GPII 1991 Insegnamenti - Al pellegrinaggio di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino

Al pellegrinaggio di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino

Titolo: In cammino verso il XXII congresso eucaristico nazionale del 1994

Venerati fratelli nell'Episcopato, Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di accogliere, quest'oggi, voi tutti venuti da Siena per ricordare i dieci anni dalla mia visita nella vostra Città. Saluto con affetto il vostro Arcivescovo, il carissimo Monsignor Gaetano Bonicelli, e con lui i Presuli residenti in Diocesi: il venerato Arcivescovo emerito Monsignor Mario Castellano e l'Arcivescovo Monsignor Bruno Torpigliani, che ha servito la Chiesa per lunghi anni come Nunzio Apostolico. Saluto i sacerdoti e i religiosi presenti, le religiose e i laici operanti in tutte le vive articolazioni della vostra Comunità diocesana: le parrocchie, perno indispensabile di una pastorale aperta a tutti; l'Azione Cattolica, i gruppi, i movimenti, le associazioni, le "Misericordie", le Compagnie laicali, le sezioni della "Caritas" ed i molti altri gruppi di volontariato, che con il loro dinamismo apostolico arricchiscono l'esperienza cristiana nella vostra terra. Un pensiero particolare agli ammalati e ai sofferenti, associati in modo più stretto al mistero della passione e risurrezione di Cristo. Rivolgo, poi, un deferente pensiero ai vari rappresentanti delle civiche Amministrazioni, al Signor Prefetto, al Rettore Magnifico dell'Università, agli esponenti dei settori economici e culturali della Città, nonché al Magistrato delle ben note Contrade senesi. A tutti il mio cordiale benvenuto! Grazie di cuore per aver voluto partecipare a questo significativo appuntamento ecclesiale.


2. E' sempre vivo in me il ricordo del pellegrinaggio apostolico a Siena, il 14 settembre del 1980, che mi ha offerto l'occasione di rendere omaggio a due grandi santi vostri conterranei: Santa Caterina da Siena, nel 600 anniversario della morte e San Bernardino da Siena, nel 600 anniversario della nascita. Quale felice coincidenza: una santa se ne va suscitando un altro santo!Caterina, proclamata dai miei predecessori Pio XII e Paolo VI rispettivamente Patrona d'Italia e Dottore della Chiesa, ha legato, come pochi, il suo nome e la sua opera alla difesa del Papa, alla causa dell'unità e della pace nella Chiesa e nella società del suo tempo. Coll'esempio, la preghiera, la forza d'animo e la libertà nel servizio della verità ha scritto pagine memorabili di storia cristiana. Quanto mai attuale è il suo messaggio di riconciliazione e di pace. Tocca a voi, carissimi fratelli e sorelle, accoglierne per primi l'eredità spirituale, specialmente in questi tempi che esigono dai credenti passione e fedeltà. Vivete in pienezza la vostra vocazione, proiettando lo sguardo sulle numerose sfide che si levano oggi nei confronti del Vangelo. Crescete soprattutto nella consapevolezza del mandato missionario affidato all'intera vostra Comunità diocesana, sorta dalla recente fusione delle Diocesi di Siena, Colle di Val d'Elsa e Montalcino. L'allargamento dei confini non le ha tolto quella dimensione umana che permette di potersi conoscere, facilitando l'intesa e la collaborazione. Non sfugga, pero, a nessuno che la comunione nella Chiesa, prima di essere un risultato della buona volontà umana, è dono di Dio, partecipato direttamente dalla Santissima Trinità. Ispirate, dunque, senza stancarvi voi stessi e la vostra azione all'altissimo modello trinitario, di cui parla mirabilmente e a più riprese la Santa senese.


3. In questa circostanza voi intendete, inoltre, ricordare il 750 anniversario dell'attività della gloriosa Università di Siena. Fin dal suo sorgere, come è noto, essa fu strettamente legata al Vescovo, al Capitolo della Cattedrale e alla Chiesa della Sapienza concessa da Papa Nicolo V quale prima sede stabile. Decisivi furono per la sua esistenza gli interventi di altri Pontefici: di Pio II, di Sisto IV e di Giovanni XXI, uno dei primi ricercatori e maestri dell'Ateneo. Sono lieto di poter rendere omaggio a tale alta Istituzione culturale. La Chiesa guarda con incessante interesse al mondo della cultura e nelle mie visite pastorali desidero sempre incontrarmi con studiosi e studenti, convinto, anche per esperienza personale, di quanto sia importante la ricerca scientifica. Auspico che, fedele alla sua vocazione, la vostra Università, all'interno della quale nel corso dei secoli si è sviluppato un notevole fervore accademico, riesca ad offrire un valido apporto al progresso del pensiero umano, mettendo in luce le radici cristiane e umanistiche che sono alla base della cultura europea e, in particolare, di quella italiana.


4. Vorrei accennare, poi, ad un altro avvenimento, la cui preparazione vi coinvolge tutti: mi riferisco al 22 Congresso Eucaristico Nazionale, che si concluderà a Siena nel giugno del 1994. Da esso si attende molto la Chiesa italiana, impegnata nella ricerca di vie sempre più efficaci per una rinnovata evangelizzazione in questo ultimo scorcio del secolo XX. Nel cuore, infatti, degli anni '90, segnati dal piano pastorale "Evangelizzazione e testimonianza della carità", il Congresso richiamerà con forza l'intrinseco rapporto tra comunione e missione, invitando tutti a guardare a Cristo, Signore e Maestro. Il tema: "Eucaristia: dalla comunione al servizio", parte proprio dall'esempio di Gesù. Se, tuttavia, il Congresso Eucaristico Nazionale interessa la Comunità ecclesiale italiana nel suo insieme, appare ben chiaro che esso riguarda innanzitutto la vostra Diocesi. Prepararsi, così, a tale straordinario evento spirituale costituisce per voi un'occasione preziosa per crescere nella sempre più auspicata comunione tra le diverse Circoscrizioni ecclesiastiche confluite nell'unica diocesi di Siena. Impegno, questo, che spetta soprattutto ai sacerdoti, ministri dell'Eucaristia, ai quali è affidato l'incommensurabile patrimonio di dottrina e di santità della Chiesa. Non cedete mai, carissimi fratelli, alle pur comprensibili tentazioni di stanchezza e di scoraggiamento. Riconoscenti al Signore per la fiducia che vi ha mostrato, siate generosi nell'operare per la causa del Vangelo, ed educate i fedeli a ricorrere quanto più spesso possibile alla sorgente inesauribile del Mistero eucaristico.


5. Non posso concludere queste brevi riflessioni senza far cenno al preoccupante conflitto in corso nella zona del Golfo Persico e alle vittime umane dei combattimenti. Invito ciascuno di voi a continuare a pregare perché cessino la violenza e la guerra. Vi invito ad invocare con fiducia Maria, Regina della Pace.

Affidiamo a Colei, che a giusto titolo voi chiamate Regina di Siena, anche le attese e le speranze della vostra città e dell'intera comunità diocesana. Possa la sua materna protezione accompagnarvi sempre ed ottenga per il mondo il dono prezioso della pace.

Con questi sentimenti, tutti vi benedico.

Data: 1991-01-26
Sabato 26 Gennaio 1991

Le visite pastorali del vescovo di Roma

Titolo: Parrocchia della Sacra Famiglia a Villa Troili

L'omelia durante la celebrazione della Santa Messa "Il tempo si è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo".


1. Con queste parole, in certo senso "programmatiche", Gesù, dopo aver ricevuto nel battesimo lo Spirito ed essere stato proclamato dal Padre "Figlio prediletto", inizia il suo ministero. In esse è anche racchiusa, in sintesi, tutta la missione evangelizzatrice di Cristo Redentore. Tali parole, carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia della Sacra Famiglia, sono simultaneamente una proclamazione e un invito, che interpellano l'uomo con urgenza e forza. Proclamano, anzitutto, la definitiva rivelazione nella storia umana del "Regno di Dio", che nella manifestazione pubblica di Cristo si è fatto "vicino", alla portata di tutti. In Cristo, infatti, nelle sue parole e nei suoi gesti salvifici e soprattutto nella sua morte e risurrezione, gli uomini possono essere salvati e diventare partecipi e protagonisti del Regno, che avrà la sua conclusione alla fine dei tempi. Trovano così compimento le antiche promesse e si realizzano tutte le attese degli uomini, che anelano ad un mondo più giusto e più fraterno e all'incontro con Dio, Padre e Salvatore.


2. La conversione che Gesù esige è un vero rovesciamento, un passaggio dalla morte alla vita, dalla servitù del peccato al servizio di Dio e dei fratelli, dall'egoismo all'amore, dalla divisione alla comunione. E' un cambiamento radicale che domanda un profondo e continuo mutamento di mentalità e di comportamento, ispirati all'insegnamento di Cristo e quindi ad un "nuovo" rapporto con Dio e con i fratelli. Tutto ciò significa che il regno di Dio non è solo un "dono" da accogliere con fede, ma è un traguardo da conquistare e un impegno da vivere costantemente. Ciò richiede docilità allo Spirito e forte decisione, anzi una sorta di "violenza" interiore, per andare contro corrente; uno sforzo continuo per misurarsi e adeguarsi alle esigenze evangeliche, traducendole in stile di vita.

L'invito alla conversione richiede, inoltre, il distacco dal proprio egoismo e l'abbandono delle sicurezze sociali e dei falsi idoli che ostacolano il compimento del progetto di Dio e la consapevole adesione dell'uomo. Domanda soprattutto la sequela del Cristo per entrare in un rapporto di amicizia e di comunione con lui e diventare suoi discepoli e quindi testimoni e annunciatori del progetto salvifico di Dio.


3. Carissimi fratelli e sorelle, il messaggio della liturgia di questa domenica offre a voi e a tutta la Chiesa di Roma stimoli preziosi per il cammino sinodale che si sta compiendo in queste settimane con la celebrazione delle Assemblee di Prefettura. Mi preme ricordare, anzitutto, che il rinnovamento a cui lo Spirito sollecita la Chiesa di Roma, in ordine alla comunione e missione, esige, come base fondamentale e come requisito costante, un più forte impegno personale di conversione a Cristo. Ciò richiede da parte di quanti sono già stati raggiunti dalla chiamata del Signore e sono diventati partecipi del Regno di Dio una rinnovata e più forte decisione a vivere con coerenza il loro rapporto personale con Dio; uno sforzo per superare le facili suggestioni del peccato e le ricorrenti tentazioni di antichi e nuovi idoli che allontanano gli uomini da Dio, rendendoli nemici o distanti tra loro; esige ancora un rinnovato proposito di seguire Cristo e diventare testimoni e collaboratori del piano di salvezza che Egli, nella Chiesa e attraverso la Chiesa, vuole portare ad ultimo compimento. La mentalità e il costume della società odierna non vi facilitano tutto questo. Le spinte dell'autonomia assoluta dell'uomo, l'indifferenza dilagante, la tendenza a prendere le distanze dai valori cristiani e dalla legge di Dio, il modo di pensare e di agire odierni non vi aiutano. Vi occorre, perciò, coraggio, buona volontà, sostegno da ricercare nella preghiera.


4. Sentite come rivolto a voi l'appello di Dio al profeta Giona, ascoltato nella prima lettura: "Alzati e va' a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti diro". Giona obbedi e ando, secondo quanto Dio gli aveva chiesto. Annuncio con coraggio l'urgenza della conversione per avere la salvezza. I cittadini di Ninive presero sul serio l'annuncio e cessarono dalla loro condotta malvagia. E così sperimentarono la misericordia di Dio e la liberazione. Anche in una grande metropoli come Roma, pur ricca di fede e di antica tradizione religiosa, non mancano coloro che imboccano vie diverse da quelle evangeliche, allontanandosi così da Dio e lasciandosi sedurre da false sicurezze. Hanno, pertanto, bisogno di una "nuova evangelizzazione", di una più forte proposta evangelica che risponda alla nuova situazione e soprattutto alle attese di verità, di amore, di giustizia che pure salgono dal cuore di tanti, di fronte al crollo delle ideologie e allo smarrimento di valori umani e cristiani.


5. Oggi mi è dato, come Vescovo di Roma, di riflettere su questi grandi temi pastorali insieme con voi, cari fratelli e sorelle della Parrocchia della Sacra Famiglia a Villa Troili. Desidero salutare, insieme con l'Arcivescovo Monsignor Camillo Ruini, Pro-Vicario Generale, e con l'Ausiliare del Settore Ovest, Monsignor Remigio Ragonesi, tutti i presenti: il Parroco, Padre Marian Jaskiewicz, e il Superiore Generale dei Missionari della Sacra Famiglia, a cui è affidata la cura pastorale di questa zona. Saluto le Suore di Sant'Anna, le Minime di Nostra Signora del Suffragio, le Suore Francescane Angeline, le Benedettine Missionarie Tutzing, le Suore Scolastiche di Nostra Signora e le Missionarie del Cuore Immacolato di Maria. A tutte queste Religiose esprimo il mio apprezzamento per la testimonianza di vita evangelica e per l'opera che esse svolgono nel campo dell'educazione della gioventù e nell'assistenza ai malati, agli anziani e agli emarginati. Ringrazio pure tutti coloro che sono impegnati nell'ambito delle Commissioni parrocchiali per la Liturgia, la Famiglia, la Catechesi e la Carità; il Signore ricompensi ogni vostro gesto di solidarietà e di impegno ecclesiale.

Cari Fedeli, il problema dei giovani e della loro devianza è presente, purtroppo, anche in questa circoscrizione, nonostante gli sforzi per impedirlo; esso deve stimolare l'impegno sempre necessario ed urgente della promozione dei valori morali della famiglia e di una sana concezione dell'amore tra l'uomo e la donna. A questo proposito, siate grati ai Religiosi della Sacra Famiglia che hanno profuso tanti anni di lavoro pastorale, inteso a inculcare negli animi una visione cristiana della vita familiare. Se corrisponderete generosamente alle loro iniziative e alle loro esortazioni, il Signore non vi farà mancare il suo aiuto e vedrete rifiorire i vostri focolari domestici, sull'esempio della Sacra Famiglia, sotto la cui protezione è posta la vostra Parrocchia.


6. Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, vi conceda lo spirito di sapienza, perché possiate conoscere la speranza della vostra chiamata e dare ad essa una risposta fedele e generosa.

Ai giovani Questo vostro collega, questo vostro fratello maggiore, ha parlato del Sinodo e voi, bambini in età pre-scolastica e scolastica sapete che cosa è il Sinodo? Quello di Roma deve essere anche un Sinodo dei bambini, anche loro devono partecipare attivamente a questo Sinodo che vive la Chiesa romana. Avremo quindi un nuovo compito, quello di inaugurare il Sinodo dei bambini. Qui c'è una parrocchia non tanto numerosa. A questo incontro partecipano tutti i giovani, anche i più giovani fino a due mesi di vita. Ciò è bello perché siete la parrocchia della Sacra Famiglia e anche qui si vede che formate una famiglia in cui ci sono i genitori, gli adulti, i giovani e i bambini. Diverse generazioni vivono insieme e si arricchiscono insieme. I genitori educano i bambini, i giovani, ma anche loro ricevono da questi giovani e da questi bambini qualche cosa. Il vostro collega ha usato anche un'espressione interessante che molte volte si ripete nella cultura attuale: "qualità della vita". E' molto importante come si interpreta la qualità della vita. L'espressione può dirsi anche evangelica benché nei suoi contenuti correnti abbia acquisito una concezione laica. Per valutare la qualità della vita - e quanto dico è rivolto soprattutto ai giovani adulti - c'è un criterio che traiamo anche dal pensiero moderno, ma soprattutto dal Concilio Vaticano II, dai testi conciliari. C'è una differenza tra "essere" e "avere". La qualità della vita non può essere misurata solamente con il desiderio di "avere".

La qualità della vita, la qualità superiore, è più partecipe dell'"essere". Chi comprende questo è più maturo, più persona, vorrei dire, cristianamente parlando, più simile a Cristo, più figlio di Dio, più uomo o più donna e, allo stesso tempo, più vicino all'immagine di Dio, che è il progetto fondamentale del nostro essere.

Lascio questo pensiero per i giovani. Il vostro oratore ha detto che ci sarebbero molte e molte cose di cui parlare, ma forse per il momento basta questo per riflettere. Vi lascio questa riflessione che cercherete di sviluppare tra di voi, con i vostri sacerdoti. Anche loro sono della Sacra Famiglia.

Al Consiglio pastorale (Dopo aver "dialogato" con i giovani della parrocchia, il Santo Padre incontra il Consiglio Pastorale. Breve ma toccante è l'indirizzo di omaggio rivoltogli da un rappresentante di questo organismo. Queste le parole di risposta che pronuncia il Santo Padre:) Anch'io voglio ringraziarvi per queste parole che erano concise, ma piene di contenuto, anche affettivo. Vi ringrazio soprattutto per la vostra partecipazione all'opera di apostolato. Ogni parrocchia viene dagli Apostoli, non nel senso diretto, ma attraverso la successione apostolica, essendo costituita dai Vescovi e, qui a Roma, dal Vescovo di Roma. Sono quindi costituite nella linea della missione apostolica che deve abbracciare tutta la comunità. Tutta la Chiesa è apostolica e ogni parrocchia di questa Chiesa ha il suo sigillo apostolico. Ma avere un carattere apostolico significa anche esercitare l'apostolato. Questo apostolato è certamente l'impegno, l'opera dei sacerdoti, delle persone consacrate, dei religiosi e delle religiose, ma, largamente, anche dei laici. E' una verità perenne della Chiesa, sulla Chiesa, dell'ecclesiologia della Chiesa. E' una verità che si è fatta attuale attraverso l'insegnamento, il Magistero del Concilio Vaticano II. Dopo il Vaticano II sono emerse queste strutture che, in qualche modo esistevano anche prima, ma che ora sono più caratterizzate dal Magistero del Vaticano II, da una maggiore consapevolezza apostolica. Io vi ringrazio per questo Consiglio che esiste in questa vostra parrocchia che è piccola ma che sicuramente crescerà. Il fatto che sia piccola, con un piccolo numero di parrocchiani, non significa che abbia meno problemi e difficoltà. Questi problemi e queste difficoltà devono essere affrontati nello spirito della comunità e della comunione, insieme, dai Pastori, dai sacerdoti e dai laici. Questo è molto prezioso, perché si crea una forza più grande. Se il sacerdote fosse solo, non potrebbe avere questa forza apostolica, ma, quando si trova circondato dalle sue sorelle e dai suoi fratelli laici, possiede una forza più grande e soprattutto vede tutti i problemi più dettagliatamente. Io, in questa visita, voglio augurarvi una visita continua dello Spirito Santo, specialmente dello Spirito che si esprime nel dono del Consiglio.

Alle religiose La vostra è una parrocchia relativamente piccola, ma con tante persone consacrate. Grazie a Dio, la vostra parrocchia della Sacra Famiglia è caratterizzata dalla presenza delle persone consacrate, da questa testimonianza evangelica che la vostra missione religiosa porta con sé. E' un buon segno. E' auspicabile che anche nelle famiglie di oggi crescano le vocazioni alla vita consacrata, specialmente tra le figlie e le ragazze. Questo manca nel mondo occidentale e ciò ci preoccupa. Tanto di più vorrei sottolineare la vostra numerosa presenza in questa parrocchia. Ci sono diverse congregazioni e diverse denominazioni. Non è facile ricordarle tutte. Alcuni dicono che solamente lo Spirito Santo conosce i nomi di tutte le Famiglie religiose, specialmente di quelle femminili. Ma su tutte si impone quella di Sant'Anna. Non lo dico per sminuire l'importanza delle altre, ma lo dico per la coincidenza felice, perché sapete bene che Sant'Anna apparteneva alla Sacra Famiglia, come nonna di Gesù.

Tutte voi, benché siate giovani sorelle, vi trovate nella dimensione propria della parrocchia della Sacra Famiglia. Mi piace soprattutto che qui sia presente la Famiglia religiosa al completo. Anche questo è importante per la famiglia odierna.

Prima, nelle famiglie, vivevano tutte le generazioni, dai bisnonni fino ai nipotini. Oggi le famiglie sono molte volte limitate. I nonni non sono più presenti. Per loro si cerca un altro posto a parte. E' questo un sintomo della civiltà moderna che è meno umana, meno familiare. Vi auguro, carissime sorelle tutte, e non solo a quelle di Sant'Anna, di offrire non solamente la vostra consacrazione alla Sacra Famiglia, ma anche di trarre da lei ispirazione per l'apostolato della famiglia, per portare avanti questo divino progetto evangelico della vita familiare di cui la Sacra Famiglia è sempre il modello più perfetto.

Esprimerete così la vostra consacrazione a Gesù, la vostra donazione completa ed esclusiva a lui, pregando per le famiglie, aiutandole e cercando di fare intenzionalmente e spiritualmente tutto quello che si può fare per migliorare lo spirito della famiglia, nel mondo odierno. Questa è la vera prova del progresso umano che non si misura solo dal punto di vista tecnico o economico, non solamente nell'ordine dei beni materiali, ma nell'ordine della persona. Dopo aver impartito la Benedizione Apostolica, Giovanni Paolo II aggiunge alcune parole. Pregheremo insieme per la pace in Medio Oriente e nel mondo. Per questo devo tornare a Piazza San Pietro dove ci attendono i fedeli per la preghiera dell'"Angelus Domini". Dopo essersi brevemente intrattenuto con i sacerdoti della comunità parrocchiale, Giovanni Paolo II si congeda dai numerosi fedeli che lo attendono all'esterno della chiesa. Vi ringrazio per la vostra ospitalità e per la vostra accoglienza calorosa. Che la Sacra Famiglia benedica ogni famiglia della vostra parrocchia.

Data: 1991-01-27
Domenica 27 Gennaio 1991

Ansia, dolore e tristezza per la guerra in corso nella regione del Golfo - Angelus Domini, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La tragedia non sia resa più grave e disumana

Fratelli e sorelle,


1. L'ansia e la tristezza, purtroppo già tante volte espresse per la guerra in corso nella regione del Golfo, continuano ad essere alimentate dai perduranti combattimenti, ai quali si aggiungono, ora, anche catastrofici rischi ambientali.

Le vittime, civili e militari, e le enormi distruzioni, rendono sempre più grande e più intenso il dolore e noi tutti siamo invitati a rivolgerci al Signore con maggiore insistenza e fede: è il grande ricorso a disposizione di chi crede e spera nella misericordia divina.


2. Preghiamo innanzitutto per la pace: che Dio ce la conceda al più presto, illuminando i responsabili in modo che abbandonino quanto prima un simile cammino non degno dell'umanità e ricerchino con fiducia la giustizia tramite il dialogo e i negoziati! Siano coronati da successo gli sforzi di coloro che, generosamente, continuano a proporre iniziative per l'interruzione del conflitto!Preghiamo per le popolazioni civili provate dai bombardamenti o costrette, a centinaia di migliaia, ad abbandonare le loro case e la loro Patria e ad affrontare la tragica esperienza di profughi: che Dio conceda loro consolazione e ispiri in tutta l'umanità sentimenti ed iniziative di concreta solidarietà!Da parte mia, ho già dato disposizioni affinché, in seno al Pontificio Consiglio "Co Unum", si istituisca una Commissione incaricata di cooperare alle iniziative che, in campo internazionale, vanno sorgendo per aiutare i profughi in Medio Oriente. Preghiamo affinché la tragedia in corso non sia resa ancor più grave e disumana con azioni inaccettabili, tanto in base all'etica naturale, quanto in base alle vigenti Convenzioni internazionali. Motivo di grave amarezza sono, in particolare, le notizie giunte circa la sorte dei prigionieri di guerra e sul pericolo di un ricorso all'arma del terrorismo. Che Dio allontani da tutti la tentazione di un impiego di simili mezzi contrari ai più elementari principii morali e condannati dal diritto internazionale!


3. Preghiamo ancora per e con tutti i credenti, appartenenti alle tre religioni che trovano nel Medio Oriente le loro radici storiche: ebrei, cristiani e musulmani. La fede nel medesimo Dio non deve essere motivo di conflitto e rivalità, ma di impegno a superare nel dialogo e nella trattativa i contrasti esistenti. Che l'infinito Amore del Creatore aiuti tutti a capire l'assurdità di una guerra in nome Suo ed infonda nel cuore di ognuno veri sentimenti di fiducia, comprensione e collaborazione per il bene dell'intera umanità! Affidiamo fiduciosi queste intenzioni alla Vergine Santissima, regina della pace.

Data: 1991-01-27
Domenica 27 Gennaio 1991

Ai membri del Tribunale della Rota romana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Di fronte a una visione immanentistica ed edonistica dell'amore sponsale la Chiesa è chiamata a riproporre integralmente il messaggio evangelico sul matrimonio




1. La ringrazio vivamente, Monsignor Decano del Tribunale della Rota Romana, per le belle espressioni di saluto e di augurio con cui ha interpretato i sentimenti comuni di stima, di affetto e di impegno al servizio della Chiesa. Estendo a tutto il Collegio dei Giudici Rotali, agli Ufficiali, ai membri dello studio rotale ed al gruppo degli Avvocati il mio saluto cordiale. Considero questo incontro annuale come un'occasione propizia per esprimere a tutti voi il mio apprezzamento per il lavoro delicato svolto a servizio dell'amministrazione della giustizia nella Chiesa e per sottolineare qualche aspetto riguardante un'istituzione così importante, delicata e complessa, qual è il matrimonio. Desidero oggi soffermarmi a considerare con voi le implicazioni che su di esso ha il rapporto tra fede e cultura.


2. Il matrimonio è un'istituzione di diritto naturale, le cui caratteristiche sono iscritte nell'essere stesso dell'uomo e della donna. Fin dalle prime pagine della Sacra Scrittura, l'Autore sacro presenta la distinzione dei sessi come voluta da Dio: "Dio creo l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creo; maschio e femmina li creo". Anche nell'altro racconto della creazione, il Libro della Genesi riferisce che il Signore Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile". La narrazione prosegue: "Il Signore Dio plasmo con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: "Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa"".

Il vincolo che viene a crearsi tra l'uomo e la donna nel rapporto matrimoniale è superiore ad ogni altro vincolo interumano, anche a quello con i genitori.

L'Autore sacro conclude: "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne".


3. Proprio perché realtà profondamente radicata nella stessa natura umana, il matrimonio è segnato dalle condizioni culturali e storiche di ogni popolo. Esse hanno sempre lasciato una loro traccia nell'istituzione matrimoniale. La Chiesa, pertanto, non ne può prescindere. L'ho ricordato nell'Esortazione Apostolica "Familiaris Consortio": "Poiché il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia riguarda l'uomo e la donna nella concretezza della loro esistenza quotidiana in determinate situazioni sociali e culturali, la Chiesa, per compiere il suo servizio, deve applicarsi a conoscere le situazioni entro le quali il matrimonio e la famiglia oggi si realizzano". E' nel cammino della storia e nella varietà delle culture che si realizza il progetto di Dio. Se da una parte la cultura ha segnato a volte negativamente l'istituzione matrimoniale, imprimendovi deviazioni contrarie al progetto divino, quali la poligamia e il divorzio, dall'altra in non rari casi essa è stata lo strumento di cui Dio si è servito per preparare il terreno ad una migliore e più profonda comprensione del suo intendimento originario.


4. La Chiesa, nella sua missione di presentare agli uomini la dottrina rivelata, ha dovuto confrontarsi continuamente con le culture. Fin dai primi secoli il messaggio cristiano, nell'incontro con la cultura greco-romana, trovo un terreno per vari aspetti favorevole. In particolare il diritto romano, sotto l'influsso della predicazione cristiana, perse molto della sua asprezza, lasciandosi permeare dall'humanitas evangelica ed offrendo, a sua volta, alla nuova religione un ottimo strumento scientifico per l'elaborazione della sua legislazione sul matrimonio. La fede cristiana, mentre introduceva in essa il valore dell'indissolubilità del vincolo matrimoniale, trovava nella riflessione giuridica romana sul consenso lo strumento per esprimere il principio fondamentale che sta alla base della disciplina canonica in materia. Questo principio fu ribadito con fermezza dal Papa Paolo VI nell'incontro che ebbe con voi il 9 febbraio 1976. Egli affermava allora, tra l'altro, che il principio "matrimonium facit partium consensus": "summum momentum habet in universa doctrina canonica ac theologica a traditione recepta, idemque saepe propositum est ab Ecclesiae magisterio ut unum ex praecipuis capitibus, in quibus ius naturale de matrimoniali instituto nec non praeceptum evangelicum innituntur". Esso è pertanto fondamentale nell'ordinamento canonico.

Ma il problema delle culture si è fatto particolarmente vivo oggi. La Chiesa ne ha preso atto con rinnovata sensibilità durante il Concilio Vaticano II: "Tra il messaggio della salvezza e la cultura - afferma la Costituzione "Gaudium et Spes" - esistono molteplici rapporti. Dio, infatti, rivelandosi al suo popolo fino alla piena manifestazione di sé nel Figlio incarnato, ha parlato secondo il tipo di cultura proprio delle diverse epoche storiche". Nella linea del mistero dell'Incarnazione, "la Chiesa, che ha conosciuto nel corso dei secoli condizioni d'esistenza diverse, si è servita delle differenti culture per diffondere e spiegare nella sua predicazione il messaggio di Cristo a tutte le genti, per studiarlo ed approfondirlo, per meglio esprimerlo nella vita liturgica e nella vita della multiforme comunità dei fedeli". Ogni cultura pero deve essere evangelizzata, deve cioè confrontarsi col messaggio evangelico e farsene permeare: "Il Vangelo di Cristo rinnova continuamente la vita e la cultura dell'uomo decaduto, combatte e rimuove gli errori e i mali derivanti dalla sempre minacciosa seduzione del peccato". Le culture, diceva Paolo VI nell'Esortazione Apostolica "Evangelii Nuntiandi", "devono essere rigenerate mediante l'incontro con la buona novella".


5. Tra gli influssi che la cultura odierna esercita sul matrimonio se ne devono rilevare alcuni che traggono la loro ispirazione dalla fede cristiana. Per esempio il regresso della poligamia e di altre forme di condizionamento, a cui la donna era sottoposta dall'uomo, l'affermarsi della parità tra l'uomo e la donna, il crescente orientamento verso una visione personalistica del matrimonio, inteso come comunità di vita e di amore, sono valori che fanno ormai parte del patrimonio morale dell'umanità. Al riconoscimento della pari dignità dell'uomo e della donna s'accompagna inoltre il riconoscimento sempre più ampio del diritto alla libertà di scelta sia dello stato di vita che del proprio partner nel matrimonio. La cultura contemporanea, tuttavia, presenta anche aspetti che destano preoccupazione. In alcuni casi sono gli stessi accennati valori positivi che, avendo perso il vitale collegamento con l'originaria matrice cristiana, finiscono per apparire elementi disarticolati e scarsamente significativi, che non è più possibile integrare nel quadro organico di un matrimonio rettamente inteso e autenticamente vissuto. In particolare, nel mondo occidentale, opulento e consumista, tali aspetti positivi rischiano di essere distorti da una visione immanentistica ed edonistica, che svilisce il senso vero dell'amore sponsale. può essere istruttivo rileggere dall'angolatura del matrimonio quanto dice la Relazione Finale del Sinodo Straordinario dei Vescovi circa le cause esterne che ostacolano l'attuazione del Concilio: "Nelle nazioni ricche cresce sempre più un'ideologia, caratterizzata dall'orgoglio per i progressi tecnici e da un certo immanentismo, che porta all'idolatria dei beni materiali (il cosiddetto consumismo). Ne può conseguire una certa qual cecità verso la realtà e i valori spirituali". Le conseguenze sono nefaste: "Questo immanentismo è una riduzione della visione integrale dell'uomo, che conduce non alla sua vera liberazione ma ad una nuova idolatria, alla schiavitù delle ideologie, alla vita in strutture riduttive e spesso oppressive di questo mondo". Da tale mentalità consegue spesso il misconoscimento della sacralità dell'istituto matrimoniale, per non dire il rifiuto della stessa istituzione matrimoniale, che apre la strada al dilagare del libero amore. Anche là dove viene accettata, l'istituzione è non raramente deformata sia nei suoi elementi essenziali che nelle sue proprietà. Ciò avviene, ad esempio, quando l'amore coniugale è vissuto in egoistica chiusura, come forma di evasione, che si giustifica e si esaurisce in se stessa. Ugualmente la libertà, pur necessaria per quel consenso in cui sta il fondamento del matrimonio, se assolutizzata, porta alla piaga del divorzio. Si dimentica, allora, che, di fronte alle difficoltà del rapporto, è necessario non lasciarsi dominare dall'impulso della paura o dal peso della stanchezza, ma saper trovare nelle risorse dell'amore il coraggio della coerenza con gli impegni assunti. La rinuncia alle proprie responsabilità, peraltro, anziché portare alla realizzazione di sé, matura una progressiva alienazione da sé. Si tende, infatti, ad addebitare le difficoltà a meccanismi psicologici, il cui funzionamento viene inteso in senso deterministico, con la conseguenza di uno sbrigativo ricorso alle deduzioni delle scienze psicologiche e psichiatriche per reclamare la nullità del matrimonio.


6. Com'è noto, vi sono tuttora nel mondo popoli presso i quali non è scomparsa del tutto la consuetudine della poligamia. Orbene, anche tra i cattolici c'è chi, in nome del rispetto della cultura di tali popoli, vorrebbe in qualche modo giustificare o tollerare una simile prassi nelle comunità cristiane. Nei miei viaggi apostolici non ho mancato di riproporre la dottrina della Chiesa sul matrimonio monogamico e sulla parità di diritti tra l'uomo e la donna. Non si può ignorare, infatti, che presso tali culture resta ancora da fare non poco cammino nel campo del pieno riconoscimento della pari dignità dell'uomo e della donna. Il matrimonio è ancora, in larga misura, frutto di accordi tra famiglie, che non tengono nel debito conto la libera volontà dei giovani. Nella stessa celebrazione del matrimonio le consuetudini sociali rendono talvolta difficile determinare il momento dello scambio consensuale e del sorgere del vincolo matrimoniale, dando adito ad interpretazioni non consone con la natura pattizia e personale del consenso matrimoniale. Anche per quanto concerne la fase processuale, non mancano negligenze nei confronti della legge canonica, a giustificazione delle quali si invocano consuetudini locali o particolarità proprie della cultura di un certo popolo. In proposito, converrà ricordare che negligenze di questo genere non significano semplicemente omissione di leggi formali processuali, ma rischio di violazione del diritto alla giustizia, spettante ai singoli fedeli, con conseguente degrado del rispetto per la santità del matrimonio.


7. La Chiesa, pertanto, pur con la debita attenzione alle culture di ogni popolo e ai progressi della scienza, dovrà sempre vigilare perché agli uomini di oggi venga riproposto integralmente il messaggio evangelico sul matrimonio, qual è maturato nella sua coscienza attraverso la secolare riflessione condotta sotto la guida dello Spirito. Il frutto di tale riflessione è oggi consegnato con particolare dovizia nel Concilio Vaticano II e nel nuovo "Codice di Diritto Canonico", che del Concilio è uno dei più rilevanti documenti di attuazione. Con cura materna la Chiesa, attenta alla voce dello Spirito e sensibile alle istanze delle culture moderne, non si limita a ribadire gli elementi essenziali da salvaguardare, ma facendo uso dei mezzi posti a sua disposizione dagli odierni progressi scientifici, si studia di recepire quanto di valido è venuto emergendo nel pensiero e nel costume dei popoli. Nel segno della continuità con la tradizione e dell'apertura alle nuove istanze si pone la nuova legislazione matrimoniale, fondata sui tre cardini del consenso matrimoniale, dell'abilità delle persone e della forma canonica. Il nuovo Codice ha recepito le acquisizioni conciliari, particolarmente quelle relative alla concezione personalistica del matrimonio. La sua legislazione tocca elementi e protegge valori, che la Chiesa vuole garantiti a livello universale, al di là della varietà e mutabilità delle culture entro le quali si muovono le singole Chiese particolari. Nel riproporre simili valori e le procedure necessarie per la loro salvaguardia, il nuovo Codice lascia, peraltro, un notevole spazio alla responsabilità delle Conferenze episcopali o dei Pastori delle singole Chiese particolari, per adattamenti consoni alla diversità delle culture e alla varietà delle situazioni pastorali. Si tratta di aspetti che non possono considerarsi marginali o di scarsa importanza. Per questo è urgente procedere alla predisposizione delle norme adeguate che, in proposito, il nuovo Codice richiede.


8. Nella sua fedeltà a Dio e all'uomo, la Chiesa agisce come lo scriba divenuto discepolo del Regno dei cieli: "Estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".

In adesione fedele allo Spirito, che la illumina e la sorregge, essa, quale popolo della nuova Alleanza, in tutte le "lingue si esprime e tutte le lingue nell'amore intende e abbraccia". Mentre invito tutti voi, operatori della giustizia, a guardare al matrimonio alla luce del progetto di Dio, per promuoverne con i mezzi di cui disponete l'attuazione, vi esorto a perseverare generosamente nel vostro lavoro, convinti di rendere un importante servizio alle famiglie, alla Chiesa, alla stessa società. Il Papa vi segue con fiducia ed affetto, e con questi sentimenti vi imparte l'Apostolica Benedizione.

Data: 1991-01-28
Lunedi 28 Gennaio 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Al pellegrinaggio di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino