GPII 1990 Insegnamenti - All'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

All'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le quattro nuove beate ci siano di stimolo alla santificazione

Cari fratelli e sorelle! Abbiamo terminato poco fa, nella Basilica di san Pietro, il rito della beatificazione di quattro religiose, due francesi e due italiane; i loro nomi: Marthe Aimée Le Bouteiller, Louise Thérèse de Montaignac de Chauvance, Elisabetta Vendramini e Maria Schininà. Sono state elevate agli onori degli altari, perché siano di esempio per tutta la Chiesa.

Le loro figure, che vediamo sulla facciata della Basilica, e il loro messaggio spirituale sono, infatti, di stimolo per tutti i cristiani a impegnarsi di più nel cammino della perfezione evangelica e della santificazione. Tale esigenza richiama alla mente un testo illuminante del Concilio Vaticano II, dove si afferma che "tutti i fedeli, di qualsiasi stato o grado, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità" (LG 40).

Con la proclamazione delle nuove beate la Chiesa si propone di ravvivare la consapevolezza che tutti i membri del popolo di Dio sono chiamati a tendere alla santità, siano essi religiosi che laici.

Per questo le nuove beate, nel ricercare la propria santificazione, non si sono estraniate dal prossimo, ma hanno saputo scoprire, giorno dopo giorno, la presenza di Dio in tutte le persone che le sono passate accanto e in ogni avvenimento piccolo o grande. Per esse l'essersi consacrate a Dio nella propria Congregazione religiosa non significo una fuga dal mondo, ma una fonte di energie spirituali, che le resero più sensibili alle necessità dei fratelli, specialmente se poveri, malati, abbandonati, rifiutati o lasciati ai margini della società. Il loro ardente slancio apostolico, che segno così profondamente la loro vita e la loro opera, trova oggi fervorosa continuazione nella benemerita attività delle religiose, che si ispirano al carisma lasciato in eredità dalle loro fondatrici, che oggi sono state dichiarate beate. A queste religiose, presenti in gran numero in Piazza san Pietro, vanno le mie felicitazioni e il mio vivo apprezzamento per l'opera che esse svolgono.

Rivolgiamo ora la nostra preghiera alla Vergine, affinché, per loro intercessione, accenda nei nostri cuori un grande desiderio di raggiungere la santità per la gloria della santissima Trinità e per il bene degli uomini.

(Omissis: saluto a pellegrini francesi)

Data: 1990-11-04

Domenica 4 Novembre 1990

Ai pellegrini giunti per la beatificazione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una lezione di vita al servizio dei poveri e dei più bisognosi

Carissimi fratelli e sorelle,


1. Siamo di nuovo insieme, dopo il rito della beatificazione delle vostre conterranee, che abbiamo celebrato ieri nella solenne liturgia della Basilica di san Pietro. Saluto tutti voi, venuti dalla Francia e dall'Italia, e vi esprimo la gioia di trovarmi in mezzo a voi nell'atmosfera di festa per la beatificazione delle quattro religiose.


2. Saluto cordialmente tutte le persone di lingua francese venute per partecipare al rito della beatificazione di Marta Le Bouteiller e di Louise-Thérèse de Montaignac de Chauvance. In particolar modo rivolgo i miei saluti più sinceri ai pellegrini giunti dalla Normandia e dal Borbonese. Essi sono qui presenti accanto ai loro vescovi, mons. Jacques Fihey vescovo di Coutances e di Avranches e mons.

André Quélen, vescovo di Moulins.

Saluto anche le famiglie spirituali delle suore beate: le Suore di Santa Maria Maddalena Postel e le Oblate del Cuore di Gesù, a cui rivolgo la mia speranza di bene per la loro vita consacrata sull'esempio delle loro gloriose primogenite. Auguro a tutte di continuare la loro missione evangelizzatrice con rinnovato dinamismo e di rispondere sempre più generosamente all'amore del cuore di Gesù.

Cari fratelli e sorelle, siate fieri dell'eredità cristiana ricevuta dai vostri antenati grazie alla fede che li animava, sulla vostra terra essi hanno dato vita a solide comunità. Sull'esempio di coloro che ieri sono state beatificate, in tutto ciò che voi fate, lasciatevi guidare dalla fede in famiglia, nel lavoro, negli incontri di ogni giorno.

Lo Spirito Santo sollecita il vostro impegno nell'annuncio della buona novella agli uomini e alle donne del nostro tempo: possiate ricominciare più forti e più gioiosi per testimoniare il Vangelo e per servire gli altri! A tutti, rivolgo il mio amore paterno e, con tutto il cuore, do la benedizione apostolica a voi, alle vostre famiglie e ai vostri amici.


3. Saluto con tutto il cuore le sorelle e i pellegrini di lingua tedesca che sono giunti qui a Roma in occasione della beatificazione di suor Marta Le Bouteiller.

Attraverso la sua vita suor Marta ha realizzato le parole del Magnificat: il Potente innalza i miseri. Suor Marta ha consacrato la sua vita all'umiltà e alla solitudine del lavoro quotidiano in cucina e in agricoltura. Ha dimostrato con la sua vita, in modo esemplare, che non è decisivo il ruolo che l'uomo occupa nella vita, ma piuttosto che egli sia soddisfatto del posto che gli è affidato, rendendo servizio a Dio e agli uomini.

La completa dedizione alla volontà di Dio fu la base fondamentale della sua santa vita, che le rese, già da quando era in vita, ammirazione e riconoscimento. Suor Marta è per tutti noi un esempio di santità della vita quotidiana.

Con tutto il cuore imparto a voi tutti la mia benedizione apostolica.


4. A voi, religiose Terziarie Francescane Elisabettine, e a voi, Suore del Sacro Cuore, come pure a voi fedeli, venuti rispettivamente dalle diocesi di Padova e di Ragusa, esprimo le mie felicitazioni per l'elevazione agli onori degli altari delle vostre fondatrici o conterranee. Sono lieto di salutare le autorità civili e i vescovi, i monsignori Antonio Mattiazzo e Angelo Rizzo, che hanno guidato i pellegrini di quelle comunità diocesane, e tutti gli altri fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio.

Saluto voi, giovani delle comunità parrocchiali e delle associazioni ecclesiali, a cui addito le figure luminose delle beate Elisabetta Vendramini e Maria Schininà, perché vi siano di esempio e di stimolo nella ricerca della vostra vocazione e del vostro impegno futuro. Esse, che si distinsero per una forte convinzione e volontà di obbedire alle ispirazioni del Signore, vi offrono la testimonianza di una perfezione evangelica, raggiunta nell'equilibrio dell'impegno ascetico e contemplativo e in quello dell'animazione cristiana della società.

Come madri forti e tenere di tante donne consacrate al Signore e di tanti fratelli segnati da svariate forme di povertà: nelle strade, nei ricoveri, negli ospedali, negli orfanotrofi e negli asili, esse lasciano un esempio concreto e una lezione di vita autenticamente vissuta a tutte voi, religiose, dedite all'apostolato e al servizio dei bisognosi, ma anche a voi, laici, che desiderate avere una vera coscienza del vostro essere Chiesa.

In ogni passo che muovete nella vostra comunità religiosa o nella vita parrocchiale e familiare, o nell'ambiente di lavoro, sappiate seguire le orme lasciate dalle beate. Lasciatevi affascinare dalla loro purezza di vita e dalla loro fortezza nelle prove, lasciatevi confermare dalle loro certezze e orientare dal loro amore.

Nella luce di questi insegnamenti imparto a tutti la mia benedizione.

Data: 1990-11-05

Lunedi 5 Novembre 1990

Messa in suffragio dei cardinali e vescovi defunti nell'anno - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Hanno testimoniato con sapienza e carità la fede cristiana

Siamo riuniti attorno all'altare del Signore "ricco di misericordia" (Ep 2,4) per celebrare l'Eucaristia in suffragio dei cardinali e dei vescovi chiamati alla casa del Padre nel corso di quest'anno. Ricordiamo in particolare i cardinali Tomas O Fiaich, Joseph Marie Trinh Van Can, Julijans Vaivods, José Clemente Maurer e Luigi Dadaglio.

Alla loro memoria associamo quella di tanti arcivescovi e vescovi, i quali sia come pastori di comunità diocesane, sia come responsabili di uffici nella Curia romana hanno testimoniato con sapienza e carità la fede cristiana, confortando e sostenendo il cammino spirituale delle anime affidate alle loro cure pastorali.

Per tutti questi nostri fratelli, a cui ci legano vincoli di affetto o di gratitudine per gli esempi di dedizione e zelo apostolico, vogliamo elevare una speciale preghiera di suffragio e invocare per loro la pace e la luce eterna.

Invochiamo la Bontà divina perché li accolga nel suo abbraccio misericordioso e li ammetta alla pienezza della gloria.

Questa celebrazione eucaristica sia anche per noi un'occasione che il Signore ci offre e un momento di grazia per ripensare al significato di questa nostra vita presente: alla sua fugacità, ma anche alla sua preziosità in relazione a quella eterna.

Data: 1990-11-06

Martedi 6 Novembre 1990



Ai vescovi boliviani in visita "ad limina"

Titolo: Nel fiorire delle vocazioni sacerdotali e religiose è in gioco il presente e il futuro della Chiesa in Bolivia

Amatissimi fratelli nell'episcopato.


1. E' per me motivo di grande gioia avere questo incontro con voi, pastori della Chiesa in Bolivia, che con la vostra visita "ad limina apostolorum" volete manifestare ancora di più la vostra intima comunione nella fede e nella carità con il successore di Pietro "perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità" (LG 23). Siete venuti fino a Roma, centro del cattolicesimo, essendo portatori dei problemi e delle difficoltà, delle illusioni e delle speranze della vostra Chiesa. Il mio pensiero, pieno di affetto, si dirige ora a tutte e ad ognuna delle diocesi che rappresentate. E nelle vostre persone saluto calorosamente i vostri sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e tutti i vostri fedeli, presenti sempre nella mia preghiera al Signore e nel ricordo dell'indimenticabile visita pastorale che feci nel vostro Paese poco più di due anni fa.

Ringrazio vivamente mons. Julio Terrazas, presidente della Conferenza episcopale, per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti, facendosi anche portavoce dei vostri collaboratori diocesani e dei vostri fedeli. Sono cosciente del fatto che l'annuncio del Vangelo esige molti sacrifici e un grande spirito di missione. Per questo desidero oggi manifestare a voi, così come ai vostri collaboratori impegnati a proclamare il messaggio salvifico di Cristo, il mio cordiale apprezzamento e riconoscimento nel nome del Signore, poiché date testimonianza di sollecita e abnegata dedizione affinché "la parola di Dio sia diffusa e glorificata" (2Th 3,1).

La sfida che la situazione attuale del vostro Paese rappresenta per la Chiesa in Bolivia esige da voi un particolare impegno nell'annuncio permanente del Vangelo, nel rinnovamento della vostra comunità, nel discernimento e comprensione dell'uomo boliviano, che cerca di soddisfare la sua fame di Dio.


2. Desidero anche esprimere la mia viva stima per la vostra testimonianza di unità come episcopato. Sapete bene, cari fratelli, l'importanza dell'amore mutuo e l'intima comunione che deve caratterizzare i pastori della Chiesa. Le parole del Maestro "che siano una sola cosa" (Jn 17,21) deve essere un'esigenza costante tra voi, e ciò per il bene delle comunità affidate alla vostra attenzione, così come per la società in generale.

Cristo vi ha scelto e inviato affinché annunciate all'uomo di oggi, con la vostra parola e la vostra vita, il suo messaggio e la sua verità salvifica.

Come educatori nella fede e "dottori autentici" (LG 25) la vostra preghiera e l'ascolto della Parola deve essere assidua e attenta per poterla trasmettere agli altri e così scoprire in ogni evento i disegni di Dio (cfr. AA 4). A questo proposito il Concilio Vaticano II pone particolare enfasi nell'affermare che Cristo "è presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura" (SC 7). La vostra predicazione, pertanto deve essere sempre una testimonianza del vostro incontro personale con Cristo e della vostra dedizione totale alla missione di diffondere il Vangelo ed edificare il regno di Dio nella comunione ecclesiale. Come avete segnalato nel vostro documento collettivo "Enfoque pastoral" tutti sono chiamati "ad annunciare questo Vangelo del regno.

Infatti tutta la Chiesa, nelle sue istituzioni e organizzazioni, esiste per evangelizzare". Questo è il grande compito del nostro tempo e nessuno che si consideri membro della Chiesa può sentirsi dispensato da esso.


3. Nell'esercizio del vostro ministero per "perpetuare l'opera di Cristo, pastore eterno" (CD 2) contate, in primo luogo, sulla collaborazione dei vostri presbiteri, che il Concilio chiama "saggi collaboratori dell'ordine episcopale" (LG 28). Il Sinodo dei vescovi, che si è celebrato, ha trattato la formazione dei sacerdoti nelle attuali circostanze. Seguendo le direttive del Vaticano II, i padri sinodali hanno messo in comune esperienze pastorali, hanno meditato sopra le nuove sfide per la vita sacerdotale e hanno proposto linee di valorizzazione e azione per rispondere più adeguatamente alla volontà di Dio e alle necessità delle comunità ecclesiali. Nel messaggio dei padri sinodali al popolo di Dio si è voluto dare particolare rilievo alla figura dei sacerdoti, che è "realmente necessaria e non può essere sostituita".

Vivete, amati fratelli nell'episcopato, vicino ai vostri sacerdoti, con sincera amicizia, dividendo le gioie e le difficoltà, appoggiandoli nelle loro necessità; in questo modo si stabilirà una comunione che sarà di esempio ai fedeli e solido fondamento di carità.


4. Mi compiaccio del fatto che stiate prestando particolare attenzione alle vocazioni sacerdotali e religiose. In effetti, siete coscienti dell'enorme ripercussione che ciò ha sul presente e il futuro della Chiesa in Bolivia, poiché senza un sufficiente numero di vocazioni l'azione evangelizzatrice sarebbe realmente compromessa. Per questo è molto importante continuare nella diligente selezione dei candidati al sacerdozio e alla vita consacrata nella loro adeguata preparazione e nel seguirli attentamente affinché perseverino.

I seminari e le case di formazione, come segnalano insistentemente i documenti della Santa Sede, devono essere centri adeguati alla preparazione integrale della persona, con una solida base spirituale, intellettuale, pastorale e umana; centri dove regni un clima di pietà comunitaria e personale, di studio e disciplina, di convivenza fraterna e di iniziazione pastorale, che siano base solida e garanzia per il futuro ministero. Solo così si potrà rispondere alle necessità dei fedeli, i quali sperano che i loro sacerdoti siano, prima di tutto, maestri della fede e testimoni d'amore verso il prossimo.

D'altra parte l'esperienza vi mostra che la vocazione pastorale deve dedicare anche tutta la sua attenzione alla famiglia, alla scuola, ai movimenti apostolici e associazioni ecclesiali, alla gioventù. La gioventù deve occupare sempre un posto speciale nelle vostre premure pastorali. La Chiesa deve fare tutto quello che è in suo potere affinché i giovani si avvicinino a Cristo. E' necessario stare con i giovani, dare loro ideali alti e nobili, far comprendere loro che Cristo può soddisfare tutte le ansie dei loro cuori inquieti.


5. Nelle vostre relazioni quinquennali ho potuto apprezzare che la famiglia ha priorità nel vostro ministero. In effetti, come avete ripetutamente segnalato, attualmente non sono pochi i pericoli per l'istituzione familiare e il matrimonio.

In particolare avete richiamato l'attenzione su una crescente mentalità antinatalista che, in pratica, si traduce in un'attitudine ingiustificata contro la vita. Il vostro zelo pastorale deve continuare a proclamare il valore che, per la Chiesa e la società, hanno il matrimonio e la famiglia "voluti da Dio con la stessa creazione" (FC 3) e che devono essere il "primo centro di evangelizzazione" (Puebla, 617). Vegliate, dunque, diligentemente affinché per mezzo del catechismo e dell'azione pastorale si potenzino i valori della famiglia cristiana perché sia "lo spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da dove il Vangelo si irradia" (EN 71).


6. Da questa prospettiva di azione evangelizzatrice si apre un vasto campo nella vita ecclesiale e sociale per la partecipazione dei fedeli laici. Nei vostri dialoghi personali ho potuto apprezzare che c'è in Bolivia un processo di crescita e organizzazione del laicato cristiano. E' questa una realtà consolatrice poiché, oltre a essere un palliativo alla assillante mancanza di sacerdoti, rappresenta una grande speranza per le Chiese locali. Vi esorto, dunque, a incorporarli sempre più nel compito evangelizzatore, invitandoli anche ad assumersi tutte le responsabilità come membri vivi della Chiesa e ad essere testimoni di fede viva e operante nella società boliviana. Come segnalai nell'esortazione apostolica "Christifideles Laici" (CL 42) "per animare cristianamente l'ordine temporale - nel senso di servire la persona e la società - i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla "politica", ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune".

Il Concilio Vaticano II ci invita a fomentare la coscienza ecclesiale dei fedeli cristiani e a utilizzare la loro disponibilità e capacità apostolica per evangelizzare, catechizzare, contribuire a un cambiamento che impregni le realtà temporali dei valori cristiani. Per questo, una delle vostre priorità pastorali deve essere quella di preparare, attualizzare e dinamizzare comunità cristiane e movimenti di apostolato secolare che possano rendersi presenti nei tanti campi della vita che reclamano la specifica collaborazione dei laici.


7. In questo senso, uno spazio privilegiato di comunione e partecipazione sono le Comunità ecclesiali di base, che dimostrano in Bolivia una particolare vitalità e che, nelle parole del mio venerato predecessore Paolo VI, devono essere "destinatarie speciali dell'evangelizzazione e, nello stesso tempo, evangelizzatrici" (EN 58). Queste comunità, affinché rispondano alla loro identità ecclesiale, devono essere un luogo di incontro e fraternità, dove si viva intensamente la vita stessa della Chiesa, in un contesto più umano e più familiare. In essa si deve trasmettere la parola di Dio fedelmente, così come lo indica la Chiesa, e celebrare, in una prospettiva di fede operante, i misteri liturgici come alimento spirituale che sostiene e dà impulso all'azione apostolica.

A questo proposito, la crescente presenza in Bolivia di sètte e altri gruppi religiosi rende particolarmente necessario e urgente presentare ai fedeli i contenuti essenziali della vera dottrina, poiché l'azione proselitista di questi gruppi crea una confusione tra i fedeli e minaccia la sua identità seminando divisione e incertezza. Perché il risorgimento delle Comunità ecclesiali di base sia una forza rivitalizzatrice del dinamismo cristiano, è necessario che mantenga sempre una chiara coscienza di comunione ecclesiale. Questo presuppone di seguire fedelmente le direttive dei pastori, di fare propri gli insegnamenti del Papa e di evitare sempre la tentazione di rinchiudersi in se stessi dimenticando la necessaria dedizione universale e missionaria propria della condizione cattolica.


8. Nel vostro documento collettivo "Direttive pastorali" affermate che "il compromesso della Chiesa deve essere, come quello di Cristo, un compromesso con i più bisognosi" (n. 1.1.5). Questo esige da parte di tutti uno sforzo solidale per costruire una società veramente cristiana che ponga l'ideale di servizio al di sopra di quello di sfruttamento e dominio. Nella celebrazione eucaristica a Santa Cruz, durante la mia indimenticabile visita pastorale nel vostro amato Paese, mi riferivo alla penosa "situazione che affligge tante persone e famiglie boliviane, i cui effetti sono l'alta mortalità infantile, la denutrizione, i bassi salari, l'elevato tasso di disoccupazione, la scarsità di alloggi, le deficienze in campo sanitario e educativo, il contrabbando, il traffico di stupefacenti e le sue conseguenze interne ed esterne, che tendono a generalizzarsi in svariate forme di corruzione; tanti segni infine di emarginazione, di ingiusta distribuzione della ricchezza, di dislivello culturale, di discriminazione della donna" (Omelia a Santa Cruz, 13 maggio 1988).

Queste circostanze, che descrivevamo poco meno di due anni fa, continuano a essere, disgraziatamente, sfide che dovete affrontare con il Vangelo, affinché la sua azione salvifica penetri e rinnovi tutti gli aspetti della vita personale e sociale.

Le forze del male e del peccato si possono vincere con la forza del bene che emana dall'amore cristiano. La Chiesa, con un atteggiamento di povertà e libertà di fronte ai poteri di questo mondo, deve annunciare con forza il comandamento di amore fraterno, la necessità di comunione e solidarietà tra gli uomini, l'esigenza di giustizia e la speranza luminosa nella vita eterna.


9. Un'ampia parte della vostra popolazione particolarmente afflitta dalla povertà e dalla mancanza di attenzione sono gli indigeni. Conosco bene la vostra preoccupazione pastorale di rendere vivo e presente il messaggio salvifico di Gesù tra le comunità indigene e di elevare il loro livello di vita e i valori genuini delle loro culture. Per la Chiesa questi rappresentano certamente una grande ricchezza per la semplicità e profondità di fede, per lo spirito comunitario e per il senso di solidarietà. E' necessario perciò incrementare la dedizione e l'impegno nel fomentare vocazioni autoctone al sacerdozio e alla vita religiosa così come aumentare il numero di catechisti, delegati della parola e altri ministeri. L'evangelizzazione integrale di questi gruppi umani e il processo di inculturazione saranno sempre garanzia di difesa e promozione dei loro propri valori. Come vi dicevo durante il nostro incontro nel seminario di Cochabamba, "La vera "inculturazione" parte dalla luce e dalla forza del Vangelo, che supera le manifestazioni di ogni cultura, rendendo così possibile il discernimento degli autentici valori, la loro purificazione, trasformazione ed elevazione" (11 maggio 1988).

Questo incontro di oggi mi dà l'opportunità di manifestare a voi la mia compiacenza perché in non poche occasioni avete fatto sentire la vostra voce di pastori in favore dei più poveri e indifesi come gli indigeni, esortando la solidarietà e il rispetto dei diritti degli individui e delle etnie. Con gli insegnamenti del Vangelo e con la dottrina sociale della Chiesa avete affrontato anche la complessa questione del possesso della terra, domandando che i diritti siano rispettati e che si garantisca la proprietà ai legittimi possessori.

10. Durante gli incontri personali che abbiamo avuto in questi ultimi giorni, ho potuto apprezzare ancora una volta la vitalità delle vostre Chiese, che così tanto vicine sento al mio cuore di Pastore. Voglia Dio che l'impulso e il dinamismo apostolico che lo Spirito suscito durante la mia visita pastorale in Bolivia, e che voi avete saputo tradurre in efficaci programmi pastorali, crescano e si sviluppino, producendo abbondanti frutti di vita cristiana, di amore, di speranza.

Cari fratelli, questa visita "ad limina" è un segno della vostra profonda comunione con la Sede apostolica. Che questo incontro confermi e consolidi ancora di più la vostra mutua unione come vescovi e guide della Chiesa in Bolivia; così la vostra azione crescerà in intensità ed efficacia e ridonderà per il bene delle vostre comunità ecclesiali.

Vi affido, infine, un incarico particolare: che portiate ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, agenti pastorali e a tutti i vostri diocesani il saluto e la benedizione del Papa. Vi raccomando alla protezione materna di Nostra Signora di Copacabana, affinché ottenga dal suo Figlio divino abbondanti grazie per tutti e per ognuno degli amati figli della Chiesa in Bolivia.

Data: 1990-11-08

Giovedi 8 Novembre 1990

Omelia per la chiusura dell'"anno di san Willibrordo" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Testimonianza dei laici resa nella concordia con l'autorità




1. "Ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19). La liturgia ci conduce in Galilea, sul monte dove Cristo pronuncio queste parole. Vi è contenuta in essa una potenza particolare. Il Signore dice: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Mt 28,18). Questo è il potere del Figlio di Dio. E' il potere del Redentore del mondo. Le insegne di questo potere sono le cicatrici rimaste sulle mani, sui piedi e nel cuore dopo la crocifissione. E' il potere definitivo: ultimo. Riguarda gli eterni destini dell'uomo, al quale è dato il compito di custodire la terra come tempo di maturazione e di prova. Nessun potere umano va oltre questo tempo.

Soltanto il potere di Cristo: Crocifisso e Risorto.

Nella potenza di questo potere Egli manda gli Apostoli: "Andate (dunque) e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19).


2. Durante questo anno la vostra Nazione è stata invitata in modo particolare a meditare queste parole del Redentore. Ecco sono passati 13 secoli dal tempo in cui il mandato salvifico di Cristo giunse ai vostri Avi, e divenne inizio della vostra storia cristiana.

Durante quest'anno la Chiesa in terra olandese ha ricordato con gratitudine San Willibrord, che è stato un messaggero provvidenziale della Buona Novella in mezzo a voi. E' stato il vostro apostolo.

"Come sono belli... i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: "Regna il tuo Dio"" (Is 52,7).

Queste parole di Isaia manifestano, dopo tanti secoli, la gioia della Chiesa e della nazione che ha accolto il messaggio della salvezza. Queste parole esprimono gratitudine.


3. Di pari passo con le parole del Profeta vanno quelle dell'Apostolo scritte nella Lettera agli Ebrei: "Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio" (He 1,7).

La commemorazione del fondatore della Chiesa nei Paesi Bassi ha messo in rilievo i meriti della sua persona: cristiano, monaco, missionario, vescovo, santo. Egli ha abbandonato tutto per diffondere la fede in Cristo, per portare il lieto annunzio ai popoli sconosciuti: l'annunzio dell'origine, del senso, del destino dell'esistenza dell'uomo sulla terra; l'annunzio dell'amore e della misericordia infinita di Dio per tutti gli uomini; l'annunzio della beatitudine perfetta ed eterna che Dio ha preparato per tutti e che già adesso dà gioia e felicità: "Adesso egli vive felicemente nel nome di Dio nell'anno 728 dopo la nascita del nostro Signore Gesù Cristo", ha scritto San Willibrord di se stesso.


4. "Offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode" (He 13,15).

L'hanno fatto innumerevoli cristiani anche nei Paesi Bassi nel corso dei secoli e lo fanno ancora oggi. "Non dimenticatevi della beneficienza e di far parte dei vostri beni agli altri, perchè di tali sacrifici il Signore si compiace" (He 13,16).

Questo fanno anche oggi numerosi laici, per professione e soprattutto come volontari, nelle parrocchie e nelle diverse organizzazioni. Nel nome del Signore la Chiesa è loro grata; per questo li incoraggia di cuore.

"Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi" (He 13,17). La testimonianza dei laici sia resa sempre nella concordia mutua e nella unità con l'autorità ecclesiastica, secondo l'esempio di San Willibrord, che si è recato due volte a Roma per amore dell'unità.


5. Nella storia della Chiesa dei Paesi Bassi numerosi sacerdoti, religiosi e religiose hanno dedicato e dedicano ancora la loro vita al lieto annunzio. Quante vocazioni ha conosciuto la Chiesa di San Willibrord! Tanto che il mio venerato predecessore Paolo VI ha potuto affermare una volta che una Chiesa che ha significato molto per la fede e ha dato tanti sacerdoti, religiosi, religiose, missionari, non può non conoscere una nuova crescita e una nuova fioritura.

Fioriscano le vocazioni per il sacerdozio: la Chiesa non può vivere senza il ministero dei sacerdoti, predicatori della Parola di Dio ed amministratori dei sacramenti.

Fioriscano anche le vocazioni per la vita religiosa: la testimonianza che rendono in particolare le religiose per il loro impegno generoso nei diversi campi della vita ecclesiale e sociale, è indispensabile per la Chiesa. Essa esprime il suo apprezzamento vivo per la vita religiosa e la incoraggia con vigore.


6. "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!" (He 13,9).

Gesù Cristo! Nell'identità di Cristo che non passa, occorre cercare costantemente e trovare la sorgente della nostra identità cristiana.

Gesù Cristo! "Ricordatevi di quelli che vi hanno annunziato la parola di Dio! Imitate la loro fede! Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e peregrine!" (cfr. He 13,7 He 13,9).

Ancor di più: "Annunziate la gloria del Signore in mezzo ai popoli" (cfr. Ps resp.: 96/95,2-3).

"Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!".

E' possibile trovare in Lui infallibilmente e costantemente, di secolo in secolo e di millennio in millennio, la sorgente della nostra identità cristiana? Si! E' possibile! Egli stesso ce lo assicura.

Ecco dice: "lo sono con voi... Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

(Traduzione dal tedesco)

Data: 1990-11-08

Giovedi 8 Novembre 1990

Ai medici responsabili dei pellegrinaggi a Lourdes - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Davanti al mistero della sofferenza siete chiamati ad aiutare la Chiesa a constatare la luce della grazia

Signore, signori.

Il vostro pellegrinaggio a Roma mi offre l'occasione di accogliervi come fedeli di Nostra Signora di Lourdes. Sono molto contento di darvi il benvenuto, ringraziando il vostro presidente per le parole che mi ha appena indirizzato a nome della vostra Associazione di medici responsabili dei pellegrinaggi a Lourdes.

Ogni anno, lo sapete, mi sta a cuore celebrare la festa di Nostra Signora di Lourdes con i malati riuniti a San Pietro, perché non posso dimenticare che sulle rive del Gave essi sono privilegiati della tenerezza materna di Maria. Quindi è del tutto naturale che io mi senta in simpatia con i medici che accompagnano i malati presso la Vergine di Lourdes.

Il vostro ruolo accanto a coloro a cui sta a cuore di venire ad affidare le loro sofferenze alla Madre del Salvatore vi colloca al cuore del mistero umano, in quello che ha di più sconcertante, ma voi ne siete testimoni, anche in quello che ha di più nobile. Nella prova e nella rinuncia, a molte persone malate e handicappate è dato di accedere a una grandezza segreta e a una qualità di vita che, osiamo dirlo, ci meraviglia, proprio quando tutto sembra tormentarli e debilitarli.

Vicino a uomini e donne provati dalla sofferenza, e chiamati a un'esperienza spirituale singolare, siete posti per vocazione di medici come al congiungimento dei due comandamenti dell'amore: si tratta di rispondere all'amore di Dio con un amore che resta fedele malgrado la presenza oscura del male, e si tratta di vivere concretamente l'amore fraterno, seguendo Cristo che rivela questa fedeltà dell'amore del Creatore attraverso il dono salvifico di tutto il suo essere. Su questi due piani, la ricchezza della vostra esperienza risiede in un vero scambio: voi portate ai malati conforto e cure, essi rispondono facendovi condividere la loro ricerca di Dio e la qualità dei loro rapporti con gli altri.

Sicuramente nessuno di noi vorrebbe dire che una comunione tale è sempre vissuta senza ombre. Davanti al mistero della sofferenza, si resta spesso sgomenti, tentati dalla rivolta, inquieti per l'insufficienza di ciò che l'arte medica può ottenere, bloccati dalla difficoltà di essere in comunione nella speranza. Ma proprio quando l'itinerario di una tale via può sembrare lungo e oscuro, il pellegrinaggio è luce. La grazia di Lourdes è la vicinanza di Maria, è la semplicità del suo invito alla conversione del cuore, è la presenza quasi sensibile del suo amore di compassione. Attraverso la materna mediazione della Madre di Cristo, il mistero della redenzione, l'amore che trasforma manifestato da suo Figlio sono resi più vicini. Maria aiuta ad accogliere i doni della Grazia: quanti esseri ella non conduce a conoscere il perdono di Dio, la riconciliazione che solo lui può operare, la pace interiore? Talvolta, un segno attesta la guarigione dell'essere. Voi avete la missione di riconoscerlo, di dissipare ciò che può essere illusione, di constatare quello che potrà essere riconosciuto dalla Chiesa come un effetto della potenza misericordiosa di Dio. La vostra competenza vi prepara a restare circospetti, perché si impone la prudenza. Ma lo studio medico scrupoloso dei casi più manifesti è indispensabile per permettere il discernimento spirituale dei pastori.

Due anni fa, ho avuto l'occasione di esprimermi a proposito durante un convegno che riuniva i membri della Commissione internazionale di Lourdes presso la Congregazione per le Cause dei santi. Oggi ho il piacere di salutare tra voi il nuovo direttore del Bureau de Constatations (Ufficio delle Constatazioni) e di sottolineare l'utilità della sua missione.

Signore e signori, il quadro di questo incontro non mi permette che una breve conversazione. Vorrei semplicemente concludere incoraggiandovi a continuare la vostra riflessione e la vostra preghiera comune nella vostra Associazione.

Approfondite insieme il senso dell'apostolato specifico che voi prolungate, al di là dei tempi di presenza a Lourdes, attraverso dei legami spirituali e di amicizia durevole con i pellegrini malati.

Con tutto il cuore, affido la vostra missione a Nostra Signora di Lourdes. Con voi invoco la sua intercessione soccorrevole per i vostri malati. E, per sostenervi, assieme ai vostri confratelli e i vostri parenti, lungo le vostre strade, vi do la mia benedizione apostolica.

Data: 1990-11-09

Venerdi 9 Novembre 1990

Alle Figlie di Maria Ausiliatrice

Titolo: Educando i giovani collaborate a una fioritura di santità




GPII 1990 Insegnamenti - All'Angelus - Città del Vaticano (Roma)