Miei amati fratelli nell'Episcopato,


GPII 1990 Insegnamenti - All'Angelus - Città del Vaticano (Roma)