GPII 1990 Insegnamenti - Omelia per contadini e minatori - Bracho di Zacatecas (Messico)

Omelia per contadini e minatori - Bracho di Zacatecas (Messico)

Titolo: Nel lavoro ognuno può scoprire un orizzonte di grandezza

"Non è costui il carpentiere, il Figlio di Maria?" (Mc 6,3).


1. Questa era la domanda che si poneva la gente di Nazareth quando Gesù comincio ad insegnare, un sabato, nella sua stessa terra. Mentre Gesù compiva la sua missione messianica, "molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria...?"" (Mc 6,2-3).

Si, è vero. Gesù Cristo, il Figlio Unigenito del Padre eterno che ha rivelato la sapienza divina attraverso le sue stesse parole, che ha rivelato la potenza di Dio per mezzo delle sue opere, era il carpentiere, nato da Maria! In questo modo, il Figlio di Dio ha voluto farsi simile a tutti i lavoratori, a voi, cari fratelli e sorelle, che trascorrete i vostri giorni dedicandovi ad un lavoro duro e faticoso.

Il Figlio di Dio, impegnandosi durante la maggior parte della sua vita terrena, giorno dopo giorno, in un lavoro manuale, manifesta la grande dignità del lavoro umano. Si può dire, in qualche modo, che questo è il primo vangelo che Cristo predica.


2. Il Papa desidera oggi in particolare rivolgersi ai lavoratori: ai contadini, ai minatori, a tutti coloro che con la propria attività lavorativa sono la base e il fondamento della vita sociale dello Stato di Zacatecas e a tutti coloro che con il proprio sudore cooperano ogni giorno per la costruzione della Repubblica Messicana. Saluto anche coloro che vi seguono sempre con speciale affetto: il Vescovo Mons. Javier Lozano Barragan, i sacerdoti, i religiosi e le religiose. Il mio saluto va ugualmente alle autorità e a tutte le famiglie, agli abitanti di questa regione e di questa bella città di Zacatecas. Un poeta nato in questa terra desiderava che il Papa potesse ascoltare le campane della cattedrale; le ho sentite con gioia, come ho ascoltato anche i vostri canti pieni di allegria.

Saluto anche coloro che sono venuti dalle diocesi vicine come Guadalajara, San Luis Potosi, Leon, Querétaro, Celaya, Autlan, Ciudad Guzman, Tepic e altre. A tutti rivolgo il mio saluto affettuoso ricolmo di gioia di sentirci intimamente uniti nella fede e nell'amore.

Voglio ricordare anche coloro che, per diverse circostanze, hanno dovuto emigrare da questa terra, vedendosi obbligati a cercare in un'altra il proprio sostentamento. Anche Gesù, come molti di voi o dei vostri compatrioti, ha dovuto emigrare dalla-sua terra, pur essendo bambino, per fuggire dalla ingiusta persecuzione di Erode. Si, anche il Signore soffri per l'ingiustizia di dover abbandonare la sua terra.


3. "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio" (Ac 13,46), abbiamo ascoltato nella prima lettura della nostra celebrazione eucaristica.

Come gli Apostoli in quel tempo, la Chiesa dei nostri giorni è cosciente di questo amore. E' necessario proclamare la parola di Dio a tutti gli uomini, perché Cristo, inviato dal Padre, venne per essere la luce del mondo, per portare la salvezza fino ai confini della terra (cfr. Ac 13,47) In un'epoca come la nostra, segnata profondamente dal dinamismo del lavoro umano, la Chiesa sente l'urgente necessità di proclamare la parola di Dio, il Vangelo, in modo particolare agli uomini che lavorano e particolarmente sul tema del lavoro. I tempi presenti richiedono in maniera pressante che si continui ad annunciare "il vangelo del lavoro".

La Chiesa, sempre attenta ai segni dei tempi, non ha interrotto l'annuncio del messaggio evangelico riguardo il lavoro e i problemi in relazione ad esso. Per questo, il Papa desidera oggi invitare tutti ad accogliere con allegria la parola di Dio, il Vangelo del lavoro, a riscoprire in Cristo, il Figlio di Dio, il carpentiere, come modello per la vostra vita di lavoratori cristiani.


4. Come Pastore della Chiesa universale vengo a visitarvi, carissimi fratelli e sorelle, per portarvi un messaggio di speranza, un richiamo a costruire una società fondata sull'amore, sulla solidarietà, sulla giustizia.

Nel vedervi qui, contadini, minatori, uomini e donne del mondo del lavoro, il mio cuore si innalza in un'azione di rendimento di grazie per il dono della fede che, come un gran tesoro, seppero coltivare i vostri antenati e che voi cercate di incarnare nella vostra vita e di trasmettere ai vostri figli. Mi tornano alla mente e al mio cuore quelle parole di Gesù: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti ed agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25). Oggi, a Zacatecas, tra di voi, questa preghiera del Signore risuona con tono vibrante perché Dio ha voluto manifestare le ricchezze del suo Regno ai semplici di cuore.

Voi, contadini, date compimento in modo completo al mandato del Signore di coltivare la terra affinché produca gli alimenti necessari per il sostentamento di tutti. Quanti di voi hanno passato tutta la vita sottomessi ad un duro lavoro nei campi, ricevendo forse salari insufficienti, senza la speranza di poter possedere un giorno un pezzo di terra di proprietà, con problemi di sopravvivenza, di insicurezza sociale, preoccupati per l'avvenire dei vostri figli! E coloro che sono piccoli proprietari, quante difficoltà devono affrontare per ottenere crediti sufficienti con interessi moderati, quanti rischi per poter portare la raccolta a buon fine, quante difficoltà per ottenere un miglior rendimento agricolo! Davanti a questo panorama molti vengono assaliti dalla tentazione seduttrice di andare nella città dove, sfortunatamente, si vedranno obbligati ad accettare condizioni di vita comunque più disumanizzanti.

La soluzione per i nuovi problemi dell'agricoltura richiede la collaborazione solidale di tutti i settori della società. Oggi il lavoro agricolo è vincolato alla commercializzazione dei prodotti, alla loro adeguata distribuzione, ai meccanismi giuridici ed economici che decidono la politica commerciale a livello nazionale ed internazionale. Ma, non è giusto che gli interessi di gruppi non tengano conto delle esigenze del bene comune e delle necessità ogni giorno più pressanti dei contadini, e mirino al guadagno come unica mèta da raggiungere a qualunque costo.


5. Voi, minatori, portate i segni della durezza della miniera da dove estraete i minerali che durante i secoli sono stati fonte di ricchezza per il Messico. Sui vostri volti appaiono i segni della solitudine, della fatica, delle privazioni proprie di una vita austera che ha forgiato in voi un carattere forte, capace di resistere alla stanchezza, alla sofferenza e alle avversità.

Conosco le difficoltà della vostra situazione attuale e desidero assicurarvi che la Chiesa, come Madre attenta a tutti, vi accompagna nelle vostre legittime aspirazioni. Come già scrissi nella mia enciclica sul lavoro umano "la Chiesa è vivamente impegnata in questa causa, perché la considera come sua missione, suo servizio, come verifica della sua fedeltà a Cristo, onde essere veramente la "Chiesa dei poveri"" (LE 8).

Siate voi stessi, cari lavoratori, assistiti sempre dalla vostra fede in Dio e dalla vostra onestà, per mezzo del vostro sforzo collettivo e appoggiandovi su adeguate forme di associazione per difendere i vostri diritti, gli artefici instancabili di uno sviluppo integrale, che abbia il marchio della vostra umanità e della vostra concezione cristiana della vita.

I valori e le attitudini dell'uomo del campo, della miniera, costituiscono la sapienza caratteristica di chi sta in contatto con la natura, la capacità di essere riconoscenti e di condividere con gli altri, la semplicità delle vostre abitudini, la pietà popolare, specialmente, la vostra profonda devozione per la Santissima Vergine, l'amore per la famiglia, e il senso trascendente della vita sono un tesoro che dovete conservare e far fruttificare per il bene di tutta la comunità nazionale.

Specialmente lungo questo ultimo secolo, quando i problemi del lavoro si sono fatti più gravi, la Chiesa ha fatto sentire la sua voce con insistenza, sia per denunciare l'ingiusta degradazione alla quale molte volte si vedono sottomessi i lavoratori, sia per proclamare la dignità e il valore di ogni lavoro umano. La Chiesa, anche quando parla del lavoro umano, non cessa di proclamare la parola di Dio.


6. Il Vangelo del lavoro ci insegna che qualunque lavoro umano, per quanto difficili siano le circostanze in cui si realizza, può e deve essere fonte di progresso sociale e di crescita personale. Si, il vostro lavoro, nei campi e nelle miniere, qualunque occupazione umana onesta, può e deve essere occasione per lodare Dio ed incontrare Cristo. Si, il lavoro deve essere strumento del vostro sviluppo umano e soprannaturale. E' il mezzo abituale che l'uomo possiede per forgiare anche il suo destino eterno. Questa è la grande dignità del lavoro umano.

Il cristiano deve contemplare con gli occhi della fede il suo lavoro. In esso può scoprire un orizzonte di grandezza per la propria vita; nella misura in cui metterete in pratica il Vangelo, comprenderete che la vostra attività abituale, nei campi, nelle miniere, là dove svolgete il vostro lavoro, vi conduce alla pienezza del vostro esistere se saprete convertirla in un'offerta gradita a Dio.

Fatevi imitatori di Cristo! Egli è la luce delle nazioni (cfr. Ac 13,47). Gesù di Nazareth, il carpentiere, illumina con la sua vita di lavoro la vostra vita di lavoratori cristiani. Voi, uomini e donne del mondo del lavoro, illuminate anche il vostro ambiente di lavoro con la luce di Cristo e divulgate con le vostre vite la parola di Dio.


7. Accogliete il Vangelo del lavoro! Solo così potrete affrontare le difficoltà con spirito cristiano, con decisione e coraggio, sforzandovi di trovare le soluzioni migliori ai differenti problemi di lavoro. Con il coraggio proprio del cristiano che, senza ammettere odii o vendette, sa essere forte per compiere seriamente i propri doveri ed esigere il pieno rispetto dei suoi diritti. Con coraggio cristiano, che non accetta il pessimismo né la disperazione, che impedisce di rifugiarsi nel facile conforto dei piaceri effimeri, come l'alcool, o la droga, che non ricorre a false soluzioni, il cui unico effetto è di distruggere la dignità umana come la prostituzione, la delinquenza o la complicità nella corruzione; che rifiuta qualsiasi offerta che implichi collaborare per la diffusione del male per assicurarsi una migliore posizione economica.

Saprete anche, in questo modo, affrontare le difficoltà di lavoro con senso di responsabilità, coscienti che il presente ed il futuro della vostra Patria è anche nelle vostre mani e dipende dal vostro lavoro. La vostra terra vi chiede uno sforzo generoso, deciso, ricolmo di sana ambizione per il momento presente e per il futuro.


8. "Benedetto sei tu, Signore, Dio dell'universo: dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra e del lavoro dell'uomo; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna" (Liturgia eucaristica, presentazione delle offerte).

Con queste parole la Chiesa loda Dio ogni giorno nella liturgia eucaristica, offrendogli il pane ed il vino, frutto della terra, frutto della vite, e del lavoro dell'uomo. così la Chiesa presenta ogni giorno a Dio il lavoro umano, il lavoro fisico od intellettuale, affinché il Signore lo accolga insieme al sacrificio redentore - il lavoro divino - di suo Figlio Gesù Cristo. Il lavoro umano, continuando l'opera creatrice di Dio, unito al sacrificio di Cristo, viene trasformato da Lui in fonte di vita eterna.

"Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi" (Ps 97,1). Sono parole della liturgia di oggi. Certamente Dio ha fatto prodigi, destinandoli a tutti gli uomini. Per questo tutti noi dobbiamo cantare al Signore.

E dobbiamo cantare un canto nuovo, il canto del nostro lavoro che presenta a Dio i doni ricevuti dalle sue mani, trasformati dal nostro sforzo.

"Cantate al Signore un canto nuovo" (Ps 97,1).

Con il vostro lavoro quotidiano, cantate al Signore! Nel campo, nella miniera, con il vostro sforzo, con il vostro sudore, con la vostra vita di lavoro sacrificata e gioiosa, cantate al Signore! Con la vostra intera vita di contadini cristiani, di minatori cristiani, di emigranti cristiani, cantate al Signore! Lodate il Signore con le vostre vite voi tutti lavoratori messicani!


9. "Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria?" (Mc 6,3). Si. Gesù, quel carpentiere di Nazareth, è il figlio di Maria. Per voi, lavoratori e lavoratrici del Messico, Maria è anche la vostra Madre.

Che dai suoi santuari, e particolarmente dalla sua sede di Guadalupe, Maria vegli sul lavoro di tutti i suoi figli e figlie messicani. Che Essa vi avvicini, voi e il vostro lavoro, a suo Figlio, il Carpentiere. Questo Carpentiere di Nazareth è il Redentore dell'uomo. E' il Salvatore del mondo.

(Prima di concludere la sua omelia, il Santo Padre ha aggiunto:) Siate messicani veri. Si deve fare pero una piccola interpretazione delle vostre acclamazioni molto cordiali ed affettuose. La mia interpretazione è questa: non è importante che sia presente il Papa, ma che sia presente Cristo.

Cristo è presente anche quando l'Eucaristia si celebra in una piccola cappella, e anche quando viene celebrata da un sacerdote, mio fratello. Quindi è molto importante che noi vediamo Cristo in questa nostra omelia.

(Alla fine della Santa Messa, Giovanni Paolo ll si è così congedato:) Amati fratelli e sorelle, Questa è l'ultima Eucaristia che la Provvidenza mi concede di celebrare in terra messicana durante la mia visita.

Ringrazio tutti coloro che sono qui presenti, ringrazio questo Paese, con un ambiente naturale molto suggestivo, ringrazio la terra in cui è nato Miguel Pro.

Non posso dimenticare quanto devo a questa figura di gesuita martire nella mia formazione di giovane in Polonia.

Dio benedica tutti coloro che sono qui presenti, Dio benedica la vostra Patria, tutti i messicani, il vostro futuro, non soltanto contemporaneo, non soltanto economico, non soltanto civile, ma anche il vostro futuro spirituale e cristiano.

Che la Vergine di Guadalupe sia sempre con voi! Molte grazie.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-12

Sabato 12 Maggio 1990

Alla Conferenza episcopale - "Lago de Guadalupe" (Messico)

Titolo: La Chiesa è chiamata a illuminare secondo il Vangelo tutti i campi della vita dell'uomo e della società

Amatissimi fratelli Vescovi del Messico,


1. Con vera gioia partecipo a questo incontro fraterno che abbiamo iniziato con la solenne benedizione della nuova sede della Conferenza dell'Episcopato Messicano.

Benché durante le giornate del mio viaggio apostolico abbiamo condiviso intensi momenti di preghiera e di intima comunione ecclesiale, mi è particolarmente gradito rivolgermi adesso a voi che siete stati posti dallo Spirito Santo come Pastori per guidare i fedeli messicani al pieno incontro con il Signore Gesù. E' questa una missione che richiede tutta la vostra dedizione, in particolare ora che ci avviciniamo alla commemorazione del V Centenario dell'arrivo della fede in terre americane.

Pensare al Messico significa riferirsi ad una terra benedetta dalla predilezione della Madre del Signore. La radicata pietà e devozione che la Chiesa del Messico ha verso Nostra Signora di Guadalupe è testimonianza della profonda religiosità dei suoi figli e, al tempo stesso, un giusto riconoscimento per la partecipazione della Madre di Nostro Signore all'opera evangelizzatrice, come guida della fede del vostro popolo.


2. Il Messico è una realtà che ha fatto della fede parte integrante della propria identità. L'evangelizzazione iniziale - come ha affermato il documento di Puebla - si trova alle radici stesse di quel "nuovo meticciato di gruppi etnici e forme di esistenza e di pensiero che ha permesso la creazione di una nuova razza" (n. 5).

Come negli altri Paesi di questo Continente, quella evangelizzazione è profondamente calata nella realtà sociale e culturale del vostro popolo.

Proprio per questa ragione non posso fare a meno di ricordare le acclamazioni di molti figli di queste terre quando li ho visitati per la prima volta, all'inizio del mio Pontificato: Messico cattolico! Messico sempre fedele! Parole che riflettono nitidamente la ferma adesione del popolo umile e semplice alla Chiesa e al Vangelo che essa annuncia. Contemplando la storia della vostra patria, non è difficile scoprire i frutti dell'opera evangelizzatrice portata a termine da tanti zelanti missionari e che ha forgiato una personalità propria ed originale che si manifesta nelle vostre tradizioni e nella vita delle vostre Chiese locali. Vi sono esempi pieni di eroismo che costituiscono una lezione esemplare per i messicani di oggi e per le Chiese sorelle dell'America Latina.

Infatti, il sacrificio di molti figli di queste terre che diedero testimonianza della loro fede fino all'estremo, ha contribuito in grande misura a rendere fecondo il seme del Vangelo.


3. Ma, come in ogni umana realtà, segnata dall'orma del peccato, non tutto il processo evangelizzatore ha raggiunto i suoi obbiettivi. Ad alcune contraddizioni esterne - tutt'ora presenti - si unisce un insieme di fattori che dimostrano l'urgente bisogno di una rinnovata evangelizzazione che, riprendendo la linfa vitale del popolo messicano, dia un nuovo impulso, a partire dalle vostre radici cristiane, e s'effonda con intensità e profondità in tutte le aree della vostra cultura.

E' urgente, quindi, raccogliere coraggiosamente la sfida di una nuova evangelizzazione del Messico. Evangelizzare l'uomo, tutti gli uomini e le donne; evangelizzare la cultura e tutte le culture (cfr. EN 19) di queste terre messicane. E' proprio uno dei più gravi problemi che la Chiesa si pone, quello di constatare come la cosiddetta evangelizzazione fondatrice non ha sviluppato tutta la sua forza e le sue possibilità. Per questo, dovete dedicarvi a questa evangelizzazione mediante l'instancabile annuncio della verità, dell'amore, della riconciliazione, della giustizia.


4. Siete particolarmente preoccupati, nella vostra sollecitudine di Pastori, dalla crescente secolarizzazione che, volendo fare a meno di Dio, crea i suoi propri idoli e li venera.

Nessuno ignora che l'agnosticismo e persino l'ateismo sono presenti nel mondo moderno come una realtà inquietante. Voi stessi siete testimoni di come a livello concreto essi si diffondano come ideologie che vogliono costruire una società senza Dio. Ancora una volta, dinanzi all'indifferibile sfida che queste ideologie rappresentano per la nuova evangelizzazione, è urgente e necessario ripetere instancabilmente che la ricerca di Dio non è una cosa superficiale né superflua per l'essere umano, qualcosa che questi possa scartare semplicemente dall'orizzonte della sua esistenza. Per la persona la ricerca di Dio si trova nella medesima linea della sua realizzazione esistenziale (cfr. RH 30). Oggi questo si verifica in maniera inattesa: gli avvenimenti recenti stanno dimostrando che gli intensi sforzi di un ateismo trasformato in sistema politico non sono riusciti a spegnere nel cuore umano l'ansia d'incontrare Dio.

Il fenomeno del consumismo non è indipendente dal processo secolarizzante. Il desiderio di possedere si vede continuamente istigato dall'offerta di prodotti di lusso e spesso non necessari, che attraverso la pubblicità si presentano attraenti e quasi capaci di colmare gli apparenti bisogni e offrire una soluzione ai problemi dell'uomo. Accanto all'alienazione che questo significa per la persona umana, il consumismo è inoltre un'offesa continua ed umiliante in particolare contro i poveri, cui a volte è negato non già il superfluo, ma persino l'essenziale per una vita degna.


5. D'altra parte, la crisi economica tanto estesa e il carico del debito pubblico colpiscono profondamente le genti del vostro Paese, ostacolando in larga misura il giusto sviluppo cui aspirano e che è ad esse dovuto. Non si tratta ora di approfondire i conflitti sociali che toccano la società messicana, ma di promuovere una società solidale in cui i più facoltosi s'impegnino ad aiutare i meno favoriti. E' il momento di proporre un'economia solidale (cfr. SRS 38-40), nella quale s'integrino legittimamente le esigenze economiche e il rispetto della dignità dell'uomo; in cui sia riconosciuta senza ritardi la priorità dell'essere umano sugli strumenti di produzione, senza sacrificare l'efficacia dei metodi economici, ma che tenga conto della priorità dei valori etici.


6. Non bisogna dimenticare nemmeno il grave problema dei "nuovi gruppi religiosi", che seminano confusione tra i fedeli, particolarmente negli ambienti medi e emarginati o poveri. I loro metodi, i loro mezzi economici e l'insistenza della loro opera di proselitismo fanno breccia, soprattutto fra coloro che emigrano dalla campagna alla città. Tuttavia, non possiamo dimenticare che molte volte il loro successo dipende dallo scarso entusiasmo e dall'indifferenza dei figli della Chiesa che non sono all'altezza della loro missione evangelizzatrice, per la loro debole testimonianza di vita cristiana coerente, la loro mancanza di cura per la liturgia e le manifestazioni della pietà popolare, oltre alla scarsezza di sacerdoti ed agenti di pastorale, fra le altre ragioni. Gli effetti di una catechesi e di una formazione insufficienti lasciano molti fedeli in una deplorevole situazione di vulnerabilità dinanzi all'opera di adescamento da parte di agenti non cattolici.

La presenza delle cosiddette "sètte" è una ragione più che sufficiente per fare un profondo esame della vita pastorale della Chiesa locale, cercando contemporaneamente risposte ed orientamenti solidi che consentano di conservare e rafforzare l'unità del Popolo di Dio. Dinanzi a questa sfida voi avete opportunamente stabilito alcune Opzioni Pastorali (cfr. La Iglesia ante los nuevos grupos religiosos, 16-IV-1988, III). Queste Opzioni vanno al di là di una semplice risposta alla sfida presente e vogliono essere anche vie per la nuova evangelizzazione, tanto più urgenti in quanto sono cammini concreti per approfondire la fede e la vita cristiana delle vostre comunità.


7. E' anche motivo di preoccupazione, in particolare tra i Vescovi del Nord del Messico, il fenomeno crescente delle emigrazioni. La ricerca di condizioni di vita migliori spinge molti a rivolgersi verso il Nord, pieni di speranze per raggiungere un progresso che corrisponda alle loro personali attese e a quelle della famiglia che hanno o desiderano formare. Sono molti e complessi i problemi che ciò vi pone, ma non minori sono le vostre preoccupazioni - che conosco bene - di accompagnare spiritualmente questi fratelli. Vi incoraggio, quindi, a seguire da vicino, con sempre maggiore sollecitudine e con mezzi adeguati, la mobilitazione di migliaia e migliaia di fratelli e sorelle in situazione di sradicamento e persino di pericolo. Non minore dev'essere l'interesse per il benessere e il rispetto della dignità umana degli emigranti, il che sarà testimonianza di una Chiesa, mistero di comunione, che si preoccupa in maniera filiale e solidale dei suoi figli e li accompagna ed incoraggia nei momenti difficili. La presenza della Chiesa accanto agli emigranti è indifferibile nella nuova evangelizzazione.


8. Accanto alle situazioni descritte, che sono oggetto di particolare preoccupazione da parte vostra e di tutta la Chiesa, vi sono anche altri fatti che reclamano la vostra sensibilità di Pastori, poiché, come ci ricorda il Concilio, i Vescovi sono anche "il principio visibile e il fondamento dell'unità nelle loro chiese particolari" (LG 23), così come maestri della verità e promotori dell'unità della fede e della disciplina comune di tutta la Chiesa (cfr. Ibidem).

Alcuni settori ecclesiali dell'America Latina continuano ad essere sotto l'influsso di certe correnti ideologiche che, in obbedienza a determinati presupposti e subordinando ad essi il messaggio rivelato, hanno messo in dubbio alcuni punti fondamentali dell'insegnamento cattolico. Neanche la Chiesa in Messico si è trovata libera da alcuni presupposti di certe ideologie della liberazione che rappresentano rischi concreti per la fede e per la stessa vita cristiana (cfr. Libertatis Nuntius, Introduzione). Queste versioni sbagliate e riduttive della liberazione continuano a diffondere uno spirito conflittuale e generano dolorose fratture che esigono una riconciliazione intorno alla verità che viene da Dio e che il Magistero della Chiesa propone perché sia creduta e vissuta in piena carità. L'amore per la Chiesa richiede uno sforzo pastorale in favore dell'unità, rispettando sempre il pluralismo legittimo ma orientato decisamente verso coloro che sono nell'errore, per invitarli a rettificare e a partecipare alla comunione e alla piena fedeltà.


9. La Chiesa, amatissimi Fratelli, è chiamata ad illuminare, secondo il Vangelo, tutti i campi della vita dell'uomo e della società. Per fedeltà a Cristo, suo Fondatore, essa considera come sua propria missione la salvaguardia del carattere trascendente della persona. Come insegna il Concilio Vaticano II "la missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è di ordine politico, economico e sociale; il fine, infatti, che le ha prefisso è di ordine religioso. Eppure proprio da questa missione religiosa scaturiscono dei compiti, della luce e delle forze, che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina" (GS 42).

Per questa vocazione di servizio all'uomo in tutte le sue dimensioni, la Chiesa si sforza di contribuire al conseguimento di quegli obbiettivi che favoriscono il bene comune della società, soprattutto per essere "insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana" (GS 76).

Per questo, come pone in rilievo lo stesso documento conciliare, "La Chiesa,... in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico" (GS 76).

Mostrerebbe grande mancanza di conoscenza della natura della Chiesa, chi pretendesse d'identificarla con un sistema o, se si preferisce, con un partito politico.

Tuttavia, ciò non significa che la Chiesa non abbia nulla da dire alla comunità politica, per illuminarla con i valori e i criteri del Vangelo. Ad essa corrisponde per la sua propria missione, dice ancora il Concilio, "predicare con vera libertà la fede e insegnare la sua dottrina sociale, esercitare senza ostacoli la sua missione tra gli uomini e dare il suo giudizio, anche su cose che riguardano l'ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza delle anime" (Ibidem GS 76).

Infatti, è facile constatare che molti problemi sociali e persino politici hanno radici nell'ordine morale, il quale è oggetto dell'azione evangelizzatrice ed educatrice della Chiesa. così, vediamo che la vita cristiana rafforza l'istituto familiare, favorisce la convivenza e educa a vivere solidamente e in libertà secondo le esigenze della giustizia. Non si tratta di un'indebita ingerenza in un campo estraneo, ma vuol essere servizio per tutta la comunità secondo il Vangelo, nel mutuo rispetto e libertà.

A questo proposito, desidero esprimere la mia viva soddisfazione per il clima di migliore intesa e collaborazione che si sta instaurando tra la Chiesa e le Autorità civili in Messico. Vi incoraggio a perseverare con decisione nel vostro proposito di dialogo costruttivo con le Autorità. A questo contribuirà indubbiamente la recente nomina di un Inviato personale del Signor Presidente del Governo Messicano, per facilitare in modo permanente il dialogo con la Santa Sede, nel giusto ambito della loro reciproca sovranità e della loro legittima indipendenza.

10. Un tema che certamente vi preoccupa, come Pastori della Chiesa in Messico, è quello dell'attuale legislazione civile in materia religiosa, per le sue innegabili e molteplici ripercussioni sulla vita delle vostre comunità ecclesiali.

A questo riguardo, faccio mie le parole pronunciate da Mons. Adolfo Suarez Rivera, Arcivescovo di Monterrey e Presidente della Conferenza dell'Episcopato Messicano, nel suo discorso inaugurale dell'ultima Assemblea Plenaria: "La Chiesa in Messico vuol essere considerata e trattata non come un'estranea, e meno ancora come una nemica che bisogna affrontare e combattere, ma come una forza alleata di tutto ciò che è buono, nobile e bello".

D'altra parte, avete ripetuto con fermezza l'insegnamento del Concilio Vaticano II, secondo cui la Chiesa "non pone la sua speranza nei privilegi offertile dall'autorità civile" (Ibidem GS 76), ricordando inoltre agli ecclesiastici la proibizione canonica di partecipare all'esercizio della potestà civile (cfr. CIC 285,3). Inoltre, in uno Stato di diritto, il riconoscimento pieno ed effettivo della libertà religiosa dev'essere al tempo stesso frutto e garanzia delle altre libertà civili. A questo riguardo è opportuno precisare che la libertà religiosa comprende molto di più della semplice libertà di credo e di culto.

Per questo il Concilio, nel Documento Dignitatis Humanae, ha sottolineato "che la libertà religiosa nella maggior parte delle costituzioni è già dichiarata diritto civile ed è solennemente riconosciuta con documenti internazionali" (DH 15) e, a questo riguardo, quella solenne assemblea ecumenica espresse un fermo appello affinché "ovunque la libertà religiosa sia difesa da una efficace tutela giuridica e che siano osservati i doveri e i diritti supremi degli uomini per esprimere liberamente la vita religiosa nella società" (Ibidem DH 15).

Dinanzi alla profonda crisi di valori che colpisce oggi istituzioni come la famiglia, o determinati settori della popolazione come la gioventù, l'azione della Chiesa - che è chiamata "ad estendere il raggio di azione della giustizia e dell'amore all'interno di ciascuna nazione e tra tutte le nazioni" (GS 76) - offre anche in Messico motivi di fondata speranza per una fruttuosa e cordiale intesa con le autorità civili, nella prospettiva del retto sviluppo della vita sociale e della ricerca del bene comune di tutti i messicani.

11. Le nuove circostanze, cari fratelli, esigono una decisa azione evangelizzatrice che porti ad atteggiamenti di maggiore autenticità personale e sociale e alla quale prendano parte tutti i membri delle comunità ecclesiali: sacerdoti, religiosi, religiose e laici. E' particolarmente necessario ai nostri tempi incoraggiare i laici a farsi più presenti come cristiani nelle realtà temporali della società messicana e che sentano, contemporaneamente, l'urgenza di partecipare e rendersi corresponsabili nei compiti ecclesiali.

Il desiderio di una maggiore partecipazione alla vita pubblica da parte dei cittadini del vostro Paese, voi lo avete sottolineato nel Piano Globale della Conferenza dell'Episcopato Messicano, quando dite: "Vediamo passi avanti nella coscienza civico-politica del popolo ed un notevole risveglio con forti aneliti di cambiamento verso la democrazia" (n. 3). Questi segni dei tempi devono spingere anche i fedeli laici a un deciso impegno per animare cristianamente l'ordine temporale con il dinamismo della speranza e la forza dell'amore, senza arretrare dinanzi alle esigenze della vita pubblica.

Un mezzo privilegiato, come ben sapete, per la diffusione del messaggio cristiano sono i mezzi di comunicazione sociale. così lo ha voluto manifestare il Concilio Vaticano II quando esortava i Vescovi affinché "Per la diffusione della dottrina cristiana ricorrano ai vari mezzi che oggi sono a disposizione" (CD 13); e, fra questi sottolineava il mezzo "della stampa e dei vari mezzi della comunicazione sociale, dei quali bisogna senz'altro servirsi per annunziare il Vangelo di Cristo" (Ibidem CD 13). Queste parole del documento conciliare, promulgato ventisei anni fa, hanno oggi, se possibile, una maggiore attualità. Infatti, siete ben consapevoli del bisogno odierno di servirsi dei "mass media" affinché il messaggio di Cristo giunga a tutti gli ambienti e la Chiesa sia più presente fra gli uomini. D'altra parte, la vostra responsabilità pastorale deve portarvi ad essere vigili e a formare i fedeli perché sappiano usare dei suddetti mezzi con intelligenza, poiché non è poco frequente che attraverso di essi vengano diffuse anche ideologie e modelli di vita contrari alla fede e alla morale cattolica. Per tutto questo, vi esorto a fare uno sforzo perché il messaggio del Vangelo e i valori che questo rappresenta siano sempre più presenti nei media del Paese e, per quanto possibile, affinché la Chiesa possa contare anche su suoi propri mezzi di comunicazione sociale, cui collaborino competenti ed integri professionisti cristiani.

12. San Paolo, nella lettura che abbiamo ascoltato durante la benedizione di questa sede della Conferenza dell'Episcopato Messicano, ci dice: "La parola di Dio non è incatenata" (2Tm 2,9). Questa parola, "in religioso ascolto... e proclamandola con ferma fiducia" (DV 1) è il fondamento della missione del Vescovo come maestro della verità, della verità che viene da Dio e che porta all'autentica liberazione dell'uomo, perché denuncia la falsità di coloro che cercano il dominio attraverso l'inganno. "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Jn 8,32) ci dice il Signore nel Vangelo.

Nel concludere questo incontro, amati Fratelli, affido a Nostra Signora di Guadalupe i vostri desideri apostolici, i successi e i fallimenti, le gioie e le tristezze, i bisogni e le speranze vostre, dei vostri sacerdoti, religiosi, religiose, agenti di pastorale e fedeli tutti delle vostre diocesi, che sono ben presenti nella preghiera e nel cuore del Papa.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-12

Sabato 12 Maggio 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Omelia per contadini e minatori - Bracho di Zacatecas (Messico)