GPII 1990 Insegnamenti - A studenti svizzeri - Città del Vaticano (Roma)

A studenti svizzeri - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Studio e ricerca fruttuosi se ispirati dallo Spirito divino

Cari membri e amici della Società degli studenti svizzeri! Vi porgo il mio più caro benvenuto nella città santa. Nel vostro soggiorno romano avete partecipato a un seminario sul tema "La Chiesa alla fine del millennio". Ciò esprime che per voi la Chiesa e la vostra corresponsabilità con la Chiesa sono una domanda. Il "sentire cum Ecclesia" non deve perdersi in conflitti delle chiese locali, ma deve avere davanti agli occhi consapevolmente la grande missione futura, in rapporto con la ricristianizzazione dell'Europa. Il vostro impegno si può giustamente orientare verso quella eredità della Chiesa che viene citata nel vostro statuto. Il fatto che la dottrina dell'annuncio nella Chiesa del vostro Paese natale viene conservata e rinforzata vi sia di aiuto. Voi siete infatti chiamati a custodire e a sostenere il Credo della Chiesa nell'istruzione religiosa nelle scuole, nell'educazione per i servizi pastorali nelle vostre diocesi, nella vita quotidiana della vostra comunità. La vostra vita di unione deve quindi essere segno visibile ed esempio. Anche nella comunità degli studenti vi dovete comportare in modo da realizzare le norme e i valori cristiani e da darne testimonianza. Per questo desidero incoraggiarvi ad essere testimoni della fede reciprocamente, ma anche verso gli altri. San Paolo ci esorta: "Se un uomo ha il dono di servire, allora serva. Chi è chiamato ad insegnare, insegni; chi è chiamato a confortare e ad ammonire, consoli e ammonisca" (Rm 12,7-8).

Voi siete studenti e vi state preparando, attraverso lo studio e la ricerca, alla vostra professione oppure avete già terminato i vostri studi e partecipate attivamente alla vita lavorativa. Grandi sono le sfide alla mente dell'uomo e molti sono i problemi della società di oggi per cui vale la pena cercare delle soluzioni. Questi problemi potrebbero pero venire risolti solo se il Creatore e Colui che conserva il mondo non venga escluso. La ricerca e il sapere dell'uomo diventano allora fertili solo se sono retti dallo Spirito di Dio. Nella comunità dei credenti, che attraverso lo studio e la ricerca tentano di comprendere il mondo, non bisogna mai dimenticare l'essenziale: che Dio è il Signore di questa terra. Nostro Signore ci ha anche ammonito: "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero se poi perde se stesso?" (Lc 9,25). Vale la pena ricordare sempre che il successo e la carriera professionale non sono il destino originario dell'uomo. Il valore dell'uomo consiste già solo nel fatto di essere creatura di Dio. E questo valore è insuperabile.

In questi giorni prima della Pentecoste chiedo per voi i doni dello Spirito Santo e imparto con tutto il mio cuore a voi e ai vostri cari rimasti a casa la mia benedizione apostolica.

Data: 1990-05-21

Lunedi 21 Maggio 1990

A vescovi brasiliani in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I religiosi testimoni della santità della Chiesa

Cari fratelli nell'episcopato.


1. La vostra presenza qui mi rallegra molto. Sono lieto di accogliervi e darvi il mio affettuoso benvenuto a questo incontro collegiale, dopo quelli individuali, in occasione della visita "ad limina apostolorum" della vostra regione pastorale Nord. A voi, pastori zelanti, il mio fraterno saluto nella comunione ecclesiale e l'espressione della mia preghiera "perché il nome di Nostro Signore Gesù sia glorificato in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio" (2Th 1,12).

Negli incontri di questi giorni ognuno di voi mi ha riferito delle speranze e delle aspettative del popolo di Dio che è nella vostra regione ecclesiastica. Ma è evidente che il principio e il fondamento di ogni analisi e di ogni iniziativa pastorale è soprattutto la proclamazione della parola di Dio, perché sia sempre meglio ascoltata, meditata e vissuta, nella catechesi, nella liturgia e nella vita cristiana. Vorrei invitarvi, in modo particolare, a meditare oggi con me su uno degli aspetti più importanti della vita ecclesiale, che interessa ognuno di voi e tutta la Chiesa che è in Brasile. Mi riferisco alla vita religiosa.


2. Tutti sappiamo che l'evangelizzazione del Brasile si fa soprattutto attraverso i religiosi, che sono arrivati in questo Paese nella seconda metà del XVI secolo.

Così fu con i Gesuiti e dopo con i Carmelitani, i Benedettini, i Francescani, e altri ancora. Ai religiosi dobbiamo attribuire anche il grande merito della rivitalizzazione cristiana in Brasile nel secolo scorso. Oggi la presenza dei religiosi nei quadri della Chiesa in Brasile continua ad essere altamente significativa. Potrei ora ripetere a voi ciò che ho detto loro a San Paolo il 3 luglio 1980: che la loro "presenza è per la Chiesa del Brasile non il superfluo di cui si può fare a meno, ma una necessità vitale".


3. Vorrei ora riproporre alla vostra sollecitudine pastorale alcuni aspetti particolarmente importanti di questa qualificata presenza e attività. Sono i seguenti: a) I religiosi in quanto testimoni specifici della santità della Chiesa; b) I religiosi nel loro rapporto con i Pastori. I religiosi costituiscono, innanzitutto, una testimonianza qualificata della santità della Chiesa. Lo sono in virtù della loro vocazione e consacrazione religiosa. Poco tempo fa, nella mia visita pastorale all'arcipelago di Capo Verde, parlando ai religiosi e alle religiose nella città di Praia, ho sottolineato che "la santità personale nella "Chiesa evangelizzata" è presupposto fondamentale, è condizione insostituibile perché si possa avere la Chiesa evangelizzatrice... (perché) solo nella misura in cui la Sposa di Cristo si lascia amare da lui e lo riama essa diventa madre feconda nello Spirito" (25 gennaio 1990). Questa permanente ricerca della santità personale, in quanto costituisce precisamente la prima e fondamentale missione di ogni religioso, è anche un indispensabile arricchimento per tutta la Chiesa, la quale "è consapevole che, nell'amore che Cristo riceve dalle persone consacrate, l'amore dell'intero corpo viene indirizzato in maniera speciale e eccezionale verso lo Sposo, che in pari tempo è capo di questo corpo" ("Redemptionis Donum", 14). E' precisamente questa ricerca permanente della santità che conferisce alla vita religiosa la sua identità propria e gli assegna un posto ben preciso nella Chiesa; non certo nel livello delle strutture, ma "nella linea dei carismi, e più esattamente nel dinamismo di quella santità che è la vocazione primordiale della Chiesa" (3 luglio 1980,).


4. A voi, carissimi fratelli nell'episcopato, tocca l'onorevole e gravoso compito di curare con zelo il fondamentale carisma della vita religiosa, promuoverlo amorevolmente e proteggerlo, secondo le sue caratteristiche proprie ("Mutuae Relationes", 9). Alla vostra sollecita attenzione e alla vostra cura fraterna, desidero affidare oggi la vita religiosa in Brasile. Il primo dovere del religioso e della religiosa è di non dimenticare la peculiare originalità di ciascuna delle famiglie religiose. Non deve pretendere, perciò, di ridurle a un modello unico di vita comunitaria, inserita negli ambienti popolari. Per la Chiesa è ugualmente importante la vita contemplativa e il lavoro dei religiosi e delle religiose nell'educazione, nella cura dei malati e in altre forme di azione apostolica.

Qualunque sia l'impegno del religioso e della religiosa nell'ordine temporale, non potrà mai prescindere da quella dimensione spirituale che deve informare tutta la sua esistenza, chiamata a dare testimonianza di Cristo ai fratelli. I religiosi, più che gli altri, sono testimoni vivi dei consigli evangelici. perciò non si può ridurre la missione profetica globale della vita religiosa a un impegno esclusivo in progetti, anche meritevoli, solamente di promozione sociale.

A voi, come pastori solleciti della Chiesa, tocca la missione di seguire tutte le iniziative apostoliche dei religiosi, segnalando le eventuali deviazioni e orientando con chiarezza allo scopo di far loro riprendere e promuovere sempre la genuina natura della vita religiosa. Vi raccomando in modo speciale di aiutare i religiosi e le religiose a mantenere coraggiosamente la fedeltà al carisma dei fondatori. così, aiuteranno la Chiesa ad arricchirsi sempre di più con la bellezza e la varietà di tutti questi carismi. Ognuno di loro è, infatti, il frutto meraviglioso di una peculiare esperienza dello Spirito di Dio. Allo stesso modo, raccomando qui alla vostra attenzione personale e alla vostra paterna sollecitudine la promozione degli Istituti di Vita Contemplativa, la cui presenza nella Chiesa diventa più importante quanto più grandi sono le necessità pastorali del popolo.


5. In secondo luogo vorrei sottolineare l'unità intima tra l'azione pastorale dei religiosi e la missione specifica che voi avete ricevuto come pastori del popolo di Dio, che dobbiamo incrementare. Voi ricorderete, certamente, le direttive del Concilio Vaticano II nella "Christus Dominus" (CD 11 CD 28 CD 34-35). Ricorderete anche gli orientamenti contenuti nel capitolo 6° della "Mutuae Relationes". Sarà bene che Voi tutti riflettiate su di esse.

Indubbiamente, la presenza numerosa e l'azione competente dei religiosi e delle religiose nel panorama della Chiesa in Brasile non solo raccomanda ma può facilitare una collaborazione sempre più stretta e un senso sempre più profondo dell'unità ecclesiale. A questo proposito, vorrei ricordare la grande responsabilità che ognuno di voi ha nei confronti del lavoro pastorale svolto dai religiosi e dalle religiose nella vostra diocesi, e quella che avete insieme ogni volta che i religiosi esprimono direttive per la loro azione pastorale in Brasile, tramite i loro organismi (CD 34-35). Non è necessario ricordare che l'esenzione della quale godono molte famiglie religiose riguarda soltanto la loro disciplina interna e non il lavoro apostolico esterno. Anzi, il senso più profondo di tale esenzione sarebbe quello di creare legami più diretti tra questi religiosi e il Papa, affinché egli possa contare su di loro in modo più diretto per qualsiasi missione nella Chiesa Universale.

Credo sinceramente che è importante, e addirittura indispensabile, soprattutto un contatto permanente, un dialogo fraterno e un orientamento sicuro di ognuno di voi con i superiori religiosi degli Istituti che operano nelle vostre diocesi. così, sarebbe molto più facile l'inserimento dell'azione pastorale dei religiosi nelle vostre direttive pastorali. Sappiamo bene quale sofferenza vi sia per tutto il corpo di Cristo e per il successore di Pietro quando si verificano tra i religiosi atteggiamenti o manifestazioni di poco apprezzamento nei confronti del magistero e degli orientamenti della Chiesa, sia della Chiesa universale che dei pastori locali. Molti di questi svolgono il loro ministero in mezzo a molte sofferenze personali e tanta incomprensione, senza mai venir meno nella loro unione e fedeltà al successore di Pietro, centro visibile dell'unità della Chiesa di Gesù Cristo.


6. La mia raccomandazione finale è questa: che si crei nell'ambito delle vostre diocesi un clima di intima unione dei cuori e di fraternità consolatrice, tra voi e il vostro presbiterio, nel quale si trovano innumerevoli religiosi che con voi collaborano, e tra i pastori e le religiose, che con instancabile entusiasmo contribuiscono all'edificazione del regno di Dio. Cari fratelli nell'episcopato: con queste considerazioni di carattere pastorale desidero affidarvi tutti alla protezione di Nostra Signora, Madre della Chiesa. Che la santissima Vergine vi conduca nel vostro generoso lavoro apostolico per la formazione delle nuove generazioni. Che la Madonna interceda per voi affinché non vi manchi mai chi si consacri con generosità alla predicazione del Vangelo e alle opere di carità in favore degli umili, dei poveri, dei sofferenti.

A voi e a tutti i fedeli delle vostre comunità diocesane, imparto di cuore la benedizione apostolica, invocando sui vostri propositi e progetti pastorali l'aiuto del Signore, sommo ed eterno pastore.

Data: 1990-05-21

Lunedi 21 Maggio 1990



Messaggio al 90° Katholikentag - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Tutti coinvolti nella ricostruzione spirituale dell'Europa

Cari confratelli nell'Episcopato, Care sorelle e fratelli, Nel giorno dell'inaugurazione del 90° Katholikentag a Berlino, rivolgo a Te, caro Confratello Georg Sterzinski, quale Supremo Pastore della Diocesi ospitante di Berlino, il mio affettuoso saluto. Il mio cordiale saluto va anche ai tuoi confratelli nell'Episcopato e a voi tutti, sorelle e fratelli, soprattutto a voi, giovani, che in così gran numero siete venuti in comunione di fede a questo Katholikentag, da tutte le parti della Germania e dei Paesi limitrofi. Saluto in modo particolare tutti gli abitanti di Berlino, uomini e donne; è per me un dono particolare di Dio che il primo Katholikentag dopo la caduta del muro e dopo i grandi capovolgimenti politici del vostro Paese, possa aver luogo proprio nella città di Berlino. Partecipo di cuore alla vostra gioia.

E' significativo che al termine dell'ultimo Katholikentag tedesco, che si è tenuto ad Aquisgrana, l'allora Vescovo di Berlino, Cardinale Joachim Meisner, abbia chiesto di tenere il prossimo incontro a Berlino. Da allora, vi sono stati degli sviluppi di portata storica, che all'epoca non avremmo potuto mai immaginare di questa portata e fino a tal punto. Essi hanno portato questa città al centro dell'attenzione del mondo intero. La vostra città di Berlino è tornata ad essere un simbolo di speranza.

La caduta del muro, come il crollo di pericolosi simulacri e di una ideologia oppressiva, hanno dimostrato che le libertà fondamentali che danno significato alla vita umana non possono essere represse e soffocate a lungo. La libertà di pensiero, di coscienza e di religione fanno parte di quei diritti fondamentali inalienabili dell'esistenza umana e sono un requisito essenziale per costruire la "casa comune europea" che - rifacendosi alle tradizioni cristiane - deve diventare di nuovo un'"Europa dello Spirito".

Nonostante tutte le complessità in campo sociale, culturale ed economico, nessuno Stato e nessuna società può alla lunga rinunciare ai fondamenti morali trascendenti. Ciò vale sia per le società occidentali che per quelle orientali: nè il materialismo dialettico, nè quello pratico possono essere oggi il fondamento della speranza dell'uomo.

Su cosa dobbiamo allora costruire la nostra speranza? L'ultimo Katholikentag che si è tenuto a Berlino dieci anni fa, aveva il motto "L'amore di Cristo è più forte". L'amore che Cristo ha portato sulla terra è la nostra speranza. Potremo contribuire alla realizzazione di questa speranza se cercheremo di conformarci nuovamente alla volontà di Dio, adesso e in futuro. La teologia e l'annuncio non devono lasciarsi influenzare dal vento delle mode, ma piuttosto devono riconfermarsi nel loro compito missionario. Rinnovati nella fede e nella condotta morale che da essa deriva, i laici devono rendere quella testimonianza che ha il suo fondamento in una dimensione spirituale più profonda; quella testimonianza, che nel tumulto degli errori e delle confusioni spirituali, rappresenta un punto di riferimento del pensiero e del comportamento che derivano dalla fede cristiana per la vita personale e sociale.

La sola appartenenza ad associazioni ed organizzazioni cattoliche non basta; il criterio non può essere quello dell'impegno e dell'opportunità sociale.

Viene chiesta la nostra personale disponibilità alla fede; e questa può essere suscitata soltanto da una vita spirituale molto intensa. Non lasciatevi coinvolgere da interessi puramente sociali e politici! Nella vostra responsabilità di cristiani cercate di contrapporvi prima ai comportamenti e alle mentalità che vanno corretti, e poi alle strutture! Solo allora il motto di questo Katholikentag, "La tua volontà come in cielo così in terra", assume un autentico significato per la nostra vita come individui e come società. Diamo alla volontà di Dio diritto e potere su questa terra! Solo quando questa volontà di Dio diventerà la guida del nostro pensiero e del nostro agire su questa terra, non ci perderemo dietro apparenze ingannevoli, ma saremo al servizio della verità, non saremo distruttori ma costruttori, non ci bloccheremo, ma contribuiremo al vero progresso. "La tua volontà come in cielo così in terra", vale a dire che dobbiamo metterci, come collaboratori, al servizio del Regno di Dio. Allora saremo in grado come cristiani di assumere la nostra responsabilità per il futuro e di usare i beni di questa terra nel rispetto di ciò che Dio ha creato.

Il futuro dell'Europa, deve stare a cuore a tutti. Solo un'Europa consapevole delle proprie radici spirituali può ritrovarsi e affrontare con maggior efficacia i problemi del Terzo e del Quarto Mondo. Come Chiesa dobbiamo ritrovare la forza e lo slancio per essere presenti nella cultura, nell'educazione e nell'ambiente sociale. La Chiesa, non vuole occuparsi di politica, ma deve insistere sui valori di cui un popolo ha bisogno per costruire il proprio futuro.

Come Chiesa dobbiamo impedire che l'uomo si perda dietro il consumismo e il materialismo dopo il superamento dell'alienazione marxista.

La ricostruzione e la riedificazione spirituale dell'Europa deve riguardarci tutti. E le Chiese nei singoli Paesi devono aiutarsi l'un l'altra a questo scopo. Quindi per me il Sinodo Speciale dei Vescovi Europei rappresenta un grande avvenimento; ed io chiedo fin da ora soprattutto ai laici di non rifiutarsi di dare il proprio contributo a questo immenso impegno, ma di assumersi quella responsabilità che viene da un'autentica fede personale. Nessuno di noi deve lasciarsi sfuggire l'occasione che ci viene offerta. Vi siete radunati a Berlino.

In questi giorni cercate di essere, in maniera esemplare una comunità basata su valori e principi che vi permettano di diventare veramente protagonisti del vostro futuro e di costruire veramente la pace, la libertà e la giustizia.

A questo scopo potranno contribuire la vostra preghiera, le vostre celebrazioni eucaristiche, il vostro lavoro, la vostra testimonianza e i vostri discorsi. In questi giorni so che sono uniti a voi in preghiera per la nuova discesa dello Spirito Santo, i cattolici di tutta la Germania e tutti i cristiani dell'Est e dell'Ovest. Affinchè noi, con il suo aiuto, possiamo riconoscere e compiere la volontà del Padre, come in cielo così in terra, vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

(Traduzione dal tedesco)

Data: 1990-05-23

Mercoledi 23 Maggio 1990

Messaggio ai patriarchi, vescovi e capi delle chiese cristiane

Titolo: Mai più guerra, mai più violenza, mai più sofferenze in Libano

Vostre Beatitudini, Cari fratelli Vescovi, Venerati Capi delle Chiese cristiane del Libano,


1. Informato della vostra riunione, desidero in primo luogo esprimervi la mia viva soddisfazione per questa iniziativa.

Il vostro incontro, infatti, manifesta l'unione e la solidarietà spirituali delle gerarchie cristiane del paese e simboleggia l'unità che deve regnare non soltanto fra i cristiani, ma anche fra tutti i figli della comunità nazionale.

So che, sotto la guida dello spirito Santo, volete riflettere insieme sulle azioni atte ad evitare delle nuove sofferenze ai vostri figli e a tutti i cittadini del Libano.


2. Sono solidale con la vostra iniziativa, venerabili fratelli, e, con voi, mi sento unito a tutti coloro che, nel vostro paese, conoscono l'angoscia o la tentazione della disperazione. Facciamo nostro l'appello del salmista: "Nella mia angoscia ho gridato al Signore ed egli mi ha risposto" (Ps 119,1). Noi attendiamo ardentemente il giorno benedetto in cui le armi taceranno definitivamente, in cui i feriti potranno essere curati, in cui i morti saranno sepolti degnamente, in cui ciascuno potrà trovare quel minimo di tranquillità che gli permetta di ricostruire un tetto, di guadagnare il suo pane quotidiano e di educare adeguatamente i propri figli. Tutto questo senza dover temere che la cieca violenza non torni di nuovo ad annientare tanti sforzi perseveranti e spesso eroici.

Se ho scelto di rivolgermi a voi con questo messaggio audiovisivo, è per dirvi quanto io desideri ardentemente essere con voi.

Come vorrei poter cancellare dagli occhi dei bambini queste orribili immagini di sangue e di distruzione! Esprimere la mia compassione a tutti i genitori che dovranno prendersi cura di bambini o di adulti irrimediabilmente handicappati a causa delle loro ferite! E soprattutto pregare con voi affinché il Signore estirpi dal cuore di tutti ogni sentimento di odio, di violenza e di vendetta.!


3. Il popolo libanese, che ha già troppo sofferto, non potrà continuare ad essere l'ostaggio e la vittima di calcoli politici nazionali, regionali o internazionali.

Con voi, responsabili delle comunità cristiane libanesi, imploro Dio nella sua misericordia infinita perché doni ai cristiani la forza di testimoniare i valori evangelici nel Libano d'oggi. I combattimenti che si svolgono da molti mesi nella parte cristiana del paese sono per me un motivo di grande dolore: nessun progetto politico, nessuna autodifesa potrebbe giustificare la violenza inaudita che continua ad abbattersi ciecamente sulle case, gli ospedali, le scuole, le chiese, precipitando una popolazione intera nella disperazione e nelle strade dell'esodo.


4. A tutti i Libanesi del Nord e del Sud, dell'Est e dell'Ovest, voglio riaffermare, con la sicurezza che mi impone il mio ministero pastorale, che l'uso delle armi non risolverà mai i problemi del Libano. La violenza e l'odio non possono essere le basi su cui poggerà il Libano di domani.

Sono convinto che tutti i libanesi desiderano veder rinascere un Libano fedele alla sua vocazione storica di terra di dialogo e di armonia fra culture e religioni diverse. E' per questo Libano che noi dobbiamo impegnarci e continuare a sperare. L'ho già detto: il Libano è più che un paese, è un messaggio! Cristiani del Libano, sotto la guida dei vostri venerati pastori, saprete prendere il cammino della conversione interiore, superare le divisioni, aver fiducia nel vostro prossimo, praticare il più grande comandamento che Gesù ci ha lasciato alla vigilia della sua Passione: "che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Jn 15,12).


5. Credendo in un solo Dio, ci rivolgiamo con cuore sincero e disinteressato anche ai libanesi delle altre comunità.

Cari amici che appartenete alla religione Islamica, sappiamo che nutrite verso la vostra patria gli stessi sentimenti dei vostri compatrioti di fede cristiana e che, come ogni essere umano, conservate in fondo al cuore il senso dell'uomo e della sua dignità. Siamo dunque fiduciosi che questi sentimenti di fraternità, che devono sempre unire quelli che credono in un solo Dio, contribuiranno ad un dialogo leale, il solo capace di rafforzare l'unità nazionale indispensabile alla sopravvivenza d'una patria comune.


6. Con i pastori delle comunità cristiane libanesi, desidero ora rivolgermi al mondo intero, stringendo fra le mie braccia e nel mio cuore i figli del Libano esausti, in preda a sofferenze di ogni tipo. Con loro ed in nome loro, domando attenzione, solidarietà e rispetto per la loro dignità e la loro sofferenza.

Nessun interesse materiale o strategico potrà giustificare l'indifferenza nella quale questo paese è troppo spesso lasciato. L'ho già detto più di una volta: non è moralmente accettabile di far soffrire il più debole.


7. Fratelli vescovi, libanesi di buona volontà, chiunque voi siate, dobbiamo dire insieme: Ne abbiamo abbastanza della guerra, della violenza e delle sofferenze! E' tempo che tutti si ravvedano e che ognuno si assumi le proprie responsabilità. In nome dell'affetto che provo per ognuno di voi, vi domando di cercare subito un dialogo, di superare le vostre apprensioni e di continuare ad amare il vostro Libano! Dio non permetterà che voi siate abbandonati! Più che mai sento in me il desiderio di venire a visitare il vostro paese, e di vedere con i miei occhi iniziare la ricostruzione di un Libano pacifico e armonioso.

Signore, distruggi i germi della menzogna e della perversione! Donaci la forza di abbattere i muri che separano e di costruire la città dove tutti sono una persona sola! Con la mia affettuosa Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal francese)

Data: 1990-05-25

Venerdi 25 Maggio 1990

A sacerdoti e religiosi in concattedrale - La Valletta (Malta)

Titolo: "Date espressione alla vocazione trascendente dell'umanità"

Cari fratelli e sorelle,


1. "La pace sia con voi". Questo è il mio saluto e il fervente augurio per voi e per tutta la popolazione di Malta. "Pace ai fratelli e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù" (Ep 6,23).

E' giusto che le mie prime parole di questa visita a Malta siano pronunciate qui, nella magnifica Concattedrale di San Giovanni un testimone eloquente di una parte della vostra storia che ha fatto conoscere il vostro nome in tutto il mondo. Come chiamato al ministero universale del servizio nella Chiesa, gioisco dell'opportunità di visitare l'isola di Malta, l'isola della predicazione di S. Paolo, un'isola di fede, di eroismo e devozione. Oggi io condivido il sentimento di Paolo quando scrisse: "così affezionati a voi, avremmo desiderato di darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari" (1Th 2,8).

Guidato dalla Divina Provvidenza, sono venuto qui per confermare l'antica fede che l'Apostolo delle Nazioni ha portato qui agli albori della cristianità. Vengo anche come pellegrino, per sperimentare personalmente la vitalità delle vostre Chiese locali, per rendere omaggio alle conquiste presenti e passate di tutti quelli che hanno risposto generosamente al Vangelo e che hanno portato avanti opere di fede, speranza e amore per la Gloria di Dio e per la salvezza del mondo. E mentre la Chiesa in Malta attende il Terzo Millennio, desidero offrire incoraggiamento e speranza per un futuro ancora più glorioso.


2. Cari amici nel Signore: la fede cattolica è cresciuta e fiorita qui grazie a uomini e donne generosi che in ogni tempo hanno messo la loro vita al servizio di Cristo e della sua Chiesa. "Non per forza ma volentieri, non per vile interesse, ma di buon animo, non spadroneggiando... ma facendovi modelli del gregge" (1P 5,2-3). Sono felice che il mio primo incontro sia con voi, sacerdoti e religiosi, perché occupate un posto insostituibile nella costruzione della Chiesa cosicché tutti i membri del gregge di Cristo, dal più grande al più piccolo, possano raggiungere la santità della vita che conduce alla salvezza.

Sono ben consapevole che la Chiesa a Malta è chiamata ad esercitare la sua missione pastorale in una situazione sociale e culturale che sotto certi aspetti presenta delle difficoltà. In questo contesto è chiaro che la Chiesa dev'essere soprattutto "la casa di Dio" (cfr. 1Tm 3,15) nella quale la sua famiglia dimora (cfr. LG 6) e dove i membri della famiglia, godendo della giusta libertà di Figli di Dio (cfr. Rm 8,21) sono uniti nei legami di fede e di amore: "ubi caritas et amor, Deus ibi est". Vorrei incoraggiarvi sotto la guida del vostro Vescovo, a proseguire lungo il sentiero di un rinnovamento profondo ed autentico che lo Spirito Santo, attraverso il Concilio Vaticano II, ha segnato per tutto il popolo di Dio.

Inoltre non si può negare che oggi il vostro Paese deve affrontare nuovi problemi sempre crescenti. Le vostre venerabili tradizioni e la vostra società sono soggette alle lusinghe di una cultura secolarizzata che ha già inglobato gran parte del mondo. Come uomini e donne, le cui vocazioni non hanno significato lontano da Dio e dalle sue promesse, non dovete avere paura. E' attraverso la perseveranza e la fedeltà di fronte alle sfide e alle prove che la potenza di Dio splende attraverso la debolezza umana. Mai sottovalutare l'azione nascosta dello Spirito Santo all'opera nei cuori umani per mettere in atto la trasformazione, la metanoia, che è nel cuore del messaggio evangelico (cfr. Mc 1,15). Vi esorto a rimanere legati alla vostra forte fede che è la vostra eredità cattolica come figli di Malta, cosicché le potenti azioni di Dio possano continuare a manifestarsi qui, ora e in futuro.

Malta è stata benedetta con molte vocazioni ed è stata molto generosa nel mandare sacerdoti e religiosi all'estero, con grande gioia e gratitudine delle Comunità Cattoliche in tutto il mondo. Ma c'è anche bisogno di vigilare sul futuro. Non abbiate paura di chiedere molto ai giovani, di sfidarli con la chiamata al servizio e a un modo di vita basato sulle radicali esigenze del Vangelo. Affinché il vostro appello sia efficace, dovete comunicarlo non solo a parole, ma anche con un esempio che dimostri che siete impegnati, zelanti e pieni di gioia al servizio del Signore.


3. A tutti i sacerdoti di Malta affido le parole di S. Pietro "pascete il gregge di Dio che vi è affidato... E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria" (1P 5,2-4). può esserci un onore maggiore di questo: che Cristo ha chiamato ognuno di voi per nome a condividere il suo ministero e vi ha affidato una parte del suo gregge? può esserci incoraggiamento maggiore di questo: servire, lavorare e anche soffrire con Cristo, in modo che insieme a tutti i fedeli possiate partecipare alla gloria che deve essere rivelata? Si, cari fratelli, è insieme al ministero e alla gloria che il Pastore supremo vi ha chiamati come sacerdoti.

Che grande grazia è il fatto che il vostro ministero a Malta è contraddistinto da una genuina vicinanza al vostro popolo! Mentre lavorate e vivete in mezzo ad esso, imitando Cristo che è venuto "non per essere servito, ma per servire" (Mt 20,28), sforzatevi sempre di sviluppare un cuore sacerdotale, che trascina il popolo verso il bene ultimo, eterno, alle "cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio" (Col 3,1). Siate aperti ad ognuno, con rispetto e sollecitudine genuina e fraterna. Nella vostra attività pastorale "non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo" (Jc 2,1). Ogni uomo e donna che bussa alla vostra porta, indipendentemente dalla condizione socio-economica o dall'idea politica, dovrebbe riconoscere nelle vostre parole e nelle vostre azioni la piena verità di Dio, offerta con amore e comprensione. Come "scelto fra gli uomini" (cfr. He 5,1) e "per annunziare il vangelo di Dio" (cfr. Rm 1,1) che ha la speciale responsabilità di esprimere quella "compassione" che Gesù ha mostrato per tutti intorno a Lui (cfr. Mt 9,36).

Sapete che il vostro ministero di sacerdoti non può mai essere vissuto come un affare privato, il "presbyterium" dovrebbe riflettere chiaramente la comunione che è la vera natura della Chiesa, l'unico Corpo di Cristo (cfr. 1Co 12,12).

Il Decreto Conciliare sul ministero e la vita sacerdotale parla di "intima fraternità sacramentale" che unisce i sacerdoti come membra di un unico corpo sotto il Vescovo diocesano, "con il vincolo della carità, della preghiera e di ogni specie di collaborazione" (PO 8). La carità è richiesta per mettere in pratica fra i nostri fratelli lo stesso comandamento dell'amore che predichiamo agli altri; un vincolo di preghiera affinché nessun sacerdote sia spiritualmente isolato nell'adempimento del suo ministero; la cooperazione perché, come lo stesso Decreto ci dice "Nessun presbitero è quindi in condizione di realizzare a fondo la propria missione se agisce da solo e per proprio conto, sotto la guida di coloro che governano la Chiesa" (Ibidem PO 7). Vi esorto soprattutto ad essere modelli di unità e di armonia, cosicché il gregge a voi affidato possa trarre ispirazione per vivere in pace e lavorare unito come in una sola famiglia.

Alla vigilia del Sinodo dei Vescovi che sarà dedicato al tema della formazione sacerdotale, non posso tralasciare di dire qualcosa sulla vostra formazione permanente come sacerdoti. Per crescere come Pastori vorrete coltivare una sempre più profonda comprensione della Scrittura e delle Scienze sacre. Come uomini di Dio vorrete anche crescere in grazia attraverso la preghiera personale e gli esercizi spirituali, perché è solo attraverso la ricerca dell'intimità con Dio e della santità che la nostra conoscenza e le nostre abilità daranno frutti duraturi nel servizio del Popolo di Dio. Chiedo le vostre preghiere per il lavoro del Sinodo e per i seminaristi e sacerdoti di ogni paese, cosicché la Chiesa possa continuare ad essere benedetta con un clero zelante e meritevole mentre cerca di predicare il Vangelo nel mondo di oggi.

Infine, desidero incoraggiarvi a riconoscere e a portare avanti il ruolo particolare del laicato nella vita della Chiesa, in accordo con gli insegnamenti del Concilio che sono stati ulteriormente sviluppati nella Esortazione Apostolica Christifideles Laici. C'è una complementarità fra il ruolo dei sacerdoti e quello del laicato. Qualunque sia il vostro lavoro di sacerdoti a Malta oggi, vorrete aumentare e rafforzare la cooperazione che esiste fra voi e i laici, cosicché ogni membro della Chiesa possa dare il suo giusto contributo al benessere materiale e spirituale di tutti. Questo include i vari Istituti laici, Associazioni e Movimenti, con il loro specifico contributo alla presenza e alla missione della Chiesa nella società.

Miei cari fratelli nel sacerdozio, siate sempre consci del compito ecclesiale che vi spetta in Cristo: i presbiteri "raccolgono la famiglia di Dio, come una fraternità animata dallo spirito d'unità, e per mezzo di Cristo nello Spirito la portano a Dio Padre" (LG 28). Possa il Signore concedervi perseveranza nel vostro "primo entusiasmo" cosicché tutto il Popolo di Dio a Malta possa beneficiare della vostra guida e del vostro primato spirituale, per un approfondimento della vita cristiana e un rinnovamento radicale della società.


4. Cari religiosi e religiose: come ho già detto in molte occasioni, il vostro più grande dono alla Chiesa e al mondo consiste soprattutto in quello che siete.

La vostra consacrazione è un potente segno che in Cristo l'umanità è chiamata ad essere una nuova creazione, a vivere non più "nella carne", ma "nello spirito" (Rm 8,9). Abbracciando liberamente e con gioia la castità, la povertà e l'obbedienza per la salvezza del Regno, siate testimoni del vero "stile" di vita che il Figlio di Dio scelse per se stesso, venendo al mondo.

Quanto bisogno ha oggi il mondo della fede che rende possibile la vostra consacrazione, la fede che la Lettera agli Ebrei definisce "fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono" (He 11,1). La vita moderna rende facile all'uomo dimenticarsi di Dio, crearsi idoli e piaceri, beni materiali e l'esercizio del potere, nessuno dei quali può dare felicità duratura o un vero significato alla vita. Voi che vi siete votati ai consigli evangelici, testimoniate quanto questo sia imperituro (cfr. 1Co 15,50-53).

Voi mostrate al mondo che questo avviene "perdendo la propria vita" (cfr. Mt 16,25) che uno "la trova" in abbondanza, sia ora, sia nel mondo che verrà. Voi date espressione alla vocazione trascendente dell'umanità, che può solo essere raggiunta percorrendo la strada della Croce, in compagnia di Cristo.

Questo è un lavoro che dura tutta la vita che implica morire e risorgere costantemente con Cristo, mentre cercate di essere "perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48). Mentre percorrete questa strada non stancatevi e non scoraggiatevi. Ricordatevi che Dio è fedele, avendovi chiamati alla vita religiosa, non mancherà di aiutarvi in ogni necessità perché perseveriate e cresciate in queste richieste.

A Malta, dove religiosi e religiose hanno dato un magnifico contributo alla evangelizzazione nei secoli, è mia speranza che mentre rimanete saldi nel carisma proprio di ogni Istituto, costruirete attivamente e coscientemente la Chiesa locale, attraverso l'esercizio dei vostri vari apostolati. Vi esorto a sviluppare al massimo la cooperazione, cosicché ogni Chiesa locale possa essere veramente una intorno al suo Vescovo, nella ricca diversità della sua vita e del suo lavoro ed essere secondo il motto scelto per questa visita un cuore solo con il Papa! Desidero rivolgere una speciale parola a coloro che sono stati chiamati alla vita contemplativa. La vostra costante preghiera e sacrificio è il cuore dell'amore della Chiesa. Questo cuore batte non visto, ma incessantemente, per la redenzione dei peccatori, per la santificazione dei giusti, per la diffusione del Vangelo. Nel seguire le vie di Cristo che non sono sempre conformi al modo di pensare dell'uomo, il vostro ritiro dalle cose di questo mondo aumenta, anziché diminuire, la vostra influenza su di esse e diventa una fonte di benedizioni illimitate per tutta la famiglia umana. Attraverso l'abbondanza di frutti apostolici nascosti che la realtà della vostra consacrazione porta al Corpo mistico di Cristo (cfr. PC 7), la vostra vita silenziosa e claustrale ha un profondo effetto sulla "città terrena" le cui fondamenta devono essere poste "nel Signore" per paura di coloro che costruiscono la loro fatica invano (cfr. LG 46). Possa Dio garantire alla Chiesa di Malta molte più vocazioni alla vita contemplativa e possa conservare ognuno di voi nella pace e nella gioia.


5. A ogni sacerdote, fratello e sorella presente qui oggi e a tutto il clero e ai religiosi di Malta desidero esprimere la gratitudine della Chiesa per il vostro servizio al Vangelo.

Come San Paolo che molto tempo fà porto la fede cristiana in questi luoghi, "anche per questo preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù Cristo in voi e voi in lui" (2Th 1,11-12).

A tutti imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-05-25

Venerdi 25 Maggio 1990


GPII 1990 Insegnamenti - A studenti svizzeri - Città del Vaticano (Roma)