GPII 1991 Insegnamenti - Invito a pregare per il continente africano dilaniato da dolorosi conflitti - Città del Vaticano (Roma)

Invito a pregare per il continente africano dilaniato da dolorosi conflitti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Solo dal dialogo può scaturire la pace per Liberia ed Etiopia

In questa nostra preghiera mariana, vi invito a ricordare i nostri fratelli e sorelle del Continente Africano, tuttora dilaniato da dolorosi conflitti. La guerra fratricida in Liberia, che ha già causato tante vittime innocenti, minaccia di estendersi anche alla vicina Sierra Leone. Ancora una volta povere ed inermi popolazioni rischiano di essere oggetto di violenza e distruzione. Voglia Iddio illuminare le menti di coloro che possono operare per riportare la pace in quella regione ed alleviare tante sofferenze. Vi invito anche ad essere spiritualmente vicini a tutti coloro che in Etiopia stanno pregando per la pace nel loro tribolato Paese. Auspico che il dialogo tra le parti in conflitto possa svolgersi con alto senso di responsabilità e possa recare a quelle care popolazioni, da troppi anni sottomesse a durissime prove, una nuova era di pace.

Data: 1991-05-26
Domenica 26 Maggio 1991

All'assemblea generale della "San Vincenzo Dè Paoli" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'immenso mondo della povertà di oggi ha bisogno di autentici figli della carità

Care sorelle,


1. Oggi voi siete le delegate di trentamila Figlie della Carità. Che gioia e quale responsabilità! Salutandovi di tutto cuore mi congiungo nello spirito ad ognuna delle vostre Sorelle e le ringrazio vivamente a nome della Chiesa e di tutti coloro che beneficiano del loro carisma vincenziano. A voi, Sorella Juana Elizondo, rinnovo i miei fervidi auguri di saggezza e di forza d'animo. Le Superiore generali che vi hanno preceduto erano figlie della terra di Francia, come San Vincenzo de' Paoli e Santa Louise de Marillac. Le origini delle vostre famiglie sono da ricercare sull'altro versante dei Pirenei. La vostra elezione illumina di nuova luce l'impronta, già internazionale, della Compagnia nella certezza che lo spirito dei Fondatori sarà custodito con fermezza ed entusiasmo sulle orme di Suor Suzanne Guillemin, di Suor Lucie Rogé deceduta recentemente, di Suor Anne Duzan, che vi hanno trasmesso ciò che esse, in prima persona, avevano imparato dalle Superiore generali che le avevano precedute.


2. A queste parole che nascono dal cuore, vorrei far eco con il tema importante della vostra Assemblea generale: "Come si può restare autentiche Figlie della Carità nel e per il mondo d'oggi?". Il vostro unico compito dev'essere quello di servire il mondo dei diseredati, dei "piccoli". Più che mai vi esorto a condividere la miseria del mondo contemporaneo, come i vostri Fondatori fecero in passato e farebbero ancor oggi.

L'eterna fonte del vostro servizio per i poveri è la quotidiana contemplazione di Cristo, condividendo concretamente le sofferenze, l'insicurezza, il rifiuto, l'umiliazione, la disperazione dei poveri. E' una sconvolgente contemplazione! Contemplazione che vi ispira anche nella ricerca di un servizio efficace che segua i giovani, gli adulti, le persone anziane, i malati, tutti coloro che sono colpiti dal flagello delle miserie frutto di numerose cause di cui voi siete già a conoscenza, ed inoltre dalla negativa e mal controllata evoluzione dell'attuale società.

Voi stesse, umili ancelle dei poveri, rinnovate ripetutamente il vostro "gusto" della povertà, povertà volontaria e dignitosa, rinunciando a tutto ciò che non è necessario alla vostra vocazione caritatevole. L'afflato di Pentecoste che passo sulla Chiesa al momento del Concilio, ispiro ad essa di voler essere innanzitutto "ancella e povera". Indubbiamente la Chiesa si sforza di vivere questo ideale. Ciononostante il peso delle abitudini ce ne può allontanare.

L'influenza dei modi di vivere dei Paesi maggiormente sviluppati e la necessità di strutture moderne e costose necessarie per l'apostolato hanno come scopo quello di domare ed equilibrare fedelmente lo spirito dei vostri fondatori.


3. Permettetemi, mie Sorelle, di mettere in luce un altro elemento del vostro servizio per i poveri proposto nella riflessione della vostra Assemblea generale: cioè la forza che voi dovete trovare nel corso della vostra vita comunitaria e fraterna. Santa Louise de Marillac diceva: "Che Dio sia benedetto dall'intelligenza genuina e dalla pace santa che fra voi dimora, è così che bisogna vivere per essere una cristiana e a maggior ragione per essere Figlie della Carità" (Massima di vita, n.73)? Voi arricchite sempre più questa vita fraterna alimentata, giorno dopo giorno, dalla viva preghiera di comunione durante la quale ogni Sorella rivela fedelmente il meglio di se stessa e della sua fede.

Care sorelle, nel nome di Cristo e della Chiesa, ho l'ardire di mobilitarvi nuovamente per il mondo immenso e diversificato della povertà. Che la grazia onnipotente del Signore illumini le vostre vite, che sono già e sempre saranno un richiamo, e lo spero ardentemente per i giovani del nostro tempo notevolmente sensibili alla miseria! Vi imparto la mia affettuosa Benedizione apostolica! (Traduzione dal francese)

Data: 1991-05-27
Lunedi 27 Maggio 1991

Alla squadra di calcio "Sampdoria" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'impegno nello sport sia un mezzo di autentica promozione umana

Carissimi giocatori, dirigenti e tecnici della "Sampdoria",


1. Vi saluto cordialmente e vi ringrazio per questo incontro familiare; vi esprimo apprezzamento, simpatia e congratulazioni per il successo che avete saputo riportare con la conquista dello "scudetto" che vi qualifica Campioni d'Italia. Vi auguro altri successi ancora nello sport, mentre vi esorto ad essere sempre ricchi di quelle energie e di quell'entusiasmo che fanno della vita una nobile gara di bontà, di rettitudine, di coerenza e di solidarietà umana e spirituale. Vi auguro, altresi, di essere anche "campioni" nelle competizioni della vita, le quali esigono il coraggio della virtù e la forza delle convinzioni.


2. L'impegno nello sport, che vi ha spinto alla giusta ambizione della vittoria, faticosamente e meritoriamente raggiunta, sia da voi inteso pure come un mezzo di autentica promozione umana, una scuola di allenamento alla fortezza cristiana, una base per costruire una vera personalità equilibrata e completa, che sa apprezzare i valori dello spirito ed amare i fratelli nelle loro molteplici necessità. San Paolo, che conosceva il fervore delle competizioni sportive, così scriveva ai cristiani di Corinto: "Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti. Tutto si faccia tra voi nella carità". Vi lascio anch'io queste parole come ricordo e come consegna: pur nell'attivismo dei vostri allenamenti e dei vostri incontri, approfondite la vostra fede cristiana, acquistate convinzioni e certezze personali. L'applicazione alle fatiche e alle rinunzie dello sport vi farà certamente apprezzare i valori dell'atletica spirituale e morale, che assicura la vostra completa maturazione e, quindi, anche la vostra apertura all'Assoluto di Dio.


3. così lo sport che professate potrà diventare un ideale di perfezione, uno stimolo al bene per tutti coloro che vi seguono e vi applaudono. Con questi voti, di cuore vi imparto la mia Benedizione che estendo volentieri ai vostri familiari, ai vostri amici ed estimatori.

Data: 1991-05-27
Lunedi 27 Maggio 1991

Ai partecipanti alla XIV assemblea generale della "Caritas Internationalis" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Raddoppiare la generosità per prevenire l'estensione delle epidemie, aiutare i rifugiati e curare le vittime dell'AIDS

Signor Cardinale, Cari fratelli nell'episcopato, Cari amici,


1. La quattordicesima assemblea generale della Caritas internationalis ha luogo durante l'Anno della dottrina sociale della Chiesa, nei giorni in cui ricordiamo l'enciclica Rerum Novarum. Ringrazio il vostro nuovo Presidente per le parole gentili che mi ha rivolto e sono felice di accogliervi in questo momento, perché il tema scelto per ispirare i vostri lavori, Carità cristiana, solidarietà umana, mette in rilievo un aspetto fondamentale dell'atteggiamento cristiano nella vita sociale.

Il simbolo grafico che avete adottato per le vostre riunioni sovrappone alla carta del mondo una fitta rete di relazioni; è una immagine suggestiva dei molteplici legami della solidarietà e della carità che valicano liberamente le frontiere. Quest'immagine evoca l'interdipendenza tra i popoli della terra; al di là del fatto stesso, a noi tocca attribuirle il significato di comprensione reciproca, liberando il nome di "straniero" da tutto ciò che il suo uso può comportare di distanza o di indifferenza; tocca a noi tradurre l'interdipendenza in termini fraterni; tocca a noi creare tra le persone, i gruppi o le nazioni legami di collaborazione disinteressata, rispettosa della dignità delle persone, aperta ad una vera comunione.


2. La solidarietà, che si può considerare come un valore o una virtù, esprime a un livello umano fondamentale i legami che devono unire le persone ed i popoli, non come la constatazione di una realtà imposta, ma come un principio dinamico di azione per la costruzione della società umana. Nella vita sociale, essa rappresenta una forza, un fattore di crescita per la realizzazione della giustizia e l'edificazione della pace, secondo ciò che ho chiamato "il principio di "tutti con tutti", "tutti per tutti"" (Gdansk, 11 giugno 1987).

Dal punto di vista morale, la solidarietà rappresenta una virtù necessaria, un dovere che deriva dalla natura stessa dell'uomo ben inserito nella comunità umana. Il Concilio Vaticano II chiedeva anche che "sacro sia per tutti porre tra i doveri principali dell'uomo moderno, ed osservare, gli obblighi sociali" (GS 30).

Nella formulazione del vostro tema, avete legato la carità e la solidarietà. A questo proposito, ricorderei i termini usati da Papa Pio XII quando, davanti ad un mondo lacerato, denunciava "la dimenticanza di questa legge di solidarietà umana e di carità, dettata ed imposta tanto dalla comunità d'origine e dall'uguaglianza della natura ragionevole in tutti gli uomini, a qualunque popolo essi appartengano, per il sacrificio di redenzione offerto da Gesù Cristo sull'altare della Croce al Padre celeste in favore dell' umanità peccatrice" (enciclica Summi Pontificatus, III). Esprimeva bene anche la connessione stretta che esiste tra la natura umana creata da Dio in una solidarietà fondamentale e la potenza dell'amore redentore che supera le rotture del peccato. Nell'insegnamento sociale della Chiesa, lo sapete, la solidarietà non si separa dalla carità; sarebbe anche eccessivo situarle in ordini differenti.

Di fatto, l'opzione fondamentale di Caritas le associa, poiché si tratta, per le sue numerose ramificazioni locali, di animare comunità cristiane "di giustizia, di carità e di pace". Come si potrebbe isolare la solidarietà dalla giustizia, dalla pace fraterna, dall'amore "riposto nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo" (Rm 5,5)? Dobbiamo meditare senza sosta gli appelli dell'Apostolo Paolo: "Per mezzo della carità, mettetevi al servizio gli uni degli altri. (...) Poiché lo Spirito è nostra vita, che lo Spirito ci faccia anche agire. (...) Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la Legge di Cristo" (Ga 5,22 Ga 5,25 Ga 6,2). A pochi giorni dalla Pentecoste, queste parole sono eloquenti: lo Spirito di Dio ci spinga ad essere solidali per amore!


3. Secondo questo orientamento essenziale, la vostra prima missione è di essere dei portavoce vivi degli appelli della carità, di mostrare a tutti i fedeli le vie da seguire per realizzare una reale comunione d'amore tra i fratelli e sorelle nell'umanità senza dimenticare nessuno dei più poveri.

E' importante, affinché ciò prenda una forma concreta ed efficace, che, nelle diverse comunità, degli organismi assicurino il coordinamento delle iniziative necessarie, in legame diretto con i Pastori delle diocesi e con le conferenze episcopali. Il nostro Pontificio Consiglio Co Unum, di cui Caritas internationalis è membro, riempie questa missione d'armonia e di riflessione per la Chiesa universale.

A buon diritto, una delle vostre preoccupazioni è di arrivare ad una responsabilità moderna, tecnicamente ben concepita, della condivisione dei beni materiali e spirituali che s'impone ai fedeli per dare alla comunione tutto il suo concreto significato ecclesiale. Voi usate spesso la parola "diaconia" per indicare questa azione strutturata: il termine evoca la dimensione di servizio ai poveri, presenti nella Chiesa fin dai tempi apostolici. Oggi, il ricorso ai mezzi moderni invita ad ampliare i campi della solidarietà; mirate a rinsaldare in modo adeguato il coinvolgimento personale di coloro che vi operano. E' questo il vostro contributo specifico alla pastorale sociale della Chiesa.


4. Osservando il programma dei vostri lavori, apprezzo l'ampiezza dei compiti che vi proponete. Mi limitero ad alcuni aspetti. Avete la preoccupazione di dare agli operatori che si consacrano all'azione nelle Caritas una formazione non soltanto tecnica o professionale, ma anche spirituale e teologica. Vi incoraggio vivamente a non perdere mai di vista questo equilibrio: infatti, non ci si può accontentare, nei campi della solidarietà e della carità, di una efficacia pratica. Non si possono superare gli ostacoli considerevoli che frenano la collaborazione tra persone diverse e tra nazioni senza essere spinti dalla forza dell'amore di Dio, guidati dall'intelligenza della fede che illumina sul senso della vita donata da Dio a tutti, animati dalla speranza che apre nel mondo le vie del Regno, passando attraverso la Persona di Cristo. Permanenti e volontari benevoli delle Caritas saranno tanto meglio gli animatori della collaborazione quanto più saranno coscienti della loro condizione di discepoli del Salvatore ed aperti alla sua grazia.

Tra le vostre preoccupazioni specifiche, vorrei ricordarne tre che mi stanno particolarmente a cuore. Penso anzitutto all'aiuto che dobbiamo offrire ai rifugiati, così numerosi attualmente, soprattutto in Africa. D'altra parte, ci sono tutti i problemi legati alla salute, alle epidemie inquietanti che imperversano in questo momento; alcune potrebbero essere bloccate se i mezzi di prevenzione e di cura fossero meglio ripartiti; per altri, ed è il caso dell'AlDS, non si dispone ancora dei mezzi per guarire; tutto ciò ci invita a raddoppiare la generosità per prevenire l'estensione delle calamità e curare le vittime. Infine, menzionerei l'aiuto che meritano tante famiglie che hanno vita difficile ad accogliere e ad educare i loro figli ed a assicurare una vecchiaia degna agli anziani: la loro condizione costituisce una preoccupazione primaria per la Chiesa, perché la vita della famiglia tocca le radici vive di ogni persona, delle sue possibilità di esprimersi e di essere fedele alla sua vocazione. Voi potete dare un grande contributo per far si che non si resti indifferenti o inattivi davanti alle loro difficoltà.

Le azioni che intraprendete a livello locale, nazionale o internazionale vi portano naturalmente a diverse collaborazioni che possono essere molto utili.

L'azione caritativa invita fortunatamente ad unire gli sforzi dei cattolici con quelli dei cristiani di altre comunità ecclesiali; costituisce un terreno di dialogo ecumenico che conviene incoraggiare come una delle tappe possibili sulle vie verso l'unità. In alcune regioni, una collaborazione analoga con credenti di altre religioni può favorire il dialogo interreligioso. Per questo, è necessario rimanere in contatto permanente con i Pastori delle diocesi e con i responsabili.

Nel corso dei miei viaggi, ho avuto l'occasione di constatare che gli sforzi fatti in comune in questa maniera portano i loro frutti.

In una parola, aggiungerei che le relazioni delle organizzazioni caritative della Chiesa con le Organizzazioni internazionali, governative o no, sembrano positive, non soltanto in ragione dei quantitativi di risorse così ottenute, ma ugualmente per scambiare le esperienze da una parte e dall'altra, e per rendere ampiamente presente una riflessione ispirata dallo spirito evangelico sull'azione sociale.


5. Al termine del nostro incontro, vorrei ridirvi la mia fiducia ed i miei incoraggiamenti. La vostra missione si situa nel cuore della pastorale sociale che è una testimonianza evangelica. Continuate, con l'ardore dell'amore che viene da Dio, a vivere la carità nella Chiesa ed a manifestarla in tutta la società.

Che la Vergine Maria, che si affrettava attraverso la montagna per andare a visitare Elisabetta, guidi i vostri passi! Che il Signore, venuto per manifestare l'amore del Padre mettendosi al servizio dei fratelli, vi sostenga ogni giorno! Che Dio vi benedica! (Traduzione dal francese)

Data: 1991-05-28
Martedi 28 Maggio 1991




In occasione del 50° di sacerdozio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Lettera al cardinale Marcelo Gonzalez Martin

Al Nostro Venerabile Fratello Cardinale Marcello Gonzalez Martin, Arcivescovo di Toledo La grandezza della nostra benevolenza e del fraterno amore verso di lei, nostro venerabile fratello, si moltiplica, anzi, cresce immensamente oggi nell'occasione del cinquantesimo anniversario del suo sacerdozio.

perciò le scriviamo con cuore grato questa lettera, con la quale vogliamo, pur se lontani, unirci al suo gregge di Toledo per lodare insieme con esso la sua diligente opera ed attività e gli innumerevoli meriti del suo zelo; e così non dalle nostre mani, ma dal nostro stesso animo riceverà questa lettera piena di gratitudine, interprete della nostra voce.

Sappiamo bene quante lodi di buon pastore, amico sicuro, fedele maestro si sia procurato specialmente presso la comunità di Toledo a cui offre ancora oggi, con grande amore, il suo servizio sacerdotale e episcopale. Ma già dall'anno 1960, quando fu eletto Vescovo di Asturia, si era guadagnato la stima di tutti, per la sua particolare carità.

Nel 1967 fu nominato Arcivescovo di Barcellona; quattro anni dopo, fu trasferito alla sede di Toledo, dette prova delle sue particolari doti di saggezza e di capacità; perciò già nel 1973 Paolo VI volle chiamare lei a far parte del Collegio Cardinalizio. Considerando la sua azione pastorale, vogliamo mettere in luce in modo particolare il suo impegno assiduo nella cura dei religiosi e delle religiose, coronato da chiaro successo, come attestano i fiorenti Seminari Maggiori e Minori presenti nella sua Arcidiocesi. Sappiamo inoltre che si appresta a celebrare il gioioso giubileo del suo sacerdozio circondato da una eletta schiera di nuovi presbiteri; il che dà motivo di grande gioia al nostro cuore.

Tralasciando molte altre cose che vanno ad accrescere la sua lode, vogliamo ancora ricordare la pastorale, rinnovata sotto la sua guida, per i giovani, le famiglie, i poveri, e per tutti coloro che hanno sofferto o soffrono qualche amarezza per particolari motivi; una pastorale adottata secondo l'indirizzo del Concilio Vaticano II.

C'è ragione dunque che lei si rallegri, sia lieto, nostro venerabile fratello, e noi con lei.

Affinché poi la sua gioia sia più grande, impartiamo la Benedizione Apostolica, segno del nostro amore, pegno della grazia di Dio a lei, al suo ausiliare, al clero e a tutti i fedeli in Cristo affidati alla sua guida.

Città del Vaticano, 30 maggio 1991, anno 13° di nostro pontificato.

Ioannes Paulus PP. II (Traduzione dal latino)

Data: 1991-05-30
Giovedi 30 Maggio 1991

La celebrazione eucaristica e la processione del "Corpus Domini" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Si aprano le vie delle città e dei villaggi! Lasciate che Cristo-Eucaristia passi in mezzo a voi!"

"In verità vi dico che io non berro più del frutto della vite fino al giorno in cui io lo berro nuovo nel regno di Dio".


1. Durante la Cena pasquale, nel Cenacolo, gli Apostoli mangia vano il pane e bevevano il vino dal calice: il cibo e la bevanda! Cristo ha dato loro questo cibo e questa bevanda dicendo: "Prendete, questo è il mio Corpo... Questo è il mio Sangue, il Sangue dell'Alleanza versato per molti". Ogni anno, nel Giovedi Santo, "in Cena Domini", rendiamo particolarmente presente l'evento pasquale del Cenacolo. Oggi ci riuniamo ancora una volta. Le letture della liturgia della Santa Messa ci preparano alla processione eucaristica lungo le vie della Città.

La processione è un'immagine del cammino col quale Dio conduce l'uomo nella comunità del popolo redento. Cristo si è acquistato questo popolo col Sangue del suo sacrificio sulla croce. E' il Sangue versato nel momento in cui il Corpo del Figlio di Dio è stato messo a morte.


2. L'evento del Cenacolo, "in Cena Domini", è il punto centrale del processo che si perpetua attraverso le generazioni, penetrando la storia dell'Alleanza tra Dio e l'uomo. Le letture liturgiche ci conducono prima ai piedi del monte Sinai, dove l'olocausto corona l'Alleanza di Dio con Israele. Offrendo gli animali, il sacerdote versa il loro sangue; poi, con questo stesso sangue, asperge l'altare e il popolo riunito...: "Ecco il sangue dell'Alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole". E' noto che alla base di questa Alleanza vi è stata la parola della Legge divina: la parola del Decalogo.


3. Con la sua venuta Cristo ha concluso la tradizione di quei sacrifici "di capri e di vitelli"; pero ne ha confermato e conservato il sangue come segno di olocausto. così, dunque, Egli, "come Sommo Sacerdote dei beni futuri... è entrato una volta per sempre nel santuario...". Vi è entrato "dopo averci ottenuto una redenzione eterna... con il proprio sangue". Il sangue di Cristo è segno della Nuova Alleanza. E', questa, l'Alleanza "nello Spirito e nella verità", perché il Cristo "... con uno Spirito Eterno offri se stesso senza macchia a Dio", compiendo così il sacrificio del suo Corpo e del suo Sangue. Questo sacrificio è al centro stesso del cammino, lungo il quale le generazioni umane, segnate dalla dignità della somiglianza con Dio, e, nel tempo stesso, aggravate dall'eredità del peccato, si avvicinano al Dio vivente. La processione del "Corpus Domini" è l'immagine di questo cammino, del corteo delle generazioni umane, che sono state redente dal Sangue dell'Agnello immacolato. Su questo cammino le conduce lo stesso Spirito Eterno, che è presente nel mondo e opera nella potenza del Sacrificio redentore di Cristo.


4. Durante l'ultima Cena Cristo, istituendo l'Eucaristia, dice: "Io non berro più del frutto della vita fino al giorno in cui lo berro nuovo nel regno di Dio". In Cristo incomincio per l'uomo il tempo del destino definitivo. Il cibo e la bevanda eucaristici servono ai pellegrini per poter procedere verso questa mèta ultima. Lo Spirito Eterno guida ciascuno e tutti verso il raggiungimento del traguardo che è l'Alleanza eterna. La Nuova Alleanza, sancita nel Corpo e nel Sangue di Cristo, è anche l'Alleanza eterna. "Il Calice della salvezza che alziamo", come segno sacramentale del sacrificio della nostra redenzione, non è forse un annuncio del giorno dell'eternità, che ci ha preparato il Signore?Là ci aspetta "il calice nuovo" dell'Eterna Alleanza: dell'Eucaristia eterna, con cui saremo in comunione "faccia a faccia".


5. Si aprano le vie delle città e dei villaggi!Si aprano le strade della Roma antica! In voi è scritto splendidamente il tratto della storia terrena dell'uomo.

Lasciate che Cristo-Eucaristia passi in mezzo a voi come segno della Nuova ed Eterna Alleanza! Fate spazio al Principe del secolo futuro! Andiamo insieme con Lui sulla strada della nostra fede e della nostra speranza.

E', questa, "la speranza che non delude". Amen!

Data: 1991-05-30
Giovedi 30 Maggio 1991

Al XIX Capitolo generale della Congregazione dei sacerdoti del Sacro Cuore - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Comporre in un'equilibrata unità vita spirituale ed impegno apostolico-sociale

Carissimi fratelli!


1. Avete desiderato che durante lo svolgimento del XIX Capitolo Generale del vostro Istituto non mancasse l'incontro con il Successore di Pietro ed io sono lieto, oggi, di accogliervi e di porgervi il mio saluto. Rivolgo, in primo luogo, un cordiale pensiero al Reverendo Padre Antonio Giovanni Panteghini che, insieme al Consiglio Generale, ha guidato la vostra Famiglia religiosa in questi ultimi anni. Saluto soprattutto il nuovo Superiore Generale, il Padre Virgilio Bressanelli, ed il suo Consiglio: formulo sinceri auguri per la missione loro affidata ed assicuro di cuore un particolare ricordo nella preghiera. La presenza di tutti voi mi richiama alla mente l'amore e la venerazione che il vostro Fondatore, Padre Leone Dehon, nutri costantemente nei confronti della Chiesa e della Sede Apostolica. La vostra presenza mi ricorda, inoltre, l'attività generosa di tanti vostri Confratelli, che nelle Case della Congregazione, disseminate ormai in vari continenti, offrono un contributo valido alla diffusione del Vangelo con sincero spirito missionario. Ringrazio e benedico il Signore per tutto il bene che state compiendo; lo ringrazio per lo sviluppo della vostra Istituzione, che dal lontano 1878, data di Fondazione, fino ad oggi, va sempre più allargando il raggio della sua presenza religiosa. Domando al Signore, che è costante nel suo amore, di mantenervi fedeli al particolare carisma apostolico che spinse Padre Dehon a fondare la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore.


2. Il Capitolo, che tuttora state svolgendo, oltre ad eleggere il nuovo Superiore Generale ed il suo Consiglio, tende a promuovere nel nostro tempo in modo concreto i "valori dehoniani" attraverso una efficace opera di aggiornamento spirituale.

Vostra preoccupazione dominante è quella di comporre in un'equilibrata unità la vita spirituale e l'impegno apostolico-sociale, alla luce del vostro specifico carisma che è l'"Amore-Oblazione-Riparazione" al Sacro Cuore di Gesù seguendo l'insegnamento della Chiesa. Volendo radicare ogni attività nel silenzioso ascolto di Dio, ma in pari tempo desiderosi di rendere il vostro lavoro rispondente alle moderne esigenze, voi cercate come poter sviluppare il vostro apostolato senza distoglierlo dall'indispensabile spirito di contemplazione. E delineate per l'intera vostra Famiglia religiosa alcune prospettive ideali alle quali intendete fedelmente orientarvi per il presente e per l'avvenire. Vi riferite, come è ovvio, soprattutto al "cuore" dell'intuizione carismatica di Padre Dehon, e cioè all'"intimità profonda e soprannaturale del suo messaggio e al coraggio della sua opera sociale". Abbracciando con slancio le direttive della "Rerum Novarum" di Leone XIII, egli sottolineava: "Occorrono santi per risolvere la questione sociale. Senza santità l'uomo è lupo per l'uomo". In un suo scritto, pubblicato sulla rivista da lui fondata e dal titolo "Il Regno del Cuore di Gesù nelle anime e nella società", si legge: "Questo secolo sarà democratico. I popoli vogliono una grande libertà civile, politica e comunale. I lavoratori vogliono una parte ragionevole del frutto delle loro fatiche. Ma questa democrazia o sarà cristiana o non sarà democrazia... Solo il Vangelo può far regnare la giustizia e la carità.

Ogni tentazione di riforma sociale al di fuori del cristianesimo sprofonderà nell'egoismo e nel dominio della forza. Le nazioni oscilleranno tra la tirannia di uno solo e quella di una oligarchia...".


3. Quale risposta alle sfide dell'epoca moderna, Padre Dehon promosse, come egli stesso lascio scritto nei suoi "Ricordi-Testamento", due grandi iniziative: condurre i sacerdoti e i fedeli al Cuore di Gesù per offrirGli un quotidiano tributo di adorazione e di amore; contribuire all'elevazione delle masse popolari, operando per l'avvento della giustizia e della carità cristiana. E' un apostolato da continuare, diffondere e rendere più intenso.


4. Carissimi Religiosi Dehoniani!"Fermezza e dolcezza": questo metodo apostolico, che fu del vostro Fondatore, sia di tutti voi. Lo sia oggi soprattutto, in una società inquieta e alla ricerca di certezze e di autenticità. Siate fedeli al vostro Padre Spirituale! E' un maestro che ha sofferto ed ha amato! Sia vivo in ciascuno di voi l'"amore penitente, riconoscente, confidente e devoto" che il Padre Dehon promise al Cuore di Gesù. In unione con Maria, siate apostoli dell'amore di Cristo, seguendo gli esempi e gli insegnamenti sempre attuali del venerato vostro Maestro e Fondatore! Vi accompagni pure la mia Benedizione, che ora, di gran cuore, imparto a voi Capitolari e che estendo volentieri a tutta la Congregazione.




Data: 1991-05-31
Venerdi 31 Maggio 1991

Ai direttori generali delle Amministrazioni Postali di diversi Paesi del mondo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Facilitando le comunicazioni tra i popoli svolgete un servizio per l'uomo

Cari amici,


1. Sono molto lieto di avere questa occasione di incontrarmi con i Direttori dei Servizi Postali nei vari Paesi d'Europa, come pure d'Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Canada e Stati Uniti d'America, durante questi giorni in cui state studiando i modi di migliorare le comunicazioni tra i continenti e le nazioni attraverso strumenti di servizio che le vostre agenzie possono fornire. In un periodo in cui le vostre responsabilità senza dubbio stanno diventando sempre più esigenti desidero assicurarvi la stima e l'apprezzamento della Chiesa per il vostro lavoro.

Mentre visitate una città così ricca di storia come Roma, non potete non rammentare la lunga tradizione del servizio postale nel corso di molti secoli in mezzo a cambiamenti politici, culturali e sociali. Sembrerebbe che una forma di servizio postale esisteva dalla prima antichità nell'Impero Persiano, negli Stati Greci e poi nell'Impero Romano, soprattutto a scopo politico e militare.

Nell'epoca dell'Impero Romano, la consegna postale si era molto estesa lungo i confini stabiliti da Cesare Augusto, cosicché secondo la registrazione di Costantino c'erano magistrati provinciali la cui sola responsabilità era il funzionamento ordinato della posta. Con la scomparsa di un impero unificato, le comunicazioni postali nel Medioevo e nel Rinascimento rimasero limitate e sporadiche.

Fu soltanto nell'epoca moderna che fu istituita un'organizzazione postale veramente internazionale: l'Unione Postale Universale fondata a Berna nel 1874. Ai fini del servizio postale tutti i Paesi membri da allora dovevano esser considerati un unico territorio, ogni membro garantendo il servizio postale all'interno dei suoi confini secondo i regolamenti e le tasse conformate a quelle degli altri membri. Nonostante le guerre, le agitazioni sociali e le trasformazioni radicali della società, la posta continua a servire il bisogno delle persone di comunicare con l'altro, o nella cerchia dei familiari e tra i cari, o per scopi culturali, educativi o economici. Oggi le tecnologie moderne aprono nuove possibilità e creano nuove sfide per comunicazioni sempre più estese tra tutti i popoli del mondo.


2. Cari amici, ognuno di voi ricopre una posizione di grande fiducia all'interno della società. Su voi ricade la responsabilità della riservatezza delle comunicazioni postali, e la sicura, pronta e fidata consegna di un vasto numero di lettere, pacchi e altra posta. Voi dovete occuparvi anche dell'efficiente amministrazione delle vostre agenzie e dei bisogni futuri alla luce degli attuali sviluppi tecnologici e sociali.

Ma in tutto questo, il vostro servizio è diretto ultimamente alla persona umana, all'uomo, che, come ho detto nell'Enciclica Redemptor Hominis, "scrive la sua storia personale mediante numerosi legami, contatti, situazioni, strutture sociali, che lo uniscono ad altri uomini... L'uomo nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale ed insieme del suo essere comunitario e sociale - nell'ambito della propria famiglia, nell'ambito di società e di contesti tanto diversi, nell'ambito della propria nazione, o popolo... e nell'ambito di tutta l'umanità" (RH 14).

Nel servizio alla persona umana e nella tutela della comunità tra gli uomini e le donne attraverso le comunicazioni postali, voi glorificate anche Dio Creatore che chiama l'uomo ad adempiere alla sua vocazione terrena alla luce di un destino trascendente. Che questo stesso Dio e Padre di nostro Signore Gesù Cristo sia con voi nel vostro lavoro e illumini le vostre decisioni durante questi giorni. Ad ognuno di voi e ai vostri familiari cordialmente imparto la mia benedizione.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1991-05-31
Venerdi 31 Maggio 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Invito a pregare per il continente africano dilaniato da dolorosi conflitti - Città del Vaticano (Roma)