GPII 1991 Insegnamenti - Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Implorare da Dio la grazia della conversione dei cuori e il dono della pace nella giustizia per tutti i popoli

1. Nell'Enciclica "Rerum Novarum" Leone XIII non esito a parlare di "diritti dei lavoratori", pur trattandone nel quadro più ampio dei corrispettivi doveri. così riconosceva che tali diritti, nella società quale veniva allora delineandosi sotto l'impulso della rivoluzione industriale, erano non di rado negletti e persino conculcati. Fedele al perenne richiamo evangelico, il Papa assumeva su di sé la difesa della condizione operaia, allora particolarmente precaria. Ciò faceva, oltre che per il doveroso rispetto delle esigenze della giustizia, per la consapevolezza che in ogni persona provata si rispecchia maggiormente l'immagine di Cristo. "I diritti vanno debitamente protetti - scriveva - in chiunque ne abbia. I pubblici poteri devono assicurare a ciascuno il suo... Nel tutelare le ragioni dei privati si deve avere un riguardo speciale ai deboli e ai poveri...

Agli operai, che sono nel numero dei deboli e dei bisognosi, lo Stato deve di preferenza rivolgere le cure e la provvidenza sua".


2. Oggi siamo in grado di ben valutare il coraggio e la lungimiranza di questo pronunciamento pontificio, che di fatto favori la successiva formazione di una coscienza sociale più attenta alle esigenze dei lavoratori. Ed oggi la situazione risulta mutata in positivo: è cresciuta la forza contrattuale del mondo operaio ed è considerevole il suo peso nei rapporti politici e sociali. Ma restano ancora, anche nei Paesi più sviluppati, fasce di persone a vario titolo emarginate in conseguenza soprattutto della disoccupazione e della sottoccupazione: per esse il principio leoniano della giustizia verso i più deboli conserva anche oggi tutta la sua attualità. In questi ultimi anni è fortunatamente cresciuta la sensibilità della pubblica opinione nei loro confronti. I membri della società sono consapevoli di essere tutti legati da una reciproca interdipendenza, così che il disagio di una categoria si riflette inevitabilmente sulle altre. Rientra, perciò, nell'interesse di tutti promuovere l'elevazione sociale di ogni cittadino. così nell'attenzione agli ultimi la comunità comprende meglio la propria vocazione alla solidarietà, virtù indispensabile per costruire un mondo rinnovato, nel quale ciascuno sia accolto, rispettato e difeso proprio perché creato ad immagine di Dio.


3. Il tempo di Quaresima, appena iniziato, è occasione di più intensa preghiera e di più generosa penitenza per implorare da Dio la grazia della conversione dei cuori e il dono della pace nella giustizia per tutti i popoli. A tutti i fedeli della Chiesa Cattolica - alle Diocesi, alle parrocchie e alle diverse organizzazioni ecclesiastiche - chiedo di consacrare questo tempo di preparazione pasquale alla preghiera per la pace e a gesti concreti di fraterna sollecitudine verso coloro che soffrono a motivo della guerra e delle ingiustizie esistenti nella vasta e provata regione del Medio Oriente. Rivolgo, inoltre, uno speciale e accorato invito alle Comunità di vita contemplativa, che qualcuno ha definito come il cuore della Chiesa. A queste donne e a questi uomini, che hanno offerto tutto a Dio e ai fratelli affido l'umanità. Che da ogni Monastero e Convento, ove si incontrano e si fondono le angosce e le speranze della Chiesa e del mondo, si elevi un'incessante preghiera! Che ognuna delle persone consacrate all'orazione si senta profondamente unita a tutti i credenti che, in questo periodo, si rivolgono a Dio misericordioso chiedendo illuminazione per i governanti e pace per il mondo.

La Vergine Maria voglia accogliere dal Cielo queste nostre suppliche ed avvalorarle con la sua materna intercessione!

Data: 1991-02-17
Domenica 17 Febbraio 1991

Al termine degli esercizi spirituali predicati in Vaticano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa è pertecipe delle alternative radicali in cui il mondo si trova oggi

Sia lodato Gesù Cristo,"Agimus tibi gratias, Omnipotens Deus, pro universis beneficiis tuis; pro beneficio huius hebdomadae": ringraziamo per la grazia di questa settimana che ci è stata data qui in Vaticano, in questa Cappella dedicata alla Vergine "Redemptoris Mater". Ringraziamo poi il nostro Predicatore, per la testimonianza che ci ha portato e con cui ci ha guidato durante tutti questi giorni. Lo ringraziamo per il dono di una fede profondamente vissuta, fede dei misteri, vissuta quasi dentro questi misteri, questi "magnalia Dei", che sono in Dio ma a cui noi siamo chiamati a partecipare. Gli siamo grati per questa partecipazione vissuta nei "magnalia Dei", per questa fede profondamente trinitaria, cristocentrica, pneumatologica e mariana. Lo ringraziamo perché per tutti noi è stato un grande dono questa sua fede e questa sua testimonianza, arricchita attraverso studi larghissimi - abbiamo ammirato anche questo aspetto della sua preparazione, della sua maturità spirituale - ma ancora di più vissuta attraverso l'esperienza pastorale.

Quanto ci hanno toccato e commosso i diversi esempi, sempre presi dalla vita quotidiana, dalla vita più profonda delle persone vicine e lontane, a cominciare dalla casa paterna, e poi attraverso le sue diverse mansioni pastorali, nell'università, nel seminario. E' stata per tutti noi una grande esperienza, oserei dire, un grande bagno di fede viva e vissuta e poi trasmessa "contemplata aliis tradere". Tutto questo ci ha portato davanti agli occhi, meglio davanti ai nostri cuori, nel momento in cui il mondo si trova di nuovo fra alternative radicali, e lo sentiamo. La Chiesa partecipa a questa radicalità delle alternative, è consapevole che la sua missione non può essere altra che questa. E lo ringraziamo: ringraziamo te, carissimo nostro predicatore e confratello nell'Episcopato, ti ringraziamo per averci indirizzato questi Esercizi, queste meditazioni, così direttamente a noi, per aver parlato a noi come Santa Sede, come ministero petrino, per averci incoraggiato in questo compito primaziale e universale, compito ministeriale: "Servus servorum".

La giornata di ieri, specialmente, è stata per noi, come comunità della Curia Romana, come Santa Sede, molto importante. Ringraziamo per tutto questo. Ci hai evocato la prima comunità apostolica, quella di Gerusalemme, che viveva la fede delle nostre origini, nella preghiera, "in fractione panis", ascoltando le parole e gli insegnamenti degli Apostoli. Quella comunità primitiva di Gerusalemme, tramite le tue parole, è stata trasferita qui, in questa Cappella "Redemptoris Mater". Anche la prima comunità apostolica di Gerusalemme era come una Cappella costruita attorno alla "Redemptoris Mater". Ringraziamo perché ci hai insegnato come creare il clima della Grazia per ogni momento, per ogni giorno. Gli Esercizi Spirituali sono certamente giorni privilegiati in cui il clima della Grazia divina riempie tutto.

Vengono, poi, altre settimane, altri periodi: bisogna che anche questi periodi e questi giorni siano riempiti della Grazia divina, che la Grazia sia vissuta da noi della Curia Romana, da ciascuno e da tutti, in comunione fraterna, ma nella partecipazione dell'altissima e profondissima comunione trinitaria.

Vogliamo cantare il "Magnificat", per concludere. Non si può concludere altrimenti se non ripetendo le parole con cui Maria - che è per noi modello della cristiana e della discepola di suo Figlio e nello stesso tempo nostra Madre spirituale, la "Redemptoris Mater", - ringrazia. Noi non possiamo concludere in modo diverso se non ringraziando: "Agimus tibi gratias".

Data: 1991-02-23
Sabato 23 Febbraio 1991

All'Ispettorato della Polizia di Stato presso il Vaticano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Amore e fede: un binomio che si armonizza nella premura che ispira il vostro servizio"

Signori funzionari ed agenti di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano!


1. Mi è particolarmente gradito porgere il mio cordiale saluto a Lei, Signor Dirigente Generale, ed a tutti voi, dipendenti dell'Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso la Città del Vaticano, che siete venuti con i vostri familiari a portarmi il gentile omaggio augurale per l'anno 1991. Ringrazio per le parole amabili che mi sono state rivolte anche a nome di tutti i presenti. Ringrazio tutti voi per l'occasione che mi offrite di esprimere i miei fervidi sentimenti di apprezzamento e di gratitudine per l'opera solerte e diligente che svolgete per assicurare un servizio d'ordine tanto importante e responsabile.


2. La vostra presenza rinnova in me la buona impressione di quanto ho avuto modo di vedere nei miei spostamenti e nelle visite pastorali nella diocesi di Roma e nelle altre Città d'Italia, come pure durante eventi straordinari della vita della Chiesa, quale è stato, ad esempio, lo svolgimento del Sinodo dei Vescovi nello scorso mese di ottobre. In queste occasioni ho potuto notare soprattutto l'esemplare premura e la nobiltà d'animo che ispirano il vostro servizio e che vi fanno compiere il dovere con fedeltà e dedizione, talvolta con grave sacrificio, a causa anche di orari straordinari. Ma quello che più mi è gradito costatare, è che tutto fate con amore e con fede. Tale binomio, che si armonizza in voi, di fedeli Funzionari dello Stato e di figli devoti della Chiesa, vi consente di assicurare attorno alla persona del Papa quel clima di ordine e di raccoglimento che è indispensabile per una fruttuosa partecipazione alle cerimonie religiose. Codesta preziosa esperienza, che per dovere di ufficio voi fate in mezzo ai pellegrini provenienti da ogni parte del mondo per venerare il sepolcro del Principe degli Apostoli e per vedere il suo Successore, valga a rendervi sempre più forti e coerenti nella vostra fede e a non aver timore o rispetto umano nel manifestarla nell'ambito delle vostre rispettive famiglie, del vostro servizio e dovunque veniate a trovarvi.


3. Con questi sentimenti, mentre formulo per il nuovo anno, da poco iniziato, l'auspicio di serena prosperità per voi e per i vostri familiari e congiunti, vi imparto di cuore la mia Benedizione, che estendo a tutti i vostri cari.

Data: 1991-02-23
Sabato 23 Febbraio 1991

La preghiera mariana in piazza san Pietro, Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Solo dall'amore costruito ogni giorno con gesti concreti di condivisione e di perdono derivano la giustizia e la pace

Carissimi fratelli e sorelle!


1. In un passo dell'Enciclica "Rerum Novarum", della quale stiamo toccando in questi mesi i punti salienti, Leone XIII ritiene illusorio che lo Stato possa realizzare più facilmente e celermente la giustizia sociale, monopolizzando la gestione del bene comune e dei rapporti di lavoro. La storia del nostro secolo, e specialmente quella degli anni recenti, conferma la verità di questo giudizio, si direbbe profetico, del Pontefice. E' un diritto "unirsi in società" - egli osserva - per il fatto che "il sentimento della propria debolezza sospinge l'uomo a voler unire l'opera altrui alla sua. L'istinto di questa naturale inclinazione lo muove, come verso la società civile, così verso altre particolari società"; esse non possono essere proibite dallo Stato, perché i diritti naturali lo Stato deve tutelarli, non distruggerli. Vietando tali associazioni esso contraddirebbe a se stesso, perché l'origine della convivenza civile, come delle altre convivenze, sta appunto nella naturale socialità dell'uomo.


2. Al riguardo, il Papa ricorda talune associazioni che, sorte in passato, erano allora particolarmente attive, ma la cui funzione è, ai nostri giorni, ancora valida, come, ad esempio, le società di mutuo soccorso, i patronati e le corporazioni di arti e mestieri. "I progressi della cultura - aggiunge -, le nuove abitudini e gli accresciuti bisogni della vita esigono che queste corporazioni siano adattate alle condizioni presenti" e la Chiesa vede con piacere il formarsi di associazioni di questo genere sia di soli operai, sia miste di operai e datori di lavoro. Spetta ai cittadini crearle e farle funzionare in piena libertà, perché il movimento vitale nasce da un principio intrinseco e gli impulsi esterni lo soffocano, mentre è compito dello Stato rispettarle e difenderle. Esse, tuttavia, hanno bisogno di un'adeguata organizzazione e norma, perché ci sia unità di azione e possano, quindi, raggiungere il loro obiettivo di promuovere, oltre che il bene degli associati, quello dell'intera società.


3. Nelle parole di Leone XIII si legge la piena legittimazione dei sindacati e delle associazioni analoghe e le sue argomentazioni ho io stesso ripreso nell'Enciclica "Laborem Exercens". Egli propone anche una sapiente regola da seguire per quanto riguarda la loro organizzazione e funzionamento. Tale concreta saggezza, per i credenti, si accompagna alla fede che spinge a considerare il prossimo come fratello da accogliere e da servire. E' solo dall'amore, infatti, costruito ogni giorno con gesti concreti di condivisione e di perdono, che derivano, come ci ricordano questi giorni di Quaresima, la giustizia e la pace.

Maria, Madre dell'unità e Regina della pace, guidi tutti noi su questo cammino di conversione e di speranza. Rivolgo un cordiale saluto agli immigrati dei vari Paesi, che sono venuti oggi in Piazza San Pietro nel desiderio di ricevere sostegno e solidarietà nella risoluzione dei loro problemi. Nell'assicurarvi che vi sono vicino, condividendo le vostre sofferenze e le vostre difficoltà, auspico che con la buona volontà da parte di tutti sia trovata una soluzione giusta e dignitosa alle vostre aspirazioni.

Data: 1991-02-24
Domenica 24 Febbraio 1991

Le visite pastorali del Vescovo di Roma

Titolo: Parrocchia della Santissima Trinità a Villa Chigi

Ai bambini e alla popolazione del quartiere Saluto di cuore, nel nome di Cristo, questa parrocchia. Saluto nel nome della Santissima Trinità, la parrocchia romana dedicata alla Santissima Trinità.

Saluto tutti i presenti, tutti i componenti di questa parrocchia, nelle case più vicine, ma anche nelle case più lontane. Tutti sono abbracciati dalla stessa realtà ecclesiale e soprannaturale. Tutti sono battezzati, o spero quasi tutti, nel nome della Santissima Trinità, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. I primi ad accogliere il Papa sono i bambini e i giovani. Questi sono più vicini al loro battesimo e così si capisce meglio perché sono i primi ad accogliere il Papa, il Vescovo di Roma, che porta la missione di battezzare e di annunciare il battesimo per la salvezza, nel nome della Santissima Trinità. Mi ha accolto bene il vostro parroco anche a nome dei suoi collaboratori. Poi, tra i parrocchiani, primi ad accogliermi sono stati i bambini, i più giovani. Io li ringrazio di cuore. Mi hanno salutato non solo con le parole ma anche con i segni significativi. Certo la colomba è un segno molto significativo. E' un segno biblico. Sappiamo bene che la colomba, durante il battesimo di Gesù nel Giordano, ha simboleggiato la presenza dello Spirito Santo. Accanto alla colomba mi hanno offerto anche un pallone da calcio. Questo non è tanto un simbolo biblico. Ma se vogliamo leggere la Sacra Scrittura, specialmente le Lettere di San Paolo un po' più attentamente, lo troveremo. San Paolo parlava di coloro che corrono nello stadio, non parlava dei calciatori, ma parlava comunque degli sportivi. Ciò è molto significativo, perché l'Apostolo voleva dire che la nostra vita cristiana è anche una corsa verso uno scopo, verso una mèta. Questa mèta è sempre superiore a noi, perché è Dio stesso. I bambini hanno poi lasciato andare i loro palloncini verso il cielo e così il simbolo è stato chiaro. Tutto quello che volevano dire con le parole, lo hanno detto anche attraverso i simboli, con i regali, con i doni offerti al Papa. Quando ho visto i palloncini salire verso il cielo, ho pensato subito alla parola liturgica "sursum corda", in alto i nostri cuori. Io vorrei augurare alla vostra comunità, dedicata alla Santissima Trinità, guidata dai Padri Stimmatini, questo "sursum corda", vorrei augurare di non dimenticare di vivere con questa trascendenza, con questo atteggiamento spirituale, di superare tutto quello che è solo transitorio, solo materiale, solo terreno. Vi auguro di vivere con l'apertura verso Dio, Uno e Trino, verso la Santissima Trinità. Questo è il frutto del nostro battesimo. Siamo stati battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, nel nome della Santissima Trinità. così, già dall'inizio, è inserita nel nostro animo, questa apertura verso Dio trinitario, perché Lui è la nostra mèta, Lui è la felicità e la finalità ultima alla quale dobbiamo attingere.

Cercate questa strada tutti insieme nella vostra comunità, aiutatevi reciprocamente, collaborate con i vostri sacerdoti. Avete lo spirito del Battesimo, lo spirito degli Apostoli, il vero spirito cristiano che deve permeare tutta questa comunità, questo ambiente, le case, i negozi, gli uffici, tutto quello che è umano e necessario, ma che è terreno. Noi non siamo qui per sempre.

Per sempre saremo nella Santissima Trinità.

L'omelia durante la celebrazione eucaristica


1. "Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li porto sopra un monte alto, in un luogo appartato... si trasfiguro davanti a loro".

Carissimi fratelli e sorelle, nell'itinerario penitenziale della Quaresima, la liturgia odierna ci invita a sostare per contemplare la divina Trasfigurazione di Cristo. Si tratta di un evento chiave non solo nell'esperienza terrena di Gesù, Servo obbediente e sofferente che va verso Gerusalemme per portare a compimento, con il suo sacrificio pasquale, la missione affidatagli dal Padre, ma anche per l'esperienza di fede dei discepoli, che camminano con Lui verso lo stesso traguardo, e dell'intera comunità dei credenti che "tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio prosegue il suo pellegrinaggio terreno" verso la Pasqua eterna.


2. Gesù, dunque, sta andando verso Gerusalemme, dove dovrà "soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare". Là, infatti, si compiranno le antiche profezie che avevano preannunciato la venuta del Messia, non come potente dominatore o agitatore politico, bensi come umile e mite Servo di Dio e degli uomini, che dovrà donare la sua vita in sacrificio, passando attraverso la via della persecuzione, della sofferenza e della morte. Gesù ha davanti a Sé un traguardo difficile verso il quale lo spinge la volontà di Dio e lo orienta la sua vocazione di "Servo", e ne predice l'epilogo tragico e glorioso insieme. La sua umanità, per superare la prova, deve essere "confermata" dall'amore potente del Padre e confortata dalla solidarietà dei discepoli che camminano insieme con Lui. E così li introduce nella comprensione di ciò che sta per compiersi, perché si facciano suoi "compagni" nella via che dovrà percorrere sino in fondo. Essi, infatti, a parole sembrano disposti a seguirlo, ma, nei fatti, si ritraggono impauriti e scandalizzati. In questo cammino verso la Croce c'è una sosta. Gesù, con i suoi discepoli più fedeli, sale sul monte e là, per un momento, fa intravvedere loro il suo destino ultimo: la gloriosa Risurrezione. Ma anticipa pure ad essi che è necessario prima seguirlo sulla via della Passione e della Croce.


3. Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia della SS.ma Trinità, sentitevi anche voi interpellati dall'evento della Trasfigurazione e dall'invito divino che vi sollecita a seguirlo. La "parola della Croce" deve trasformare non solo voi, ma tutta la Chiesa di Roma, che vive il tempo favorevole della Quaresima, quale momento forte di quel cammino di fede e di rinnovamento che vuole essere il Sinodo pastorale diocesano. E' molto importante che l'itinerario spirituale e pastorale caratterizzi in modo indelebile l'esistenza di fede personale e quella di tutta la comunità ecclesiale. Ciò che deve essere messo al primo posto e che occorre tenere costantemente presente, per non smarrirsi e non imboccare strade sbagliate, è l'ascolto di Dio. Solo passando "attraverso la morte possiamo giungere al trionfo della risurrezione". L'ascolto è ciò che definisce il discepolo e lo fa servitore della verità e della carità di Dio, manifestatesi in pienezza in Cristo Gesù: "Porgete l'orecchio e venite a me - Egli vi dice attraverso il profeta - e voi vivrete. Io stabiliro con voi un'alleanza eterna". Indubbiamente il cammino è arduo; domanda disponibilità, coraggio, rinuncia, per poter fare della propria vita, come Cristo ha fatto della sua, un "dono" di amore al Padre e ai fratelli.

Solo così si è resi idonei, dalla potenza dello Spirito, ad annunciare il "Vangelo della Croce" e a realizzare quella "nuova evangelizzazione" che ha in Cristo crocifisso e risorto il suo centro e cardine. L'annuncio, di cui i discepoli sono portatori, è esigente, duro da comprendere e soprattutto da accogliere e da vivere. Ma essi non sono soli: sono in comunione tra loro e con Cristo, che è morto e risorto ed ora glorioso alla destra del Padre intercede per loro. Questa certezza che si fonda sulla fede, mentre ci consola tra le difficoltà, ci spinge, quali figli di Abramo, a sperare contro ogni speranza!


4. Proprio perché questa speranza non venga meno, ma cresca di giorno in giorno, nel cammino dell'ascolto e dell'annuncio della "parola della Croce", è indispensabile di tanto in tanto, carissimi fratelli e sorelle, salire con Gesù sul monte e sostare con Lui: farsi, cioè, più attenti alla voce di Dio e lasciarsi avvolgere e trasformare dallo Spirito. In una parola: è necessaria l'esperienza della contemplazione e della preghiera! "La preghiera, infatti, è un bene sommo.

E'... una comunione intima con Dio. Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, così anche l'anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera". Questo non certo per evadere dalla durezza del quotidiano e rifuggire dagli impegni gravosi del servizio all'uomo, ma per godere la familiarità con Dio, per poi riprendere con rinnovato vigore il cammino faticoso della Croce, che porta alla risurrezione.


5. Sono questi i principali pensieri che ci vengono dalla liturgia di questa seconda domenica di Quaresima e che ho desiderato meditare insieme con voi, cari fratelli e sorelle della Parrocchia della SS. ma Trinità a Villa Chigi. A voi tutti, qui presenti, unitamente al Pro-Vicario Generale, Arcivescovo Camillo Ruini, e a Monsignor Salvatore Boccaccio, Vescovo Ausiliare del Settore Nord, rivolgo il mio cordiale saluto ed augurio di ogni bene; saluto pure il Padre José Luiz Nemes, Superiore Generale dei Religiosi Stimmatini; ringrazio il Parroco, Padre Andrea Meschi, e i suoi Confratelli per la loro zelante opera pastorale in questo popoloso quartiere. Un affettuoso e benedicente pensiero rivolgo a coloro che sono impegnati rispettivamente: nella Catechesi, nell'Animazione Missionaria, nella Caritas parrocchiale; sono pure grato a quanti formano i vari Gruppi come Donatori di Sangue, Volontari per l'Assistenza agli Ammalati, agli Alcolisti, alle Famiglie in difficoltà ed agli Anziani.

Carissimi, vi incoraggio a continuare con rinnovato impegno su questa via, per una convivenza umana e civile più giusta, più serena e più fraterna e per una continua elevazione della vita spirituale e morale dell'ambiente in cui siete chiamati a vivere e a testimoniare la vostra fede. Il Signore Gesù, che oggi vi invita a "trasfigurarvi", vi aiuti a trasformare e a migliorare la vostra vita alla luce splendente della sua grazia.


6. Si, carissimi fratelli e sorelle, camminate insieme davanti al Signore Dio e nella fedeltà a Cristo, non solo in questo tempo di Quaresima, ma durante tutta la vostra vita!così il vostro quartiere e la città di Roma diventeranno davvero "la terra dei viventi"; la terra, cioè, nella quale Dio abita e continua a rivelarsi nel suo Figlio e in cui fioriscono la verità, la speranza, l'amore e la pace.

Amen! Al Gruppo "Caritas" (Al termine della celebrazione eucaristica, in un salone attiguo alla chiesa, ha luogo l'incontro con il Gruppo "Caritas" che raccoglie le varie espressioni dell'impegno caritativo della parrocchia. In dono è offerta al Santo Padre una scultura lignea proveniente da una missione africana "gemellata" con la Santissima Trinità, mentre una componente del Gruppo gli rivolge un breve indirizzo d'omaggio. Queste le parole successivamente pronunciate da Giovanni Paolo II:) Grazie per questo incontro, per queste parole introduttive e per il dono molto significativo. "Ubi caritas et amor, Deus ibi est".

Queste parole contengono una verità fondamentale e fondante per la Chiesa, perché la Chiesa è di Dio, esiste per far presente Dio e non ci si riesce senza carità. Il vostro primo parroco mi ha presentato questo ingegnere dicendo che ha fatto le fondamenta di questa chiesa. Ringraziamo tutti il costruttore della vostra chiesa parrocchiale, il costruttore della struttura visibile. Le fondamenta invisibili, invece, sono sempre nella carità. "Ubi caritas et amor, Deus ibi est", la Chiesa è dove è la carità. così tutte le persone presenti, le signore soprattutto, sono quelle che costruiscono la Chiesa, non come struttura visibile, ma come opera divina, anzi, come qualcosa che deve trascendere la terra, perché solo la carità non muore. così ci ha detto San Paolo. La dimensione dell'eternità si trova nella carità. così si spiega anche definitivamente perché dov'è carità e amore li c'è Dio. Perché Dio è l'eterno, ciò che non passa, che è sempre. La carità ci fa vivere in Dio. Qui, sulla terra, fa vivere Dio tra noi, nella nostra realtà terrena, umana, ecclesiale.

(Al Consiglio Pastorale:) Grazie per le parole rivoltemi e per l'invocazione alla pace nell'ora attuale. La Chiesa come sappiamo e professiamo, è apostolica, vuol dire fondata sugli Apostoli. Questo fondamento non è solo un passato, un inizio, esso appartiene sempre alla natura stessa della Chiesa che è sempre apostolica sebbene i dodici Apostoli siano scomparsi quasi due millenni fa. La Chiesa è rimasta apostolica e così rimane in tutte le sue dimensioni, come Chiesa universale, come Chiesa particolare, diocesana, come le diverse porzioni di questa Chiesa particolare: le parrocchie. Ogni Chiesa è apostolica. Anche la parrocchia ha la sua identità apostolica. Io dico tutto questo soprattutto per spiegare i diversi impegni che mi sono stati presentati con le persone. Sono diverse forme di apostolato, tra queste forme c'è per esempio la catechesi, ma c'è anche la sollecitudine per gli affari economici della parrocchia. Tra queste forme c'è l'assistenza, nelle sue diverse forme, ma c'è anche lo sport. Si vede come il concetto stesso dell'apostolato è largo e quante sono le attività, i problemi, le realtà umane che possono scoprirsi come appartenenti all'apostolato. E' vero che gli Apostoli erano dodici e talvolta sono caratterizzati semplicemente con questa cifra, "i Dodici". Questo vuol dire che, anche se naturalmente vale ciascuno di loro, Pietro, Andrea, Giovanni, Paolo, essi valgono nell'insieme. Quando sono insieme già costituiscono un Consiglio. Ciò si comprende dall'inizio, negli Atti degli Apostoli. Si vede in diversi momenti, come già prima della Pentecoste, nell'elezione del dodicesimo, Mattia. Ma il momento chiave degli Atti degli Apostoli che esprime questa collegialità, questo insieme dei dodici e della Chiesa attraverso di loro, è il cosiddetto Concilio Gerosolimitano, intorno all'anno 50, all'inizio, quando la Chiesa cominciava a diffondersi, non solo tra il popolo israelitico, ma anche fuori, tra i pagani. Il problema era come costruire questa chiesa che si inseriva nelle comunità pagane, nelle isole e nelle città, specialmente attraverso l'apostolato di Paolo. Per l'apostolato della Chiesa è molto importante il Consiglio. Gli atti supremi di questi Consigli che sempre contano per l'apostolato della Chiesa, sono i Concili ecumenici, come lo è stato il Vaticano II. Ma per lo stesso scopo sono importanti anche altri Consigli, per esempio i Sinodi, come il Sinodo di Roma, ma anche i Consigli parrocchiali. Io penso che la Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II, è entrata nel binario più conforme al suo carattere apostolico, proprio con questi Consigli. Essi esprimono l'insieme della Chiesa, della Chiesa parrocchiale, come in questa parrocchia della Santissima Trinità, ma allo stesso tempo, essi fanno ciò che è specifico dell'apostolato, degli Apostoli. Sono consapevoli responsabili per la missione. I Consigli pastorali, come il vostro consiglio, vogliono significare che la Chiesa non vuole essere un'assemblea passiva, ma vuole essere attiva, inviata, vuole vivere la sua missione, come l'ha vissuta dall'inizio. Gesù ha inviato gli Apostoli. Lo stesso termine "apostolico" vuol dire "inviato". Vi ringrazio per questo incontro e per tutto quello con cui contribuite allo sviluppo della parrocchia della Santissima Trinità, per la vostra partecipazione, per la vostra collaborazione con il parroco e con i suoi collaboratori e vi auguro di approfondire sempre di più questa sua identità apostolica, identità basata sull'apostolato, l'apostolato dei Dodici e, in ultima analisi, basata sull'apostolato dell'unico Apostolo che era Gesù, unico Apostolo di Dio, il Figlio inviato dal Padre.

(Agli anziani:) Grazie per tutto questo. E' stata veramente una sorpresa. Una sorpresa è stata soprattutto il modo in cui i testi sono stati recitati. Si vede che la recitazione rende migliori i testi. Grazie per questo incontro con gli anziani. Ma cosa vuol dire anziani? Se si tratta della cosiddetta Terza Età, anch'io già vi appartengo statisticamente. Ma cosa vuol dire anziano? Anziano vuol dire, e questo è più importante, esperienza, frutto di maturità. Molte volte anziano significa anche solitudine, abbandonato dai più giovani, dalle coppie che vanno oltre per formare altrove la loro famiglia. Anziano vuol dire anche un'altra gioventù.

Diventare anziano, non dico invecchiare, vuol dire anche ringiovanire, tornare alla giovinezza. Come capire altrimenti le parole di Cristo "se non diventerete come i bambini"? Sono parole dette alle persone mature, anzi alle persone anziane, a quelle di 102 anni. Auguro a tutti i presenti, vi auguro di cuore, di diventare come i bambini, perché è loro il Regno dei Cieli.

(Ai giovani:) Grazie per questo incontro. Prima vi ho sentito nella chiesa, ho sentito il coro che eseguiva canti e guidava l'assemblea durante la celebrazione eucaristica. Vi ringrazio per questo e mi congratulo con voi, ricordando con Sant'Agostino che chi canta prega due volte. E ciò vuol dire che se noi abbiamo pregato per una Messa è come se voi aveste pregato per due Messe grazie al vostro canto. Sono contento di vedervi tutti insieme in questa parrocchia. Si, può sembrare che la parrocchia, la diocesi, la Chiesa siano strutture.

Ma, vedete, quello che più intimamente è umano non può non essere anche strutturato. Anche ciò che è spirituale può essere anche in un certo senso materializzato, grazie alla nostra natura umana; noi non siamo spiriti puri, noi non sappiamo come vivono gli spiriti puri. Sappiamo un po' dalla Rivelazione come vive quello Spirito più perfetto che è Dio, e sappiamo, sempre dalla Rivelazione, che lui vive appunto nella comunione. Unità vuol dire comunione; Uno e Trino; una comunione di più persone che tutte sono lo stesso Dio, più persone che costituiscono l'Unica Persona. Tornando al nostro livello umano tutto ciò che è spirituale nell'uomo è, nello stesso tempo, materiale, materializzato, incarnato.

Anzi il mistero grande, centrale della nostra fede è l'Incarnazione del Dio Figlio, del Dio Verbo incarnato.

Ogni uomo è in qualche misura Verbo incarnato, spirito incarnato, ha cioè una sua dimensione, la sua realtà spirituale che trascende la sua materia; ma ha anche la sua dimensione materiale che è determinata da una struttura visibile per entrare in contatto, in relazione spirituale con gli altri. E così la parrocchia serve alla comunione, alla comunione delle persone; la parrocchia, la Chiesa, anticipa la Comunione dei Santi. La Chiesa non è altro che l'anticipazione della Comunione dei Santi. Io vi auguro di approfondire sempre più il mistero della Chiesa. Quel mistero cioè, in cui siete presenti, anzi voi siete questa Chiesa, voi siete questa Chiesa, non siete solamente presenti: voi, con il vostro essere, con la vostra esistenza umana e cristiana siete questa Chiesa. Vi auguro di approfondire più la realtà di questa Chiesa nelle sue diverse dimensioni, di vivere questa Chiesa e di amarla sempre più. E lo faccio con una finalità speciale perché nella Chiesa è presente Gesù Cristo.

E' poco dire che è presente: la Chiesa è Lui e Lui è la Chiesa. Diceva San Paolo che la Chiesa è il Corpo di Cristo. Vuol dire che la Chiesa è Cristo e Cristo è la Chiesa. In questa Chiesa, Cristo è per ciascuno di noi, è quello che ci rivela con il Padre questo mistero più sublime e più spirituale che è Dio, che è unità, che è comunione: Padre, Figlio e Spirito Santo. Ma nello stesso tempo quel Verbo Incarnato, Cristo, ci rivela, a ciascuno di noi, l'uomo; non solo ci rivela Dio, ma ci rivela anche l'uomo, la persona umana, ci dice cosa vuol dire essere una persona umana, un altro spirito incarnato. Per questo vi auguro di progredire sempre, di maturare sempre nella conoscenza di Cristo perché attraverso questa conoscenza di Cristo voi potete conoscervi meglio, anzi potete apprezzarvi, potete sapere quale è il vostro lavoro, cosa valete.

L'uomo è un essere molto fragile. Molte volte perde la consapevolezza del suo valore, di quanto vale. Molte volte si lascia vincere dalla depressione; molte volte si vota all'autodistruzione perché non vede gli orizzonti della vita, del suo essere, della sua personalità, della sua umanità. Io vi auguro, e questo è il mio desiderio più ardente, che ciascuno di voi, giovani di Roma, possa fare la conoscenza di Cristo e attraverso Cristo la conoscenza di se stesso. Questa conoscenza non è teoretica: si, è anche teoretica, cioè è anche una conoscenza che si deve esprimere attraverso concetti, riflessioni, studi, parole, scritti, con i canti e con il Vangelo. Ma è soprattutto una conoscenza che si esprime attraverso la testimonianza. Cristo vi vuole testimoni. "Sarete i miei testimoni". In un momento decisivo della vita giovanile viene il sacramento della Cresima: questo sacramento ha come parola d'ordine la testimonianza.

"Sarete i miei testimoni": questo è il momento in cui Cristo dice a ciascuno di noi, già battezzati, già nutriti del suo Corpo eucaristico, "Devi essere il mio testimone. E con questa testimonianza di me sarai anche tu maturo", perché le due cose vanno insieme. Cresima, dunque, testimonianza e maturità: le cose vanno insieme. Io vi auguro questo. Questo è il momento della vostra vita, il momento proprio, il "kairos" divino della vostra esistenza umana. Siete o nel clima di preparazione della cresima o nel momento che la segue immediatamente: questo è il momento della vostra vita. Cercate di riflettere su questa realtà.

Cristo dice "Sarete miei testimoni": Cristo vuole che ciascuno di voi sia suo testimone, attraverso questo vuole anche te stesso, nella tua maturità spirituale e corporale, nella tua maturità umana e cristiana, nella tua maturità civica, nella tua maturità vocazionale. Vocazionale perché è vero che ci sono le vocazioni religiose nella Chiesa, e sono molto importanti e fondamentali, ma ciascuno ha una sua specifica vocazione. Testimonianza e vocazione cristiana ecco le riflessioni che volevo condividere con voi.

Data: 1991-02-24
Domenica 24 Febbraio 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)