GPII 1990 Insegnamenti - L'incontro con i giovani nello stadio San Paolo - Napoli

L'incontro con i giovani nello stadio San Paolo - Napoli

Titolo: L'iniqua catena del male si rompe solamente con il bene

Carissimi giovani!


1. Grazie per la vostra accoglienza; grazie per il calore della vostra simpatia, tipica del vostro temperamento. Ho l'impressione che tra noi si sia stabilita subito un'intesa cordiale, una reciproca, immediata sintonia spirituale. Si, sono veramente lieto di incontrarvi. E' grande, infatti, il desiderio di ascoltarvi, di pregare con voi, di condividere con voi, che rappresentate il mondo giovanile di Napoli, i sentimenti che la Chiesa nutre nei vostri confronti. So che vi siete preparati con grande cura spirituale a questo nostro appuntamento. Ringrazio in maniera particolare coloro che, a nome di tutti i presenti, mi hanno parlato delle attese e dei problemi della gioventù napoletana.

Nel corso dei miei pellegrinaggi apostolici mi si offre l'opportunità di rivolgermi alle varie comunità dei credenti, ma è specialmente ai giovani che apro il mio cuore per invitarli a essere sempre coraggiosi araldi del Vangelo. Il mondo ha sete di verità, ha sete di giustizia. E' stanco di false promesse e di progetti senza futuro. Chiede la pace. Ha bisogno di amore e di comprensione. Ha bisogno di Cristo! Tocca a voi, giovani testimoni della civiltà dell'amore, portare soprattutto ai vostri coetanei l'annuncio della speranza evangelica, perché in voi già vive la Chiesa del prossimo millennio.


2. Ho seguito con grande interesse la rilettura che è stata fatta della parabola del "buon samaritano". Sempre attuale è questa parola di Gesù! Sembra cronaca dei nostri giorni. Benché scritta e tramandata per tutta l'umanità, essa ben si addice alla condizione di voi giovani nella città di Napoli, oggi, come hanno evidenziato i vostri amici nelle domande che mi hanno rivolte.

L'arcivescovo, il carissimo card. Michele Giordano, che saluto con affetto fraterno, nel suo intervento iniziale ha posto in relazione il nome della città di Napoli con il fatto che tutti i Napoletani sono chiamati a costruire una "nuova città". A questo impegno, certo non facile, ma quanto mai urgente, spingono anche le ultime parole della parabola poc'anzi rievocata: "Va' e fa' tu pure allo stesso modo" (Lc 10,37).

Cari giovani, lasciate che vi ripeta la profonda fiducia che la Chiesa nutre verso di voi. Fate vostro l'atteggiamento del buon samaritano e, superando le molteplici difficoltà disseminate sul vostro cammino, non smarrite mai il sentimento profondo della misericordia. Siate perseveranti e tenaci nell'operare secondo l'insegnamento del Vangelo. Vedrete allora concretizzarsi le vostre aspirazioni alla fraternità e potrete contribuire a costruire la pace nei quartieri, nei luoghi dove vivete, dappertutto. Sperimenterete che solo dal dono gratuito di sé ai fratelli scaturisce la felicità. Scoprirete che la vita è generosa risposta a una chiamata che viene dall'Alto: è risposta a Cristo, Parola misteriosa di salvezza per l'uomo di ogni epoca.


3. Siate giovani dal cuore buono! "Avvicinandosi la conclusione del secondo millennio, che deve ricordare a tutti e quasi rendere di nuovo presente l'avvento del Verbo nella "pienezza del tempo"" (DEV 61), la Chiesa ha bisogno, per la nuova evangelizzazione, del contributo di ognuno, ma in particolare del vostro. Anzi, voi siete chiamati a diventarne i primi operatori e i principali protagonisti; e potrete esserlo a patto che apriate i cuori all'amore che redime. A patto che siate giovani dal cuore buono.

Nella cultura moderna gli elementi positivi si intrecciano con i sintomi preoccupanti del disagio sociale, della serpeggiante crisi dei valori, della solitudine, e con tanti altri segnali di diffuso malessere spirituale.

Mi avete chiesto come reagire a questo malessere. La parabola del buon samaritano ci è di valido aiuto per comprendere quello che sta accadendo e come si può superare questa situazione. Un uomo - narra l'evangelista - sta andando per la sua via, ignaro di quanto potrà succedergli. Aggredito da uno sconosciuto, cade sulla strada, vittima della violenza. La violenza: in quanti modi oggi essa si esprime anche nella vostra città? E' certamente violento chi uccide, ma non lo è meno chi umilia in tanti modi la dignità della persona umana. E' violento chi induce gli altri al male, con la parola e con l'esempio, con la persuasione occulta o con la promessa di facili guadagni. E' violento chi è operatore di una tessitura malefica che avvolge e schiavizza la dignità della persona. E' violento chi non rispetta la società e i doveri sociali, chi mortifica la crescita umana, sociale, civile e religiosa, specialmente dei bambini e dei giovani. E' violento chi non accoglie i più deboli e chi si chiude nel proprio io.

Anche l'indifferenza è una sottile forma di violenza. Anche la corruzione è violenza.


4. Che fare, allora? Sembrerebbe quasi impossibile poter contrastare l'avanzare di una simile cultura di morte. No, carissimi ragazzi e ragazze di Napoli, non abbiate paura! Siate giovani dal "cuore buono"! Lasciate che, insieme ai vescovi italiani, io vi ripeta: "Protagonisti dell'azione di rinnovamento devono essere anzitutto i giovani, chiamati a farsi costruttori di una nuova società. C'è nei giovani del Sud un grande potenziale, che in ripetute circostanze si esprime come rifiuto di un certo tipo di società. Spesso, pero, si limitano alla sola denunzia o a postulare una novità. Bisogna educarli, invece, attraverso forme di volontariato, di aggregazione culturale, di cooperazione, perché propongano, esperimentino, incidano sul futuro della loro terra" (documento dei vescovi italiani: "Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno", 30).

Non scoraggiatevi, dunque, non lasciatevi abbattere, non rifugiatevi nell'alibi del vittimismo, che sarebbe la peggiore risposta all'alibi del pregiudizio non sempre disinteressato sui mali di Napoli e del Mezzogiorno. Non cedete alla tentazione del campanilismo meschino, voi che per impegno, umanità e cultura avete una quasi naturale vocazione alla cittadinanza universale.

Si, abbiate un "cuore buono", un cuore capace di aprirsi al vero, al giusto, all'onesto. Vincete il male col bene!


5. Sia la solidarietà il segno distintivo di voi giovani napoletani. Per sua fortuna, il povero malcapitato incontro il "buon samaritano". D'altra parte se il samaritano non avesse avuto compassione di quello sconosciuto, se non gli avesse fasciato le ferite e non si fosse preso cura di lui, non lo ricorderemmo oggi come "buono". E' vero: la solidarietà rende buoni. Essa "non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siano veramente responsabili di tutti" (SRS 38).

Giovani napoletani, ecco la vostra missione: tessere rapporti di vera solidarietà umana e cristiana! Missione, questa, che è di ogni credente. A tutti perciò vorrei ripetere: credete nella giustizia, nell'amore e nella pace! La solidarietà è la vera rivoluzione dell'amore. Il suo volto è l'accoglienza e il perdono. La sua anima è la carità. Su queste basi è possibile dar vita a un progetto di rinnovamento spirituale, che assicuri un futuro migliore alla vostra città e a voi stessi.


6. Siate apostoli della comprensione e del perdono! La felicità, secondo un detto partenopeo, è nata gemella e la gratuità ne è la madre. Ecco la conclusione, a cui porta la nostra riflessione sulla parabola.

Siete pronti a condividere con gli altri ciò che gratuitamente avete ricevuto? Avete mai fatto l'esperienza del perdono cristiano? Del donare senza riserve e senza secondi fini? Del donare senza stancarsi, anche quando ci si trova di fronte a un rifiuto? L'iniqua catena del male viene rotta solo col bene e l'odio è sconfitto dall'amore. Siate, perciò, apostoli della comprensione e del perdono. Solo se vi fate prendere dalla "passione" per l'altro, se vi impegnate senza riserve ad andare incontro a chi è ferito, è povero, è debole, solo se la solidarietà diventa il motivo principale del vostro essere e del vostro vivere cristiano, solo in questa maniera voi diventerete modelli e fermento della società. "Va' e fa' tu pure allo stesso modo".


7. "Va' e fa' tu pure allo stesso modo".

Lasciate che insista ancora sulla conclusione della parabola. Perché la riflessione su di essa incida veramente nella vostra vita, occorre che i buoni propositi trovino applicazione in gesti operativi. La solidarietà è un magnifico mosaico, realizzato dal contributo di ciascuno, dove ogni tassello è importante, anzi necessario.

Unite, perciò, le vostre forze e proseguite con generosa disponibilità nel cammino che già state percorrendo. Mi riferisco, in particolare, al progetto diocesano "giovani", che vuole fornire valide risposte alle tante sfide poste al mondo giovanile partenopeo. Lavorate tutti insieme per un avvenire veramente migliore.

Non tiratevi indietro! Accogliete l'invito di Cristo: andate e fate pure voi allo stesso modo. Come il buon samaritano. Vi sostenga in questa determinazione e vi accompagni su questa strada Maria, la Vergine del Coraggio, alla quale vi invito a ricorrere spesso e con grande fiducia. Vi aiutino i santi protettori della vostra città. Anch'io vi sono accanto e vi accompagno con affetto, mentre di tutto cuore vi benedico.

(Dopo la recita del "Padre Nostro" e il canto di "O sole mio":) "O sole mio". E' un sole profondamente inciso nella storia. Napoli, "Neapolis", canta il sole, Napoli canta il Cristo. Ecco questo parallelismo.

Rimanga esso l'orientamento sicuro per il futuro di questa città e questo orientamento cercate voi, giovani, con un nuovo slancio, con un nuovo entusiasmo, di darlo alla vostra città. Riassumendo brevemente, sono questi i miei auguri per la vostra comunità giovanile napoletana.

Devo aggiungere un'altra osservazione. Devo dire che i giovani con le loro domande possono essere anche abbastanza insistenti, direi aggressivi. Ma con le vostre domande avete dimostrato che appartenete a questa città del sole, che siete molto buoni. La vostra era una domanda tratta dalla parabola del buon samaritano e questa domanda conteneva già la risposta. Avete quindi preparato un compito relativamente facile per il Papa. Vi ringrazio anche per questa vostra bontà. Avete dimostrato di essere veramente giovani di cuore buono. Grazie al buon cuore dei giovani di Napoli.

Data: 1990-11-10

Sabato 10 Novembre 1990

Ai giovani riuniti alla Mostra d'Oltremare - Napoli

Titolo: Non dimenticate mai la parabola del buon samaritano

Carissimi giovani.

Vi ringrazio per la vostra accoglienza, legata alla pazienza. Ringrazio per le parole rivoltemi dai vostri rappresentanti, e specialmente ringrazio per la brevità e per la densità di quelle parole. Vorrei rassicurarvi, come del resto fa il vostro card. arcivescovo, che stando nello stadio ho pensato allo schermo attraverso il quale voi seguivate il programma della visita in svolgimento, e ho sempre pensato, durante l'incontro, anche a quest'altra parte di giovani che partecipavano con cuore "buono". Vi ringrazio per questo. Non vorrei che lo schermo abbia significato un'espressione di giovani di seconda categoria. Questo mai. Allora vi auguro che questa nostra odierna meditazione sulla parabola del buon samaritano sia per voi come per tutti i giovani, come per tutti i cristiani e per tutti gli uomini, un'ispirazione continua ed efficace. In questa parabola troviamo quasi una sintesi, di tutto quello che deve essere, che deve augurarsi a ogni persona umana, a ogni uomo, a ogni ambiente umano, a ogni città e a ogni nazione. Se mancano buoni samaritani, se mancano delle analogie di questa figura emblematica del Vangelo, l'ambiente umano muore, perché non può vivere l'uomo.

Ambienti umani, città e nazioni non possono vivere senza amore, senza un cuore aperto. Non possono vivere. Allora io dico ai giovani e a tutti i miei contemporanei, specialmente ai contemporanei del nostro ricco emisfero: guardate di non dimenticare mai il buon samaritano; guardatevi dal non portare mai queste vostre ricchezze a uno svuotamento, a una situazione senza anima. Questo è un pericolo, un pericolo anche dei progressi unilaterali. E auguro specialmente a voi che avete scelto bene questa parabola che è una sintesi di duemila anni passati e per il terzo millennio e per tutto il futuro del mondo. E' la parola umana di Dio stesso, è la verità. Vi auguro di vivere con questa verità e di crescere con questa verità, crescere da giovani, crescere da persone umane, crescere da cristiani.

Questo vi lascio e vi offro un'altra benedizione.

Data: 1990-11-10

Sabato 10 Novembre 1990

Alla popolazione del rione Scampia - Napoli

Titolo: Non arrendersi al male! Il bene fa meno rumore ma compie prodigi

Fratelli e sorelle carissimi del rione Scampia!


1. Sono lieto di essere fra voi e vi saluto con vivo affetto. Ringrazio il vostro arcivescovo, card. Michele Giordano, che mi ha presentato il duplice volto del vostro quartiere: da una parte gli enormi problemi e le sofferenze che incombono su di voi; dall'altra, la forza d'animo e la speranza cristiana con cui voi affrontate la vita di tutti i giorni.

Dalle parole che abbiamo ascoltato emerge un quadro della situazione, nella quale vi trovate a vivere, che impressiona e preoccupa. Si, non è facile la vostra esistenza! La carenza di strutture e di servizi, persino indispensabili, sembra ormai diventata cronica; la mancanza di case obbliga tanti di voi a vivere in alloggi di estrema precarietà, in condizioni che non favoriscono certamente il dovuto rispetto della dignità dell'uomo. Sempre più acuta diventa la crisi dell'occupazione con le negative conseguenze legate al lavoro nero e a quello minorile. Troppi ragazzi, poi, abbandonano precariamente la scuola senz'altra prospettiva che la strada, spesso solo palestra di delinquenza e di devianza sociale. A ciò si assommano il diffondersi del vizio, il dilagare della tossicodipendenza e dell'alcool, l'acuirsi del fenomeno della criminalità e della violenza anche di stampo camorristico.

Ma non bisogna arrendersi al male! Mai! Il bene, se voluto con forza, forse fa meno rumore, ma è più efficace e può compiere prodigi. Se la situazione permane difficile, e per alcuni aspetti anche drammatica, è possibile, anzi è doveroso cambiarla, per creare un futuro migliore per voi e per i vostri figli.

Perseverate, pero, nel vostro impegno. Ringrazio pure il giovane che ha parlato a nome vostro, esponendo motivi e finalità che animano il vostro impegno.

Carissimi, sono qui con voi per incoraggiarvi a perseverare con slancio rinnovato. La concordia e la pace che voi desiderate, il progresso nella libertà e nel rispetto reciproco che voi ricercate, la sicurezza dai pericoli fisici e morali e le condizioni di decoroso lavoro che costituiscono la vostra preoccupazione quotidiana, sono beni che Dio vuole per voi e per tutti gli uomini.

Gesù Cristo, che ha voluto condividere la nostra condizione umana, è in grado di comprendere le vostre preoccupazioni e di venire in aiuto a quelli che lo invocano.

Presente nel vostro quartiere, sostegno e guida nella vostra vita quotidiana, egli vi insegna, con il suo esempio, quali devono essere i vostri comportamenti individuali e sociali. Vi insegna, in particolare, a superare l'individualismo, che pretende di risolvere egoisticamente i problemi propri e del proprio gruppo e porta alla chiusura nel ristretto mondo del privato. Vi invita a quella solidarietà che non soltanto vi rende disponibili gli uni verso gli altri, ma costituisce la condizione di un autentico sviluppo sociale, culturale, economico, etico e religioso.


2. Di questo sviluppo gli artefici principali siete voi stessi e nessuno potrà sostituire il vostro impegno di crescita comunitaria in tutte le direzioni nelle quali si svolge la vita quotidiana e si costruisce la storia di una popolazione.

Ciò non significa che non sia compito dello Stato e delle sue istituzioni provvedere a fornirvi i mezzi necessari, a creare le condizioni idonee, a eliminare ostacoli e impedimenti, per tutto ciò che supera le possibilità e anche le responsabilità dei singoli e dei gruppi intermedi. Ma non molto varrebbe anche il massimo intervento delle pubbliche istituzioni senza la collaborazione di tutti, senza l'apporto delle virtù morali e civili, senza il rispetto e la cura delle strutture e degli ambienti, insomma senza l'impegno di tutti e di ciascuno nell'osservanza delle leggi che regolano la vita civile.

In questo vostro impegno, che non può essere sostituito da nessuno, un rilievo particolarissimo assume l'educazione, la formazione umana e cristiana dei figli, dalla prima età fino alla giovinezza, poiché essi sono gravemente esposti ai rischi della devianza: bisogna formare uomini e donne di forte personalità, artefici di un'umanità nuova. Il futuro del vostro quartiere dipende in gran parte dalla riuscita di questo impegno formativo.


3. A far questo, d'altra parte, non siete soli. Gesù, che ha promesso di essere con i suoi discepoli sino alla fine del mondo (cfr. Mt 28,20), è presente e operante in mezzo a voi mediante tutte le persone di buona volontà che, con il loro lavoro onesto e spesso faticoso, collaborano all'edificazione della città terrena; mediante l'opera umile e spesso nascosta di tanti operatori sociali che aiutano i singoli, le famiglie, i gruppi.

Gesù è presente e operante in mezzo a voi mediante tutte le forme di volontariato diocesano, qui rappresentato da giovani, adulti, donne, che offrono il loro servizio agli anziani, ai minori, agli ammalati, ai tossicodipendenti. E' presente nella loro disponibilità a donarsi con gratuità e disinteresse personale, nell'attento discernimento delle cose che conta fare oggi, per colmare le insufficienze di umanità dovunque si riscontrino. Ciò che distingue il volontariato cristiano è la motivazione evangelica, coltivata nella preghiera; è l'educazione al discernimento dei bisogni; è la capacità di dedizione e di fedeltà nella quotidianità; è l'apertura a un eventuale impegno definitivo nella vita consacrata. A tutti i volontari il mio incoraggiamento e l'invito a perseverare.


4. In maniera speciale, poi, Gesù è presente e operante in mezzo a voi mediante le istituzioni della Chiesa, come le comunità di religiosi e di religiose generosamente impegnati sul territorio, le associazioni, i movimenti.

Tra le istituzioni della Chiesa hanno il primo posto le parrocchie con le loro molteplici attività pastorali, chiamate a diventare sempre più segno e strumento di comunione di tutti i cristiani, casa aperta a tutti e al servizio di tutti. Possa in esse sperimentarsi, pur nella diversità delle esperienze, quella comunione tra le persone e tra le varie componenti della vita ecclesiale di cui gli uomini hanno bisogno e che essi aspettano dalla Chiesa come credenziale del discepolato di Cristo.

Le mie parole di ringraziamento vanno a tutti gli operatori del Vangelo, alle parrocchie, ai sacerdoti, alle religiose e religiosi, ai volontari. A loro rinnovo il mio profondo ringraziamento. E se posso dire così, lo faccio proprio nel nome di Gesù: è lui che vi ringrazia! E' Gesù che vi ringrazia perché facendo tutto quello che operate, lo rendete presente in mezzo a questo quartiere, a questa popolazione, con la sua presenza salvifica, redentiva.


5. In occasione di questa mia visita in mezzo a voi desidero porre alcuni segni di speranza: la benedizione della prima pietra destinata alla costruzione della Chiesa parrocchiale dedicata a san Giuseppe Moscati in questo quartiere e un'altra per la parrocchia a Villaricca; la benedizione delle prime pietre di due centri sociali diretti rispettivamente dalla comunità dei Padri Gesuiti, e dalla comunità di Sant'Egidio operanti nel vostro quartiere. Sono i segni dell'impegno della Chiesa, e vogliono essere un invito e uno stimolo per le pubbliche amministrazioni, affinché anch'esse, a loro volta, pongano in essere con rinnovato slancio, i segni che sono di loro propria competenza.

Desidero infine, con un particolare atto di affidamento alla Madonna, porre il vostro quartiere sotto la protezione della Madre di Dio. Benediro tra poco una sua statua, che ce la presenta come Madre della Speranza. Posta all'ingresso del quartiere, essa ricordi a tutti gli abitanti la sua materna protezione, ma anche gli impegni di vita cristiana da essi assunti.

Fratelli e sorelle carissimi, incoraggio voi e tutti gli abitanti dei quartieri periferici della città ad andare avanti con fiducia nel nome del Signore. Vi esprimo ancora una volta il mio speciale affetto e vi offro una benedizione apostolica insieme con tutti i cardinali e i vescovi qui presenti, come segno della benedizione della santissima Trinità.

Data: 1990-11-10

Sabato 10 Novembre 1990

Atto di affidamento del rione Scampia alla Madonna - Napoli

A te, vergine madre, / tenda in cui ha abitato il Verbo di Dio, / ponte che introduci gli uomini nel cielo, / a te affidiamo questo quartiere che con / fiducia ti invoca, Madre della Speranza.

A te affidiamo le nostre persone, / le nostre famiglie, / tutta la gente che abita nei nostri enormi caseggiati, / i bambini, i giovani, gli adulti, gli anziani, i malati, / quelli che lavorano e tutti i disoccupati, / i senza tetto e gli sfrattati / i nostri amministratori e gli uomini politici che ci rappresentano. / Sii tu la nostra Madre e la nostra sorella in ogni momento della vita.

Maria, Donna di Cuore, vogliamo essere come te, / buoni e disponibili, anche quando il nostro animo è appesantito / da incoerenze e infedeltà.

Maria, Donna di Casa, / dona alle nostre famiglie quella fede e quella concordia / che regnava nella tua casa di Nazaret.

Maria, Madre attenta e premurosa, / non permettere che i nostri figli, / frastornati dai tanti pericoli della strada, / siano travolti e allontanati da Gesù.

Maria, Sposa discreta e fedele, / fa' che le nostre coppie prese di mira da una propaganda dissennata, / conservino l'unità, la fedeltà, la fecondità.

Maria, dona ai nostri sacerdoti / quella speciale intimità col Signore che tu avevi.

Tu Madre della Speranza prega per noi! / Aiutaci a diventare veri discepoli del Signore. / Veglia sulle nostre persone e sul nostro quartiere, / non permettere che il male si radichi tra noi, / fa' che crediamo sempre nella forza del bene, / accompagnaci ogni giorno fino alla meta definitiva / dove speriamo di trovarti / ed essere per sempre con te. / Amen.

Data: 1990-11-10

Sabato 10 Novembre 1990

Agli amministratori pubblici - Capodimonte (Napoli)

Titolo: Urge recuperare la legalità

Onorevoli ed egregi signori!


1. Saluto tutti e ciascuno di cuore. Ringrazio in special modo il presidente della Giunta Regionale per le cordiali espressioni di benvenuto che ha voluto rivolgermi.

Attribuisco particolare rilievo a questo mio incontro con voi, rappresentanti del popolo e amministratori eletti a governare gli Enti locali. Voi siete deputati a promuovere il progresso sociale e civile di questa popolosa Regione del Mezzogiorno d'Italia. A voi va il mio augurio per un corretto, trasparente e fruttuoso esercizio delle vostre funzioni a servizio della civile convivenza in questo territorio.

Da parte della Chiesa, attenta alle luci e alle ombre del contesto meridionale, non può mancare una parola di indirizzo e di sostegno nell'adempimento del vostro difficile compito, affinché possiate rispondere sempre meglio ai bisogni di sviluppo economico e di progresso civile della Regione.

In tale prospettiva colgo l'occasione per richiamare il motivo ispiratore del recente documento dell'episcopato italiano dal titolo: "Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno". Esso assume il problema dello sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno secondo la sua essenziale dimensione morale, nell'intento di favorire con un proprio progetto una illuminata tensione collettiva per far crescere la società meridionale (cfr. nn. 4 et 15).


2. Questa Regione, dalle antiche tradizioni storiche, civili e culturali, che vanta singolari ricchezze naturali e paesaggistiche, senza dubbio è stata scenario di grandi trasformazioni economiche, sociali e civili, che nel corso degli ultimi decenni ne hanno ridisegnato il volto, contribuendo a una crescita del benessere della popolazione, ma lasciando sussistere non pochi e non piccoli problemi.

Alcuni di essi, maggiormente avvertiti - come, ad esempio, la debolezza economica, l'inadeguatezza dei servizi, la forte disoccupazione giovanile - costituiscono fattore di disagio e di preoccupazione. E' necessario risvegliare e coinvolgere energie, a partire dai giovani, avviare iniziative concrete verso i più bisognosi, sostenere impegni e speranze per costruire la vita associata a dimensione umana. Tali problemi riportano l'attenzione anche sul governo e sull'amministrazione della città e insieme sulla urgenza di sollecitare la partecipazione e la corresponsabilità delle diverse forze sociali, così da favorire l'armoniosa crescita e l'ordinato sviluppo delle varie autonomie locali.


3. Sono motivo di grave preoccupazione gli attentati alla sicurezza delle persone e alla vita delle comunità in talune aree, in cui si sono radicate e si espandono le organizzazioni criminali, che, come la camorra, trovano in questo territorio un campo fertile. La non infrequente violazione dei principi che dovrebbero informare le relazioni sociali, la prevalenza di particolarismi, la illegalità diffusa hanno posto in crisi le istituzioni, inducendo il distacco dei cittadini da esse, anche per l'uso che talvolta di esse vien fatto a scopi privati.

E' chiaro che i problemi configurati da questa situazione sono primariamente politici, sociali, culturali ed economici, ma non v'è dubbio che la loro radice è di ordine etico, giacché certi meccanismi perversi, che aggravano il disagio della vostra Regione come di tutto il Mezzogiorno, appartengono a quelle "strutture di peccato" che hanno il loro fondamento nelle colpe personali, in quanto collegate ad atti concreti delle persone, che le introducono, le consolidano e ne rendono difficile la rimozione.

Per una riforma morale e sociale delle Regioni meridionali è di valido orientamento il documento già citato dei vescovi italiani, che individua in alcuni fattori specifici la causa della frattura tra morale e società, sottolineando in particolare il peso eccessivo assunto dalla mediazione politica, che spesso finisce col deformare profondamente la struttura di base della vita associata. In tale contesto i diritti diventano favori e le attese socialmente legittimate, come anche i meriti effettivamente acquisiti, giungono a contare meno delle appartenenze di gruppo.

Non v'è chi non veda l'urgenza di un grande ricupero di moralità personale e sociale, di legalità. Si, urge un ricupero di legalità! Sta qui la base di qualunque progetto di riscatto e di sviluppo per il Mezzogiorno. Da una restaurata moralità sociale a tutti i livelli deriverà un nuovo senso di responsabilità nell'agire pubblico, come pure un ampliamento dei luoghi di formazione sociale e un più motivato impulso alle diverse forme di partecipazione e di volontariato.


4. La ripresa del Mezzogiorno, dunque, deve essere globale: e cioè di ordine economico, si, ma insieme politico, culturale, e soprattutto morale. Non basta adoperarsi per l'elevazione del benessere materiale delle popolazioni, né in questo si esaurisce quella che viene definita la "qualità della vita"; occorre creare condizioni di vivibilità umana, di sicurezza della convivenza, di solidarietà, particolarmente nei confronti dei più deboli e meno garantiti.

Voglio allora cogliere l'occasione di questo incontro con la classe politico-amministrativa della città di Napoli, della Provincia e della Regione per richiamare a un impegno che consenta alla società napoletana e campana di indirizzare tutte le energie disponibili verso uno sviluppo dagli orizzonti più ampi, nel segno della pacifica convivenza e della solidarietà sociale. Di fronte alle sfide derivanti dai nuovi assetti dell'Europa e del bacino del Mediterraneo, occorre valorizzare le risorse, spesso nascoste, di tipo lavorativo, produttivo, professionale, culturale, di cui questa terra abbonda. Una delle cause dell'inadeguato sviluppo del Mezzogiorno italiano è proprio questa: l'utilizzo non appropriato delle risorse disponibili. L'impresa è complessa e suppone il coinvolgimento di tutti i soggetti sociali interessati: istituzioni rappresentative e autorità di governo locali, operatori economici e finanziari, organizzazioni sindacali e sociali, strutture universitarie e culturali. A tutti va la mia parola di incoraggiamento.


5. La Chiesa, per parte sua, nell'ambito della sua missione e nel rispetto delle altrui competenze, intende cooperare per il futuro di questa città e di questa Regione. Essa, nella fedeltà alla parola del Signore, chiama a un mutamento e a una rettifica dei comportamenti individuali e sociali per la realizzazione di una piena giustizia e di una vera pace.

Nel nome di Dio, anch'io faccio appello alla responsabilità di ciascuno, perché con la valorizzazione di tutte le risorse ed energie, col coinvolgimento di tutti i soggetti sociali, le generose popolazioni di questa Regione possano vedere assicurato un futuro di sicurezza, di prosperità, di pace.

Il Signore vi conceda sapienza e discernimento, energia e coraggio, così che possiate operare validamente per il progresso delle vostre collettività e meritare il consenso dei cittadini.

Con questi auspici vi benedico di cuore.

Data: 1990-11-10

Sabato 10 Novembre 1990

Ai sacerdoti e ai religiosi nella cattedrale - Napoli

Titolo: "Contro l'irruenza dei mali che affliggono la società siate operatori di verità e testimoni della santità morale"

"Fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore, così come avete imparato" (Ph 4,19).


1. Con queste parole dell'apostolo Paolo ai Filippesi giunga a voi tutti, carissimi sacerdoti, seminaristi, diaconi permanenti, religiosi e religiose, il mio saluto affettuoso a conferma della fede, dello slancio e della gioia testé invocata dal carissimo vostro arcivescovo, il card. Michele Giordano, che ringrazio vivamente per l'indirizzo rivoltomi. Desidero anche porgere un particolare saluto all'arcivescovo emerito, il venerato card. Corrado Ursi, al card. Giuseppe Casoria, ai vescovi ausiliari Ciriaco Scanzillo e Agostino Vallini.


2. Nella mia breve visita a Napoli nel 1979, prendendo spunto dall'esplicita testimonianza degli Atti degli apostoli (28,14), circa la presenza di Paolo nella vostra terra, definii autenticamente "apostolica" la vostra fede. La Chiesa di Napoli ha un patrimonio religioso privilegiato, che ne esige in modo singolarmente forte la coerenza della fedeltà e il coraggio della testimonianza. Nel solco di questa ricca tradizione è fiorita la santità cristiana, che si è espressa in figure celebri, alcune delle quali hanno lasciato un messaggio decisivo per l'intera cristianità: penso, in particolare, alla santità alfonsiana che nacque e si sviluppo nel contesto di un presbiterio, considerato punto di riferimento per tutte le Chiese meridionali. Alla radice di simile tradizione presbiterale stava un serio impegno di formazione all'attività pastorale, svolto in particolare dalle locali Congregazioni del clero. Esse aiutarono i sacerdoti napoletani a recuperare sempre nuovo ardore apostolico, costituendo una vera scuola di formazione permanente, antesignana di molte delle attuali esperienze di promozione della qualità della vita presbiterale. Ricordo soltanto la Congregazione delle apostoliche Missioni, fondata da Sansone Carnevale, parroco santo della cattedrale; quella di Santa Maria della Purità, fondata da Antonio Torres dei Pii Operai; quella dell'Assunzione, fondata dal gesuita padre Pavone e quella della Pia Adunanza, fondata dal canonico Luigi Monforte. Fulgida figura di questa ricchissima tradizione è il beato Vincenzo Romano, le cui spoglie domani visitero a Torre del Greco.

Da questi luminosi esempi - a cui potrei aggiungere ancora il ricordo di santi religiosi, che a Napoli spesero la vita per la gloria di Dio e l'edificazione delle anime, come san Gaetano Thiene, san Francesco de Geronimo, san Francesco Saverio Maria Bianchi, san Giovanni Giuseppe della Croce - deriva a voi, presbiteri diocesani e religiosi, la solenne consegna a continuare in questa vostra terra una simile storia di santità, operando con pari vigore e slancio apostolico.


3. Certo, il contesto socio-culturale nel quale vivete è profondamente mutato e, se è dato gioire nel Signore per la fede genuina e perseverante di tanti cristiani, è doloroso constatare lo sviluppo di una visione secolaristica della vita e l'irruenza di mali che, come cancri, affliggono la società, resa acquiescente dall'affermarsi di un esasperato individualismo. In tale atmosfera si diffonde l'influsso di modelli negativi e devianti, che incidono fortemente sulla vita familiare e sociale e, in particolare, sulle nuove generazioni.

A questa società, carissimi sacerdoti, voi siete inviati da Cristo stesso, come operatori di verità e testimoni intrepidi del suo Vangelo. Siate in mezzo al vostro popolo anzitutto testimoni della presenza e della santità di Dio.

Vivete ogni giorno il mistero della vostra vocazione come esperienza di un personale e intimo rapporto con Cristo, che vi ha scelto e inviato per la salvezza del mondo. Ritornate alle radici sacramentali del vostro sacerdozio: il sacramento dell'Ordine vi ha "unti" col carattere sacramentale e vi ha "santificati" col dono dello Spirito. Da questa santità ontologica scaturisce per voi l'impegno della santità morale.

Sull'esempio del Signore Gesù, che era in continuo dialogo col Padre, e con la forza dello Spirito Santo, siate uomini di vita interiore. La meditazione assidua e fervorosa della Parola di Dio, la celebrazione del mistero eucaristico che "è posto nelle vostre mani", l'esperienza frequente e rigenerante del sacramento della Penitenza, la fedele preghiera della Liturgia delle Ore e la tenera e filiale devozione alla Vergine Maria diano consistenza concreta al primato di Dio nella vostra vita. Uniti a Cristo scoprirete la volontà del Padre e acquisterete luce e forza per una donazione crescente al gregge a voi affidato.


4. "La fedeltà a Cristo - vogliate sempre ricordarlo - non può essere separata dalla fedeltà alla sua Chiesa. Per questo la carità pastorale esige che i presbiteri, se non vogliono correre invano (Ga 2,2), lavorino sempre nel vincolo della comunione con i vescovi e gli altri fratelli nel sacerdozio" (PO 14). Vi esorto pertanto a maturare la coscienza dell'unità del presbiterio diocesano. Non mancano, al riguardo, difficoltà o tentazioni di vario genere, che possono frenare la spinta verso la collegialità pastorale: così la mancanza di solidarietà, lo smarrimento di fronte alla vastità dei compiti che vengono richiesti, oppure quelle forme di autonomia che conducono all'isolamento, limitando la vita e l'azione della comunità diocesana.

Sulla base di una sana teologia, che fa del presbiterio il luogo della fraternità sacramentale e della corresponsabilità ministeriale, coltivate la comunione presbiterale intorno al vostro vescovo con uno stile di sincera amicizia e di generosa disponibilità.

I bisogni pastorali sono immensi e l'urgenza di intervenire in nuovi campi di azione e con strategie e metodologie innovative è viva. Tutto sia programmato e realizzato in comunione col vescovo, cui spetta autenticare il cammino ecclesiale, e senza perdere mai di vista la vostra identità presbiterale e la missione specifica di annunziatori del Vangelo, di liturghi del culto santo e di guide della comunità cristiana.

Alla comprensione e alla realizzazione di questa visione della vita e del ministero presbiterale gioverà molto quel complesso di iniziative che va sotto il nome di formazione permanente dei presbiteri, di cui anche si è occupato il recente Sinodo dei vescovi. L'esigenza di un impegnativo itinerario formativo va intesa non soltanto come periodico aggiornamento teologico, ma quale dilatazione della spiritualità presbiterale in risposta alle nuove istanze del ministero pastorale.


5. Desidero infine richiamare alla vostra attenzione un problema che anche a Napoli è diventato acuto, quello delle vocazioni sacerdotali. Spetta particolarmente a voi presbiteri impegnarvi perché nel vostro popolo non manchino gli operai della messe. La cura delle vocazioni è un aspetto peculiare della fecondità pastorale e conduce il presbitero ad annunziare con passione il vangelo della vocazione con la parola e con la testimonianza contagiosa della propria vita.

Lodo e benedico le iniziative e le istituzioni che già operano in diocesi a sostegno della pastorale vocazionale: il Centro diocesano vocazioni, le Scuole apostoliche zonali, la comunità Emmaus, i seminari vescovili. Esorto a intensificare gli sforzi nella fiducia che il Signore non farà mancare i frutti.


6. E ora desidero rivolgermi a voi, religiose di vita contemplativa e di vita attiva. La vostra intera esistenza deve annunciare la bellezza della santità agli uomini e alle donne del nostro tempo: voi presentate Cristo al mondo col fatto stesso di esistere! Il vostro è il ruolo della profezia evangelica.

La Chiesa di Napoli, lungo il corso della sua storia bimillenaria, ha espresso anime coraggiose e intraprendenti nel campo della consacrazione a Dio e del servizio della carità: basti pensare a santa Giovanna Antida Thouret e a santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe! Raccogliete questa splendida eredità e siate consapevoli della vostra missione nella Chiesa di oggi. Corrispondete alla vostra vocazione, testimoniando ogni giorno il Cristo risorto, Signore della vita.


7. Cari fratelli e sorelle, una grande città come Napoli richiede che tutti - presbiteri, religiosi, religiose in collaborazione con i laici - procedano uniti nell'azione pastorale.

So che il programma pastorale della Chiesa napoletana è incentrato in questi anni sul tema della famiglia: quale immenso campo di lavoro vi spetta, quali grandi attese riguardo ai coniugi, all'educazione della gioventù, agli anziani, agli emarginati! Bisogna creare un clima di impegno rigoroso, sollecitando con fermezza l'intervento di tutte le energie possibili. Sospinti dalla carità di Cristo, educate tutti alla corresponsabilità, illustrando il disegno divino sulla famiglia e stigmatizzando tutti gli attentati contro di essa, che vengono spesso falsamente presentati come esigenze del mondo moderno. Levate alta la voce con azione concorde perché siano restituiti onore e dignità alla comunità familiare, per il bene stesso della società civile e per la crescita del popolo di Dio! Allo Spirito Santo, datore dei doni divini, affido il vostro lavoro pastorale, perché sia fecondo e ricco di grazia. La Vergine Santa - che risplende come modello specialmente per ogni vita offerta a Dio con cuore indiviso - interceda per tutti voi, cari sacerdoti napoletani, diocesani e religiosi, seminaristi, e voi tutte anime consacrate, e accompagni maternamente la vostra quotidiana fatica. Confortati dal suo dolce sguardo, che ci raggiunge visibilmente attraverso la scena gloriosa dell'Assunta, sovrastante l'altare di questa magnifica cattedrale, mentre invoco l'intercessione del martire Patrono san Gennaro e di tutti i santi napoletani, con grande amore vi imparto la mia benedizione.

Data: 1990-11-10

Sabato 10 Novembre 1990


GPII 1990 Insegnamenti - L'incontro con i giovani nello stadio San Paolo - Napoli