GPII 1991 Insegnamenti - L'omelia durante la messa per i religiosi e le religiose - Città del Vaticano (Roma)

L'omelia durante la messa per i religiosi e le religiose - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Assicurare alla Chiesa universale la testimonianza e la fecondità della vita consacrata

"Mosso... dallo Spirito Santo, si reco al Tempio". così scrive di Simeone l'Evangelista Luca.


1. Oggi leggiamo di nuovo questa pericope, che illumina la Festa della Presentazione del Signore, estesa a tutta la Chiesa. L'anziano Simeone si reco al Tempio di Gerusalemme proprio nel momento in cui Maria e Giuseppe vi portavano il Bambino Gesù, al compiersi dei 40 giorni dalla sua nascita. Ve lo portarono "per offrirlo al Signore" e, nello stesso tempo, per presentare il sacrificio prescritto dalla Legge di Mosè. Oltre a Simeone, intervenne anche "la profetessa Anna". Erano stati preparati a questo incontro dallo Spirito Santo: "Lo Spirito Santo che era su di lui gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore".


2. Ed ecco, Simeone comincia a vedere. Questo riconoscimento del Bambino Gesù non poteva avvenire se non "nello Spirito Santo". Dal punto di vista umano certamente non avrebbe potuto distinguerlo in mezzo a tanti genitori che portavano al Tempio i loro bambini per la presentazione. Tanto più che i genitori di Gesù erano gente povera. Lo Spirito Santo fa si che gli occhi di Simeone vedano attraverso tutto questo. Non costituiscono per lui alcun ostacolo le circostanze esteriori. Vede chiaramente con la certezza della verità. E quello che vede, lo esprime con le parole, che sono diventate la preghiera quotidiana della Chiesa:"Nunc dimittis servum tuum, Domine, /... quia viderunt oculi mei salutare Tuum, / Lumen ad revelationem gentium / et gloriam plebis Tuae Israël". Queste parole contengono la perfetta sintesi dell'Antica Alleanza e dei Profeti. In quel momento Simeone può essere paragonato a Giovanni sul Giordano. Come quest'ultimo, così anche lui non soltanto profetizza, ma vede con i propri occhi. E chiama per nome Colui che vede.

La verità che proclama l'anziano Simeone proviene direttamente dallo Spirito di Verità. E' proprio lo Spirito che dà la testimonianza a Cristo, e Simeone dà la testimonianza insieme con lui, così come un giorno faranno gli Apostoli.


3. In quel momento negli occhi dei due anziani personaggi, Simeone ed Anna, si allarga la santa immagine dell'interno del Tempio di Gerusalemme. Ecco, è entrato in esso Colui che è il suo Signore: l'Angelo dell'Alleanza molto desiderato dalle generazioni, aspettato dal popolo eletto, incaricato da Jahvè-Dio per l'annunzio della salvezza. Sotto l'ispirazione dello Spirito Santo si sollevano gli stipiti e si alzano le porte antiche. Si! Il Tempio di Gerusalemme nasconde in sé una misteriosa dimensione. Attraverso le sue porte entra "il re della gloria", divenendo un sommo sacerdote, misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. In quel momento il Bambino Gesù è un primogenito - uno dei "primogeniti maschi" che, secondo la Legge di Mosè, sarà "sacro al Signore". E nello stesso tempo in lui è la luce: luce per illuminare tutta l'umanità, luce dell'eterna salvezza. Questa luce - proprio questa luce - è "gloria... d'Israele". Si allargano quindi negli occhi dell'anziano Simeone e della profetessa Anna le porte del Tempio di Gerusalemme. Per mezzo di Colui che adesso, come Bambino, viene presentato a Dio, entra nel Tempio il Popolo di Dio, il popolo dell'eterna Alleanza, chiamato tra le numerose nazioni e generazioni.


4. E il Tempio diventa il mondo intero - esso è ovunque giunge la luce - la luce divina del Verbo Eterno, che si è fatto carne per abitare tra noi. E, allo stesso tempo, il cuore di ogni uomo diventa il tempio che penetra questa luce divina, così come penetro, in quel giorno, il cuore di Simeone ed Anna. Costui, pero, che è luce, diventerà un giorno "segno di contraddizione". E sarà, questa, una contraddizione dolorosa. Verrà un giorno in cui essa diventerà una spada, che trafiggerà il cuore della Madre. Da questo momento trascorreranno più di 30 anni.

Non sarà facile il cammino del Messia tra il popolo che lo tradirà. Non sarà facile per la Vergine, da cui è nato, né per le generazioni che si succederanno.

"Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire?". Ma il giorno della sua venuta già dura quasi da duemila anni. Le parole di Simeone si compiono continuamente: la Luce è in mezzo a noi! E se rimane come segno di contraddizione è "perché siano svelati i pensieri di molti cuori", perché sia rivelata sino alla fine la verità su ogni uomo, conformemente alla misura che egli ha in Gesù Cristo e all'amore con cui ognuno è stato amato fin dall'eternità dal Padre.


5. Questo è il vostro giorno in questa Basilica: il vostro, cari fratelli e sorelle degli Ordini, delle Congregazioni e degli Istituti di Vita Consacrata di Roma. Credo che siete venuti qui sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, come Simeone ed Anna a Gerusalemme. Non soltanto in questo momento, perché tutta la vostra vita e la vostra vocazione sono il frutto dello Spirito che opera in voi.


6. Lo Spirito Santo vi faccia sentire in profonda sintonia con gli avvenimenti della vita della Chiesa, nei quali siete strettamente coinvolti. Come già sapete, è uscita in questi giorni la Lettera Enciclica "Redemptoris Missio", che ho scritto per richiamare l'attenzione sulla urgenza dell'azione missionaria. Fatene oggetto di approfondita considerazione, perché dalla vostra formazione missionaria dipenderà l'efficacia ecclesiale della vostra vita religiosa e della pratica dei consigli evangelici. Sapete, inoltre, che è in corso la preparazione delle due Assemblee speciali del Sinodo dei Vescovi per l'Europa e per l'Africa. I religiosi hanno avuto sempre un posto preminente nel dare un'anima cristiana all'Europa e hanno sostenuto nel secolo scorso i grandi movimenti di evangelizzazione nell'Africa. Spetta oggi anche a queste giovani Chiese particolari assicurare alla Chiesa universale la testimonianza e la fecondità della vita consacrata. Siate in grado di rispondere secondo lo spirito del Vangelo e in un clima di vera comunione ecclesiale alle sfide che la società moderna pone all'opera di animazione cristiana, che voi portate avanti, e non vi scoraggino le difficoltà che immancabilmente insorgono lungo il vostro cammino.


7. "Nunc dimittis"... Cari fratelli e sorelle! Non c'è altra luce per illuminare il mistero che è ogni uomo. Non c'è altra via di salvezza se non questa, quando l'uomo dà la sua anima... dà tutto se stesso. Rimanete in questo amore!

Data: 1991-02-02
Sabato 2 Febbraio 1991

Nell'Aula della Benedizione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La celebrazione del Santo Rosario per la pace

Fratelli e sorelle, Il cuore di tutti noi è colmo di dolore per la guerra in corso nella regione del Golfo, da cui di giorno in giorno ci giungono notizie sempre più preoccupanti, per il numero di combattenti e la quantità di armi impiegate, come anche per il coinvolgimento nel conflitto di intere popolazioni civili. Il tutto è reso ancora più angoscioso dal fatto che questo sconsolante quadro rischia di estendersi nel tempo e nello spazio, in modo tragico e con conseguenze incalcolabili. Come uomini e come cristiani, non dobbiamo abituarci all'idea che tutto ciò sia ineluttabile e al nostro animo non deve essere permesso di cedere alla tentazione dell'indifferenza e della rassegnazione fatalistica, quasi che gli uomini non possano non essere coinvolti nella spirale della guerra.

Come credenti nel Dio di misericordia e nel Suo Figlio Gesù, morto e risorto per la salvezza di tutti, non possiamo perdere la speranza che la grande sofferenza, che sta colpendo così vaste porzioni dell'umanità, abbia quanto prima a terminare. Per raggiungere questo fine, abbiamo a nostra disposizione in primo luogo la preghiera, strumento umile ma, se nutrito di fede sincera e intensa, più forte di ogni arma e di ogni calcolo umano. Affidiamo a Dio il nostro profondo dolore, insieme con la nostra speranza più viva. Invochiamo la luce divina per coloro che, negli ambiti internazionali, continuano a ricercare cammini di pace, sforzandosi di mettere fine alla guerra e hanno la ferma volontà di trovare, pacificamente e con desiderio di giustizia, adeguate soluzioni ai vari problemi del Medio Oriente.

Chiediamo al Signore che illumini i responsabili delle parti in causa nel conflitto, affinché trovino il coraggio di abbandonare il cammino del confronto bellico, e di affidarsi, con sincerità, al negoziato, al dialogo e alla collaborazione. Imploriamo il conforto divino per tutti quelli che soffrono a motivo della guerra e delle gravi situazioni di ingiustizia e di insicurezza non ancora sanate nella regione mediorientale. In questo fiducioso ricorso alla misericordia divina, esorto tutti a sentirsi in sintonia con gli altri credenti, soprattutto con quelle popolazioni di fede ebraica, cristiana e musulmana, che sono più colpite da questa guerra.

Recitando il Rosario e meditando i Misteri di Cristo, deponiamo il nostro dolore, le nostre preoccupazioni e le nostre speranze nel Cuore Immacolato di Maria, nostra Madre.

Preghiera per la pace Dio dei nostri Padri, grande e misericordioso, Signore della pace e della vita, Padre di tutti.

Tu hai progetti di pace e non di afflizione, condanni le guerree abbatti l'orgoglio dei violenti.

Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù ad annunziare la pace ai vicini e ai lontani, a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe in una sola famiglia.

Ascolta il grido unanime dei tuoi figli, supplica accorata di tutta l'umanità: mai più la guerra, avventura senza ritorno,mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza; fai cessare questa guerra nel Golfo Persico, minaccia per le tue creature, in cielo, in terra ed in mare.

In comunione con Maria, la Madre di Gesù, ancora ti supplichiamo: parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli, ferma la logica della ritorsione e della vendetta, suggerisci con il tuo Spirito soluzioni nuove, gesti generosi ed onorevoli, spazi di dialogo e di paziente attesa più fecondi delle affrettate scadenze della guerra.

Concedi al nostro tempo giorni di pace.

Mai più la guerra. Amen."Apri il cuore degli uomini al dialogo" Signore, sorgente della giustizia e principio della concordia, tu, nell'annuncio dell'Angelo a Maria hai recato agli uomini la buona notizia della riconciliazione tra il Cielo e la terra: apri il cuore degli uomini al dialogo e sostieni l'impegno degli operatori di pace, perché sul ricorso alle armi prevalga il negoziato, sull'incomprensione l'intesa, sull'offesa il perdono, sull'odio l'amore. "Ascolta la supplica che la Chiesa ti rivolge" Dio dei nostri Padri, Padre di tutti, che nel tuo Figlio Gesù, principe della pace, doni la vera pace ai vicini e ai lontani, ascolta la supplica che la Chiesa ti rivolge in comunione con la Madre del tuo Figlio: assisti i soldati di ogni fronte che, costretti da dolorose decisioni, si combattono a vicenda nella guerra del Golfo; liberali da sentimenti di odio e di vendetta, fa' che serbino sempre nel cuore il desiderio della pace, perché di fronte agli orrori della guerra il turbamento non diventi per loro depressione e disperazione.

"Accogli gli uomini che la violenza delle armi ha consegnato alla tua misericordia".

Padre, il tuo Figlio, il Santo, l'Innocente, è morto sulla croce, vittima del peccato dell'uomo. E' morto irrorando di sangue la terra e seminando nel cuore dell'uomo parole di perdono e di pace. Ascolta, Padre,il grido del sangue innocente versato sui campi di battaglia, e accogli nella tua dimora di luce, per la materna intercessione della Madre del dolore, gli uomini che la violenza delle armi, strappandoli dalla vita, ha consegnato nelle mani della tua misericordia. "Conserva le creature del cielo, della terra e del mare minacciate da distruzioni tra inaudite sofferenze". Padre che ami la vita, nella risurrezione del tuo Figlio Gesù hai rinnovato l'uomo e l'intera creazione e hai voluto arrecare loro come primo dono la tua pace: guarda con compassione l'umanità lacerata dalla guerra; conserva le creature del cielo, della terra e del mare, opera delle tue mani, minacciate da distruzioni tra inaudite sofferenze, e fa' che, per intercessione di Santa Maria, solo la pace guidi le sorti dei popoli e delle nazioni.

"Giunga presto a tutti i confini l'atteso annuncio: è finita la guerra!".

In quest'ora di inaudita violenza e di inutili stragi, accogli, Padre, l'implorazione che sale a teda tutta la Chiesa, orante con Maria, Regina della pace: effondi sui governanti di tutte le nazioni lo Spirito dell'unità e della concordia, dell'amore e della pace, perché giunga presto a tutti i confini l'atteso annuncio: è finita la guerra! E, ridotto al silenzio il fragore delle armi, risuonino in tutta la terra canti di fraternità e di pace.

Data: 1991-02-02
Sabato 2 Febbraio 1991

Le visite pastorali del Vescovo di Roma

Titolo: Parrocchia di san Martino I fuori porta san Giovanni

Alla popolazione del quartiere Un grazie di cuore per le parole del vostro Parroco e per la vostra presenza. Saluto di cuore la parrocchia dedicata a San Martino I, Papa martire, Successore di Pietro. La vostra parrocchia ha un carattere speciale, perché ricorda queste prime comunità cristiane che si formavano dentro le case: Chiesa domestica. Chiesa domestica vuol dire famiglia, ma vuol dire anche comunità cristiana dentro la casa familiare. Qui siamo in una situazione simile. Dopo, certamente il cristianesimo si è sviluppato, ha acquistato diritto di cittadinanza nell'impero romano all'inizio del IV secolo e ha cominciato a ricostruire i templi, le case di Dio, le Basiliche, molto splendide, grandi opere d'arte durante i secoli. E' bene che nel XX secolo si ritorni alla Chiesa che è casa, alla Chiesa domestica della vostra parrocchia. Auguro a questa parrocchia viva, che siete voi, a voi tutti, fratelli e sorelle parrocchiani, di essere così consapevoli e così forti nella fede come lo erano i primi cristiani, i cristiani delle prime generazioni, dei primi secoli, che hanno saputo costruire, attraverso la loro vita, la loro testimonianza, anche il loro martirio, un fondamento profondo per il futuro di questa costruzione della Chiesa cattolica, del cristianesimo nel mondo.

Vi auguro di condividere gli stessi sentimenti, di avere la stessa consapevolezza, la stessa coerenza nella fede, la stessa forza della testimonianza cristiana nella vita del XX secolo, quando questo secolo si avvicina già al suo termine. Vorrei offrire a tutti i presenti, come anche a tutti quelli che compongono questa comunità, che si trovano nelle case ma anche fuori dei vostri ambienti, a tutti una benedizione che viene insieme con il mio Ministero Petrino come veniva attraverso i secoli insieme con il Ministero Petrino di tanti Successori di Pietro.

Ai ragazzi e ai giovani "Ecco il giorno che ci ha dato il Signore". così prega la Chiesa oggi nelle Lodi del mattino. Veramente il Signore ci ha dato questa giornata, lo sentiamo trovandoci insieme, trovandoci nel sole, ma tra sole e freddo: ancora il freddo si sente, viene dalla Siberia, dicono... Allora, questo giorno che ci ha dato il Signore - il settimo e il primo giorno, la Domenica - ce lo ha dato soprattutto perché questo giorno commemora, ricorda la creazione del mondo, la creazione compiuta, quando Dio Creatore ha trovato buono, anzi molto buono, tutto quello che ha creato. Per cui questa giornata, la stessa, Domenica, ci ricorda la riflessione del Signore, il giorno in cui Cristo ha vinto la morte e ha fatto tutte le cose buone. Noi viviamo dentro questa "novità" delle cose, delle cose create e poi redente dalla sua vita, dalla sua Croce, dalla sua morte e risurrezione. Tutto questo è il contenuto ricchissimo di ogni domenica. Per questo diciamo "giorno che ci ha dato il Signore". Ci ha dato ancora nello stesso giorno la discesa dello Spirito Santo, giorno di Pentecoste, e tutto ciò insieme crea il contenuto della nostra gioia domenicale.

Io gioisco con voi in questo giorno di Domenica, 3 febbraio, gioisco con la gioia cristiana e anche con la gioia umana, perché le due cose stanno insieme: cristiano è profondamente umano. Gioisco per la vostra presenza, gioisco per le bellissime parole che ci hanno indirizzato i vostri bambini: veramente erano parole commoventi. E poi gioisco della vostra generosità che si è espressa attraverso i diversi doni, e in modo speciale attraverso questo ultimo dono che ancora devo capire bene... Allora, essendo già Vescovo di Roma per il 13 anno, scopro sempre qualcosa di nuovo, e devo imparare fino in fondo che cosa vuol dire essere Vescovo di Roma, per esempio con questo ultimo dono...

Ma certamente vi ringrazio per la vostra generosità. E poi, in questi giorni ci siamo tutti uniti nella preghiera per la pace, perché vogliamo la pace nel mondo, vogliamo la pace e ci preoccupa questa minaccia della guerra, della distruzione, dell'odio che già si è creato in Medio Oriente e potrebbe crearsi.

Noi speriamo che la terra, specialmente redenta con la presenza della morte e della risurrezione di Cristo, possa di nuovo compiere la sua missione di pace e di amore tra i popoli, tra le razze e anche tra le diverse lingue e culture, tra i gruppi etnici orientali, occidentali, cristiani, musulmani, ebrei: tutti devono ritrovarsi nella stessa famiglia e nello stesso giorno che ci ha dato il Signore.

Vorrei offrire una benedizione a tutti i presenti, ai bambini, ai giovani di questa parrocchia. Vi ringrazio anche per il vostro "Osservatore Romano parrocchiale" che mi avete presentato.

E poi ringrazio tutti i genitori, catechisti, maestri e maestre, tutti quelli che si preoccupano della formazione cristiana dei bambini e dei giovani. Vi auguro che sia fruttuosa questa preoccupazione, questa formazione cristiana. La parrocchia è una grande famiglia. Come nella famiglia si forma ciascuno di noi, dai primi momenti della sua esistenza, ancora prima che sia nato, già concepito, già comincia a formarsi come uno di noi - oggi è la Giornata per la Vita -, così in questa famiglia maggiore che è la parrocchia si forma l'uomo e il cristiano.

Cristiano vuol dire uomo, uomo nel senso umile e, nello stesso tempo, uomo nel senso più completo, perché redento, cristianizzato, perché figlio di Dio. E questo lo auguriamo a tutti i nostri fratelli e sorelle nel mondo: che siano figli di Dio e che Dio Padre sia padre di tutti, senza le differenze e senza le divergenze che si trovano in noi. Una benedizione per tutti i presenti, per ogni persona, per ogni famiglia, per tutta la vostra comunità.

L'omelia durante la celebrazione eucaristica "Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta. A Lui darete ascolto".


1. Alle pendici del monte Sinai, dopo aver liberato Israele dalla schiavitù d'Egitto, Dio stringe alleanza con esso e lo costituisce suo popolo, sua "speciale proprietà", chiamandolo a vivere nella fedeltà alle dieci parole dell'alleanza e a testimoniare davanti a tutte le nazioni le meraviglie da Lui compiute. Per garantire tutto ciò Dio fa una promessa: susciterà in seno al suo popolo e a servizio di esso i profeti: metterà sulla loro bocca la sua parola, affinché facendosene portavoce e testimoni possano aiutare il popolo a rimanere fedele all'alleanza. Per questa delicata missione Dio assicura ai profeti la forza dello Spirito, li accompagna con la sua presenza, li sostiene nelle difficoltà. La storia dell'antico popolo di Dio ha conosciuto splendide figure di profeti che hanno contribuito a tener desta la fede e viva la coscienza dell'alleanza.


2. La promessa fatta da Dio a Mosè "nel giorno dell'assemblea" ha trovato il suo pieno adempimento, carissimi fratelli e sorelle, nella persona e nell'opera di Cristo. Dio, infatti, che "aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio". Consacrato dallo Spirito, nel battesimo, Egli si mostra fin dall'inizio come il vero grande Profeta che parla ed agisce per rivelare il Regno di Dio e salvare l'uomo. Ne è prova l'episodio avvenuto nella sinagoga di Cafarnao, in giorno di sabato, che abbiamo appena ascoltato nel Vangelo. In tale circostanza Gesù parla con autorità, e non come gli scribi ed i maestri della legge. Egli parla come Dio, come sua Parola vivente, conferendo così al suo messaggio la forza che da ciò scaturisce. Non spiega quello che altri hanno detto, né si appella all'autorità di altri: egli stesso è in grado di esprimere la volontà e le esigenze di Dio. Il suo insegnamento, inoltre, è autorevole, perché non è solo parola, ma anche gesto.

E' parola che redime e salva. Lo dimostra il miracolo avvenuto nella stessa sinagoga di Cafarnao. Gesù libera l'uomo dal potere di satana, che lo lacera e lo rende schiavo, e gli restituisce la dignità di persona fatta ad "immagine di Dio". Ciò fa emergere l'irriducibile contrapposizione tra Gesù e il maligno: Gesù è "il santo di Dio", satana è "lo spirito immondo".


3. Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia di San Martino I, il Concilio Vaticano Secondo, nella Costituzione "Lumen Gentium", ricorda che la missione profetica di Gesù non si è esaurita con la sua morte e risurrezione. Essa è destinata a prolungarsi nel tempo, attraverso la presenza e l'azione della Chiesa, popolo della nuova alleanza. Per il dono dello Spirito e attraverso i sacramenti dell'iniziazione cristiana, il Signore Gesù "adempie il suo ufficio profetico, fino alla piena manifestazione della gloria, non solo per mezzo della gerarchia, la quale insegna in nome e con la potestà di lui, ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni e li provvede del senso della fede e della grazia della parola, perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale". Di particolare forza si riveste la testimonianza profetica quando assume le caratteristiche della libertà interiore, della totale dedizione alle esigenze del Regno di Dio, dell'impegno radicale a lottare contro ogni forma di male. Ciò avviene in forma piena nello stato verginale e nel celibato scelto per il Regno dei Cieli; in coloro, cioè, che liberamente e per rispondere ad una speciale chiamata del Signore, si donano totalmente a lui, si consacrano al suo servizio, percorrono la strada di un amore ai fratelli a tutto campo, rinunciando al matrimonio. così, liberi dalle cose terrene e da impedimenti umani, diventano testimoni della risurrezione, costruttori della Chiesa, artefici di un mondo nuovo, segno profetico della vita futura, come ci ricorda San Paolo nella seconda lettura della liturgia odierna.


4. La vocazione e la missione profetica, anche se in modo diverso, interpellano tutti nella Chiesa. Occorre prenderne coscienza e darvi una risposta impegnativa, soprattutto in un momento, come l'attuale, in cui la comunità ecclesiale romana, e ciascuno dei suoi membri, è chiamata con il Sinodo pastorale diocesano ad un nuovo annuncio del Vangelo. Dentro la storia degli uomini, ma senza conformarvi alla mentalità secolarizzata che vi circonda, voi dovete "con la testimonianza della vita e con la virtù della parola" proclamare la novità del Regno di Dio, difendere e diffondere i valori ad esso legati, anche se ciò potrà esporvi all'incomprensione e forse anche alla persecuzione. Tutto ciò sarà la controprova e la migliore garanzia che state camminando sulla via degli antichi profeti e soprattutto su quella di Cristo, che ha pagato di persona, con il dono della vita, la fedeltà al progetto consegnatogli dal Padre per la salvezza dell'umanità. Dico ciò a voi, laici, che siete chiamati a rendere presente il Regno di Dio nelle comuni condizioni del secolo: nel lavoro, nella professione, nella vita economica, sociale e politica.

A voi, Religiosi e Religiose, che siete consacrati a Dio e inviati per trasformare il mondo alla luce delle beatitudini, per testimoniare la verità e irradiare la carità di Cristo verso quanti sono oppressi o schiavi, sofferenti ed emarginati; per offrire uno spazio di speranza a quanti cercano Dio e a coloro che invocano e anelano alla piena e definitiva liberazione. Lo dico ancora a tutti coloro che sono sensibili ai valori autenticamente umani. Primo fra tutti è quello della vita che ha in Dio la sua origine e nel suo progetto d'amore il suo punto di riferimento. La vita, dico, che va accolta con gioia, difesa con coraggio, promossa con impegno dall'inizio del suo concepimento fino al suo naturale compimento. Occorre ricordarlo particolarmente oggi, che la Chiesa italiana celebra la "Giornata per la vita".


5. Sono lieto di poter condividere queste riflessioni con voi, cari fratelli e sorelle della Parrocchia di San Martino I, Papa, in occasione di questa mia visita alla vostra Comunità. Vi saluto tutti con grande affetto, a partire dall'Arcivescovo Monsignor Camillo Ruini, Pro-Vicario Generale; dal Vescovo Ausiliare del Settore Est, Monsignor Giuseppe Mani; dal Parroco, Monsignor Siro Todescato, il quale, con i Sacerdoti suoi collaboratori, si prodiga generosamente per animare cristianamente questa vasta zona dell'Appia Nuova. Saluto anche le Suore di Santa Teresa, dedite all'istruzione ed educazione dei giovani. Un pensiero particolare rivolgo ai vari gruppi che svolgono la propria attività nell'ambito delle iniziative promosse dalla parrocchia. Intendo riferirmi ai gruppi dei Catechisti, delle Donne che si impegnano ad assistere le persone sole, anziane o handicappate; dei Donatori di sangue, dei Volontari ospedalieri "ARVAS" e degli Scout. Vi ringrazio per la vostra collaborazione alla causa della dilatazione del Regno di Dio e per tutti prego il Signore, affinché cresciate sempre più nel suo amore ed in esso troviate la ragione della vostra vita.


6. "Un grande profeta è sorto tra voi: Dio ha visitato il suo popolo". Si, con l'incarnazione del suo Figlio e con il suo mistero pasquale, Dio ci ha salvati e mediante la Chiesa, continua a salvare l'umanità. Tutto ciò è compito anche vostro. E lo sarà effettivamente se risponderete alla vostra vocazione "profetica", annunciando la parola di Dio e testimoniandola nella vostra vita con forza e coerenza. Il Signore sia con voi e vi dia coraggio! Amen! Ai collaboratori del parroco nell'apostolato Grazie per queste parole piene di contenuto, contenuto ecclesiologico, teologico, spirituale, e poi contenuto "romano", possiamo dire, perché così può parlare al Vescovo di Roma solamente un fedele di Roma, uno di voi che siete eredi di questa grande tradizione apostolica petrina e paolina. E voi siete eredi in senso specifico di un altro Vescovo di Roma, martire nei tempi in cui già il martirio non era così comune, così diffuso come nei primi secoli. Allora erano i tempi costantiniani, ancora marcati da queste tendenze di prepotenza degli imperatori, questa volta bizantini, residenti a Costantinopoli, prepotenza sulla Chiesa in genere, e sulla Chiesa di Roma in specie. Tutta questa eredità è vostra, è vostra attraverso questa parrocchia che fa parte della diocesi, della Chiesa particolare di Roma, questa Chiesa in cui una volta Pietro ha aperto una successione speciale, una successione apostolica importante per tutta la Chiesa, per ogni Chiesa nel mondo. E in questo senso si è compiuta anche la profezia, possiamo dire, del più grande Profeta, il Verbo, il Figlio di Dio: "Tu sei Pietro e su questa pietra edifichero la mia Chiesa".

La Chiesa si edifica su Pietro, su una persona, ma si edifica, attraverso Pietro, su Cristo si edifica come comunione, comunione di Verità e, attraverso la Verità, di carità fra tutte le Chiese. Questa è la dottrina perenne, l'ecclesiologia perenne ereditata dal Vangelo e poi dai grandi Padri della Chiesa, cominciando da Sant'Ireneo e altri. Quando vi vedo qui, carissimi fratelli e sorelle, in questo gruppo, dopo la celebrazione eucaristica, mi vengono in mente le Lettere di San Paolo, e specialmente, alla fine di molte Lettere, il lungo elenco dei nomi delle persone concrete, dei suoi collaboratori nel Vangelo. Questa certamente è la prima documentazione apostolica di quello che poi diventava, in generazioni e in epoche diverse, l'apostolato dei laici. Nella nostra epoca, davanti ad un mondo che in un certo senso si allontana da Cristo, noi viviamo un risveglio di quest'apostolato dei laici, specialmente grazie all'opera del Concilio Vaticano II, che ha dato grande spazio, grande rilievo a questa forma di apostolato che non è nuova, perché ereditata dagli Apostoli. Lo conferma la lettura delle Lettere di San Paolo e di altri documenti.

Vi ringrazio per la vostra presenza qui, in questo momento, e vi ringrazio per la vostra presenza continua nella parrocchia che ha una sua caratteristica speciale grazie a questo tempio, a questa chiesa domestica: domestica non come lo era, per esempio, la Basilica di Santa Balbina nella vecchia "domus" romana, ma una chiesa nella moderna "domus" romana cioè nel moderno palazzo a più piani. Dentro questo palazzo, questa moderna "domus" romana, c'è una chiesa, c'è un centro parrocchiale. E questo ha anche la sua profonda eloquenza, sia guardando dietro, verso i secoli passati, verso le chiese che si trovavano nell'antica "domus" romana, sia guardando verso queste chiese del futuro che forse si troveranno sempre di più nella "domus" romana o, sostituendo romano con altri nomi di città, parigina, cracoviense, varsaviense, moscovita, pechinense, eccetera..., allora una Chiesa domestica.

Ma il problema non è tanto della costruzione antica o moderna; il problema è piuttosto quello che esprime il motto di questa visita "La Casa di Dio fra le case degli uomini". Questo è essenziale. La Casa di Dio fra le case degli uomini non vuol dire altro che Emmanuele, quello che esprime la parola Emmanuele: Dio con noi, Dio fra noi, uno di noi. E questo è il nostro Dio. Insieme con la sua trascendenza assoluta, trascendenza rispetto a tutto quello che è creato, che è visibile, che è pensabile, Lui si è auto-liberato nel modo più radicale, facendosi uomo, facendosi uno di noi per essere tra noi, con noi, non solamente nei tempi messianici, nel suo percorso attraverso la Terra Santa, ma in tutti i tempi.

L'Eucaristia è l'espressione sacramentale di questo suo desiderio di essere Emmanuele, di essere con noi, essere fra noi e per noi, come nostro cibo, nostro nutrimento. Ma in questo cibo e in questo nutrimento è espressa la profondità trinitaria della sua natura divina, del suo essere divino, perché l'Eucaristia - cibo, pane, vino -, vuol dire donazione.

Iddio si dona e vuol donarsi in senso assoluto, vuol dare se stesso.

Questo è il profondo significato della Casa di Dio fra le case degli uomini. Vi auguro, carissimi fratelli e sorelle, che questa Casa di Dio sia ben accolta nelle case degli uomini, nei vostri ambienti, nella vostra parrocchia tutta intera, che sia ben accolta e che faccia la sua opera. Qual è questa opera? Essa vuol trasformare divinamente ciò che è umano: trasformarlo divinamente, si parla di divinizzazione. Specialmente la teologia orientale sottolinea questa divinizzazione. Vuol trasformare divinamente quello che è umano. Possiamo dire che l'ultima dimensione, l'estremo orizzonte della vita umana, sta in questo: che noi siamo da Dio chiamati a partecipare alla vita divina, alla vita intima divina, quella che è sua, trinitaria. Auguro che così fruttifichi anche questa vostra parrocchia dedicata a San Martino Papa e martire, che così fruttifichi fra tutti i parrocchiani.

E auguro a tutti voi, carissimi collaboratori dell'apostolo della vostra parrocchia che è il parroco, suoi collaboratori nel sacerdozio, di collaborare in questa opera di divinizzazione che è nello stesso tempo la più esatta e profonda umanizzazione, perché Dio si è fatto uomo, ossia ci ha mostrato le linee della piena umanizzazione. Voglio offrire a tutti una benedizione e un augurio di buona Domenica, di buon anno; e poi vi ringrazio per la preghiera comune con me e con tutta la Chiesa, specialmente per l'intenzione della pace che oggi è così minacciata.

Data: 1991-02-03
Domenica 3 Febbraio 1991


GPII 1991 Insegnamenti - L'omelia durante la messa per i religiosi e le religiose - Città del Vaticano (Roma)