GPII 1991 Insegnamenti - La recita del Rosario nella Cattedrale dell'Immacolata Concezione - Koszalin (Polonia)

La recita del Rosario nella Cattedrale dell'Immacolata Concezione - Koszalin (Polonia)

Titolo: La comunione universale della comunità ecclesiale è la legge della vita della Chiesa cattolica

Lodiamo Cristo qui, in questo tempio, che è in quanto cattedrale, la madre di tutte le chiese della vostra diocesi di Koszalin-Kolobrzeg. Ricordo che nei primi mesi dopo l'erezione canonica della diocesi mi è stato dato di celebrare la Santa Messa qui, insieme al vostro vescovo, presso questo altare. Oggi penso agli anni che sono passati: non sono solo passato ma sono anche una creazione, creazione dalle fondamenta stesse della Chiesa diocesana. Desidero salutare in modo particolare tutti coloro che hanno contribuito a questa opera, desidero dire loro "Dio ve ne renda merito", iniziando da coloro che sono originari di queste terre come coloro che qui sono giunti da diverse regioni, ed hanno creato nuovi ambiti, nuove comunità, nuove parrocchie, coloro che hanno creato nuove chiese, e che anche nel presente ne creano e ne costruiscono. E' un processo continuo che non dura da molto tempo ma quanti frutti ha già portato! Per questo lavoro desidero in modo particolare salutare i sacerdoti, insieme al vostro Vescovo, pastore di questa diocesi ed ai due suoi collaboratori. Desidero salutare i sacerdoti sia coloro che sono giunti da fuori nel passato e che continuano a giungere da diverse diocesi polacche, come un "Fidei donum" sui generis, così come tutti coloro che si sono formati qui, che sono già di qui, sono di Koszalin.Gioisco insieme a voi per questa fertilità che nella terra di Dio della vostra Chiesa si è rivelata in modo particolare e porta frutti.

Mi rivolgo anche cordialmente alle congregazioni religiose, sia quelle maschili che in larga misura condividono il lavoro pastorale con i sacerdoti diocesani, come quelle femminili, che qui in questa cattedrale sono presenti in modo particolarmente numeroso. Vi ringrazio per la testimonianza di vita evangelica, per la testimonianza escatologica che è contemporaneamente molto legata alla contemporaneità, al presente. Essa crea continuamente il vostro presente umano e cristiano, il nostro oggi indirizzato verso i nostri destini eterni in Dio, essa crea tutto ciò in Cristo. Siete, come spose di Cristo chiamate a ciò in modo particolare, questo è il vostro carisma. Che Dio benedica il vostro lavoro. Abbiamo pregato insieme recitando il Rosario.

Questo Rosario sulle onde della Radio Vaticana è stato trasmesso in tutto il mondo, in qualunque luogo questa Radio Vaticana arrivi e sicuramente è stato recitato contemporaneamente a noi in molte altre lingue. Sono molto contento che questo Rosario, in ambito universale abbia dato anche una espressione universale del legame ecclesiale della vostra chiesa di Koszalin-Kolobrzeg. Siete in questa grande comunità del popolo di Dio, in questa grande comunità di Chiesa, che in tutto il mondo formano un'unica Chiesa, un'unica Chiesa di Cristo, un'unica Chiesa apostolica e cattolica, una Chiesa Santa. Questa comunità attraverso voi si è arricchita e si arricchisce sempre e voi contemporaneamente attingendo da questa comunità vi arricchite e maturate. Questa è la legge della vita della Chiesa, questa è la legge della comunione; e la più alta sorgente di questa legge è un Dio, che è comunione, comunione di Persone, nell'unità della Divinità. Questo è il modello più alto, e contemporaneamente la sorgente più profonda della nostra vita cristiana, della nostra vita ecclesiale, del nostro essere Chiesa.

Ora desidero impartire a tutti la benedizione, sia a coloro che sono raccolti qui nella cattedrale ed all'esterno, intorno alla cattedrale, così come a tutti i partecipanti a questo Rosario che tradizionalmente il Papa recita nel primo sabato del mese alla Radio Vaticana, a tutti coloro che si uniscono a Lui in tutto il mondo.

(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-01
Sabato 1 Giugno 1991

A una rappresentanza delle Forze Armate di tutto il Paese all'aeroporto di Koszalin (Polonia)

Titolo: Che questo primo incontro con i militari rimanga segno di un "nuovo inizio" nella vita della società e della nazione

Signor Presidente della Repubblica, Signor Primo Ministro della Difesa Nazionale, Cari soldati, Sottufficiali, Ufficiali, Generali, Caro Vescovo Militare dell'Esercito Polacco,


1. "Coloro... che al servizio della patria esercitano la loro professione nelle file dell'esercito, si considerano anch'essi come ministri della sicurezza e della libertà dei loro popoli" (GS 79).

Per la prima volta mi è dato - durante la visita in Patria - di parlare ai soldati in un apposito incontro. Ciò desta in me vari ricordi, riflessioni e sentimenti profondi del passato, mio personale e della storia del mio Popolo, nella storia della Polonia.

Come pontefice ebbi occasione di visitare molti Paesi. Quasi ovunque all'arrivo ed anche al congedo, incontravo i plotoni d'onore. così del resto è stato anche in occasione delle mie precedenti visite in Polonia, nel 1979, 1983 e 1987. La presenza dell'esercito e gli onori militari esprimono ciò di cui parla il sopracitato testo conciliare. Di più ancora: il plotone d'onore, che porta la bandiera nazionale diventa una particolare espressione della sovranità dello Stato. Durante la cerimonia di benvenuto, un ospite che visita un dato Paese si china davanti a questo vessillo. In questo modo rende onore alla società che in questo stemma esprime la propria identità. In ogni formazione militare il vessillo è un simbolo particolare non solo di una data unità ma anche della Patria, alla cui causa si dedicano specialmente coloro che compiono il servizio militare.


2. Nel corso dei dodici anni passati più volte venivo invitato da singoli gruppi dell'esercito italiano. (Il Vescovo di Roma secondo la tradizione è il Primate d'Italia). Alcuni di quegli incontri si sono fissati in modo particolare nel mio ricordo, come per esempio la Santa Messa sulle Dolomiti sulle orme della prima guerra mondiale, oppure alcuni incontri con la marina nelle numerose città portuali d'Italia.

Molte volte anche i singoli raggruppamenti, specialmente di addestramento, partecipavano alle udienze del mercoledi. Ciò non solo riguardo alle formazioni italiane ma anche a quelle dei Paesi occidentali. A volte chiedevano la celebrazione di una Santa Messa alla quale avrebbero potuto partecipare. In Italia ho visitato anche parrocchie militari, mantenendo costante contatto con l'Ordinario Militare ed i cappellani. Da essi anche - come dai Vescovi castrensi di altri Paesi - venivo a sapere molto sull'importanza della pastorale militare.

Tutto questo - in un certo senso - mi ha preparato al presente incontro.

Debbo aggiungere che attendevo questo momento pensando con rammarico al fatto di non poter avere gli stessi contatti con i miei connazionali.

Mentre oggi si arriva a questo, ritornano alla mia memoria le parole: "dalla terra italiana in Polonia". Esse, come si vede, si verificano anche nei riguardi del Papa, quando si tratta dell'incontro con l'esercito.


3. E' difficile non pensare al passato. La storia testimonia che la Polonia è sempre stata una nazione di coraggiosi: i polacchi non cercavano le guerre, non conducevano in genere le guerre per conquiste, sapevano pero combattere eroicamente in difesa della libertà minacciata e dell'indipendenza. Le vittorie delle armi polacche segnano le singole tappe della nostra storia, dall'epoca dei Piast, attraverso il Grunwald fino a Vienna nel 1683. La tradizione guerriera, militare è stata trasmessa agli insurrezionisti nel periodo delle spartizioni.

Tale tradizione si rianimo con una forza nuova alla soglia del nostro secolo.

L'indipendenza della Repubblica è stata ottenuta lottando con le armi in mano, e la conclusione di questa epopea militare è stata la vittoriosa battaglia presso Varsavia, il 15 agosto 1920, che ebbe un'importanza decisiva non solo per la Polonia ma anche per l'Europa. Sotto questo aspetto viene paragonata alla vittoria di Vienna, e prima ancora (ai tempi dei Piast) alla battaglia presso Legnica, nel XIII secolo, dove era stata respinta l'irruzione tartara che veniva verso l'Europa dall'Asia.

L'ultima, la seconda guerra mondiale, è il seguito di questa epopea militare, iniziando dal settembre 1939, attraverso Norvik, Francia, Inghilterra - e dall' altra parte dei territori russi e dall'interno dell'Asia attraverso il Vicino Oriente fino a Monte Cassino e attraverso la dura battaglia per l'Argine della Pomerania fino alla partecipazione alla definitiva sconfitta del nazismo.

Contemporaneamente nel Paese occupato dai due lati c'era l'Armata Clandestina insieme a tutta la struttura dello Stato clandestino. L'apice di questo sforzo eroico, e al tempo stesso tragico, è stata l'insurrezione di Varsavia nel 1944.


4. Il periodo iniziatosi nel 1945 freno qualcosa in tutto questo processo storico.

A dir il vero il servizio obbligatorio di leva continuo, i giovani polacchi entravano nell'esercito, scegliendo la carriera militare, ma a tutto questo manco un riferimento essenziale. Tale riferimento è la consapevolezza di servire la Patria: "servizio della Patria" (come dice il testo conciliare). Il servizio militare non è soltanto un mestiere o un dovere. Deve essere anche un comando interiore della coscienza, un comando del cuore. Le tradizioni militari dei polacchi lungo i secoli hanno legato il servizio militare all'amor di Patria. Gli eventi del 1989, l'inaugurazione della III Repubblica significa qui un "nuovo inizio" per tutta la Nazione. Tuttavia, come in tanti altri settori, così anche qui questo "nuovo inizio" deve ancora maturare e consolidarsi nei nostri atteggiamenti, nella coscienza di tutti.


5. La pastorale a servizio delle Forze Armate, unita alla nomina del Vescovo Castrense ha una grande importanza per questa causa. così era nel passato, e la storia mostra non solo le magnifiche figure di eroici soldati e comandanti, ma anche di eroici cappellani militari. Un simbolo può essere don Skorupka del 1920, ma ce ne sono molti nel passato più o meno lontano. In questo contesto forse vale la pena di ricordare che nell'ambito della tolleranza religiosa e della libertà di professare la fede, nell'esercito del tempo della Costituzione del 3 Maggio, erano in servizio i cappellani di tre confessioni. Nell'esercito della II Repubblica, cappellani di tutte le confessioni potevano, senza ostacoli, esercitare il ministero religioso a seconda delle necessità dei soldati. Dagli ultimi tempi ricordiamo l'Arcivescovo Stanislao Gall e l'Arcivescovo errante Giuseppe Gawlina.

Ora sono lieto che sia presente qui il primo Vescovo Castrense dell'Esercito Polacco della III Repubblica, Monsignor Slawoj Leszek Glodz.

L'esperienza della Chiesa mostra la pastorale militare come un campo estremamente importante. Quando ero sacerdote e Vescovo nell'arcidiocesi di Cracovia, per me era sempre un grande dolore il fatto che in pratica da noi non c'era la pastorale militare. A volte, nell'esercito veniva attuata una specifica anti-pastorale: non solo venivano espulse tutte le manifestazioni di vita religiosa dalle caserme, ma si rendeva difficile ai soldati la pratica della loro fede perfino fuori delle caserme, e nelle caserme spesso veniva fatta un'intensa propaganda ateista. E' tanto più grande la mia gioia per il fatto che a quell'atmosfera non si sottomisero nemmeno molti soldati di carriera e che, nonostante le condizioni talmente sfavorevoli riuscirono, insieme alle loro famiglie, a perseverare nella fede e a condurre una normale vita religiosa. A tutti coloro che, in condizioni difficili, rinunciando a vari privilegi, e perfino alla possibilità di una carriera più veloce, sono rimasti fedeli ai valori cristiani e non hanno esitato a darne testimonianza, presento espressioni di apprezzamento e di ringraziamento.

Il ripristino della pastorale a favore dei militari certamente elimina un muro, con il quale si era tentato di separare l'esercito dalla società. Una nazione più facilmente può riconoscere come suo, come parte viva ed integrale della società, l'esercito che facilita ad un soldato, e non glielo impedisce, di volgersi ai valori che erano particolarmente importanti nella sua casa paterna.

perciò mi rallegro del ritorno dei cappellani nelle caserme, principalmente in considerazione di voi, vari Soldati. Un giovane che nel momento della vita decisivo per il suo sviluppo, viene chiamato al servizio militare, si dimostra particolarmente aperto a tutto ciò che comporta il servizio sacerdotale e pastorale. Sottoposto alla disciplina militare, allo stesso tempo sente maggiormente i problemi del proprio intimo e in certo senso spontaneamente cerca l'ordine e l'armonia interiori. Mi parlarono di questo molti vescovi e cappellani militari del mondo intero. Esiste una particolare possibilità per l'evangelizzazione, per un avvicinamento alla preghiera e alla vita sacramentale.

E questo, infatti, per la maggioranza dei giovani è la soglia di scelte mature e decisive per tutta la vita.

Guidati dalla fede è più facile salvaguardarsi dagli errori, o persino da una frattura spirituale.

Che questo primo incontro con l'esercito: del Papa-polacco con l'Esercito Polacco, rimanga segno di un "nuovo inizio" nella vita della società e della Nazione, di cui sono figlio. E come polacco so, quanto debbo - nello spazio di tutta la storia ed anche in quello della mia propria vita - a coloro che, spesso in modo eroico, "si consideravano come ministri della sicurezza e della libertà della Patria".

Voi, Signori Generali, Ufficiali, Sottufficiali e Soldati, siete successori di quei soldati. Che dunque anche in voi l'amore per la Patria, il senso di giustizia, la sollecitudine per la sicurezza e la libertà della Polonia, determinino il senso del vostro servizio militare.

Per concludere ancora una volta ritornero al Concilio Vaticano II. Esso insegna che "Fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un'autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa" (GS 79).

Non mi rimane altro che augurare che le possibilità di una pacifica trattativa siano sempre efficaci e portino la pace. La pace per tutto il mondo.

Auguro che l'Esercito Polacco e tutti gli altri eserciti possano servire nella pace il loro popolo e la loro Patria.

(Prima di concludere l'incontro con i Militari polacchi il Papa ha detto:) Desidero esprimere il mio caldo ringraziamento, con l'antica espressione polacca "Bog zaplac" (Dio te ne renda merito), per questo primo incontro con la Patria, nel quale possiamo già cantare con tutta convinzione "La Patria Libera benedici, o Signore!".

Desidero esprimere la gioia per l'incontro con questa regione della costiera baltica, nella quale si trovano anche i principali poligoni militari, con la Diocesi di Koszalin-Kolobrzeg e con l'intera Pomerania che già nel precedente viaggio ho visitato a Stettino ed a Danzica. Desidero ringraziare per questo vento che proviene dal mare, che ha avuto grande forza e severità, come accade al nord, ed ancora di più desidero ringraziare per il verde vivo di questi boschi, questo magnifico verde intenso. Questi boschi mi ricordano tanti avvenimenti della gioventù. Per tutto ciò ringrazio di cuore. Poiché mi reco in viaggio verso il sud, nella regione dei Carpazi, do l'addio al Baltico, do l'addio alla Pomerania, do l'addio a tutti i connazionali che qui vivono, do l'addio in modo particolare all'esercito polacco. Che Dio vi aiuti.

(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-02
Domenica 2 Giugno 1991

L'omelia della celebrazione eucaristica per la beatificazione del "Vescovo Pastore" - Rzeszow (Polonia)

Titolo: Oggi c'è bisogno di una nuova fede, di una nuova speranza, di una nuova carità




1. "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Mt 7,21).

In questa solenne giornata la Chiesa di Roma, e la città di Rzeszow in particolare, si pongono di fronte al mistero del regno dei cieli - di quel regno, che il Figlio di Dio, Gesù Cristo preparo ai suoi apostoli e ai suoi discepoli. La Chiesa, in pellegrinaggio attraverso questa terra di Podkarpacie, vive di speranza del regno dei cieli. Oggi invece gioisce in un modo particolare mentre l'elevazione agli altari del beato Giuseppe Sebastiano Pelczar rinnova e consolida questa speranza in tutti.

Ecco un uomo che "faceva la volontà del Padre" - non soltanto diceva: "Signore, Signore", ma faceva la volontà del Padre così come questa ci è stata rivelata da Gesù Cristo. Come lui l'ha dimostrato con la sua vita e con il suo Vangelo.


2. Quest'uomo, il beato Giuseppe Sebastiano Pelczar, era il vostro Vescovo. E prima ancora era figlio di questa terra. Qui, nella sua famiglia e parrocchia di Korczyn, udi la voce della chiamata al sacerdozio. Come Sacerdote passo attraverso gli studi a Roma, poi fu a Cracovia per frequentare l'Università Jagellonica, - è stato anche rettore di quella venerata istituzione - per poi tornare da voi. Era il vostro Vescovo di Przemysl nel periodo antecedente alla prima guerra mondiale e durante questa guerra che anche qui lascio le sue tracce. E dopo la guerra, nella Polonia nuovamente indipendente, dal 1918 sino alla morte nel 1924.


3. Tuttavia il pellegrinaggio di un uomo che non soltanto dice: "Signore, Signore", ma che fa la volontà del Padre, porta oltre la cattedra di professore, oltre il trono episcopale, porta a quel "regno dei cieli", che Cristo, Figlio del Padre, mostro a noi come mèta del pellegrinaggio terreno. Il fine ultimo in cui si compie fino alla fine la vocazione di una persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio stesso.

Quanto è grande la mia gioia di poter oggi, visitando la Diocesi di Przemysl, proclamare beato il Servo di Dio Giuseppe Sebastiano Pelczar, figlio di questa terra e Vescovo di Przemysl.


4. Questo solenne atto ha una eloquenza rilevante per noi tutti. I santi e i beati costituiscono un vivo argomento in favore della via che conduce al regno dei cieli. Essi sono uomini - come ciascuno di noi - che hanno praticato questa via nel corso della loro vita terrena, e che sono arrivati. Uomini, che costruivano la propria vita sulla roccia, come annunzia il Salmo dell'odierna liturgia: sulla roccia e non sulla sabbia mobile (cfr. Ps 30-31). Che cosa è questa rupe? Essa è la volontà del Padre che si esprime nell'Antica e nella Nuova Alleanza. Si esprime nei comandamenti del Decalogo. Si esprime in tutto il Vangelo, specialmente nel discorso della montagna, nelle otto beatitudini.

I Santi e i beati sono dei cristiani nel senso più pieno della parola.

Cristiani ci chiamiamo tutti noi che siamo battezzati e crediamo in Cristo Signore. Già nel nome stesso è contenuta l'invocazione del Nome del Signore. Il secondo comandamento di Dio dice: "Non nominare il nome di Dio invano". Dunque se sei un cristiano, non sia questo un invocare invano il nome del Signore! Sii un cristiano davvero, non solo di nome, non essere un cristiano qualunque! "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, ...ma colui che fa la volontà del Padre mio".

Diamo uno sguardo al secondo comandamento di Dio dal lato ancor più positivo: "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini - ci dice Cristo Signore - perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

Ecco il saldo fondamento su cui un uomo prudente costruisce la casa di tutta la sua vita. Di una tale casa parla Cristo: "Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia" (Mt 7,25).

Tuttavia "la roccia" - non è solo la parola di Dio, non solo il Decalogo o il discorso della montagna, i comandamenti e le beatitudini. "La roccia" - è soprattutto il Cristo stesso. Giuseppe Sebastiano Pelczar edificava la casa della sua vita terrena e della vocazione, soprattutto su Cristo. Su Lui solo, in Lui infatti si era manifestata fino in fondo la giustizia divina di cui l'Apostolo dice che anche se è "testimoniata dalla legge e dai profeti" (Rm 3,21) tuttavia è "indipendente" (cfr. Ibidem) da questa legge.

Questa giustizia divina, che giustifica l'uomo davanti a Dio, che, davanti agli occhi di Dio, rende l'uomo definitivamente "giusto" - è Cristo stesso. L'uomo fonda su di Lui la casa della sua vita terrena: la costruisce sulla redenzione, che è in Cristo, la edifica sulla croce, nella quale, mediante la sua morte redentrice, Cristo con il suo sangue ha tolto i peccati di tutto il mondo: con la propria Morte ha distrutto la morte del peccato. L'uomo dunque costruisce quella "casa del regno dei cieli" nella sua esistenza terrena mediante la fede.

Proprio così costruiva Giuseppe Sebastiano. E per questo la casa della sua vita terrena resistette in mezzo a tutte le tempeste e prove. Egli maturo fino a quella gloria che l'uomo-creatura può ritrovare solo nel Dio vivente. Proprio questa è la pienezza alla quale tutti siamo stati chiamati in Gesù Cristo.


5. La diocesi di Przemysl ha una sua lunga storia. Oltre sei secoli. La festa di oggi è quasi il coronamento di questa lunga storia. E' il coronamento perché la Chiesa, come Popolo di Dio vivente, redento a prezzo del sangue di Cristo - è chiamata tutta alla santità. La partecipazione alla santità di Dio stesso è la vocazione di tutti, di ognuno e di ognuna! Tale vocazione divenne la parte del Vescovo Giuseppe Pelczar, ma accanto a lui vi sono anche altri Servi di Dio dei tempi recenti, che si sono distinti con una particolare santità di vita. Nominiamo per esempio il beato Raffaele Kalinowski, che tra poco verrà canonizzato a Roma, e anche la religiosa Boleslawa Lament, o il francescano Raffaele Chylinski, che avro la fortuna di elevare agli altari nel corso del presente pellegrinaggio in Patria.

Nominiamo anche i figli e le figlie legati a questa terra di Rzeszow: don Giovanni Balicki, Bronislao Markiewicz, Leonia Nastala Colomba Bialecka, Venanzio Katarzyniec, Augusto Czartoryski. Nominiamo ancora suor Faustina Kowalska, Aniela Salawa, Stanislaa Leszczynska di Lodz, padre Giovanni Beyzym, Giorgio Ciesielski, l'arcivescovo Antonio Nowowiejski, il vescovo Szczesny Felinski, Giuseppe Bilczewski, Sigismondo Lozinski, Ladislao Kornilowicz, Vincenzo Frelichowski. Questi sono solo alcuni tra coloro che attendono la solenne conferma della loro santità da parte della Chiesa, e comunque ciascuno di noi conobbe e ora pensa a qualcuno che gli è caro, che realizzava in modo eroico la sua vocazione cristiana. E nei secoli passati - in quei sei secoli di storia - certamente non sono state poche le persone, tra il Popolo di Dio della vostra Diocesi, che seguivano la stessa strada e costruivano la loro casa sulla roccia della fede, compiendo la volontà di Dio, che è la santificazione dell'uomo.

Abbiamo oggi nel vivo ricordo tutti quei Figli e Figlie dell'antichissima Chiesa di Przemysl - ad ovest e ad est di San, lungo le catene montuose di Bieszczady verso il sud, lungo le valli dei fiumi verso la Vistola verso il nord. Rendiamo grazie a Dio per tutti loro.


6. Venerato Monsignor Ignazio, caro Fratello nel servizio apostolico! So bene, e lo sanno tutti in Polonia (ed anche fuori dei suoi confini) che, da quando hai assunto la cura di questa Chiesa, tutta la tua ardente attività si è concentrata su quella "casa", che un discepolo di Cristo deve costruire sulla roccia. Davvero Ti divorava "lo zelo per la casa di Dio". Non risparmiavi alcuna fatica, non conoscevi gli ostacoli se si trattava di moltiplicare i luoghi di culto e i focolari di vita divina sul territorio esteso della tua diocesi. Sapevi che una "Chiesa visibile" - casa della famiglia parrocchiale - è la testimonianza ed insieme la chiamata ad edificare la vita umana su quella roccia che è Cristo.

Io stesso ebbi occasione di ammirare da vicino la tua attività episcopale. Più volte del resto venivo invitato qui da Cracovia, come per esempio in occasione della consacrazione del monumentale tempio a Stalowa Wola. Desidero oggi, in occasione di questa visita e della beatificazione del tuo Predecessore nella sede episcopale di Przemysl, rinnovare questi particolari legami, che mi univano a questa terrà, con la sua ricca natura, con il suo fervoroso presbitero e la popolazione.

Nella vostra terra molti sono i luoghi che porto costantemente nel ricordo e nel cuore, ai quali ritorno nella preghiera. Desidero che tutto ciò trovi ancora una nuova espressione nell'odierna visita del Papa.

Caro Vescovo Ignazio! Negli anni del tuo servizio sei diventato, di fronte alla Chiesa e alla società in lotta per i suoi sovrani diritti, il portavoce, il testimone e una persona di prestigio.

Spero che anche ora - nella nuova situazione - questa tua testimonianza sia indispensabile. Oggi c'è bisogno di una nuova fede, di una nuova speranza e di una nuova carità. Occorre rinnovare la consapevolezza della legge di Dio e della redenzione in Cristo. Nello stesso tempo vorrei salutare tutti i Vescovi ausiliari di Przemysl, evocando prima di tutto la memoria di Mons. Stanislaw di venerata memoria che ricordo molto bene; saluto due Vescovi con i quali eravamo colleghi nell'Episcopato polacco, e quelli nuovi che sono venuti dopo perché la diocesi è molto grande e ha bisogno di un grande lavoro episcopale. Dio vi benedica tutti! Si, cari fratelli e sorelle, occorre rinnovare la consapevolezza della legge di Dio e della redenzione in Cristo, occorre invocare, come l'odierna liturgia: "Insegnaci, Dio, a camminare sui tuoi sentieri, guidaci nella verità" (cfr. Ps 24-25).

Perché la casa della nostra vita - delle persone, delle famiglie, della nazione e della società - rimanga "fondata sulla roccia" (cfr. Mt 7,25). Perché non venga edificata sulla sabbia mobile - ma sulla roccia. Sulla roccia dei comandamenti di Dio, sulla roccia del Vangelo. Sulla roccia quale è Cristo.

Lo stesso ieri, oggi e sempre"! (He 13,8).

Amen.(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-02
Domenica 2 Giugno 1991

La meditazione prima della recita dell'"Angelus" - Rzeszow (Polonia)

Titolo: "Attraverso questa comune preghiera deponiamo una corona sulla fronte della Madre di Dio"




1. La solenne liturgia eucaristica volge verso la conclusione. A quest'ora di mezzogiorno uniamo la liturgica benedizione finale con la preghiera dell'"Angelus".

Ogni giorno, e oggi in modo particolare, questa preghiera ci introduce nel mistero dell'Incarnazione del Verbo Eterno. "Eccomi, sono la Serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38) - dice la Vergine di Nazareth al Messaggero di Dio. Meditando questa risposta mariana, nella quale si è espressa la luce e la potenza dello Spirito Santo, ci chiniamo con profondissima venerazione davanti al mistero: "Il Verbo si fece carne e abito tra noi" (cfr. Jn 1,14).

In quanti luoghi della vostra terra, in quanti santuari mariani, continua questo momento salvifico dell'Annunciazione. Quante labbra ripetono le parole della Vergine-Madre di Dio. "Ti saluto, Gesù, Figlio di Maria, sei il Dio vero nella santa Ostia" - in quell'Eucaristia che qui celebravamo.


2. Ti saluto, Gesù! Ti saluto, Cuore Divino del Figlio dell'uomo. A te è consacrata questa Casa di Dio nella Città di Rzeszow, davanti alla quale oggi si è compiuta la beatificazione di un figlio della vostra terra, sacerdote e vescovo della vostra Chiesa - Giuseppe Sebastiano Pelczar.

Sia benedetta questa Casa di Dio legata al Cuore Divino, così come era ad esso unito il beato Giuseppe Sebastiano.

Cristo gli parlo, così come parla anche a noi: "Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore" (Mt 11,29). Quante volte questo sacerdote, e poi Vescovo di Przemysl, ripeteva: "rendi il mio cuore simile al tuo" - e quella preghiera esternava il mistero del progresso nella santità, di cui il Cuore di Cristo è fonte: "sorgente di vita e di santità".

Sii benedetta, Madre del Figlio di Dio! Sii benedetta, Madre del Cuore di Cristo! Avvicina tutti noi al tuo Figlio, a quel Cuore, che è "propiziazione per i nostri peccati" (Litanie del Sacro Cuore di Gesù; cfr. 1Jn 2,2 Rm 3,25).


3. Quando iniziavo il mio servizio nella Sede Romana di San Pietro, chiedevo cordialmente ai miei connazionali, di unirsi a me nella preghiera dell'"Angelus".

Ringrazio di tutto cuore tutti coloro che lo facevano e lo fanno, "Bog zaplac!".

Ed ora nuovamente invito tutti i presenti, tutti coloro che sono giunti da diverse parti, anche da fuori della vostra Diocesi, da oltre le montagne: i nostri fratelli e sorelle dell'Arcidiocesi di Leopoli e della Diocesi di Kamienec Podolski, della Diocesi di Zytomierz, che sono venuti qui, numerosi, con i loro Vescovi, ed anche i fratelli e sorelle slovacchi che sono qui presenti con il Vescovo di Presovo; invito tutti coloro che sono con noi uniti in spirito, chiedo di deporre, attraverso questa comune preghiera, una particolare corona sulla fronte della Madre di Dio, Madre del Verbo Incarnato, Madre della Chiesa, Madre nostra! (Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-02
Domenica 2 Giugno 1991

Presso la tomba del nuovo Beato a Przemysal, l'incontro con le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù (Polonia)

Titolo: Jozef Sebastian Pelczar, apostolo dei nuovi tempi




1. "Ogni sommo sacerdote, scelto fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio" (He 5,1).

Queste parole della Lettera dell'Apostolo vengono in mente quasi spontaneamente mentre ci troviamo presso la tomba del beato Jozef Sebastian Pelczar. Esse riguardano ogni sacerdote. In modo particolare si riferiscono a questo sacerdote che la Chiesa venera oggi come beato.

Trovandoci presso questo sepolcro, non siamo testimoni di quella mirabile via lungo la quale Dio stesso guida l'uomo, prendendolo come sacerdote dal suo popolo, per dopo a sua volta restituirlo a quel popolo? Capita, che questo sia un popolo nei paesi lontani, nelle missioni, sempre e ovunque pero questo è lo stesso popolo, redento dal sangue dell'Agnello senza macchia. Nel caso di Jozef Sebastian questo è pero il suo proprio popolo - quello da cui una volta fu preso e chiamato. Ad esso torno come vescovo, come un "grande sacerdote che ai suoi giorni piacque a Dio". E divenne qui il testimone di quell'amore, paterno e redentore, con il quale Dio ama questo suo popolo qui, nella sua terra nativa. La parrocchia a Korczyn, dove Jozef Sebastian venne al mondo e fu inserito per mezzo del Battesimo nel mistero della morte e della risurrezione di Cristo, è unita al vescovado di Przemysl con legami plurisecolari. Davvero, Dio permise al nostro Beato di "crescere dentro il suo popolo" - crescervi dentro con tutta la vita: diventando per i suoi connazionali e i suoi compaesani "ministro di Cristo e amministratore dei misteri di Dio" (cfr. 1Co 4,1).

Noi tutti che siamo qui riuniti, vogliamo rendere grazie alla Santissima Trinità per il dono di questo sacerdote e vescovo: per tutto il cammino della sua vita nello Spirito Santo, quel cammino che una volta lo porto all'altare come ministro dell'Eucaristia - e oggi ci permette di venerarlo sugli altari della Chiesa di Przemysl.

Davvero: è benedetto Dio nei suoi santi - e santo in tutti i suoi benefici (cfr. Ps 144/145,13.17).


2. Ho tanto desiderato di essere oggi nella cattedrale di Przemysl, presso il sepolcro del beato vostro Vescovo e formulare parole di lode per la mirabile Divina Provvidenza. E' stata essa a far uscire da voi, cari Figli e Figlie di questa antichissima terra, un sacerdote e apostolo dei suoi tempi. Jozef Sebastian Pelczar era infatti con tutto l'animo dedito "ad ogni servizio apostolico". A questo ministero servivano i molteplici compiti che si assumeva, gli studi ai quali si dedicava, gli scritti che pubblico con grande giovamento. E le sue pubblicazioni riguardavano vari problemi essenziali della vita di questa società dalla quale era stato "scelto" da Dio. In grande misura esse riguardavano la vita dei sacerdoti e specialmente la loro vita interiore. I suoi "principi di vita interiore" ancor oggi vengono letti nei seminari e nei noviziati. Il servizio della parola scritta andava di pari passo con il suo lavoro presso la cattedra di teologia pastorale all'Università Jagellonica, dove esercito anche l'ufficio di rettore negli anni 1882-1883.

E quando dalla cattedra universitaria e dalla cerchia del Venerabile Capitolo della Cattedrale di Wawel venne chiamato alla sede vescovile di Przemysl, il suo servizio apostolico trovo una nuova dimensione, alla quale si dedico completamente.

Siamo qui riuniti in presenza del Venerato Successore del vescovo Jozef Sebastian, dei suoi Vescovi Collaboratori, di molti Ospiti rappresentanti l'Episcopato Polacco con il Cardinale Primate a capo per ringraziare, insieme ai Sacerdoti, alle Famiglie Religiose di Fratelli e di Suore e con tutta la numerosa comunità del Popolo di Dio di Przemysl e della Diocesi, il Buon Pastore per l'opera apostolica della vita del nostro Beato.


3. Tra tutti i presenti una speciale parola desidero rivolgere a voi, Ancelle del Sacratissimo Cuore di Gesù - care Suore "Sercanki".

Siete quasi una viva testimonianza e duraturo testamento, lascito spirituale del vostro beato Fondatore. Questo è un lascito alla Chiesa in Polonia - a Korczyn, a Przemysl, a Cracovia e in tanti altri luoghi, ma anche fuori della Polonia: a Roma, in Europa, in Nord America e in America Latina, ultimamente in Africa.

Un lascito particolare - poiché anche un particolare dono del Cuore del redentore è il carisma della vocazione religiosa, della vita consacrata, che rimane in mezzo alla Chiesa e al mondo la viva testimonianza di quell'amore che non muore mai. Il Fondatore vi oriento sin dall'inizio al servizio apostolico, specialmente tra la gioventù femminile. Portate dunque nel vostro carisma religioso quasi per sempre inscritta la grande causa della dignità e della vocazione della donna (come volevo esprimere nella lettera apostolica "Mulieris Dignitatem" nell'ambito dell'Anno Mariano 1987/88). Il beato Jozef Sabastian Pelczar leggeva nel Cuore di Gesù l'importanza di questa causa a misura dei suoi tempi. Occorre che voi sappiate ritrovare la stessa importanza a misura dei tempi nuovi, delle nuove possibilità, ma anche delle nuove difficoltà e sfide del millennio che sta per finire.

Direi che la Vostra Congregazione prende inizio in un certo senso da Maria e trova la propria pienezza nel Cuore di Gesù. Essa nacque infatti dalla Fraternità della Santissima Vergine Maria Regina della Polonia. Il vostro beato Fondatore era un grande devoto della Madre di Dio, ha reso ciò visibile nel suo stemma episcopale e nel motto "Ave Maria".

Bisogna dunque costantemente tornare col pensiero e col cuore a quegli inizi, per attingervi la forza spirituale. A quelle fonti bisogna rinfrescare i misteri della vostra spiritualità e identità di "sercanki".

La spiritualità del beato Jozef Sabastian era congiunta alla devozione alla Madre di Dio. Sovente "si consigliava con lei, come continuare a organizzare la vita" e riteneva il rosario la preghiera sempre attuale dell'uomo. "Il progresso non sostituirà Dio all'uomo... non darà la pace ad un cuore agitato.

L'uomo sarà sempre in cerca di Dio, avrà nostalgia della speranza... alzerà le braccia verso la croce... si aggrapperà al rosario. E' grande la potenza del rosario. Maria porto alla Chiesa il rosario, quasi un ramoscello di pace" (Preghiera del Servo di Dio Jozef Sebastian Pelczar alla Santissima Vergine Maria).

Nella devozione a Maria vedeva la fonte del rinnovamento del cuore di ogni uomo, fonte di forza spirituale, di unità, di solidarietà, e in conseguenza, di rinnovamento morale di tutta la Nazione polacca.

Che questa caratteristica mariana si intrecci nella vostra vita spirituale con l'amore del Cuore Divino. Con la parola di vita, mediante l'atteggiamento di servizio nei riguardi di tutti coloro che hanno bisogno dell'aiuto spirituale, morale o materiale, proclamate la gloria del Divino Cuore.

Imparate dal Cuore di Dio ad abbracciare con il vostro cuore ogni uomo.

Che il beato Fondatore vi impetri la grazia della fedeltà creativa al carisma della vostra Congregazione, che vi aiuti nell'imitazione della Prima Ancella del Cuore di Cristo, che chiami nella vostra comunità, gioventù disposta a servire la stessa causa salvifica.


4. Con grande amore abbraccio con il cuore e con lo sguardo Przemysl, antichissimo abitato sul San. Mentre rievoco i secoli della storia, scritta qui, raccomando alla Divina Provvidenza la città, la terra e il Popolo, dal quale "è stato scelto" il sacerdote e Vescovo, perché come beato possa continuare a "crescere in mezzo al suo popolo".

Si formi qui, in questa Diocesi, un modello di convivenza e di unità nel pluralismo. Cresca qui la civiltà cristiana dell'amore. L'amore, la benevolenza e la reciproca comprensione si dimostrino più forti di ogni divisione artificiale e di ogni avversità. Presentiamo a Dio, per intercessione del beato Jozef Pelczar, figlio e pastore di questa Chiesa, di questa Diocesi, questi problemi difficili.

(Al termine del discorso il Papa ha aggiunto le seguenti parole:) Cari fratelli e sorelle, alla fine di questo incontro presso le reliquie del beato Vescovo Sebastian, la cui santa missione pastorale fu così legata a questa città, a questa cattedrale, a questa diocesi, desidero affidare alla sua intercessione tutti i problemi della Chiesa di Przemysl. Il Beato Sebastian amo soprattutto Cristo e la Sua Chiesa, fu un uomo che volle unire, un seminatore di unità fraterna. Il suo successore in questa sede, il Vescovo Ignacy con grande sacrificio ha portato avanti l'opera del suo Beato predecessore, compiendo grandi sforzi soprattutto per la costruzione di nuove chiese, e per il rinnovamento morale e religioso dell'intera diocesi.

Augurando a voi tutti una coraggiosa e stabile vittoria del bene sul male elevo il vostro pastore, il Vescovo Ignacy Tokarczuk alla dignità di Arcivescovo.

I fedeli presenti all'incontro hanno a lungo applaudito. Il Santo Padre si è associato alla comune gioia, concludendo l'incontro con queste parole: Miei cari, è giusto applaudire, ma si deve anche pregare. Preghiamo quindi insieme il Signore, così come ci ha insegnato il nostro Salvatore, Gesù Cristo, dicendo il "Padre Nostro".

(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-02
Domenica 2 Giugno 1991


GPII 1991 Insegnamenti - La recita del Rosario nella Cattedrale dell'Immacolata Concezione - Koszalin (Polonia)