GPII 1991 Insegnamenti - Alle suore che prestano assistenza nell'Ospedale Oftalmico - Roma

Alle suore che prestano assistenza nell'Ospedale Oftalmico - Roma

Titolo: Nel settore della pastorale della salute è in gioco la credibilità stessa della testimonianza cristiana

Care sorelle, Il Dio della consolazione vi riempia di gioia e di pace nello Spirito Santo!


1. Vi saluto con particolare affetto e, attraverso voi, voglio salutare e ringraziare tutte le Religiose che in questa Città di Roma prestano il loro servizio nel mondo della sofferenza, testimoniando l'amore di predilezione che Dio nutre per i malati, gli emarginati e i poveri. A ciò, infatti, siete chiamate per il particolare "carisma di misericordia" ricevuto dal Signore nella consacrazione religiosa, ma anche in ragione dell'obbedienza ai Superiori che vi hanno affidato un compito tanto delicato, quale è quello dell'assistenza ai malati. Attraverso la vostra opera e la testimonianza della vita, Cristo Gesù vuole continuare a "farsi prossimo" ad ogni uomo ferito nel corpo e nello spirito, per consolarlo, curarlo e sollevarlo. La carità di Cristo vi spinge a prodigarvi per la salute fisica e spirituale dell'uomo con un servizio qualificato e generoso che miri alla promozione e difesa della vita, al rispetto della dignità e dei diritti fondamentali della persona. Con tali caratteristiche la vostra carità diventerà "perfetta", riflesso e irradiazione di quella del Signore, quale si è manifestata in tutta la sua vita e soprattutto nel supremo e totale dono di Sé, nella morte di croce; non è, quindi, soltanto espressione di umanità, ma anche attuazione della missione evangelizzatrice della Chiesa. Nel mondo della malattia e dell'emarginazione ce n'è oggi particolare bisogno a causa delle innumerevoli spinte in senso contrario che è dato di costatare per l'affermarsi di una mentalità e di una prassi di vita, ispirate al consumismo, all'interesse personale e immediato, all'indifferenza, che rimettono in discussione i grandi valori umani e cristiani che hanno permeato la cultura del passato. In tale prospettiva il settore della pastorale della salute è da considerare una vera frontiera e un campo tra i più importanti, nel quale si gioca non solo il presente e il futuro dell'uomo, ma la credibilità della testimonianza cristiana e dello stesso "Vangelo della carità". E' questo il contributo che a voi, in modo speciale, care sorelle, viene richiesto dal Sinodo pastorale diocesano, che intende rilanciare tutta la Chiesa di Roma sui sentieri della "nuova evangelizzazione".


2. Nel giorno della vostra professione religiosa vi è stato consegnato il Crocifisso, segno della vostra totale dedizione a Dio e al suo progetto salvifico e dell'impegno della "sequela di Cristo". Esso deve essere per voi anche un "libro aperto" dal quale apprendere la "sapienza della croce" e l'originalità della vostra totale dedizione ai fratelli sofferenti. Nella contemplazione della Croce, che non mancherete di realizzare quotidianamente attraverso la preghiera personale e comunitaria, Cristo Gesù vi comunicherà la forza dello Spirito per amare, come Egli ha amato, fino cioè al sacrificio totale della vita. Nel progressivo cammino di assimilazione a Lui vi saranno di sostegno la comunione fraterna, il reciproco aiuto, lo scambio vicendevole, che restano cardini fondamentali della vita religiosa e vie privilegiate per una testimonianza più incisiva ed efficace; come pure le numerose iniziative di formazione che vi sono proposte dal Vescovo, a livello diocesano.


3. Come persone consacrate dovrete anche saper leggere nel Crocifisso il dolore di tutti coloro che soffrono e nei quali si rivela e nasconde simultaneamente il volto di Cristo e verso i quali si indirizza il vostro lavoro e il vostro apostolato. Sulla "via Crucis" la tradizione popolare religiosa ha collocato una donna pietosa e buona: la Veronica, che asciugo il volto di Cristo, confortandolo con un gesto semplice, ma eloquente di compassione, riconosciuto e premiato da Gesù. Nella fedeltà alla vocazione ricevuta, fate anche voi lo stesso, ben consapevoli che nel servizio a chi soffre è molto più ciò che ricevete di quanto riuscite a dare. Il Dio della consolazione e della pace sia sempre con voi!

Data: 1991-03-10
Domenica 10 Marzo 1991

A conclusione dell'Assemblea dei Vescovi brasiliani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Noi, deboli strumenti della Sua salvezza

Cari fratelli in Cristo, Durante questi due giorni ci siamo riuniti, nel nome di Gesù Cristo e nella potenza del suo mistero pasquale, per riflettere sul nostro servizio pastorale al popolo di Dio in Brasile.

Pastori di Chiese locali e membri della Curia Romana, tutti insieme abbiamo voluto offrire di nuovo a Cristo la sua diletta Chiesa che è in Brasile, che egli si è acquistata con il suo preziosissimo sangue.

Nello stesso tempo abbiamo voluto esaminare le nostre responsabilità personali, quelle che ci competono precisamente come i primi servitori del Vangelo, Vescovi chiamati da Dio per annunciare, in tutta la sua purezza ed integrità, con tutta la sua forza e con tutte le sue esigenze, il mistero di Cristo, Figlio di Dio, per sostenere e confermare nella fede il nostro popolo.

In modo particolare abbiamo pensato ai nostri carissimi collaboratori, i sacerdoti del Brasile, interessandoci della loro identità sacerdotale, del loro ministero, delle loro difficoltà, della loro chiamata all'amicizia con Cristo, all'unione con Dio.

Abbiamo parlato della situazione dei seminaristi e delle esigenze della loro formazione. Abbiamo visto la necessità di impegnarci ancora perché la loro formazione possa davvero prepararli degnamente per la loro missione e aiutarli ad arrivare alla maturità di Cristo.

Con grande gratitudine abbiamo pensato ai religiosi e alle religiose del Brasile, ricordando il loro insostituibile contributo al Vangelo, e riflettendo sulla loro chiamata a collaborare sempre più uniti ai pastori delle Chiese locali, per poter presentare al mondo il vero volto di Cristo.

Siamo stati impressionati dalla grandezza delle sfide nel campo dell'autentica promozione umana e dei molti ostacoli che si oppongono alla piena efficacia della nuova evangelizzazione.

Questi ostacoli possiamo anche percepire più chiaramente dopo la nostra riunione, che ci ha chiamati ad un sempre più fedele amore manifestato nella vigilanza pastorale. Ma per noi questa consapevolezza non è motivo né di scoraggiamento né di vano trionfalismo ma di grande umiltà davanti ad una situazione che richiede sobrio realismo pastorale e suprema fiducia in Gesù Cristo. Con San Paolo, non ci spaventiamo davanti alle varie difficoltà e ostacoli posti alla predicazione del Vangelo, perché siamo ben convinti che "in tutte queste cose siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati" (Rm 8,37). Tutto è possibile con l'aiuto di Dio.

Noi, umili servitori del Salvatore e deboli strumenti della sua salvezza, chiamati sempre alla purificazione personale, siamo ministri di Dio "con parole di verità, con la potenza di Dio, con le armi della giustizia" (2Co 6,7).

Questa forza che sprigiona dal mistero pasquale noi la sperimentiamo nella comunione ecclesiale. Uniti in Cristo e nella sua Chiesa siamo forti nel suo nome.

A te, Gesù Cristo, Princeps Pastorum, la gloria; in te la nostra fiducia; a te la nostra fedeltà per sempre; nella tua parola la nostra gioia e la nostra forza; nel tuo mistero pasquale la nostra salvezza. Per te, nella tua Chiesa, sotto la protezione di tua Madre, la Madonna Aparecida, raggiungiamo, col nostro popolo la meta eterna: la comunione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

(Traduzione dal spagnolo)

Data: 1991-03-11
Lunedi 11 Marzo 1991

Ai vescovi della Toscana in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La famiglia: frontiera decisiva della nuova evangelizzazione

Venerati Arcivescovi e Vescovi delle Chiese che sono in Toscana!


1. Con gioia vi rivedo qui riuniti, dopo i colloqui avuti nei giorni scorsi con ciascuno di voi personalmente. Questo incontro collettivo, oltre che un'occasione per confermare il vincolo della comunione che intercorre tra le Chiese affidate alle nostre cure pastorali, ci offre l'opportunità di uno sguardo d'insieme ai problemi pastorali della Regione Toscana, nell'intento di individuare le linee d'azione su cui far convergere l'impegno nel prossimo futuro. Rivolgo a tutti il mio saluto cordiale e ringrazio l'Arcivescovo di Firenze, il caro Cardinale Silvano Piovanelli, per le nobili parole con cui, interpretando i vostri sentimenti di sincero affetto per il Successore di Pietro, ha espresso le ansie e le speranze che occupano il vostro cuore di Pastori.


2. "Senza la Toscana il mondo sarebbe stato diverso ed oggi apparirebbe umanamente più povero". Con queste parole mi rivolsi a voi, venerati fratelli, nella precedente visita ad limina, il 2 giugno del 1986. In effetti, la storia non solo d'Italia, ma del mondo intero, è segnata dal peculiare contributo letterario, artistico, scientifico e spirituale, offerto dalla vostra terra. Il vostro è un patrimonio culturale e religioso da rivisitare costantemente, per conservarne integri i valori fondamentali, in continuità con le antiche tradizioni civili e cristiane della Regione. Si tratta di ricchissime riserve di genialità nei vari campi dell'espressione umana, che occorre coltivare ed incrementare, non limitandosi a farne oggetto di contemplazione retrospettiva, ma vedendovi una "viva sorgente di ispirazione e di impegno" per "rivivere ed emulare" nel presente la grandezza spirituale d'un tempo, al di là di "ogni forma di criticismo sterile e di materialismo opaco". La lunga storia delle vostre città, oltre a spingervi ad apprezzare e coltivare i perenni valori dello spirito incarnati nelle lettere e nelle arti, vi stimola ad un costante rinnovamento etico e morale che attinge alle fonti del messaggio cristiano, di cui è intimamente permeato il tessuto culturale e sociale delle popolazioni affidate alla vostra cura pastorale. Il Signore chiama oggi i cristiani ad un nuovo slancio missionario di evangelizzazione e di solidale fraternità: li chiama ad irradiare nel mondo i valori immortali così luminosamente proclamati dai vostri Santi e dai vostri Grandi, che dai mausolei della chiesa di Santa Croce, in Firenze, non cessano di stimolare gli animi "a egregie cose".


3. Ripeto anche a voi quanto dissi ai giovani fiorentini nella visita pastorale dell'ottobre 1986: "Strappate a questi vostri antenati il segreto della fioritura del bello, del buono, del vero". Occorrono, infatti, per questi nostri tempi ardui e provvidenziali nuovi santi, nuovi apostoli generosi che, uscendo dal Cenacolo, si lascino condurre dallo Spirito ed ascoltino le parole del divino Maestro: "Andate in tutto il mondo!". E' questa la consegna: in tutto il mondo! a tutte le creature! in ogni ambiente, sino agli estremi confini della terra!Il mondo abbisogna di uomini e di donne che sappiano raccogliere l'eredità spirituale di quanti li hanno preceduti, diventando i coraggiosi testimoni di un Dio che non cessa di colmare col suo amore infinito il cuore dell'uomo. Si, per l'auspicata nuova evangelizzazione occorrono santi moderni che prolunghino nella vostra terra la meravigliosa fioritura di persone che la Provvidenza ha forgiato in capolavori di soprannaturale bellezza. Bisogna andare incontro con spirito missionario agli uomini là dove essi vivono, ed annunciare loro il Vangelo della speranza e della gioia. E' necessario aprire le porte della comunità ecclesiale a tutti con spirito di fraterna accoglienza e di disponibile generosità. Deve essere proclamata e trasmessa senza tentennamenti la verità sull'uomo e su Dio attraverso una catechesi che non sia soltanto esposizione di principii, ma appassionata e coerente comunicazione di una esperienza di fede. E tocca a voi, Pastori di Chiese dall'illustre passato, promuovere ed incoraggiare con l'esempio e la parola un tale cammino di conversione a Cristo e di rinnovamento spirituale. Spetta a voi, maestri di vita cristiana, guidare il popolo sui sentieri della verità e della giustizia. E' vostro compito confortare e sostenere l'impegno di quanti la misericordia del Signore ha affidato alla vostra cura episcopale.


4. Una nuova evangelizzazione vi sfida, venerati Pastori delle care Diocesi della Toscana. Anche la vostra Regione è terra di missione. Indagini recenti hanno confermato con l'arido, ma disarmante linguaggio dei numeri, ciò che più o meno era nel convincimento di tutti: la percentuale della partecipazione festiva alla santa Messa è scesa a livelli mai prima toccati; come quasi dappertutto, il secolarismo ed il consumismo hanno inciso in profondità sulla vostra cultura; nelle grandi città si avverte l'influenza di gruppi di potere occulto, mentre si diffonde la pratica di riti esoterici; aumenta l'indifferenza, che sfocia spesso nell'ateismo pratico. Permangono, tuttavia, in ogni parte della Toscana tradizioni vive di pietà e di religiosità popolare. Anzi, ad un osservatore superficiale potrebbe sembrare che il patrimonio religioso si conservi sostanzialmente intatto; la gente continua a chiedere il Battesimo, la Comunione, la Cresima per i propri figli; nonostante l'aumento dei matrimoni civili, la grande maggioranza dei nubendi domanda il matrimonio in chiesa; al momento del trapasso, quasi tutti sollecitano la sepoltura religiosa dei loro cari.

Ma se, al di là del dato esterno, si vuole verificare l'effettiva incidenza delle tradizioni cristiane nella vita dei credenti, ci si accorge che la fede appare spesso sradicata dai momenti più significativi, si manifesta solo episodicamente ed è talora relegata alla sfera privata e, per così dire, intimistica. La pratica religiosa è più connessa alle tradizioni e alle usanze che a quella sacra Tradizione per cui la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette alle generazioni di ogni epoca tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede. Urge, dunque, rifare il tessuto cristiano delle comunità ecclesiali che vivono nella vostra Regione. E ciò sarà possibile se i cristiani sapranno superare in sé la frattura fra Vangelo e vita, ricomponendo nella loro quotidiana attività, in famiglia, sul lavoro e nella società, l'unità di una vita che nel Vangelo trova ispirazione e forza per realizzarsi in pienezza.


5. Frontiera decisiva della nuova evangelizzazione è la famiglia. La Chiesa deve recare ad essa con rinnovata gioia e convinzione la "buona novella" che la riguarda. La famiglia ha bisogno di ascoltare sempre più a fondo le parole autentiche che le rivelano la sua identità, le sue risorse interiori, l'importanza della sua missione nella Città degli uomini e in quella di Dio. Essa è chiamata a diventare spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo s'irradia. Vi spinge e vi impegna in tal senso anche il fatto che proprio in Toscana ha avuto inizio il "Movimento per la vita" ora diffuso in altre città italiane e oltre frontiera. Suo scopo è di ricordare a tutti la sacralità dell'esistenza umana, che nella famiglia ha la sua culla naturale, al fine di promuoverla in tutto il suo arco naturale, contrapponendo ad una mentalità di morte una cultura della solidarietà e dell'amore. Parlando della famiglia, come dimenticare i giovani, nei quali risiede la speranza del domani dell'umanità? Come non preoccuparsi, altresi, della crisi vocazionale, che sta pesando in modo crescente sulle vostre Comunità? Un'efficace opera di evangelizzazione suppone la presenza di giovani capaci di essere testimoni coraggiosi tra i loro coetanei, suppone in particolare la presenza di nuovi ministri consacrati esclusivamente alla causa del Vangelo.

Ebbene, è proprio partendo dalla famiglia, cellula fondamentale della società e della comunità cristiana, che occorre impostare un'incisiva azione pastorale per la formazione cristiana della gioventù e per la promozione di una nuova fioritura di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.


6. Venerati fratelli, il rapido giro d'orizzonte sulla presente situazione delle Chiese in Toscana, sottolinea in definitiva l'urgenza di un serio impegno pastorale e catechetico, liturgico e caritativo, che punti a responsabilizzare tutti i credenti al proprio irrinunciabile ruolo di testimoni della novità del Vangelo. Sia perciò vostra cura valorizzare ogni apporto possibile: incoraggiate e sostenete i sacerdoti, vostri primi collaboratori nel ministero pastorale.

Amateli, siate loro vicini come padri e fratelli. Aiutateli a mantenere viva la speranza: Iddio non abbandona la sua Chiesa. Ai giovani presentate le esigenze evangeliche nella loro integrità ed accompagnateli nella maturazione spirituale, educandoli a generoso impegno per il Regno del Signore. Prestate sostegno ed adeguata formazione al volontariato cattolico notevolmente presente nella Regione.

Siate vicini a chi soffre, ai malati, ai poveri: come non ricordare, a questo proposito, le "Misericordie"? Queste confraternite, sorte secoli or sono quasi in ogni città della Toscana per il soccorso dei più poveri, conservano ancor oggi un proprio ruolo particolarmente efficace. Soprattutto suscitate in ogni ambiente ecclesiale una più intensa preghiera, piena di fiducioso abbandono alla volontà di Dio. Diffondete intorno a voi la gioia che si nutre di fede e di divina carità.


7. Sappiate, in particolare, guidare le comunità cristiane ad un costante annuncio della verità e ad una realizzazione concreta della carità, secondo l'espressione di Paolo: "Fare la verità nella carità". Dappertutto la terra toscana è nota come matrice di un umanesimo che porta visibili le impronte della fede cristiana. Essa ha il compito di rilanciare il messaggio universale della bellezza e della bontà, un tempo facilmente comprensibile da tutti: ricchi mercanti o modesti artigiani, grandi della Signoria o poveri lavoratori. Le vostre opere d'arte costituiscono anch'esse un formidabile strumento di catechesi. Voi siete ben consci di queste opportunità che la Provvidenza vi offre. Saldamente raccordati alla multiforme tradizione della vostra Regione, siate animatori intrepidi di Chiese che parlino ad un mondo tentato dall'indifferenza il vivo linguaggio della verità e dell'amore. Potrete, così, contribuire a edificare con ogni mezzo la "civiltà dell'amore", ridando slancio a comunità che conservano in sé i tratti di una secolare civiltà cristiana. Vi sostenga in tale impegno la Madre di Dio, Madre della divina Sapienza e discepola fedele di Cristo.

Ed io di cuore tutti vi benedico.

Data: 1991-03-11
Lunedi 11 Marzo 1991




Al Patriarca Michel Sabbahe ad una Delegazione cristiano-musulmana di Gerusalemme - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Sembrano nascere i primi segni di un serio impegno alla ricerca di soluzioniai gravi problemi del Medio Oriente

Beatitudine, cari fratelli, Saluto con gioia questo gruppo diretto dall'amato Patriarca di Gerusalemme dei Latini. Siete un gruppo numericamente piccolo, ma di notevole significato. La maggior parte di Voi proviene dalla Città di Gerusalemme, Santa per gli Ebrei, i Cristiani e i Musulmani e patria spirituale, cara a milioni di credenti delle tre religioni, che guardano ad essa come simbolo di incontro, di unione e di pace per l'intera famiglia umana. Voi rappresentate alcune di quelle comunità vive di credenti che si trovano in essa e che sono un motivo di speranza e un simbolo per le genti di tutto il mondo. Voi appartenete anche a un gruppo di dialogo tra credenti cristiani e musulmani, che hanno scelto questo cammino, non sempre facile, per giungere alla comprensione reciproca e favorire il conseguimento della giustizia e della pace. Anche il vostro gruppo dovrà svilupparsi e ingrandire i suoi orizzonti. Già fin d'ora, pero, esso è una valida testimonianza, soprattutto quando, dopo le sofferenze e le ingiustizie rese maggiori da un recente conflitto, sembrano nascere i primi segni di un serio impegno alla ricerca di soluzione ai gravi problemi esistenti nella regione. Che Dio benedica Voi, le Vostre Famiglie, la Vostra Gente e il Vostro lavoro.

Data: 1991-03-14
Giovedi 14 Marzo 1991

Telegramma all'Arcivescovo di Sidney, S.Em.za il Cardinale Edward B. Clancy

Titolo: La scomparsa del cardinale James Darcy Freeman

Avendo appresa la notizia della morte del Cardinal James Darcy Freeman desidero esprimere le mie sincere condoglianze a lei al suo clero e ai famigliari e a tutti coloro che piangono il suo trapasso. Mi unisco a voi nel rendere grazie a Dio per il lungo e zelante servizio sacerdotale che egli ha reso alla Chiesa in Australia, per la devota cura pastorale dell'Arcidiocesi di Sidney, per la sua fedele comunione con il successore di Pietro e per il suo generoso impegno per il gregge di Cristo in ogni parte del mondo. Nel raccomandare il Cardinal Freeman all'amore e alla misericordia del nostro Padre Celeste, cordialmente imparto la mia Benedizione Apostolica a tutta la comunità cattolica dell'Australia come pegno di forza e di pace nel Cristo risorto.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1991-03-16
Sabato 16 Marzo 1991

Ai vescovi dell'Umbria in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La pace attende i suoi profeti e i suoi artefici




1. "Il fatto di essere convenuti ad Assisi per pregare, digiunare e camminare in silenzio - e ciò per la pace sempre fragile e sempre minacciata, forse oggi più che mai - è stato come un limpido segno dell'unità profonda di coloro che cercano nella religione valori spirituali e trascendenti in risposta ai grandi interrogativi del cuore umano, nonostante le divisioni concrete". Con queste parole riassumevo cinque anni fa, nel discorso al Collegio dei Cardinali e alla Curia Romana per lo scambio degli auguri natalizi, il significato dell'incontro mondiale di preghiera per la pace, svoltosi poche settimane prima ad Assisi. Esse mi tornano in mente in questo momento, nel quale ho la gioia di salutarvi qui riuniti, dopo avervi incontrati separatamente, venerati Pastori della Chiesa che è in Umbria, terra profondamente segnata dal messaggio francescano della riconciliazione e della pace. La vostra regione, ricca di nobili tradizioni artistiche, culturali e spirituali, è nota nel mondo intero per questa sua quasi naturale vocazione alla promozione della pace: basta pensare ai luoghi francescani e alla testimonianza del Poverello, che continua a risuonare nella coscienza dell'umanità come invito al rispetto di Dio, del prossimo e del creato, in vista dell'edificazione di un mondo all'insegna del perdono e dell'amore. Come non rallegrarmi con voi, venerati fratelli nell'episcopato, delle molteplici iniziative con le quali, anche in occasione del recente conflitto, avete tenuta desta fra le comunità a voi affidate la fiaccola della riconciliazione e della fraternità? Educare alla pace è per voi un'esigenza basilare della evangelizzazione; e promuovere un'autentica cultura del dialogo e della fraternità rappresenta quindi un impegno fondamentale della vostra azione pastorale. Occorre non lasciar cadere occasione alcuna che sia atta a promuovere nelle coscienze l'aspirazione alla concordia e a favorire l'intesa tra le persone nella dedizione alla causa della giustizia e della pace. Il desiderio di veder crescere secondo la tradizione francescana i valori della solidarietà, come pure l'impegno a diffonderli nel mondo, sembrano esprimere l'anima più vera dell'Umbria, cuore della Nazione italiana e, in un certo senso, ideale punto di riferimento per quanti scelgono il messaggio di Francesco quale norma ispiratrice della propria esistenza. Ciò, se da una parte facilita la missione delle vostre Chiese, dall'altra la rende più esigente e stimolante. "La pace è un cantiere, aperto a tutti - osservavo ad Assisi a conclusione della Giornata di preghiera per la pace - e non soltanto agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. La pace è una responsabilità universale: essa passa per mille piccoli atti della vita quotidiana. A seconda del loro modo quotidiano di vivere con gli altri, gli uomini scelgono a favore della pace o contro la pace". La pace attende i suoi profeti ed i suoi artefici: ecco un impegno vivo per le comunità ecclesiali, di cui voi siete chiamati ad essere padri solleciti e vigilanti pastori.


2. Perché, tuttavia, l'educazione alla pace diventi fermento di rinnovamento di tutta la società, bisogna che i credenti sentano con vigore la loro vocazione apostolica. Ciò suppone un loro personale e profondo contatto con Cristo, Principe della Pace. A tal fine, è necessario che si operi attivamente per una nuova evangelizzazione, proclamando all'uomo di oggi la Buona Novella della salvezza in modo credibile ed audace. I nostri contemporanei hanno bisogno di speranza, hanno sete di amore, cercano strade che li conducano alla verità. Ma troveranno pace, se non incontreranno Cristo? Voi sentite con urgenza il compito della nuova evangelizzazione, ben consapevoli che l'Umbria è una terra che, pur ricca di promesse, è resa difficile a causa di una sempre maggiore diffusione della cultura secolaristica e consumistica. Specialmente in questa fase storica, che ha conosciuto il crollo rapido delle ideologie, vi interrogate su come annunciare il Vangelo, nella fedeltà al mandato di Cristo: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato". Ebbene, venerati fratelli, se impegnativo ed arduo appare il compito, vi sorregga la promessa del Redentore stesso: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".


3. La vostra gente, pur segnata da esperienze negative, resta aperta ai valori umani del rispetto, del dialogo, dell'ospitalità e della solidarietà. Sostenuta si mantiene pure la richiesta della celebrazione cristiana delle fasi più significative dell'esistenza: il battesimo alla nascita, la prima comunione e il sacramento della confermazione nell'infanzia e nell'adolescenza, il matrimonio al formarsi della nuova famiglia ed infine il funerale religioso ad accompagnare il duro momento della morte. Ma tale pratica, come voi avete concordemente osservato, sembra svuotarsi progressivamente del suo autentico senso religioso, finendo per non incidere più in modo significativo nelle scelte della vita. In particolare, un forte allarme viene dal numero delle interruzioni volontarie della gravidanza, le cui percentuali superano la media nazionale. Pur in tale ambiguità, si mantiene viva una diffusa pietà popolare, che si esprime nella sentita venerazione alla Madonna e ai Santi Patroni e nel massiccio, costante pellegrinaggio ai tanti Santuari della Regione, anche se in tali manifestazioni difetta spesso il riferimento alla dimensione cristologica ed ecclesiologica della fede, mentre prevalgono gli aspetti intimistici ed individualistici. In sintesi, l'analisi della condizione ecclesiale nel suo insieme presenta una minoranza di persone impegnate nei gruppi o movimenti ecclesiali e nelle attività pastorali, mentre la maggioranza mantiene un qualche legame con la Chiesa, ma non assume la fede come scelta capace di incidere in modo significativo nella vita di ogni giorno.


4. Guardando in prospettiva ai compiti pastorali che tale situazione suggerisce, voi ritenete che lo sforzo della "nuova evangelizzazione" debba in primo luogo puntare sul rinnovamento della Parrocchia come "comunità che annunzia, celebra e testimonia il Vangelo della carità". E' questo, infatti, il tema scelto per il VI Convegno Ecclesiale regionale, come pure per la III Settimana residenziale di formazione permanente del clero diocesano, previsti entrambi ad Assisi per il prossimo autunno. A tal fine è stata già attuata la ristrutturazione delle Parrocchie, da me sollecitata nella scorsa visita "ad limina", così da favorire una maggiore concentrazione dei fedeli. Ci si muove ora, con generale impegno, verso un modello di comunità parrocchiale che non sia soltanto luogo di servizio, di culto e di incontri occasionali, ma esperienza concreta di fede e di carità, con dinamismo missionario e forza di testimonianza evangelica.

Un modello di Parrocchia-comunità, in cui presbiteri e laici collaborino insieme secondo i carismi e i ministeri propri di ciascuno. E' questo il lavoro certamente più impegnativo per superare la mentalità secondo cui le attività della Chiesa sarebbero riservate alla competenza dei sacerdoti e dei religiosi, mentre i laici si ridurrebbero al ruolo di destinatari e utenti.

Di qui la necessità di attendere alla formazione di laici impegnati. Se ciò è richiesto dalla costituzione divina della Chiesa, in Umbria è questione che si rivela particolarmente urgente per l'invecchiamento e la progressiva diminuzione dei sacerdoti, come pure per le prospettive offerte dal numero dei seminaristi che, pur in lieve crescita, non è tale da poter soddisfare le accresciute esigenze pastorali. Del resto, quando la parrocchia diventa comunità vera e dinamica, dove i laici, insieme ai sacerdoti, partecipano attivamente alla vita pastorale e agli impegni apostolici, rifioriscono tutte le vocazioni e, in particolare, quelle sacerdotali e di speciale consacrazione. Oltre a sostenere la partecipazione dei laici alla vita ecclesiale, voi vi preoccupate, venerati fratelli, di educarli più profondamente a rispondere alla loro vocazione specifica, che è quella di animare cristianamente le realtà terrene: famiglia, scuola, professione, quartiere, sindacato, politica, cultura. Grazie a questo loro apporto insostituibile e quanto mai urgente, sarà l'intera comunità ad essere rinnovata. In tal modo il fermento del Vangelo, diventato vita nell'esistenza dei credenti, trasformerà l'intera società.


5. Per rinnovare le comunità parrocchiali, soggetti primari della nuova evangelizzazione, è necessario il contributo attivo di tutti i fedeli. La Chiesa, nel suo cammino incontro all'uomo, non può non proporsi oggi una coraggiosa prospettiva missionaria, capace di offrire risposte soddisfacenti a problematiche nuove ed emergenti nell'attuale contesto socio-culturale della vostra regione.

Tocca a voi, Pastori, guide illuminate e prudenti, coadiuvati dai presbiteri, vostri più stretti collaboratori, far si che il popolo cristiano prosegua "il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga". Tuttavia, affinché la fede diventi cultura e quindi vita, non basta soltanto un suo annuncio o una sua astratta proclamazione. Occorre che il credente e l'intera comunità sappiano attuare una compagnia concreta con l'uomo in cammino nella storia. In altri termini: l'inculturazione della fede dev'essere la prioritaria scelta pastorale delle Chiese dell'Umbria, ad ogni livello e in tutti gli ambiti della società, specialmente quello sociale e pubblico. In questo impegno ecclesiale la parrocchia resta costante punto di riferimento e centro dell'annuncio, della celebrazione e della testimonianza di fede.


6. Carissimi fratelli nell'episcopato, a conclusione di questo mio fraterno colloquio con voi, intendo ribadire tutto l'affetto e la stima che nutro per ciascuno. Ascoltandovi personalmente, mi sono reso conto della dedizione con cui guidate le vostre diocesi ed ho apprezzato la comunione che vi lega gli uni agli altri. Nell'ascolto prolungato della Parola e nel silenzio della preghiera voi potrete trovare forza per affrontare le difficoltà del quotidiano servizio apostolico, luce per condurre il gregge affidato alla vostra responsabilità pastorale e vigore spirituale per confermare i vostri fratelli nella fede. Non stancatevi di pregare per le vostre comunità ed educatele alla docile adesione alla volontà di Dio. Siate in ogni circostanza fermento vivo di coesione e di fraternità e a tutti proclamate la gioia del Vangelo, additando ad un mondo, lacerato da tanti tipi di violenza, Cristo "nostra pace". Maria, regina della Pace, sostenga il vostro impegno e protegga sempre tutte le Chiese della vostra Regione.

Ed io, di gran cuore vi imparto la mia Benedizione, che estendo volentieri ai Sacerdoti, ai Religiosi, alle Religiose e ai Fedeli dell'Umbria.

Data: 1991-03-16
Sabato 16 Marzo 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Alle suore che prestano assistenza nell'Ospedale Oftalmico - Roma