GPII 1990 Insegnamenti - Ai religiosi e alle religiose della Piccola Opera della Divina Provvidenza - Città del Vaticano (Roma)

Data estesa:Lunedi 30 Aprile 1990

Ai Capitolari dei Salesiani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Tre valori fondamentali nella missione verso i giovani: sintesi unitiva, educazione evangelizzante, autentica spiritualità

Cari capitolari della Società Salesiana di San Giovanni Bosco!


1. Sono lieto di incontrarmi con voi in una circostanza tanto significativa, nella luce festosa dell'elevazione agli onori degli altari del vostro confratello don Filippo Rinaldi, che ho avuto la gioia di proclamare beato proprio l'altro ieri.

Vi rivolgo il mio affettuoso saluto e ringrazio per la cordiale accoglienza ciascuno di voi che rappresentate tutta la Famiglia Salesiana. Esprimo innanzitutto un particolare pensiero al carissimo don Egidio Vigano, confermato ancora una volta come Rettore Maggiore, e attraverso di lui intendo salutare l'intero vostro Istituto religioso. Alla fiducia da voi espressa nell'affidargli nuovamente la guida della vostra Congregazione, unisco di cuore i miei voti augurali perché, insieme ai suoi collaboratori del nuovo Consiglio Generale, anch'essi eletti da questa assemblea capitolare, egli possa proseguire efficacemente l'opera così preziosa sin qui svolta.


2. Ho tenuto in modo particolare a incontrarvi in questa vostra casa, per esprimervi concretamente il mio personale incoraggiamento e la viva riconoscenza della Chiesa, al cui servizio così attivamente operate. A tutti, infatti, sono note le molteplici attività salesiane, diffuse ormai in ogni angolo del mondo.

Diversificate sono le opere e moderne le strutture che fanno da supporto al vostro apostolato: sempre identico, pero, è lo spirito che le anima, quel particolare carisma che vi distingue e che voi avete ricevuto in eredità da don Giovanni Bosco, il santo della gioventù.

Al centro delle vostre attenzioni ci siano, dunque, sempre i giovani, speranza della Chiesa e del mondo, verso i quali tutti guardano con fiducia e trepidazione. Nelle Nazioni più ricche, come nei Paesi più poveri siate sempre al loro servizio, specialmente siate attenti a coloro che sono più deboli ed emarginati. Recate a ognuno di essi la speranza del Vangelo, perché li aiuti ad affrontare con coraggio la vita, resistendo alle tentazioni dell'egoismo e dello scoraggiamento. Siate per loro padri e fratelli, come don Bosco vi ha insegnato.

Preoccupatevi che tutto il processo educativo sia ordinato al fine religioso della salvezza. Questa "pedagogia realistica della santità" tipica del vostro Fondatore, "Maestro di spiritualità giovanile", comporta l'impegno costante ad aiutare i ragazzi, a voi affidati, perché aprano il cuore ai valori assoluti interpretando la propria esistenza e gli avvenimenti della storia "secondo le profondità e le ricchezze del Mistero".

Vasta è la missione e arduo è il vostro compito, ma la Chiesa guarda con fiducia al vostro Istituto e vi incoraggia a proseguire su questa strada. Siate educatori della fede e, fiduciosi nell'aiuto di Dio, scrutate con vigile attenzione i segni dei tempi, in questo particolare periodo storico che stiamo vivendo.


3. Sono lieto e ringrazio il Signore che proprio su queste tematiche complesse e delicate voi stiate riflettendo nel vostro Capitolo Generale, cercando gli opportuni criteri di illuminazione e i necessari orientamenti pratici. Avete scelto bene: quella dell'educazione dei giovani è una delle grandi istanze della nuova evangelizzazione, ed è giusto che cerchiate, oggi, strade adatte e linguaggi appropriati, nella piena fedeltà al vostro carisma e a tutto l'insegnamento della Chiesa.

Vorrei profittare di questo gradito incontro per mettere in rilievo alcuni valori fondamentali che considero di particolare attualità per chi, come voi, interpreta la missione educatrice della Chiesa verso i giovani.

Mi piace sottolineare anzitutto, come elemento fondamentale, la forza di sintesi unitiva che sgorga dalla carità pastorale. Essa è frutto della potenza dello Spirito Santo che assicura l'inseparabilità vitale tra unione con Dio e dedizione al prossimo, tra interiorità evangelica e azione apostolica, tra cuore orante e mani operanti. I due grandi santi, Francesco di Sales e Giovanni Bosco, hanno testimoniato e fatto fruttificare nella Chiesa questa splendida "grazia di unità". L'incrinatura di essa apre un pericoloso spazio a quegli attivismi o intimismi che costituiscono una tentazione insidiosa per gli Istituti di vita apostolica. Invece le segrete ricchezze, che questa "grazia di unità" porta con sé, sono la conferma esplicita, provata con tutta la vita dei due santi, che l'unione con Dio è la vera sorgente dell'amore operoso del prossimo: quanto più un salesiano contempla il mistero del Padre infinitamente misericordioso, del Figlio fattosi generosamente fratello e dello Spirito Santo potentemente presente nel mondo come rinnovatore, tanto più si sente spinto da questo insondabile mistero a donarsi ai giovani per la loro maturazione umana e per la loro salvezza.


4. Un altro aspetto importante è l'originale scelta pedagogica del vostro Fondatore che consiste nell'"educazione" evangelizzante dei giovani. Egli è stato davvero, in questo senso, un "genio del cuore". Infatti il saper concentrare le iniziative della carità pastorale nell'area culturale dell'educazione non è cosa semplice: comporta atteggiamenti e competenze con caratteristiche proprie e con esigenze concrete, anche di professionalità pedagogica.

Si tratta di una missione allettante che ha continuo bisogno di revisione di confronto con Cristo, l'Uomo nuovo, attraverso una fede limpida, profonda, nutrita quotidianamente dall'Eucaristia e manifestata nella semplicità e nel sacrificio del vivere giornaliero.


5. Emerge subito un altro prezioso valore al quale abbiamo già accennato: suscitare tra i giovani un'autentica "spiritualità". Spiritualità significa partecipazione viva alla potenza dello Spirito Santo ricevuta nel sacramento del Battesimo e portata a pienezza in quello della Cresima. I giovani devono avere coscienza della vita nuova donata loro in questi sacramenti e sapere che da essa procede quella forza di sintesi personale tra fede e vita che è possibile a chi coltiva in sé il dono dello Spirito.

Quanto bisogno c'è oggi nella Chiesa che si educhino i giovani all'amicizia con Cristo e con Maria, all'entusiasmo per la vita, a una generosità d'impegno, al servizio degli altri, ossia ad una concreta "spiritualità" che li faccia divenire protagonisti dell'evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale!


6. Cari salesiani di don Bosco, guardate sempre al vostro santo fondatore e alla genialità evangelica del suo metodo pedagogico e rilancerete tra i giovani la sua preziosa eredità! Il suo messaggio educativo "richiede di essere ancora approfondito, adattato, rinnovato con intelligenza e coraggio, proprio in ragione dei mutati contesti socio-culturali, ecclesiali e pastorali".

Invoco su tutti voi la continua protezione di Maria Ausiliatrice, Madre della Chiesa; ella sia per voi, come lo fu per san Giovanni Bosco, la maestra e la guida, la stella della nuova evangelizzazione.

A voi, ai vostri confratelli e a tutti i membri della grande famiglia Salesiana imparto di cuore l'apostolica benedizione.

Data: 1990-05-01

Martedi 1 Maggio 1990



Ai pellegrini messicani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Come pellegrino mi accingo a visitare la vostra cara terra"

Mi è grato salutare i pellegrini dell'America Latina e della Spagna presenti in questa Udienza. Questo saluto va indirizzato in maniera particolare agli allievi dei collegi spagnoli "Cristo Rey", di Madrid e "Monserrat", di Barcellona, così come ai pellegrini di Messico. Come pellegrino della buona novella di Cristo Risorto, mi accingo a compiere la visita pastorale della cara terra messicana che, nella vigilia del V Centenario dell'Evangelizzazione in America, vuol dare un impulso alla sua fede cristiana, in sintonia con la pressante chiamata della "nuova evangelizzazione".

Confido nel vostro aiuto spirituale, sopratutto nella vostra preghiera alla Vergine Maria, alla quale raccomando vivamente questa importante visita apostolica.

A tutti impartisco con affetto la mia benedizione.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-02

Mercoledi 2 Maggio 1990

Lettera al cardinale Lourdusamy - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'Europa ha urgente bisogno di una nuova evangelizzazione

Al Venerabile Fratello Nostro D. Simon di S.R.C. Cardinale Lourdusamy Già da un intero anno arde, più del solito e con più forza, un grande fervore missionario in alcune parti dell'Europa cristiana e tra i vescovi nostri fratelli e ministri della Chiesa: dove, cioè, si celebra l'insigne memoria di San Willibrordo - monaco benedettino e apostolo dei Frisoni, primo vescovo di Utrecht e strenuo difensore delle verità cristiane - per il 1250° anniversario della sua morte.

E giustamente è stato nominato "Anno giubilare e missionale di San Willibrordo", poiché tutta la vita e l'attività di lui - che, nato in Britannia ed educato in Irlanda, aveva operato nella Francia ed era stato ordinato vescovo nella chiesa romana di Santa Cecilia - fu talmente spesa in audaci predicazioni del Vangelo di Gesù Cristo, e così ricca di infaticabili iniziative, che la parola di salvezza da lui proclamata si diffuse ben oltre quei territori e penetro salutarmente tra le molte altre popolazioni, ed anzi preparo efficacemente alla propria azione missionaria lo stesso Bonifacio, apostolo dei Germani, per un certo tempo suo compagno di lavoro.

Per farla breve: è difficile trovare un popolo, dell'Europa occidentale, che non abbia risentito in qualche modo degli effetti dell'opera missionaria di San Willibrordo.

Nulla di più opportuno, perciò, sarebbe potuto accadere di questa celebrazione anniversaria, poiché sotto la guida dello stesso successore del beatissimo Pietro, la Madre Chiesa ha saggiamente stabilito di dare un nuovo impulso alla rievangelizzazione della vecchia Europa. Nè ignoriamo le singole cose che nel corso di questo fortunatissimo anno sono state oculatamente compiute, affinché i frutti del rinnovamento missionario restino molto a lungo tra le stesse comunità cattoliche vicine e lontane. E pertanto desideriamo veramente di cuore che le ultime solenni celebrazioni di quest'anno giubilare, le quali si svolgeranno dal 3 al 5 del mese di giugno in Lussemburgo per concludere dovutamente quell'anno missionale, siano utilizzate per il profitto spirituale ed ecclesiale di tutta l'Europa.

Molto lieti e fiduciosi, perciò, venerabile fratello nostro, noi ti destiniamo nostro inviato straordinario a quelle celebrazioni, dato che un tempo hai conosciuto di presenza la Chiesa lussemburghese, e l'India, tua patria, ha ugualmente conosciuto lo zelo missionario e l'opera efficace di tanti ministri del Vangelo lussemburghesi, tra i quali bisogna ricordare il ragguardevolissimo pastore della comunità di Madurai Giovanni Pietro Léonard. Per la solennità di Pentecoste, perciò, sarai in Lussemburgo al posto nostro per le cerimonie e gli atti pubblici in ricordo di San Willibrordo. così pure al posto nostro parlerai del suo esempio, anche oggi valido e degno di essere imitato.

Ti congratulerai con gli organizzatori dell'anno giubilare di un tale e così grande successo. Rappresentando la nostra persona in virtù di questa lettera, aggiungerai prestigio alla festa comune e alla memoria perenne di un eminentissimo predicatore del Vangelo, mentre impartirai anche la Benedizione Apostolica a nome nostro, per la quale possa rivivere quel fervore missionario e quell'ardore di animo apostolico che in passato mosse Willibrordo, e ugualmente possa suscitare in quegli stessi luoghi l'avvenire della Chiesa.

Dai Palazzi Vaticani, il 3 di maggio, festa dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo, l'anno 1990, dodicesimo del nostro pontificato.

(Traduzione dal latino)

Data: 1990-05-03

Giovedi 3 Maggio 1990

Per l'annuale festa del 3 maggio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Giorno di speranza per un futuro nuovo della nazione polacca

Cari fratelli e sorelle, miei connazionali, Oggi ci uniamo alla sede della Regina di Polonia. Questa sede è a Jasna Gora, ed è nel nostro passato, in tutto il Millennio. E' presente in modo particolare nell'atto storico compiuto dal re Giovanni Casimiro nella cattedrale di Leopoli davanti all'immagine della Madonna delle Grazie. Questa sede si trova in molti posti dove vivono i polacchi, in patria e fuori dai suoi confini: all'Est, all'Ovest, in tutto il mondo. In modo particolare la Madre di Dio partecipa al suo Regno; noi sappiamo che era un regno di croce e di salvezza, di croce e di risurrezione. E' questa Madre che in modo così particolare partecipa al Regno del suo Figlio, noi l'abbiamo scelta come nostra Regina, la veneriamo come nostra Regina e crediamo che Cristo stesso ce l'ha data come nostra Regina.

Uniamoci oggi a tutti coloro per i quali questa festa ha un significato importante: religioso, storico e nazionale.

Uniamoci in modo particolare ai nostri connazionali, all'Episcopato polacco e al Primate a Jasna Gora, perché là è il trono speciale della Regina. Ma non solo li, esso è dappertutto, anche a Castel Gandolfo, anche qui, in questa cappella dove ci siamo riuniti per celebrare la festa del 3 maggio, la festa della Chiesa e della Nazione.

Sappiamo che quasi 200 anni fa il 3 maggio è diventato il giorno di speranza per la nazione che stava perdendo la speranza, alla quale veniva tolta la speranza. E' diventato il giorno di speranza per un futuro nuovo, il giorno proteso nel futuro lontano, attraverso i tempi bui, la crudeltà delle spartizioni, tutte le crudeltà dell'occupazione e della seconda Guerra Mondiale, attraverso tutte queste cose.

La sede della Regina di Polonia è presente nel nostro Millennio, nel nostro passato, nel nostro oggi e nel nostro futuro. E' proprio per questo futuro, per tutti noi, per la Nazione e per la Chiesa che in mezzo ad essa compie la sua missione, preghiamo oggi in modo particolare la Signora di Jasna Gora.

Preghiamo anche per i nostri vicini e fratelli, ai quali siamo molto legati dal comune passato.

La Signora di Jasna Gora, la Regina scelta dal Re di Polonia che era pure il principe di Lituania e di Russia, guardi anche le Nazioni nostre vicine.

E' un vicinato spesso difficile ma comune; comune, nonostante tutte le difficoltà.

La Signora di Jasna Gora stenda la sua protezione materna anche sul futuro dei nostri vicini che sono nostri fratelli.

(Traduzione dal polacco)

Data: 1990-05-03

Giovedi 3 Maggio 1990

A una delegazione della diocesi di Evry-Corbeil-Essonnes - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La chiesa cattedrale testimonia l'unità del popolo di Dio

Caro fratello nell'episcopato, signore, signori.

Mentre la diocesi di Evry-Corbeil-Essonnes si appresta a festeggiare i suoi venticinque anni di esistenza, sono ben lieto di accogliervi e vi ringrazio per avermi presentato il progetto della vostra cattedrale. So che avete lungamente riflettuto, non solo per decidere questa audace costruzione, ma anche perché tutto ciò che essa esprime trovi adeguata collocazione in una città moderna. Per quanto mi riguarda, in questo breve incontro mi limitero ad alcune osservazioni. In una città nuova, al cuore di una società giovane caratterizzata da un alto livello scientifico e tecnologico, la cattedrale sarà espressione dell'apertura dell'uomo al trascendente, della sua vocazione a conoscere e incontrare Dio in modo particolare nella comunità dei credenti. La presenza dell'edificio religioso al centro della città non evoca un ambito estraneo alla vita quotidiana; non propone una sorta di parentesi rispetto al resto delle attività. Al contrario, questo edificio vuole richiamare una dimensione fondamentale della vita, il cui senso scaturisce tutto dal rapporto con Dio, creatore e fonte di vita, salvatore nel Cristo e, attraverso lo Spirito, presenza d'amore e vincolo di comunione.

La cattedrale deve essere, per il fatto stesso di essere visibile, un segno espressivo. E' naturale che sia un'opera d'arte contemporanea, in cui non si tratti di ricerca estetica fine a se stessa, ma di un monumento carico di significato per le generazioni che inaugureranno il terzo millennio. D'altronde, non dimenticherete neanche l'antica tradizione cristiana che ha modellato il vostro Paese e di cui conserverete i segni preziosissimi, ma dovrete dare risposta, attraverso un'espressione simbolica che sia comprensibile oggi, alla ricerca spirituale che accomuna tutte le generazioni. In terzo luogo, mi sembra che, per una diocesi ancora giovane, la costruzione di una cattedrale sia segno di maturità, espressione di speranza, in un momento in cui la Chiesa diocesana prende coscienza di se stessa e della sua missione in un'iniziativa sinodale. Luogo liturgico, sede del vescovo successore degli apostoli, madre delle chiese della diocesi, la cattedrale testimonia l'unità del popolo di Dio intorno al ministero episcopale, nel mistero di Cristo, pietra angolare, nella fedeltà a costituire insieme, grazie all'amore di Dio e del prossimo, una comunità aperta e accogliente. Cari amici, saluto cordialmente tutti i membri di questa delegazione.

La diversità delle vostre competenze permette di augurare una felice collaborazione tra le autorità civili, gli artisti, i costruttori, il mecenate, gli animatori della vita diocesana.

Mi auguro vivamente che possiate condurre in porto questo progetto e sono grato a tutti coloro che contribuiscono alla realizzazione di quest'opera così importante. Vi affido al Signore e su tutta la comunità di Evry-Corbeil-Essonnes invoco l'abbondanza delle sue benedizioni.

Data: 1990-05-03

Giovedi 3 Maggio 1990

Lettera al card. Lourdusamy - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nominato inviato speciale in Lussemburgo per la chiusura delle celebrazioni in onore di san Willibrord

Al nostro venerabile fratello D. Simon S.R.E. card. Lourdusamy.

Un grande fervore missionario e ardore di zelo apostolico si sviluppa, in misura e forza certo maggiori dell'ordinario, ormai da un anno, in alcune parti dell'Europa cristiana e fra i vescovi nostri fratelli e ministri della Chiesa, laddove si venera la memoria insigne di san Willibrord - seguace di san Benedetto e apostolo dei Frisoni, primo vescovo di Utrecht e strenuo assertore delle verità cristiane - in occasione del 1250° anniversario della morte di questo santo del cielo. E giustamente esso è stato chiamato "Anno giubilare e missionario di san Willibrord", poiché tutta la vita e l'opera di costui, che nacque in Britannia, fu educato in Spagna, opero in Frisia e fu ordinato vescovo nella chiesa romana di Santa Cecilia, fu spesa in annunci coraggiosi e piena di instancabili opere, tanto che la parola della salvezza da lui proclamata ando anche molto oltre quei confini e influi beneficamente anche su moltissime altre popolazioni, anzi preparo alla sua operosità missionaria lo stesso Bonifacio, apostolo dei Germani, che per un certo periodo lo accompagno nella sua azione. E in breve: difficilmente si può trovare nell'Europa occidentale un popolo che non abbia in qualche modo sentito gli effetti di quella che fu l'opera missionaria di san Willibrord. Nulla dunque poteva giungere più opportuno di questa commemorazione anniversaria, dal momento che, sotto la guida del successore stesso del beatissimo Pietro, la madre Chiesa ha saggiamente stabilito di dare un nuovo impulso alla rievangelizzazione della vecchia Europa. Siamo ben a conoscenza delle singole iniziative sapientemente intraprese nel corso di questo felicissimo anno, affinché i frutti di un rinnovato sforzo missionario possano perdurare più a lungo tra le stesse comunità cattoliche, vicine e lontane.

E veramente ci auguriamo in cuor nostro che le ultime celebrazioni di quest'anno giubilare, che avranno luogo a Lussemburgo dal 3 al 5 giugno, per concludere adeguatamente quest'anno missionario, si svolgano nel modo più felice possibile, per un arricchimento spirituale ed ecclesiale dell'Europa tutta.

perciò, nostro venerabile fratello, assai lieti e fiduciosi abbiamo il piacere di designare te come nostro inviato straordinario per queste celebrazioni poiché hai già conosciuto di persona, in alcune occasioni, la Chiesa di Lussemburgo, e la tua patria, l'India, ha ugualmente sperimentato l'impeto missionario e l'azione efficace di tanti lussemburghesi ministri del Vangelo, fra cui bisogna ricordare l'eminentissimo Giovanni Pietro Leonard, della comunità Madhuraiense. In occasione delle solennità di Pentecoste dunque tu presenzierai in vece nostra ai riti e alle pubbliche manifestazioni in onore di san Willibrord. In vece nostra parlerai del suo esempio ancora oggi valido e degno d'essere imitato. Ti congratulerai con gli organizzatori dell'anno giubilare per un successo di tale e tanta portata.

Rappresentando la nostra persona in forza di questa lettera, contribuirai alla comune festa e alla memoria perenne di un principe dell'annuncio evangelico, e inoltre impartirai a nome nostro la benedizione apostolica, donde possa riprendere vita il fervore e lo zelo apostolico che aveva un tempo mosso Willibrord, affinché nello stesso modo muova la vita futura della Chiesa in quei luoghi.

Dalla Residenza Vaticana, il giorno 3 maggio, festa dei santi apostoli Filippo e Giacomo, nell'anno 1990, dodicesimo del nostro pontificato.

Data: 1990-06-03

Domenica 3 Giugno 1990

Al Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Formare la coscienza e l'impegno missionario dei fedeli

Do a tutti voi il mio cordiale benvenuto.


1. Saluto particolarmente e ringrazio per le parole di presentazione il presidente del Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie, mons. José Sanchez; e insieme a lui saluto i vescovi qui presenti, i segretari generali e i loro collaboratori e collaboratrici; e voi tutti, direttori nazionali nelle varie Chiese particolari, delle quali rappresentate e animate l'impegno missionario.


2. La presente Assemblea generale vi offre, anzitutto, l'opportunità di riflettere su aspetti e problemi della missione universale della Chiesa, più direttamente connessi con il servizio missionario che siete incaricati di svolgere nelle vostre Chiese particolari.

Quest'anno studiate un tema di grande importanza anche per l'animazione e la cooperazione missionaria: "I mezzi di comunicazione sociale nell'animazione delle Pontificie Opere Missionarie". Nessuno ignora quale peso ed efficacia abbiano oggi i mass-media nella diffusione delle idee e nella formazione dell'opinione pubblica.

Parlando, il 15 marzo scorso, ai partecipanti all'Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, misi in evidenza il ruolo che i moderni mezzi di comunicazione sociale possono svolgere nell'evangelizzazione, secondo le differenti situazioni di Continenti e Paesi. "Oggi più che mai - dicevo, per motivare l'impegno della Chiesa in questo settore - la promessa e, allo stesso tempo, la sfida delle comunicazioni sociali esige da parte della società umana e della Chiesa stessa una maggiore attenzione e un maggior sforzo in questo campo. Ciò è particolarmente vero alla luce dell'urgente necessità che si avverte in tutte le parti del mondo, di uno sviluppo spirituale, sociale e culturale".

Non v'è dubbio che anche le Pontificie Opere trovano oggi nei mezzi di comunicazione sociale una via sicura e incisiva per far conoscere e amare l'opera missionaria della Chiesa. Sapendo quanto gli uomini del nostro tempo apprezzino il valore della testimonianza e dell'esperienza, la vita e l'apostolato dei missionari costituiscono una fresca sorgente di informazioni che può arricchire i mass-media di contenuti buoni e validi. In questo modo l'animazione missionaria viene fatta in sintonia con le situazioni psicologiche e sociali che la civiltà e la cultura contemporanee producono nella società di oggi; perciò da essa sarà favorito nei fedeli anche l'impegno di contribuire alle necessità delle missioni.

Auspico pertanto che voi siate promotori anzitutto della stampa missionaria, che porta nelle comunità cristiane e nelle famiglie la presenza educatrice e ispiratrice dell'apostolato missionario e delle giovani Chiese, che ne sono il frutto. Inoltre, che sappiate servirvi della radio, che anche nelle zone e fra le popolazioni più isolate e povere permette di far giungere il messaggio evangelico, portatore di speranza e di amore. E' poi molto opportuno diffondere, con documentari e servizi filmati, l'immagine vera della missione universale; perché essa è l'immagine dell'umanità nuova, che ha in Cristo il principio e l'esemplare: "quell'umanità permeata di amore fraterno, di sincerità, di spirito di pace, che tutti vivamente desiderano" (AGD 8).


3. La vostra riflessione, nell'Assemblea generale di questo anno, senza dubbio non può ignorare l'argomento che sarà soggetto del Sinodo dei vescovi, il prossimo ottobre: la formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali. Le Pontificie Opere, infatti, che sono sorte nella Chiesa per formare allo spirito missionario e alla cooperazione ecclesiale tutti i membri del popolo di Dio, riescono a conseguire efficacemente questo risultato, se i pastori delle comunità cristiane, con l'esempio e la parola, educano i fedeli all'amore operoso per le missioni.

Il servizio di animazione missionaria che svolgete sia nei seminari fra i candidati al sacerdozio, sia fra il clero, è quanto mai prezioso e merita incoraggiamento e sostegno. Sono certo che darete la dovuta considerazione alla dimensione missionaria della formazione sacerdotale, la quale, iniziata negli anni di seminario, specialmente con lo studio della missionologia che deve animare la vita spirituale e la preparazione pastorale dei futuri sacerdoti, deve continuare e approfondirsi nell'esercizio del sacro ministero.


4. La formazione missionaria del clero non deve far dimenticare né diminuire il lavoro indispensabile per formare la coscienza e l'impegno missionari dei fedeli, a cominciare dalla più tenera età con l'Infanzia missionaria, fino al prezioso contributo degli anziani e dei malati, con l'Unione missionaria degli infermi e la Giornata della sofferenza, che si celebra a Pentecoste.

Portate avanti quest'animazione, con perseveranza fiduciosa, consapevoli, come siete, che le vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie provengono dalle famiglie cristiane; e che sempre più numerosi sono gli stessi laici, i quali partecipano all'attività missionaria, soprattutto nel servizio del volontariato cristiano.


5. Le recenti vicende che hanno ridato libertà alle Chiese dell'Europa centrale e orientale, e altri importanti eventi ecclesiali, e inoltre l'Assemblea straordinaria dei vescovi per l'Africa e quella, appena annunciata dei vescovi europei, nonché la celebrazione del quinto centenario dell'evangelizzazione in America Latina, aprono nuove possibilità e nuove sfide alla Chiesa e alla sua missione evangelizzatrice. Mentre vi ringrazio per l'entusiasmo e la fedeltà con cui assolvete l'ufficio che vi è stato affidato dalla fiducia dei vostri vescovi, vi esorto a studiare attentamente e a realizzare le speranze per l'evangelizzazione che il Signore, con l'imprevedibile sapienza e potenza del suo Spirito, sta suscitando nell'umanità, in questa vigilia del terzo millennio della nascita di Cristo, redentore e salvatore di tutti gli uomini.

Vi accompagni sempre la protezione consolatrice della Madre del Signore, alla quale raccomando ciascuno di voi, i vostri collaboratori e collaboratrici, mentre con affetto vi imparto la mia benedizione apostolica.

Data: 1990-05-04

Venerdi 4 Maggio 1990

Messaggio ai fedeli del Messico - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Condivideremo insieme giornate di comunione nella fede"

Amatissimi fratelli e sorelle del Messico,


1. Tra pochi giorni, con il favore della Divina Provvidenza, prendero di nuovo il bastone del pellegrino per andare a visitare i figli della nobile Nazione messicana, che pochi mesi dopo la mia elezione come Pastore di tutta la Chiesa, mi hanno dimostrato tanto affetto nel corso del mio primo viaggio apostolico, il cui ricordo conservo vivo nella mente e nel cuore.

Ringrazio di cuore Dio perché mi offre, per la seconda volta, la possibilità di incontrare i Pastori e i fedeli di un popolo tanto caro. Da Roma desidero inviare a tutti, per mezzo della radio e della televisione, un sincero ed affettuoso saluto con le parole dell'apostolo San Paolo: "Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (Ga 1,3).

Ho accettato con piacere l'invito che a suo tempo mi hanno rivolto le Autorità del vostro Paese e gli amati fratelli nell'Episcopato. La mia presenza tra voi mi consentirà di celebrare con gioia la nostra fede cattolica negli incontri di Città del Messico, Veracruz, Aguascalientes, San Juàn de los Lagos, Durango, Chihuahua Monterrey, Tuxtla Gutiérrez, Villahermosa e Zacatecas.


2. Avrei voluto che l'itinerario del mio viaggio apostolico comprendesse altre città ed altri luoghi dell'esteso territorio nazionale. Tuttavia, benché non sia stato possibile accogliere completamente tutti gli inviti, la mia visita si rivolge a tutti i messicani, senza distinzioni di origine né di posizione sociale.

Desidero ringraziare di cuore per i loro amabili inviti, gli amatissimi figli e comunità ecclesiali di quei luoghi e villaggi dove non potro recarmi fisicamente. Da qualsiasi punto io mi trovi durante le giornate che trascorrero in Messico, la mia parola si rivolgerà a tutti: da Tijuana e Rio Bravo fino alla penisola di Yucatàn. Questo viaggio, come tutti quelli che ho compiuto, avrà un carattere eminentemente religioso, come si addice alla missione della Chiesa e al ministero affidato da Cristo a Pietro e ai suoi Successori: predicare la Buona Novella (cfr. Mc 16,15), confermare i fratelli nella fede (cfr. Lc 22,32).

Conosco bene la dedizione e l'entusiasmo con cui, sotto la guida dei vostri Pastori, vi state prodigando nella preparazione delle ormai prossime giornate, affinché la visita del Papa produca frutti abbondanti che aiutino a rinnovare la Vostra vita cristiana, dia impulso alla nuova evangelizzazione ed infonda coraggio e speranza in tutti, soprattutto nei più poveri e bisognosi. Per questo esprimo a voi il mio apprezzamento e la mia gratitudine e allo stesso tempo vi esorto ad intensificare le vostre preghiere affinché le giornate di comunione nella fede e nell'amore che condivideremo insieme si traducano in un deciso impegno a diffondere e vivere più profondamente il messaggio di Cristo, Salvatore dell'uomo, Redentore del mondo.


3. Desidero inoltre esprimere la mia ammirazione e la mia gratitudine per tanti sacerdoti, religiosi, religiose e laici, per lo splendido lavoro che stanno svolgendo per dar vita al motto: "Pellegrino d'amore e di speranza".

Nello stesso tempo desidero esprimere la mia riconoscenza alle Autorità messicane per la loro preziosa collaborazione al fine di facilitare il positivo svolgimento di tutte le attività e degli incontri programmati.

Cari fratelli e sorelle del Messico: affido alle vostre preghiere le intenzioni pastorali del mio viaggio apostolico, ad esse si uniscono anche quelle di tanti figli e figlie della Chiesa in America Latina e in tutto il mondo.

A nostra Madre e Signora, la Vergine di Guadalupe, ai cui piedi avro la gioia di inginocchiarmi di nuovo, nel suo Santuario, elevo la mia fervida preghiera affinché interceda presso il suo Figlio divino ed effonda copiose grazie sull'amata Nazione messicana.

Vi benedico tutti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-05

Sabato 5 Maggio 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Ai religiosi e alle religiose della Piccola Opera della Divina Provvidenza - Città del Vaticano (Roma)