GPII 1990 Insegnamenti - A mons. Angelo Sodano - Città del Vaticano (Roma)

A mons. Angelo Sodano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Documento di nomina del pro-segretario di Stato

Al venerato fratello mons. Angelo Sodano, arcivescovo titolare di Nova di Cesare.

Avendo accolto la rinuncia del signor card. Agostino Casaroli dall'ufficio di Segretario di Stato, e dovendo provvedere alla scelta del successore, il mio pensiero è corso a lei, venerato fratello, come a persona particolarmente preparata per assumere l'importante e delicato incarico. Le doti di intelletto e di cuore, la comprovata saggezza nella valutazione delle umane vicende, la viva sensibilità per le finalità pastorali dell'azione della Chiesa nel mondo, la vasta esperienza accumulata nei lunghi anni di servizio alla santa Sede, in varie Rappresentanze Pontificie e nella Segreteria di Stato, in particolare come segretario per i Rapporti con gli Stati, la rendono idoneo al nuovo e grave ufficio, che immediatamente associa chi lo esercita alle quotidiane sollecitudini del successore di Pietro.

Le affido, pertanto, il compito di pro-segretario di Stato, intendendo con ciò esprimerLe, da una parte, grato apprezzamento per i servizi finora resi sia ai miei predecessori che a me personalmente, e manifestare, dall'altra, piena fiducia nelle qualità che ella possiede per svolgere in modo adeguato le nuove mansioni. Sono certo, infatti, di poter trovare in lei un valido cooperatore che saprà secondare e sostenere l'assillante lavoro che la "sollecitudine per tutte le Chiese" (2Co 11,28) comporta.

Mentre elevo al Signore una speciale preghiera, perché Le sia accanto con la luce e la forza della sua grazia a prevenire, accompagnare e coronare di frutti la futura sua attività, Le imparto di cuore, in segno di vivo affetto, la benedizione apostolica.

Dal Palazzo apostolico, 1° dicembre 1990.

Data: 1990-12-01

Sabato 1 Dicembre 1990

A un convegno sulla "Rerum Novarum" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La formazione professionale è strumento prezioso per diffondere la visione cristiana del lavoro

Carissimi fratelli e sorelle.


1. Sono lieto di porgere il mio affettuoso saluto a tutti voi, riuniti a Roma per il Convegno Nazionale "Formazione professionale e solidarietà sociale, nel centenario della "Rerum Novarum"", durante il quale avete avuto modo di approfondire le ragioni spirituali e culturali che vi spingono a rinnovare il vostro impegno educativo.

Sono particolarmente grato a mons. Santo Quadri, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro della CEI, che ha avviato un programma ricco di iniziative per celebrare significativamente il centenario della "Rerum Novarum", un documento fondamentale per lo sviluppo della dottrina e della pastorale sociale della Chiesa nel nostro tempo.

L'odierno contesto storico è molto diverso da quello a cui faceva riferimento la "Rerum Novarum", ma non sono meno impegnativi, per le coscienze di tutti i cristiani e per l'intero genere umano, i problemi e le sfide che ci vengono dalle circostanze del momento presente.

Abbiamo il compito di mettere in esse il lievito del Vangelo, per orientarle al progetto divino sull'uomo e sul creato. Confido nel vostro impegno formativo, motivato e sostenuto dall'ispirazione evangelica, con riferimento alla dottrina sociale della Chiesa, per la crescita umana e spirituale dei lavoratori, specialmente dei giovani che si preparano a entrare nel mondo del lavoro.

Voi certamente li formerete a una concezione cristiana della società e del lavoro, contemperando il loro inserimento nelle attività produttive con lo sviluppo delle loro risorse morali e spirituali, in modo che la loro vita sia vissuta con la dovuta dignità.


2. Dall'attuale complessità delle esperienze del lavoro emergono esigenze sempre più forti di un ricupero e di una riscoperta del significato umano del lavoro, in primo luogo del suo valore spirituale e morale.

Quanto più si diversificano i luoghi delle esperienze umane, tanto più aumentano le difficoltà degli uomini del nostro tempo a ricondurre a unità di senso le varie esperienze che essi fanno nei diversi luoghi, dove la loro vita sociale e lavorativa si sviluppa. L'unico senso unitario spesso viene dato, purtroppo, da interessi di tipo esclusivamente materiale, ciò spiega perché il lavoro non viene considerato luogo e mezzo di perfezionamento della propria personalità, ma viene svuotato del suo valore intrinseco.

E' una situazione, questa, che richiede un'accurata analisi circa i tempi, i modi, i luoghi e i prodotti del lavoro umano nella società del benessere, per comprenderne i disagi, le inquietudini, le ingiustizie, e, quel che più conta, le speranze soffocate e che fanno esplodere le contraddizioni della concezione materialistica ed economicistica.


3. Dalla "Rerum Novarum" a oggi la dottrina sociale della Chiesa ha sempre riproposto il valore del lavoro a partire dal valore dell'uomo: il lavoro, cioè, non consiste in un rapporto esclusivo con le cose, ma prende significato dal fatto che, attraverso l'agire sulle cose, contribuisce in maniera determinata alla realizzazione della persona e alimenta rapporti di solidarietà tra gli uomini e degli uomini con il creato.

Una nuova cultura del lavoro è possibile a partire dalla riscoperta di questo significato integrale del lavoro, che ho proposto nella lettera enciclica "Laborem Exercens", distinguendo tra senso oggettivo e senso soggettivo del lavoro. L'uomo lavoratore è, nella prospettiva cristiana, un collaboratore della creazione, un realizzatore del piano di Dio.

I cristiani, dunque, ricchi della propria fede, animati dalla loro speranza, testimoni di carità, possono portare una consapevolezza e una coscienza nuova, anche se antica, nel lavoro e nella sua collocazione all'interno della vita sociale, coltivando e approfondendo le loro competenze, mossi dallo Spirito che è principio di vita.

In questa prospettiva la formazione professionale appare uno strumento educativo prezioso per la trasmissione e la diffusione della visione cristiana della vita e del lavoro; richiede la generosa disponibilità di quanti vi operano, esige la collaborazione delle famiglie, l'attenzione degli imprenditori, e l'impegno pastorale delle diocesi e delle parrocchie.

Il vostro servizio formativo non può limitarsi a fornire delle qualifiche tecniche; deve coltivare, insieme alle competenze professionali, le virtù del lavoratore, che rendono i vostri allievi uomini preparati e responsabili, cristiani ricchi di doti morali, spirituali e religiose, capaci di affrontare l'esperienza del lavoro come scelta vocazionale volta a costruire insieme la dimora terrena degli uomini, senza mai perdere di vista la chiamata definitiva ed eterna.


4. Auspico che all'impegno dei vostri Enti sia sempre riservata congrua attenzione, sia da parte dell'iniziativa privata che da parte delle pubbliche istituzioni, a cui compete la funzione di sostegno, di disciplina e di complemento delle vostre attività.

Ben a proposito avete affrontato le problematiche connesse all'impegno di formazione professionale nell'orizzonte della solidarietà. I giovani che la società emargina, compresi i numerosissimi immigrati e quelli che sono schiavi di pericolose devianze, devono essere inoltrati sulla strada del lavoro, affinché il valore della loro umanità venga promosso e rispettato. La formazione professionale è, inoltre, un efficacissimo strumento per la cooperazione tra Paesi ricchi e Paesi poveri.

Colgo volentieri l'occasione di questo incontro per esortarvi a perseverare generosamente nel vostro impegno di educatori. Vi accompagno con l'affetto e con la preghiera, affinché il Signore avvalori i vostri propositi e li renda fecondi di frutti di bene, e di cuore vi imparto l'apostolica benedizione.

Data: 1990-12-01

Sabato 1 Dicembre 1990

A dirigenti e lavoratori delle "Generali Assicurazioni-Venezia" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Testimoni di solidarietà per una società rispettosa di ogni uomo




1. Sono lieto di accogliervi, signori dirigenti e dipendenti della Compagnia delle Assicurazioni Generali, convenuti a Roma dalle diverse sedi d'Italia e vi ringrazio per la vostra visita. Saluto il signor presidente, avvocato Enrico Randone, che ringrazio per il gentile indirizzo rivoltomi. Con lui saluto i membri del Consiglio Amministrativo, gli organizzatori di questo incontro, e tutti voi qui presenti, con un cordiale pensiero ai vostri colleghi e alle vostre famiglie.


2. Profitto di questa circostanza per esprimervi il mio vivo compiacimento per le iniziative culturali, da voi generosamente promosse, tra le quali sottolineo quelle riguardanti temi cari alla fede cristiana. Come non ricordare, ad esempio, il documentario mariano dal titolo "Maria, preghiera della Chiesa"? Ripercorrendo l'evoluzione dell'immagine iconografica della Madre di Dio nel corso dei secoli, dalle più antiche alle più moderne espressioni artistiche, esso mette in luce il provvidenziale ruolo della Vergine nella storia dell'umanità e invita alla riflessione e alla preghiera.

Di singolare importanza è anche la partecipazione delle "Generali" sia al restauro della Basilica di santa Maria Maggiore, primo insigne tempio dell'Occidente dedicato alla Madre di Dio, come pure alla recente mostra, qui in Vaticano, su Michelangelo e la Sistina.


3. Fondata nel 1831 a Trieste, la vostra Compagnia si è sempre più estesa in Italia e all'Estero impegnandosi a sviluppare, accanto alle molteplici attività assicurative, lodevoli iniziative di formazione e di promozione culturale, di salvaguardia del patrimonio artistico, di solidarietà sociale e di rispetto per la dignità umana. Vorrei ricordare, in particolare, l'istituzione di borse di studio per corsi post-universitari di perfezionamento e di specializzazione nelle diverse scienze, la collaborazione con l'Istituto Europeo di Oncologia per la ricerca e studi sui tumori, il sostegno per i nuovi progetti informatici a favore degli handicappati, l'aiuto offerto per il restauro e il ricupero conservativo di edifici di interesse storico e il supporto a numerose esposizioni d'arte.

Tutto ciò è prova dell'impegno da voi dispiegato per contribuire a rendere la nostra società sempre più attenta all'uomo e alla cultura, aperta e pronta alla cooperazione e alla solidarietà. Impegno, questo, prezioso e costante che si avvale della collaborazione generosa di ognuno di voi, dirigenti e dipendenti anziani.


4. Desidero, pertanto, esortarvi e incoraggiarvi su questa strada di attenzione ai problemi del nostro tempo e di amore per la cultura e l'arte. Siate nel vostro lavoro e nella vostra vita testimoni di solidarietà. La solidarietà è il volto concreto dell'amore, è ansia di autentico progresso umano nella giustizia e nella pace. Essa è indispensabile per costruire una società rispettosa di ogni essere umano. La solidarietà suppone compartecipazione nella chiarezza, riconoscimento delle capacità di ciascuno, fiducia reciproca, rettitudine e trasparenza nell'assunzione delle responsabilità.

Illustri signori, non vi stancate mai di ricercare quella crescita culturale e spirituale, che si ispira alla valorizzazione dell'uomo e all'ascolto delle esigenze che scaturiscono dal Vangelo. Con questi sentimenti invoco su tutti la protezione divina e vi imparto la benedizione apostolica, estensibile a quanti vi sono cari.

Data: 1990-12-01

Sabato 1 Dicembre 1990

L'Angelus in piazza San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La speranza di un autentico rinnovamento si fonda sul Vangelo

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Oggi inizia l'Avvento, che la Chiesa celebra nella sua liturgia come una stagione di attesa, di riflessione e di speranza. Alla venuta di Cristo nella storia con l'incarnazione farà seguito il suo ritorno glorioso al termine del tempo presente, ma tra il primo e il definitivo suo avvento egli non cessa di venire spiritualmente nell'esistenza di ogni credente. Verrà, poi, per ciascuno nell'ora della morte. Per questo nell'Avvento, più che in ogni altro periodo dell'anno, suona appropriata l'invocazione dell'Apocalisse (22,20): "Vieni, Signore Gesù".

Si vive nell'attesa: attesa pensosa, talora preoccupata per le sorti dell'umanità; attesa che si fa aspirazione a un profondo rinnovamento della nostra condizione umana. Sono, infatti, molti coloro che si pongono il problema di un ricupero di moralità nei costumi personali, familiari e sociali, e negli stessi rapporti economici e politici. Sembra di essere a un versante decisivo della storia, al punto di passaggio tra un prima e un dopo che riveste il presente di straordinaria rilevanza spirituale: quasi un nuovo tempo d'Avvento, nel quale occorre far pervenire a tutti il Vangelo della conversione e della speranza.


2. Siamo in un momento anche di straordinaria rilevanza sociale, che richiama periodi precedenti, caratterizzati da singolari tensioni. Al chiudersi del secolo scorso, Leone XIII si rivolse alla Chiesa e al mondo intero con l'enciclica "Rerum Novarum", della quale il prossimo 15 maggio celebreremo il centenario. Era anche quello un tempo d'Avvento, come ben percepiva Papa Leone, il quale sottolineava il crescente desiderio dei popoli di un cambiamento non solo nell'ordine "politico" ma anche in quello "sociale": "L'ardente brama di novità ("rerum novarum cupido") - egli annotava - che da tempo ha incominciato ad agitare i popoli, doveva naturalmente dall'ordine politico passare nell'ordine connesso dell'economia sociale".

A un secolo di distanza, nel mondo del lavoro molte cose sembrano cambiate in meglio, ma permangono tuttora motivi, anche gravi, di tensione e di conflitto.


3. Su ciò rifletteremo negli incontri meridiani delle prossime domeniche, preparandoci alla ricorrenza giubilare dell'enciclica.

Siamo convinti che la speranza di un autentico rinnovamento sociale, anche per la fine di questo secondo millennio cristiano, non può non fondarsi sul Vangelo di Cristo. E' un "messaggio d'Avvento", che vorremmo formulare con le parole stesse di Leone XIII: "Si persuadano tutti quanti della necessità di tornare alla vita cristiana, senza la quale gli stessi accorgimenti reputati più efficaci risulteranno scarsi al bisogno".

Infonda Maria santissima negli animi questa salutare persuasione e faccia si che lo scorcio di millennio, che stiamo vivendo, possa registrare un significativo progresso verso la giustizia e la pace.

Data: 1990-12-02

Domenica 2 Dicembre 1990

Alla parrocchia di S. Ambrogio - Valle Aurelia (Roma)

Titolo: Maggiore impegno perché tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità

(Agli abitanti del quartiere:) Sia lodato Gesù Cristo. Cari fratelli e sorelle, saluto tutta la vostra comunità della parrocchia di Sant'Ambrogio, saluto tutti i presenti ma anche coloro che in questo momento non sono qui. Il vostro parroco nel suo saluto ha toccato l'essenziale di questa visita, l'essenziale anche della missione di Roma.

Essenziale è la fede, il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci avvicinare di più a lui e così confermare la fede dell'umanità, delle generazioni successive. E poi ha detto a Pietro: conferma i tuoi fratelli. Ma questo sempre in forza della conferma fondamentale che viene da lui, dal Figlio di Dio fattosi uomo. Poi il vostro parroco, come anche la signora che ha parlato dopo di lui, come vostra rappresentante, ha toccato un altro problema essenziale: questo è amore o carità.

Un poeta polacco dice così: se tu dici Roma, l'eco ti risponde Amor. Perché sono le stesse sillabe solamente lette dalla fine all'inizio. Molte volte mi sono domandato perché Pietro è voluto venire qui. Naturalmente ci sono molte spiegazioni possibili, sicuramente era l'impulso dello Spirito Santo, il Signore lo ha guidato. Ma forse è venuto anche con l'intuizione che qui deve essere il centro dell'amore. così hanno interpretato la missione di Pietro i Padri della Chiesa più rappresentativi, più autorevoli. Questa è la missione di Roma: fede e carità. Questo binomio essenziale, non solamente a Roma ma dappertutto, per la missione della Chiesa generata dalla missione di Gesù Cristo, deve avere la sua espressione concreta nel nostro incontro. Come conferma di questo binomio abbiamo qui questa ambulanza, dono dell'amore, dono della fede e dell'amore. Vi ringrazio a nome della comunità ospedaliera e universitaria del Policlinico "Gemelli", qui rappresentati dagli esponenti più autorevoli. Vi ringrazio per questo dono, per questa espressione della vostra fede e del vostro amore. All'inizio del periodo di Avvento questo ha un suo specifico valore.

Per concludere, appunto perché ci troviamo all'inizio dell'Avvento e ci stiamo avvicinando rapidamente verso la solennità del Natale, voglio dire a tutti: "buon Natale". Questo augurio è molto ricco di contenuti. Dobbiamo sempre pensare a questa ricchezza di contenuti perché c'è un po' il pericolo di dimenticare il grande e ricco contenuto dell'espressione "buon Natale". Vi auguro "buon Natale" con tutta la ricchezza e la profondità di contenuti di questa parola e offro una benedizione a tutti i presenti.

(Ai bambini:) I ragazzi mi hanno fatto due domande. Prima hanno parlato i bambini dell'asilo: com'era bella la loro filastrocca! Loro sanno parlare non solamente con le parole ma anche con i gesti, con tutto il loro essere di bambini, infatti una parola molto cara ai bambini dell'asilo è "il bacio". Allora io ho parlato a tutti i bambini con questo bacio e in questo bacio si trova anche il segno di Gesù che amava i bambini. E ha voluto sempre averli vicini a sé. E questo avviene nelle parrocchie, nella vostra parrocchia: i bambini dell'asilo sono numerosi vicino a Gesù. Questo è per me una grande gioia. Poi i ragazzi della scuola mi hanno posto altre due domande, tutte e due riguardano la mia conversione. Prima di dare una risposta vi devo fare una domanda. Sant'Ambrogio, patrono della vostra parrocchia, chi è? Davvero era vescovo, ma dove era vescovo? La Chiesa di Milano si vanta di questo suo vescovo che è diventato molto presto vescovo, essendo prima ufficiale romano. Poi si è convertito. Ancora catecumeno, già cominciava a prepararsi ad essere vescovo, perché la comunità di Milano lo aveva eletto. Ma l'essenziale per la vocazione di sant'Ambrogio è stata la sua conversione a Cristo.

Ora voi mi avete domandato quando ho pensato di diventare sacerdote. E questa è una domanda sulla mia vocazione, certo, ma anche sulla mia conversione, perché quando si decide di voler essere sacerdote ci vuole prima una chiamata di Gesù. Durante la sua vita Gesù faceva questa chiamata con le proprie parole, le parole che si potevano ascoltare con il suono della voce, adesso invece fa questa chiamata con le parole che si sentono interiormente, si sentono nel cuore, nella coscienza. Seguire queste parole vuol dire convertirsi, prendere un cammino che ci porta secondo la parola di Cristo. Per diventare sacerdote questo è essenziale.

Questo è essenziale anche per ogni cristiano. Ogni cristiano è cristiano grazie al sacramento del battesimo e nello stesso tempo diventa "continuamente" cristiano convertendosi, seguendo la parola di Cristo che chiama alcuni al sacerdozio, alla vita religiosa, e chiama tutti ad essere cristiani, a essere buoni cristiani.

Allora io ho sentito questa chiamata, non ero giovane come voi, ma ero studente all'università nei momenti difficili della guerra, della situazione difficile della mia Patria. Al ragazzo che ha fatto la seconda domanda, se fare il Papa è una cosa facile o difficile, vorrei dire soprattutto che per il Papa la cosa più importante è essere sacerdote. Ogni giorno può celebrare la santissima Eucaristia, può pronunciare le parole della consacrazione eucaristica, può farlo nella "persona di Gesù". Le altre cose vengono dopo, come un'ulteriore vocazione, come quella episcopale e quella di vescovo di Roma che è uno dei vescovi del mondo, ma un vescovo speciale a causa dell'istituzione del ministero petrino da parte di Gesù. Allora, più che se è facile o difficile io potrei dirvi solamente che tutte le cose anche difficili con la grazia dello Spirito Santo, con la grazia di Dio diventano tutte possibili, non dico facili ma possibili. Nulla è impossibile a Dio. così ha sentito Maria nel momento della sua vocazione, quando è venuto l'angelo per annunciare la nascita di Gesù e che lei sarebbe diventata madre del Figlio di Dio. Per la grazia di Dio tutto è possibile.

Vorrei concludere queste considerazioni un po' personali con un suggerimento a tutti voi qui presenti, bambini, ragazzi e ragazze, ma anche genitori, suore, maestri, educatori e catechisti. Per tutti la risposta che ho dato alle domande dei ragazzi mi sembra essenziale. Molte cose nella nostra vita, e non solamente nella vita del Papa, possono essere difficili. Certamente ci sono molte cose difficili nella vita di molti uomini e di molte donne. Bisogna sempre guardare a Maria, seguirla come lei ha seguito la parola dell'annunciazione: nulla è impossibile a Dio. Con la grazia di Dio tutto è possibile. così terminiamo questa breve catechesi. Vi ringrazio ancora una volta per questo incontro molto gioioso, un po' tumultuoso, ma questo è un vostro diritto. Sarebbe strano se un incontro con i bambini non fosse tumultuoso.

(L'omelia alla Messa:) "Fa' splendere il tuo volto e salvaci, Signore... Risveglia la tua potenza e vieni in nostro soccorso" (Salmo responsoriale).


1. Cari fratelli e sorelle della parrocchia di Sant'Ambrogio, con questa preghiera di supplica, piena di fiducia e di speranza, la Chiesa si rivolge a Dio, all'inizio dell'anno liturgico, in questa prima domenica d'Avvento. Fate vostra questa preghiera e aprite il cuore al dono dello Spirito che il Signore Gesù, attraverso la Parola e i Sacramenti, "oggi" vuol farvi, per camminare nella fede e nella speranza, verso il compimento del progetto salvifico.

Di questa preghiera, che caratterizza il periodo forte dell'Avvento, vogliamo scoprire il profondo significato, come pure le implicazioni e le conseguenze per la nostra vita di credenti.


2. "Vieni in nostro soccorso". Tale ricorrente invocazione qualifica tutto il tempo di preparazione alle solenni festività del Natale, durante le quali si commemora la prima venuta del Figlio di Dio "nell'umiltà della nostra natura umana" e, simultaneamente, ci proietta verso la seconda venuta del Signore "nello splendore della sua gloria" (Prefazio) alla conclusione della storia.

Questa supplica si fonda e scaturisce da una duplice certezza di fede.

Anzitutto dalla "fedeltà" di Dio, che non si smentisce mai. Egli, infatti, ha compiuto per gli uomini cose grandi e "terribili". La memoria delle opere passate diventa speranza e certezza che egli continua e continuerà a compierle oggi e sempre per coloro che si affidano a lui. "Tu, Signore, sei nostro Padre, da sempre ti chiami nostro Redentore", abbiamo ascoltato nella prima lettura.

Il Dio della Rivelazione è entrato nella storia umana, si è fatto uomo, ha abitato tra noi e tuttora sta con noi, parla ancora ed opera prodigi meravigliosi.

Così è avvenuto con l'antico popolo d'Israele e così avviene oggi per noi e per tutti gli uomini. Dio si mostra come Padre, che rende gli uomini partecipi della sua vita, e come Redentore, che libera dal peccato. Prendere coscienza della propria povertà e del proprio limite e soprattutto della situazione di peccato, in cui l'uomo e l'intera umanità si dibattono, deve costituire un impegno fondamentale del tempo d'Avvento. Ciò comporta, da una parte, l'umile e avvertito bisogno di una salvezza "globale" che solo Dio può dare e, dall'altra, l'abbandono confidente e l'apertura totale al suo dono.

Dio è venuto tra noi, viene "oggi" e verrà alla fine dei tempi per liberare l'uomo dal peccato e per stringere con lui un patto di comunione e di amore.


3. Ma aggiunge ancora la preghiera: "Fa' splendere il tuo volto e salvaci, Signore". Nonostante il peccato, Dio ha esaudito l'invocazione di quanti confidano in lui. Il volto dell'invisibile Dio si è infatti reso visibile in Cristo, suo Figlio, divenuto nell'evento dell'incarnazione "Figlio dell'uomo".

A lui dobbiamo aderire con disponibilità, attenzione e soprattutto con "vigilanza", come ci ricorda il Vangelo appena proclamato. Il discepolo di Cristo che segue il suo Maestro sta alla sua presenza; si impegna per imprimere un nuovo corso alla sua vita e a quella di tutta l'umanità; vive di fede e nella speranza; è attento ai "segni" di questa venuta e pronto ad andare incontro al Signore con le opere buone della verità e della carità.


4. L'esortazione, quindi, che ci viene dall'Avvento è quella di un impegno maggiore, affinché tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità (cfr. 1Tm 2,4). Un tale impegno è anche esigito dal Sinodo pastorale diocesano, che vuole compiere un'analisi accurata della situazione religiosa in cui vivono i cristiani della diocesi di Roma. Occorre prendere atto con realismo che molti, nell'attuale società, caratterizzata, se non dal rifiuto esplicito di Dio certamente dall'indifferenza, non avvertono l'istanza di una salvezza trascendente. Esiste una "domanda religiosa", ma essa può avere sbocchi diversi, che non sempre conducono all'incontro con Cristo, unico e vero Redentore dell'uomo.

Non pochi, appagati dai beni di consumo, soddisfatti del benessere di cui godono, realizzati dal successo che ottengono nel lavoro e nella professione, non avvertono più il bisogno di Dio, rifiutano la proposta esigente del Vangelo, chiudendosi nel proprio egoismo. Occorre allora, da parte della comunità dei fedeli, suscitare la "domanda" di salvezza, ridestare le coscienze addormentate, aprire gli orizzonti esaltanti della vita nuova in Cristo, di una comunione con Dio e con i fratelli più autentica, più piena e più operosa, di una solidarietà e di un servizio più generoso nei confronti di chi vive in difficoltà, nella povertà o nell'emarginazione.

E', questo, uno dei compiti fondamentali a cui la Chiesa di Roma vuole dedicarsi, con rinnovato vigore, mediante i lavori del Sinodo diocesano.


5. Con questi pensieri, unitamente al card. Ugo Poletti e al vescovo ausiliare del Settore Ovest, mons. Remigio Ragonesi, saluto tutti voi, cari fedeli di questa parrocchia di Sant'Ambrogio a Valle Aurelia. Saluto in particolare il parroco, mons. Angelo Malatesta, e i sacerdoti che con lui collaborano: rivolgo loro il mio ringraziamento per le iniziative pastorali in cui sono impegnati e li esorto a perseverare in esse con fervore e slancio.

Porgo un saluto pure alle comunità religiose dei Padri Oblati di Maria Immacolata e delle Piccole Figlie di san Giuseppe, che dedicano gran parte del loro tempo alla cura pastorale nell'ambito di questa circoscrizione. Un pensiero particolarmente grato rivolgo ai laici che generosamente si prodigano nelle attività di assistenza agli stranieri, agli anziani, ai malati e agli emarginati.

Ringrazio tutti i gruppi parrocchiali che si dedicano all'insegnamento della catechesi, alla preparazione della liturgia, ai ritiri mensili e alla diffusione del bollettino parrocchiale.

A tutti dico: impegnatevi in un generoso sforzo per ridare un volto nuovo alla vostra comunità cristiana che sappia vivere in pienezza l'Avvento del Signore e la gioia della sua azione salvifica.

Siate segni viventi della presenza di Cristo, che viene in mezzo a voi; condividete l'ansia della Chiesa nella ricerca delle anime, moltiplicando gli approcci e le occasioni di dialogo con i più lontani e con coloro che ancora non partecipano della vita della Chiesa.


6. Convocati dal Signore, per celebrare nell'Eucaristia la prima e perenne venuta di Cristo, in attesa del suo ritorno, facciamo nostra la preghiera con la quale concluderemo la liturgia di oggi: "La partecipazione a questo sacramento, che a noi pellegrini sulla terra rivela il senso della vita, ci sostenga, Signore, nel nostro cammino, e ci guidi ai beni eterni". Amen! (Al Consiglio pastorale:) Mi congratulo con voi, fratelli e sorelle carissimi, per questo trentennio della parrocchia e insieme anche per il trentennio del quartiere. Vi preparate a celebrare questo cammino insieme e questo mi fa pensare ai due documenti principali del Concilio: la "Lumen Gentium" sulla Chiesa e la "Gaudium et Spes" sulla Chiesa nel mondo. Questa riflessione è quasi una lettura concretizzata di quello che sono i due documenti, i due centrali documenti del Concilio Vaticano II, e questo è già molto bello nel compito, nella finalità del Sinodo. Allora mi congratulo con voi per questo trentennio che avete realizzato e che adesso volete anche celebrare e ricordare. Lo fate nel nome dei parrocchiani, ma anche nel nome dei cittadini di questo quartiere. Possiamo dire che il mondo è universo. Ogni Chiesa locale - nel senso di parrocchia - è nel mondo-universo, ma sempre anche nel mondo determinato. La vostra parrocchia è a Roma e in questo "mondo" deve essere Chiesa e deve svolgere la sua missione come comunità: come una parte del popolo di Dio a cui Gesù ha affidato la partecipazione alla sua missione salvifica, alla sua missione di redenzione. Questo è il nucleo teologico della "Lumen Gentium" e poi della "Gaudium et Spes".

Mi congratulo con tutti voi per il vostro parroco, anche lui compie 30 anni qui. Mi congratulo con tutti i parrocchiani e specialmente con questo gruppo così responsabile e impegnato. Auguro buon Natale a tutti voi e alle vostre famiglie.

(Alle suore:) Grazie per queste parole. Cosa si deve dire a queste Figlie di san Giuseppe? Penso che è una buona cosa stare in compagnia di san Giuseppe che è certamente la migliore compagnia che si può immaginare, perché è stato per molti anni vicino a Gesù e a Maria. Avete fatto una buona scelta facendovi Figlie di san Giuseppe. Anche la parrocchia di Sant'Ambrogio ha fatto una buona scelta invitandovi a vivere qui, a portare la testimonianza della vita religiosa qui, a portare l'apostolato nello spirito di san Giuseppe che è uno spirito, certamente, di sollecitudine, di cura, di custodia, "Redemptoris custos". Ma nello stesso tempo penso che non solamente la parrocchia vi ha scelto, ma anche voi avete scelto la parrocchia. Soprattutto Gesù, il nostro Maestro e Pastore, ha scelto tutti e due, le suore per la parrocchia e la parrocchia per le suore di san Giuseppe. Voglio ringraziarvi per tutto quello che avete già investito spiritualmente nella vita di questa parrocchia da 30 anni e vi auguro di continuare bene sulla stessa strada, con lo stesso spirito di san Giuseppe. Che il Signore benedica tutti voi qui presenti e le vostre consorelle.

(Ai giovani:) Ringrazio i due giovani che hanno parlato a nome dei presenti, ringrazio il gruppo artistico per i canti e per la musica e ringrazio i due giovanissimi per i fiori. La vostra parrocchia di Sant'Ambrogio celebra il XXX della sua fondazione e della sua missione. Penso che la maggioranza dei presenti qui ha meno di 30 anni. Prima ho incontrato il Consiglio parrocchiale e il Consiglio per la celebrazione del XXX della parrocchia e anche del quartiere. Erano le persone che si sono trovate alla nascita della parrocchia insieme con il parroco. Quindi mi sono congratulato con loro per questi 30 anni di bella collaborazione. Voi siete nati quando questa comunità della Chiesa di Roma già era stata fondata e siete entrati e vi trovate bene in questo insieme, avete trovato il vostro posto. Avete trovato il vice-parroco che da 10 anni sta in questa parrocchia e ho visto che è una figura interessante perché sa dire di ciascuno di voi l'età, se è fidanzato e non è fidanzato, poi soprattutto sa dire se frequenta la catechesi, specialmente quella per la cresima e dopocresima. Sa tutto e tutto mi ha spiegato. Avete per vice-parroco un sacerdote interessante, forse un poco pericoloso perché sa tutto.

Io direi pero che non è pericoloso perché non solamente sa le cose ma le dice subito e allora è una persona aperta e con lui si può entrare facilmente in dialogo. Ma si vedeva durante la presentazione che il centro della sua attenzione pastorale è la cresima. Il punto di riferimento dei giovani qui presenti è il periodo pre e post-cresimale e questo ha la sua importanza dal punto di vista della formazione cristiana.

Certamente la Chiesa, la parrocchia deve compiere la sua missione affidata da Cristo e per conto di questa missione noi dobbiamo sempre formarci tutti, cominciando dal Papa e terminando con quel bambino. La formazione, la catechesi, la partecipazione attiva alla vita della Chiesa sono una continua introduzione in questo stupendo mistero dell'avvento di Cristo, della sua missione messianica, della sua morte e risurrezione, della Pentecoste nella Chiesa, tutto questo deve essere sempre approfondito per non essere svuotato da altri contenuti superficiali e facili. Questo mistero di Cristo e della Chiesa deve essere sempre approfondito. E vissuto. Non basta avere solamente alcune idee un po' confuse, ma va vissuto profondamente perché è per la nostra vita. La Chiesa è la nostra vita, è la vita di Cristo, questa vita che Cristo ci ha dato, ci ha offerto nella sua missione messianica redentiva. Partecipare a questa vita, che è vita di Cristo, vuol dire essere cristiani. Il compito di ogni cristiano è di essere sempre più maturo, di maturare nella fede, nella speranza, nell'amore. Questo appartiene all'essere cristiano. Essere cristiano vuol dire essere testimone, come ha detto il primo dei vostri due oratori. Il sacramento della cresima deve farci testimoni, è il sacramento attraverso cui noi collaboriamo con gli apostoli in questa missione principale che Dio ha dato loro: sarete miei testimoni. Questa testimonianza deve essere sempre continuata di generazione in generazione.

Vi auguro carissimi di vivere così questa festa del trentennio. In questi 30 anni i vostri genitori, la generazione più anziana, vi ha trasmesso la fede, vi ha preparato la strada. Adesso voi maturate per trasmettere questa fede alle future generazioni, per essere testimoni davanti a quelli che vi verranno davanti in questo quartiere, a Roma intera, o nei diversi ambienti dove la Provvidenza vi porterà nella vostra vita. Auguro questo per il XXX anniversario della parrocchia a voi giovani di sant'Ambrogio.

Data: 1990-12-02

Domenica 2 Dicembre 1990


GPII 1990 Insegnamenti - A mons. Angelo Sodano - Città del Vaticano (Roma)