GPII 1990 Insegnamenti - A oltre 300 pellegrini polacchi - Castel Gandolfo (Roma)

A oltre 300 pellegrini polacchi - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Solidarnosc: via polacca di allontanamento dal totalitarismo marxista




1. "Grande Madre del Dio-Uomo! Madre Vergine, resa da Dio gloriosa, Maria! / Regina del mondo e Regina della Polonia!".

E' doveroso per noi ricordare oggi questi voti-promesse di Jasna Gora.

Essi sono stati pronunziati in occasione del 300° anniversario dei voti del re Giovanni Casimiro nella Cattedrale di Lwow (Leopoli). Proprio nell'anno 1956 si sono compiuti tre secoli. Le parole dei voti della Nazione in Jasna Gora furono pronunziate dal Primate della Polonia, Cardinale Stefan Wyszynski, il quale, essendo ancora in prigione, lo fece con la voce dell'intero Episcopato riunito in questo Santuario.

L'anno 1956 è scritto nella storia moderna della Polonia come data importante. E' stata, in un certo senso, la prima pietra miliare sulla via che la Nazione doveva percorrere per la ricostruzione della propria sovranità in uno Stato governato dai principi del totalitarismo marxista. Quell'anno rimarrà nella storia come l'anno degli avvenimenti di Poznan e, in seguito, dell'"Ottobre polacco".

Non lo dobbiamo dimenticare oggi, quando la situazione socio-politica in Polonia ha subito un cambiamento radicale.

Non dobbiamo dimenticare quei voti che ci hanno preparato ad entrare nel secondo Millennio del cristianesimo. Il cristianesimo vuol dire la realtà dell'Alleanza stipulata da Dio con l'umanità in Cristo, nella sua Croce e Risurrezione. Dio l'ha stipulata con ogni uomo, con ogni popolo e nazione. Maria è la prima Serva di quest'Alleanza. perciò il luogo dei nostri voti nel 1956 divenne Jasna Gora. La capitale spirituale di Maria nella nostra patria terra.


2. Dobbiamo ritornare costantemente a questo Voto, così come le generazioni precedenti tornavano ai voti di Giovanni Casimiro. Dobbiamo rinnovare sempre di nuovo l'esame di coscienza per tutti gli impegni che vi sono contenuti. Essi sono fondamentali, giacché riguardano la vita della Nazione e si fondano sulla legge di Dio, che è insieme la legge iscritta nella coscienza umana. Questa legge viene letta sia dai credenti sia dai non credenti. E niente altro se non questa legge morale deve costituire un solido fondamento del sistema dello Stato e della vita della società. Il rispetto della libertà delle coscienze umane non è altro se non il rispetto di questa legge senza la quale le coscienze sono malate e la società non può essere sana.

Nel periodo di oppressione e di limitazione totalitaria, la Chiesa ricordava a tutti che nella legge morale vi è la fondamentale forza della resistenza e difesa della dignità umana. Alla soglia della democrazia della società civile, la Chiesa proclama con la stessa forza che questa legge morale è la condizione del giusto ordinamento e del vero progresso.


3. Il Concilio Vaticano II ricorda più di una volta che gli uomini contemporanei sono particolarmente sensibili alla dignità della persona e ai suoi diritti. Il voto di Jasna Gora contiene in sé anche la "Carta polacca dei diritti dell'uomo".

In primo luogo, è messo in rilievo il diritto dell'uomo alla vita sin dal primo momento della sua esistenza: "noi tutti custodiremo la vita che sboccia...

Considereremo il dono della vita come la Grazia più grande del Padre di ogni Vita e il tesoro più prezioso della Nazione".

Ti ringrazio, Madre della vita polacca, per tutti coloro che oggi difendono la vita dei non ancora nati. Questo è il primo e fondamentale diritto dell'uomo. Se questo diritto non è rispettato l'intero sistema dei diritti dell'uomo viene messo in questione alle radici. Si tratta infatti del diritto dell'uomo più indifeso il quale deve avere l'assicurazione e l'appoggio nei diritti umani nei diritti dello Stato, così come lo difende il comandamento di Dio "non uccidere".

O Madre, dà ai miei Connazionali la rettitudine e la verità delle coscienze. Difendili dalle loro trasgressioni, difendili dal relativismo morale.

Difendili dal falso concetto di libertà, dalla prassi deleteria del permissivismo morale.

"Ti promettiamo di custodire la indissolubilità del matrimonio, di difendere la dignità della donna, di vegliare alla soglia del focolare domestico, perché intorno ad esso la vita dei Polacchi sia sicura" (Testo del Voto).

Quale società, quale governo, quale parlamento può negare che qui si tratta di valori umani essenziali! dei valori fondamentali! Si tratta di un sistema della libertà matura e responsabile. Tale libertà è la condizione del bene comune della società.


4. "Ti promettiamo... di innestare negli animi e nei cuori dei figli lo spirito del Vangelo e dell'amore verso di Te, di custodire la Legge Divina, le tradizioni cristiane e patrie.

Ti promettiamo di educare la giovane generazione nella fedeltà a Cristo, di difenderla dall'empietà e dalla depravazione e di circondarla con una vigile protezione paterna".

Nelle memorabili cronache degli avvenimenti di Poznan del giugno 1956 leggiamo che gli operai in protesta contro l'oppressione hanno chiesto, tra l'altro, il ritorno dell'insegnamento della religione nelle scuole. E' noto che, in definitiva, quest'insegnamento è stato tolto dalle scuole in virtù di una legge repressiva. La Chiesa ha fatto tutto il possibile per catechizzare durante trenta anni fuori della scuola. La catechesi è sempre la prima risposta dell'ordine di Cristo: "ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19). E l'Apostolo scrive: "guai a me se non predicassi il vangelo!" (1Co 9,16). Questo grido potente si espande attraverso i secoli e generazioni.

"Non si può escludere Cristo dalla storia dell'uomo in qualsiasi parte del globo... senza di Lui non è possibile capire fino in fondo la storia della Polonia... l'uomo non è capace di comprendere se stesso fino in fondo senza Cristo". Mi permetto di ricordare queste parole dette in Piazza della Vittoria a Varsavia nel 1979 (cfr. 2 giugno 1979). E' noto che nel corso di quaranta anni si è lavorato sistematicamente per sradicare tale comprensione dall'anima della Nazione con l'aiuto, tra l'altro, della scuola. Non si può prolungare questo esperimento.

Ringrazio l'Episcopato della Polonia per aver intrapreso iniziative in questo campo. Spero che queste troveranno comprensione. Spero anche che le preziose esperienze della catechesi fuori della scuola (che molti mettono in rilievo) serviranno all'arricchimento dell'insegnamento della religione nel futuro.


5. "Promettiarno di ingaggiare una lotta contro la pigrizia e la spensieratezza, lo spreco, l'ubriachezza e la dissolutezza.

Promettiamo di acquistare le virtù... fedeltà, coscienziosità, laboriosità, risparmio, rinuncia a se stessi e reciproco rispetto, amore e giustizia sociale".

Non sono andate in proscrizione queste parole del Voio di Jasna Gora del 1956. Certamente non lo sono andate. In questo 26 agosto 1990 ci troviamo alla soglia della loro nuova attualità. Sono attuali nelle nuove condizioni e in un modo nuovo. Sono, oggi, più che allora, condizioni della nostra maturità sociale.

Condizioni del nostro posto in Europa che, dopo il superamento delle divisioni sanzionate a Jalta, cerca le vie dell'unità internazionale.

Nel superamento di queste divisioni la Polonia ha la sua parte - si può dire - pionieristica e, soprattutto, per quanto riguarda l'Europa lasciata da Jalta all'Est della "cortina di ferro". Occorre ricordare qui tutte le date successive: 1956, 1968, 1970, 1976, infine 1980... fino al 1989. In quest'ultima fase si è formata "Solidarnosc" che, nonostante le repressioni dello stato di guerra, ha sopravvissuto. E' diventata la via polacca di allontanamento dal totalitarismo marxista. Il suo nome era la prova del superamento del principio della "lotta di classe". Nel sindacato e insieme nel movimento legato al nome "Solidarnosc" si sono unite le forze del mondo del lavoro nell'industria e nell'agricoltura, così come vi hanno aderito gli ambienti dei professionisti, degli intellettuali e dell'intellighenzia. (L'anno 1968 ha mostrato una particolare necessità di tale unione).

Lo sforzo collegato con l'allontanamento dal totalitarismo è stato, infine, coronato da successo. E' importante scoprire da questo momento in "Solidarnosc" la continuazione della via polacca: la via di costruzione della società e dello stato veramente civile secondo i principi di una sana democrazia, evitando nello stesso tempo tutto ciò che in essa è malsano, qualsiasi sia la sua provenienza. Abbiamo il diritto di essere in Europa e svilupparci tra le altre nazioni, secondo la propria identità, stando sul terreno che abbiamo noi stessi elaborato in questa difficile fase della storia. Tanto più che anche gli altri guardano questa via polacca - a volte con critica - ma spesso con speranza.

Davanti all'Europa, anzi, davanti all'umanità intera, si è posto, infatti, un gigantesco dilemma collegato alla divisione in due blocchi opposti.

Non vi è nessuna esagerazione quando diciarno che la Polonia ha messo mano alla sua risoluzione. E non vi è nessun motivo di autoelogio o di presunzione.

Ripetiamo con il Vangelo: "Siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo fare" (Lc 17,10).


6. Oggi è la festa della Madre di Dio di Jasna Gora, forse nessun altro giorno dell'anno svela in tale grado il singolare tratto dell'anima polacca La storia ha riconfermato che siamo capaci di affidamento. L'hanno riconfermato particolarmente i momenti difficili nella storia. L'hanno confermato: la difesa di Jasna Gora nel XVI secolo e nel nostro secolo, il "miracolo della Vistola". Lo confermano pure gli ultimi decenni. L' affidamento parla di un'apertura interiore, della dimensione-trascendentale dell'umanità. Si riflette in esso la convinzione di un tale ordinamento in cui il bene riporta, in definitiva, la vittoria. "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male" (Rm 12,21).

In Jasna Gora veniamo con questo deposito plurisecolare del nostro affidamento alla Madre di Dio e degli uomini, che è l'eredità delle intere generazioni. Oggi bisogna fare affidamento di questa nuova fase di questa vita polacca e dell'esistenza dell'intera società. Anche di quelli che in essa hanno una particolare responsabilità. Ma nello stesso tempo bisogna affidare la nostra collettiva responsabilità, affinché siamo in grado di intraprenderla: ciascuno, ciascuna e tutti.

L'affidamento prova che vogliamo rimanere nell'Alleanza che Dio ha concluso con tutta la famiglia delle Nazioni - e con noi - in Cristo, nel Figlio della Vergine di Nazareth, nella sua Croce e Risurrezione.

L'affidamento determina la dimensione definitiva del nostro pellegrinaggio terreno. L'affidamento obbliga anche chi si affida. Obbliga tutti i giorni.

Chiediamo alla Signora di Jasna Gora la forza che deriva da questo affidamento nella nostra esistenza polacca.

"Sii con noi in ogni tempo" (Canto).

(Al termine della Santa Messa il Papa ha rivolto ai suoi connazionali le seguenti parole:) Ci uniamo con tutti i nostri connazionali, con il clero polacco, con i sacerdoti e i religiosi, con l'episcopato riunito a Jasna Gora e con il Primate di Polonia. Insieme a loro imparto la benedizione che è l'ultima invocazione dell'Eucaristia rivolta alla Santissima Trinità. Vi benedica il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nel nome dell'Alleanza che ha stretto con noi in Gesù Cristo nella sua Croce e nella sua Risurrezione. Vi benedica nel giorno della Madre di Jasna Gora e con la sua intercessione.

(Queste le parole del Santo Padre rivolte ai polacchi all'Angelus:) La domenica odierna ci uniamo tutti con i pellegrini raccolti a Jasna Gora per la festa della Madre di Czestochowa. Preghiamo per la nostra Patria, per la nostra nazione, per le famiglie, per tutto ciò che rappresenta la Polonia, per il suo oggi e per il suo domani.

(Traduzione dal polacco)

Data: 1990-08-26

Domenica 26 Agosto 1990

All'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Dare alla Chiesa africana nuovo impulso sulle vie del Signore

Carissi fratelli e sorelle!


1. Sabato prossimo iniziero il mio settimo viaggio in Africa, dove visitero la Tanzania, il Burundi, il Rwanda. In Costa d'Avorio, a Yamoussoukro, avro poi l'occasione di partecipare a una riunione del Consiglio della Segreteria generale dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi. Il successore di Pietro è felice di prender parte a questo incontro di fratelli nell'episcopato, successori degli apostoli in terra africana. Fin dal primo annuncio dello speciale Sinodo, il 6 gennaio 1989, ho personalmente seguito con vivo interesse e profondo affetto per il continente africano lo svolgimento dei lavori preparatori. Dai numerosi incontri, che ho avuto nel frattempo con vescovi africani, ho potuto rendermi conto della gioia e dell'entusiasmo con cui, nel continente, ci si dispone all'importante evento ecclesiale.

Com'è noto, il tema del Sinodo, maturato nell'ambito stesso dei vescovi africani, è il seguente: "La Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice verso l'anno 2000. "Voi sarete miei testimoni" (Ac 1,8)".

Per facilitare i lavori del Sinodo è stato redatto un apposito documento preparatorio - l'"Instrumentum laboris" - ufficialmente diffuso in un incontro episcopale, a Lomé, in terra africana, il 24 luglio scorso. Esso si prefigge di suscitare la riflessione di tutte le Chiese particolari in Africa: dei vescovi, dei sacerdoti, dei consacrati, dei catechisti, dei laici impegnati nei consigli pastorali e nei movimenti, delle comunità locali. Essi affideranno il frutto della loro meditazione e della loro riflessione, per il tramite dei rispettivi vescovi, alle Conferenze episcopali e quindi alla Segreteria generale.


2. Questo strumento di lavoro affronta cinque grandi temi: 1) la proclamazione della buona novella della salvezza; 2) l'inculturazione; 3) il dialogo in tutte le sue dimensioni: in generale, ecumenico, interreligioso, con i non-credenti; 4) la giustizia e la pace: il ruolo dei cristiani nella promozione umana; 5) i mezzi della comunicazione sociale.

Alla vigilia del terzo millennio della redenzione, questo cammino verso il Sinodo è tale da suscitare una grande speranza non solo per l'Africa, ma per tutta la Chiesa e per il mondo intero. Dobbiamo attenderci una nuova e più convinta ripresa della evangelizzazione e dello spirito missionario. Nella Chiesa di quel continente sta prendendo forma sempre più netta e chiara il modo d'essere cristiano, che è proprio di quel contesto culturale: la Chiesa sta assumendo quel "volto africano" che, per l'Africa, è il riflesso dello stesso volto di Cristo. Ci dobbiamo aspettare, inoltre, che nuove ricchezze spirituali, nuovi impulsi di santità e di rinnovamento ecclesiale vengano alla luce come apporto prezioso e originale non solo per il bene dell'Africa, ma della stessa Chiesa universale.


3. Chiedo la vostra preghiera, fratelli e sorelle carissimi, per la buona riuscita di questo importante Sinodo che, primo del suo genere per l'Africa, rende testimonianza della crescente vitalità del cristianesimo in quel continente.

Possano, tutti coloro che a vario titolo e grado saranno coinvolti nei lavori del Sinodo, avere orecchi, per "ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese", secondo la parola dell'Apocalisse (2,7); e comprendano sempre più a fondo qual è il piano del Signore sulle Chiese particolari d'Africa, qual è la loro missione e la loro responsabilità nel concerto generale delle Chiese del mondo intero.

La beata Vergine Maria, il cui culto si sviluppa grandemente in Africa con promettenti frutti nel campo della giustizia, della santità e della pace, ottenga ai vescovi d'Africa abbondanza di discernimento e grandezza di cuore per dare alla Chiesa africana un nuovo, generoso impulso sulle vie del Signore.

(Omissis: saluti a vari gruppi) Accorata preghiera in quest'ora di trepidazione In questo giorno del Signore sento anche il dovere di invitarvi a pregare per la pace nel Golfo Persico, ove ultimamente si è venuta a creare una situazione veramente preoccupante. In realtà siamo stati testimoni di gravi violazioni del diritto internazionale e della Carta dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, come dei principi di etica che devono presiedere alla convivenza tra i popoli. La diffidenza degli uni verso gli altri va drammaticamente aumentando e l'ordine internazionale, edificato a prezzo di tanti sforzi e del sacrificio di tante vite umane, è gravemente minacciato, senza dimenticare le ripercussioni negative nell'ordine sociale ed economico, che purtroppo vanno a svantaggio delle Nazioni più povere.

In quest'ora di profonda trepidazione, vi invito pertanto ad elevare la vostra fervida preghiera a Dio clemente e misericordioso, chiedendogli di voler illuminare coloro che detengono le sorti dei popoli affinché sappiano trovare eque soluzioni per i problemi esistenti e faccia così brillare luminosa la stella della pace sulle tribolate popolazioni del Golfo Persico come su tutti i popoli del Medio Oriente, soprattutto su quelli così provati del Libano e della Palestina.

E poiché la pace è un dono di Dio affidato agli uomini sento il dovere di rivolgere un appello accorato a tutti gli uomini di buona volontà, affinché con un dialogo costruttivo cerchino una giusta soluzione per le odierne difficoltà.

Maria, Regina della pace, interceda per noi e soprattutto per coloro che soffrono perché trattenuti ingiustamente lontani dalla loro patria. Signore, donaci la pace! "Domine, dona nobis pacem"!

Data: 1990-08-26

Domenica 26 Agosto 1990



Al raduno dei ragazzi ministranti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La ricchezza spirituale che scaturisce dal servizio liturgico si riflette in tutte le circostanze della vita quotidiana

Cari amici.


1. (In italiano:) Sono felice di salutarvi questa sera, voi che mi accogliete con tanta gioia! Ringrazio mons. Raffin, presidente del "Coetus lnternationalis Ministrantium", di avervi presentato e di aver espresso i vostri sentimenti.

Vedo che venite da numerose nazioni e che avete unito le vostre bandiere per comporre un solo grande emblema dai mille colori: è proprio un'immagine simbolica dei "bambini della stessa città" che sono uniti da Gesù, come voi avete cantato. In questo pellegrinaggio, la vostra preghiera comune, la vostra lode al Signore, il vostro entusiasmo comune, i legami che voi allacciate fraternamente fra i giovani d'Europa, tutto questo vi fa vivere intensamente il mistero della Chiesa: al di là della vostra diversità, voi vi siete scoperti membri di un solo corpo, quello di cui Cristo è il capo.

Siete venuti presso la tomba di Pietro, l'apostolo al quale Gesù ha affidato la sua Chiesa. Egli ha proclamato a nome dei suoi fratelli che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio; nonostante le difficoltà, egli ha continuato a seguire il suo Maestro che "ha parole di vita eterna" (cfr. Mt 16,16, Jn 6,68); egli ha testimoniato davanti agli uomini che il Signore è risorto, dopo Gerusalemme, il giorno della Pentecoste, fino a Roma, in questa città dove egli ha impiantato solidamente la Chiesa, dove è stato fedele fino al martirio. Chiamato a mia volta a confermare i miei fratelli nella fede (Lc 22,32), io vi trasmetto l'invito di Pietro: "siate pronti a rendere conto della speranza che è in voi" (cfr. 1P 3,15)! Domani, voi sarete presso la tomba di Paolo, l'apostolo delle nazioni che ha solcato le strade del mondo, arso dalla passione di annunciare le meraviglie di Dio e di fondare, di città in città, delle comunità di Chiesa unite dall'"amore versato nei nostri cuori dallo Spirito Santo" (Rm 5,5). Nella basilica dedicata a San Paolo, voi celebrerete l'Eucaristia, il pasto in cui il Signore ci dona il pane di vita e il calice della salvezza, il suo corpo e il suo sangue, la sua vita stessa, questi doni meravigliosi di comunione che fanno di tutti noi un solo corpo (cfr. 1Co 10,16-17)! Amici miei, le statue di Pietro e Paolo sono innalzate in questa piazza, in mezzo a voi. Attorno a queste grandi figure, voi siete adesso un gruppo di discepoli dello stesso Signore, siete una parte della Chiesa universale, siete una nuova generazione di servitori del messaggio del Vangelo, della buona novella.

Voi siete anche i servitori dell'altare di Cristo, che è il centro della comunità tutta intera, nell'immensità dell'adunanza delle nazioni, come nella più umile delle cappelle.


2. (In tedesco:) La Chiesa, cari ministranti, fin dal tempo degli apostoli, vive soprattutto là dove i credenti, insieme con i vescovi e i sacerdoti, si riuniscono all'altare del Signore, per ascoltare la parola del felice annuncio e per festeggiare la santa Eucaristia. "La Festa dell'offerta eucaristica è il centro e il culmine dell'intera vita della comunità cristiana" (CD 30).

Proprio qui, infatti, si svela nei suoi molteplici aspetti la ricchezza della presenza del Signore. Nella stessa comunità dei fedeli, raccolta in preghiera, nel conforto della remissione dei peccati, nell'annuncio della parola di Dio attraverso le letture e il Vangelo, e infine in modo del tutto particolare, nelle forme eucaristiche del pane e del vino, il Signore è realmente presente e fra di noi.

A voi, cari ministranti, spetta un compito particolare in questo "avvenimento" centrale della vita della Chiesa, la festa della Liturgia.

Celebrando un degno servizio eucaristico per la comunità dei fedeli, che si riunisce intorno all'altare in nome di Cristo nella Messa domenicale, voi contribuite a rendere sperimentabile e fertile nella vita la profondità e la ricchezza dell'Eucaristia. perciò siete chiamati anche voi a "lasciarvi incontrare dalla "Parola del Dio vivente" e poi, fortificati dal corpo di Cristo che ricevete, a comportarvi nel quotidiano come cristiani certi".


3. (In fiammingo:) Cari giovani amici, il vostro servizio alla Chiesa e la sua celebrazione raggiungono il loro culmine nel servizio all'altare, vale a dire nel momento della celebrazione dell'Eucaristia. Questo è infatti il sacramento per eccellenza, che riunisce tutti i credenti nella Chiesa e ne fa un unico popolo, il popolo di Dio.

Proprio in forza di questa unità siete venuti insieme qui a Roma e ne date testimonianza attraverso le bandiere dei diversi paesi, dai quali provenite, che, unite, danno vita a un grande e colorato spettacolo.

Possiate essere sempre al servizio della Chiesa, possiate sempre porre la vostra vita con grande entusiasmo al servizio dell'unità e della pace tra tutti gli uomini e costruire la civiltà dell'amole nella vostra patria.


4. (In ungherese:) Saluto con affetto i chierichetti ungheresi. Quando servite durante la santa messa o aiutate in chiesa, incontrate Cristo stesso e testimoniate il Vangelo. Siate generosi e perseveranti in questo nobile servizio ecclesiastico che vi aiuta anche a crescere nella fede. Se qualcuno di voi sente la vocazione sacerdotale o religiosa, si assuma con immensa gioia questo grande privilegio.

Insieme a voi benedico tutti i chierichetti ungheresi, i vostri genitori, parenti e tutto il popolo magiaro. La Magna Domina Hungarorum vegli sulla vostra patria. Sia lodato Gesù Cristo.


5. (In italiano:) Il servizio dell'altare che voi prestate nelle singole Chiese, cari ministranti di lingua italiana, non vi deve separare o isolare dalla comunità, ma unire e darvi occasione di maggiore sintonia con tutti coloro che nelle celebrazioni liturgiche si riuniscono nel nome di Cristo (cfr. Mt 18,20).

La vostra partecipazione all'altare esige che voi restiate in rapporto vivo e fraterno con tutti e prolunghiate il servizio religioso con spirito di fede, oltre lo spazio della chiesa. Voi siete cristiani sempre, e dovete ispirare abitualmente il vostro stile di vita alla parola di Dio che ascoltate, alla Comunione eucaristica che ricevete. Sono queste due fonti, la palola e il corpo di Cristo, che alimentano il cammino dei credenti e trasformano anche voi in testimoni di una fede viva, sincera, profonda.

Dal servizio liturgico, quindi, scaturisce una ricchezza spirituale, che si riflette in tutte le circostanze della vita quotidiana: nella vostra famiglia, tra gli amici, i compagni di scuola, di giochi e di sport; e domani anche nella professione che eserciterete a favore del prossimo. Già fin d'ora, abbiate cura di condividere anche voi il compito di annunciare il Cristo, di parlare di lui.

Osservate il comportamento degli apostoli, e come loro lasciatevi condurre dal desiderio ardente di far conoscere Gesù agli uomini.

Parlate di Cristo ai vostri amici, voi che già lo avete conosciuto e lo amate. Parlate di Gesù con sincerità, coraggio e convinzione. Le vostre parole siano sempre alimentate dall'affetto profondo che portate per lui, che è vostro amico e confidente.

Sappiate, inoltre, ispirare alla parola di Gesù l'ideale che vi proponete di realizzare. Ci sarà un momento in cui voi stessi sentirete vivo il bisogno di chiedere al Signore: "Che cosa devo fare per avere la vita eterna?" (Mc 10,17). Che cosa, cioè, chiedi a me tu, Signore Gesù, perché la mia vita abbia un senso e un valore? Si tratta di un interrogativo molto importante che potrà ricevere una risposta adeguata dalla parola divina e dai sacramenti. Se la risposta interiore dello Spirito fosse quella di consacrarvi a Cristo nel sacerdozio per un ministero di evangelizzazione e di salvezza delle anime, sappiate essere generosi e fiduciosi. La vocazione sacerdotale è segno di predilezione e di speciale amore di Cristo ed è, altresi, fonte di singolare gioia. Gesù non volle più chiamare servi i suoi discepoli, ma li chiamo e li volle amici (cfr. Jn 13,34).

Data: 1990-08-30

Giovedi 30 Agosto 1990

Al benvenuto all'aeroporto - Dar-es-Salaam (Tanzania)

Titolo: "Sono venuto come pellegrino di pace e amico dell'Africa"

Sua Eccellenza Presidente Ali Hassan Mwinyi, Onorabili Membri del Governo, Sua Eminenza Cardinal Laurean Rugambwa, Venerabili fratelli nell'Episcopato, Cari fratelli e sorelle, Dio benedica la Tanzania e il suo popolo.


1. Queste sono le prime parole che vi rivolgo. Questo è il mio cordiale augurio e la mia ardente preghiera per tutti i Tanzaniani, e sono lieto di esprimere questi sentimenti di amicizia e di buona volontà con le parole del vostro commovente Inno Nazionale. Ogni giorno, in ogni angolo di questo vasto Paese, il vostro canto patriottico celebra le lodi sia della vostra spiritualità che della vostra unità nazionale, della vostra fede in Dio e dell'amore che avete per il vostro Paese.

Nel nome del Signore Dio, saluto tutti i cittadini e la gente della Tanzania.

Sono ricolmo di gioia e d'affetto per essere venuto in questo Paese e per essere con voi.

Signor Presidente della Repubblica Unita di Tanzania: l'invito a visitare la Tanzania, che ho ricevuto da Sua Eccellenza e dalla Conferenza Episcopale, ha trovato una immediata eco nel mio cuore, e ho atteso ansiosamente questo incontro con la grande famiglia tanzaniana. La ringrazio, Signor Presidente, per le sue cordiali parole di benvenuto, nelle quali tutti possono percepire quel senso di fraternità e di solidarietà universale - la Ujamaa della Tanzania - che sono da annoverare tra i principi sui quali è stata costruita questa Nazione Africana indipendente sotto la guida del suo primo Presidente, Mwalimu Julius Nyerere.

Estendo un caloroso saluto a tutti coloro che sono venuti qui ad accogliermi con la caratteristica ospitalità tanzaniana: Sua Eccellenza il Presidente di Zanzibar, Sua Eminenza il Cardinale Laurean Rugambwa, gli Onorevoli Membri del Governo, i miei Fratelli Vescovi, i responsabili e i cittadini della Tanzania. Mentre visitero molte parti della terraferma nei giorni a venire, non è stato possibile includere una visita alle isole. Chiedo a Sua Eccellenza il Presidente di Zanzibar di essere così gentile da trasmettere i miei sentimenti di stima e di amicizia ai suoi concittadini.


2. La Tanzania è un magnifico Paese di montagne ricoperte di foreste, ricca savana, ameni laghi e coste tropicali; una terra che vanta la presenza dell'uomo sin dai primordi della storia umana; una terra la cui locazione geografica ha spinto i viaggiatori da molte grandi e antiche civiltà del passato a visitarla. La storia, tuttavia, non è sempre stata magnanima con la sua gente, e molti problemi rimangono insoluti. In questo contesto, la Tanzania indipendente ha fatto degli sforzi consistenti per raggiungere un grado sempre maggiore di sviluppo e di armonia sociale, e per occupare un ruolo direttivo tra le Nazioni di questo Continente. Dio benedica gli sforzi di tutti coloro che hanno a cuore il bene di questo Paese e del suo popolo, e che lavorano con saggezza e buona volontà per il bene comune.


3. La mia visita in Tanzania è innanzi tutto una Visita Pastorale del Vescovo di Roma, il Successore di San Pietro, alla Chiesa che è in questa terra. E' una Chiesa giovane - il cui primo Vescovo di natali tanzaniani è qui tra noi nella persona del Cardinal Rugambwa. Oggi, tutti i membri della Gerarchia sono fieri figli di questo Paese, e i miei fratelli e sorelle nella fede cattolica sono generosi e leali cittadini che danno il loro significativo contributo al benessere e allo sviluppo integrale della loro Nazione. Il mio fervente desiderio è di pregare con loro, di condividere con loro la gioia dell'Eucarestia, e di confermarli nella loro fedeltà a Dio e nel loro servizio ai loro fratelli secondo lo spirito del Vangelo di Gesù Cristo.

Sono venuto in Tanzania come amico di tutto il suo popolo - come compagno viaggiatore sulla via della comprensione e della pace per l'intera famiglia umana. In modo particolare intendo essere un pellegrino di pace tra i seguaci delle diverse tradizioni religiose. Sono fiducioso che buoni rapporti cresceranno e fioriranno tra i Cristiani della Tanzania, e tra i Cristiani e i seguaci della fede islamica, come anche con gli uomini e le donne di buona volontà ovunque.


4. Sono venuto come un amico dell'Africa - come uno che ha molto a cuore il futuro di questo Continente. E' evidente che l'Africa possiede immense risorse umane e naturali che possono favorire una sua progressiva e diffusa crescita verso un maggiore benessere materiale, culturale e sociale.

L'Africa ha la saggezza delle tradizioni che le sono proprie e le lezioni che le derivano dall'esperienza per guidare questo sviluppo in modo tale da salvaguardare le sensibilità religiose e comunitarie dei suoi popoli. Ma l'Africa soffre anche di molti di quei fattori negativi che, per parlare in termini generici, sono caratteristici di quello che è stato chiamato il "Sud", in opposizione al "Nord", economicamente dominante.

In molte occasioni ho levato la mia voce per fare appello alle coscienze delle Nazioni più sviluppate affinché non trascurino i loro doveri morali e umanitari verso le Nazioni in via di sviluppo. Ho anche espresso la speranza che i cambiamenti che hanno recentemente avuto luogo sulla scena del mondo distolgano le Nazioni dalla dispendiosa corsa agli armamenti per spingerle a fornire una maggiore assistenza ai popoli più bisognosi del mondo. Finora, questa ricollocazione delle risorse è stata lenta a maturare, e sono sorte nuove tensioni che rappresentano degli ostacoli sulla via della pace.

L'Africa, quindi, è sempre più chiamata a trovare un suo proprio modello di sviluppo, nel quale ci sarà posto per la ricca varietà dei suoi popoli, ognuno con le sue proprie tradizioni e aspirazioni legittime. Che Dio ispiri i responsabili dell'Africa a lavorare per il consolidamento delle strutture direttive e dell'armonia sociale, che sono fondamentali per lo sviluppo e la crescita. Dio benedica l'Africa.


5. Egregio Signor Presidente, cari Amici: la Chiesa e la comunità politica hanno diverse sfere d'azione e sono mutualmente indipendenti, ma sono al servizio degli stessi esseri umani (cfr. GS 76). E' invero rincuorante sapere che in Tanzania esiste un'ampia cooperazione in molti settori. Il futuro dovrà percorrere la via della solidarietà tra l'intero popolo della Tanzania, mentre i suoi abitanti lavorano fianco a fianco per il bene comune. La preghiera che esprimo per voi oggi è che la fede nella volontà di Dio vi aiuti a superare tutti gli ostacoli e costituisca un incentivo che vi faccia avanzare verso la pace e l'armonia tra voi e con tutti i popoli, nell'amore e nell'impegno al servizio del vostro magnifico Paese.

Dio benedica la Tanzania.

Egli preservi la sua libertà e la sua unità.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-09-01

Sabato 1 Settembre 1990


GPII 1990 Insegnamenti - A oltre 300 pellegrini polacchi - Castel Gandolfo (Roma)