GPII 1990 Insegnamenti - Benedizione del nuovo seminario arcivescovile - Benevento

Benedizione del nuovo seminario arcivescovile - Benevento

Titolo: Dal ministero dei sacerdoti il progresso del popolo di Dio

Venerati fratelli cardinali e vescovi, cari sacerdoti e religiosi, autorità, seminaristi e fedeli di questa arcidiocesi!


1. A tutti e a ciascuno il mio saluto deferente e cordiale. E' con grande gioia che sono qui con voi per inaugurare il nuovo seminario arcivescovile, di cui pochi anni fa, nel 1986, in una bella mattinata di giugno benedissi la prima pietra.

Ecco, dunque, l'edificio, che nella sobria eleganza delle sue linee, nella razionale distribuzione dei vari ambienti, nel dinamico slancio della cappella - centro ideale di tutto l'insieme - costituisce un'eloquente testimonianza della fede e della generosità del popolo beneventano. Nell'articolata complessità della costruzione si riflette, direi, l'impegno con cui questa antichissima Chiesa particolare intende affrontare il problema della formazione dei nuovi sacerdoti, nonché quello della preparazione di laici adeguatamente istruiti nelle scienze teologiche. Su questa istituzione si fonda in concreto la speranza di un proficuo cammino della comunità cristiana per l'autentico progresso religioso e umano nell'intero territorio.


2. Il seminario - come ben sappiamo - è il cuore della Chiesa locale. Da una parte, esso esprime il presente di una diocesi, costituendo come il punto di arrivo del lavoro svolto dalle parrocchie nei vitali settori della pastorale giovanile, dell'insegnamento catechistico, dell'animazione religiosa delle famiglie. Dall'altra, esso rappresenta un investimento per il futuro della Chiesa, consentendo di prevedere che le comunità cristiane di questa regione non saranno prive di pastori d'anime, quali maestri della fede e operatori della carità.

Nessun dubbio che l'avvenire di ciascuna Chiesa sia legato al seminario proprio perché il progresso di tutto il popolo di Dio dipende dal ministero dei sacerdoti.

Così ha voluto Gesù Cristo! Si comprende, pertanto, come la preparazione più accurata dei presbiteri debba essere una delle massime preoccupazioni della Chiesa sia a livello universale che locale.


3. Il mio saluto riconoscente va a tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di quest'opera, destinata ad accogliere giovani studenti di teologia, provenienti da questa e da altre diocesi e da Famiglie religiose, per la necessaria iniziazione alla futura vita sacerdotale. Opportunamente si è voluto, inoltre, pensare anche ai giovani che, nel desiderio di discernere la loro chiamata a seguire Cristo con animo generoso, percorrono l'itinerario degli studi che precedono la formazione teologica. A tal fine si è curato il collegamento del seminario con la scuola cattolica "S. Giovanni Battista de la Salle", costruita qui accanto.

Una struttura complessa, dunque, che risponde a un disegno attentamente ponderato. Di ciò deve essere dato giusto riconoscimento a mons. arcivescovo e ai suoi collaboratori. E poiché l'opera è frutto del convergente impegno di molte persone, a tutte desidero esprimere in questa circostanza il mio apprezzamento, comprendendo le autorità civili, i progettisti e architetti, gli impresari, i direttori dei lavori e operai tutti, senza dimenticare coloro che con le loro offerte, cospicue o modeste, hanno contribuito al sorgere, pietra su pietra, di questa Casa di formazione.

Questa larga partecipazione alle vicende del seminario risponde alla nobile tradizione della Chiesa beneventana: fin dal 1567, quando in ossequio alle disposizioni del Concilio di Trento l'arcivescovo card. Giacomo Savelli fisso la prima sede del seminario nel monastero di Sant'Andrea "De platea", la diocesi ha sempre assicurato il proprio fattivo sostegno alla causa della formazione dei sacerdoti.

I Beneventani di oggi hanno voluto, per così dire, gareggiare in generosità con i Beneventani di ieri e ora che il seminario è compiuto, possono volgersi con fiducia al "padrone della messe" (Mt 9,38), perché conceda loro il dono di sacerdoti dotti e zelanti, che li guidino sulle vie del vangelo.


4. Auspico vivamente che il seminario, oggi inaugurato e benedetto, nel quale con gesto significativo è stata murata una pietra dell'edificio antico, rinverdisca le tradizioni del passato. Quanti percorreranno tra le sue mura le varie tappe della loro formazione sappiano emulare le generazioni di sacerdoti che hanno arricchito - e tuttora arricchiscono - con la loro dottrina e con la loro santità la Chiesa di Dio, qui in Benevento e in tante altre parti del mondo. Solo così la nuova istituzione corrisponderà efficacemente alla finalità per cui è nata, che è di preparare uomini esperti nell'"arte" pastorale, secondo le esigenze dei tempi e sul modello di Gesù Cristo maestro, sacerdote e pastore.

Ciò suppone la capacità di valutare le concrete situazioni in cui vive la gente del nostro tempo e di esaminare con lucidità, onestà e cristiano discernimento le istanze, le obiezioni, le sfide rivolte alla Chiesa e al suo messaggio da tante persone: dalle famiglie, dai giovani, dalle comunità del lavoro e della politica, della scuola e della cultura. In effetti l'ufficio pastorale esige nei candidati una rigorosa formazione ai valori della fede e della carità, in costante attenzione ai "segni dei tempi", al fine di inserirsi nel mondo come fedeli testimoni del Cristo, nutriti della sua parola, consegnata nelle Scritture e autorevolmente interpretata dalla Chiesa, e quindi capaci di guidare il popolo di Dio nella conoscenza e nell'attuazione del Vangelo del suo Figlio.


5. Tutto ciò non s'acquista se non a prezzo di lunghi anni di studio e, soprattutto, di un assiduo esercizio delle virtù cristiane. I futuri pastori d'anime - come insegna il Concilio - devono "imparare a vivere in intima comunione e familiarità col Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo" (OT 8). Solo così essi, nonostante il carico delle occupazioni e degli impegni quotidiani, lungi dal dissipare o mortificare la vita interiore, sapranno esprimere, proprio nel vivo della pratica pastorale, una intensa spiritualità. Che sarebbe, infatti, la vita cristiana dei fedeli, se non fosse guidata, sorretta, confortata da chiari esempi di vita santa, di fede illuminata, di fervente carità? In altre parole, che sarebbe la vita dei cristiani, se il sacerdote in cura d'anime non fosse un vivo riflesso dell'immagine di Cristo?


6. Per questo, cari fratelli, invoco sul vostro seminario la protezione della Madonna delle Grazie, alla quale questo Istituto è dedicato. A lei, che "precede" nel pellegrinaggio della fede tutto il popolo di Dio (LG 63), chiedo la grazia di donarvi molte e generose vocazioni, chiedo di confermare nei sacerdoti e nelle anime consacrate il proposito di corrispondere volenterosamente alla divina chiamata.

O Vergine delle Grazie, insegna ai giovani che qui verranno il dovere di modellare il cuore alla scuola del Maestro divino, il Figlio tuo Gesù. Dona a quanti sono chiamati al sacerdozio l'anelito di ciò che è autenticamente grande, il desiderio della perfezione evangelica, la passione per la salvezza delle anime, il coraggio e la generosità di seguire Cristo dovunque egli vada. Sorreggi i futuri operai della messe in tutti i passi del loro cammino verso l'altare, in tutte le scelte connesse col vero servizio ecclesiale, in tutti i sacrifici che sono necessari per essere fedeli a Cristo con cuore indiviso.

Fa' che i nuovi presbiteri siano capaci di intendere i "segreti" di Dio, di accogliere con prontezza le istanze degli uomini, di rispondere ai loro problemi, specialmente a quelli dei più umili e poveri, imitando la generosa dedizione del Figlio tuo Gesù. Fa' che nella preghiera, nell'Eucaristia, nella meditazione della Parola rivelata trovino la forza di essere ogni giorno più santi.

Carissimi, con questi auspici, che depongo ai piedi della Madonna delle Grazie, imparto di cuore a tutti voi la mia benedizione.

Data: 1990-07-02

Lunedi 2 Luglio 1990

A medici e malati nella palestra del seminario - Benevento

Titolo: La scienza medica collabora con Dio nella difesa della vita




1. Ringrazio vivamente il Signore per questo incontro con voi, cari ammalati e cari medici, e vi saluto di cuore, con un particolare pensiero di riconoscenza per chi s'è fatto interprete dei comuni sentimenti. E' stata veramente un'interpretazione commovente. Nelle visite pastorali, questo appuntamento con la sofferenza e con coloro che cercano di vincerla o di lenirla costituisce per me non soltanto un dovere, ma anche un'occasione di interiore conforto. Carissimi, sono qui con voi innanzitutto per condividere la vostra speranza. Ciascuno di voi porta in sé l'aspirazione profonda, e umanamente ovvia, di superare la sofferenza, di vincere il dolore e l'umiliazione della malattia. Di questo sentimento è ben consapevole la Chiesa, che nella sua invocazione per gli ammalati chiede costantemente a Dio: "Manifesta nei nostri fratelli infermi la forza risanatrice del tuo Spirito, perché tornino presto nella comunità ecclesiale a cantare le tue lodi".

Questa è anche la mia preghiera per voi oggi, cari ammalati, come lo è abitualmente per tutti coloro che sono visitati dalla malattia. Ad essi mi sento particolarmente vicino, perché so bene che Cristo ha preso su di sé la croce, rivelando così il valore misterioso della sofferenza e la potenza redentrice del sacrificio. Egli in tal modo ha assunto nella sua opera di salvezza la parte di sofferenza che c'è nella vita di ogni uomo, annunciando che in ogni dolore ci può essere un ministero di benedizione e di grazia.


2. Esprimo un pensiero riconoscente anche a voi, carissimi medici e infermieri, che avete scelto come professione il servizio di chi soffre, nell'intento di promuoverne con assidua premura e generosa dedizione il sollievo e la guarigione.

La scienza medica è chiamata a collaborare con Dio nella difesa della vita e dei diritti fondamentali della persona che soffre. Ben lo comprese il grande medico san Giuseppe Moscati, gloria di questa vostra terra. Alla luce dei suoi esempi, sappiate impegnarvi con onestà e umiltà nell'attuazione dei principi morali che il Vangelo vi suggerisce, ispirando a Cristo e alla sua testimonianza di amore le decisioni connesse con la vostra professione di operatori sanitari e di garanti del vero bene di ogni uomo che a voi si affida.

E' stato un incontro pieno di contenuti profondissimi. Non si poteva non pensare qui alla croce di Cristo, di Cristo crocifisso. Che cosa sarebbe il mondo, che cosa sarebbe l'umanità senza questa croce, senza questo Crocifisso? Che cosa sarebbe la sofferenza umana senza questa croce e senza questo Crocifisso? Vorrei offrire a tutti una benedizione e un ringraziamento per questo incontro.

Data: 1990-07-02

Lunedi 2 Luglio 1990

Ai giovani del Sannio nel "Palansannio" - Benevento

Titolo: Costruite la solidarietà, diffondete la gioia, comunicate la fedeltà dell'amore




1. "Giovani, insieme, in cammino verso il duemila". Queste parole sono state pronunciate poco fa dal giovane che, a nome vostro, mi ha rivolto il benvenuto.

Esse costituiscono un serio programma di vita apostolica e testimoniano la vostra volontà di incarnare con passione il Vangelo nel nostro tempo. Esse riassumono anche, in un certo modo, le diverse lettere che mi avete inviato nei giorni scorsi. I vostri scritti hanno reso ancor più ardente in me il desiderio di incontrarvi per ripetere a ciascuno di voi, ragazzi e ragazze di Benevento, il mio affetto e la mia riconoscenza, riconoscenza per le lettere, riconoscenza per questo incontro attuale, che è, possiamo dire, anche una grande "lettera".

Grazie, cari amici, per la cordialità dell'accoglienza, grazie per la spontaneità dei vostri gesti, grazie per la vostra gioiosa presenza. Vi abbraccio tutti, almeno intenzionalmente: tutti si possono abbracciare intenzionalmente, ciascuno è più difficile. Attraverso voi, vorrei far pervenire il mio saluto ai vostri coetanei della città e dell'intera regione. Sotto lo sguardo benedicente di Maria santissima, Madre delle Grazie, questo nostro incontro, a 25 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, segna una tappa importante nell'itinerario di crescita spirituale della vostra diocesi, che, da così provvidenziale avvenimento, trae stimolo per il suo rinnovamento apostolico e missionario.


2. L'arcivescovo, mons. Carlo Minchiatti, che ancora una volta fraternamente saluto, conta molto sulla vostra disponibilità e dedizione; conta molto sul vostro ardore spirituale e sul vostro generoso impegno. Ai suoi sentimenti unisco il mio cordiale incoraggiamento, mentre ringrazio di cuore il Signore che mi ha offerto l'occasione di venire fra voi, anche brevemente, in questa giornata festiva, perché il 2 luglio, come sappiamo, a Benevento è una giornata festiva, non si lavora: si celebra la festa religiosa della Madonna delle Grazie.

"La Chiesa vi guarda con fiducia e con amore - così hanno scritto i padri conciliari nel messaggio ai giovani, al termine del Concilio (8 dicembre 1965), e io cerco di attuare queste parole pronunciate alla fine dell'Assemblea Conciliare. La Chiesa possiede ciò che fa la forza e la bellezza dei giovani: la capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e di ripartire per nuove conquiste. Guardatela e voi ritroverete in essa il volto di Cristo, il vero eroe, umile e saggio, il profeta della verità e dell'amore, il compagno e l'amico dei giovani".


3. E' vero, voi giovani siete chiamati a formare la Chiesa e la società di domani: "Voi vi salverete o perirete con essa". Dovete prepararvi, perciò, ad essere dei buoni cristiani, anzi ad essere gli apostoli di Cristo per gli anni avvenire.

Dovete farvi carico delle attese dell'intera umanità e assumere con coerenza e serietà tutti gli impegni derivanti dalla professione battesimale. Tutti siamo battezzati. Qui sta la radice del nostro essere cristiani. Là si trovano le nostre promesse, la nostra professione della vita cristiana. Dobbiamo molte volte riflettere su questo e ritornare alla grazia battesimale, al carattere battesimale che ciascuno porta in sé, alla professione battesimale.

Ciò comporta innanzitutto che diventiate assidui ascoltatori della parola di Dio. Il Vangelo, posto a fondamento di ogni progetto personale e di tutta l'azione apostolica, diventa fonte di vita, sostegno nella prova, costante punto di riferimento che orienta le menti alla verità e i cuori all'amore. Sono le due realtà spirituali più grandi: verità e amore. E noi siamo chiamati, dalla nostra personalità, e specialmente dalla grazia del Battesimo, a vivere queste due realtà, verità e amore, a realizzare queste due realtà.

Al fedele ascolto della Parola va congiunta poi la partecipazione, assidua e con le dovute disposizioni, ai sacramenti, specialmente a quelli della riconciliazione e dell'eucaristia. Non dimenticate che se l'eucaristia è il centro di tutta l'esistenza cristiana, il sacramentale perdono dei peccati è sorgente di rinnovato vigore dello spirito.

Alimentate, inoltre, la vostra giornata di tanta preghiera, prevedendo momenti di particolare intimità con il Signore, sia personalmente che in gruppo.

Soltanto il contatto prolungato con lui può trasformare interiormente ciascuno di noi in suo discepolo. Soltanto una tale sosta di preghiera, di riflessione, di concentrazione, a lungo protratta nel silenzioso ascolto di Dio, rende capace il credente di parlare agli altri del mistero divino, di trasmettere, di testimoniare il mistero divino davanti agli altri.


4. Cari giovani, solo se progredirete nella comunione con il Signore, potrete stringere con i fratelli veri legami di cristiana solidarietà e di sincera amicizia. "Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri" (Jn 15,17). Il comandamento del Signore, affidato agli apostoli nel cenacolo la vigilia della passione, risuona ancor oggi nella Chiesa con la stessa forza quale invito a realizzare l'auspicata unità fra i credenti che è condizione necessaria perché la buona novella possa essere annunciata efficacemente al mondo. Il mondo attende dai cristiani una concreta testimonianza di fraternità, fatta non di parole, ma di esempi di vita. Oggi specialmente, in questa società lacerata spesso dall'egoismo, dall'indifferenza e dalla violenza, è necessario testimoniare che è possibile mettere in pratica il precetto della carità.

So che molti di voi sono attivamente impegnati in movimenti, gruppi e associazioni parrocchiali o diocesani. So pure che per rendere più saldi tra voi i rapporti di intesa e di collaborazione, avete creato una consulta giovanile che è in prima linea nell'evangelizzazione. Proseguite in questo lavoro missionario a voi affidato. Comunicate, a chiunque vi incontri, la gioia di essere al servizio di Cristo. Siate sempre pronti, pur nel rispetto dell'identità propria di ogni vostra realtà, ad armonizzare le diverse attività apostoliche. Siate consapevoli di essere parte di un tutto organico, elementi complementari di una stessa spirituale orchestra, chiamata a dar vita a un'unica misteriosa armonia. Non sono parole mie, sono le parole di un grande Padre della Chiesa di tanti secoli fa.

Uno solo è lo Spirito che vivifica la comunità ecclesiale, nella varietà dei carismi e voi siete di essa porzione privilegiata.


5. Pellegrina sulla terra, la Chiesa è in cammino verso il compimento della salvezza e attende il ritorno glorioso del Redentore. Con essa e in essa ogni cristiano sa di non avere stabile cittadinanza in questo mondo, ma di essere un viandante la cui patria definitiva è con Cristo, nella casa del Padre in cielo. A lui è richiesto di non attardarsi lungo la strada, di non limitare i suoi interessi a ciò che perisce, ma di ricercare ciò che non muore e dura per sempre.

"Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Mt 6,33).

L'invito del Signore si rivolge quest'oggi a voi, cari amici, che volete incarnare il Vangelo nella sua interezza. Ricercate il regno di Dio! Dedicatevi con tutte le forze al compito che vi è stato affidato, secondo le vostre particolari vocazioni.


6. Non distogliete inoltre, cari amici, gli occhi dalle grandi sfide dell'odierno momento storico, incamminato verso il terzo millennio. Lasciatevi piuttosto interpellare da quanto avviene nella vostra terra, che, come voi stessi osservate, è segnata, non meno di altre, da profonde contraddizioni: qui tanti vostri coetanei cercano inutilmente lavoro e alcuni, purtroppo, finiscono vittime della droga e della violenza. Ma voi, giovani, non volete cedere allo scoraggiamento; volete lottare con decisione per preparare, nonostante tutte le difficoltà, un futuro migliore alla vostra città e alla vostra patria.

Ai responsabili della vita sociale e politica domando di non deludere le vostre giuste aspirazioni e di fare ogni sforzo perché siano create le condizioni necessarie per il loro tempestivo esaudimento. "C'è nei giovani del sud - hanno scritto i vescovi italiani nel loro recente documento su "Chiesa e Mezzogiorno" - un grande potenziale, che in ripetute circostanze si esprime come rifiuto di un certo tipo di società... Bisogna educarli a immettersi concretamente nell'esperienza del sociale, attraverso forme di volontariato, di aggregazione culturale, di cooperazione, perché propongano, esperimentino, incidano sul futuro della loro terra" (CEI, "Chiesa e Mezzogiorno", 30).


7. Il nostro incontro, cari giovani, volge ormai al termine; ma prima di concludere vorrei lasciarvi, come consegna, questo programma di apostolato: essere sempre costruttori di solidarietà e di comunione ecclesiale. Questo esprime il motto del nostro incontro: "Giovani, insieme, in cammino verso il duemila".

Proseguite, senza paura, nel faticoso ma esaltante itinerario di rinnovamento spirituale già avviato. Recate, a quanti più potete, l'annuncio della liberazione cristiana e della novità del Vangelo. Costruite attorno a voi la solidarietà, diffondete la gioia, comunicate la fedeltà dell'Amore.

Siate gli apostoli dei vostri coetanei, soprattutto di quanti fanno fatica a credere in Dio, perché duramente provati dalla vita. Guardate ogni giorno a Cristo; affidatevi a lui totalmente, pronti sempre, nel suo nome, "a ripartire per nuove conquiste".

E poi, accanto a Cristo, c'è sua Madre: la Madonna delle Grazie, che è data a questa città, a tante generazioni, alla vostra generazione, ai giovani.

Speriamo che non vi farà mancare il suo materno patrocinio. Abbiate verso di lei una tenera devozione. Ricorrete a lei! Troverete, nel suo cuore di Madre, sostegno nella prova, coraggio nella lotta contro il male e serenità nella fedele adesione al Salvatore.

Queste sono le ultime parole che volevo dirvi sulla Madonna. E, dicendo tutto questo, ritorno attraverso la mia vita - già settanta anni compiuti - a quegli anni che sono oggi i vostri, a quell'età che è la vostra. E posso dire che l'analisi fatta brevemente nel mio discorso corrisponde a quelle preoccupazioni, a quelle angosce, ma anche a quelle speranze che mi hanno guidato attraverso gli anni giovanili della mia vita. così, essendo settantenne, cerco di trovarmi bene tra i giovani di diciassette anni... Vi ringrazio per questo incontro, perché gli incontri con i giovani ci fanno sempre sentire la giovinezza: "nihil desperandum".

Vi protegga la Madonna delle Grazie.

Data: 1990-07-02

Lunedi 2 Luglio 1990

Omelia alla celebrazione eucaristica allo stadio - Benevento

Titolo: La devozione mariana conduce a Cristo e a incarnare il Vangelo




1. "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo".

Oggi, la Chiesa che è in Benevento ripete queste parole della Lettera agli Efesini. Tutti noi, qui raccolti intorno all'altare, diciamo: Benedetto sia il Padre "che ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo" (Ep 1,3).

Siamo qui per ringraziare il Padre di averci scelti, nel suo Figlio, da tutta l'eternità, prima della creazione del mondo. Questa elezione eterna, come chiaramente ricorda la lettera paolina, ha preceduto la stessa origine dell'universo. Dio anzi ha creato il mondo e l'uomo, proprio perché potesse aver luogo questa elezione.

Siamo dunque qui per ringraziarlo, in modo particolare, di questa elezione divina, con la quale siamo stati destinati e chiamati alla dignità di suoi figli adottivi. Siamo qui per ringraziarlo di ogni dono che da lui proviene e di tutte le grazie "che ci ha dato nel suo Figlio diletto" (Ep 1,6).


2. La comunità ecclesiale di Benevento venera oggi la Madre di Cristo come Madre della Divina Grazia.

Il brano del Vangelo di Giovanni, che abbiamo ascoltato, ci conduce alle nozze di Cana di Galilea, dove "c'era la Madre di Gesù" e dove era stato invitato anche lui, il Maestro, insieme ai suoi discepoli (cfr. Jn 2,1-2). Il miracolo, di cui si parla, segna l'avvio della vita pubblica del Figlio di Dio, quando, dopo il battesimo nel Giordano, egli aveva già con sé i primi discepoli.

Sin dall'inizio, compiendo la sua missione messianica, Cristo "faceva e insegnava" (Ac 1,1). Annunziava la verità circa il regno di Dio venuto con lui nel mondo e, nello stesso tempo, compiva i segni a conferma della sua missione d'inviato di Dio. Il primo di questi segni fu quello che ebbe luogo a Cana di Galilea.

Ogni "segno", ogni miracolo di Cristo è, allo stesso tempo, manifestazione della potenza di Dio e conferma dell'eterna "elezione" divina che in Cristo ha il suo pieno compimento. A ragione, allora, possiamo invocare Maria quale "Madre della divina Grazia", perché avendo generato il Figlio di Dio ci ha donato in lui la fonte stessa della grazia.

Chi più della Vergine Santa può intervenire presso Gesù per intercedere per noi e ottenerci quanto ci abbisogna? Questo ella fece, per la prima volta, a Cana di Galilea. Seguendo l'intuito del suo cuore materno, Maria si rivolse al Figlio facendogli presente che non c'era più vino: una questione apparentemente di poco conto, ma certamente importante per i padroni di casa e per gli stessi sposi novelli.


3. L'intervento e la mediazione della Madre del Signore, carissimi fratelli e sorelle, sono ben visibili nella storia della vostra città e dell'antica regione del Sannio, dove la devozione popolare ha espresso, lungo i secoli, la propria gratitudine a Maria attraverso svariate forme artistiche e religiose. Di questa lunga tradizione mariana è testimonianza eloquente la basilica cattedrale, dedicata dapprima alla Vergine Regina del cielo e poi al mistero dell'Assunzione.

A prova di questo vivo culto mariano, resta pure la suggestiva immagine gotica della Madonna della Misericordia, venerata nella cripta longobarda del duomo.

In questa e in altre immagini mariane, custodite nelle chiese della città e della diocesi, è testimoniato il dogma di Cristo vero Dio e vero uomo ed è richiamato il ruolo di Madre del Salvatore e della Chiesa, assegnato a Maria nella storia della salvezza. Come alle nozze di Cana, ella continua nel tempo a esaudire l'accorata invocazione dei suoi figli: vigile custode della città, Maria libera il popolo cristiano dai pericoli e lo sorregge nella prova; consolatrice degli afflitti, non fa mancare a chi in lei confida il sostegno del suo patrocinio e il conforto della sua potente intercessione.

La devozione mariana, quando è autentica, conduce sempre a Cristo e sospinge il cristiano a incarnare il Vangelo, senza indugi né paure, nelle quotidiane vicende della propria vita. Non è facile riconoscere oggi, tra tanto clamore, la voce del divino Maestro e farne la norma di tutta l'esistenza. Non è neppure semplice superare gli ostacoli e resistere alle tentazioni che rischiano di vanificare la stessa vita cristiana. Come a Cana, Maria ci ricorda che in Cristo è la sorgente della gioia autentica. Ella addita il Figlio suo Gesù a ciascuno e ripete: "Fate quello che egli vi dirà". Si, soltanto in Gesù si trova il segreto del vero bene per l'uomo e la fonte inesauribile della pace interiore.


4. Carissimi, seguendo le orme del Redentore, potrete anche voi portare a compimento il programma di rinnovamento apostolico avviato nella vostra diocesi.

Siate ben consapevoli dell'urgenza della nuova evangelizzazione, un impegno che tutti coinvolge. Proseguite su questo cammino, fratelli e sorelle, in costante comunione con il vostro arcivescovo, il carissimo mons. Carlo Minchiatti, al quale va il mio ringraziamento anche per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi, all'inizio della celebrazione eucaristica. Indirizzo un fraterno pensiero ai cardinali, ai vescovi presenti, saluto le autorità intervenute a questo rito, i sacerdoti, carissimi collaboratori nostri, i religiosi e le religiose e tutti voi che, con la vostra presenza, rendete ancor più solenne quest'incontro.

Sia vivo in ciascuno di voi l'anelito verso l'unità, che occorre alimentare con la costante invocazione dello Spirito Santo. E l'Eucaristia sia sempre, come oggi, il centro di ogni vostro programma e il cuore della vostra stessa esistenza.


5. Non dimenticate che l'auspicato rinnovamento spirituale della diocesi passa attraverso la conversione personale e l'armonico aggiornamento della pastorale, specialmente entro le strutture della parrocchia che in un certo senso "è la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie" (CL 26). I recenti mutamenti socio-culturali e le problematiche nuove, emerse in questi anni, si ripercuotono su di essa, impegnando ogni sua componente a una risposta tempestiva ed efficace. La comunità parrocchiale deve sentire la responsabilità di proporre sempre integralmente il messaggio evangelico, offrendo, attraverso un'adeguata catechesi e opportune iniziative pastorali, i mezzi per viverlo in pienezza.

E' purtroppo aumentato, come tutti sanno, il numero delle persone non aventi più alcun rapporto con la Chiesa: si tratta di fratelli che hanno abbandonato la propria fede, di altri che hanno aderito a nuove forme religiose, di immigrati che appartengono a differenti religioni. Anche a costoro il Signore vuole far giungere il suo universale messaggio di salvezza e tutti voi siete chiamati ad essere gli apostoli della nuova evangelizzazione.


6. Parlando del primo miracolo compiuto da Gesù a Cana di Galilea, l'Evangelista osserva: "Manifesto la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui" (Jn 2,11).

Nella missione salvifica di Gesù trova il suo ruolo provvidenziale, in modo discreto, la funzione mediatrice della Madre di Dio. Maria, premurosa e attenta, domanda espressamente a Cristo questo "segno": un segno che costituisce come l'inizio delle sue sollecitudini materne, destinate a crescere e ad ampliarsi. Maria non abbandona mai i figli a lei affidati, e il popolo, consapevole di ciò, corre fiducioso ai suoi piedi.

L'odierna liturgia sottolinea proprio questo, richiamandosi alle parole di Ester: "Come potrei io resistere al vedere la sventura che colpirebbe il mio popolo?". La Vergine delle Grazie fa sentire anche oggi la sua intercessione. E' al fianco di ciascuno di noi, intercede per noi, potente mediatrice dell'Amore misericordioso di Dio. A giusto titolo, pertanto, voi qui a Benevento la venerate e l'invocate quale Madre santissima delle Grazie.


7. Tuttavia, pur facendosi materna interprete delle tante preoccupazioni dell'uomo presso Cristo, "unico mediatore fra Dio e gli uomini" (1Tm 2,5), Maria presenta nello stesso tempo all'uomo le esigenze della volontà di Dio nei suoi confronti.

Da questo punto di vista, risuonano significative ancora una volta le parole da lei dette ai servi, a Cana di Galilea: "Fate quello che (Cristo) vi dirà" (Jn 2,5). Sono parole che riecheggiano nel grande spazio della storia della salvezza; parole di una Madre, piena di sollecitudine per la missione del Figlio; parole della Vergine, preoccupata perché il regno di Dio si realizzi nelle anime e nel mondo; parole pronunziate dalla Serva del Signore che continua a consacrare se stessa, tutta se stessa, alle cose del Figlio.

E' in Cristo, infatti, che l'Eterno Padre "ci ha scelti... per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità". In lui e per lui, Dio ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi secondo il beneplacito della sua volontà. In lui, nel Figlio diletto, ci ha dato la sua grazia. Maria è Madre della Divina Grazia: è colei che s'è posta al totale servizio degli eterni progetti di salvezza che Dio da sempre nutre nei confronti dell'uomo. Il costante desiderio del suo cuore di Madre è che noi, come ribadisce la splendida Lettera agli Efesini, siamo tutti a lode della gloria di Dio. Per questo Ella desidera che noi pure speriamo in Cristo (Ep 1,4 Ep 1,12).

E tale desiderio, manifestato a Cana di Galilea, non si esaurisce. La Madre ci conduce costantemente al Figlio e costantemente ripete: "Fate quello che vi dirà". Fate!... perché la grazia di Dio in voi non sia vana. Amen! (Al termine della celebrazione:) Ti ringrazio, Benevento, per questa giornata che abbiamo passato insieme, la tua giornata, giornata della Madre delle Grazie! Ti ringrazio, Benevento, per la tua accoglienza, per la tua presenza, per la tua preghiera, per i tuoi canti! Ti ringrazio, Benevento, di cuore! E direi ancora: Benevento, ti ringrazio per questo vento che ci ha portato il tramonto della giornata! Ti auguro di rimanere sempre fedele alla tua grande eredità cristiana trasmessa dagli apostoli, dai martiri, come san Bartolomeo, san Gennaro. Ti ringrazio di rimanere sempre nella Grazia del Signore, per l'intercessione della tua e nostra Madre. E, alla fine: Benevento, ti auguro anche le buone vacanze!

Data: 1990-07-02

Lunedi 2 Luglio 1990



A vescovi brasiliani in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Vivere alla luce di quell'antica novità che è il Vangelo"

Cari fratelli nell'Episcopato,


GPII 1990 Insegnamenti - Benedizione del nuovo seminario arcivescovile - Benevento