GPII 1990 Insegnamenti - Al Corpo Diplomatico in Nunziatura - Bujumbura (Burundi)

Al Corpo Diplomatico in Nunziatura - Bujumbura (Burundi)

Titolo: "Noi chiediamo che il dialogo abbia preminenza sul confronto"

Eccellenze, Signore, Signori,


1. Nel giorno in cui prendo contatto con il Burundi, sono felice di salutare il Corpo diplomatico accreditato, il Corpo consolare ed i Rappresentanti delle Organizzazioni internazionali riuniti questa sera. Vi ringrazio per la vostra presenza a quest'incontro. Le vostre preoccupazioni comuni sono state appena ampiamente illustrate dal vostro Decano. Egli si è anche fatto interprete dei vostri sentimenti di deferenza che ho molto apprezzato. Gli esprimo per questo la mia gratitudine.

Ospiti di questo bel Paese, seguite con simpatia gli sforzi messi in opera dal popolo del Burundi per consolidare la sua unità nazionale. Scoprite il cammino che esso ha percorso, le prove che ha attraversato, il coraggio che ha mostrato nell'avversità. Questo popolo i cui membri condividono una stessa cultura ed un vero senso spirituale, vi invita a dare ai rapporti di cui voi siete agenti le dimensioni di un dialogo improntato al mutuo rispetto e alla speranza per l'avvenire.


2. I rapporti umani che ho così richiamato danno all'azione dei diplomatici la sua reale portata. Rammentare che il loro primo obbiettivo è quello della pace non rappresenta oggi un proposito di mera convenienza. I conflitti seguitano a spargere la paura e la sofferenza in intere regioni del mondo, di questo continente in particolare. Incontrandoci questa sera, pensiamo ad essi con viva sollecitudine per i popoli colpiti. Noi chiediamo che il dialogo abbia la preminenza sul confronto e che i responsabili del bene comune facciano prevalere lo spirito di conciliazione su ogni altro atteggiamento.


3. Rappresentando nel Burundi Stati geograficamente vicini o distanti, Nazioni dal livello di sviluppo molto diverso ed Organizzazioni dalla vocazione mondiale o regionale, le vostre missioni hanno come tratto comune quello di promuovere una benefica collaborazione con il popolo di questo Paese. Noi sappiamo che la recente evoluzione dei rapporti fra le Nazioni dell'Est e dell'Ovest in Europa ha suscitato l'inquietudine dei Paesi del Sud, in preda ad una crisi economica che non hanno la possibilità di superare da soli. Subendo il contraccolpo delle fluttuazioni dei mercati senza essere in grado di compensarli, essi hanno spesso l'impressione di essere trascurati da delle potenze che non agirebbero altro che in funzione di interessi egoistici.

Una simile situazione, che ho solo evocato in maniera schematica, invita a riflettere sul senso delle relazioni internazionali che voi siete chiamati qui a servire. Se è ingiusto non vedere nell'azione delle grandi potenze e delle Organizzazioni internazionali altro che una ricerca del profitto ai danni dei popoli indifesi, non è, tuttavia, meno vero che bisogna ricordare in ogni momento che la cooperazione fra le Nazioni è innanzitutto una realtà d'ordine umano ed una collaborazione fra interlocutori che si rispettano mutuamente.

Ci si rallegra nel constatare una certa evoluzione nella maniera di valutare lo sviluppo di un Paese. Infatti, i soli indicatori economici non possono tradurre le virtù di un popolo, né l'insieme delle sue creazioni. La salute degli uomini, il loro livello di educazione, la qualità della loro vita quotidiana sono da prendere ugualmente in considerazione. Quello che ho detto una volta a proposito della pace, posso ripeterlo applicandolo allo sviluppo che bisogna affrontare "come il frutto di relazioni giuste ed oneste in tutti gli aspetti della vita degli uomini su questa terra, aspetti sociali, economici, culturali e morali" (Messaggio per la Giornata della Pace, 1986, n. 4).


4. In tutto il mondo il bisogno di instaurare una cooperazione costruttiva appare sempre più legato alla esigenza di veri dialoghi.

Le parti daranno un positivo contributo al bene dei loro popoli se saranno compenetrate, dall'una e dall'altra parte, dal senso del servizio pubblico, se sarà chiaro che gli interessi degli uni non sono difesi a detrimento di quelli altrui. L'ideazione di un progetto agricolo, industriale o di forniture avrà tante più possibilità di concludersi con successo se sarà stato affinato in un negoziato aperto con coloro che lo devono porre in essere e trarne benefici.

Perché si tratta sempre di sostenere l'attività di persone libere, di accrescere i loro mezzi di vita, di mobilitare la loro capacità di lavoro senza disconoscere la loro responsabilità e il loro accrescimento, di rispondere a delle aspirazioni che siano realmente le loro.

In altre parole, affinché la cooperazione fra parti diverse sia assolutamente utile allo sviluppo dei meno favoriti, bisogna, senza rimettere in discussione il loro ruolo, superare il semplice rapporto di scambio dei prodotti e la ricerca di profitti. Attraverso la conoscenza reciproca delle culture, la condivisione degli apporti scientifici, la scoperta delle ricchezze non monetizzabili, si arriverà al senso propriamente umano degli scambi.

E, dinanzi alla povertà e alla malattia, sono la solidarietà e l'amore fraterni che motiveranno un mutuo e disinteressato aiuto. In quello che deve diventare l'incontro dei popoli prima di essere una collaborazione tecnica, sarà naturale rispettare, in ogni gruppo umano, le sue strutture sociali e familiari, le sue convinzioni morali e spirituali. E' questa una condizione indispensabile perché ognuno conservi la sua dignità e possa, nello sviluppo delle sue proprie qualità, apportare il suo originale contributo alla comunità umana.


5. Mi sembra che queste convinzioni rispondano abbondantemente all'esperienza di molte Organizzazioni internazionali, di molti agenti devoti che dedicano le loro forze a contribuire allo sviluppo dei popoli più provati. Vorrei esprimere qui la stima che mi ispira I 'azione di molte Istituzioni specializzate, governative, o non governative, d'ispirazione confessionale o non, che non risparmiano i loro sforzi per dare alla solidarietà delle Nazioni il suo concreto contenuto ed una efficacia che noi speriamo sempre più elevata.

Le riflessioni che propongo qui si ispirano, in fondo, alla fiducia della Chiesa nell'uomo, nelle sue risorse d'intelligenza e di cuore, nella sua capacità di affrontare le avversità e di superare infine le divisioni. Desidero rendere omaggio al coraggio dei poveri, dei tanti poveri del mondo. La loro dignità desta la nostra ammirazione. Essi meritano di non essere lasciati soli nella loro quotidiana lotta per vivere.

Signore, Signori, auspico di cuore che possiate compiere le vostre missioni per il bene di questo Paese e della grande famiglia umana. E chiedo a Dio di aiutarvi con i doni della sua grazia.

(Traduzione dal francese)

Data: 1990-09-05

Mercoledi 5 Settembre 1990

Alla Conferenza episcopale del Burundi - Bujumbura (Burundi)

Titolo: Tre obiettivi: pastorale familiare, poveri, coerenza fede-vita

Cari fratelli nell'episcopato,


1. Al termine di questa prima giornata trascorsa nel vostro Paese, è per me una vera gioia ritrovarvi nell'intimità, per un tempo di confronto e di riflessione davanti al Signore. Siamo qui come i discepoli dopo la Risurrezione quando, in preghiera con Maria nel Cenacolo, meditavano le consegne di Cristo che li aveva inviati in missione e incaricati di fondare la sua Chiesa in tutte le regioni del mondo, promettendo loro la sua presenza fino alla fine dei tempi e la potenza del suo Spirito di verità e d'amore.

Noi prolunghiamo così questa sera i nostri incontri dell'aprile 1989, quando siete venuti a Roma in visita "ad limina". Allora abbiamo evocato insieme molti aspetti del vostro ministero episcopale. Vorrei semplicemente fare eco, su alcuni punti, al programma che Monsignor Bududira, vostro Presidente, ha appena tracciato, e poi soffermarmi su un problema che sembra aggravarsi in questo momento, l'epidemia dell'Aids.


2. In una Chiesa che presto celebrerà il suo centenario, è naturale che poniate l'accento su una ripresa, un rinnovamento dell'evangelizzazione. Le prove che avete sopportato recentemente e la più grande maturità acquisita dalle vostre comunità, collocano, in effetti, la Chiesa del Burundi a una svolta del suo cammino. In modo suo proprio, la sua situazione corrisponde a quella dell'insieme della Chiesa in Africa, che ha motivato la convocazione dell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi, che ha come tema generale precisamente "la missione evangelizzatrice verso l'anno 2000".

In virtù della mia missione di Successore di Pietro, vi incoraggio di tutto cuore sulla via da voi presa. "Voi sarete miei testimoni" (Ac 1,8), dice il Signore a tutta la Chiesa. La consegna vale per ogni giorno, per ogni aspetto della nostra attività pastorale. Che voi ricerchiate nuovi metodi ed espressioni, adatti all'ambiente di vita e alla mentalità dei vostri compatrioti, o che rianimiate il fervore e l'impegno di comunità tentate di rimanere nelle loro abitudini, si tratta sempre della viva e ardente testimonianza della Buona Novella. In proposito, apprezzo il notevole sforzo nel quale avete coinvolto il più gran numero di fedeli, per preparare la mia visita pastorale. Nello spazio di un anno, essi hanno meditato sulla portata della missione che Cristo affida a ogni battezzato; durante la Quaresima, essi hanno fatto un approfondito esame di coscienza, per riscoprire in seguito, alla luce del Risorto e dello Spirito di Pentecoste, la condizione di uomo nuovo conferita dal Signore ai membri del suo Corpo, sviluppando così il tema delle nostre giornate: "Il Cristo ci libera e ci unisce".

Auspico con voi che questa specie di lungo ritiro dell'insieme delle vostre comunità costituisca il durevole punto d'appoggio di una conversione sempre in cammino e di una crescita ferma nella fede. Nel Burundi "voi sarete i testimoni" del Redentore, attenti a incontrare i vostri fratelli su tutti i campi e in tutte le difficoltà, facendo loro scoprire la felicità di sapersi amati dall'amore infinito di Dio.


3. Con voi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose sono stati agli avamposti nello sforzo perseguito dalle vostre comunità. Privati di una parte dei missionari che lavoravano con essi in precedenza, hanno saputo far fronte a questa situazione con coraggio. In questi ultimi mesi, anch'essi hanno fatto un ritiro insieme con i loro vescovi. E' un segno molto positivo della stretta comunione tra tutti i consacrati, che favorisce l'unità e il dinamismo evangelico dei fedeli. Rendiamo grazie per i progressi compiuti! Domani avro la gioia d'incontrare il clero, i religiosi e le religiose del Burundi; desidero incoraggiarli nel loro dono totale a servizio del Signore e del Popolo di Dio. Essi sono naturalmente i primi agenti del rinnovamento dell'evangelizzazione che essi condurranno in stretta collaborazione con i catechisti e gli altri laici impegnati. Tutto quello che voi farete per sostenere la loro vita sacerdotale e religiosa, per contribuire a rafforzare la loro vita di preghiera, la loro riflessione, le loro risorse interiori mediante l'ascolto della Parola di Dio e l'approfondimento dell'insegnamento e dei metodi pastorali della Chiesa, sarà utile alla loro azione nonché al loro equilibrio personale. Inoltre, gli incontri regolari tra i Vescovi, i sacerdoti e le religiose, contribuiranno ad arricchire l'attività pastorale. Gruppi d'intesa e di studio, da voi fruttuosamente istituiti, risponderanno tanto meglio ai loro obbiettivi se i partecipanti intraprenderanno studi e riflessioni allo scopo di nutrire la pastorale e se, nello stesso tempo, l'esperienza vissuta quotidianamente con il Popolo di Dio rinnoverà la riflessione su una base concreta, incitando a ricorrere alle fonti spirituali e intellettuali. La formazione permanente dell'insieme dei consacrati guadagnerà dall'essere animata dalla medesima intenzione di arricchire il mistero.


4. Per quanto concerne l'insieme del Popolo di Dio, mi soffermo soltanto su tre obbiettivi importanti, tra molti altri. Penso anzitutto ai numerosi problemi riguardanti la famiglia, la vita cristiana degli sposi, le loro responsabilità per l'accoglienza della vita e l'educazione dei figli. Di fronte alle esitazioni provocate da molti cambiamenti della società attuale, è importante che le famiglie cristiane siano illuminate sulla morale cristiana e comprendano il senso delle esigenze che essa presenta, senza lasciarsi sviare da influssi divergenti che spesso le turbano. Siate gli animatori della pastorale familiare, in tutte le sue dimensioni; è un obbiettivo prioritario da perseguire pazientemente dall'insieme degli operatori pastorali.

Noi conosciamo le difficoltà che il vostro Paese deve fronteggiare per il suo sviluppo. Nello stesso tempo che i cristiani partecipano con competenza agli sforzi della Nazione, bisogna accordare una particolare attenzione ai poveri, numerosi tra voi, i poveri delle città e delle colline, poveri materialmente, moralmente e spiritualmente, troppo spesso socialmente emarginati. Le comunità cristiane manifestino nei loro confronti una carità creativa perseverante, misericordiosa, nonché un aiuto concreto ed efficace. Ciò richiede molta generosità da parte del maggior numero di fedeli. Sostenete le iniziative in questo senso. Anche questo sarà un rispondere agli inviti del Vangelo e seguire Cristo sulle strade che lui stesso ci ha tracciate.

Un terzo obbiettivo che vorrei ricordare è, per tutti i membri della Chiesa, specialmente per i laici, quello della coerenza tra le scelte della vita quotidiana e le esigenze della fede. Nel lavoro, nell'educazione, nelle pubbliche responsabilità nelle azioni per lo sviluppo, è importante che i cristiani operino un lucido discernimento tra i valori cristiani e i falsi valori. Senza ciò, come accordare la propria attività quotidiana con le convinzioni di fede? Voi avete appena ricordato che quest'insieme di problemi che io non faccio che ricordare, vi preoccupa. Non risparmiate alcuno sforzo per aiutare i vostri diocesani a vivere da cristiani nella Nazione. In particolare, esprimete chiaramente i motivi cristiani di una partecipazione generosa di tutti al consolidamento dell'unità nazionale. I discepoli del Figlio di Dio fatto uomo amino l'uomo tanto da difenderlo contro il peccato quando è necessario, e per promuovere la sua dignità.


5. La società burundese, come ben altre nel mondo, è esposta a un grave pericolo.

Penso alla pandemia dell'Aids che colpisce un numero crescente di vostri compattioti, soprattutto di giovani adulti e anche, è doloroso constatarlo, di bambini. Questo impegna la vostra sollecitudine pastorale nei riguardi di tutti e vi conduce ad approfondire la vostra riflessione sulle origini e le conseguenze di questo male.

Su questo argomento mi sono espresso, specialmente nello scorso autunno a Roma, durante un congresso organizzato per studiare i diversi aspetti del problema. Vorrei ricordare che la gravità di questa malattia si riferisce non solo alle sofferenze e alle morti che essa provoca inesorabilmente, ma anche alle sue implicazioni d'ordine antropologico e morale. L'epidemia differisce da tante altre che l'umanità ha conosciute, per il fatto che deliberati comportamenti umani svolgono un ruolo nella sua diffusione.

Mentre l'evoluzione delle mentalità tendeva a occultare la scadenza della morte della quale tuttavia non si può negare il posto nel destino di ogni persona, la minaccia dell'Aids fa confrontare ora le nostre generazioni con il termine della vita terrena in un modo tanto più impressionante in quanto è legata, direttamente o no, alla trasmissione della vita e all'amore. C'è il presentimento che le potenzialità vitali dell'essere siano minacciate di diventare potenzialità mortali.

E' necessario quindi far comprendere ciò che rivela questa malattia: accanto al problema biomedico, appare quello che ho chiamato "una specie d'immunodeficienza sul piano dei valori essenziali". Informare sui rischi d'infezione e organizzare una prevenzione da un punto di vista strettamente medico, non sarebbe degno dell'uomo se non lo si esortasse a ritrovare le esigenze della maturità affettiva e di una sessualità ordinata. Nello stesso discorso dicevo: "perciò la Chiesa, sicura interprete della legge di Dio ed "esperta in umanità", ha a cuore non solo di pronunciare una serie di "no" a determinati comportamenti, ma soprattutto di proporre uno stile di vita pienamente significativo per la persona. Essa indica con vigore e con gioia un ideale positivo" (15 novembre 1989).

Di fronte all'Aids, la pastorale della Chiesa si trova davanti a un insieme di sfide. Informare, educare, non accettando che il problema sia trattato a scapito dell'etica, perché allora l'origine del male non è né compresa né combattuta.

E vi è il dovere di assistenza alle persone colpite dall'Aids. So quanto possano essere difficili le cure nelle condizioni di povertà in cui vi trovate.

Spero, e ne rinnovo l'appello, che l'aiuto non vi sarà lesinato in questo campo dove i cattolici collaborano utilmente con le istituzioni e le persone che si dedicano alle stesse mansioni sanitarie.

Ma nel medesimo tempo penso all'assistenza psicologica e spirituale che non deve mancare ai malati in fase acuta né ai portatori di virus. Questi tendono spesso a ripiegarsi su se stessi, in un silenzio angoscioso. Essi hanno bisogno di una presenza fraterna per avere il coraggio di accettare la loro condizione. E noi dobbiamo fermamente allontanare tutte le tentazioni di discriminazione che possono manifestarsi a loro riguardo.

E questo è il difficile problema del senso della sofferenza, del valore di ogni vita, anche ferita e indebolita. I discepoli del Cristo crocifisso si tengano con amore ai piedi della croce che portano questi poveretti, nei quali il Salvatore ha voluto identificarsi. E sarà necessaria molta generosità alle comunità cristiane, per sostenere le famiglie sfibrate dalla malattia di uno dei loro membri e per prendersi carico dei bambini privati dei loro genitori.

Noi speriamo che si avvicini il giorno in cui il flagello sarà vinto.

Ma, di fronte alla prova attuale, cerchiamo di essere i testimoni viventi dell'amore misericordioso di Dio. Dobbiamo essere i portatori della speranza, nella fede in Cristo che ha dato la sua vita per la salvezza di molti.


6. Cari fratelli nell'episcopato, per portare a buon fine gli sforzi di cui abbiamo parlato questa sera e per l'insieme dei compiti che comporta la missione evangelizzatrice della Chiesa nel Burundi, bisogna che tutti i membri delle vostre comunità cooperino. Pastori, voi siete le guide dell'apostolato e avete il compito dell'unità del Popolo di Dio. Da oggi al centenario della vostra Chiesa, pensate di raggiungere degli orientamenti sinodali nelle vostre diocesi. Auspico di tutto cuore che vi sia concesso di progredire in questo senso, chiamando i consacrati, i laici impegnati e il maggior numero possibile dei battezzati a camminare insieme al seguito di Cristo.

La vostra missione episcopale è pesante. Umanamente parlando, sembra oltrepassare le forze di ciascuno. Ma il Signore, che ha sostenuto Pietro nella sua fede, non vi lesina la sua grazia. Fondate la vostra fiducia sullo Spirito che vi è stato trasmesso con l'imposizione delle mani: Cristo che vi ha chiamati ad una piena partecipazione al suo unico sacerdozio, è presente nella vostra azione.

Che la pace e la gioia da lui promesse ai suoi Apostoli dimorino in voi! Rendete grazie di essere, a nome suo, gli amministratori dei misteri di Dio, di essere nel numero dei suoi amici che egli ha amato fino alla fine. Con Pietro, ditegli: "Signore tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68). Che queste parole di vita non cessino di ispirare il vostro servizio al popolo prediletto che vi è stato affidato! E che Dio vi benedica! (Traduzione dal francese)

Data: 1990-09-05

Mercoledi 5 Settembre 1990

L'omelia alla Messa per i fedeli - Gitega (Burundi)

Titolo: Il cristiano deve reagire a certi modi di vivere il rapporto di coppia: è in gioco la dignità della famiglia

Famiglie del Burundi, Cari fratelli e sorelle,


1. In questa solenne celebrazione, vi invito a incontrare la Sacra Famiglia di Nazareth.

Famiglie che formate il popolo di Dio nel Burundi, sono felice di venire a pregare con voi presso il vostro Santuario Mariano di Mugera, luogo in cui la Chiesa si è radicata nella vostra terra, luogo in cui i figli e le figlie del Burundi vengono numerosi a confidare alla Madre di Cristo la loro fedeltà al Vangelo, la loro gioia di essere accomunati nella fede, e anche le loro preoccupazioni e speranze.

Nella Vergine di Nazareth, riconoscete l'immagine perfetta della Chiesa, l'Immacolata che ci ha preceduto nel pellegrinaggio della fede, la Madre che ci soccorre, alla quale Gesù ha affidato i suoi discepoli nel momento di compiere il suo sacrificio redentore.

Famiglie del Burundi, è con voi particolarmente che vengo in pellegrinaggio filiale presso la Vergine di Nazareth, la Madre di Gesù. Vi ringrazio di esservi riuniti qui con me nella preghiera. Ringrazio il vostro Pastore, Mons. Joachim Ruhuna per le parole di benvenuto che mi ha rivolto a vostro nome. Rivolgo a lui il saluto cordiale del Vescovo di Roma. A ognuno vorrei esprimere la mia amicizia, ai Cardinali e a tutti i Vescovi presenti, alle vostre autorità civili, al clero, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti, a tutti i battezzati, e anche ai nostri fratelli e sorelle di altre tradizioni spirituali.


2. Si, oggi, la Chiesa vi invita a incontrare la Sacra Famiglia attraverso le parole della Liturgia. Sono parole brevi, ma hanno un ricco contenuto.

Quando Gesù venne ritrovato nel tempio, all'età di 12 anni, l'Evangelista Luca ci dice: "Parti dunque con loro e torno a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (2,51-52).

E' difficile dire altre parole, perché molte cose vengono evocate qui.

Vediamo Gesù, dall'età di 12 anni, sbalordire i dottori del tempio di Gerusalemme con l'acutezza della sua intelligenza, ponendo delle domande e dando le giuste risposte. Sua madre conservava tutte queste cose nel suo cuore. E Giuseppe, il carpentiere, iniziava pian piano Gesù al lavoro della falegnameria, cosicché Cristo sarà chiamato "il figlio del carpentiere" (cfr. Mt 13,55 Mc 6,3).


3. ll Salmo della Liturgia ci invita anche all'incontro con la Famiglia di Nazareth descrivendo la vita familiare dell'Antico Testamento.

E' una vita felice: nella "casa", vediamo l'uomo contento di nutrire la sua famiglia per mezzo del lavoro delle sue mani, la sposa generosa, i bambini intorno alla tavola che hanno il vigore delle piante di ulivo (cfr. Ps 127-128,1,3).

E quando si ascolta questo Salmo, si comprende che la casa della famiglia è, in qualche modo, la casa del Signore: coloro che l'abitano adorano il Dio vivente, sono benedetti da Lui (cfr. Ps 127-128,1,4). La famiglia vive nella presenza del Signore, è Lui il Creatore, che dona loro vita, che permette di dare la vita, di vedere "i figli dei loro figli" (cfr. v. 6).

Felice chi cammina sulla strada del Signore (cfr. v. 1)! Felice la famiglia unita nella fede e nell'amore di Dio, a immagine della Famiglia di Nazareth!


4. San Paolo ci invita anche a unirci alla Famiglia di Nazareth con le parole della Lettera ai Colossesi: "Rivestitevi dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportatevi a vicenda e perdonatevi scambievolmente" (3,12-13).

Come sono attuali queste parole! Come è grande la necessità di tutte queste virtù nella vita familiare, soprattutto quella che consiste nell'essere disposti a sopportarsi scambievolmente e a perdonarsi: "Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi" (3,13).

E' vero che nel Burundi le famiglie sono state troppo spesso lacerate dalla sofferenza: la disgregazione, l'allontanamento, anche la scomparsa dei loro membri. Ma non è in seno alla famiglia che si deve imparare il perdono? Non diciamo noi nella preghiera di ogni giorno: "rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori" (Mt 6,12 cfr. Lc 11,4)? Non è nella famiglia che i bambini imparano a vivere l'unità e la solidarietà fondate sull'amore, sulla stima e sul rispetto reciproco? Si, è attraverso queste virtù della vita quotidiana, la comprensione e la disponibilità a perdonarsi reciprocamente, che si edifica la carità. "AI di sopra di tutto, poi, vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione" (Col 3,14).

L'amore porta anche la pace: la pace di Cristo. L'amore insegna ad essere riconoscente per i doni ricevuti, così come a donarne altri in cambio. A un tale amore sono chiamati gli sposi e le spose, i genitori e i figli. L'Apostolo scrive: "Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto"; e scrive anche: "voi padri non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino" (Col 3,20-21).


5. Famiglie del Burundi, accoglierete l'invito della Liturgia a incontrare la Famiglia di Nazareth con i vostri sforzi per condurre una vita secondo quel modello.

Le migliori tradizioni del vostro popolo vanno anche in questo senso. I vostri antenati vi hanno anche tramandato il loro rispetto del matrimonio, della fedeltà e dell'armonia della coppia. La casa è un fatto a due. Le grandi qualità umane di intesa e di comprensione si accordano con i valori evangelici. Le esigenze del matrimonio cristiano corrispondono in effetti a ciò che c'è di meglio nell'uomo, creato da Dio per l'unità della coppia.

Ma è vero che oggi ci sono dei considerevoli cambiamenti nel modo di vivere, nei rapporti tra uomini e donne. I cristiani non devono lasciarsi coinvolgere; devono reagire e portare un giudizio morale illuminato perché in gioco c'è la dignità della famiglia, la felicità degli sposi e quella dei loro figli.

Restate fedeli anche alla vostra tradizione di educazione dei figli, nella quale si equilibrano la presenza e il ruolo del padre e della madre. Siete soliti dire: il bambino appartiene alla coppia. In un'epoca in cui l'avvenire non è sempre facile per i giovani, è necessario il sostegno affettuoso e fiducioso dei genitori perché crescano sani, perché imparino a diventare maestri di loro stessi e ad affrontare con coraggio le prove della vita. E' anche necessario che i genitori e i figli non restino chiusi in se stessi, e che non perdano i loro legami di solidarietà tradizionale con i parenti, con quello che si chiama la famiglia estesa.


6. Nel vostro Paese, molti sono preoccupati per quello che si chiama problema demografico, l'aumento abbastanza rapido della popolazione. La responsabilità di ognuno è qui coinvolta. Si tratta innanzitutto di fare il massimo affinché la terra del Burundi nutra i suoi figli: l'agricoltura, la vostra principale risorsa, deve svilupparsi affinché i campi producano di più e meglio senza impoverire il terreno né degradarlo. La terra è un dono di Dio; spetta a tutta la Nazione offrire ai suoi figli i "frutti della terra e il lavoro degli uomini", come diciamo presentando, ilpane e il vino per l'azione di grazia della Messa.

Per ciò che riguarda il problema demografico, la prima responsabilità spetta, naturalmente, ai genitori: è loro compito vivere una paternità responsabile e generosa, accogliere i figli che desiderano e che pensano di poter allevare. Questo implica un grande rispetto degli sposi l'uno per l'altro, una padronanza della loro vita intima, un amore che custodisce una stima costante per la donna nella sua capacità di essere madre. Ecco perché la padronanza della fecondità deve restare profondamente umana, come esige la Chiesa, esprimendo le sane esigenze della morale. Gli sposi che giungono alla pienezza della paternità responsabile, lo sappiamo, ne sono realmente felici.

L'Azione familiare, i movimenti di accoglienza, costituiscono un aiuto prezioso affinché le vostre famiglie sappiano trovare il loro equilibrio e affrontare le loro responsabilità, non soltanto nel campo della paternità e della maternità, ma anche nell'educazione, e infine in tutte le loro responsabilità nella società, perché è vero che una vita familiare sana e chiaramente responsabile favorisce l'apertura agli altri e la solidarietà con tutti i fratelli e sorelle nell'umanità.


7. Nella Lettera ai Colossesi, abbiamo inoltre compreso questa consegna: "La parola di Cristo dimori tra di voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali" (3,16).

L'amore di Dio arricchisce con la sua presenza la famiglia, grazie al sacramento del matrimonio. Questo dono accoglietelo, fatelo fruttare nella vostra preghiera comune, nella vostra riflessione, attraverso l'educazione religiosa dei vostri figli. La famiglia ha il dovere fondamentale di destare i suoi figli alla fede, di far loro vivere un'esperienza cristiana, di dare loro una cultura cristiana. Lo dite nella vostra lingua: il figlio è un campo comune tra Dio e i genitori. Condividete con i vostri figli il dono della fede e dell'amore che avete ricevuto da Dio: Pregate insieme, formate insieme la "Chiesa domestica", unità fondamentale nel popolo di Dio.

Invito i Pastori, gli animatori della pastorale famigliare, a collaborare meglio con le famiglie, a dare i consigli utili e anche ad ascoltare e ad accogliere le esperienze, i desideri, le preoccupazioni delle famiglie, per costruire insieme una Chiesa viva e feconda, guardando la Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe a Nazareth.


8. Il nostro incontro con questa Famiglia di Nazareth si svolge in un momento particolare: Gesù ha 12 anni, è nel tempio di Gerusalemme durante la festa di Pasqua, con Maria e Giuseppe. Ed ecco che sembra allontanarsi dai genitori, quando dice a sua Madre: "Non lo sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio" (Lc 2,49).

Siete pronti a sentire uno dei vostri figli che vi dice: vorrei consacrare la mia vita a Dio nella Chiesa di Cristo, diventare sacerdote, religioso o religiosa? E se tale è il vostro desiderio, sapete che la vocazione sacerdotale o religiosa ha, la maggior parte delle volte, origine nella via di fede, di speranza e di amore di una Chiesa domestica, cioè della famiglia, ben inserita nella grande comunità della Chiesa? Genitori, affinché il Signore possa chiamare i giovani ad essere completamente al suo servizio e al servizio dei suoi fratelli, bisogna che il terreno sia preparato dalla famiglia stessa.


9. Cari giovani, avrei voluto rivolgermi lungamente anche a voi. Ma credo che, presenti qui con le vostre famiglie, abbiate compreso che molte delle mie parole vi riguardano. Perché, a poco a poco, voi stessi vi preparate a realizzare la vostra vocazione di sposi e di genitori, o anche, per alcuni, a rispondere alla chiamata del Signore a donargli tutta la vostra vita.

Vorrei dire a ciascuno di voi il mio affetto e incoraggiarvi. Siete a una tappa fondamentale della vostra esistenza. E' ora che formiate la vostra coscienza, che maturiate una fede personale, che scopriate la bellezza di una solidarietà attiva con i vostri fratelli e la gioia profonda di assumere le vostre responsabilità nella società e nella Chiesa. E' ora che cominciate ad essere maestri di voi stessi, a restare puri nei vostri rapporti tra ragazzi e ragazze, a dare prova di coraggio e tenacia per acquistare una competenza che sarà utile non soltanto a voi, ma anche al vostro popolo.

Vi invito, in particolare, a partecipare alle attività dei vostri movimenti cristiani. Vi faranno progredire molto insieme nella fede negli impegni che la Chiesa si attende da voi.

10. Fratelli e sorelle, l'incontro che viviamo con la Famiglia di Nazareth in questa liturgia, ci chiama ad aprire il nostro cuore e a deporre sull'altare tutta la vita delle famiglie del Burundi. Le vostre pene e le vostre speranze, i vostri dolori e le vostre gioie, rimetteteli a Gesù sull'altare. Lui li presenterà a suo Padre, come il dono prezioso dei suoi fratelli e sorelle che ama e che salva: ne fa membra del suo Corpo, Egli permette loro di divenire figli di Dio.

Cari amici! Sposi e spose! Genitori e figli! Tutte le generazioni! Questa Eucaristia vorrebbe essere l'incontro con la Sacra Famiglia nell'azione di grazia.

Portiamo i doni dei nostri cuori per ricevere il dono incomparabile del Pane di Vita! Eucaristia significa riconciliazione. Ecco perché l'Apostolo ci dice: "Tutto quello che fate in parole e opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre" (Col 3,17).

Famiglie del Burundi, "la pace di Cristo regni nei vostri cuori... perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo" (Col 3,15)! Rinnovate la vostra accettazione della grazia del sacramento del matrimonio, avanzate sulle vie che ci mostrano la Famiglia di Nazareth, la Sacra Famiglia! La pace di Cristo sia sempre con voi! (Traduzione dal francese)

Data: 1990-09-06

Giovedi 6 Settembre 1990




GPII 1990 Insegnamenti - Al Corpo Diplomatico in Nunziatura - Bujumbura (Burundi)