GPII 1990 Insegnamenti - L'incontro con la popolazione della diocesi - Nocera (Salerno)

L'incontro con la popolazione della diocesi - Nocera (Salerno)

Titolo: Coraggiosi nel perdono, costanti nell'amore, audaci nel servire

Carissimi fratelli e sorelle di Nocera Inferiore!


1. Iniziando questa mia visita pastorale nella vostra diocesi, desidero rivolgere a tutti il mio cordiale saluto. Sono veramente lieto dell'opportunità che mi è offerta di visitare questa terra attiva e generosa. Sono anche contento che questo mio breve passaggio tra voi avvenga per ricordare il 150° anniversario della canonizzazione di sant'Alfonso Maria de' Liguori. Nel pomeriggio mi rechero, infatti, nella città di Pagani, per pregare presso le spoglie mortali di questo grande santo, infaticabile apostolo della carità e sapiente educatore del popolo cristiano con l'opera provvidenziale delle sue "Missioni".


2. Saluto con affetto il vostro vescovo, mons. Gioacchino Illiano, al quale esprimo viva gratitudine sia per l'invito rivoltomi a fare visita alla vostra comunità, sia per le cordiali parole con le quali poc'anzi ha interpretato i vostri sentimenti. Saluto, inoltre, il signor sindaco, che ringrazio sentitamente per le gentili espressioni di benvenuto, che mi ha indirizzato da parte anche della Giunta Comunale e dell'intera cittadinanza.

Saluto in particolare tutti voi, fratelli e sorelle, che siete venuti ad accogliermi e attraverso di voi vorrei far pervenire il mio beneaugurante pensiero all'intera popolazione cittadina. "Grazie a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (1Co 1,3).

Con questo saluto, che l'apostolo invia ai cristiani di Corinto, intendo augurare alla vostra città la vera gioia e l'autentica solidarietà, che scaturiscono dall'accoglienza sincera della parola di Cristo e dalla fedele sequela del suo Vangelo.


3. I due convegni pastorali, che la vostra comunità ecclesiale ha celebrato di recente su "Comunione e corresponsabilità nella vita e nella missione della Chiesa" e su "Liturgia e pietà popolare", vi hanno permesso di verificare il cammino da voi percorso e vi hanno dato modo di porre in evidenza gli obiettivi prioritari dell'attività pastorale nella vostra diocesi.

Tali incontri non hanno solo posto in luce i problemi, le difficoltà e le carenze del tessuto sociale della vostra terra, ma hanno anche focalizzato i dati positivi e le forze disponibili su cui contare per dare nuovo vigore all'impegno di testimonianza cristiana a tutti richiesto. Essi costituiscono per tutti un luminoso punto di riferimento.

So che nella vostra diocesi si continua con impegno il cammino di rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II e precisato da successivi documenti del magistero. Mi rallegro dell'assidua pratica sacramentale, nella quale trovano sostegno i propositi di generosa coerenza con i valori cristiani, di fedeltà e concordia nelle famiglie, di totale dedizione alla causa evangelica nelle vocazioni di speciale consacrazione. Sono pure informato dell'ansia per l'autentica promozione umana che vi anima a offrire il vostro leale contributo nel servizio al bene. Di tutto ciò mi compiaccio ed auspico che possiate perseverare su questa strada, superando ogni ostacolo.

Quando si opera per la gloria di Dio e per il bene dell'uomo, il Signore non fa mancare il suo aiuto e la sua efficace benedizione. Si attua, in tal modo, la vocazione propria del cristiano, che è quella di vivere in costante comunione con Cristo e con i fratelli, vincendo l'individualismo e la tentazione di vedere nel prossimo un avversario più che un fratello da aiutare e "da rendere partecipe... del banchetto della vita, a cui tutti gli uomini sono egualmente invitati da Dio" (SRS 39). Il discepolo del Signore è chiamato a rispettare in tutti, anche in chi gli è ostile, l'immagine divina, secondo la quale siamo stati creati e redenti.

Carissimi fratelli, siate sempre coraggiosi nel perdono, perseveranti nell'amore, audaci e generosi nel servizio! Vincete la tentazione dell'indifferenza e dell'odio con concreti gesti di solidarietà fra di voi, fra le vostre famiglie, nella vostra città tutta. Ispirati e sostenuti da una fede profonda, voi recherete così un efficace contributo alla soluzione dei gravi problemi, più volte sottolineati nei vostri convegni. E potrete, così, lottare validamente contro ogni pericolo di disgregazione del tessuto sociale. Potrete anche offrire ai giovani convincenti motivi per guardare con più fiducia verso il loro futuro.

Non perdete mai la vostra identità di discepoli del Signore, non cedete ai richiami dell'interesse particolaristico, non cadete nell'idolatria del potere, del successo e del denaro! Siate piuttosto animati da fede profonda e rendetevi disponibili per un servizio che richiede spirito religioso autentico e operoso, che esige formazione adeguata, convinzioni profonde, testimonianza coerente.

Diffondete, allora, con la vostra esistenza, ispirata al Vangelo, la salvezza cristiana in tutta la realtà umana e sarete costruttori di una società più giusta e fraterna.

Vi incoraggio, carissimi fratelli e sorelle, a proseguire su questa strada. Continuate a ricercare la via della verità, della giustizia e dell'amore, non lasciandovi mancare il reciproco sostegno grazie a un dialogo sincero e costruttivo. Mantenete tra voi la carità e abbiate cura del bene di tutti.


4. Faccio miei, infine, i sentimenti della preghiera che è stata composta in occasione di questa visita. Chiedo al Signore con voi e per ciascuno di voi che tutte le componenti laiche e religiose della vostra comunità impegnino nel nome di Cristo le loro energie per una risposta concreta e indilazionabile ai mille volti della violenza, della disoccupazione, della devianza, assillo quotidiano di queste fertili e operose terre.

La Vergine protettrice della vostra città vigili su tutti voi. Il vostro patrono, san Prisco, e il grande maestro sant'Alfonso de' Liguori vi aiutino a portare a compimento i vostri buoni propositi.

Data: 1990-11-12

Lunedi 12 Novembre 1990

Celebrazione della Parola in piazza S. Alfonso - Pagani (Salerno)

Titolo: "Non vi arrendete dinanzi al dilagare della delinquenza! La forza dello spirito sia la vostra sicurezza"

Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio..." (Lc 4,18).


1. "Sono queste le parole, tratte dal libro di Isaia, che Gesù lesse nella sinagoga, nel giorno in cui diede inizio, a Nazaret, alla sua missione. Si tratta di una profezia messianica. Gesù aggiunge: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito". La profezia messianica si compie in lui. E' Cristo il Messia, il Redentore dell'uomo.

Carissimi fratelli e sorelle, "oggi" si realizzano queste parole anche qui, nella città di Pagani. Esse rendono presente al cuore del credente l'imperscrutabile mistero della Provvidenza divina e ricordano che la Chiesa è il luogo nel quale la parola della salvezza si fa vita perenne, che guarisce dalla malattia, che purifica dal male e dischiude la porta dell'Amore. Ricordando che Cristo vive con la potenza rigeneratrice della sua grazia e della sua misericordia. Lo Spirito agisce in ciascuno di noi. Ci rinnova e ci santifica.


2. Il testo evangelico, che abbiamo ascoltato, mette in luce lo stretto legame che esiste tra la potenza dello Spirito e la missione del Figlio. Ci parla del Messia, la cui missione è interamente pervasa di Spirito Santo.

Presente nell'incarnazione, lo Spirito discende solennemente su Gesù all'inizio del suo ministero pubblico e ne accompagna poi l'azione e la predicazione. Alla vigilia della passione sarà Gesù stesso a preannunciare la venuta del "Consolatore". Compiuta, infine, la sua missione in questo mondo, il Redentore conferirà anche agli apostoli questa "unzione" che li renderà coraggiosi testimoni del Vangelo sino agli estremi confini della terra.


3. A questa unzione, che è potenza messianica, partecipa, come ricorda la costituzione conciliare "Lumen Gentium", l'intero popolo di Dio, che vive nella città di Pagani. Un popolo ricco di carismi e di potenzialità "apostoliche".

Come non ricordare, qui, la nostra stupenda e impegnativa missione, proprio qui, accanto alla basilica che conserva l'urna del santo vescovo Alfonso Maria de' Liguori, ardente apostolo di Cristo e coraggioso annunciatore del Vangelo? Ringrazio il vostro zelante pastore, mons. Gioacchino Illiano, per le espressioni rivoltemi e per i sentimenti manifestati. In segno di fraterna comunione egli ha voluto rendermi partecipe dei progetti pastorali della vostra diocesi, dei buoni propositi che vi animano, nonostante i gravi problemi e le molteplici difficoltà che quotidianamente rendono ardua la vostra testimonianza cristiana.

Sono grato per la presenza dei signori cardinali e degli altri vescovi.

Saluto tutta la comunità cattolica di Pagani, della vostra città e della vostra diocesi, questa parte del popolo di Dio, la cui storia è segnata dalla presenza, dall'opera e dalla missione di un grande santo. Saluto i suoi figli spirituali, i padri e i fratelli Redentoristi. Esprimo la mia gratitudine al signor sindaco per le sue parole con cui ci ha introdotto a questa comune celebrazione della Parola divina.


4. In un certo modo possono applicarsi a ciascuno di voi le parole di Gesù: "Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, per mettere in libertà gli oppressi..." (Lc 4,18).

Nel giorno del Battesimo, lo Spirito del Signore è sceso su di noi; ci ha consacrati per continuare la sua stessa missione tra gli uomini. Ci ha inviato a liberare gli oppressi, a testimoniare il suo amore misericordioso verso i poveri, gli ammalati, gli emarginati. A proclamare con la nostra vita la verità e la giustizia.

Al centro di tutto il nostro agire ci sia Cristo. Egli assegna a ognuno un compito da realizzare. La nostra risposta sia generosa e completa, nonostante gli ostacoli e le difficoltà che possiamo incontrare su tale cammino. Nella disponibilità a Cristo consiste il valore della vita.


5. So con quanto impegno voi vi applicate al rinnovamento della vita cristiana in diocesi; conosco anche i progetti che con fiducia cercate di portare a esecuzione perché il messaggio evangelico penetri in tutta la società.

Le problematiche legate all'attuale momento, che ha prodotto disagi notevoli nel campo dell'occupazione, specialmente giovanile, non spengano il vostro entusiasmo e il vostro coraggio. Lo Spirito del Signore vi sostiene: è in voi. E' lo Spirito che vi manda a evangelizzare ed è sempre lui che agisce e produce frutti.

La vostra città, che ha conosciuto, in altri tempi, i prodigi operati da sant'Alfonso, ha bisogno della vostra fede, del vostro amore generoso e paziente.

In questa vostra diocesi c'è bisogno di una nuova evangelizzazione che raggiunga tutti i centri dell'Agro nocerino-sarnese: un annuncio missionario che rinnovi profondamente la pietà popolare; una catechesi che risponda, in modo adeguato, alle sfide della cultura, oggi dominante; una liturgia che non sia staccata dalla vita; una presenza pastorale che raggiunga ogni ceto sociale; un impegno per la promozione umana che sia concreto e incisivo.

Non vi arrendete dinanzi al dilagare della delinquenza, del vizio e della violenza organizzata; dite no al degrado ambientale e al malcostume sociale; proclamate la giustizia e la verità; rendete sempre più operante la reciproca comprensione e la mutua solidarietà.


6. Vi saluto tutti con affetto, carissimi fratelli e sorelle, e a ognuno vorrei far giungere la mia parola di conforto e di incoraggiamento. Proseguite nel sentiero della fedeltà evangelica.

Come sant'Alfonso e come tanti altri figli generosi della vostra terra, che hanno speso la vita per il Vangelo, guardate anche voi a Cristo; da lui solamente viene la salvezza. Rendete operante nei vostri comportamenti la professione delle promesse battesimali, che tra poco rinnoveremo. Proclamate con gioia il vostro amore al Redentore dell'uomo e alla sua Chiesa. Siate pronti a riconoscere il volto del Signore nei poveri e nei sofferenti e aprite i cuori, come Maria, al mistero dell'Amore divino che trasforma l'esistenza.

La forza dello Spirito sia la vostra sicurezza! "Lo Spirito del Signore è su di me... Oggi si è adempiuta questa Scrittura...". Amen!

Data: 1990-11-12

Lunedi 12 Novembre 1990

A sacerdoti, religiose e religiosi - Pagani (Salerno)

Titolo: La ricerca della volontà di Dio nella situazione concreta non può prescindere mai dalla parola e dalla guida del magistero

Cari fratelli e sorelle!


1. Con animo pieno di gioia sono giunto in questa Basilica di Pagani per venerare le reliquie di sant'Alfonso Maria de' Liguori. Sono venuto seguendo l'esempio di pietà del mio predecessore, il Papa Pio IX, che qui si reco, l'8 ottobre 1849, durante il suo esilio a Gaeta.

Saluto tutti voi e vi ringrazio per la vostra calda accoglienza. Rivolgo un particolare pensiero al padre Juan Lasso de la Vega, ringraziandolo per i sentimenti espressi a nome dei confratelli e di tutti i presenti. Proprio a lui, nella sua qualità di superiore generale della Congregazione del Santissimo Redentore, indirizzai, il 1° agosto 1987, in occasione della celebrazione del secondo centenario della nascita al cielo di sant'Alfonso, la lettera apostolica "Spiritus Domini". In essa richiamavo sinteticamente sia la vita del Santo che la sua missione nella Chiesa: missionario della povera gente, rinnovatore della morale, dottore della preghiera! Nell'odierno incontro desidero ancora una volta riflettere con voi, cari fratelli e sorelle, sui suoi esempi e insegnamenti. Egli, infatti, in un tempo non privo di difficoltà e di tensioni, contribui in modo veramente notevole all'edificazione del regno di Cristo nei cuori e nella società.


2. Sant'Alfonso fu un maestro di vita cristiana. Lo fu con la predicazione, alla quale in via eccezionale ebbe facoltà di dedicarsi già da diacono e che continuo con grande zelo per tutta la vita. Lo fu con gli scritti, mediante i quali cerco sempre, con stile semplice e immediato, di guidare i lettori alla conoscenza dei misteri della fede e soprattutto "alla pratica di amar Gesù Cristo".

Tra le sue opere teologiche emerge quella "Theologia moralis", che venne da lui in gran parte composta nella casa qui adiacente, nella stanza che ancor oggi è possibile visitare. Opera pregevole non solo per l'elevatezza della dottrina e per il singolare equilibrio di giudizio, ma anche per la spiccata sensibilità pastorale di cui è tutta permeata e della quale è testimonianza, tra l'altro, la redazione italiana che l'Autore stesso curo, accanto a quella latina, perché il testo fosse alla portata di ogni categoria di destinatari.

Com'è noto, gli studi morali, espressione di sapiente amore di pastore, gli hanno valso il titolo di dottore della Chiesa, che gli fu concesso dal Papa Pio IX nel luglio 1871, mentre 40 anni or sono, il 26 aprile 1950, Papa Pio XII lo proclamo "Patrono dei confessori e dei moralisti" (AAS 42 (1950) 595-597).


3. Patrono dei confessori! Sant'Alfonso ha ben meritato questo titolo. Fin dai primi anni di sacerdozio confesso molto, soprattutto durante gli esercizi spirituali e le missioni popolari, acquisendo in tal campo un'esperienza incomparabile.

Ebbe modo, così, di rendersi conto della complessità di questo ministero, ma anche della sua fecondità per la vita spirituale dei fedeli. Nella sua "Praxis confessarii" egli indica le condizioni perché l'esercizio di questa "ars artium" - come, rifacendosi a san Gregorio Magno, ama qualificarla - sia fruttuoso: "Il confessore non può accontentarsi di una santità che si limiti al semplice stato di grazia, ma dev'essere ricolmo di carità, mansuetudine e prudenza".

Grazie a tali virtù, il confessore potrà farsi ministro della carità divina, esercitando i non facili compiti di padre, medico, dottore e giudice.

Come padre, egli accoglierà i penitenti con sincero amore, manifestando a quanti hanno maggiormente peccato una comprensione ancora più grande, e li accommiaterà, poi, con parole pervase di misericordia, per incoraggiarli a riprendere il cammino della vita cristiana.

Come medico, dovrà diagnosticare con prudenza le radici del male e indicare al penitente l'opportuna terapia, grazie alla quale poter vivere in modo conforme alla dignità e alla responsabilità di persona creata a immagine di Dio.

Come dottore, egli cercherà di conoscere a fondo la legge di Dio, approfondendone i vari aspetti con lo studio della teologia morale, in modo da non fornire al penitente delle opinioni personali, ma quanto il magistero della Chiesa autenticamente insegna.

Come giudice, infine, praticherà l'equità. Occorre che il sacerdote giudichi sempre secondo verità e non secondo le apparenze, preoccupandosi comunque di far comprendere al penitente che nel cuore paterno di Dio c'è un posto anche per lui ("Theologia moralis", t. IV, ed. Gaudé, Romae 1912, pp. 527.528.530.537).


4. Queste numerose indicazioni pratiche, frutto dell'esperienza pastorale di sant'Alfonso, costituiscono anche oggi un valido aiuto per quanti, nel sacramento della Penitenza, sono chiamati a rendere presente Cristo quale "fratello dell'uomo, pontefice misericordioso, fedele e compassionevole, pastore sempre alla ricerca della pecorella smarrita" (RP 29).

Tutta la "Theologia moralis" è orientata al ministero della confessione.

Più che un lavoro universitario, essa è l'esito della lunga esperienza missionaria del Santo. In ciò sta, del resto, il segreto del suo vasto e durevole successo.

Frutto di profonda esperienza pastorale, la teologia morale di sant'Alfonso si nutre costantemente di profonda spiritualità e tende alla salvezza delle anime.


5. Maestro di vita spirituale! Nella sua lunga esistenza, tutta dedicata ad amare e seguire Cristo e a promuovere la vita cristiana tra il popolo, sant'Alfonso, con la preghiera e la meditazione, l'impegno ascetico e il ministero pastorale, lo studio e l'insegnamento della teologia morale, cerco di penetrare sempre più nel mistero dell'Amore di Dio, sorgente di ogni autentica santità.

Il fine e il segreto della perfezione evangelica, per il santo dottore, sta proprio qui: nel ricambiare l'amore di Dio con il nostro amore di creature.

Cari religiosi e religiose, chiamati, attraverso la vostra particolare consacrazione, a una profonda intimità con lo Sposo divino, non lasciatevi distrarre da altri interessi che non siano Gesù Cristo. Egli, ricorda sant'Alfonso, è il nostro sommo bene e nostro Salvatore. E la professione dei consigli evangelici non consiste forse nell'abbandonare tutto per lui, che "per cattivarsi tutto il nostro amore è giunto a donarci tutto se stesso"? I carismi di cui egli ha arricchito ciascuno di voi e i vostri Istituti non dovrebbero servire per esprimergli la vostra generosa gratitudine? La Chiesa e il mondo attendono da voi, anime consacrate, questa radicale testimonianza: che, liberi da ogni legame, viviate solo per Cristo e per il suo regno. Ma si tratta di un amore esigente che richiede costante rinuncia, fiduciosa perseveranza e coerenza di vita. Sarebbe impossibile raggiungerlo con le nostre sole forze. Viene, pero, in nostro soccorso la misericordia del Signore.

Guardate, carissimi fratelli e sorelle, al vostro patrono, Maestro di santità per voi e per l'intero popolo di Dio, e mettetevi alla sua scuola. Egli vi ripete, come amava esortare i suoi figli spirituali e come ha lasciato scritto nella "Pratica di amare Gesù Cristo": "Tutta la santità consiste nell'amore di Dio e tutto l'amore di Dio consiste nel fare la sua volontà" (S. Alfonso Maria de' Liguori, "Pratica di amare Gesù Cristo", Roma 1953, p. 291).


6. Ma come potrà l'uomo scoprire la volontà di Dio? La risposta di sant'Alfonso è articolata e profonda (cfr. "Theologia moralis", t. I, ed. Gaudé, Romae 1905, pp. 52ss). L'uomo, sinceramente desideroso di accogliere Dio nella sua vita, ha a sua disposizione molteplici mezzi per conoscerne la volontà. Innanzitutto, il dettame della coscienza, in cui risuona la voce stessa del Creatore; poi, la parola della rivelazione, nella quale Dio manifesta il suo progetto salvifico e chiama l'uomo a conformarvisi. La retta comprensione di tale progetto, peraltro, gli è facilitata dall'interpretazione autorevole che ne fa il magistero ecclesiastico, sotto la guida dello Spirito. Infine, lo soccorre anche la riflessione dei teologi, i quali, avvalendosi della ragione illuminata dalla fede e in comunione con la Chiesa, traggono dalle verità note risposte chiarificatrici per gli interrogativi proposti via via dal continuo evolversi della storia.

Personalmente sant'Alfonso senti in modo molto vivo la responsabilità di recare il proprio contributo a tale riflessione, e durante l'intero arco della sua esistenza s'impegno a fondo nel lavoro teologico, sostenuto dalla consapevolezza di fare con ciò opera di autentica carità verso i fratelli. Di tale ininterrotta dedizione sono testimonianza eloquente le numerose modifiche apportate alle successive edizioni della sua "Theologia moralis". E' tuttavia significativo rilevare come in tutta la sua opera di teologo moralista egli si sia costantemente preoccupato di fornire indicazioni fedeli alla verità del Vangelo e alla dignità della persona umana; indicazioni, quindi, sempre rispettose della giusta libertà dell'uomo.

Da allora sono già trascorsi due secoli. Nuove problematiche, legate ai progressi della scienza e alle mutate situazioni sociali e culturali interpellano gli studiosi di teologia morale. Certamente vanno integrate e aggiornate le riflessioni teologiche e le indicazioni pastorali elaborate dal grande dottore, ma i criteri che lo hanno guidato nel suo lavoro di teologo e di pastore restano tuttora validi. Ad essi pertanto potranno attingere con frutto, anche oggi, i teologi moralisti e gli operatori pastorali. La ricerca della volontà di Dio nella situazione concreta, tanto appassionatamente condotta dal Santo, le cui spoglie qui veneriamo, non potrà che proseguire alla luce della parola di Dio e sotto la guida del magistero, se si desidera che essa conduca a quello stile di carità e di zelo per la salvezza delle anime, che oriento tutta la sua esistenza.

Mentre invoco l'intercessione di sant'Alfonso a sostegno del vostro ministero sacro, cari sacerdoti, e del vostro servizio ecclesiale, cari religiosi e religiose, auspico che ogni fedele cristiano comprenda sempre meglio che aprirsi all'amore misericordioso di Dio è il modo più maturo di aderire alla Verità con la libertà di figli. I credenti, infatti, hanno come legge ultima la carità di Cristo, dell'Innocente, cioè, che col dono della sua vita ha reso possibile all'umanità l'accesso al perdono di Dio e alla salvezza.

Con questi voti, a tutti imparto la mia benedizione. Sia lodato Gesù e Maria! (Prima di lasciare la Basilica:) Che questo mio pellegrinaggio alla tomba di sant'Alfonso sia una risposta ai problemi della teologia morale contemporanea. Che la teologia morale sia sempre una fedele guida, nello spirito del Vangelo, per tutti i cristiani e per tutta l'umanità. Auspico che questa preghiera sia più volte ripetuta sulla tomba di sant'Alfonso che è il celeste patrono dei confessori e dei moralisti.

Data: 1990-11-12

Lunedi 12 Novembre 1990

Alla popolazione in piazza del Municipio - Aversa (Caserta)

Titolo: Non scoraggiarsi per le prove e per le difficoltà della vita

Signor sindaco, venerato fratello nell'episcopato, cari fratelli e sorelle!


1. Sono veramente lieto di trovarmi qui, oggi, tra voi nella dinamica e generosa città di Aversa, ultima tappa di questo mio pellegrinaggio pastorale. Saluto il signor sindaco e lo ringrazio per il nobile indirizzo che mi ha rivolto a nome di tutta la cittadinanza. Esprimo un vivo ringraziamento anche al vostro vescovo, il caro fratello mons. Giovanni Gazza, che con animo di pastore ha interpretato i sentimenti di questa illustre e antica Chiesa. Saluto e ringrazio tutti voi, fratelli e sorelle, per il calore della vostra accoglienza, in cui ravviso una vivace testimonianza di fede e di comunione ecclesiale.

Nella mia visita a questa parte della "Campania felix", ricca di vitalità, ho voluto sostare, sia pur brevemente, nella vostra terra aversana, che fin dai tempi della Chiesa apostolica era passaggio obbligato dei cristiani che provenivano dall'Oriente ed erano diretti verso la Capitale.

Narrano gli "Atti degli apostoli" che san Paolo, quando scese dalla nave a Pozzuoli, fu pregato dai fratelli nella fede di trattenersi con loro per qualche giorno. così, secondo un'antica tradizione, l'apostolo prima di proseguire il suo viaggio verso Roma, qui fece sosta. E proprio a ricordo del suo soggiorno, il primo nucleo della vostra città prese il nome assai significativo di "san Paolo ad Averze". Quando, poi, l'agglomerato crebbe e divenne città fortificata e sede vescovile, fu costruita la cattedrale, della quale celebrate quest'anno il IX centenario della fondazione. Essa fu dedicata appunto a san Paolo e venne consacrata dal mio predecessore san Leone IX, un Papa che, malgrado le difficoltà delle comunicazioni di quei tempi, percorse l'Italia e l'Europa, dedicando ogni suo sforzo all'opera di rinnovamento della Chiesa e della società.

Aversa fu meta di altri Pontefici, a riprova di una fedeltà al Vangelo e di una pratica cristiana, che hanno sempre contraddistinto la vostra tradizione cittadina e diocesana.

Questa sera leggo nei vostri volti la gioia rinnovata di ospitare ancora una volta il vescovo di Roma. Grazie Aversa per l'affetto con cui accogli il successore di Pietro; grazie per la simpatia con cui gli apri le tue porte e il tuo cuore!


2. Assai fortunata è la vostra comunità che, nata alla fede nell'epoca apostolica e già distintasi per la sua carità e per il suo spirito di accoglienza, ebbe modo di ascoltare dalle stesse labbra dell'apostolo delle Genti l'annunzio del Vangelo.

Quell'annunzio sempre nuovo, sempre attuale, ha percorso i secoli, ha formato intere generazioni e ha conservato sino ad ora la sua energia dirompente, capace di cambiare i cuori degli uomini, e di trasformare il mondo dalle fondamenta.

Sono fra voi, oggi, carissimi fratelli e sorelle, per ripetervi quello stesso annuncio, ripreso da Paolo e proclamato con vigore dalla Chiesa. Non scoraggiatevi per le prove e le difficoltà che la vita presenta! Tenete, piuttosto, sempre viva nella mente e nel cuore la certezza dell'amore di Dio! Siate cristiani coraggiosi, ripieni di speranza e di gioia! Voi siete figli di Dio e, quindi, coeredi di Cristo, chiamati a partecipare alle sue sofferenze, ma destinati anche a condividere la sua gloria.

"Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura, che dovrà essere rivelata in noi" (Rm 8,16-18). Queste parole i vostri antenati forse udirono dalla stessa voce di Paolo. Oggi le ripete a voi il vescovo di Roma, la città dove l'apostolo corono col sangue la sua testimonianza a Cristo.


3. Cari fratelli e sorelle, so che i problemi della vostra città sono complessi e gravi. Conosco le contraddizioni che segnano il tessuto sociale della vostra terra, ma nello stesso tempo mi è nota la ricchezza della vostra umanità e la vitalità del vostro temperamento.

Molte difficoltà hanno origini secolari e sono comuni a tutta la regione e al meridione d'Italia. Altre, invece, più recenti, sono dovute al rapido sviluppo di questi anni, che ha interessato in maniera particolare la vostra terra, situata nella fascia periferica della metropoli partenopea. così, ad esempio, il problema della sovrappopolazione: difatti, la vostra zona presenta l'indice di concentrazione demografica più alto d'Europa. Dieci anni fa, inoltre, in occasione del sisma che colpi la Campania, si sono riversati nella campagna aversana migliaia di profughi. E' poi sopraggiunto, in questi ultimi anni, un gran numero di immigrati, provenienti da Paesi lontani, in cerca di lavoro.

E la situazione oggi appare quasi ai limiti dell'emergenza: scarsità di abitazioni e di servizi, dall'acqua all'energia, alloggi di fortuna, ingorghi di traffico, carenza di spazi vitali, disoccupazione, soprattutto giovanile, aumento di attività criminose, emarginazione sociale e incremento della devianza minorile.


4. Problemi gravi, dunque! Il Papa è qui per esortarvi a non lasciarvi frenare nel vostro coraggio e nella vostra generosità. Non esistono difficoltà che non si possano superare! Ha detto a Napoli il card. Giordano: "Napoli non si arrende". Io lo ripeto volentieri anche qui: "Aversa non si arrende".

A osservare bene la vostra terra, molte delle problematiche hanno origine dal dato positivo che voi siete una città ospitale, generosa nell'accoglienza umana e cristiana. La vostra è, per antichissima tradizione, "terra di lavoro". E' la "Campania felix": campagna fiorente, grazie alla fertilità del terreno e alla capacità dei suoi abitanti, alla loro tenacia e laboriosità, allo spirito di sacrificio e d'iniziativa. Doti, queste, che sono insieme umane e cristiane, e sulle quali potete costruire il vostro futuro a dimensione d'uomo.

Molto è già stato fatto per affrontare e risolvere questi problemi.

Occorre proseguire nell'impegno e nello sforzo solidale. Portate a termine le opere di ricostruzione materiale, operando insieme e con coraggio per un effettivo rilancio dei valori morali. Solo un profondo e autentico rinnovamento delle coscienze, ispirato al progetto divino, renderà possibile alla vostra città di proseguire nel solco delle nobili tradizioni umane e spirituali che hanno contraddistinto la vostra storia civile e religiosa. Occorre, certo, il contributo di tutti. Nessuno si tiri indietro! Rifulgano piuttosto nella vita della vostra città il servizio e la solidarietà, la collaborazione e lo spirito di fraternità. Sia la famiglia il nucleo fondamentale di questa vasta opera di rilancio dei valori su cui si regge la civile convivenza. La famiglia cristiana, che si ispira al Vangelo e al patrimonio della vostra secolare esperienza, sarà scuola insostituibile di umanità e di rinnovamento sociale. L'amore sincero sia il segreto del vostro successo. Dio vi aiuti e vi protegga sempre! A tutti la mia benedizione.

Data: 1990-11-12

Lunedi 12 Novembre 1990

Al clero e ai laici impegnati in cattedrale - Aversa (Caserta)

Titolo: Si apre davanti a voi una nuova stagione apostolica

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono particolarmente lieto di entrare nel vivo di questa mia pur breve visita pastorale alla vostra Diocesi incontrandomi con voi, che costituite le forze vive della comunità ecclesiale aversana. Riuniti attorno al vostro zelante pastore, il carissimo mons. Giovanni Gazza, al quale rivolgo un deferente pensiero ringraziandolo per le cordiali parole, voi - sacerdoti, religiosi, religiose e responsabili dei vari movimenti dell'apostolato laicale - rappresentate l'intero popolo di Dio, "assunto da lui ad essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra, inviato a tutto il mondo" (LG 9). La mia gioia è ancor più intensa perché tale incontro si svolge nella cattedrale, di cui si celebra quest'anno il IX centenario di fondazione. Ho, anzi, il piacere di inaugurare proprio oggi la mostra dei "Tesori d'arte del duomo aversano", che commemora tale fausto anniversario.

Questo storico tempio, silenzioso testimone del secolare cammino della Chiesa di Aversa, registra stamane un'altra significativa tappa della sua vita.


2. La vostra comunità - come ho ricordato ieri - si riallaccia alla predicazione dell'apostolo Paolo e là, dove era stata eretta un'edicola in suo onore, è sorto successivamente il duomo a lui dedicato. Ricostruito a più riprese, esso è stato via via trasformato e arricchito di pregevoli opere d'arte. Basta pensare, ad esempio, al "Breviarium secundum consuetudinem maioris ecclesie aversane", raro esemplare di arte liturgica e tipografica. Soprattutto, esso è diventato, nel corso dei secoli, il centro propulsore di tutta la vita diocesana, illuminata dal magistero e dalla santità di dotti e venerati pastori.

La storia della vostra cattedrale accompagna quella della diocesi, e in qualche modo ne simboleggia il cammino spirituale. Anche nella vita della vostra Chiesa non sono mancati, dopo periodi di grande fervore, momenti di crisi e di difficoltà; mai, pero, si è spenta la fiamma della fede, qui accesa dalla predicazione dell'Apostolo. Come l'edificio sacro, sottoposto nei secoli all'usura del tempo e degli uomini, è sempre risorto più solido di prima, così problemi e debolezze non hanno impedito alla vostra comunità di ritrovare ogni volta nuovo slancio di fede e più convinto impegno di testimonianza. Guardando alla vostra cattedrale, io sento il bisogno di dire a voi, clero e religiosi di Aversa: Siate degni delle vostre tradizioni apostoliche! Rendete a Cristo, nel mondo di oggi, la testimonianza coraggiosa che egli attende da voi!


3. Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio! Ascoltando poco fa il brano del Vangelo introduttivo al nostro incontro, mi è sembrato di sentire Pietro ripetere anche qui, fra di noi, queste stesse parole che lo Spirito ha suscitato in lui. Esse costituiscono la professione di fede che i cristiani sono chiamati a rinnovare nel corso dei secoli. E' lo stesso grido che si leva oggi nella Chiesa di Aversa: Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio! Solo chi, mediante la fede, riconosce e accoglie Gesù come il Figlio del Padre; solo chi proclama a voce alta che egli è il Signore, può comprendere il mistero dell'uomo e può venire incontro alle sue più profonde esigenze spirituali. E' questa fede che ha modellato la cultura e la storia del vostro popolo, arricchendolo della sapienza del cuore, che scaturisce dal Vangelo. E' ancora questa fede che ha suscitato tra di voi schiere di apostoli e di missionari. Ancor oggi sono circa mille - come ha ricordato il vostro vescovo - i sacerdoti, i religiosi e le religiose che operano fuori diocesi al servizio della Chiesa universale.

E qui mi sia lecito citare almeno un mio collaboratore molto vicino, mons. Crescenzio Sepe, della Segreteria di Stato. Ma, accanto a lui, debbo ringraziare anche quei sacerdoti della diocesi di Aversa che collaborano con la Santa Sede nei diversi Dicasteri - come "Propaganda Fide" - nelle Nunziature in Italia, in Egitto, in Libano. A tutti vanno i miei ringraziamenti. Per tornare poi alla loro Madre spirituale che è questa Chiesa aversana, mi rallegro insieme con voi anche per i due nuovi vescovi che provengono dal vostro presbiterio.

Ma molteplici ostacoli rischiano ai nostri giorni di affievolire l'incidenza dell'annuncio evangelico o indebolire la vostra fede. Anche nella vostra diocesi la complessità dei problemi, la crescente indifferenza religiosa, il consumismo, lo scadimento dei valori morali, la spinta alla violenza rendono più difficile la pratica coerente della vita cristiana. Non compromettetevi, carissimi fratelli e sorelle, con i falsi richiami di questo mondo; non lasciatevi abbattere dallo scoraggiamento; testimoniate piuttosto con decisione la vostra personale adesione a Cristo con la saldezza della fede, con la gioia della speranza e con la concretezza dell'amore. così, attraverso di voi, lo spirito del Signore continuerà a scrivere, come in passato, pagine sorprendenti di straordinaria vitalità spirituale.


4. Si apre davanti a voi una nuova stagione apostolica. Conservate lo slancio missionario, che ha contraddistinto la vostra tradizione ecclesiale; ma, allo stesso tempo, impegnatevi, con ogni mezzo a vostra disposizione, per far penetrare sempre più profondamente l'ideale cristiano nella vostra stessa diocesi. E' un compito arduo, ma necessario. Dovete dire no all'odio e alla violenza; no alle spinte disgregatrici che rischiano di lacerare il tessuto sociale della vostra terra. La vostra risposta a tutte queste tentazioni sia sempre la convinta adesione al perenne messaggio evangelico.

Fedeli alla vostra tradizione, costruite una Chiesa che sa perdonare e amare. L'amore vince, abbatte le frontiere, spezza le barriere fra gli esseri umani. L'amore crea una nuova società. E' affidato alle vostre fragili forze questo impegno missionario. Siatene ben consapevoli, ma non abbiate timore, perché Cristo è con voi! Se sincera sarà la vostra risposta al Signore, se costante sarà il vostro dialogo con lui nella preghiera, se vi impegnerete a vivere con gioia la vostra vocazione, Iddio non vi farà mancare la luce e il coraggio necessari per realizzare pienamente il compito che egli stesso vi ha affidato. Missionari, innanzitutto, all'interno della vostra Chiesa, sarete missionari nel mondo e per il mondo, "pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1P 3,15).

Per raggiungere tale meta, fate in modo che l'Eucaristia, la Madonna e il Papa, le tre "Icone" del piano pastorale diocesano - come le ha chiamate il vostro vescovo - costituiscano i riferimenti essenziali della strategia pastorale dell'intera diocesi.

Voi sacerdoti siate convinti ed entusiasti della vostra missione, anche se talora vi sentite oppressi dal peso della fatica e dell'incomprensione! La vostra forza all'interno della Chiesa sia la fedeltà nell'unità. Unità con il vescovo e tra di voi. Solo se saprete riscoprire ogni giorno il dono ricevuto nel vostro sacerdozio potrete essere per i fratelli affidati alle vostre cure maestri e padri di vita spirituale! Voi, anime consacrate, siate in ogni circostanza coerenti con la professione religiosa che vi lega in modo profondo alla vita della comunità! Il popolo di Dio ha bisogno di riconoscere in voi la convinta adesione alla radicale vocazione evangelica.

Voi laici assumete con coraggio all'interno della Chiesa le vostre particolari responsabilità. Siate testimoni credibili ed educatori autorevoli di onestà, di scrupoloso rispetto del bene comune nell'assolvimento dei doveri del vostro stato.



5. Sono venuto tra voi come successore di Pietro, per confermarvi nel cammino di rinnovamento spirituale che già state percorrendo. La mia visita vuole, inoltre, darvi atto della costante comunione della vostra diocesi con la Sede apostolica e dell'impulso che da ciò è sempre venuto all'espandersi del Vangelo nella vostra terra.

Come abbiamo ascoltato nel testo evangelico, che ha aperto il nostro incontro, Cristo rinnova anche oggi la sua promessa a Pietro e alla Chiesa: Tu sei Pietro e su questa Pietra edifichero la mia Chiesa! Sono parole di grande risonanza spirituale, delle quali io avverto tutto il peso. Mi conforta il sapere che, nello svolgimento dell'impegnativo ministero petrino affidatomi, posso contare sul sostegno spirituale e sulla vostra collaborazione.

Un pensiero particolare rivolgo ora ai genitori dei sacerdoti, che prendono parte a questo nostro incontro. La vostra generosità e la vostra fede, carissimi fratelli e sorelle, ha permesso alla Chiesa di avere ministri dell'altare e apostoli della Parola. Come ringraziarvi? Sia il Padre celeste, modello di ogni paternità, a ricolmarvi delle sue spirituali consolazioni.

Anch'io, a nome della comunità cristiana, vi dico grazie e vi chiedo di accompagnare i vostri figli nel loro cammino sacerdotale. La vostra presenza per loro è preziosa, il vostro sostegno è insostituibile, specialmente nei momenti della prova. Siate i loro primi collaboratori nel lavoro apostolico con la preghiera e con l'intima condivisione delle loro gioie e delle loro difficoltà.

A tutti domando una speciale preghiera, mentre vi invito a invocare Maria, particolarmente presente in questa cattedrale con la "Casetta di Loreto".

Il riferimento all'umile dimora della Famiglia di Nazaret evoca il mistero dell'incarnazione e ricorda il "si" della Vergine al disegno del Padre.

Sull'esempio di Maria, ripetiamo il nostro quotidiano "si" alla volontà di Dio.

Maria, la Madre della Chiesa, la Vergine fedele vi protegga sempre.

Vi sostenga anche la mia benedizione, che estendo a tutti i sacerdoti, religiosi, religiose e laici della vostra diocesi.

Data: 1990-11-13

Martedi 13 Novembre 1990




GPII 1990 Insegnamenti - L'incontro con la popolazione della diocesi - Nocera (Salerno)