GPII 1990 Insegnamenti - Lettera al card. Szoka- Città del Vaticano (Roma)

Lettera al card. Szoka- Città del Vaticano (Roma)

Titolo: In occasione del Congresso catechistico nazionale filippino

Al venerabile fratello nostro S.R.E. card. Edmondo Casimiro Szoka.

I nostri pensieri e, insieme, i nostri sentimenti sono spesso rivolti all'amatissimo popolo filippino, nonché alla comunità ecclesiale cattolica che opera in mezzo ad esso lodevolmente; qualche anno fa era felicemente avvenuto un incontro con questa realtà, in cui abbiamo potuto fare direttamente esperienza del vigore e della fioritura di vita, di pietà e di operosità cristiana di quegli uomini; recentemente, poi, abbiamo potuto salutare una seconda volta di persona i loro sacri pastori venuti a Roma, e confermarli nei loro ottimi propositi di zelante apostolato.

La visita "ad limina" dei fratelli nell'episcopato delle Filippine e i colloqui avuti con noi in quell'occasione ci hanno fortemente richiamato alla memoria quell'evento senz'altro salutare che in questi ultimi dodici mesi si celebra, in varie forme, in quella Chiesa: "l'anno catechistico nazionale", che ha come fine principale che ciascun fedele della comunità filippina sia reso pienamente consapevole dei suoi doveri e compiti nella diffusione dell'annuncio evangelico e della parola di Dio. Certamente anzi i nostri fratelli e i presbiteri già operano in modo tale che ciascun cristiano si consideri in qualche modo un catechista.

Questo anno catechistico inoltre si concluderà nella solennità dell'Immacolata Concezione della Vergine Maria; in quella data terminerà anche il Congresso catechistico dell'intera nazione. Peraltro, entrambi questi importanti eventi non mancheranno della esplicita esortazione, favore e incoraggiamento del Romano Pontefice per gli anni a venire. E desideriamo, come se fossimo presenti, che questi importanti propositi abbiano un buon esito, siano rafforzati e accresciuti. perciò abbiamo particolarmente a cuore questi avvenimenti di dicembre, soprattutto quando avranno luogo queste felici giornate del Congresso.

perciò, venerabile nostro fratello, di cui stimiamo grandemente l'impegno pastorale, che già conosciamo, ti comandiamo di presenziare in vece nostra, come interprete dei nostri pensieri, portatore della nostra voce paterna di esortazione e della nostra gratitudine, e di partecipare in nostra rappresentanza alle solenni celebrazioni, che si svolgeranno a Manila dal 5 all'8 dicembre, con il titolo e la dignità di nostro messo straordinario, incarico che ti affidiamo volentieri, con piacere, in virtù di questa lettera.

Pertanto, essendo là presente e agendo in vece nostra ti renderai interprete della nostra piena lode per queste fruttuose opere e iniziative pastorali, non solo davanti ai partecipanti al Congresso, ma a tutto il gregge della Chiesa filippina. Li aiuterai, secondo le nostre intenzioni, a prendere dei validi orientamenti in materia di catechesi. Porterai colà ai singoli ordini e gradi della Chiesa, la nostra benedizione apostolica, come testimonianza della nostra stima e auspicio di continui aiuti e consolazioni celesti, affinché quei semi di grazia e di salvezza che sono stati gettati con sapienza e previdenza in quest'anno catechistico e in questo Convegno finale, siano poi coltivati e producano una messe abbondante.

Città del Vaticano, 21 novembre 1990, anno tredicesimo del nostro pontificato.

Data: 1990-11-21

Mercoledi 21 Novembre 1990

Alla "Together for Peace Foundation" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La pace è frutto del rispetto delle norme di legge

Cari amici, Come membri della Fondazione "Together for Peace" vi siete riuniti a Roma per onorare un gruppo di uomini e donne che si sono distinti in modo particolare nel loro servizio in favore dell'amicizia e della pace tra i popoli del mondo. Sono felice di accogliervi in Vaticano e di incoraggiarvi nel vostro lavoro.

L'aspirazione alla pace è profondamente sentita dalla grande maggioranza degli uomini e delle donne di buona volontà, e ciò ancor di più quando la minaccia della guerra sembra prendere forma concreta in modo sempre maggiore. La memoria dei conflitti passati, e le tristi conseguenze di un mondo diviso in blocchi contrapposti, sono ancora abbastanza vivide nei popoli di ogni luogo per capire che solo la pace è in grado di portare progresso e giustizia. Nella visione cristiana, inoltre, la pace corrisponde a una chiamata di Dio a comprendere che tutti gli esseri umani appartengono all'unica famiglia, creata ad immagine del Padre comune. Servire la causa della fratellanza e della solidarietà tra i popoli è veramente un nobile ideale. Alleviare il bisogno e la sofferenza è un atto, quanto mai necessario e costruttivo, teso alla costruzione della pace.

La pace è il frutto della responsabilità morale e del rispetto della norma di legge. Essa richiede sforzi da parte di tutti. E' il risultato di un impegno individuale e collettivo. Organizzazioni quali la Fondazione "Together for Peace", possono svolgere un ruolo sostanziale nell'educare alla pace, e nel portare i talenti di molti a continuare ad operare in favore della pace. Possiate perseverare nella vostra nobile missione e "che il Dio della pace sia con tutti voi" (Rm 15,33).

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-11-22

Giovedi 22 Novembre 1990

La visita al Pontificio Collegio sloveno - Roma

Titolo: La Chiesa sostiene e incoraggia ogni apporto alla ricostruzione morale e spirituale dell'Europa

E' per me motivo di gioia sincera trovarmi qui, oggi, a presiedere questa solenne Liturgia eucaristica che vede raccolti intorno all'altare di Cristo, insieme con gli amati fratelli nell'episcopato, il Rettore e gli alunni del Pontificio Collegio Sloveno, che in questi trent'anni si sono formati qui a Roma negli studi superiori teologici ed ecclesiastici per poter meglio attuare la propria missione apostolica, nel servizio a Cristo e alla Chiesa che vive nel vostro popolo sloveno.

Trent'anni non sono un periodo molto lungo, ma sono prova della vitalità e anche giusta occasione per ringraziare sinceramente il Signore dei secoli che ci ha aiutati a fondare l'Istituto e lo ha benedetto con frutti evidenti che sono anche la promessa per il futuro, come dimostra la presenza del bel gruppo degli alunni attuali e degli ex-alunni, impegnati già nella vita apostolica.

Il Signore è veramente ricco nella sua misericordia e nei suoi doni (Ep 2,4). Questa è la fonte della nostra gioia in questo giorno di festa. Con San Paolo voglio ricordarvi: "Sono persuaso che Colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Ph 1,6). "E' Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni" (Ph 2,13).

Il ringraziamento filiale va alla Madre di Dio e della Chiesa, che intercede sempre per noi, la cui effigie qui presente ho avuto il privilegio di benedire e di incoronare; e che sotto il titolo Auxilium christianorum è la principale patrona del popolo sloveno ed Avvocata vostra, e che non cessa di elargirvi abbondanti grazie e consolarvi nelle angustie.

Il Sinodo dei Vescovi, recentemente conclusosi, raccomandava caldamente la formazione continua dei sacerdoti - questo è ora e questo sarà in futuro propriamente il vostro compito: ora nella formazione e preparazione di voi stessi, poi nella formazione di altri sacerdoti e laici, vostri fratelli nella fede in Cristo.

Dopo il grande dono che la Provvidenza ci ha concesso operando cambiamenti che segnano una nuova epoca nell'Europa orientale e centrale e hanno avuto risonanza decisiva anche nel vostro Paese, ci attende tutti la grande ed importante opera di ricostruzione non solo materiale ma anche di ricostruzione morale e spirituale, soprattutto tra le generazioni giovani in vista del terzo millennio che già si avvicina. E con esso si avvicina la missione della rievangelizzazione di una nuova Europa, su fondamenta storiche cristiane in cui la cultura e la Chiesa sapranno respirare "con ambedue i polmoni".

In voi è vivo lo spirito dei Santi Cirillo e Metodio, vostri padri nella fede e nella cultura, compatroni d'Europa insieme con San Benedetto: vi auguro che sia in voi sempre operante questa preziosa eredità. Eredità che ci impone il dovere di creare le condizioni di una vita sociale veramente a misura dell'uomo che non è solo figlio della terra ma anche figlio di Dio che vede nel prossimo un suo fratello in Cristo.

Raccogliete, valorizzate con l'aiuto di Dio e con l'ispirazione dello Spirito Santo tutte le forze costruttive del lievito evangelico secondo lo spirito delle beatitudini che portano la benedizione agli uomini, ai popoli, all'umanità intera.

Vi aiuteranno in questo sforzo necessario le capacità creative che sono nascoste in voi insieme con le tradizioni della vostra cultura plurisecolare permeata da ideali di un umanesimo veramente cristiano.

La Chiesa vi sostiene in questi sforzi per una ricostruzione morale e spirituale. Siete ministri della Chiesa e insieme ministri del Popolo di Dio nella vostra nazione, affidata alle vostre cure.

Tenete presenti nel cuore le parole di San Paolo: "L'amore di Dio ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti... Tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione" (2Co 14,18).

Nella Liturgia odierna celebriamo la festa della vergine e martire romana, S. Cecilia, onorata anche come patrona del canto e della musica.

Un'antifona dell'antica liturgia romana esprime la sua lode con le parole di gioiosa, giovanile letizia: Cantantibus organis, Cecilia Domino decantabat dicens: Fiat cor meum immaculatum, ut non confundar... Cecilia cantava nel suo cuore mentre gli strumenti musicali suonavano per le sue nozze con Cristo.

Ancora oggi l'orazione del giorno esprime con vivo sentimento l'idea della festa: "Ascolta Signore, la nostra preghiera e per l'intercessione di Santa Cecilia, vergine e martire, rendici degni di cantare le tue lodi" (Liturgia del 22 novembre).

Tutta la nostra vita dovrebbe divenire un inno un cantico di lode, una sinfonia per il nostro Creatore e Salvatore! Si, questo è il vero senso della vita dell'uomo, non solo dell'uomo cristiano, ma anche fondamentalmente di ogni uomo.

Questo è anche la vera dignità e il dovere di ognuno di noi, per realizzarlo nella propria esistenza e personalità. Voi, cari sacerdoti, avrete in più la missione d'onore di condurre i propri fratelli alla scoperta del senso profondo della vita.

Così, con il vostro ministero, alla cui preparazione accurata sono dedicati gli anni trascorsi in questo Collegio, voi sarete più adatti a sollevare e a coltivare le sorti e il futuro dei vostri coetanei e di tutto il vostro popolo, nella solidarietà più larga ancora della fraterna convivenza non solo con la famiglia europea dall'Atlantico agli Urali ma nella solidarietà universale dell'intera famiglia umana che Cristo ha consacrato con la sua morte e risurrezione e vuole assumere nella potenza dello Spirito Santo come il suo Corpo mistico, uno ed universale.

Il vostro Collegio sta nelle immediate vicinanze delle catacombe; si può anzi dire, che la vostra abitazione si erige sul terreno impregnato dal sangue del glorioso sacrificio dei martiri, fedeli testimoni di Cristo, colonne della nostra fede e della Chiesa. Ancora oggi ritengono il proprio valore le parole di Tertulliano sanguis martyrum-semen christianorum: dal sangue dei martiri della fede nascono come dal seme i nuovi cristiani.

Rendetevi degni di questa altissima vocazione umana e cristiana, con lo Spirito di verità e della santità nell'amore a Cristo e ai fedeli.

(Il Santo Padre ha infine rivolto ai presenti le seguenti parole:) E' bella questa assemblea che commemora il trentesimo anniversario del Collegio. Ma si vede che non è stato facile, se ci sono voluti tre Papi per arrivare a trent'anni. Mi congratulo con voi per questi trent'anni, per questo Collegio, per l'incontro di oggi, per la concelebrazione decorata dai canti. Avete scelto bene la data dell'inaugurazione e anche di questa visita, perché non si potrebbe celebrare oggi l'anniversario del Collegio, di qualsiasi Collegio, senza cantare. Nel giorno di Santa Cecilia tutto parla del canto. Anche S.Agostino parla del canto nella sua omelia che è citata nel Breviario: allora si deve cantare, e in questo Collegio abbiamo trovato persone che sanno farlo! Mi congratulo con voi anche per questo.

E mi congratulo anche per tante altre cose che da questo Collegio tornano verso la vostra patria così vicina ai confini dell'Italia. Mi congratulo con la vostra patria e con la Chiesa nella vostra patria. Con la patria slovena che ha saputo durante tanti secoli mantenere la sua identità slava e con la Chiesa che ha saputo contribuire a questa identità che è non solamente cristiana, cattolica, ma anche slovena. Essendo così vicina la vostra patria, da tanti anni sto desiderando di fare una visita alla vostra terra, ma non sono ancora riuscito a farla. Devo pero dirvi che ogni giorno prego per la soluzione di questo problema, di questa mancata visita. Io prego, e questa preghiera è giusta e opportuna, per trovare una soluzione a una cosa che molte volte sembra insolubile.

Speriamo! Per ora dobbiamo accontentarci della vicinanza. Ma sappiamo bene che c'erano altri Paesi vicini dove fino all'anno scorso non si poteva pensare di fare una visita: ma poi dopo pochi mesi si è fatta! Davvero non si deve mai perdere la speranza! Ed io non la perdo! Infine, voglio ringraziarvi ancora per questa vostra ospitalità slovena e slava - vanno insieme queste due voci -, per questa ospitalità gioiosa. E' una cosa preziosa per me aver potuto visitare un altro Collegio a Roma. In realtà, sono tanti e ve ne sono ancora da visitare.

Vi ringrazio e vi auguro anche una buona continuazione... anche sotto altri pontificati, visto che ce ne sono voluti tre per arrivare a questo momento! (Traduzione dallo slavo)

Data: 1990-11-22

Giovedi 22 Novembre 1990

Al Pontificio Consiglio per i laici - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Partecipare alla santità e alla missionarietà della Chiesa

Signori Cardinali, Cari confratelli nell'Episcopato, Cari amici,


1. La tredicesima assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici vede per la prima volta la partecipazione di numerosi membri nominati qualche mese fa. Sono felice, in questa occasione, di porgervi il più cordiale benvenuto. Vi ringrazio per aver accettato di aggiungere ai vostri obblighi l'onere rappresentato per voi da questa collaborazione con la Santa Sede. La vostra disponibilità, potete esserne certi, è preziosa, poiché consente al vostro Consiglio di adempiere alla sua missione, restando all'ascolto dei fedeli laici di tutte le parti del mondo e impegnati in tutti i tipi di compito ecclesiale.


2. La vostra assemblea si svolge 25 anni dopo la conclusione del Concilio Vaticano II. Non è inutile sottolinearlo, nel momento in cui meditiamo sulla missione di laici che proprio questo Concilio ha fortemente determinato. Dopo l'esperienza di un quarto di secolo, è opportuno gettare uno sguardo d'insieme sull'opera di questo Concilio. Esso ha espresso in una notevole sintesi la coscienza che la Chiesa ha della sua propria natura e della sua missione; o meglio, esso ha riflettuto la luce che Cristo Redentore dirige sul volto dell'uomo, sulla condizione umana, sulla comunità dei discepoli uniti a Lui in un corpo vivente, pieno dei suoi doni, animato dal suo Spirito. Trovate in questo il sostegno insostituibile di ogni riflessione sulla vita dei fedeli laici nella Chiesa e sulla loro partecipazione alla missione comune affidata dal Redentore a tutti i battezzati.

Ma è chiaro che, venticinque anni dopo il Vaticano II, dobbiamo riprendere incessantemente il cammino dell'evangelizzazione, sotto le molteplici forme che esso deve oggi assumere per essere fedele alla missione che il Signore ha affidato ai suoi discepoli fino alla fine dei tempi e per rivolgerci ai nostri fratelli e sorelle nel modo più giusto e più utile.

Il Decreto Conciliare Ad Gentes ha confermato il bisogno della prima evangelizzazione, nelle vaste zone dell'umanità che essa non ha ancora potuto raggiungere. E, in tante altre regioni, è una nuova evangelizzazione quella che occorre mettere in opera per ravvivare la fede, dare un nuovo dinamismo alla costruzione dell'edificio, avvicinarci all'unità voluta dal Signore tra i suoi discepoli, rispondere alle attese dell'uomo spesso disorientato. Lo dicevo nell'inaugurare il mio ministero di Successore di Pietro e ve lo ripeto oggi: "Il compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche e, in modo particolare, della nostra, è di dirigere lo sguardo dell'uomo, di indirizzare la coscienza e l'esperienza di tutta l'umanità verso il mistero di Cristo, di aiutare tutti gli uomini ad avere familiarità con la profondità della redenzione, che avviene in Cristo Gesù" (RH 10). Sappiate quindi riconoscere le vie lungo le quali i fedeli laici parteciperanno in modo sempre più santo e missionario alla grande opera della Chiesa.


3. Se guardiamo alle numerose associazioni di fedeli che intrattengono rapporti con il Pontificio Consiglio per i Laici, immediatamente scorgiamo la diversità delle vocazioni e dei tipi di azione. E' una grande ricchezza per la Chiesa. A partire dall'appello universale alla santità, alla comunione, alla missione, gli uni e gli altri esercitano la loro generosità spirituale ed apostolica in mille modi. Ad immagine dell'assemblea liturgica, che raduna, intorno allo stesso Signore ed al suo sacrificio redentore, uomini e donne di tutte le condizioni e di tutte le vocazioni, le attività specifiche dei laici si armonizzano in un'opera comune. Aiutare ad assicurarne l'unità è evidentemente uno dei vostri compiti principali.

Da una parte, l'impegno dei fedeli laici si colloca nel quadro generale delle Chiese particolari; essi partecipano alla vita delle diocesi e delle parrocchie, assumono le proprie responsabilità nei consigli pastorali, nei servizi caritativi, negli organismi di apostolato o di educazione; ed è bene che il valore del loro operato in tutti questi campi sia ben riconosciuto. D'altra parte, alcune associazioni raggruppano i fedeli seguendo diversi criteri di appartenenza sociale, di spiritualità più definita, di metodo di apostolato, di itinerari di formazione, di stile di vita comune. Il vigore di molti movimenti ecclesiali, spesso di recente formazione, è un bene prezioso per la Chiesa.

Il vostro Consiglio ha in particolare il compito, in unione con i Vescovi interessati, di vegliare sulle scelte necessarie per favorire al tempo stesso la crescita di ciascuno secondo la propria vocazione e l'unità fraterna di tutti. L'Esortazione Apostolica Christifideles Laici ha enunciato i principali "criteri di ecclesialità" che consentono di riconoscere la legittimità delle associazioni di fedeli; la vostra riflessione a questo proposito permetterà di farli ben comprendere e di applicarli per il bene delle persone e il progresso dell'evangelizzazione.


4. Il vasto giro d'orizzonte che vi impegnerà nel corso della vostra assemblea, vi porterà indubbiamente a prendere anche in considerazione i molteplici campi in cui i fedeli laici devono manifestare le loro convinzioni ed offrire la loro testimonianza, in funzione della loro condizione prettamente secolare. Sono questi veri mondi che vorremmo vedere illuminati dal messaggio cristiano. Penso a quelli della famiglia, della cultura, al mondo dell'economia - quello dei lavoratori e degli imprenditori -, al mondo della scienza e della tecnica, a quello delle comunicazioni sociali. Ne faccio solo un accenno; alcuni problemi vengono affrontati, dal punto di vista della Santa Sede, da dicasteri specializzati. Ma è bene che voi gettiate uno sguardo d'insieme sulla presenza cristiana nel mondo di oggi, cui sapete quale importanza abbia dato il Vaticano Secondo. Poiché si tratta di andare "in tutto il mondo" e predicare "il Vangelo ad ogni creatura" (cfr. Mc 16,15 Mt 28,19), di radicare la Chiesa in tutti gli ambiti della vita, di irradiare la carità senza porle frontiere.


5. Cari amici, nel concludere il mio indirizzo necessariamente breve, vorrei ringraziarvi di nuovo per la vostra partecipazione alla missione della Santa Sede.

Ci troviamo qui in uno straordinario luogo d'incontro. I dicasteri hanno dei compiti di discernimento, e talvolta di arbitraggio, essi hanno anche un ruolo di iniziativa e di promozione. A questo riguardo, vorrei sottolineare la felice attività del vostro Consiglio nei confronti dei giovani, in particolare per le Giornate Mondiali che hanno già portato frutti; voi potete testimoniarlo.

Vi incoraggio a proseguire le vostre riflessioni e le vostre azioni per affermare il vigore e l'universalità della missione dei fedeli laici di tutta la Chiesa, nell'unità e nella diversità dell'unico Corpo di Cristo.

Nell'esprimervi la mia cordiale simpatia, vi affido a Maria, Madre della Chiesa, la Vergine dell'attesa e della speranza. Su voi, sulle vostre famiglie e su tutti i vostri collaboratori, invoco con fervore la Benedizione del Signore.

(Traduzione dal francese)

Data: 1990-11-23

Venerdi 23 Novembre 1990

A un'associazione internazionale di fedeli laici teresiani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Senso ecclesiale e disponibilità nel servire la Chiesa

E' per me motivo di gioia ricevere questa mattina la direzione generale, il consiglio direttivo e il gruppo dei rappresentanti dell'Istituzione Teresiana in questo momento significativo per la sua vita e missione evangelizzatrice. La chiamata del suo fondatore, il servo di Dio Pedro Poveda, per promuovere una presenza umanizzatrice e trasformatrice dei cristiani nel mondo, sarà senza dubbio fonte di fecondità e audacia apostolica.

La testimonianza di santità e realizzazione impegnata della vocazione teresiana della serva di Dio Josefa Segovia, fedele collaboratrice dei lavori dell'Istituzione, deve essere uno stimolo particolarmente incoraggiante per tutti i suoi membri. E' consolante vedere che l'Istituzione Teresiana collabora, in modo qualificato, alla missione evangelizzatrice della Chiesa. I suoi membri sono uomini e donne che, secondo la loro vocazione specifica e la modalità dei loro compiti, realizzano nei diversi campi educativi, culturali e professionali, la vocazione cristiana dei fedeli laici nel mondo, "come i primi cristiani", nel desiderio del fondatore. L'"intuizione protetica" di Pedro Poveda - come ebbi occasione di ricordare durante la mia visita al santuario di Covadonga -, la sua speciale attenzione ai segni dei tempi, esige oggi dall'Istituzione Teresiana uno speciale dinamismo apostolico.

Nella mia recente esortazione apostolica "Christifideles Laici" ho invitato tutti i secolari ad accogliere con rinnovato entusiasmo "l'appello di Cristo a lavorare nella sua vigna, a prendere parte attiva, consapevole e responsabile nella missione della Chiesa in quest'ora magnifica e drammatica della storia, nell'imminenza del terzo millennio" (CL 3).

A un'Istituzione chiamata nelle circostanze attuali a essere segno e fermento del regno di Dio, nelle mediazioni educative e culturali, lo Spirito Santo concederà, senza dubbio, la capacità di testimonianza che esige la vostra vocazione. Pedro Poveda ve lo chiede anche con le parole dell'apostolo: "Comportatevi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto" (Ep 4,1).

Una vocazione e una missione con tali esigenze reclama di seguire Cristo vivo con una consegna e una vicinanza personali. La vostra spiritualità rinnova la chiamata della Chiesa a cimentare la vostra vita in Gesù Cristo, la pietra angolare, a lasciarvi illuminare dalla Parola, a un'intensa vita sacramentale, specialmente eucaristica, e a una vita di amore fraterno. L'amore e la fiducia filiale con cui invocate Maria deve continuare a essere una caratteristica peculiare dell'Istituzione Teresiana. La preghiera e lo studio sono spazi privilegiati della vostra vita quotidiana.

Il modo di vivere, caratteristico della vostra Associazione - che si ispira al mistero dell'Incarnazione - e la vostra esperienza educatrice, vi prepara a cooperare nella formazione del laicato, per potenziare i valori cristiani della famiglia, per essere presenti, in modo creativo, nel mondo della scuola e dell'università. Per questo, invito tutti i membri dell'Istituzione Teresiana, a fare loro il profondo senso ecclesiale, la disponibilità nel servizio alla Chiesa e la totale fedeltà ai suoi orientamenti e insegnamenti.

Con la fiducia che la tappa della storia della vostra Associazione che ora iniziate, sarà particolarmente segnata dal compromesso evangelizzatore e dalla rinnovata chiamata alla santità, imparto ai presenti e a tutti i membri dell'Istituzione Teresiana la mia benedizione apostolica.

Data: 1990-11-23

Venerdi 23 Novembre 1990

Ai vescovi vietnamiti in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Sia riconosciuto il ruolo che compete alla Chiesa nella società

Cari fratelli nell'Episcopato,


1. E' per me una grande gioia rivedervi per un incontro comune in questi giorni tanto importanti per la Chiesa in Vietnam. Ci è infatti possibile commemorare insieme l'istituzione della gerarchia cattolica nel vostro Paese, trent'anni fa, e celebrare i santi martiri che ho avuto il privilegio di canonizzare nel 1988.

In questo modo, il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli martiri che hanno fondato la Chiesa di Roma coincide con la celebrazione dei martiri che hanno fecondato la Chiesa in Vietnam. E' emozionante pensare che vivete il vostro ministero episcopale sotto il patronato di questi martiri. Possa il vostro viaggio a Roma, per un incontro regolare che non era stato possibile se non a pochi delegati cinque anni fa, essere al tempo stesso una tappa spirituale di conforto ed uno stimolo per la vostra azione spirituale! Nell'accogliervi fraternamente, vorrei esprimervi tutta la calorosa stima del Successore di Pietro per la Chiesa che è in Vietnam, per la sua fedeltà nella fede, nella pietà, nella carità fraterna. I Vescovi riuniti in Sinodo lo scorso mese hanno già manifestato questi sentimenti di ammirazione e di profonda comunione; li esprimo a voi di nuovo, con emozione e vi chiedo di renderne partecipi i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i laici delle vostre diocesi, poiché le loro prove li rendono tanto più presenti nella mia preghiera di ogni giorno.


2. La vostra visita si svolge pochi giorni dopo il ritorno della missione guidata dal Cardinale Etchegaray in Vietnam. Come sapete, si trattava della prima visita di una delegazione ufficiale della Santa Sede in Vietnam, per trattare con le Autorità governative competenti alcuni dei problemi più importanti e più urgenti che la Chiesa deve fronteggiare nel vostro Paese.

In un clima di mutuo rispetto, di comprensione e di buona volontà, si è aperto un dialogo beneaugurante per l'avvenire. Il cammino sarà ancora lungo e non mancheranno le difficoltà, ma sembra che questo sia il buon cammino. Auspico, quindi, che, in un prossimo avvenire, la Chiesa vietnamita veda sempre più riconosciuto il ruolo che le spetta nella società. La comunità cattolica del vostro Paese, che ha contribuito alla sua indipendenza in passato, desidera oggi lavorare per il bene dei suoi compatrioti e per la ricostruzione del Paese, attraverso l'apporto di tutti i suoi membri, dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose e dei laici; e io so che essa lo fa già con generosità, discrezione e fedeltà. Nessuno può dubitare che i cattolici non siano veramente pronti a porsi al servizio dei poveri, dei diseredati, dei malati, nella prospettiva di una società di giustizia, di amore e di benessere.

Siate certi che la Santa Sede farà tutto quanto da lei dipenda perché questi primi passi nel dialogo possano condurre ad un'intesa che porti dei frutti durevoli per il bene della Chiesa in Vietnam.


3. Mi avete spiegato l'adempimento dei vostri compiti pastorali. E desidero qui rinnovare la testimonianza della mia stima per voi che portate un onere talvolta molto pesante. Vi incoraggio vivamente a continuare sulla via esigente ma bella della vostra missione di successori degli Apostoli. Le vostre comunità sanno che possono contare in ogni momento sulla vostra dedizione di padri nella fede; voi che presiedete alla carità che ha la sua fonte in Dio stesso.

A questo riguardo, vorrei portare la vostra attenzione sulla missione che spetta alla Conferenza Episcopale in quanto tale; essa vi aiuterà ad affermare l'unità delle diocesi nelle diverse regioni del Paese. Insieme, voi potete fornire a voi stessi un prezioso sostegno mutuo, per meglio assumere le vostre responsabilità pastorali ed entrare in un dialogo costruttivo con i responsabili della società. La creazione di diverse commissioni e il lavoro continuo che la vostra attiva collaborazione consentirà contribuiranno ad approfondire la vostra riflessione sui segni dei tempi, sui bisogni spirituali dei fedeli, sull'animazione liturgica, i mezzi di formazione da predisporre. La vostra Conferenza Episcopale, con le sue diverse istanze, vi consentirà di meglio inserire la Chiesa nella Nazione. La vostra fiduciosa collaborazione vi aiuterà a creare le migliori condizioni per lo sviluppo della vita interna della Chiesa, e per l'adempimento dei servizi che essa desidera rendere al popolo vietnamita; poiché i suoi membri fanno parte di questo popolo e sono ad esso sinceramente attaccati, in un'epoca in cui bisogna pacificare la sequela di sofferenze del passato e ricostruire una vita comune degna del nobile retaggio ricevuto dai vostri antenati.


4. Il mio pensiero si rivolge ai sacerdoti delle vostre diocesi, in particolare verso coloro che invecchiano e continuano ad assicurare un importante ministero, verso coloro che sono ancora costretti a non esercitare il loro sacerdozio.

Vogliate dire a tutti, anziani e più giovani, che desidero rendere loro un omaggio fervido per la loro fedeltà alla propria vita sacerdotale, per la loro costanza nel tempo della prova, per la loro devozione alle proprie comunità che giunge in molti casi fino all'estremo limite delle umane possibilità. Che il Signore li sostenga; Egli ricompensa i buoni servitori che ha preposto ai suoi misteri (cfr. 1Co 4,1).

I sacerdoti, di cui voi conoscete la fedeltà ai loro impegni e lo zelo pastorale, saranno i primi a ricevere con gratitudine il frutto della riflessione delle commissioni episcopali e le direttive dei loro propri Vescovi. Nei vostri quotidiani contatti, vegliate sul miglior coordinamento delle loro attività e date loro, al tempo stesso, la possibilità di un rinnovamento spirituale e della formazione permanente di cui hanno bisogno. Per questo, auspico che possiate costituire ed animare le diverse istanze di concertazione previste dalla Chiesa.

Ma, al di là degli inquadramenti formali e malgrado le gravi difficoltà cui vi urtate, è importante soprattutto che i sacerdoti abbiano la possibilità di rinnovare il loro approccio alle Sante Scritture, la riflessione teologica e pastorale che nutre il loro ministero quotidiano.

Avete naturalmente la preoccupazione della loro sostituzione, poiché il vostro clero, troppo scarso e invecchiato, non può bastare per i compiti. Grazie alla generosa vitalità del popolo di fedeli, molti giovani sentono l'appello a consacrare la loro vita al Signore nel sacerdozio. Per quanto riguarda i seminaristi che hanno già compiuto la loro preparazione, bisogna sperare che possano essere liberamente ordinati dai propri Vescovi ed iniziare al più presto il loro ministero. Voi avete soltanto quattro seminari; altri due devono essere aperti nel centro del paese; auguro vivamente che nessun ostacolo si frapponga a questo e che voi possiate ricevere in queste case, senza limitazioni di numero, i candidati che presentino i requisiti necessari. Un sacerdote correttamente formato è un bene per la Chiesa ed anche un prezioso dono per il popolo che egli ha la missione di servire ed auguro quindi che voi riusciate a preparare i padri spirituali ed i professori di cui i candidati al sacerdozio hanno bisogno, inviando all'estero i sacerdoti che voi desiderate assumano questi compiti, per far loro acquisire le competenze necessarie nei migliori centri universitari. Allo stesso modo, spero anche che non vi manchino i mezzi per realizzare la pubblicazione delle opere religiose necessarie ai seminaristi ed all'insieme del popolo di Dio.


5. Mi avete detto quanto apprezzate la generosità dei religiosi e delle religiose che, nonostante le difficoltà, hanno saputo restare al servizio dei loro fratelli e sorelle nella semplice ed eloquente fedeltà ai loro voti e alla loro consacrazione a Dio. Dite loro che ringrazio il Signore con voi per tutto quello che essi danno alla Chiesa ed al vostro popolo, associando in questo i membri degli Istituti laici ai religiosi.

Seguendo i loro carismi propri, i religiosi e le religiose possono svolgere un ruolo considerevole nella vita pastorale ed anche nei diversi servizi educativi o caritativi ai quali la Chiesa ha sempre partecipato attivamente, nel quadro delle sue proprie istituzioni o integrandosi a quelle della Nazione. So che da voi, i religiosi e le religiose si mostrano disponibili ad assicurare i compiti d'insegnamento, dei servizi sanitari e di altre missioni di ordine sociale. E' una maniera molto apprezzabile di contribuire al bene del loro popolo, alla ricostruzione di questo Paese che ha bisogno della dedizione di tutti i suoi figli. Lavorando al bene comune, stimolati dallo spirito del Vangelo, essi mostrano e mostreranno concretamente che i cristiani sono solidali con tutti i loro fratelli. La Chiesa non chiede privilegi, ma che le venga accordata la libertà di servire il Paese con tutte le sue capacità.

E' da desiderare che le diverse Congregazioni religiose abbiano la possibilità di accogliere le vocazioni e di formare bene i novizi. Per questo, esse hanno bisogno di poter aprire senza difficoltà case di formazione. D'altra parte, esse dovrebbero aver la libertà d'inviare i loro membri nei luoghi ove essi sono attesi, conformemente alla mobilità e alla disponibilità che hanno sempre caratterizzato la vita dei religiosi apostolici. Non si può che auspicare il felice sviluppo della vita religiosa in Vietnam che ha già prodotto tante belle vocazioni.


6. Le circostanze hanno portato i laici non soltanto ad un fervore più grande nella pietà e nella frequentazione dei sacramenti, ma anche a sviluppare la loro attiva partecipazione alla missione ecclesiale. Essi sono stati, sovente in condizioni molto difficili, veri testimoni della fede, condividendo generosamente la loro esperienza spirituale, assicurando la formazione catechistica dei giovani e degli adulti. Possano trovare la loro ricompensa nel vigore della fede e della speranza vissute dalle loro comunità! Vi potete aspettare molto dai laici, dalla loro partecipazione responsabile alla vita della Chiesa, dalla loro maniera di vivere con semplicità le esigenze evangeliche nella loro vita familiare e professionale e nell'insieme dei servizi resi al bene comune. L'insegnamento del Concilio Vaticano II e quello che è stato reso dopo, insistono sull'importanza della "consecratio mundi" che è particolarmente a carico dei fedeli laici e rappresenta la loro prima forma di testimonianza. Con i profondi cambiamenti che sta conoscendo la società in tutti i paesi, è importante che i laici siano aiutati a progredire nella loro visione cristiana delle realtà sociali, nel loro apprezzamento dei criteri della vita morale e della giustizia, nel rispetto della verità, nella loro resistenza ad ogni sorta di corruzione, nell'espressione personale e comune della fede. Spero che possiate porre in essere delle iniziative adeguate affinché i laici continuino la loro formazione cristiana e ricevano un appoggio proporzionato al loro ruolo nella Chiesa.


7. Lo avete previsto, nel pensare ai diversi gruppi di persone che compongono le vostre Chiese particolari e nell'evocare la loro missione, avevo sempre presente allo spirito l'insegnamento del Concilio Vaticano II che ha tanto vivamente proiettato la luce di Cristo sulla Chiesa. La vostra missione s'illumina se la concepite come la messa in atto dello slancio dato dal Vaticano II. Ricordero in particolare il Sinodo Straordinario del 1985, cui partecipo il compianto Cardinale Trinh Van Can, che ha ben valorizzato le intuizioni essenziali del Concilio, in particolare la sua insistenza sull'ecclesiologia della comunione cui bisogna incessantemente ispirarsi.

In questo spirito, mostrate ai vostri fratelli sempre meglio che la Chiesa, Corpo vivo di cui Cristo è il Capo, è segno e strumento di unione e di riconciliazione. Esortate tutti i fedeli - sacerdoti, religiosi e laici - ad assumere la loro parte di responsabilità, grazie ad una costante concertazione, in cui voi esercitate il ministero apostolico. E' condividendo esperienze ed opinioni, che tutti imparano a porsi veramente a servizio dell'uomo e della società. Che si ritrovino i fondamenti di un'autentica concezione dell'uomo, aperto alla trascendenza, illuminato dalla fede sulla propria condizione, guidato nel suo lavoro e nella vita con gli altri dalla dottrina morale e sociale della Chiesa, fratello per tutti gli uomini, figlio creato e salvato da Dio.


8. Cari fratelli, coinvolgete tutto il popolo di Dio che vi è affidato in un movimento di fervida preghiera perché esso accolga la grazia del Salvatore e prenda le vie della santità. Con umiltà, sincerità, disinteresse, sappiano i fedeli irradiare la luce ricevuta con il Battesimo, l'amore condiviso nell'Eucaristia! Operino per il rinnovamento della loro Chiesa e del loro Paese, in uno spirito di riconciliazione, tra cattolici la dov'è necessario; tra cattolici e compatrioti di convinzioni diverse là dove si sono rafforzate delle opposizioni. Che non vi sia amarezza tra fratelli e sorelle di uno stesso popolo! Siano tutti aperti alla novità del Vangelo e alla speranza di un mondo riconciliato nella pace!


9. Al termine di questo incontro, vorrei semplicemente ripetervi quanto il Successore di Pietro vi sia vicino. Nonostante i nostri incontri siano stati pochi, lungo gli anni, la nostra comunione è forte e la nostra solidarietà profonda. E voi potete contare sui sentimenti fraterni dell'insieme dei Pastori e dei fedeli della Chiesa.

Con voi, invoco l'intercessione di San Pietro e di San Paolo e quella dei santi Martiri del Vietnam per la Chiesa nel vostro Paese. Affido essa in particolare alla meditazione materna della Santissima Vergine Maria. E di cuore invoco su voi stessi, sui sacerdoti, sui religiosi, le religiose e i fedeli delle vostre diocesi l'aiuto benefico della Benedizione del Padre di ogni amore, del Figlio incarnatosi per la nostra salvezza, dello Spirito di luce e di carità.

(Traduzione dal francese)

Data: 1990-11-24

Sabato 24 Novembre 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Lettera al card. Szoka- Città del Vaticano (Roma)