GPII 1990 Insegnamenti - Atto di Affidamento alla Vergine dopo la Messa - Genova

Atto di Affidamento alla Vergine dopo la Messa - Genova

Titolo: "Celeste guardiana del popolo genovese aiuta tutti noi ad elevare gli orizzonti della speranza"

O Vergine gloriosa e benedetta, / grande Madre di Dio, Maria Santissima, / rivolgi il tuo sguardo su questo popolo, / che, incoraggiato dalle parole del tuo Figlio Gesù sulla croce: / "Ecco la Madre tua" (Jn 19,27), / desidera affidarsi alla tua celeste protezione.

Gli antichi abitanti di Genova vollero / che la tua immagine fosse posta sulle porte della città, / alla quale con fierezza attribuirono / il titolo di "città di Maria Santissima". / I cittadini di oggi si sentono eredi di questa tradizione religiosa / e, mentre commemorano la tua apparizione di cinque secoli or sono, / rendono testimonianza riconoscente / alla tua continua e materna benevolenza, / o celeste Guardiana del popolo genovese! Madre della Chiesa e Madre nostra Maria, / raccogliamo nelle nostre mani / quanto un popolo è capace di offrirti: / l'innocenza dei bambini / la generosità e l'entusiasmo dei giovani, / la sofferenza dei malati, / gli affetti più veri coltivati nelle famiglie, / la fatica dei lavoratori, / le angustie dei disoccupati, / la solitudine degli anziani, / l'angoscia di chi ricerca il senso vero dell'esistenza, / il pentimento sincero di chi si è smarrito nel peccato, / i propositi e le speranze di chi scopre l'amore del Padre, / la fedeltà e la dedizione di chi, / chiamato al sacerdozio o alla vita religiosa, / spende le proprie energie nell'apostolato / e nelle opere di misericordia.

E Tu, o Vergine Santa, / beata perché hai creduto alla parola del Signore", / fa' di noi altrettanti coraggiosi testimoni di Cristo. / Vogliamo che la nostra carità sia autentica, / così da ricondurre alla fede gli increduli, / conquistare i dubbiosi, raggiungere tutti.

Concedi, o Maria, alla comunità civile / di progredire nella solidarietà, / di operare con vivo senso della giustizia, / di crescere sempre nella fraternità. / Aiuta tutti noi ad elevare gli orizzonti della speranza / fino alle realtà eterne del Cielo.

Vergine Santissima, noi ci affidiamo a te e ti invochiamo, / perché ottenga alla Chiesa che è in Genova / di testimoniare in ogni sua scelta il Vangelo, / per far risplendere davanti al mondo / il volto del tuo Figlio e nostro Signore Gesù Cristo, / che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Data: 1990-10-14

Domenica 14 Ottobre 1990

Udienza al Nunzio apostolico a Bucarest - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa desidera adempiere la sua missione nella libertà e nel pieno rispetto dei diritti umani

La ringrazio, Padre Arcivescovo Giovanni, delle amabili parole di saluto e do un cordiale benvenuto a voi tutti, cari fratelli e sorelle, venuti per la consacrazione episcopale a Roma. In primo luogo i Vescovi presenti, poi le sorelle ed i parenti del nuovo Arcivescovo, come anche i suoi amici, confratelli, sacerdoti, religiose e tutti i presenti.

Nella Città eterna vi ha condotti principalmente la vostra fede. La consacrazione episcopale costituisce uno dei più bei riti della nostra liturgia, perché è la trasmissione del servizio apostolico sulle spalle di un nuovo membro del collegio dei Vescovi, in cui, nella Santa Chiesa, continua a vivere e ad operare il collegio apostolico, scelto ed inviato al servizio dallo stesso nostro Salvatore Gesù Cristo.

La chiamata di Dio è risuonata anche per il Padre Arcivescovo Giovanni, il quale è destinato al responsabile compito del Nunzio Apostolico in Romania. Non intraprende il nuovo servizio per decisione propria, ma ve lo invia il Successore di Pietro, perché nel collegio dei Vescovi di quella terra sia il segno visibile della sua presenza e pegno di unità del popolo di Dio che ivi vive. Davanti alle autorità civili rappresenterà la Santa Sede, la quale con tutte le forze desidera buoni rapporti con le singole comunità statali e nazionali, lavora al consolidamento della pace e si adopra, affinché la Chiesa possa adempiere alla sua missione nella libertà e nel pieno rispetto dei diritti umani.

Padre Bukovsky in questo campo, con la sua precedente attività, ha dimostrato di saper adempiere a questi gravi compiti.

Gli esprimo la stima e la gratitudine per tutti i servizi resi alla Santa Sede ed alla Santa Chiesa con il suo lavoro disinteressato e intelligente.

La nuova missione è anche un segno della mia fiducia, che nel nuovo posto continuerà sulla stessa strada, per la quale gli esprimiamo tutti i nostri migliori auguri e chiediamo per lui tante forze e l'aiuto di Dio.

La Vergine Addolorata ci accompagni tutti e ci protegga con il suo manto materno. Pregate davanti al suo altare nel Santuario di Sastin per l'Arcivescovo Giovanni. Ed in tutto vi accompagni la mia paterna Benedizione apostolica.

(Traduzione dallo slavo)

Data: 1990-10-15

Lunedi 15 Ottobre 1990

Lettera al preposito generale dei Passionisti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Modelli sempre attuali di santità da additare alle generazioni

Al rev.mo padre P. Orbegozo Jauregui José Augustin, preposito generale della Congregazione della Passione di Gesù Cristo


1. Dopo aver celebrato il 2 maggio u.s. il 50° della canonizzazione di santa Gemma Galgani, la Congregazione della Passione di Gesù Cristo ricorda oggi, 16 ottobre, i cento anni dalla nascita di santa Maria Goretti. Il 2 novembre p.v., si concluderà, poi, il centenario della morte del beato Pio Campidelli.

Si tratta di ricorrenze significative che invitano ad approfondire il messaggio spirituale lasciato da questi autentici testimoni di Dio. Mi è pertanto particolarmente gradito unirmi alla gioia di codesta Famiglia religiosa per tali fausti avvenimenti, ben consapevole dell'opportunità che essi offrono per un'appropriata catechesi che si rivolga specialmente al mondo dei giovani.


2. Santa Gemma Galgani (1878-1903) partecipo in modo mistico e singolare alla passione di Cristo, felice di sentirsi un "germoglio delle sue piaghe". Arse di amore per il Crocifisso e si offri vittima per la conversione dei peccatori.

Santa Maria Goretti (1890-1902), vergine e martire, grazie alla solida formazione cristiana ricevuta in famiglia e in parrocchia, resistette a ogni insidia e preferi la morte piuttosto che perdere la verginità. I Passionisti, che ne curarono il processo di canonizzazione, provvedono con zelo al servizio del santuario di Nettuno, dove sono custodite le sue spoglie mortali. Pio Campidelli (1868-1889), religioso passionista, che ho avuto la gioia di dichiarare beato nel 1985, rifulse per l'eroica fedeltà al Vangelo, espressa nell'adempimento dei doveri quotidiani e nel servizio sempre pronto al prossimo.

A questa schiera di autentici apostoli di Cristo, si unisce san Gabriele dell'Addolorata (1838-1862), del quale due anni orsono è stato ricordato il 150° anniversario della nascita. Originario dell'Umbria, consumo la sua breve esistenza in Abruzzo, dove si trova il santuario a lui dedicato, meta di numerosi pellegrini. Il 30 giugno 1985, ho potuto sostare anch'io davanti alla sua urna, incontrandomi poi con una folta schiera di giovani, alle falde del maestoso massiccio del Gran Sasso d'Italia. Figlio del governatore d'Assisi, brillante ballerino, Gabriele lascio tutto e si fece passionista, avendo compreso che solo l'amore a Cristo crocifisso e alla sua Madre addolorata può riscattare l'uomo dalle sue tristezze e infelicità terrene.

Queste giovani esistenze, generosamente votate a Cristo, costituiscono luminosi esempi non solo per la Famiglia religiosa alla quale, in vario modo, essi furono legati, ma anche per tutti coloro che si ispirano alla spiritualità della passione del Signore e per ogni cristiano. Confido, dunque, che i padri Passionisti vogliano cogliere questa provvidenziale occasione per proporre alla gioventù dei nostri giorni così attuali modelli di santità, additando loro le inalterate esigenze della sequela di Cristo.


3. E' dalla passione, mistero di salvezza, che si sprigiona l'energia dell'amore.

La passione invita i credenti a donare se stessi, come Gesù, in modo totale ed esclusivo al Padre, perché si compia il suo disegno di misericordia per l'intera umanità. Dalla passione scaturisce la proposta di un diverso stile di vita, che non può non interessare i ragazzi e le ragazze di oggi, così assetati di verità e di comunione, così desiderosi di significati veri e duraturi da interiorizzare nella propria esistenza. Anche quando essi rifiutano il messaggio cristiano o restano indifferenti di fronte ad esso, i giovani non riescono a dissimulare la loro aspirazione al Trascendente e la loro ricerca di Assoluto. Ad essi va proposto con chiarezza l'annuncio della salvezza, accompagnato sempre da una testimonianza di vita coerente e gioiosa; occorre che gli educatori siano ben disposti ad ascoltarli e pazienti, sia pure con la dovuta fermezza, nel guidarli lungo un itinerario spirituale adeguato all'età. Fra le priorità della nuova evangelizzazione vanno sottolineate l'attenzione al mondo giovanile e una rinnovata pastorale che li coinvolga direttamente. E' necessario che tutti siano profondamente consapevoli dell'urgenza di questo compito. "L'uomo senza Dio non può comprendere se stesso e non può neanche realizzarsi senza Dio. Gesù Cristo è venuto nel mondo prima di tutto per rendere ognuno di noi consapevole di questo.

Senza di lui questa dimensione fondamentale della verità sull'uomo sprofonderebbe facilmente nel buio" (Lettera per l'Anno internazionale della gioventù, 31 marzo 1985, n. 4).

Gemma Galgani, Pio Campidelli, Maria Goretti e Gabriele dell'Addolorata mostrano in forma concreta che Dio è il sommo Bene capace di colmare totalmente il cuore dell'uomo. Testimoniano che accanto al Sacramento del matrimonio, prezioso cammino di santificazione coniugale, ci sono altri percorsi vocazionali, come il ministero sacerdotale e le varie forme di vita consacrata, che esigono un affidamento di sé al Signore definitivo e senza compromessi. Richiamano, in particolare, il valore del celibato e della verginità per il regno dei cieli.

Opportuna appare, in questa luce, un'appropriata catechesi che miri a evidenziare l'importanza della virtù della purezza nella formazione cristiana e soprattutto nell'educazione degli adolescenti e dei giovani. Soprattutto grazie a una maturità affettiva, nutrita di preghiera, spirito di sacrificio e apertura agli altri, è possibile pervenire alla vera libertà interiore e alla piena capacità di amare.

Non si scoraggino quanti hanno responsabilità formative e non cessino di insistere su questi valori, proponendo sempre ai giovani, anche se arduo, l'ideale della totale fedeltà a Cristo, il quale ci "ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarci santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto" (cfr. Col 1,22).


4. Molti oggi considerano come assoluti e definitivi i beni materiali quali, ad esempio, la ricchezza, i piaceri, il successo, con la conseguenza che, quando questi vengono meno, restano disorientati, delusi e scoraggiati. Alcuni giovani si rifugiano allora nel paradiso artificiale della droga, o si lasciano prendere dalla disperazione, talora cedendo persino alla tentazione del suicidio.

Ancora una volta Gemma Galgani, Maria Goretti, Pio Campidelli e Gabriele dell'Addolorata, con la loro vita, offrono un esempio di come resistere a così insidiose tentazioni. Mostrano che la gioia e la pace sono frutto della fedele, quotidiana sequela di Cristo fin sul Calvario, pur a costo di sacrifici anche notevoli. A chi, ogni giorno, abbraccia con fiducioso abbandono la croce, non vengono mai meno il coraggio e la fortezza; anche quando fosse richiesto il supremo sacrificio della vita, come avvenne per la dodicenne Maria Goretti.

Dal Crocifisso sgorga la capacità di far dono della propria vita ai fratelli; da li scaturiscono la gioia e la pace interiore. La croce è scuola concreta di carità e di solidarietà; spinge all'impegno per la promozione dei fratelli più deboli, alla riconciliazione e al perdono.


5. Con tutto il cuore ringrazio il Signore, insieme all'intera Famiglia passionista, per i prodigi che ha compiuto in questi giovani apostoli della croce di Cristo e invito quanti ne hanno fatto e ne fanno memoria lungo tutto il 1990 ad approfondire ulteriormente la loro personalità e il loro messaggio.

Elevo fervide preghiere all'Onnipotente affinché a questi modelli si ispirino tanti altri giovani. La Vergine Addolorata resti al fianco di quanti sono decisi a seguire Cristo; li sostenga e illumini nelle scelte impegnative della vita; li incoraggi a saper portare la propria croce ogni giorno. Sarà così possibile assistere a rinnovati prodigi nella Chiesa e anche la Famiglia spirituale dei Passionisti conoscerà, come in passato, una ricca fioritura vocazionale.

In pegno di questi voti imparto infine a lei, ai religiosi e alle religiose di codesta Congregazione e a quanti si ispirano a tale spiritualità una speciale benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 16 Ottobre dell'anno 1990.

Data: 1990-10-16

Martedi 16 Ottobre 1990

Ai vescovi coreani in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa in Corea è stata inviata per servire i popoli dell'Asia nella ricerca di Dio e di una vita più umana

Eminenza, Cari confratelli nell'Episcopato,


1. La vostra presenza qui quali Pastori della Chiesa in Corea in occasione della vostra visita ad limina è motivo di grande soddisfazione e conforto per me, cui è stata affidata una speciale "preoccupazione per tutte le chiese" (2Co 11,28). E' trascorso un anno esatto dalla mia visita a Seoul in occasione del Quarantaquattresimo Congresso Eucaristico Internazionale, un momento di gioiosa comunione di fede e unità ecclesiale per la Chiesa in Corea, anzi, per tutta la "comunione dei Santi", che ha la sua sorgente più profonda in Cristo e la sua espressione sacramentale più piena nell'Eucaristia: "Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo" (1Co 10,17). Non posso dimenticare la fede e la devozione del vostro popolo, e sono felice di sapere che il Congresso Eucaristico ha dato frutti abbondanti di vita e di santità cristiana tra i fedeli.

La vostra visita ad limina è espressione e celebrazione dello speciale vincolo di comunione che ci unisce nel Collegio Episcopale quali successori degli Apostoli. E' mia fervida speranza che nel rivisitare le tombe dei Santi Martiri Pietro e Paolo, e nel tornare alle origini della nostra fede apostolica, possiate colmarvi di rinnovato vigore per servire le Chiese particolari che la Divina Provvidenza ha affidato alla vostra cura. Dal momento in cui la fede per la prima volta è entrata in Corea - in modo tanto straordinario ed evangelico - fino all'attuale situazione di intensa vitalità nell'ambito della comunità ecclesiale, l'amore previdente di Dio ha sempre guidato i passi della Chiesa nel vostro Paese.

I grandi segni di santità e di martirio sono li per essere veduti, ammirati ed imitati da tutti. Nelle vite dei Martiri Coreani siete testimoni dei frutti dei patimenti subiti per amore di Cristo e, in particolare, della persecuzione religiosa. Possiate sempre lodare Dio con cuore umile e gioioso per l'effusione di grazia che sperimentate quotidianamente con il vostro ministero.


2. Le statistiche che avete sottoposto nel preparare questa visita ad limina parlano chiaramente della crescita e della vitalità della comunità cattolica nel vostro Paese. Nei cinque anni trascorsi dalla vostra ultima visita è aumentato considerevolmente il numero dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, dei seminaristi e dei catechisti. E' particolarmente incoraggiante il fatto che i vostri quattro seminari maggiori siano pieni e che altri ne verranno presto aperti. Eppure, questa sensibile crescita non riesce a tenere il passo con la crescita della popolazione cattolica. Con le parole di San Paolo, voi siete un nuovo ramo, vigoroso e florido, di quell'albero che è la Chiesa (cfr. Rm 11,17).

Ciò che San Paolo scrive ai Romani dovrebbe trovare un'eco nei cuori dei vostri fedeli: "Sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te... tu resti li in ragione della fede. Non montare dunque in superbia, ma temi" (Ibidem Rm 11,18 Rm 11,20). Possiate sempre essere costruttori della pace di Cristo tra di voi, nella Chiesa e nel mondo.


3. Ho un ricordo particolarmente vivo della mia visita alla Parrocchia di Nonhyondong, dove molti sacerdoti si erano riuniti per l'Adorazione Eucaristica e dove abbiamo meditato insieme sulla necessità della preghiera di adorazione e della carità pastorale che deriva dall'Eucaristia, il centro e la radice di tutta la vita sacerdotale (cfr. PO 14). II tema del sacerdozio è dinanzi ai vostri occhi in questi giorni del Sinodo dei Vescovi dedicato ai problemi della formazione sacerdotale. Il modo in cui l'unico sacerdozio di Gesù Cristo viene vissuto ed esercitato dai sacerdoti della Corea è tra i problemi che il vostro ministero di Vescovi deve affrontare, ed anche in questo settore desidero incoraggiarvi ad essere saggi amministratori della grazia di Dio. Ogni vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata è un dono sublime di Dio, sia per la persona interessata che per la Chiesa, particolare e universale. E' una grazia che l'intera comunità ecclesiale deve implorare, promuovere e sostenere con tutto il cuore. Compito della comunità è di rendere possibile a quanti sono chiamati di rispondere a quella grazia con una libera e generosa offerta di sé a Cristo e alla Chiesa. Nel caso del sacerdozio, spetta inoltre al Vescovo personalmente di esercitare un ruolo autorevole nel giudicare la vocazione ricevuta e il grado di preparazione e di impegno raggiunti lungo il cammino verso l'Ordinazione.

Vi chiedo di portare il mio devoto incoraggiamento agli amati sacerdoti e seminaristi della Corea. Rinnovo l'augurio che ho espresso a Nonhyondong che essi stiano vicini ai membri del gregge, condividendone le gioie e i dolori, pronti e disponibili verso tutti, in uno stile di vita semplice che deriva dall'autentica povertà in spirito (cfr. Omelia alla Parrocchia di Nonhyondong, n. 3).

Per essere degni ed efficaci ministri del Vangelo, i Vescovi e i sacerdoti devono avere un atteggiamento di spontaneo distacco da se stessi e dal mondo. La vocazione al sacerdozio implica una somiglianza con Cristo non solo attraverso l'imitazione dell'esempio del Signore, ma, ancor più, essa implica una chiamata, attraverso il Sacramento dell'Ordine, a diventare una cosa sola con Cristo che "spoglio se stesso, assumendo la condizione di servo... umilio se stesso facendosi ubbidiente fino alla morte" (Ph 2,6-8). Il ministero della parola, del sacramento e della carità pastorale non può mai essere separato da questa kenosis interiore che deve sempre costituire la caratteristica della vita cristiana in unione con Cristo. L'ansia di miglioramento nella vita spirituale e di un amore e di una solidarietà sempre maggiori negli affari umani, tanto avvertita dal vostro popolo, può essere soddisfatta soltanto se i ministri consacrati sono autentici uomini di Dio, assidui nella preghiera e profondamente motivati dallo zelo per la casa del Padre (cfr. Jn 2,17).


4. E' infatti l'intera comunità cristiana che è chiamata ad essere l'esempio della generosa dedizione di Cristo al Padre. Il Documento Finale della Quinta Assemblea Plenaria della Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia, che si è tenuta a Bandung lo scorso mese di luglio, parla della missione della Chiesa in Asia in termini di servizio: servizio al Signore e all'umanità bisognosa. Questo è anche il cammino della Chiesa in Corea, che deve affrontare il compito di raggiungere un numero sempre maggiore di membri meno fortunati della società, in particolare i lavoratori e i poveri. Questa capacità di espandersi, a sua volta, dipende molto da come voi affrontate la difficile e delicata questione di promuovere un profondo, penetrante, ma sempre rispettoso incontro tra la Buona Novella della salvezza in Gesù Cristo e l'ethos tradizionale di una popolazione formatasi in altre religioni e in altri modelli culturali.

La Chiesa in Corea, così come la Chiesa in tutta l'Asia, "non è stata inviata per osservare, ma per servire - per servire i popoli dell'Asia nella loro ricerca di Dio e di una vita umana migliore; per servire... sotto la guida dello Spirito di Cristo e alla maniera di Cristo stesso, che non è venuto per essere servito ma per servire e che ha dato la sua vita per riscattare tutti (cfr. Mc 10,45) - e per comprendere, in dialogo con i popoli dell'Asia e le realtà dell'Asia, quali azioni il Signore vuole che vengano intraprese affinché tutta l'umanità possa essere riunita insieme in armonia quale sua famiglia" (Dichiarazione Finale della Quinta Assemblea Plenaria della FABC, 6.3). Tutto ciò esige che la Chiesa in Corea sia animata da un autentico spirito missionario ed esprima "un autentico discepolato", tenendo "nella massima considerazione la dimensione contemplativa, la rinuncia, il distacco, l'umiltà, la semplicità e il silenzio" (cfr. Ibidem 9.1 e 9.2). Sottolineo questi aspetti in quanto voi stessi siete pienamente consapevoli della forza di attrazione che un modo di vivere più mondano può esercitare sui ministri e sui servitori del Vangelo quando la loro "missione" non è chiaramente radicata nella "consacrazione" che ne è alla base.


5. Il tema dell'unità nelle sue molte dimensioni è un argomento che vi è familiare. Durante la mia visita a Seoul lo scorso anno ho notato che la "nazione coreana rappresenta il simbolo di un mondo diviso che non è ancora in grado di unirsi alla pace e nella giustizia" (Al Congresso Eucaristico Internazionale, 8 ottobre 1989). Per quarant'anni la vita del vostro popolo è stata profondamente segnata da una tragica divisione che ha separato famiglie ed è stata causa di molte tensioni nella società. In questo momento, voi attendete con ansia un segno che i cambiamenti politici globali e le stesse iniziative coreane possano condurre all'agognata riunificazione basata sull'autentica giustizia, la libertà e il rispetto degli inalienabili diritti umani. Quali Vescovi seguite attentamente queste questioni in quanto le realtà sociali, politiche e culturali sono legate ad importanti problemi umanitari, morali e religiosi. E' vostro compito aiutare i fedeli cattolici ad affrontare queste istanze con una coscienza ben formata alle esigenze etiche del Vangelo e alla dottrina sociale della Chiesa, in cui l'amore e la misericordia occupino un posto preminente.

Voi stessi avete sottolineato il vostro grande bisogno di fornire una formazione permanente ai laici nelle verità della fede e nell'applicazione dell'insegnamento morale della Chiesa alle realtà della vita in una società mutevole e sempre più complessa. Nel compito di applicare la verità e i valori del Vangelo alle realtà temporali, sono i laici ad avere una vocazione ed una competenza specifica, come è riconosciuto dalla dottrina del Concilio e dalla legge della Chiesa (cfr. LG 31 CIC 255). La famiglia, la società civile, lo sviluppo della cultura, il mondo degli impegni economici e politici: tutto ciò costituisce il campo d'azione specifico dei laici cattolici, uomini e donne, che hanno profondamente radicati i valori evangelici di amore, giustizia, libertà, verità e pace. Il campo secolare è l'ambiente naturale ed ordinario della loro attività e della loro esperienza pratica; rappresenta quindi il luogo in cui devono rendere testimonianza cristiana e promuovere la missione della Chiesa.


6. Parlando del rapporto tra Chiesa e società, la Costituzione Pastorale Gaudium et Spes offre una sintesi generale dei diversi ruoli nella vita della Chiesa. "Ai laici spettano propriamente... gli impegni e le attività temporali... Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Dai sacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale. Non pensino pero che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema... essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a questo li chiami la loro missione; assumano invece essi, piuttosto, la propria responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del magistero" (GS 43).

E' importante che la comunità ecclesiale abbia una chiara consapevolezza della distinzione dei ruoli. I sacerdoti e i religiosi non perdono i loro diritti di membri della comunità civile, o il loro dovere di lavorare per il bene comune.

Ma essendo dotati di una specifica vocazione al ministero o alla consacrazione religiosa, essi si assumono altri doveri, che implicano restrizioni nell'impegnarsi in affari puramente temporali o in politiche di parte. Ciò non significa che i pastori della Chiesa non possano denunciare ingiustizie ove esistano o esigere leggi e politiche più umane e morali. Ma il loro contributo al progresso della società sta principalmente nella formazione di coscienze e nel motivare i laici al conseguimento di strutture più giuste nella vita socioeconomica, politica e culturale. In tal modo la società sarà trasformata "dal di dentro", in conseguenza della validità e dell'efficacia di una presenza cristiana immanente. L'immagine di Cristo del "lievito che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti" (Mt 13,33) è sempre riferita alla presenza della Chiesa nella società.


7. Cari Confratelli Vescovi, questi sono alcuni dei pensieri che la vostra visita mi ispira. Sono espressi con amore e comprensione. Hanno lo scopo di permettermi in un certo modo di partecipare alle gioie e ai dolori del vostro ministero. Siamo uniti nella convinzione che il Signore, nel suo amore, sta chiamando la Chiesa di Corea ad affrontare le sfide di quest'ora rendendo credibile testimonianza ai valori del Regno di Dio attraverso azioni conformi a quelle di Cristo. Vi assicuro la mia preghiera costante per la Chiesa di Corea, affinché tutti i suoi membri rispondano coraggiosamente e generosamente all'ora di grazia che state vivendo.

Portate il mio incoraggiamento e i miei migliori auguri ai sacerdoti e ai religiosi, ai seminaristi e ai catechisti, ai catecumeni e a quanti cercano la verità di Cristo, alle famiglie e alle comunità parrocchiali.

"La grazia del Signore Gesù sia con voi. Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù" (1Co 16,23-24). Amen.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-10-16

Martedi 16 Ottobre 1990



Al patriarca di Antiochia dei Maroniti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nuovo accorato appello per la pacificazione del Libano

A Sua Beatitudine Nasrallah Pierre Sfeir Patriarca di Antiochia dei Maroniti.

Bkerké Libano La ringrazio vivamente per i delicati auguri, accompagnati dalla filiale preghiera della Comunità Maronita, che ha voluto inviarmi in occasione dell'anniversario dell'inizio del mio Pontificato.

In questa circostanza, desidero ripetere ancora una volta a Vostra Beatitudine e, tramite suo, a tutti i libanesi, indistintamente, quanto io sia vicino a ciascuno di loro nei dolorosi momenti che essi sono chiamati a vivere.

Penso, in particolare ai recenti avvenimenti che hanno seminato morte e distruzione. Imploro la misericordia e la consolazione del Signore per le famiglie che piangono la perdita dei loro cari, per i feriti e per tutti quelli che soffrono a causa di quei dolorosi avvenimenti di guerra e dei deplorevoli fatti che li hanno seguiti.

Voglia Vostra Beatitudine assicurare i suoi compatrioti di tutte le comunità che il loro Paese è costantemente presente nel cuore del Papa ed è oggetto di una particolare attenzione nell'attività internazionale della Santa Sede.

Con questi sentimenti, chiedo continuamente a Dio di concedere a tutti la grazia della pace e della riconciliazione, in modo che la pacificazione degli animi e la volontà comune di guardare insieme al futuro da costruire contribuiscano al raggiungimento di una pronta normalizzazione della vita nazionale. Desidero, infine, rivolgermi ancora una volta a tutti i responsabili e a quelli che sono ancora nella possibilità di agire in modo disinteressato ed efficace: chiedo loro con insistenza di aiutare i libanesi a superare le rivalità e i rancori del passato. Allo stesso tempo, esprimo la più viva speranza che sia fatto tutto il possibile affinché, al più presto, questo Paese sovrano sia libero da ogni presenza militare straniera.

In tal modo, responsabili delle loro decisioni, i vostri compatrioti saranno veramente in grado di riprendere fiducia nelle istituzioni nazionali e di ricostruire con coraggio una società fedele alla sua storica vocazione. E' questa la via che permetterà ai libanesi di ritrovare la dignità e la libertà, che i conflitti e la violazione della sovranità della loro patria hanno troppo spesso ferite.

Con la mia affettuosa Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal francese)

Data: 1990-10-19

Venerdi 19 Ottobre 1990

All'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Essere testimoni della fede e messaggeri della carità

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Oggi la Chiesa celebra la Giornata missionaria mondiale. Tutte le comunità cristiane, animate dai loro pastori, consacrano questa domenica a riflettere, pregare e offrire il proprio contributo per le missioni e i missionari del mondo.

L'attività missionaria mira a far giungere fino agli estremi confini della terra il lieto annunzio della salvezza, che la Chiesa ha iniziato a divulgare il giorno stesso della Pentecoste, quando lo Spirito Santo scese su Maria e gli apostoli riuniti nel cenacolo. Evangelizzando i popoli, la Chiesa attua la propria vocazione, perché essa esiste per evangelizzare (cfr. EN 14).

Frutto dell'impegno missionario è la nascita, la formazione di un'umanità nuova, fondata sulla civiltà dell'amore: il Vangelo, infatti, è fermento di fraternità, di unità e di pace.


2. Alla missione evangelizzatrice della Chiesa tutti i fedeli, incorporati e assimilati a Cristo mediante il Battesimo, la Cresima e l'Eucaristia, hanno lo stretto obbligo di cooperare (cfr. AGD 37). Per questo la Giornata missionaria mondiale è un appuntamento impegnativo per la consapevolezza e la carità della Chiesa universale.

Urgenti ed estreme necessità fanno appello alla coscienza e al cuore di coloro che, avendo ricevuto il dono della fede in Cristo, debbono esserne testimoni e messaggeri credibili anzitutto con la loro carità. Come pastore della Chiesa cattolica, sento il dovere di ricordare a tutti i fedeli, e a tutti gli uomini di buona volontà, che non dovrà venir meno la generosità del loro aiuto per i poveri del mondo e per i missionari che sono impegnati nella loro promozione umana, oltre che nell'annuncio del mistero di Cristo, Redentore di tutti gli uomini.


3. Oggi sentiamo i missionari particolarmente vicini nel nostro affetto e nella preghiera. Essi, docili alla chiamata dello Spirito che li ha scelti e consacrati per l'annuncio del Vangelo ai lontani, prestano il loro coraggioso e instancabile servizio negli avamposti della missione.

Esprimo loro il ringraziamento e l'affettuosa comunione di tutta la Chiesa. Lo faccio, in questa Giornata missionaria mondiale, unito in modo particolare ai vescovi presenti a Roma per il Sinodo sulla formazione dei sacerdoti. Sono certo che anche da questo Sinodo, lo Spirito Santo, che è Spirito della missione, saprà suscitare un nuovo slancio missionario, capace di rinnovare la formazione e l'attività pastorale dei sacerdoti del mondo intero.


4. Cari missionari e missionarie! Voi non siete soli nel vostro importante e difficile compito di annunciare e donare la luce e la grazia del Vangelo a coloro che ancora non l'hanno ricevuta. E' con voi lo Spirito del Signore risorto, perché è lui l'agente principale dell'evangelizzazione. Sono con voi tutte le comunità cristiane, che vi sostengono con la loro preghiera, col sacrificio e con la carità. A voi guardano i giovani con ammirazione e dal vostro esempio sono incoraggiati a rispondere anch'essi alla chiamata del Signore, consacrando la loro vita al servizio di Cristo e dei fratelli.

Ed è con voi Maria, la Madre del Signore e Madre di tutte le genti, la quale vi accompagna e protegge nel vostro ministero. A lei ci rivolgiamo ora con la preghiera dell'"Angelus", e con fervore la invochiamo perché sia sempre la vostra Consolatrice.

(Omissis: saluti a vari gruppi) Saluto al "Forum internazionale dell'Azione Cattolica Desidero ora porgere il mio cordiale saluto ai membri del "Forum Internazionale dell'Azione Cattolica", convenuti a Roma per riflettere sull'impegno del cristiano nella società odierna. L'iniziativa vede oggi, per la prima volta, la partecipazione di rappresentanti di diverse Nazioni dell'Est-europeo e dell'America Latina. Esprimo di cuore l'augurio che questo incontro vi serva di stimolo per testimoniare efficacemente il messaggio evangelico, per animare cristianamente l'ordine temporale e per dare un contributo determinante all'edificazione di un mondo più giusto e più fraterno.

Data: 1990-10-21

Domenica 21 Ottobre 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Atto di Affidamento alla Vergine dopo la Messa - Genova