GPII 1990 Insegnamenti - Nella parrocchia di Santa Paola Romana - Balduina (Roma)


1. Carissimi fratelli e sorelle, queste parole del brano evangelico appena ascoltato ci conducono ancora una volta nel cenacolo. Gesù è a tavola, il giorno prima della sua passione. Agli apostoli, turbati e sgomenti al pensiero di rimanere orfani del loro Maestro, egli svela importanti segreti, con l'intento di consolarli e aprire il loro cuore alla fiducia e alla speranza, che dovranno sorreggerli e animarli nel compimento della loro missione. Gesù promette il dono dello Spirito. Lo sgomento degli apostoli, la paura di restare soli e abbandonati a se stessi, non hanno ragione d'essere: l'assenza fisica del Maestro sarà colmata dalla presenza viva e vivificante del Consolatore, di quello stesso Spirito del quale hanno fatto esperienza nella quotidiana familiarità con Cristo.

"Non vi lascero orfani... Preghero il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore". La promessa ha un suo primo compimento la sera dello stesso giorno della risurrezione: lo Spirito, già sgorgato dal costato del nuovo Adamo "dormiente" sulla croce, viene da lui effuso sugli apostoli per inaugurare il tempo della Chiesa, nata dal suo mistero pasquale. L'adempimento in pienezza si avrà cinquanta giorni dopo, nella Pentecoste, affinché il progetto divino della salvezza universale, mediante l'opera degli apostoli e dell'intera comunità dei discepoli, giunga alla sua definitiva attuazione.


2. Le parole di Gesù, tuttavia, non si arrestano alla promessa dello Spirito, che sarà dato agli apostoli. Giungono fino a descrivere l'azione, misteriosa e nascosta, ma reale ed efficace in loro e in quanti - come loro - aderendo a Cristo, formeranno il popolo della nuova alleanza.

Per tutti il Consolatore sarà "Spirito e verità" che li guiderà - come "Maestro interiore" - alla verità tutta intera, alla piena comprensione cioè del mistero di Cristo e all'esperienza viva e gioiosa della salvezza da lui realizzata con la sua Pasqua. Il che può avvenire solo nella fede e mediante la fede, opera dello Spirito e frutto della sua presenza nel cuore dell'uomo. Una presenza di consolazione e di pace, che apre alla fiducia e assicura in maniera duratura la trasmissione e l'irradiazione della buona novella rivelata da Gesù di Nazaret.


3. Rimanendo sempre con i discepoli del Signore, lo Spirito inoltre svelerà loro non solo il mistero che unisce il Figlio al Padre nella comunione trinitaria, ma anche il legame profondo che unisce Cristo ai suoi, nella comunione fraterna. "In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi". Una rivelazione che si traduce in esperienza gioiosa per tutti coloro che si aprono a un rapporto d'amore a Cristo, accogliendo con docilità e osservando fedelmente i suoi comandamenti.

"Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amero e mi manifestero a lui". Tutto ciò, dunque, si realizzerà per la potenza dello Spirito, sorgente di convinta e profonda adesione alla persona di Cristo e al suo messaggio d'amore, fonte di coesione e di unità per tutti coloro che gli obbediscono. La docile accoglienza dello Spirito rende possibile ai credenti l'osservanza dei comandamenti e una testimonianza di comunione, capace di muovere il cuore di quanti "sono fuori" di questo circuito di amore eppure aspirano alla verità, sognano una fraternità aperta a tutti, lavorano per una giustizia e per una pace che non conoscono barriere.


4. Si profila così un terzo aspetto dell'azione dello Spirito. Rimanendo sempre con i discepoli, egli renderà intellegibile e possibile il compimento del piano divino di salvezza, perché gli uomini di ogni tempo, di ogni razza e cultura diventino "uno" in Cristo.

Lo Spirito perciò è rivelato da Gesù come origine e fondamento non solo della comunione ma anche della missione. Questa, infatti, altro non è se non la "proposta" fatta a tutti gli uomini di entrare nel progetto salvifico, che Dio rivela e attua nella storia. Progetto che inizia il giorno di Pasqua, per compiersi nell'ultimo giorno, ma che si costruisce "oggi" mediante l'annuncio del mistero di Cristo, i gesti dell'integrale liberazione dell'uomo, la celebrazione dei sacramenti pasquali. E sempre per la potenza dello Spirito.


5. Questa missione, che è propria della Chiesa, la vediamo realizzata fin dagli inizi mediante l'opera dei primi testimoni. Ne abbiamo una prova eloquente nella prima lettura della Messa, nella quale è registrata la seconda tappa della diffusione del Vangelo da Gerusalemme alle città della Samaria e della Giudea. Ne sono protagonisti il diacono Filippo e gli apostoli Pietro e Giovanni.

L'azione evangelizzatrice di Filippo è incentrata sulla predicazione di Gesù, il Cristo, ed è accompagnata da miracoli, quali segni della presenza del Regno e della salvezza globale offerta all'uomo. L'accoglienza del messaggio è suggellata dal dono dello Spirito che gli apostoli conferiscono mediante l'imposizione delle mani. I credenti sono così innestati a Cristo e inseriti nel disegno divino di una comunione che non conosce confini e che suscita la gioia di tutta la città.


6. Carissimi fratelli e sorelle della parrocchia di Santa Paola, il messaggio della liturgia odierna offre a voi e a tutta la Chiesa di Roma, impegnata nel cammino sinodale, preziosi stimoli per l'impegno che vi attende. Esorto tutti, prima di ogni altra cosa, a incrementare la preghiera, specialmente nei prossimi giorni che ci preparano alla solennità di Pentecoste. Uniamoci come membra vive del Corpo mistico di Cristo alla supplica del nostro Capo e Signore, perché il Padre mandi lo Spirito su tutti coloro che in Roma formano la comunità dei discepoli di Gesù. Il Sinodo pastorale diocesano vuole essere, infatti, una "nuova Pentecoste" per gli uomini che vivono in questa città.

E lo sarà se i cristiani, accogliendo il Consolatore, si lasceranno guidare da lui "alla verità tutta intera" e si rinnoveranno nella fede; se apriranno il loro cuore alla parola di Dio e all'osservanza più fedele e coerente del comandamento dell'amore; se, animati dallo Spirito, vivranno uniti a Cristo come tralci alla vite, offrendo così - dentro una società lacerata dal peccato - la testimonianza di una comunione che apre alla gioia, suscita il desiderio o la nostalgia di una più ampia e profonda solidarietà tra gli uomini e spinge a un più autentico ed efficace servizio d'amore verso chi si trova in difficoltà o nel bisogno.


7. Sono questi i presupposti e le istanze della "nuova evangelizzazione" alla quale il Sinodo chiama tutti: vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi e laici. E' fuori dubbio che essa, per essere autentica ed efficace, deve radicarsi - come ci ricorda l'apostolo Pietro nella seconda lettura della Messa - nell'"adorazione" di Cristo, animata dallo Spirito che, mentre ci fa "santi", ci riempie di speranza e di passione per la venuta del regno di Dio.

La missione si svolge in un mondo, se non ostile, certo indifferente, che non risparmia persecuzioni e sofferenze a coloro che operano il bene. Ecco perché lo stesso Apostolo esorta i cristiani - e quindi anche voi - a testimoniare con coraggio la propria adesione a Cristo "pronti sempre a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in voi". Egli aggiunge ancora, a proposito, che "tutto sia fatto con dolcezza e rispetto" e "con una retta coscienza" (1P 3,15-16).


8. Si scoprono qui le modalità caratteristiche dell'autentica evangelizzazione.

L'annuncio del Vangelo, quale "proposta" di salvezza, costituisce una formidabile domanda d'amore. Come tale, se da una parte esso fonda una tremenda responsabilità in coloro a cui è rivolto, li lascia tuttavia liberi di accoglierlo o di rifiutarlo. Sarà compito dei cristiani, senza nulla togliere all'integrità del messaggio, come pure alle esigenze radicali che esso pone, annunciare il Vangelo seguendo le vie della pazienza e della dolcezza, della rettitudine d'intenzione e della coerenza morale. Essi sapranno rispettare i tempi, spesso lenti e faticosi, del cammino di fede di quanti si aprono al dono divino, e mostreranno apprezzamento per il bene, spesso nascosto e sommerso, che c'è in ogni persona umana, per la sua sete di verità, per l'anelito alla comunione con Dio e con i fratelli. Sono, questi, atteggiamenti interiori e modalità concrete, a cui devono aprirsi coloro che, aderendo a Cristo, vivono nella fedeltà i suoi comandamenti e sono docili all'azione dello Spirito.


9. "Grandi sono le opere del Signore". Carissimi fedeli della parrocchia di Santa Paola Romana alla Balduina, le parole del salmo responsoriale mi salgono spontanee alle labbra nella gioia di questo incontro, che mi consente di "rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune" (Rm 1,12). Saluto il card.

vicario e mons. Ragonesi, vescovo incaricato di questo settore. Saluto il parroco, don Gennaro Antonini, i vicari parrocchiali e i sacerdoti che con essi collaborano nel servizio pastorale. Saluto pure i religiosi e le religiose, presenti nel territorio parrocchiale con case, scuole e opere di carattere sociale.

Il mio pensiero si allarga poi a tutti voi, fedeli di questa parrocchia, che in tanti modi vi fate carico della sua vita, delle sue attività, delle sue iniziative a servizio dei più umili e dei più poveri. In particolare, desidero rivolgere una parola di lode e di incoraggiamento a quanti offrono il loro contributo negli organismi di comunione e di corresponsabilità o nelle strutture pastorali, che hanno come scopo la promozione della liturgia, della catechesi, dei servizi caritativi. Persone singole, gruppi, associazioni, movimenti devono coordinare i loro sforzi apostolici per favorire il rilancio dell'evangelizzazione nel mondo contemporaneo.

E' un impegno che dovete sentire particolarmente voi, fedeli di questa parrocchia, che per la Santa a cui s'intitola e per i nomi che ne qualificano molte strade, è posta in diretto rapporto con la Chiesa dei primi secoli, da cui ci vengono tante e così illustri testimonianze di eroica virtù cristiana.

"Grandi sono le opere del Signore": le opere di un tempo, ma anche quelle di oggi. A lui, carissimi fedeli, eleviamo la nostra lode, ringraziandolo per le meraviglie che egli compie mediante il suo Spirito. Egli ce lo ottiene con la preghiera e ce lo dona - anche in questa Eucaristia - mentre celebriamo il suo mistero pasquale.

Si, carissimi fratelli e sorelle, esultiamo di gioia e lodiamo il nome del Signore che, mentre ci rafforza nella comunione con Cristo, ci spinge alla missione, cioè di annunciare a tutti ciò che egli compie per la salvezza degli uomini. Amen! (Alle suore:) Ci troviamo nel settore ovest del Vicariato di Roma. Il settore ovest è affidato a mons. Ragonesi. Quando è venuto il parroco a farmi visita, mercoledi scorso, per parlarmi della parrocchia ho subito fatto una constatazione. Voi avete certamente molte suore perché il settore ovest è famoso - e lo dice lo stesso mons. Ragonesi - per l'alto numero di congregazioni religiose, specialmente femminili. Ma mons. Ragonesi non è venuto da me perché era in ospedale. Oggi è arrivato direttamente dal Policlinico Gemelli per stare con noi e per testimoniare che le suore ci sono. Io non avrei nessuna indicazione da darvi se non augurarvi di essere ancora più numerose in questo settore, ma non solamente... Vi auguro di essere sempre più numerose nella città di Roma e nel mondo che ha tanto bisogno della vostra vocazione, del vostro carisma, della vostra presenza e della vostra missione. Ve lo auguro con tutto il cuore e lo faccio come augurio nel mio genetliaco. Mi sento già più anziano e se desidero qualcosa per questa circostanza è di avere ancora più suore e, come augurio più specifico, di avere più vocazioni in questo settore: non solamente essere in questo settore, ma anche animare questo settore, per le vocazioni religiose femminili.

(Al Consiglio pastorale:) Certamente una prova della buona organizzazione sono i giovani che premono qui fuori per entrare. Ciò non mi stupisce. La settimana scorsa sono stato in Messico, dove i giovani "premono" molto di più e fanno molto più rumore, ma in modo tanto simpatico che non si può dimenticare. Lascio al vostro gruppo organizzativo questa piccola consegna messicana e condivido l'augurio riguardo al Consiglio pastorale, affinché si riprenda in tutta la sua forza. Ringrazio per tutta la preparazione che ha dato buoni frutti nelle diverse tappe di questa visita. Ma non si tratta solamente di questa visita, si tratta della sostanza della vita cristiana che si chiama parrocchia.

(Al "Gruppo degli amici":) Mi piace molto incontrarvi nella vostra parrocchia e ancora di più sapere che il vostro numero sta aumentando... Soprattutto mi piace che vi chiamate "Amici". Questo è il nome più bello che si poteva trovare. Non si tratta solamente del nome, ma soprattutto della realtà di essere amici. Cristo nel momento decisivo, nel momento più maturo, durante l'ultima cena, davanti agli apostoli, ha detto loro: "Non vi chiamero più "servi", vi chiamo "amici"". Si vede quale valore, quale importanza ha questa parola, ma soprattutto si vede come a questa parola deve corrispondere una realtà intima, una realtà del nostro cuore. Quando questa realtà si compie, si ha un insieme di amici, un gruppo di amici. E' una realtà umanamente molto promettente e, allo stesso tempo, molto cristiana. Vi auguro di vivere questa realtà nel senso più intimo, nei vostri cuori, e, nel senso sociale, come gruppo, come comunità o, piuttosto, come comunione di amici.

(Ai gruppi parrocchiali:) Non mi meraviglio del grande numero di questi gruppi, perché quando si leggono le Lettere di san Paolo troviamo un'enumerazione abbastanza lunga dei diversi carismi. A questi carismi corrispondono i vari gruppi, gli impegni, le vocazioni. Tutto ciò costituisce la ricchezza della Chiesa. La Chiesa ha la sua unità profonda che proviene da Dio, ma già l'unità di Dio è trina. C'è quasi un preannuncio supremo, divino, della pluralità che deve caratterizzare la Chiesa, e così è dall'inizio. Ricchezza, pluralità, diversi carismi, diversi impegni, diverse vocazioni, diverse missioni che, come sottolinea san Paolo, sono animati dallo stesso Spirito. Lo Spirito assicura l'unità essenziale a questo pluralismo, una unità di fede, di speranza e di carità. Mi congratulo con Santa Paola Romana che, dopo tanti secoli, in questa parrocchia si è trovata un "club". E' nella stessa linea della pluralità di carismi e non poteva mancare, anzi, sarebbe stata una lacuna la mancanza di tale "club". Voglio offrire una benedizione a tutti i presenti come anche a coloro che voi rappresentate. Sappiamo che qui ci sono solo i rappresentanti perché i gruppi sono numerosi. Voglio esprimere anche la mia gioia per la vitalità della vostra comunità.

(Ai giovani:) Quando siamo entrati qui, il vostro giovane sacerdote mi ha detto: "Finalmente mi trovo al mio posto". Ciò vuol dire che il suo posto è tra voi. Poi, il vostro parroco mi ha detto: "Io li ho visti da piccoli e ora sono cresciuti".

Certo, così corre la vita e si diventa bambini, ragazzi, per poi divenire giovani come voi. Ho incontrato un gruppo interessante che si chiama "Club di Santa Paola": era un "club" di terza età. Sono sicuro che a suo tempo Santa Paola Romana apparteneva alla prima età, alla vostra età; ci potrebbe essere anche un club giovanile di Santa Paola, per non collocarla solamente nella terza età, ma, come ha fatto giustamente osservare il parroco, vederla come testimone di crescita nella comunità cristiana, come avvenne nel suo tempo, molto lontano. Anche voi state crescendo nella comunità cristiana del nostro tempo, di questo secolo alla fine del secondo millennio. Anche voi state crescendo in questa comunità cristiana intitolata a Santa Paola Romana. Questo processo di crescita è particolarmente ricco e interessante nel vostro periodo di vita. La vostra amica che mi ha parlato ha usato una parola: "coerenza". Penso che sia una parola emblematica. Tutti, uomo, donna, giovani, nel processo di crescita devono trovare una coerenza; non possono essere caotici, come non lo può essere il mondo. Il mondo costituisce un cosmo, come avevano capito i greci che hanno per primi usato questa bella parola.

Cosmo vuol dire ordine, ma vuol dire anche bellezza. Il cosmo umano consiste nella coerenza che, nella realtà della persona umana, corrisponde al cosmo, cioè all'ordine e alla bellezza. L'uomo non può essere caotico, deve essere ordinato, coerente.

Con queste riflessioni, che nascono dalla figura della vostra patrona, vi auguro questa coerenza, questa maturità della coerenza. E' una cosa bella. La bellezza non è solo una categoria fisica esterna, visibile, anzi questa può essere apparente. C'è anche una bellezza interna che proviene dalla coerenza, dalla maturità, dall'essere pienamente uomo, dall'essere pienamente cristiano, o piuttosto dall'essere cristico. "Cristiano" è una parola comune, più profonda è la parola "cristico", che indica l'uomo che vive in intima relazione con Cristo, che si lascia penetrare, formare da Cristo. E' colui al quale Cristo offre la sua amicizia e a cui offre anche le ricchezze del suo mistero divino e umano. Auguro questa coerenza cristica a voi tutti, alla vostra generazione, ai vostri coetanei che vivono in questa parrocchia.

Ecco, adesso devo fare anche un po' il "postino"... Una settimana fa ho compiuto una visita in Messico, e sono stato fra tanti giovani. Vi faccio gli auguri da parte loro. Tra una settimana compiro una nuova visita, molto più vicina, a Malta, e mi faro ancora una volta "postino" da parte vostra, per portare ai giovani maltesi il vostro augurio.

Data: 1990-05-19

Sabato 19 Maggio 1990

Lettera al card. Poupard - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: In occasione del millennio della cattedrale di Verdun

Al nostro venerabile fratello Paul S.R.E. card. Poupard.

Gli antichi monumenti dell'Europa cristiana e la sua lunga storia meritano ogni giorno di più la meditazione degli uomini, e nello stesso tempo la commemorazione pubblica, perché nessuno dimentichi mai, in questa nostra epoca, quali siano le origini da cui sono sorti i popoli e gli stati europei e parimenti con quali passi siano giunti fino all'attuale condizione della società, alla maturità dei costumi e all'unità dei cuori. La nostra devozione viene dunque fortemente ridestata da quella solenne celebrazione che festeggerà, il 17 giugno p.v., il millennio dalla fondazione della cattedrale di Verdun. A quel tempio e a quel luogo si è ricollegata, nel passare dei secoli, la memoria di innumerevoli eventi e nomi e da esso è promanata su tutta la regione cristiana circostante tanta forza di insegnamenti e tanto impulso di ricerca. Noi desideriamo partecipare a questo eccezionale evento europeo in modo chiaramente visibile, come se fossimo presenti di persona, insieme al venerabile fratello Marcello Herriot, che abbiamo nominato da poco vescovo di Verdun, agli altri ministri e fedeli della Chiesa e alle autorità civili della città, per aggiungere un forte incitamento a quell'affetto dell'unica Chiesa di Cristo e del mondo, che già prevediamo pervadere questa solennità.

A te perciò, nostro venerabile fratello, vogliamo affidare con questa lettera l'incarico di messo straordinario per i riti pubblici che celebreranno il millenario della cattedrale di Verdun. Vi parteciperai in vece nostra ed esprimerai secondo le nostre intenzioni sentimenti di lode per questa eccezionale iniziativa. Esorterai tutti gli ascoltatori a perseguire gli alti propositi di evangelizzazione cristiana e di rinnovamento dell'Europa, col favore efficace della nostra benedizione apostolica, impartita attraverso di te, nostro interprete.

Città del Vaticano, 20 maggio 1990.

Data: 1990-05-20

Domenica 20 Maggio 1990

Beatificazione di Pier Giorgio Frassati - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Solo la rivoluzione della carità può accendere nel cuore degli uomini la speranza di un futuro migliore

"Io preghero il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore... Lo Spirito di verità" (Jn 14,15).


1. Nel tempo pasquale, a mano a mano che ci avviciniamo alla Pentecoste, queste parole diventano sempre più attuali. Sono state pronunziate nel cenacolo da Gesù, il giorno prima della passione, mentre si congedava dagli apostoli. La sua partenza - la partenza dell'amato Maestro mediante la morte e la risurrezione - apre la via a un altro Consolatore. Verrà il Paraclito: verrà, grazie proprio alla dipartita redentrice di Cristo, che rende possibile e inaugura la nuova presenza misericordiosa di Dio fra gli uomini. Lo Spirito di Verità, che il mondo non vede e non conosce, si fa, invece, conoscere dagli apostoli, "perché dimorerà presso di loro e in loro opererà" (Jn 14,17). E di ciò, il giorno della Pentecoste, tutti diverranno testimoni.


2. La Pentecoste, tuttavia, è solo l'inizio, poiché lo Spirito di Verità viene per rimanere con la Chiesa "per sempre", nell'incessante rinnovarsi delle generazioni future. E allora non solo agli uomini del suo tempo, ma a tutti noi e ai nostri contemporanei si rivolgono le parole dell'apostolo Pietro: "Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1P 3,15).

Nel nostro secolo, Pier Giorgio Frassati, che a nome della Chiesa oggi ho la gioia di proclamare beato, ha incarnato nella propria vita queste parole di san Pietro. La potenza dello Spirito di verità, unito a Cristo, lo ha reso moderno testimone della speranza, che scaturisce dal Vangelo, e della grazia di salvezza operante nel cuore dell'uomo. E' diventato, così, il testimone vivo e il difensore coraggioso di questa speranza a nome dei giovani cristiani del secolo ventesimo.


3. La fede e la carità, vere forze motrici della sua esistenza, lo resero attivo e operoso nell'ambiente in cui visse, in famiglia e nella scuola, nell'università e nella società; lo trasformarono in gioioso ed entusiasta apostolo di Cristo, in appassionato seguace del suo messaggio e della sua carità.

Il segreto del suo zelo apostolico e della sua santità, è da ricercare nell'itinerario ascetico e spirituale da lui percorso; nella preghiera, nella perseverante adorazione, anche notturna, del Santissimo Sacramento, nella sua sete della parola di Dio, scrutata nei testi biblici; nella serena accettazione delle difficoltà della vita anche familiari; nella castità vissuta come disciplina ilare e senza compromessi; nella predilezione quotidiana per il silenzio e la "normalità" dell'esistenza.

E' proprio in questi fattori che ci è dato scoprire la sorgente profonda della sua vitalità spirituale. Infatti, è attraverso l'Eucaristia che Cristo comunica il suo Spirito; è attraverso l'ascolto della sua parola che cresce la disponibilità ad accogliere gli altri, ed è pure attraverso l'abbandono orante nella volontà di Dio che maturano le grandi decisioni della vita. Solo adorando Dio presente nel proprio cuore, il battezzato può rispondere a chi "domandi ragione della speranza" che è in lui. E il giovane Frassati lo sa, lo sperimenta, lo vive. Nella sua esistenza la fede si fonde con la carità: saldo nella fede e fattivo nella carità, poiché la fede senza le opere è morta.


4. Certo, a uno sguardo superficiale, lo stile di Pier Giorgio Frassati, un giovane moderno pieno di vita, non presenta granché di straordinario. Ma proprio questa è l'originalità della sua virtù, che invita a riflettere e che spinge all'imitazione. In lui la fede e gli avvenimenti quotidiani si fondono armonicamente, tanto che l'adesione al Vangelo si traduce in attenzione amorosa ai poveri e ai bisognosi, in un crescendo continuo sino agli ultimi giorni della malattia che lo porterà alla morte. Il gusto del bello e dell'arte, la passione per lo sport e per la montagna, l'attenzione ai problemi della società non gli impediscono il rapporto costante con l'Assoluto.

Tutta immersa nel mistero di Dio e tutta dedita al costante servizio del prossimo: così si può riassumere la sua giornata terrena! La sua vocazione di laico cristiano si realizzava nei suoi molteplici impegni associativi e politici, in una società in fermento, indifferente e talora ostile alla Chiesa. Con questo spirito Pier Giorgio seppe dare impulso ai vari movimenti cattolici, ai quali aderi con entusiasmo, ma soprattutto all'Azione Cattolica, oltre che alla FUCI, in cui trovo vera palestra di formazione cristiana e campi propizi per il suo apostolato. Nell'Azione Cattolica egli visse la vocazione cristiana con letizia e fierezza e s'impegno ad amare Gesù e a scorgere in lui i fratelli che incontrava nel suo sentiero o che cercava nei luoghi della sofferenza, dell'emarginazione e dell'abbandono per far sentire loro il calore della sua umana solidarietà e il conforto soprannaturale della fede in Cristo.

Mori giovane, al termine di un'esistenza breve, ma straordinariamente ricca di frutti spirituali, avviandosi "alla vera patria a cantare le lodi a Dio".


5. L'odierna celebrazione invita tutti noi ad accogliere il messaggio che Pier Giorgio Frassati trasmette agli uomini del nostro tempo, soprattutto a voi, giovani, desiderosi di offrire un concreto contributo di rinnovamento spirituale a questo nostro mondo, che talora sembra sfaldarsi e languire per mancanza di ideali.

Egli proclama, con il suo esempio, che è "beata" la vita condotta nello Spirito di Cristo, Spirito delle Beatitudini, e che soltanto colui che diventa "uomo delle Beatitudini" riesce a comunicare ai fratelli l'amore e la pace. Ripete che vale veramente la pena sacrificare tutto per servire il Signore. Testimonia che la santità è possibile per tutti e che solo la rivoluzione della carità può accendere nel cuore degli uomini la speranza di un futuro migliore.


6. Si, "stupende sono le opere del Signore... Acclamate a Dio da tutta la terra" (Ps 65,1-3). I versetti del Salmo, che risuonano nella liturgia dell'odierna domenica, sono come un'eco viva dell'anima del giovane Frassati. E' noto, infatti, quanto egli abbia amato il mondo creato da Dio! "Venite a vedere le opere di Dio": anche questo è un invito che si raccoglie dalla sua giovane anima e si rivolge in modo particolare ai giovani.

"Mirabile Dio nel suo agire sugli uomini" (Ps 65,5). Mirabile il suo agire per gli uomini! Occorre che gli occhi umani - occhi giovani, occhi sensibili - sappiano ammirare le opere di Dio, nel mondo esterno e visibile. Occorre che gli occhi dell'anima sappiano volgersi da questo mondo esterno e visibile a quello interno e invisibile: e così possano svelare all'uomo quelle dimensioni dello spirito nelle quali si riflette la luce del Verbo che illumina ogni uomo. In questa luce opera lo Spirito di verità.


7. Ecco l'uomo "interiore"! E tale ci appare Pier Giorgio Frassati. Difatti, tutta la sua vita sembra riassumere le parole di Cristo che troviamo nel Vangelo di Giovanni: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Jn 14,23).

Egli è l'uomo "interiore" amato dal Padre, perché molto ha amato! Egli è anche l'uomo del nostro secolo, l'uomo moderno, l'uomo che ha tanto amato! Non è forse l'amore la cosa più necessaria al nostro XX secolo, al suo inizio come alla sua fine? Non è forse vero che soltanto ciò resta, senza mai perdere la sua validità: il fatto che "ha amato"?


8. Egli se ne è andato giovane da questo mondo, ma ha lasciato un segno nell'intero secolo, e non soltanto in questo nostro secolo. Egli se ne è andato da questo mondo, ma, nella potenza pasquale del suo Battesimo, può ripetere a tutti, in particolar modo alle giovani generazioni di oggi e di domani: "Voi mi vedrete, perché io vivo, e voi vivrete!" (Jn 14,19).

Queste parole furono pronunciate da Gesù Cristo, mentre si congedava dagli apostoli, prima di affrontare la passione. Mi piace raccoglierle dalla bocca stessa del novello beato, quale suadente invito a vivere di Cristo, in Cristo. Ed è invito valido tuttora, valido anche oggi, soprattutto per i giovani di oggi.

Valido per tutti noi. Invito valido che ci ha lasciato Pier Giorgio Frassati.

Amen.

Data: 1990-05-20

Domenica 20 Maggio 1990

Al "Regina Coeli" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Giovani: entusiasmo e letizia nella nuova evangelizzazione"

E' giunto ora il momento della recita della "Regina Coeli", a conclusione di questa solenne celebrazione eucaristica, durante la quale abbiamo avuto la gioia di elevare Pier Giorgio Frassati agli onori degli altari. Rivolgo un particolare pensiero e un deferente ringraziamento al signor presidente della Repubblica Italiana e all'intera Delegazione che lo accompagna per aver onorato con la loro presenza questa solenne beatificazione di un figlio della Nazione Italiana. Vorrei anche salutare con particolare affetto tutti i membri della famiglia Frassati qui presenti.

Saluto ancora i giovani qui presenti, accorsi numerosi, e in particolare quelli dell'Azione Cattolica, a cui appartenne il novello beato; come pure i giovani universitari, i membri delle associazioni giovanili e delle scuole cattoliche. Se questi saluti si riferiscono a tutti i giovani italiani e a tutti gli italiani, si riferiscono in modo speciale ai giovani della diocesi di Torino e di tutto il Piemonte.

Cari giovani, vi invito a imitare l'esempio del nuovo beato. Sappiate anche voi raccogliervi spesso nella preghiera e nella meditazione accanto alla Madre del Redentore, per rinvigorire la vostra fede e per ispirare al modello di vita di Maria santissima il vostro servizio a Cristo e alla Chiesa. Saprete così impegnarvi con entusiasmo e letizia nella nuova evangelizzazione, per trovare le soluzioni rispondenti alle esigenze della vita spirituale e civile dei nostri tempi.

Alla Regina del cielo, splendida testimone della letizia della risurrezione, chiediamo che le generazioni giovanili di oggi sappiano ricercare e scoprire la vera gioia e il senso dell'esistenza nella luce di Cristo risorto e nell'impegno di una vita sempre retta, generosa e pura.

Oggi ricordiamo anche il quarto centenario del completamento della cupola della basilica di San Pietro avvenuto il 21 maggio 1590, sotto il pontificato di Sisto V. Fu eretta per la gloria di san Pietro questa immensa costruzione, che corona il tempio vaticano e indica a Roma e al mondo intero il luogo del martirio e del sepolcro del pescatore di Galilea, chiamato da Cristo ad essere pastore di tutto il suo gregge. Quest'opera meravigliosa, che rende tanto magnifica l'immagine di Roma, ricorda che qui è la sede dove il successore di Pietro continua a proclamare davanti al mondo: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".

A tutti rinnovo la mia benedizione.

Data: 1990-05-20

Domenica 20 Maggio 1990

Ai pellegrini giunti per la beatificazione di Pier Giorgio Frassati - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il segreto della santità è veramente alla portata di tutti

Carissimi fratelli nell'episcopato! Cari fratelli e sorelle!


1. Il nostro incontro si svolge quasi a coronamento del solenne rito di questa mattina, durante il quale ho avuto la gioia di proclamare beato il vostro conterraneo, Pier Giorgio Frassati, additandolo come modello eroico di perfezione cristiana a tutta la Chiesa. Formulo un cordiale benvenuto a ciascuno di voi e saluto in modo particolare l'arcivescovo di Torino, mons. Giovanni Saldarini, e l'assistente ecclesiastico dell'Azione Cattolica, mons. Salvatore De Giorgi, che ringrazio per le gentili parole che mi hanno rivolto. Esprimo la mia viva gratitudine all'Azione Cattolica, qui presente anche con il suo presidente nazionale e con i presidenti regionali.

Questa mattina i rappresentanti dell'Azione Cattolica hanno partecipato numerosi alla solenne cerimonia della beatificazione, atteso che il nuovo beato viene dalle loro file. In questo incontro vorrei rivolgermi specialmente a quanti sono venuti dal Piemonte e anche al gruppo di giovani di Comunione e Liberazione.

Carissimi, è ancora vivo nel mio spirito il ricordo delle visite pastorali nelle vostre diocesi: esse mi hanno fatto conoscere più da vicino la complessa realtà delle vostre città, mi hanno fatto apprezzare più profondamente l'impegno da voi profuso per servire la causa del Vangelo e mi hanno permesso di comprendere meglio gli ostacoli e le difficoltà che si frappongono al vostro lavoro apostolico.

Carissimi fratelli, in tale opera missionaria, vi sia di paterno incoraggiamento la mia parola, mentre rinnovo, in questa circostanza, la stima e l'affetto che ho manifestato alla cittadinanza torinese, concludendo il pellegrinaggio apostolico nel settembre del 1988: si, il Papa vi vuole bene! Con tali profondi sentimenti vi esorto tutti ad amare e servire la Chiesa. Come ha fatto Pier Giorgio Frassati, torinese e oggi beato.


2. Nella "normalità" della sua esistenza, il giovane Frassati, infatti, ci appare traboccante di vitalità e di gioia, "una gioia che superava anche tante difficoltà della sua vita" ed è per tutti, ma specialmente per voi, un esempio da imitare e un amico con cui familiarizzare. Ripercorrere il suo stesso itinerario spirituale richiede certamente abnegazione e sacrificio, ma egli invita a non cedere alla tentazione dello scoraggiamento ed esorta ad abbracciare senza riserve la vocazione cristiana, poiché solo Cristo può dare pieno significato all'esistenza dell'uomo e colmarne il cuore di pace e di letizia profonda.

Guardando al novello beato non è difficile comprendere che il segreto della santità, universale vocazione dei battezzati, è veramente alla portata di tutti: si tratta di accogliere ogni giorno con amore la volontà del Padre ed essere disponibili a realizzarla senza esitazioni. così egli scriveva: "Stolto è colui che va dietro alle gioie del mondo perché queste sono passeggere e arrecano dolori, mentre l'unica vera gioia è quella che ci dà la fede". "Ogni giorno di più - osservava ancora - comprendo quale grazia sia l'essere cattolici. Vivere senza fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere una lotta per la Verità non è vivere, ma vivacchiare... Anche attraverso ogni disillusione dobbiamo ricordare che siamo gli unici che possediamo la Verità".


3. Quando il cuore è ricolmo di Dio, la fede si traduce in generoso servizio ai fratelli, specialmente ai più bisognosi, senza che nulla, nemmeno le sofferenze e le prove, mortifichi l'entusiasmo del vero cristiano. Anche in questo, il giovane Frassati è maestro da seguire. In lui il Vangelo diventa solidarietà e accoglienza, si fa attenta ricerca della verità ed esigente impegno per la giustizia. La preghiera e la contemplazione, il silenzio e la pratica dei sacramenti danno sostanza e tono al suo molteplice apostolato e tutta l'esistenza, vivificata dallo Spirito di Dio, si trasforma in avventura meravigliosa. Tutto diventa offerta e dono, anche la malattia, anche la morte. Questo è il suo messaggio e così egli continua a parlare a tutti, in particolare ai giovani del nostro tempo.

Cari giovani, quanti vostri coetanei, tentati dai falsi valori del progresso materiale o sprofondati nel buio della disperazione, della droga e della criminalità, potrebbero ritrovare la strada della vita se incontrassero sui loro passi apostoli generosi, innamorati di Dio e dei fratelli! Come il novello beato, anche voi siete chiamati ad essere tali apostoli, "gli uomini delle 8 Beatitudini", ai quali Gesù Cristo affida il mondo da trasformare. Siate coraggiosi, umili, e convinti e convincenti, e il Signore non vi farà mancare il suo aiuto.


4. L'urgenza della nuova evangelizzazione, quanto mai viva pur nella vostra terra, impegna ogni cristiano, impegna ciascuno di voi. La Chiesa vi domanda di essere tutti santi nella "normalità" dell'esistenza, come lo fu Pier Giorgio Frassati, alla cui protezione ancora una volta vi affido. Tornando alle vostre case condividete con coloro che incontrerete il messaggio che oggi vi è stato proposto, diffondete attorno a voi la pace e la speranza, proclamate, sopra ogni cosa, la fede che - come ricorda il beato Frassati - "è l'unica gioia, di cui uno possa essere pago in questo mondo. Ogni sacrificio vale solo per essa".

Vi sostenga in questo cammino di perfezione anche il materno patrocinio di Maria, che invochiamo particolarmente in questo mese di maggio. E con tali sentimenti, tutti vi benedico.

Data: 1990-05-20

Domenica 20 Maggio 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Nella parrocchia di Santa Paola Romana - Balduina (Roma)