GPII 1990 Insegnamenti - Saluto di congedo all'aeroporto - Città del Messico (Messico)

Saluto di congedo all'aeroporto - Città del Messico (Messico)

Titolo: Nostra Signora di Guadalupe mi accompagni sempre nel mio cammino come pellegrino dell'evangelizzazione

Cari fratelli nell'Episcopato, Autorità civili e militari, Carissimi messicani,


1. E' giunta l'ora di lasciare questa benedetta e amata terra del Messico.

Con il più grande affetto vi lascio, ma non vi dico addio. Rimango con voi, perché vi porto nel mio cuore; o per meglio dire, il mio cuore rimane in Messico: nei luoghi che ho visitato e in quelli che data la brevità del tempo non mi è stato possibile visitare, nonostante i cortesi e numerosi inviti ricevuti.

Ora, al momento di partire, rendo grazie fervidamente a Dio per avermi concesso la gioia di incontrare la Chiesa di Dio pellegrina in Messico: una Chiesa piena di vitalità nella quale ho potuto condividere, con tante figlie e figli suoi alcune giornate intense per le manifestazioni di fede, di amore fraterno e di salda speranza.

Nel mio cammino attraverso le diverse città della vasta nazione messicana, ho trovato sempre il calore umano e l'affetto che nasce dal sentirsi uniti da forti vincoli di fede. Porto con me l'indimenticabile ricordo di un popolo religioso che, radunato intorno ai suoi Pastori e in unione con il Successore di Pietro, è determinato a testimoniare nella società messicana il messaggio di salvezza di Cristo, messaggio di pace, di giustizia, di amore.


2. In questi momenti mi tornano alla mente tutte le persone che ho avuto occasione di avvicinare nelle vostre vie e piazze, e con le quali ho condiviso brevi momenti di grazia e di intensa comunione spirituale: qui a Città del Messico, a Veracruz, a Aguascalientes, a San Juan de los Lagos, a Durango, a Chihuahua, a Monterrey, a Tuxtla Gutiérrez, a Villahermosa e a Zacatecas. In modo particolare ricordo l'ordinazione dei sacerdoti a Durango ed esprimo di nuovo la mia gratitudine ai padri e alle madri del Messico, che generosamente offrono al Signore i propri figli e le proprie figlie per la vita sacerdotale o religiosa.

Non posso dimenticare che oggi è il 13 di maggio, festa della Vergine di Fatima, data molto significativa per me, per aver sentito in modo particolare, oggi come nove anni fa, la protezione materna di Maria.

perciò, in questo radioso momento di una mattina domenicale, i miei pensieri e le mie preghiere sono rivolti al Santuario di Nostra Signora di Guadalupe, per domandarle che mi accompagni sempre nel mio cammino come Pellegrino dell'Evangelizzazione e perché Lei, quale prima Evangelizzatrice dell'America Latina, aiuti la Chiesa che si trova in questo continente della speranza, a realizzare l'irrinunciabile compito della Nuova Evangelizzazione che desideriamo, e che è già iniziata in occasione del V Centenario della venuta del Messaggio di Gesù in queste terre.


3. In questa prospettiva, piena di luce e di fiducia, a te, amato popolo del Messico, ripeto il mandato che già ti proposi 11 anni fa, quando dopo aver baciato, con profonda emozione questa terra, pronunciai nella cattedrale principale la mia prima allocuzione: "Mexicum semperfidele, Messico sempre fedele".

La mia preghiera si rivolge a Dio misericordioso affinché rafforzi in ognuno di voi il forte desiderio di affrontare i problemi con animo sereno e fiducioso, disposti a cercare soluzioni sulla via del dialogo, della concordia, della solidarietà, della giustizia, della riconciliazione e del perdono.

Voglia Dio che il vostro Paese, che si onora di aver dato alla Chiesa tanti esempi di fede pura, contribuisca anche efficacemente a rafforzare i vincoli di amicizia, di pace, giustizia e progresso tra i membri della grande famiglia dell'America Latina. Ricercate instancabilmente l'armonia nella giustizia e nella libertà. In tal modo assicurerete un avvenire migliore, non solo a voi ma anche alle future generazioni.


4. Che queste indimenticabili giornate di intensa comunione nella fede e nella carità, possano aiutare tutti i messicani a rinnovare il loro impegno di vita cristiana, la loro fedeltà al Signore, la loro volontà di servizio e di aiuto ai fratelli, particolarmente ai più bisognosi.

Coraggio Messico! Il Papa parte ma rimane con voi. Il Papa vi ama e desidera rimanere al vostro fianco per infondervi coraggio per affrontare i problemi e per accompagnarvi lungo le difficili vie che dovrete percorrere.

Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo! Prima di terminare questa visita desidero rinnovare il mio ringraziamento al Signor Presidente della Repubblica, qui degnamente rappresentato dal Ministro degli Esteri, come anche agli altri membri del Governo, e a tutte le Autorità civili e militari, per i mezzi che generosamente hanno messo a disposizione nei diversi luoghi, e che hanno molto contribuito al buon svolgimento del mio viaggio pastorale. Che il Signore premi gli sforzi che realizzano per assicurare al loro Paese un avvenire di pace e concordia, di giustizia e benessere per tutti i messicani. Particolare apprezzamento e gratitudine desidero manifestare a tutti i miei fratelli nell'Episcopato, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutte le persone e le organizzazioni che, con dedizione e generosità, hanno svolto un valido servizio prima e durante il mio viaggio.

Rivolgo anche una parola di ringraziamento ai giornalisti, per l'encomiabile opera svolta dalla stampa, la radio e la televisione, per diffondere le informazioni sui numerosi incontri che hanno avuto luogo durante la mia permanenza in questo amato Paese.

Dio benedica sempre il Messico! Dio benedica ognuno dei suoi figli e delle sue figlie! Dio benedica il presente e il futuro di questa amata Nazione! Arrivederci, Messico! (Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-13

Domenica 13 Maggio 1990

Il radiomessaggio ai fedeli dello Yucatan (Messico)

Titolo: Dal Vangelo nuove energie al progresso spirituale e materiale

Con grande gioia desidero rivolgere il mio più cordiale saluto a tutti gli amatissimi figli e figlie dello Yucatan, nel contesto della mia indimenticabile visita pastorale in Messico, che ora si conclude.

Avrei desiderato che il mio itinerario all'interno di questa grande nazione, che Dio ha benedetto con tanti doni e con la particolare protezione della Santissima Vergine, comprendesse anche la penisola dello Yucatan. Siccome non è stato possibile, voglio ora far pervenire a tutti i cari fedeli, ai loro sacerdoti, religiosi e religiose, e all'arcivescovo, la più fervida espressione del mio affetto nel Signore.

Voglia Dio che gli abitanti di questa nobile terra che è stata, ed è, culla della gloriosa civiltà Maya, che si vide onorata dalla celebrazione dell'Eucarestia agli albori dell'arrivo del Vangelo in Messico, siano sempre fedeli ai loro valori cristiani,e che questi possano infondere in loro rinnovate energie per avanzare nel progresso spirituale e materiale di tutta questa cara archidiocesi.

Mentre vi incoraggio a dare testimonianza dell'amore a Gesù Cristo, vivendo come fratelli nell'unità della Chiesa, vi affido alla materna protezione di Nostra Signora di Guadalupe, Regina e Patrona di tutti i messicani.

Vi benedico nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-13

Domenica 13 Maggio 1990

All'incontro col governo - Willemstad (Antille Olandesi)

Titolo: I cristiani han posto le basi per una società giusta e pacifica

Eccellenza,


1. Il mio primo sentimento all'arrivo nelle Antille Olandesi è di gioiosa gratitudine a Dio Onnipotente che ha reso possibile questa visita. Nella sua persona saluto le Autorità e tutta la popolazione di queste belle isole.

Ho baciato la terra di Curacao in segno di cordiale stima ed amicizia verso tutti i popoli di questa regione. Quale Vescovo di Roma e Successore di Pietro, l'ho fatto in omaggio a tutti coloro che qui hanno reso testimonianza con parole di verità ed atti di amore, al potere del Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. Sono pieno di gioia al pensiero di incontrare i fedeli cattolici soprattutto alla Celebrazione Eucaristica in cui saranno riuniti insieme ai loro sacerdoti, al Vescovo Ellis e a tanti altri Vescovi dell'area dei Caraibi.


2. Quale fratello-pellegrino di tutta la famiglia umana, che vive in un mondo che è spettatore di drammatici cambiamenti sociali e politici, la mia visita vuole essere un'espressione dinanzi a voi e dinanzi a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, della profonda solidarietà della Chiesa con i popoli in via di sviluppo. Gli individui e i popoli aspirano ovunque ad essere veramente liberi.

Essi cercano sostegno per superare gli ostacoli che si frappongono al loro pieno sviluppo. Sono disponibili ad intraprendere e a sopportare molto, al fine di raggiungere uno stile di vita più umano.

La sfida reale che le nazioni in via di sviluppo devono affrontare, è sia spirituale che materiale. E' la sfida a far si che si sviluppi e fiorisca il senso della dignità umana. E' il compito di costruire nell'autentico tessuto della società un profondo senso dei diritti umani e le corrispondenti responsabilità personali e sociali di ogni cittadino. In breve, è il dovere sempre presente di considerare e trattare ogni essere umano secondo il suo unico valore di figlio amato del Creatore.


3. Desidero incoraggiarvi in questo grande compito. E prego Dio Onnipotente affinché le popolazioni delle Antille Olandesi, con saggi consigli e generoso impegno, costruiscano una società giusta e sollecita, un luogo di pace e di benessere per tutti gli abitanti di queste isole.

Eccellenza, la ringrazio ancora per il suo cordiale benvenuto.

Signora Primo Ministro, Illustri Membri del Governo, Signore e Signori


4. All'inizio della mia visita pastorale a Curacao, desidero salutare ciascuno di voi e ringraziarvi per il vostro caloroso benvenuto in queste isole. Le Antille Olandesi sono state benedette da una bellezza naturale che ha sempre attratto visitatori da tutto il mondo. Ma Dio vi ha anche benedetti con una ricca varietà di razze e popoli, che insieme si sforzano di costruire una società unita ed armoniosa. Prego con fervore affinché la pace che viene da Dio continui a trovare un focolare nei vostri cuori, nelle vostre famiglie e in ogni settore della vostra vita sociale e civile.

Signor Primo Ministro, esprimo la mia profonda gratitudine per la opportunità di poter venire a Curacao e far visita alla popolazione delle Antille Olandesi. La mia presenza tra di voi cade in un momento importante, in quanto le popolazioni dell'America e di altri luoghi si stanno accingendo a commemorare il cinquecentesimo anniversario del primo viaggio di Cristoforo Colombo ai Caraibi.

E' mia speranza che la visita del Papa a Curacao contribuisca a ricordare l'ispirazione che la fede cristiana ha infuso in quanti, in mezzo a difficoltà di ogni tipo, hanno cercato di tenere alta la dignità umana e di gettare le basi di una società giusta e pacifica.

Anche se la mia visita pastorale si rivolge in primo luogo ai cattolici della Diocesi di Willemstad, spero che tutti gli uomini e le donne di buona volontà, quale che sia il loro credo religioso, possano trovare nella mia breve permanenza presso di voi un'opportunità per meditare sul significato di quei valori morali e religiosi che sono necessari per il benessere integrale sia degli individui che di tutta la società. Tali valori hanno ispirato generazioni di vostri concittadini nei loro sforzi di creare vincoli di unità e di armonia tra diversi popoli e molteplici tradizioni.

Nelle prossime ore, quando celebrero l'Eucaristia e preghero con molti vostri concittadini, imploreremo Dio affinché quella fedeltà e questi stessi valori guidi sempre il vostro progresso come popolo.


5. Nell'attuale situazione mondiale, caratterizzata da rapidi cambiamenti sociali e politici, è diventato sempre più evidente che le preoccupazioni che accompagnano le società nel loro sviluppo non possono limitarsi ai campi ristretti di interessi egoistici locali o nazionali, ma devono assumere un carattere più ampio. In effetti, ciò che si richiede a tutti i popoli, in questi ultimi anni del ventesimo secolo, è una solidarietà che abbracci tutta la famiglia umana e ciascuno dei suoi membri. Tale solidarietà è "la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune... per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti" (SRS 38).

La promozione di tale determinazione a tutti i livelli della società è una delle grandi sfide morali del nostro tempo e la chiave di un'effettiva collaborazione degli individui, dei gruppi sociali e delle nazioni, a venire incontro alle necessità e alle aspirazioni di tutta la razza umana. Solo attraverso il risoluto impegno al dialogo, alla cooperazione e al rispetto per i principi oggettivi della moralità, la nostra società sarà in grado di affrontare i problemi sociali, economici e politici, sempre più complessi, del nostro tempo.

Così le Antille Olandesi potranno offrire il loro giusto contributo a tante altre società in tutto il mondo nel momento in cui si confrontano con queste sfide e si sforzano di affrontarle in un modo degno delle loro migliori tradizioni.

A questo proposito, vorrei sottolineare l'importante ruolo svolto nello sviluppo di ogni società dai suoi educatori e istituzioni educative.

I cattolici delle Antille Olandesi sono da lungo tempo impegnati nell'opera di educare i giovani in conoscenza e virtù. La Chiesa giustamente considera questo apostolato un contributo significativo alla vita del vostro popolo, e si impegna a cooperare in modo costruttivo con lo Stato per l'educazione di tutti i cittadini.


6. Signore e Signori: quasi cinquecento anni fa, il primo incontro degli europei con le popolazioni delle Americhe ha segnato l'inizio di un nuovo capitolo della storia dell'umanità. Al momento attuale, mentre uomini e donne in tutto il mondo sperano ardentemente nell'inizio di una nuova era di pace e cooperazione tra le nazioni, vi incoraggio nei vostri sforzi per costruire una società contrassegnata dalla giustizia e dal rispetto per la dignità di tutti.

Che Dio Onnipotente effonda le sue abbondanti benedizioni su di voi e su tutto il popolo di Curacao, delle Antille Olandesi e di tutti i Caraibi.

(Al termine dell'incontro il Papa ha rivolto ai presenti alcune parole di saluto e di ringraziamento:) Signore e Signori, Formulo i miei migliori auguri per le vostre famiglie. E' questo il tema centrale del discorso del vostro Governo, di Sua Eccellenza, ed anche il tema centrale dell'opera della Chiesa a Curacao.

Molte grazie.

(Quindi il Santo Padre ha salutato in lingua spagnola i fedeli presenti, con queste parole:) Vorrei ringraziare tutti i cittadini di Curacao per questa loro presenza, qui, ora. Desidero anche benedire tutti gli abitanti di questo arcipelago ed anche di tutte le isole dei Caraibi, delle Antille. Sono molto felice di potervi visitare e di esprimere i miei migliori auguri per tutti voi, per le vostre famiglie, per tutti gli abitanti di queste meravigliose isole. così, prima di recarmi alla celebrazione della Santa Eucaristia, offro a tutti voi la Benedizione nel nome del Santissimo... Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Dio vi benedica tutti. Molte grazie.

A presto, a presto, ci rivedremo un'altra volta.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-05-13

Domenica 13 Maggio 1990

Omelia ai fedeli della diocesi - Willemstad (Antille Olandesi)

Titolo: Nel focolare familiare si inizia a costruire un mondo migliore

Cari fratelli e sorelle,


1. Sono molto felice di essere con voi in quest'Isola benedetta crocevia di strade e di culture diverse. Come ogni terra aperta al mare e alla comunicazione con altri popoli, la vostra si trova in una situazione privilegiata, aperta a tutti gli orizzonti, e ciò vi rende maggiormente sensibili ai problemi dell'uomo, della natura, dell'aldilà.

Rendo grazie a Dio perché in questo nuovo pellegrinaggio in America Latina mi ha permesso di venire a visitarvi e di poter esprimere in tal modo tutto l'affetto che provo per voi come figli della Chiesa Cattolica e cittadini della bella Curacao. Saluto con un abbraccio fraterno il vostro Vescovo, Mons. Willem Michel Ellis e gli altri fratelli nell'Episcopato, Cardinali e Vescovi qui presenti, così come i sacerdoti, i religiosi, le religiose e tutti gli amatissimi fedeli di questa bella terra dove il seme del Vangelo è stato particolarmente fecondo. Il mio cordiale saluto si rivolge anche alle autorità che ci accompagnano.


2. Ha appena finito di risuonare nella nostra celebrazione eucaristica la parola di Cristo stesso che, oggi come ieri, continua a dirci: "lo sono la via, la verità e la vita" (Jn 14,6). La sua voce è sempre attuale, poiché Egli vive risorto e presente fra noi. Le sue parole ci infondono luce e speranza per seguire il cammino della vita. In effetti, Dio nostro Padre, per mezzo di Suo Figlio Gesù Cristo e nello Spirito Santo, "nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici" (DV 2).

La liturgia di questo periodo pasquale ci porta spesso nel cenacolo dove Gesù, alla vigilia della sua passione e della sua morte, ha avuto il suo ultimo colloquio con gli Apostoli. Nel contesto di tale colloquio troviamo una domanda dell'apostolo Filippo che è, allo stesso tempo, una preghiera: "Signore, mostraci il Padre e ci basta" (Jn 14,8).

Questa richiesta e preghiera dell'apostolo ci serve come chiave per conoscere ciò che in quei momenti stavano pensando gli Apostoli. La risposta di Gesù elimina ogni dubbio ed apre loro il cammino per scoprire il suo mistero ed il suo messaggio: "Chi ha visto me ha visto il Padre" (Jn 14,9).

Cristo è la rivelazione personale di Dio. Non solo ci parla di Dio suo Padre, ma ci si presenta come la piena rivelazione del Padre. Gesù è Figlio di Dio, il Verbo o parola viva e personale del Padre, reso carne per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria.

Gesù Cristo, come figlio di Dio e nostro Redentore, è la Via che ci porta al Padre, per introdurci e renderci partecipi dello stesso mistero di Dio Amore, che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Solo partendo da questo mistero di Amore, potremo comprendere il mistero dell'uomo nostro fratello. La Via attraverso la quale Cristo ci conduce al Padre passa attraverso tutto ciò che egli stesso fa e dice. Vale a dire, passa per il Vangelo, che è la sua parola viva e sempre attuale. Passa principalmente attraverso tutto ciò che è Cristo: la nostra Pasqua, il nostro "passo" dalla Croce alla Resurrezione, il nostro passo verso la Verità e la Vita, che è Dio stesso. "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Jn 14,6).


3. In questo luogo adesso, come venti secoli fa, Gesù Cristo continua a dire "lo sono la via, la verità e la vita" (Ibidem Jn 14,6). Cari fratelli e sorelle, il Signore è l'unica via che ci conduce alla vera vita, alla felicità eterna, alla verità immutabile. Le nostre aspirazioni ad un mondo migliore, ove regnino la giustizia e la pace troveranno piena realizzazione solo in Cristo risorto, perché Egli è "la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana" (GS 10). La costruzione di un mondo migliore in cui regnino l'amore e la concordia ha inizio in ogni cuore umano, quando in esso divengono vivi i criteri, la scala di valori ed i comportamenti evangelici del Signore. Come ci insegna il Concilio Vaticano II, solamente "Cristo (...) svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa notare la sua Altissima vocazione" (GS 22).

I nostri desideri di benessere e felicità saranno soddifatti davvero solamente quando le persone, le famiglie e la società intera vivranno secondo il comandamento dell'amore. La persona, la famiglia e la società non saranno pienamente umane se limitano le proprie aspirazioni al solo possedere, consumare e godere, poiché "l'uomo (...) non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé" (GS 24). Come afferma il Concilio Vaticano II, noi cristiani vogliamo essere artefici di "un nuovo umanesimo in cui l'uomo si definisce anzitutto per la sua responsabilità verso i suoi fratelli e verso la storia" (GS 55).


4. Il Signore, che è la "pietra viva", come ci ha appena ricordato San Pietro nella prima lettura di questa celebrazione, si rivolge questa sera a voi che dovete essere "pietre vive, ... per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo" (1P 2,4 1P 2,5) L'annuncio della Parola di Dio fa nascere di generazione in generazione, nuove "pietre vive", con le quali si costruisce il Popolo di Dio che è la Chiesa.

Consapevoli di essere membri vivi della Chiesa di Cristo, vi esorto dunque a testimoniare la vostra vitalità cristiana e ad essere un tratto d'unione con tante persone che passano per la vostra terra, cercando riposo, ospitalità, lavoro, in modo che la vostra vita sia una testimonianza permanente del Vangelo.

Come non ringraziare il Signore per la fede che abbiamo ricevuto e tutti gli altri beni materiali, culturali e spirituali con i quali ci ha benedetto? Ma il miglior modo di ringraziare Dio per i suoi doni è questo: essere testimoni ed apostoli del Vangelo. Effettivamente, come ci ricorda il Concilio "Essendo tutta la Chiesa missionaria ed essendo l'opera di evangelizzazione dovere fondamentale del Popolo di Dio" (AGD 35).

Nel contatto con le persone che trascorrono un periodo di tempo fra voi per turismo, affari o lavoro, potrete osservare che "il mondo, nonostante innumerevoli segni di rifiuto di Dio, paradossalmente lo cerca attraverso vie inaspettate e ne sente dolorosamente il bisogno" (EN 76).

Nei diversi tipi di contatto troverete il modo di compiere il vostro dovere di cristiani, dato che per il vostro modo di vivere e condividere, queste stesse persone dovranno vedere in voi i testimoni di Dio Amore; poiché anche a voi sono rivolte queste parole del Concilio: "La loro comunità, infatti, è composta di uomini, i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre e hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. perciò essa si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia" (GS 1).


5. Il messaggio evangelico, che è la base per costruire un mondo migliore, deve essere vissuto principalmente nella famiglia cristiana. Questa comunità di Curacao, insieme ai suoi pastori, ha scelto come motto per la visita del Papa "Un miho mundo manan ku mas famia Kristiani!", indicando così una delle vostre priorità nella edificazione del Regno di Dio. Infatti è nel focolare famigliare che si inizia a costruire un mondo migliore. Questo è possibile soltanto quando la famiglia è intesa non come semplice coabitazione ma come "intima comunità coniugale di vita e di amore" (Ibidem, GS 48). Allora la famiglia riceve la grande "missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell'amore di Dio per l'umanità e dell'amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa" (FC 17).

Proprio nel segno dell'azione evangelizzatrice gli sposi cristiani devono sentirsi chiamati ad una maggiore santità di vita in fedeltà agli insegnamenti della Chiesa. Pero, in contrasto con questi insegnamenti, riscontriamo ai nostri giorni una serie di mali che affliggono l'istituzione famigliare, come ad esempio le unioni illecite non santificate dal sacramento del matrimonio, la disgregazione della vita famigliare attraverso il divorzio, l'infedeltà e l'abbandono del focolare e dei figli, la violazione del diritto alla vita attraverso l'aborto e l'esclusione della fecondità. Tutto questo viene alimentato da una mentalità materialista e consumistica insieme alla corruzione e alla dilagante pornografia.

Amatissimi nel Signore, desidero rivolgermi a voi nella vostra lingua nativa: "E' necessario evangelizzare la famiglia perché sia una vera comunità di vita e di amore, gettando così le solide basi di un mondo nuovo. Il futuro dell'umanità passa attraverso la famiglia" (FC 86).

Il futuro della Chiesa passa attraverso le famiglie dove si vive e si trasmette il Vangelo perché tutte le famiglie cristiane devono convertirsi in evangelizzatrici delle altre famiglie. Soprattutto a voi, padri e madri cristiani, insieme ai vostri figli spetta il compito di annunciare con gioia e fermezza la "Buona Novella" alla famiglia, come fondamento della società e come "Chiesa domestica" (LG 11).


6. La presenza di tanti giovani in questo "Centre Deportivo Korsou" è già motivo di speranza per l'avvento del mondo migliore che tutti desideriamo. Cari giovani vi porto sempre nel mio cuore! Vivete nella gioia di seguire Cristo. Non dovete lasciarvi togliere da nulla e da nessuno la vostra fiducia in Lui e il vostro entusiasmo per costruire un mondo nuovo, dove regni la generosità e l'amore. Nel vostro cuore sentite continuamente l'ansia di verità e di vita. Gesù Cristo è l'unica via ed è al tempo stesso la suprema e vera vita.

Giovane di Curacao, partecipa all'instancabile compito di annunciare il Vangelo. Sei chiamato ad essere un appassionato ricercatore della verità, di ideali alti e nobili. Non cadere nell'apatia, nell'indifferenza, nello scoraggiamento. Il Signore è con te. Sii allora protagonista nella costruzione di una società più giusta, più sana, più fraterna.


7. Voglio ora rivolgere il mio indirizzo affettuoso alle persone consacrate. Mi sembra di vedere in voi il segno presente dell'amore di Cristo. Tutta la vostra vita consacrata ad essere spose di Cristo è come "segno e stimolo della carità e speciale sorgente di fecondità spirituale nel mondo" (LG 42).

Possiate continuare ad essere fedeli alle speranze che la Chiesa ripone in voi. Sentitevi profondamente amati da Cristo. Convinti solo di questo avrete la forza di amare e di far amare Cristo e la Chiesa sua sposa. In questo modo il vostro amore sponsale per Cristo si muta anche in "amore per la Chiesa come corpo di Cristo, per la Chiesa come popolo di Dio, per la Chiesa sposa e madre" (Redemptionis Donum, 15).

Incoraggio voi, amati sacerdoti, e voi, futuri sacerdoti perché siate fedeli alla vostra vocazione di essere "segno sacramentale di Cristo pastore e capo della Chiesa" (Puebla, 659). Con la "gioia pasquale" che deriva da una vita immolata come "più eccelsa testimonianza di amore" (PO 11), potrete essere presenza e trasparenza di Cristo, "via, verità e vita" per la famiglia cristiana, per i laici, per i lavoratori, per i giovani, per le persone consacrate e per tutto il Popolo di Dio. Cristo ha bisogno di voi per arrivare fino agli infermi ai poveri, ai lontani e a tutti coloro che hanno iniziato a cercarlo.


8. Ascoltando la parola di Dio nella celebrazione liturgica di oggi noi ci siamo avvicinati a Cristo che è la pietra angolare, come ci ha ricordato San Pietro citando il profeta Isaia: "Ecco, io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fon

Data: chi crede non vacillerà" (1P 2,6, cfr. Isaia 28,16). Bisogna accogliere questa pietra angolare che è Cristo, e non disprezzarla nella nostra vita qui sulla terra.

Prima di chiudere e nel segno del V Centenario dell'evangelizzazione della venuta del Vangelo nel Nuovo Mondo, desidero rinnovare il mio appello alla Chiesa di Curacao ad un maggior impegno nell'evangelizzazione perché rafforzi le sue radici cristiane. Questa nuova evangelizzazione ha bisogno di uomini e donne assidui nell'ascolto della Parola di Dio, nella preghiera, nella celebrazione eucaristica e disposti a condividere i loro beni con i fratelli (cfr. Ac 2,42 Ac 4,32). La nuova evangelizzazione ha bisogno di cristiani e di comunità che siano "un cuore solo e un'anima sola" (Ac 4,32). La Vergine Santissima, Madre dell'Umanità vi aiuterà a vivere questa comunione ecclesiale tanto voluta da Gesù, segno efficace di vita nuova e di evangelizzazione.

Il Vescovo di Roma, successore di San Pietro, nel fare visita a questa amata Chiesa locale vi incoraggia a seguire sempre Cristo "via, verità e vita".

Questo è quello che chiedo al Signore qui oggi per voi e con voi. così sia.

(Un saluto e una benedizione particolari il Papa ha voluto ancora rivolgere a tutte le famiglie presenti alla celebrazione eucaristica. Queste le sue parole pronunciate al termine della Santa Messa:) Ringrazio tutti i cattolici, tutti i cittadini di Curacao e delle altre Isole. Che Dio benedica ciascuno di voi, in particolare benedica le famiglie, porti le famiglie a perseverare nella fedeltà, come unione sponsale, come figura di quest'unione sempre esistente fra Cristo Salvatore e Rèdentore e la sua Chiesa.

Per mezzo delle famiglie si muove il futuro, l'avvenire di tutta la Chiesa e di tutta l'umanità, in particolare della vostra società a Curacao. Sia lodato Gesù Cristo.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-13

Domenica 13 Maggio 1990

Atto di affidamento a Maria - Willemstad (Antille Olandesi)

Titolo: Consacro a te il popolo delle Antille e Aruba

Santissima Vergine Maria! Come Pellegrino in questa benedetta terra delle Antille e di Aruba, mi inginocchio di fronte a te, per mettere sotto la tua protezione tutti i figli e le figlie di questo popolo, che ti venera come una Madre amatissima.

Dinanzi a te, che sei la piena di grazia, rinnoviamo la professione della nostra fede, la ferma speranza nella tua protezione, l'amore filiale che sorge dai nostri cuori.

Perché sei Madre di Dio e Madre nostra, ti consacro le comunità ecclesiali che sono in pellegrinaggio nelle Antille e Aruba; fai si che conservino sempre come un prezioso tesoro la fede in Gesù Cristo, l'affetto per te, la fedeltà alla Chiesa.

Benedici il suo Vescovo, i sacerdoti, i religiosi le religiose, i seminaristi e tutti gli apostoli laici affinché siano sempre testimoni di unione e di carità fraterna.

Consacro a te in modo particolare le famiglie, affinché si formino focolari cristiani in cui si rispetti la vita che nasce, dove si mantenga la fedeltà del matrimonio, l'educazione integrale dei figli, la generosità per i poveri ed i bisognosi; affinché vi sia un mondo migliore domani con più famiglie cristiane.

Benedici anche i giovani, perché trovino in Cristo il modello di dedizione al prossimo, che li spinga ad impegnarsi nella costruzione di una società più giusta, fraterna ed accogliente.

Sii protettrice amorevole dei bambini, che meritano un mondo più pacifico ed umano, dei malati, dei poveri, dei detenuti, dei perseguitati, degli orfani, degli indifesi, dei moribondi.

Madre della Chiesa! consacro a te il popolo cattolico delle Antille e Aruba, affinché rimanga in perfetta comunione di fede e di amore.

Benedicilo con numerose vocazioni sacerdotali e religiose; guidalo verso Gesù, Tuo Figlio, che è la via, la verità e la vita.

Con fiducia affido alle tue mani questa preghiera affinché giunga al Padre, che ti ha amato e ti ha scelta come primizia della nuova umanità; per mezzo del Figlio, che è nato dal tuo seno, e nello Spirito Santo.

Amen.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1990-05-13

Domenica 13 Maggio 1990

Messaggio ai giovani - Willemstad (Antille Olandesi)

Titolo: Il magistero della Chiesa parla con l'autorità di Cristo

Cari giovani della Diocesi di Willemstad,


1. Il mio viaggio alla vostra Chiesa locale sarebbe incompleto se non potessi fare alcune riflessioni con voi, che siete tanto vicini al cuore del Papa. Vi rivolgo queste parole avendo presenti le domande che mi sono state rivolte per vostro conto. Tutte le vostre preoccupazioni riflettono i vostri sforzi di vivere la vocazione cristiana che vi è propria quali membri della Chiesa di Cristo, e voglio incoraggiarvi nella vostra ricerca e nella vostra generosità.

Potete sentirvi geograficamente lontani dal centro della Chiesa, a Roma, ma vi assicuro che siete molto vicini al cuore e all'affetto del Papa.

La maggior parte delle vostre domande verte sugli obblighi legati allo stato di vita cristiano nel matrimonio e nella famiglia o nel sacerdozio e nella vita religiosa. Voi avete molto a cuore la condizione dei poveri e vi chiedete se la Chiesa non possa fare di più per loro. Vi preoccupate del divario che spesso esiste tra il modo in cui dovrebbero andare le cose e quello in cui effettivamente vanno, tra la dottrina cristiana e il modo in cui i cristiani vivono, tra la Buona Novella del Vangelo e le dure realtà della vita. Come è possibile, vi chiedete, accettare l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio trovandoci di fronte a divorzi e a problemi familiari? Come possiamo sentire la chiamata al sacerdozio o alla vita religiosa, che prevede il celibato, se siamo circondati da una cultura consumistica e da un diffuso edonismo? In breve, come possiamo essere membri fedeli di una Chiesa che ci chiama a degli ideali così in contrasto con le tendenze dominanti della cultura di oggi?


2. Per rispondere a queste domande, occorre innanzitutto chiederci qualcosa di più fondamentale: qual è il nostro rapporto con Gesù Cristo e cosa significa essere un discepolo di Cristo, un "cristiano"? All'inizio del Vangelo di San Giovanni, leggiamo l'affascinante resoconto di due giovani che incontrarono Gesù e divennero i suoi primi discepoli.

Erano Andrea e lo stesso Giovanni. "Gesù allora si volto e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?"" (Jn 1,38). Gesù vi rivolge la stessa domanda: "Giovani delle Antille Olandesi, cosa cercate veramente nella vita?". E' il modo di Gesù di porre dinanzi a voi la questione fondamentale del significato e della direzione della vita. Come i giovani di tutto il mondo, voi volete una vita che sia degna di essere vissuta. Nel vostro cuore sentite un profondo desiderio per un mondo pieno di bontà, in cui regnino la giustizia, la comprensione e l'armonia tra le persone e tra le nazioni. Volete vivere dove siano luce e verità nei rapporti umani, e quindi fiducia e vera libertà".

Dove troverete tutto questo? Gesù disse ad Andrea e a Giovanni: ""Venite e vedrete"... e si fermarono presso di lui" (Ibidem, Jn 1,39). Essi si fermarono perché videro che con Gesù Cristo essi potevano aspirare a ciò che il loro cuore anelava di più. Non perché Gesù Cristo offriva delle semplici soluzioni. Al contrario: sia Andrea che Giovanni avrebbero sofferto molto per amor suo. Ma l'incontro con Gesù fece loro comprendere che qui stava la chiave della loro esistenza; qui essi trovarono il significato più profondo della vita; essi trovarono il modo di conferire il massimo valore alle loro vite. Il Concilio Vaticano II, in termini più universali, lo descrive in tal modo: "Cristo svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione" (GS 22).


3. Cari giovani, questa alta chiamata che Cristo rivela è anche la vostra vocazione: partecipare alla natura divina, essere una nuova creazione, fuggire il peccato ed essere restituiti alla vostra somiglianza con Dio attraverso il potere dello Spirito Santo che opera in voi.

Cristo è il vostro Salvatore, il vostro Redentore. Egli solo è "la vostra via, la vostra verità e la vostra vita" (cfr. Jn 14,6).

Il suo cammino di salvezza, tuttavia, non è quello che potremmo aspettarci da un modo d'intendere puramente umano. Il Signore crocifisso e risorto non vi promette una vita perfetta e agevole in questo mondo. Se meditate su questo, comprenderete che perfino quanti godono di un'abbondanza di piaceri terreni, di ricchezze e di poteri, spesso si sentono vuoti e infelici. Questa non può essere la risposta dei desideri più profondi del cuore umano.

Ciò che Gesù promette è che la sua vittoria sul peccato e sulla morte può essere anche la vostra vittoria se, a imitazione della sua croce, voi acconsentite a "perdere la vostra vita" insieme a lui, vale a dire, a offrire la vostra vita al Padre; a spendere la vostra vita nell'amore per gli altri, anche per gli estranei, i nemici, e quanti peccano verso di voi; a cercare in tutte le cose la volontà di Dio, e non la vostra. Questo significa essere una nuova creazione partecipare alla vita divina, essere liberati dal peccato e restituiti alla somiglianza di Dio affinché, qui e adesso, possiate costruire il suo regno di pace, giustizia e amore, e un giorno condividere con lui la felicità eterna in cielo.


4. E' solo in questa prospettiva di vocazione cristiana totale che troverete le risposte alle domande che ponete sul matrimonio e la famiglia, o sul sacerdozio e la vita religiosa. Perché in tutte le cose Cristo è il modello di vita e comportamento cristiano. Il celibato, per esempio, è inteso a permettere al sacerdote o al religioso di imitare la donazione totale di Cristo per amore di tutti. Esso libera gli uomini e le donne da affetti esclusivi e legami familiari, di modo che essi o esse possano dedicarsi completamente al servizio a Dio e all'umanità. Si tratta di una grazia speciale offerta ad alcuni, di un segno dell'amore particolare di Dio per coloro che hanno accolto la vocazione alla consacrazione o alla configurazione sacramentale con Cristo. In tal modo il celibato costituisce un segno del regno celeste che verrà, in cui le persone non prendono "né moglie né marito" (Mt 22,30), e in cui Dio è "tutto in tutti" (1Co 15,28).

Anche il matrimonio trova in Cristo il suo pieno significato. E' il sacramento in cui un uomo e una donna fanno dono esclusivo e indissolubile di sé all'altro, per amore. Attraverso il loro amore fedele essi continuano l'opera della prima creazione (cfr. Gn 2,18), cooperando con Dio al compito di portare nuova vita nel mondo. La loro comunione, che dura tutta la vita, diventa un segno dell'amore perfetto che Cristo sposo ha manifestato alla Chiesa sua Sposa quando "ha dato se stesso per lei" (Ep 5,25) sulla Croce.

Forse pensate di aver conosciuto sacerdoti religiosi, coppie sposate e membri di famiglie che non sono riusciti a vivere la loro alta vocazione. Dio solo può giudicare i cuori degli-altri; e noi non dobbiamo usare le loro debolezze e il loro fallimento per esimerci dai doveri della nostra vocazione cristiana. Dove troveremo la forza necessaria per affrontare tutte le sfide che comporta l'essere cristiani? Andrea e Giovanni "si fermarono presso di lui", presso Gesù (cfr. Jn 1,39). La sua compagnia, la sua amicizia, il suo amore divino divennero la sorgente della loro trasformazione e fedeltà. E ad un certo momento Cristo mando lo Spirito Santo - "Colui che dà la vita" - sugli Apostoli ed essi furono ricolmati di coraggio per portare la "Buona Novella" fino ai confini della terra.

Il medesimo dono dello Spirito Santo è offerto ad ogni seguace di Cristo, per consentirci di vivere secondo i modelli che ha stabilito per noi. La grazia di Dio si fonde con la nostra natura umana, cosicché possiamo essere "saldi, perfetti e aderenti a tutti i voleri di Dio" (Col 4,12).


5. La vostra riflessione sulla vita cristiana deve ora compiere un passo ulteriore. Quale che sia la vostra vocazione, chi siete voi per sapere cosa è giusto o sbagliato quando prendete decisioni morali? Quali seguaci del Cristo crocifisso e risorto, la vostra prima domanda non dovrebbe essere "Cosa voglio?", ma piuttosto, "qual è la volontà di Dio per me in questo momento, in questa situazione?". La volontà di Dio si è manifestata nella Rivelazione e nella sua autentica interpretazione e trasmissione da parte della Chiesa. Quella legge, inoltre, è anche inscritta in ogni cuore umano (cfr. Rm 2,15) e la sua espressione più alta è l'amore perfetto a Dio e al prossimo che Gesù esigeva dai suoi discepoli e che lo Spirito Santo infonde nei nostri cuori (cfr. Rm 5,5).

Lo stesso Spirito Santo continua ad essere presente nella sua Chiesa, aiutandola ad applicare il Vangelo agli interrogativi morali, vecchi e nuovi.

Quindi il magistero della Chiesa non è semplicemente una voce in mezzo alle altre, bensi una voce che parla con l'autorità di Cristo. La nostra coscienza, quindi, non è autonoma nel decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. La coscienza deve formarsi sulla via della verità e dell'amore.

L'eminente Cardinale John Henry Newman, morto cent'anni fa, ha scritto spesso e con grande chiarezza sul problema della coscienza. Nelle vostre lezioni di dottrina cristiana e nelle vostre discussioni, potreste meditare su queste sue parole: "Il ruolo e la misura del dovere non è l'utilità, né l'opportunità, né la felicità della maggioranza, non è la convenienza dello Stato, né l'idoneità, l'ordine e il "pulchrum". La coscienza non è egoismo lungimirante, né il desiderio di essere coerenti con se stessi; ma è un messaggero che viene da Lui, che, in natura e in grazia, parla a noi dietro a un velo, e ci ammaestra e ci governa attraverso i Suoi rappresentanti...

"Sto usando il termine "coscienza""... non come una fantasia o una opinione, bensi come una doverosa obbedienza a ciò che afferma di essere una voce divina, che parla dentro di noi...

"La coscienza ha dei diritti in quanto ha dei doveri; ma in questo tempo, per una gran parte della gente, è autentico diritto e libertà di coscienza fare a meno della coscienza, ignorare il Legislatore e il Giudice, essere liberi da obblighi invisibili. Diventa una licenza abbracciare una o nessuna religione, abbracciare questo o quello e poi abbandonarlo nuovamente, andare in Chiesa, andare alla cappella, vantarsi di essere al di sopra di tutte le religioni ed essere un critico imparziale di ciascuna di esse. La coscienza è una dura ammonitrice, ma in questo secolo è stata sostituita da una contraffazione, di cui i diciotto secoli che l'hanno preceduta non avevano mai sentito parlare, e anche se ne avessero sentito parlare, mai l'avrebbero confusa con essa. E' il diritto all'ostinazione" (Difficulties of Anglicans, Westminster, Md, II, pp. 248,225; 250).


6. La Chiesa ha sempre sostenuto ciò che Newman andava proponendo, vale a dire che la coscienza è l'interprete, non l'inventore, dell'ordine morale oggettivo stabilito da Dio. Ecco perché Paolo VI ha scritto nella grande Enciclica Humanae Vitae: "Nel compito di trasmettere la vita, essi (marito e moglie) non sono quindi liberi di procedere a proprio arbitrio, come se potessero determinare in modo del tutto autonomo le vie oneste da seguire, ma, al contrario, devono conformare il loro agire all'intenzione creatrice di Dio, espressa nella stessa natura del matrimonio e dei suoi atti, e manifestata dall'insegnamento costante della Chiesa" (l. c., HV 10).

Mi avete chiesto anche di commentare altri aspetti del magistero della Chiesa sulla sessualità umana. Nel corso del mio Pontificato ho dedicato molto tempo ad un'analisi dettagliata del grande dono della sessualità che Dio ha impresso nella struttura stessa del corpo. Ho spiegato come l'uomo e la donna continuino nel "linguaggio del corpo" quel dialogo che, secondo la Genesi, ha avuto il suo inizio il giorno della creazione (cfr. Udienza Generale, 22 agosto 1984). Il "linguaggio del corpo", in quanto linguaggio di esseri umani, singoli individui, è soggetto all'esigenza della verità, vale a dire, alla norma morale oggettiva (cfr. Ibidem).

Sono certo che i vostri genitori e quanti li aiutano nella vostra formazione, soprattutto i vostri sacerdoti e catechisti, cercheranno di spiegare più dettagliatamente la ricchezza della dottrina cattolica sul matrimonio e sulla famiglia. Vi esorto ad avere la più alta stima per gli ideali di castità, fedeltà coniugale ed autocontrollo, affinché in tutti i modi possiate tenere alto il grandissimo valore dell'amore umano, come Dio lo ha voluto fin dall'inizio. Voi siete gli amministratori dei molti doni di creazione e redenzione che Dio ci ha dato. Attraverso l'esercizio di una coscienza cristiana ben formata, voi dimostrerete di essere saggi amministratori dei beni del padrone - sia spirituali che materiali - fino al suo ritorno (cfr. Mt 24,45ss; Mt 25,14ss).


7. Infine permettetemi di dire una parola sul problema che è sorto riguardo all'identificazione della Chiesa con i poveri. Il fatto che la Chiesa, seguendo l'esempio di Cristo, manifesti un amore preferenziale per i poveri, significa che voi, quali giovani cattolici, dovete raccogliere la sfida di impegnarvi ad aiutare quanti sono nel bisogno e operare per l'autentica liberazione di quanti sono oppressi in qualsiasi modo. Oltre ad adoperarvi nelle opere di misericordia corporali e spirituali, si richiede il vostro intelligente impegno nella ricerca di quelle modifiche strutturali della società, che possano garantire condizioni di vita degne della persona umana. Vi supplico di cominciare adottando un nuovo modo di pensare: valutate, una persona, compresi voi stessi, non per quello che la persona ha, ma per quello che essa è: un'attuazione unica dell'amore creativo di Dio, il soggetto di un'inalienabile dignità e di inalienabili diritti umani! Nessuna situazione o condizione di povertà o abbandono potrà mai annullare tale dignità.

Quindi, quando assumete maggiori responsabilità, sforzatevi di applicare questa "filosofia dell'essere invece che dell'avere" in ogni settore della vostra attività, e di far si che tutta la società diventi più sensibile nei confronti delle esigenze particolari dei poveri e dei deboli, compresi i più deboli tra i deboli: i bambini non nati. Né dovete dimenticare che l'obbligo di condurre una vita semplice e di essere distaccati dalle cose materiali è una parte importante della vita cristiana.

E cosa dire dei beni materiali? Quando si tratta dei tesori culturali, storici e artistici di una nazione o della Chiesa in tutto il mondo, stiamo parlando di un'eredità sia spirituale che materiale che appartiene a tutti, sia adesso che in futuro.

Questo patrimonio non può essere ridotto a una moltitudine di oggetti di valore commerciale che possono essere acquistati o venduti come tutti gli altri.

Anche se quanto è ritenuto superfluo deve essere venduto quando lo esigano le necessità dei poveri (cfr. SRS 31), non dobbiamo dimenticare le parole rivolte agli artisti alla chiusura del Concilio Vaticano II: "Il nostro mondo ha bisogno della bellezza per non precipitare nella disperazione" (8 dicembre 1965). Nella bellezza della costruzione delle chiese e delle opere d'arte religiose, si fa visibile il profondo desiderio di professare la fede (cfr. Indirizzo al Congresso Nazionale Italiano di Arte Sacra, 27 aprile 1981). La Chiesa non è libera di disporre di ciò che le è stato affidato nel corso dei secoli per la gloria di Dio, la venerazione di Maria e dei Santi, e l'istruzione e l'edificazione di ogni successiva generazione di popolo cristiano. Questo è un tesoro che in un certo senso appartiene a tutta la famiglia umana e che la Chiesa si sente obbligata a preservare per i posteri.


8. Cari giovani, uomini e donne, prego affinché queste mie brevi riflessioni in occasione della mia visita alla Diocesi di Willemstad accrescano il vostro amore per Cristo e per la sua Chiesa, e vi permettano di vivere con perseveranza e coraggio ancora maggiori quali membri responsabili della società. Prego anche affinché un numero sempre maggiore di voi riceva e ascolti la chiamata di Dio al sacerdozio e alla vita religiosa, al fine di predicare il Vangelo e amministrare i sacramenti, e rendere testimonianza in modo speciale alla nuova creazione di cui tutti noi facciamo parte attraverso il Battesimo. A tutti voi e alle vostre famiglie imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-05-13

Domenica 13 Maggio 1990




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