GPII 1990 Insegnamenti - A un'associazione austriaca - Città del Vaticano (Roma)

A un'associazione austriaca - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Non possiamo creare la salvezza da soli

Cari membri della Bajuvaria! In questo semestre celebrate il vostro 70° anniversario della fondazione. A questo giubileo, per il quale mi congratulo sinceramente con la Bajuvaria, avete unito un pellegrinaggio nella Città Santa, vi do il mio più cordiale benvenuto. Un giubileo offre sempre la possibilità di guardare al passato e al futuro. Con orgoglio potete constatare che i più eminenti rappresentanti della Chiesa, nella società e nella politica dell'Austria sono e sono stati dei membri della Bajuvaria. Essi si sono affermati nel lavoro e nella loro vita da cristiani con opere notevoli; perciò vi incoraggio a perseverare nei vostri sforzi e ideali e a guardare con sicurezza al vostro futuro. Con la necessaria perseveranza del vostro lavoro in futuro dovrete assumervi le vostre responsabilità, senza dover per questo rinunciare alla protezione e al sostegno di Altro. Il nostro Credo ci insegna che noi uomini non possiamo creare la salvezza da soli, essa deve venire da Altro.

Noi non possiamo considerare la terra solo un circolo chiuso "mondo-uomo-mondo"! Il mondo nasconde in sé una relazione continua con il Creatore e "il nostro cuore è inquieto finché non trova riposo" in lui. Ogni insegnamento dell'uomo e del mondo che trascura questa relazione trascendentale corre il grande pericolo di diventare un'ideologia totalitaria. perciò vi esorto energicamente a dare al vostro principio di "religio" nella vita l'adeguato spazio. Il regno di Dio è completamente affidato all'uomo attraverso Gesù Cristo e in lui lo stesso regno di Dio è affidato all'uomo come missione. Gli è affidato come comandamento d'amore a Dio e al prossimo, come comandamento d'amore sociale. Gli è stato affidato per creare una nuova civiltà e una nuova cultura che si basa sulla verità, sulla giustizia, sull'amore e sulla libertà. Gli è stato affidato per garantire e per custodire la dignità di ogni essere umano dalla concezione fino alla morte. Il criterio della serietà del principio di "religio" esisterà, fino al punto in cui voi darete buoni risultati come cristiani nella famiglia, nel lavoro, e nella società.

Il 70° anniversario della fondazione può essere anche occasione per una riflessione per prepararvi con coraggio e sicurezza alle vostre responsabilità per il passo nel terzo millennio dopo Cristo. A voi così come a tutti i membri della Bajuvaria do, con tutto il cuore, la mia benedizione apostolica.

Data: 1990-04-28

Sabato 28 Aprile 1990

A un Convegno di pastorale familiare - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Scelte esemplari e coerenti con il valore della vita"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di accogliervi in occasione di questo Convegno Nazionale di pastorale familiare, promosso dalla Conferenza episcopale italiana mediante la speciale Commissione per il laicato e la famiglia e l'Ufficio per la pastorale della famiglia. A tutti voi, e in particolare al presidente della Commissione, mons. Fiorino Tagliaferri, e agli altri confratelli nell'episcopato, porgo il mio cordiale saluto ed esprimo insieme il mio vivo compiacimento per il costante impegno che la Chiesa italiana da anni va assumendosi in favore della famiglia e in difesa della vita.

Cultura della vita e formazione cristiana E' un impegno che non si è mai limitato al solo momento iniziale della vita, nella consapevolezza che un'efficace difesa di questo bene fondamentale dell'uomo suppone un atteggiamento di rispetto e di amore, che disponga a servire la vita in ogni sua manifestazione: dai fragili istanti del suo inizio alle situazioni problematiche della sofferenza fisica e dell'emarginazione, fino ai momenti della vecchiaia e del naturale trapasso. Il recente documento dell'episcopato italiano "Evangelizzazione e cultura della vita umana" merita di essere attentamente meditato, perché non solo presenta una sintesi organica dell'insegnamento della Chiesa sulla vita in tutto l'arco della sua esistenza terrena, ma offre anche utili indicazioni operative per la diffusione di una vera cultura della vita e per un'adeguata formazione cristiana delle coscienze.

Accoglienza generosa di ogni vita e di tutta la vita


2. Il vostro Convegno intende riflettere sul grande e fondamentale apporto che la famiglia è chiamata a recare per un efficace servizio alla vita. Non è forse, la famiglia, il luogo naturale in cui la vita umana nasce, cresce, matura e declina? Spetta dunque ad essa di porsi al servizio di ogni vita e di tutta la vita, anche quando questa presenta momenti difficili e aspetti problematici. E', anzi, lecito attendersi che soprattutto in queste circostanze la famiglia sappia esprimere quella tonalità di premura e di amorevolezza che è caratteristica del tessuto spirituale specifico della sua esistenza come comunità di amore.

In particolare, se la famiglia è sanamente impostata, saprà aprirsi all'accoglienza generosa dei figli, come gesto concreto di amore alla vita e come testimonianza chiara di fiducia nella divina Provvidenza, che mai abbandona chi con attiva serenità a lei si affida. Ciò vale soprattutto per le giovani famiglie, le quali, se cristianamente formate, non si faranno vincere dall'ingiustificata paura del figlio e sapranno superare tante immotivate ed egoistiche tendenze a procrastinarne la nascita, nella consapevolezza che "i bambini sono il preziosissimo dono del matrimonio" (GS 50) e il segno della benedizione del Signore "amante della vita" (Sg 11,21).

Ciò si rivela particolarmente importante in un momento di forte calo demografico come quello che si sta sperimentando in Italia. Occorre che le famiglie tornino a esprimere generoso amore per la vita e si pongano al suo servizio innanzitutto accogliendo, con senso di responsabilità non disgiunto da serena fiducia, i figli che il Signore vorrà donare. E', questo, un atteggiamento che, se assunto con coerenza, consentirà alla famiglia di aprirsi all'accoglienza anche delle numerose situazioni di difficoltà fisiche e spirituali che la vita può presentare nel suo fluire e la disporrà a offrire solidarietà e aiuto concreto ai tanti emarginati, ammalati e anziani che la nostra società presenta.

Il compito educativo, missione e gioia della famiglia


3. Naturalmente le responsabilità della procreazione si estendono altresi all'impegno di far crescere i figli in una vita umana e cristiana, mediante una sana e continua opera educativa. La famiglia è la prima e fondamentale scuola dei figli, i genitori sono i principali e naturali educatori dei propri bambini.

Aiutare i figli a capire, mediante le parole e l'esempio, le autentiche ragioni del vivere e la bellezza dell'esistenza, che è dono di Dio in tutto l'arco del suo sviluppo, è il compito educativo di ogni genitore ed è la missione e la gioia di ogni famiglia.

L'assolvimento di questo compito è diventato oggi fonte di difficoltà e di preoccupazione per molte famiglie. E' necessario che esse possano trovare premuroso sostegno nei pastori d'anime, coadiuvati dalle iniziative di gruppi familiari, suscitati con prudente zelo all'interno della comunità cristiana. Ad essi spetterà di promuovere, tra l'altro, occasioni di incontro tra genitori, allo scopo di confrontare le diverse esperienze, per poter meglio affrontare i comuni problemi.

Per quanto grandi possano essere le difficoltà presenti, le famiglie non dovranno sentirsi esonerate dalla loro responsabilità e missione formativa, ma piuttosto maggiormente impegnate in essa, nella certezza che la loro opera, più che mai necessaria, è benedetta da Dio ed è sostenuta dalla grazia del sacramento del Matrimonio, oltre che dall'attenzione e dalla fiducia della Chiesa.

Impegno vocazionale per fare di ogni vita un dono


4. Le famiglie si porranno al servizio della vita non soltanto con la sua accoglienza e con una continua azione educativa, ma anche col doveroso impegno, forse talvolta trascurato, di aiutare soprattutto gli adolescenti e i giovani a cogliere la dimensione vocazionale di ogni esistenza, all'interno del piano di Dio. Occorrerà, a tal fine, valorizzare le motivazioni cristiane che devono stare alla base delle proprie scelte. La vita umana acquista pienezza quando diventa dono di sé: un dono che può esprimersi nel matrimonio, nella verginità consacrata, nella dedizione al prossimo per un ideale, nella scelta del sacerdozio ministeriale. I genitori serviranno veramente la vita dei loro figli, se li aiuteranno a fare della propria esistenza un dono, rispettando le loro scelte mature e promovendo con gioia ogni vocazione, anche quella religiosa e sacerdotale. Essi si sentiranno anzi particolarmente benedetti, se il Signore vorrà far maturare nella loro casa il germe della chiamata a una vita di consacrazione e al ministero presbiterale.

Scelte sociali e politiche di rispetto e di sostegno


5. La Chiesa si sforza di essere continuamente vicina alle famiglie nelle loro situazioni spesso travagliate e nell'opera educativa tante volte difficoltosa. La promozione di numerose iniziative di sostegno, come quella dei Consultori familiari, è un segno della sua fiducia e della somma importanza che essa riconosce alla realtà familiare, il cui avvenire è l'avvenire dell'umanità.

Occorre tuttavia che anche la società e lo Stato si pongano al servizio della famiglia. Il riconoscimento dei diritti inalienabili, che le competono come società naturale fondata sul matrimonio, deve tradursi socialmente e politicamente in scelte concrete, che le permettano di svolgere i propri compiti con i necessari riconoscimenti e sostegni, di carattere istituzionale e anche economico. Una comunità politica veramente consapevole del ruolo fondamentale, che la famiglia svolge all'interno della società per una convivenza sana e civile, sa attuare quelle molteplici forme di sostegno che esprimono rispetto effettivo verso di essa e che le permettono di mettersi al servizio della vita umana in ogni sua necessità e dimensione.

Il Papa condivide le gioie e le sofferenze di ogni famiglia


6. Carissimi, portate a quanti avvicinate nella vostra azione pastorale l'assicurazione che il Papa è vicino a tutte le famiglie, ne condivide intimamente le gioie e le sofferenze e auspica che esse sappiano mettersi efficacemente al servizio di quel grandissimo dono di Dio che è la vita umana. perciò egli è vicino e solidale anche con tutti voi che operate per il bene della famiglia, nelle varie forme della pastorale familiare.

Con la forza che nasce dalla fiducia nel Signore risorto e che si alimenta nella preghiera, chiedo alle famiglie italiane di compiere scelte esemplari e coraggiosamente coerenti col valore supremo della vita. Maria santissima, che ha portato a compimento la propria maternità universale ai piedi della croce del Figlio suo, sostenga il cammino di ogni famiglia e di ogni madre con la sua potente intercessione.

Come segno del mio affetto e della mia solidarietà vi imparto di cuore la benedizione apostolica.

Data: 1990-04-28

Sabato 28 Aprile 1990

L'omelia per la beatificazione di dodici Servi di Dio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Sulla strada di Emmaus sgorgano i santi e i beati della Chiesa

"Non ci ardeva forse il cuore nel petto?" (Lc 24,32).


1. Nella liturgia di questa domenica la Chiesa torna ancora una volta sulla via di Emmaus e ci offre l'opportunità di riascoltare l'intero colloquio dei due discepoli con il Maestro che non riconobbero. Ancora una volta noi stessi siamo testimoni di come invece lo riconobbero allo spezzare del pane. "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le scritture?" (Lc 24,32).

I due discepoli di Emmaus anticipano la nostra esperienza cristiana: tutti i discepoli di Cristo crocifisso e risorto, infatti, nel corso dei secoli, hanno percorso - e continuano a percorrere - una via simile alla loro.

L'intera Chiesa incontra il suo Maestro e Redentore sulla strada di Emmaus, e da qui prende avvio la fede e la testimonianza cristiana; da questo incontro ha origine, infine, l'irradiazione della santità rivelatasi in Cristo per tutti gli uomini.


2. Desideriamo oggi far rivivere questo incontro con Cristo sulla strada di Emmaus. Da esso sgorgano i santi e i beati della Chiesa, il cui albo si arricchisce ora di nuovi nomi e cognomi che sono stati ora proclamati dai vescovi delle rispettive Chiese diocesane. E' stato rievocato il loro itinerario di vita, nel quale si sono incontrati con il Cristo crocifisso e risorto. Il loro cuore ardeva di un grande amore: quell'amore eroico che nella maggioranza dei nuovi beati si è tradotto nel sacrificio della vita per Cristo attraverso il martirio.

Ognuno di loro potrebbe ripetere le parole del salmista della prima lettura tratta dagli Atti degli apostoli: "Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli... / Mi hai fatto conoscere le vie della vita, / mi colmerai di gioia con la tua presenza" (Ps 15,8 Ps 15,11).


3. Le parole di san Pietro, nella seconda lettura, ci ricordano che il "sangue di Cristo, l'agnello senza difetti e senza macchia" (1P 1,19), fu il prezzo pagato per il nostro riscatto e la nostra salvezza. Per questo ci è di conforto constatare come nella storia della Chiesa ci siano stati numerosi cristiani e cristiane che hanno imitato Gesù Cristo nel gesto supremo di versare il proprio sangue, essendo allo stesso tempo suoi testimoni in circostanze difficili di persecuzione. In questa solenne Eucaristia la Chiesa propone quindi, alcuni di questi cristiani alla venerazione e considerazione di tutti. Tra questi ricordiamo in primo luogo, la comunità di otto confratelli delle Scuole Cristiane di Turon (Asturie) che nel 1934, insieme al religioso passionista padre Innocenzo dell'Immacolata, vennero messi a morte, senza opporre alcuna resistenza. Agli occhi dei persecutori, essi erano rei di aver dedicato la propria vita all'educazione umana e cristiana dei figli di quel popolo di minatori, nella scuola cattolica "Nostra Signora di Covadonga". Il padre Passionista si incontrava occasionalmente con i confratelli della Salle. In questo modo Dio volle, nella sua imperscrutabile provvidenza, unire nel martirio membri di due Congregazioni che lavoravano solidarmente per l'unica e sola missione della Chiesa. Questo fatto, che può sembrare circostanziale, è in realtà significativo, in quanto ci dimostra l'unità, l'interdipendenza e la collaborazione che devono esistere tra le Congregazioni religiose all'interno della Chiesa, soprattutto al giorno d'oggi, per far fronte alla sfida della nuova evangelizzazione.


4. Due anni più tardi, nel 1936 la religiosa della Compagnia di santa Teresa di Gesù, Maria Mercedes Prat y Prat, che è stata appena beatificata, segue la stessa strada del martirio. Il suo grande amore verso Dio e verso il prossimo la indusse a lavorare apostolicamente nella catechesi e in una scuola domenicale. Oltre che per la prudenza, Maria Mercedes si è distinta per la virtù della forza, che dimostro in particolar modo nell'affrontare serenamente i pericoli e nel patire la persecuzione. Manifesto il suo amore verso il prossimo, soprattutto perdonando generosamente coloro i quali la fucilarono.


5. Accanto alla comunità esemplare di Turon abbiamo oggi la gioia di proclamare beato un altro confratello delle Scuole Cristiane, Jaime Hilario, immolato a Tarragona nel 1937. ll cammino eccezionale di questo religioso, modello di uomo di fede alla costante ricerca della volontà di Dio, si manifesta per vie inaspettate.

La fedeltà che ha appreso dai suoi genitori di grande fede cristiana, fu una costante nella sua vita. Dell'esempio cristiano dei suoi genitori, ci sono rimaste testimonianze significative concrete nelle lettere rivolte alla sua famiglia. così si esprimeva in catalano, la sua lingua madre: "Mio padre è un cristiano esemplare e un modello di cittadino onesto. E' irreprensibile nella severa condotta, nei modi e negli atteggiamenti. Mia madre era una santa. Ho vissuto circondato sempre da dolcezza e amore. Il ricordo di mia madre mi anima, mi sostiene, mi segue e non si allontana mai da me". Alla luce di tali testimonianze si comprende meglio l'importanza che questo educatore e insigne catechista attribuiva al ruolo dei genitori nell'educazione dei bambini e dei giovani.


6. Detti martiri, saliti oggi agli onori degli altari, in quanto membri del corpo mistico, completarono in maniera singolare nella loro carne le tribolazioni di Cristo, in favore del suo corpo, che è la Chiesa (cfr. Col 1,24). Essi dimostrarono di essere disposti a morire e di attendere con fermezza la propria vittoria sulla morte. Anche a loro possiamo attribuire quelle parole di san Pietro riferite a Gesù: "Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere" (Ac 2,24). La Chiesa ha proclamato ancora una volta il mistero pasquale consumato in questi martiri.

Essi soffrirono e vennero glorificati con Cristo. Per questo motivo, la Chiesa propone l'esempio della loro vita e morte vittoriosa ai fedeli cristiani, e implora per tutti noi la loro intercessione di fronte a Dio Padre.


7. Bene si associa al ricordo dei gloriosi martiri della terra di Spagna il nome del sacerdote Filippo Rinaldi, terzo successore di san Giovanni Bosco, che visse in quella nazione dal 1892 al 1901, come superiore delle opere dei Salesiani.

La sua vocazione nacque dall'incontro con l'apostolo dei giovani, dal quale fu avviato personalmente sulla strada della formazione religiosa e sacerdotale. Ne emulo le virtù e le caratteristiche spirituali tanto da essere chiamato sua "immagine vivente". Arse di amore per la Chiesa e ne promosse la presenza rinnovatrice tra i popoli con un'autentica mobilitazione missionaria, anche di giovanissimi.

Ben consapevole dell'importanza dei laici, ne curo l'organizzazione e la formazione spirituale, seguendo moderni criteri. L'oratorio femminile da lui diretto presso le Figlie di Maria Ausiliatrice di Torino divento così un centro di intensa vitalità ecclesiale con associazioni religiose, culturali, sociali, ricreative. Fu proprio il fervido clima di fede che vi fioriva a dare origine a un gruppo di "vita consacrata nel mondo", sviluppatosi oggi nel solido Istituto laicale delle "Volontarie di don Bosco".

Don Rinaldi fu soprattutto infaticabile promotore della grande Famiglia Salesiana, nei suoi vari gruppi, e opero perché essa si sviluppasse sempre come valida, coordinata e duttile forza per l'educazione cristiana dei giovani e dei ceti popolari.


8. I santi e i beati segnano le tappe sempre nuove della strada di Emmaus e dell'incontro con Cristo crocifisso e risorto. Egli, il Maestro, prolunga costantemente su questa via il suo colloquio con i discepoli. Non si tratta pero soltanto di un dialogo con il Maestro. Esso riveste un'altra dimensione. Vi si rivela il Redentore dell'uomo. Il Redentore del mondo.

Siete stati liberati - scrive l'apostolo Pietro - "con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia". Sulla strada di Emmaus questa verità si fa evidente per i discepoli. I nostri beati la proclamano con la testimonianza della loro vita e della loro morte. La proclamano per noi. Per la Chiesa. Per tutti.

Il Signore ci fa conoscere le vie della vita, ci colma di gioia con la sua presenza. Amen.

Data: 1990-04-29

Domenica 29 Aprile 1990

Al Regina Coeli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Signore dia pace a Gerusalemme, Città Santa per eccellenza

Desidero, ora, invitarvi ad essere insieme con me spiritualmente vicini ai fratelli di Gerusalemme-Est, specialmente ai responsabili di quelle venerande Chiese cristiane. I gravi incidenti avvenuti recentemente nella Città Santa, e che hanno portato alla dolorosa decisione di chiudere temporaneamente i Luoghi Santi - in particolare, la basilica del Santo Sepolcro -, sono anche per me motivo di sofferenza e di profonda preoccupazione. Preghiamo perché tutti abbiano a cuore la ricerca di soluzioni ispirate alla giustizia e al rispetto dei diritti. Il Signore, per intercessione di Maria Santissima, dia pace a quella Città, Santa per eccellenza, e cara a tutte e tre le Religioni monoteistiche.

Data: 1990-04-29

Domenica 29 Aprile 1990

Ai pellegrini convenuti per la beatificazione dei martiri spagnoli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Educare i giovani nella fedeltà ai principi morali

Amatissimi fratelli nell'episcopato, carissimi figli e figlie.


1. La solenne beatificazione di undici servi di Dio, martiri di Cristo, figli della nobile terra spagnola, mi offre l'occasione di questo grato incontro con voi, che siete giunti a Roma per venerare i nuovi beati, partecipando alla grande manifestazione di fede e di comunione ecclesiastica. In questa gioiosa circostanza desidero salutare in modo particolare i confratelli delle Scuole Cristiane accompagnati da numerosi alunni ed ex alunni, così come i religiosi passionisti.

Siete tutti qui riuniti per onorare insieme gli otto confratelli e il padre Innocenzo dell'Immacolata, martiri di Turon (Asturie) nonché il confratello Jaime Hilario, immolato per Cristo a Tarragona. Saluto inoltre cordialmente le religiose della Compagnia di santa Teresa di Gesù, che, circondate da tante persone legate ai loro collegi e all'istituto, celebrano la beatificazione della consorella Maria Mercedes Prat, che con abnegazione offri la propria vita al Signore con il martirio a Barcellona.


2. Gli undici martiri, oltre alla ricca personalità spirituale, foggiata nella fedeltà e dedizione alla loro vocazione, hanno in comune l'essere stati educatori e formatori della gioventù. La scuola offriva loro l'opportunità di stare a contatto con bambini e giovani, ascoltarli, amarli, accompagnarli e aiutarli nella loro crescita umana e cristiana. Lo stesso facevano i confratelli della Salle e la consorella Maria Mercedes, in quanto credevano nel grande valore della loro missione religiosa ed educativa al servizio dell'infanzia e della gioventù. Essi cercarono di essere fedeli alla nobile causa della scuola cattolica, la cui "nota caratteristica" - come afferma il Concilio Vaticano II - è quella di dar vita a un ambiente comunitario scolastico, permeato dello spirito evangelico di libertà e carità... sicché la conoscenza del mondo, della vita, dell'uomo, che gli alunni via via acquistano, sia illuminata dalla fede (GE 8). Per questo, essi non esitarono a spargere il proprio sangue, dando così una testimonianza insigne della loro fede. Tali martiri devono essere un esempio per tutti gli educatori cristiani, specialmente per i religiosi e per le religiose, affinché si dedichino totalmente a un lavoro così degno e necessario ai nostri giorni. In questo senso, san Giovanni Battista della Salle, diceva ai confratelli della sua congregazione: "sappiate... che la Grazia che vi è stata concessa, di insegnare ai bambini, di annunciare loro il Vangelo e di educare il loro spirito religioso, è un gran dono di Dio, che vi ha chiamati a questo compito" ("Meditatio" 201).


3. Queste parole ci mostrano come la scuola cattolica sia un luogo privilegiato dove i bambini e i giovani scoprono Dio nella loro vita e si formano quindi come cristiani autentici, testimoni della fede e seguaci di Cristo. Tuttavia questa azione educatrice e evangelizzatrice la potranno portare avanti soltanto uomini e donne di fede che, a partire dalla propria consacrazione religiosa, condividono la loro esperienza di Dio con i giovani e che siano quindi disposti a dare la loro vita per lui e per loro, come fecero i nuovi beati. Tuttavia le azioni eroiche non si improvvisano. Devono essere infatti precedute da un'intera vita di rinuncia e di abnegazione. Questa è la testimonianza che ci dà in modo particolare la beata Maria Mercedes Prat, che viene ricordata come una religiosa umile, gentile e sempre disposta al servizio di tutti. A questo riguardo è altresi incoraggiante la testimonianza di dedizione a Dio che il Beato Jaime Hilario ci ha lasciata scritta nella sua lingua materna: "Il giorno in cui saprete fare donazione totale a Dio, entrerete in un mondo nuovo, così come succede a me. Godrete di una pace e di una tranquillità che, fino a oggi, non avete goduto neanche nei giorni più felici della vostra vita".


4. Prima di concludere, voglio rivolgere una parola a voi, professori, padri e madri di famiglia, alunni e alunne così legati ai confratelli delle Scuole Cristiane o alla Compagnia di santa Teresa di Gesù. Come cristiani e come membri della società spagnola, dovete prendere coscienza del fatto che i collegi di iniziativa sociale, che la Chiesa stessa o altre istituzioni promuovono, non sono circoscritti all'ambito puramente religioso o etico, ma indubbiamente prestano anche un meritorio servizio pubblico alla stessa società incrementando la vita culturale, civica e religiosa, tenendo presenti le necessità del progresso contemporaneo.

Lo stesso Concilio Vaticano II, riconoscendo nei genitori i principali responsabili dell'educazione dei figli, difende il loro diritto all'assoluta libertà nella scelta dei centri scolastici. In questo modo è possibile far fronte alla tentazione di imporre un sistema educativo che escluda la necessaria libertà dei genitori, all'interno di un sano pluralismo, e che sarebbe contrario "ai diritti naturali della persona umana, allo sviluppo e alla divulgazione della cultura, alla pacifica convivenza e anche al pluralismo che è oggi la regola in moltissime società" (GE 6). Per questo la Chiesa vede favorevolmente e loda lo sforzo di quelle istanze pubbliche che, prendendo in considerazione "il pluralismo esistente nella società moderna e garantendo la giusta libertà religiosa, aiutano le famiglie perché l'educazione dei loro figli possa aver luogo in tutte le scuole - quindi anche nelle scuole statali e nelle dovute condizioni - secondo principi morali e religiosi propri di quelle stesse famiglie" (GE 7). In questo modo la legislazione si vedrà arricchita, allo stesso tempo sia dei grandi valori spirituali che di quelli etici. Con fiduciosa speranza che la cara società spagnola, fedele alle sue radici cristiane, continui a essere ancor oggi promotrice di cultura e di convivenza pacifica, imparto con affetto la benedizione apostolica a tutti voi, alle vostre famiglie, così come alle comunità scolastiche dei vostri Istituti.

Data: 1990-04-30

Lunedi 30 Aprile 1990

A un gruppo di medici nefrologi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un rinnovato senso di solidarietà

Signori e signore.


1. Sono felice di dare il benvenuto all'illustre gruppo di nefrologi provenienti da molti Paesi europei e dagli Stati Uniti che hanno preso parte al Congresso sulle malattie e sui trapianti renali tenutosi la scorsa settimana a Bari. Porgo i miei cordiali saluti a tutti i presenti e in particolare al professor Kokot, del Dipartimento di nefrologia dell'Istituto di medicina internazionale alla scuola silesiana di Medicina, vostro portavoce nell'udienza di oggi. L'opera che voi portate avanti con tanta dedizione e abilità attualmente sta incontrando un grave ostacolo. Da una parte la terapia renale, grazie soprattutto al rapido progresso che è stato raggiunto nei trapianti renali, sta salvando la vita di un numero sempre maggiore di persone mettendole in grado di riprendere le normali attività.

Dall'altra parte la possibilità di beneficiare di questi progressi dipende dalla disponibilità di organi, che in molti casi non sono ottenibili quando occorrono.

Assistiamo a un numero crescente di persone che attendono, molto spesso invano, il dono di un organo che ridarebbe loro la speranza e la vita stessa.

Inoltre, poiché l'eventuale disponibilità di organi implica costi che la maggior parte delle persone non può sostenere, questa attesa diviene ancor più dolorosa. Un tempo c'erano difficoltà sia nella sfera organizzativa che in quella emotiva. Nessuna soluzione sarà raggiunta senza un rinnovato senso di solidarietà umana che viene da un amore, che, seguendo l'esempio di Cristo, può ispirare uomini e donne a fare grandi sacrifici per il servizio degli altri.


2. La Chiesa ha sempre fatto della cura dei malati una delle sue principali occupazioni. Nel caso particolare di malattie renali, essa invita i direttori degli istituti cattolici a promuovere la consapevolezza del bisogno di donatori di organi, mentre prende in considerazione sia il progresso fatto dalla scienza che la necessità di vincere tutti i rischi ingiustificati. Quelli che credono nel Signore nostro Gesù Cristo, che ha dato la sua vita per la salvezza di tutti, devono riconoscere nell'urgente necessità di una pronta disponibilità di organi per i trapianti renali una sfida alla loro generosità e al loro amore fraterno.

Una crescente consapevolezza dovrebbe essere il punto di partenza anche per stabilire delle linee-guida volte a raggiungere l'efficienza sia a livello nazionale che internazionale, come pure l'accesso tempestivo alla chirurgia e l'estensione di questo prezioso beneficio a tutti i livelli della società. In questo campo la Chiesa insiste che ogni cosa dev'esser fatta con il massimo rispetto per i principi fondamentali della legge morale naturale e dell'etica cattolica.

Illustri ricercatori e scienziati: voi siete consapevoli dell'importanza e dell'urgenza di questo problema a causa della vostra esperienza diretta. Mentre vi offro il mio incoraggiamento, prego che la benedizione del Signore accompagni e sostenga il nobile lavoro a cui avete dedicato le vostre vite.

Data: 1990-04-30

Lunedi 30 Aprile 1990

Ai religiosi e alle religiose della Piccola Opera della Divina Provvidenza - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Totale fedeltà alla Chiesa. Amore verso i poveri e i lontani

Carissimi fratelli e sorelle.


1. Rivolgo un cordiale benvenuto a ciascuno di voi, e sentitamente vi ringrazio per questa visita. Saluto innanzitutto don Giuseppe Masiero, direttore generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza, suor Elisa Armandariz, superiora generale delle Piccole Missionarie della Carità, e i responsabili degli Istituti laicali che si ispirano alla spiritualità del vostro Fondatore. Voi vi apprestate a celebrare in questi giorni l'Assemblea Generale del vostro Istituto. Faccio voti perché i lavori di tale importante incontro, come voi stessi desiderate, contribuiscano a rilanciare efficacemente il programma ascetico e missionario della vostra Congregazione, che commemora quest'anno il 50° anniversario della morte del Fondatore.


2. Nel recente messaggio, che per tale circostanza vi ho rivolto, ho incoraggiato il vostro intento "di approfondire, lungo tutto l'anno giubilare, lo spirito e il carisma del beato Luigi Orione per farne ragione di rinnovato slancio spirituale e apostolico, alle soglie del terzo millennio". Ad esso intendo riferirmi nelle brevi riflessioni che ora vi rivolgo con l'augurio che possiate sempre meglio seguire gli esempi del vostro Maestro, specialmente nella totale fedeltà alla Chiesa e nell'amore verso i poveri e i lontani.

"Don Orione volle fare di Cristo il cuore del mondo, dopo aver fatto il cuore del suo cuore". In lui lo zelo sacerdotale si coniugava con l'abbandono nella Provvidenza divina, così che il segreto della sua esistenza e della sua molteplice attività riposava in una illimitata fiducia nel Signore, poiché "l'ultimo a vincere è lui, Cristo, e Cristo vince nella carità e nella misericordia".

Vi esorto a fare vostro il suo stile di vita. Siate autentici figli della Divina Provvidenza; portate questo fiducioso ottimismo cristiano alle persone che incontrate, e permeate di esso tutto l'apostolato; sia la vostra esistenza sempre immersa nella contemplazione di Dio. Gli uomini del nostro tempo, assetati di verità e di amore, hanno bisogno di incontrare testimoni credibili dell'Assoluto, totalmente immersi nel suo mistero, che siano capaci di comunicare il dono della fede, che parlino il "linguaggio della carità", disponibili all'ascolto e disposti a spendere ogni energia per il regno di Dio.


3. Dall'abbandono nella Provvidenza scaturi in don Luigi Orione la passione per le anime e il servizio a tutti coloro che soffrono. Fece, così, sua la perenne e sempre attuale opposizione preferenziale della Chiesa verso gli ultimi, in totale fedeltà alle direttive del magistero pontificio e dei vescovi. La carità e l'umiltà, l'amore a Cristo crocifisso e lo spirito di sacrificio, il lavoro manuale e il distacco dai beni materiali, la semplicità di vita e l'effettiva partecipazione alla condizione dei poveri, distinsero il suo stile apostolico, e sono le consegne da lui lasciate ai suoi figli spirituali. Proseguite, fratelli e sorelle carissimi, su questa scia luminosa con semplicità e generosità, condividendo effettivamente la sorte dei poveri, dei quali siete padri e difensori.


4. Siate inoltre riconoscenti al Signore per l'opportunità che vi si offre, lungo tutto quest'anno giubilare, di ritornare alle sorgenti del vostro carisma attraverso una formazione permanente, che vi aiuti a vincere la tentazione della stanchezza e dell'adeguamento allo spirito del mondo e che vi faccia gustare la gioia della consacrazione totale al Signore, in un profondo respiro apostolico.

I rivolgimenti sociali, di cui siamo testimoni, e le sfide pastorali che oggi ci incalzano in previsione dell'avvenire, interpellano la vostra Famiglia religiosa perché essa, come già fece don Orione in un altro periodo storico certamente non facile, possa rispondere alle nuove esigenze apostoliche con rinnovate forme di evangelizzazione e di promozione umana in profonda sintonia con il successore di Pietro e con i vescovi.

In tal modo, fedeli al vostro carisma specifico, voi potrete realmente servire la causa di Cristo, della Chiesa e dei poveri, camminando, come amava ripetere il vostro Padre, "sempre alla testa dei tempi".

La Madre della Divina Provvidenza vi benedica e vi sostenga nei vostri propositi e vi guidi dal cielo il beato Fondatore. Vi accompagni e vi sia di incoraggiamento la mia benedizione apostolica.

Data: 1990-04-30


GPII 1990 Insegnamenti - A un'associazione austriaca - Città del Vaticano (Roma)