GPII 1991 Insegnamenti - L'omelia della Messa Crismale nella Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

L'omelia della Messa Crismale nella Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "E' questo il giorno della nascita del nostro sacerdozio ministeriale nella Chiesa"

"Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione".


1. Ritorniamo alle parole di Isaia; ritorniamo alla sinagoga di Nazareth. Le parole del profeta sulla bocca di Gesù sono un annunzio della sua missione messianica: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito".

Quell'"oggi" raggiunge adesso il suo culmine. La Chiesa alla soglia del Triduum Sacrum ci fa tornare all'"oggi" di Cristo. Esso significava in quel tempo l'inizio della missione: "Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista". Gesù di Nazareth ha realizzato tutto questo durante gli anni della sua missione in Israele.


2. "Oggi", alla soglia del Triduum Sacrum, Egli si avvicina alla fine della sua missione. Tutto ciò che Isaia ha racchiuso nella sua profezia attende ancora un definitivo compimento. Deve essere ancora detta l'ultima parola della Buona Novella. Sarà questa la parola della Croce, la parola della pasqua messianica di Cristo. In questa parola l'uomo, reso schiavo dal peccato, riconquista la libertà e sarà definitivamente proclamato il tempo della grazia del Signore. "Lo Spirito del Signore è sopra di me". Il Triduum Sacrum incomincia con la chiamata dello Spirito del Signore per mezzo delle parole del profeta Isaia, e si concluderà con la relazione di questo Spirito come presente ed operante nella Chiesa. Nel giorno della risurrezione Cristo entra nel Cenacolo attraverso le porte chiuse, mostra agli Apostoli le ferite della sua crocifissione e poi alita su di loro, dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo". Si rivela così la stretta unione tra il Sacrificio della croce e il dono dello Spirito.


3. Nella liturgia mattutina del Giovedi Santo tutto questo è già delineato, annunziato ed iniziato. Tra la sinagoga di Nazareth e il Triduum Sacrum è maturato il tempo della venuta dello Spirito Santo. E' maturata la sua presenza nella comunità messianica e poi nella Chiesa edificata sugli Apostoli. Gesù Cristo, "il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra", rivela se stesso, in questo Santo Spirito, come Colui "che è, che era e che viene... l'Alfa e l'Omega". Con la potenza di questo Spirito - per mezzo del suo sangue - farà "di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre". Dirà agli Apostoli durante l'Ultima Cena, che oggi riviviamo: "Questo è il calice del mio sangue... versato per voi e per tutti in remissione dei peccati". E poi, in questo stesso Cenacolo, alitando su di loro, il Risorto dirà: "Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi". Con la potenza di questo Spirito - per mezzo del suo sangue - ha fatto di noi un regno di sacerdoti. La liturgia dell'unzione simboleggia proprio questa potenza dello Spirito Santo, rivelata una volta per sempre alla Chiesa per mezzo del Sangue del Redentore.


4. Il Triduum Sacrum e, in modo particolare, questo giorno sono per il popolo sacerdotale della Nuova Alleanza il giorno della nascita del nostro sacerdozio ministeriale nella Chiesa. Ci uniamo con tutti coloro che nel mondo intero sono stati chiamati a questo sacerdozio. Preghiamo gli uni per gli altri affinché "non venga meno la nostra fede". Perché andiamo e portiamo frutto e il nostro frutto rimanga. "Gloria a Te, Re dei secoli!".

Data: 1991-03-28
Giovedi 28 Marzo 1991

La concelebrazione della messa "in cena domini" nella Basilica Lateranense - Roma

Titolo: Con l'Eucaristia Cristo rimane al di sopra della storia e dentro la storia

"Il Padre gli aveva dato tutto nelle mani".


1. Quando Cristo si è trovato insieme con gli Apostoli nel Cenacolo per mangiare la Pasqua con loro, già sapeva questo. Ha saputo tutto ciò durante la sua vita terrena, durante gli anni della sua missione messianica, ma adesso lo sa in modo particolare, in modo definitivo:"Il Padre gli aveva dato tutto nelle mani". Con questa consapevolezza andrà al Getsemani, sarà sottoposto al giudizio e condannato alla morte di Croce. Questa consapevolezza, questa certezza, diventerà la sua sofferenza; una sofferenza umana, pero umanamente inesprimibile. Diventerà il suo sacrificio redentore. "Il Padre gli aveva dato tutto nelle mani". Tutto vuol dire l'intera creazione, compresa nell'eterno disegno divino. Tutto vuol dire ogni uomo e l'intera umanità. Nessun altro poteva comprendere questo segno, all'infuori di lui, il Figlio consostanziale al Padre, il Verbo Eterno, il Primogenito di tutte le creature. Solo lui!Nelle sue mani il Padre ha posto tutto il futuro del Regno di Dio, l'escatologia della storia umana. Lui solo può, alla fine, restituire tutto al Padre, "perché Dio sia tutto in tutti".


2. Questa consapevolezza del Figlio significa, al tempo stesso, una particolare pienezza d'amore. Quando "era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amo sino alla fine". Sino alla fine!Da questo suo amore "sino alla fine" nasce l'Eucaristia. Da questo amore nascono il Getsemani e il Golgota; nasce l'ubbidienza fino alla morte e alla morte di Croce; nasce l'Eucaristia!Cristo, tornando al Padre, sa che non può lasciarci.

Deve rimanere perché il Padre "gli aveva dato tutto nelle mani". Non può passare come passa il "tutto" nell'universo creato. Non può soltanto entrare nella storia.

Deve rimanere al di sopra della storia e dentro la storia, affinché Dio possa divenire "tutto in tutti".


3. L'Eucaristia: Evento e Sacramento! Oggi viviamo questo in modo particolare. Più che in qualunque altro tempo la liturgia del Giovedi Santo, "in Cena Domini", è "la memoria" di questo Evento. E, nello stesso tempo, è il Sacramento che perdura e si rende presente nella sua profondità e potenza originaria ogni volta "che mangiamo di questo pane e beviamo di questo calice"; ogni volta che "annunziamo la morte del Signore finché egli venga"; ogni volta che esprimiamo "la Nuova Alleanza" nel sangue di Cristo: la Nuova ed Eterna Alleanza!


4. Cristo, a cui il Padre "aveva dato tutto nelle mani", entra in questa culminante Ora della storia come Servo. L'immagine del Servo di Dio, presa dal profeta Isaia si realizza in lui totalmente. "Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono". Ed ecco, io, Maestro e Signore, a cui il Padre ha messo tutto nelle mani, vi lavo i piedi. così fa il Servo. E Cristo ha fatto così, e così è rimasto per tutti i tempi: come luce delle nostre coscienze, come servo della redenzione dell'uomo. Il più grande servizio dell'Agnello di Dio è il sacrificio redentore sulla Croce. Nell'Eucaristia il Figlio, glorificato alla destra del Padre, rimane come il servo della nostra redenzione. "Vi ho dato... l'esempio, perché... facciate (così) anche voi". Nel Giovedi Santo, "in Cena Domini", riscopriamo sempre meglio il significato di questo "sacerdozio ministeriale". Gloria a Te, Re dei secoli!

Data: 1991-03-28
Giovedi 28 Marzo 1991



Al termine della "Via Crucis" al Colosseo - Roma

Titolo: Sulla Croce è sconfitto il potere del male ed in ogni uomo sofferente, perseguitato, stanco e sfiduciato la speranza rinasce

Dalla lettera agli Ebrei: "Il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offri se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente".


1. Dall'Enciclica sullo Spirito Santo "Dominum et Vivifican tem": "Le parole della Lettera agli Ebrei ci spiegano ora in quale modo Cristo "offri se stesso senza macchia a Dio", e come ciò fece "con uno Spirito eterno". Nel sacrificio del Figlio dell'uomo lo Spirito Santo è presente ed agisce così come agiva nel suo concepimento, nella sua venuta al mondo, nella sua vita nascosta e nel suo ministero pubblico". Le stesse parole dimostrano, inoltre, "come l'umanità, sottomessa al peccato nei discendenti del primo Adamo, in Gesù Cristo è diventata perfettamente sottomessa a Dio ed a lui unita e, nello stesso tempo, piena di misericordia verso gli uomini". Cristo stesso nella sua umanità si è aperto senza alcun limite all'azione dello Spirito-Paraclito che fa scaturire dalla sofferenza l'amore che salva.


2. "Il Figlio di Dio Gesù Cristo, come uomo, nell'ardente preghiera della sua passione, permise allo Spirito Santo, che già aveva penetrato fino in fondo la sua umanità, di trasformarla in un sacrificio perfetto mediante l'atto della sua morte, come vittima di amore sulla Croce. Da solo egli fece questa oblazione...

Nella sua umanità era degno di divenire un tale sacrificio, poiché egli solo era "senza macchia". Ma l'offri "con uno Spirito eterno"... Lo Spirito Santo agi in modo speciale in questa assoluta autodonazione del Figlio dell'uomo, per trasformare la sofferenza in amore redentivo". "Per analogia si può dire che lo Spirito Santo è "il fuoco dal cielo", che opera nel profondo del mistero della Croce... discende, in un certo senso, nel cuore stesso del sacrificio che viene offerto sulla Croce... egli consuma questo sacrificio col fuoco dell'amore, che unisce il Figlio col Padre nella comunione trinitaria".


3. Cari fratelli e sorelle, pellegrini del Venerdi Santo che partecipate alla "Via Crucis" nel Colosseo romano, fedeli di Roma e del mondo, presenti in questo luogo o uniti a noi grazie alla radio e alla televisione!Qui si conclude la celebrazione del Giorno della morte di Cristo; giorno in cui si fa presente, in modo tutto particolare, la redenzione del mondo. Sulla Croce è sconfitto il potere del male ed in ogni uomo sofferente, perseguitato, stanco e sfiduciato la speranza rinasce.

Silenzioso e abbandonato, il Crocifisso consuma nell'amore il sacrificio della salvezza per noi. Dal suo sangue sgorga la vita; nel mistero della Passione trionfa la misericordia dell'Altissimo. Croce della nostra salvezza,tu porti appeso il Signore del mondo!"Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo... nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati".

Dopo la risurrezione, compiuti i giorni della Pasqua, il Risorto entra a porte chiuse nel Cenacolo e mostra agli Apostoli i segni della crocifissione; soffia su di loro e dice:"Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi". "Il sangue di Cristo, il quale con uno Spirito eterno offri se stesso senza macchia a Dio", purificherà nella potenza di tale Spirito le nostre coscienze sino alla fine del mondo. Gloria a Te, Parola di Dio!Gloria a Te, Cristo immolato per noi!Il tuo amore ha redento il mondoe sempre lo salva! Amen!

Data: 1991-03-29
Venerdi 29 Marzo 1991

L'omelia durante la celebrazione della Veglia Pasquale in San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La grande ora del Battesimo

"In principio Dio creo il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque". "Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque".


1. In questa notte, durante la Veglia pasquale, il Triduo Sacro ci fa ritornare all'origine dell'opera divina della creazione. Il buio si estendeva nella Basilica, prima che, nello svolgersi della liturgia, echeggiasse nelle letture il grido del Salmo:"Mandi il tuo spirito, sono creati,e rinnovi la faccia della terra". Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la faccia della terra.

Ritorniamo all'inizio della creazione ed allo stesso tempo viviamo profondamente la notte calata su Gerusalemme, dopo che Cristo, deposto dalla Croce, fu sepolto nella tomba. La morte del Dio-Uomo diede inizio alla nuova creazione. Cristo accolse la morte per rinnovare il mondo. Nella sua morte il grido per l'avvento dello Spirito che dà vita ha acquistato una forza definitiva ed efficace.


2. Ieri, dopo la "Via Crucis", sono state proclamate le parole della Lettera agli Ebrei: "Quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offri se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza delle opere morte per servire il Dio vivente?". Il sacrificio della Croce è l'opera messianica di Cristo, è il totale compimento della Redenzione. Cristo la realizza non soltanto "con" uno Spirito eterno, ma anche in questo sacrificio nel quale Egli "riceve" lo Spirito Santo per "darlo" agli Apostoli, alla Chiesa, all'umanità. Una volta risorto, Gesù si presenterà agli Apostoli riuniti nel cenacolo, ed alitando su di loro dirà: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi". Lo Spirito Santo rinnova la faccia della terra, attingendo alla potenza della Croce di Cristo, attingendo alle risorse infinite della Redenzione del mondo. Rinnova ogni cosa nell'uomo, nei cuori e nelle coscienze degli uomini. Tutto rinnova mediante l'Amore, che, proprio in questa notte pasquale, si rivela come più potente della morte e del peccato, che è la morte dell'anima.


3. Per questo la veglia pasquale, sin dai primi tempi del cristianesimo, è stata per i catecumeni la grande ora del Battesimo. Ne siamo anche adesso testimoni e partecipi in questa Basilica di San Pietro, dove il Vescovo di Roma saluta con gioia i nostri nuovi fratelli e sorelle nella fede che stanno per ricevere il santo Battesimo. Voi provenite dal Giappone, Corea, Vietnam, Cina, Thailandia, Indonesia, USA, Cile, Inghilterra ed Italia. Questa è la fede in Cristo che "risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di Lui".


4. Ecco, si realizza in Voi, fratelli e sorelle, il grido del Salmista: "Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la faccia della terra"... lo Spirito che sin dalle origini partecipava intimamente all'opera della creazione. Lo Spirito che aleggiava sulle acque, rigenera, nel sacramento del Battesimo, l'uomo "da acqua" che ha ricevuto la potenza dello Spirito datore della vita. La rigenerazione "da acqua e da Spirito" - il primo Sacramento della Pasqua di Cristo. Insieme a questo Sacramento, all'affacciarsi del Giorno "fatto dal Signore", la Chiesa auspica per tutti voi il realizzarsi della promessa del profeta Ezechiele: che il Signore vi dia un cuore nuovo e metta dentro di voi uno spirito nuovo... che vi faccia vivere secondo i precetti di Dio e vi faccia osservare e mettere in pratica le sue leggi.

Che siate il popolo di Dio e che il Signore sia il vostro Dio. Che possiate infine abitare eternamente nella terra dei Viventi. Di questa terra e di questa dimora la veglia pasquale è preannunzio. E' inizio, infatti, del nuovo cielo e della nuova terra dove Dio sarà "tutto in tutti".

Data: 1991-03-30
Sabato 30 Marzo 1991

Messaggio pasquale a Roma e al mondo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un invito all'umanità a risorgere con Cristo




1. "Questo è il giorno fatto dal Signore". Come pellegrini, siamo in cammino verso questo giorno lungo tutta la storia, sin dall'inizio della creazione: "In principio Dio creo il cielo e la terra. La terra era informe e desertae le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque". Siamo pellegrini verso questo giorno attraverso tutto il creato visibile:attraverso il cosmo, attraverso le galassie, attraverso il nostro sistema solare, attraverso la terra.

Siamo pellegrini attraverso la storia dell'uomo,nella quale agisce l'invisibile Spirito:lo Spirito di Dio, "il vento che soffia dove vuole". Il giorno "fatto dal Signore" è il giorno della manifestazione della sua potenza.


2. Verso questo giorno, noi, la Chiesa - Popolo di Dio disseminato sulla terra - camminiamo insieme a Cristoseguendo la via del suo Vangelo,seguendo tutto ciò che Egli "fece e insegno"fino a questo vertice della Pasqua,quando assunse su di sé totalmentela nostra umanità insieme col peccato. Lui, che non ha conosciuto peccato,ha assunto su di sé il peccato,divenendo per noi peccatoLui senza peccato.

Avendo preso su di sé anche la morte,discese nella tomba umana ai piedi del Golgota:"con uno Spirito eterno offri se stessosenza macchia a Dio". Lo Spirito, che sin dal principio aleggiava sulle acque, divenne sul Golgota fuoco per bruciare il Sacrificio,e il fuoco significa Amore.


3. Abbiamo seguito le orme di Cristo, abbiamo percorso le vie delle sue parolee dei segni da Lui operati. Sul Golgota siamo restati attoniti, e quando è sopraggiunta l'ultima notte, abbiamo vegliato presso la tomba. Ha vegliato la Chiesa che è in Roma. Ha vegliato la Chiesa sparsa in tutta la terra. Ed ecco, si è aperto davanti a noi il Giorno. "Il Giorno fatto dal Signore"nella storia dell'universo e nella storia dell'uomo. Questo Giorno spunta dalla notte di veglia. E' il Giorno in cui Dio ha rivelato di essere il Dio dei viventi e non dei morti. E lo ha rivelato proprio là dove la morte dell'Uomo era stata sigillata come un fatto definitivo e irreversibile. "Diventero, o morte, la tua morte": queste parole la Liturgia mette sulle labbra di Cristo. Davvero, questo è "il Giorno fatto dal Signore" proprio da Lui. L'uomo non sarebbe stato capace di farlo. Forse anche per questo cerca di accantonarlo, forse anche per questo lo evita, forse è per questo che dubita...


4. Ma questo Giorno dura. Dura in modo più irreversibile di ogni morte umana. Dura come la Promessa e come il Nuovo Inizio. Dura nella potenza dello Spirito che, in principio, aleggiava sulle acque del cosmo nascente,diventate, oggi, l'Acquache zampilla dal fianco trafitto di Cristo,e si riversa nel cuore degli uomini assetaticome Amore che non muore e non passa, perché ha in Lui la sua eternità: esso - l'amore - diventerà pure misura definitiva del "giorno fatto dal Signore".

"Rallegriamoci ed esultiamo in esso".


5. Si, questo è giorno di Luce, di Forza e di Speranzache fa indietreggiare le tenebreminaccianti la terra. Tenebre che anche di recente hanno oscuratola comunità degli uomini:quando s'è scelta l'aggressione e la violazione del diritto internazionale; quando s'è preteso risolvere le tensioni tra i popoli con la guerra, seminatrice di morte; quando dal Baltico al Mediterraneo, ed in altre aree del mondo, s'è levata invano la voce dei popoli, anelanti al rispetto della propria identità e della propria storia; quando non tutto s'è fatto per fronteggiare l'inesorabile minaccia della carestia, che ha colpito intere popolazioni africane, come ad esempio nel Sudan ed in Etiopia, o per arrestare in quello stesso Continente,in particolare in Angola, Mozambico, Liberia e Somalia, guerre e guerriglie che stremano popoli già in condizioni precarie.


6. Ma Cristo vince le tenebre e rivela all'uomola piena dignità della sua vocazione. Risorgi con lui, umanità del nostro tempo!Potrai, allora, accogliere con amore la vita, dal suo sbocciare al naturale tramonto. Impedirai con vigore lo sfruttamento del povero. Dirai no al commercio lucroso delle armi,che sostituirai con progetti di autentica solidarietà,al servizio integrale dell'uomo. Presta ascolto, umanità del nostro tempo,all'aspirazione a lungo trascurata di popoli oppressi,come quello palestinese, quello libanese, quello curdo,che reclamano il diritto di esisterecon dignità, giustizia e libertà, legittime richieste per anni invano reiterate. Non temere di consentire ad ogni personala libera professione della sua fede religiosa. Penso anche a te, diletta comunità cattolica d'Albania, rimasta fedele al Vangelo di Cristo; riprendi coraggio,cammina verso stagioni di frutti copiosi!


7. Da questo luogo, cuore della Chiesa,dove giungono grida di doloree imploranti appelli all'aiuto, mi rivolgo a voi, responsabili delle Nazioni,in quest'ora difficile della storia: ascoltate la voce dei poveri! Soltanto su un ordine internazionalein cui diritto e libertà siano per tutti indivisibili,può fondarsi la società da tutti auspicata. Aiutate i popoli che in Africa, in Asia, in America Latinaaspirano a società più libere e democratiche! Sia totale il rispetto per l'uomo,nel quale brilla l'immagine di Dio!Ogni offesa alla persona è offesa a Dio,che con l'essere umano ha stretto solida e fedele alleanza.


8. Questo è il "Giorno fatto dal Signore". Alleluia! Riprendete speranza, fratelli e sorelle del mondo intero! Con Cristo, nostra Pasqua, tutto è possibile! Cristo avanza nel nostro futuro! Nel suo nome vi saluto, con Lui tutti vi benedico! (Seguono gli auguri pasquali, in 55 lingue, ai popoli del mondo)

Data: 1991-03-31
Domenica 31 Marzo 1991




Messaggio ai fedeli dell'Islam al termine del mese di Ramadan - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La via di coloro che credono in Dio e desiderano servirlo è la via della pace

Ai miei cari fratelli e sorelle dell'Islam, Ogni anno il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso invia un messaggio di augurio, a nome dei Cattolici di tutto il mondo, ai Musulmani in occasione della vostra festa della Rottura del Digiuno al termine del mese di Ramadan.Quest'anno, a causa degli effetti tragici degli ultimi mesi di conflitto e di guerra in Medio Oriente e delle sofferenze che durano ancora per un gran numero di persone, ho deciso di inviarvi io stesso questi saluti. In primo luogo, vorrei esprimere la mia simpatia e la mia solidarietà a tutti quelli che hanno perduto persone loro care. Come credete voi Musulmani, anche noi Cristiani affermiamo con speranza che essi sono affidati al giudizio misericordioso di Dio.

Possa questo tempo di dolore essere raddolcito dalla coscienza che la misericordia e l'amore di Dio sono senza limiti. Solo Lui sa che: "Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udi, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che Lo amano". Ai Musulmani del mondo intero io vorrei esprimere la disponibilità della Chiesa Cattolica a lavorare con voi, e con tutte le persone di buona volontà, al fine di aiutare le vittime della guerra e di erigere strutture di una pace durevole, in Medio Oriente, e in tutto il mondo. Questa cooperazione solidale in favore dei più afflitti sarà la base concreta di un dialogo sincero, profondo e costante fra credenti Cattolici e credenti Musulmani, dal quale potrà scaturire una più grande conoscenza e fiducia reciproca, e l'assicurazione che ovunque ogni credente potrà professare la propria fede liberamente e in maniera autentica. Voi che avete appena completato questo arduo mese di digiuno secondo i precetti della vostra religione, offrite alle società moderne, che ne hanno bisogno, un esempio di obbedienza alla volontà divina, una prova dell'importanza della preghiera e della disciplina, e una testimonianza di semplicità ascetica nell'utilizzo dei beni di questo mondo. Anche noi Cristiani abbiamo da poco concluso la Quaresima, tempo annuale di preghiera e di digiuno, che è anche per noi un tempo di pentimento e di purificazione. Sono valori che noi condividiamo, Cristiani e Musulmani, secondo le credenze e le tradizioni delle nostre rispettive religioni. Noi offriamo questi valori all'umanità come una alternativa religiosa alle attrattive del potere, del denaro e dei piaceri materiali. La via di coloro che credono in Dio e desiderano servirLo non è quella della dominazione. E' la via della pace: la pace dell'unione col nostro Creatore, che trova la sua espressione nel compimento della Sua volontà; la pace all'interno dell'universo creato, nell'utilizzare le sue ricchezze saggiamente e a beneficio di tutti; la pace in seno alla famiglia umana, nell'operare insieme per creare forti legami di giustizia, di fraternità e di armonia nelle nostre società; la pace nel cuore degli individui, che sanno da chi provengono, perché sono sulla terra, e a chi dovranno un giorno ritornare. In occasione di questa festa, fratelli e sorelle dell'Islam, preghiamo affinché Dio accordi la Sua pace a voi e a tutti coloro che si rivolgono a Lui nella preghiera e nella supplica. Mentre è ancora fresco il ricordo degli orrori della guerra, che non cessano di essere una causa di sofferenza per l'umanità in tante regioni del mondo, una riflessione sulle realtà soggiacenti alla guerra non è forse inopportuna, anche in questo momento gioioso di festa. Dobbiamo tutti esaminare attentamente le cause della guerra, al fine di apprendere mezzi più efficaci per evitarla. L'ingiustizia, l'oppressione, l'aggressione, l'avidità, l'assenza di volontà a entrare in dialogo e a intraprendere negoziati, la mancanza di perdono, il desiderio di vendetta: ecco alcuni fattori che inducono le persone ad allontanarsi dalla maniera in cui Dio desidera che noi viviamo su questo pianeta. Dobbiamo tutti imparare a conoscere queste realtà nella nostra stessa vita e nelle nostre società, e a trovare dei mezzi per superarle. E' solo quando degli individui e dei gruppi intraprenderanno questa opera di Educazione alla Pace, che noi potremo costruire un mondo fraterno e unito, liberato dalla guerra e dalla violenza. Termino questo augurio citando le parole di uno dei miei predecessori, il Papa Gregorio VII che, nel 1076, scriveva all'Emiro Musulmano Al-Nacir, che regnava a Bij'ya, nell'attuale Algeria:"Dio Onnipotente, che desidera che tutti gli uomini si salvino e nessuno si perda, apprezza in noi soprattutto il fatto che, dopo avere amato Lui, amiamo nostro fratello, e che quello che non vogliamo sia fatto a noi non lo facciamo agli altri. Voi e noi ci dobbiamo questa carità reciprocamente, soprattutto perché crediamo e confessiamo l'unico Dio, ammesso nei diversi modi, e Lo lodiamo e veneriamo ogni giorno, come Creatore e Governatore di questo mondo". Queste parole, scritte quasi mille anni fa, sono adatte per esprimere oggi i miei sentimenti al vostro riguardo, mentre voi celebrate l'Id al-Fitr, la festa della Rottura del Digiuno. Che Dio Altissimo riempia tutti noi del Suo amore misericordioso e della Sua pace.

Data: 1991-04-03
Mercoledi 3 Aprile 1991

Per l'apertura dei lavori del Concistoro Straordinario - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Mors et vita duello conflixere mirando"

Venerabili e cari fratelli, Ci riuniamo nel corso dell'ottava pasquale pervasi dal grande mistero della nostra fede da cui è nata la Chiesa. "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone" (Lc 24,34). Nel giorno della sua risurrezione, a porte chiuse Egli venne nel cenacolo dove si trovavano gli Apostoli; mostro loro le mani e il costato (cfr. Jn 20,19-20), le stigmate della nostra Redenzione, alito su di loro e disse "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,21).

Occorre che all'inizio del nostro incontro queste parole riprendano vigore. Occorre che ci ritroviamo nel cenacolo davanti al Signore che manda anche noi e ci dà lo stesso Spirito che hanno ricevuto gli Apostoli: lo Spirito della sapienza, dell'intelletto e della scienza, lo Spirito del consiglio e della fortezza, lo Spirito della pietà e del timore di Dio. Occorre che Egli ci guidi.

Venerabili e cari fratelli siete chiamati in modo particolare a condividere con il Vescovo di Roma la sollecitudine per tutte le Chiese, legate al suo "ministerium petrinum". Provenite dalla collegiale comunità dell'Episcopato della Chiesa universale, e voi stessi costituite un collegio particolare.

Questo collegio ha alle sue spalle un passato millenario e grandi meriti al servizio della Chiesa. Se è soprattutto vostro compito e merito assicurare la successione nella sede romana di Pietro, nello stesso tempo a voi tocca certamente anche esser vicini a Colui che è il successore di Pietro nei suoi compiti e nelle sue preoccupazioni. Dall'inizio quindi del mio servizio alla Chiesa ho già cercato molte volte l'occasione per chiedervi consiglio circa i problemi importanti, avendo fiducia nelle vostre competenze, e soprattutto nell'amore verso Cristo e la Chiesa nella quale avete un vostro particolare ruolo.

Sono già a noi noti i problemi ai quali sarà dedicato il presente "Concistoro". Essi sono di grande importanza in quanto riguardano la stessa dottrina della fede e della morale e, al tempo stesso, concernono l'attività pastorale della Chiesa in molti settori. Sono problemi di grande importanza per la missione della Chiesa che, in pari tempo, riguardano la dignità dell'uomo e dei suoi inalienabili diritti; essi riguardano, in modo indiretto, il suo stesso futuro e quello dell'intera società.

"Mors et vita duello conflixere mirando", cantiamo nella liturgia pasquale. La lotta tra la "cultura" della morte e la civiltà della vita e dell'amore continua sempre. Per mezzo del nostro "concistorium" desideriamo rendere un particolare omaggio a Colui che è "Dux vitae", unendo al mistero della Pasqua la Vita e la Verità e mostrando a tutti la Via che Lui stesso non cessa di essere per le generazioni sempre nuove.

Alla Sede della Sapienza, Madre del Signore Risorto, raccomando il nostro incontro.

(Traduzione dal latino)

Data: 1991-04-04
Giovedi 4 Aprile 1991

Ai partecipanti alla XLI Settimana Sociale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La storia ha reso gli europei esperti di tragiche divisioni: la fede deve aiutarli a trovare i percorsi della pace

Signori Cardinali, Venerati fratelli nell'episcopato, e voi tutti, fratelli e sorelle, impegnati nell'animazione cristiana delle realtà sociali!


1. A voi rivolgo il mio saluto cordiale, unito al più vivo compiacimento per la ripresa delle Settimane Sociali, vanto dei cattolici italiani. Con la presente iniziativa si attua un proposito emerso al Convegno ecclesiale di Loreto del 1985.

Ciò che allora apparve auspicabile ha assunto oggi connotazioni di singolare attualità. Oggi più di allora i cattolici avvertono l'urgenza di approfondire le ragioni della loro comune speranza in vista di un'azione concorde a servizio del progetto di Dio su questa umanità che s'appresta a varcare la soglia del terzo millennio. Qual è il progetto di Dio sulla nostra storia? Sulla storia di questa nuova Europa che si va faticosamente ridefinendo? Su quest'Italia in Europa?Per il credente la risposta non ha dubbi: è un progetto di libertà, di solidarietà, di pace, perché è un progetto che poggia sulla ricostituzione in Gesù Cristo dell'unità della famiglia umana, disgregata dal peccato. Il credente sa che, dalla morte e risurrezione di Cristo, ogni uomo trae titolo ad esser parte del "popolo nuovo" pellegrinante nella storia verso la Patria definitiva, ove "non ci sarà più né Giudeo né Greco, né schiavo né libero, né uomo né donna, ma tutti saranno uno in Cristo Gesù". E' in questa prospettiva che voi vi interrogate sui vostri compiti di figli della Chiesa operanti in questa terra nella quale la Provvidenza ha voluto porre il centro del nuovo Popolo di Dio e dalla quale, nel corso dei secoli, si è irraggiato in modo tanto efficace verso le altre Nazioni d'Europa e del mondo il messaggio evangelico.


2. Nella vostra comune riflessione voi invocate e vi aprite ai doni dello Spirito Santo: questo è il senso del vostro convenire, ciò che gli conferisce importanza e che lo renderà fecondo di frutti copiosi. L'Europa, oggi, ha bisogno di essere ripensata alla luce delle sue più vitali tradizioni, delle più antiche e autentiche aspettative dei suoi popoli, che affondano le loro radici nella fede in Gesù Cristo. Questa fede, per tanti anni, ha sostenuto la speranza di libertà di moltissimi nostri fratelli, rischiarando la lunga notte dell'oppressione. Ora lo storico muro è caduto, una porta è stata aperta, ma altre ancora resistono ed altre si tenta di richiudere nuovamente con la coercizione e persino con la violenza. Eppure il nuovo corso, che è appena iniziato, ha potuto avviarsi perché i popoli hanno tenacemente chiesto di esprimere liberamente le proprie convinzioni e di impegnarsi concretamente in una collaborazione che consentisse a ciascuno di porre le proprie risorse a servizio del bene di tutti. La forza morale e le speranze, che hanno animato questi nostri fratelli in mezzo a tante sofferenze, non devono ora cedere il passo alla tentazione dello scoraggiamento per le nuove difficoltà o alle suggestioni di nuove forme di prevaricazione sul proprio simile, ma stimolare con nuovo vigore alla ricerca del bene comune e all'attuazione di una più piena giustizia sociale anche mediante un nuovo diritto internazionale e nuove incisive testimonianze di solidarietà. Ciò può supporre anche un ripensamento più generale circa il ruolo degli Stati nazionali rispetto al processo di integrazione europea ed una revisione delle loro istituzioni democratiche e partecipative.


3. Nessuno sforzo può portare validi ed efficaci cambiamenti, se non è fortemente ispirato e coerentemente sostenuto da una grande volontà di bene, da un anelito profondo verso la verità della persona umana e dalla società che essa è chiamata a costruire. La ricerca e l'indicazione di questa verità, che dà senso alle persone e alle istituzioni, è il primo compito dei cattolici verso se stessi e verso gli altri membri della comunità. La Dottrina Sociale della Chiesa, che ha avuto cento anni fa nella "Rerum Novarum" una sua formulazione tanto ricca ed incisiva, offre principii di riflessione e criteri di azione che chiedono di essere coraggiosamente testimoniati e concretamente attuati. Carissimi fratelli e sorelle, non esitate a ridiscutere propositi e progetti alla luce delle nuove prospettive che la Provvidenza ha aperto dinanzi a voi con i recenti avvenimenti.

Sappiate valutare ogni elemento con la sapienza antica che deriva a voi dal Vangelo attraverso la ricca tradizione culturale europea che in esso ha la sua principale fonte di ispirazione. Nel passato gli europei hanno esportato nel mondo i loro valori, la loro scienza, la loro abilità produttiva: oggi il mondo attende ancora da essi un nuovo contributo di saggezza attinto a quella cultura millenaria che la linfa cristiana ha saputo maturare nel corso dei secoli. La storia ha reso gli europei esperti di divisioni dolorose e tragiche: la fede cristiana li deve aiutare a ritrovare i percorsi dell'intesa e della pace. La solidarietà è la risposta di civiltà che essi sono chiamati ad offrire ai popoli che invocano ancora libertà e autodeterminazione per poter compiere un cammino di sviluppo e di progresso nel rispetto dei diritti fondamentali della persona.


4. Al processo di cambiamento, che ha conosciuto di recente una così forte accelerazione, gli europei devono assicurare un'anima religiosa e culturale che ne garantisca l'avanzamento nella direzione dei valori che lo hanno ispirato e provocato. Sono queste le prospettive dell'autentico futuro dell'Europa, un futuro che, mentre s'illumina dei bagliori del grande passato, attende di essere preparato nei rivolgimenti faticosi dell'ora presente grazie all'impegno generoso di tutti. L'accoglienza degli immigrati che hanno culture e religioni diverse, il dialogo ecumenico, lo sforzo comune dell'Est e dell'Ovest per un progresso globale attraverso una nuova cultura della convivenza, sono impegni non eludibili. Il mio compiacimento per la ripresa delle Settimane Sociali nasce dalla fiducia che esse possano diventare una sorta di laboratorio culturale grazie al quale la comunità cristiana sia aiutata a leggere le "res novae" del nostro tempo, contrassegnato da profonde trasformazioni in ogni settore della vita, per trarne indicazioni atte a favorire la comune crescita verso traguardi di civiltà veramente degni dell'uomo.


5. Nel presente sistema economico di libero mercato la solidarietà è spesso delegata alle buone intenzioni e alla discrezionalità personale. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: s'assiste, di fatto, ad una corsa sfrenata verso l'accrescimento dei beni materiali che spesso non s'arresta neppure di fronte alle più palesi violazioni dei diritti della persona e della famiglia. Per questo la Chiesa proclama che il profitto non può essere il criterio di fondo della vita economica né l'obiettivo finale di una civiltà che voglia fregiarsi della connotazione di umana. Resta tuttavia il problema dell'individuazione di strumenti giuridici e tecnici capaci di rendere concretamente operante, al di là della spontaneità individuale, la solidarietà personale e sociale secondo quelle prospettive di sussidiarietà su cui la Dottrina Sociale della Chiesa da tempo insiste. Occorre, poi, ripristinare nella coscienza comune la giusta gerarchia dei valori, che i tempi moderni hanno fortemente scosso e a volte persino sconvolto. I beni materiali esercitano un grande fascino sull'indigenza, l'abbondanza è il sogno della privazione, ma non è di sole cose che l'uomo vive, né può vivere solo per le cose. La povertà spirituale, che deprime le speranze personali e collettive e indebolisce il pensiero dell'Occidente opulento, ci richiama con urgenza al dovere di una ritessitura di quell'ordito di valori che appare spesso sfilacciato e consunto nelle nostre stesse comunità cristiane. In definitiva, è l'adesione personale a Gesù Cristo che dev'essere intimamente rinnovata e consolidata. Ciò suppone un impegno di piena docilità allo Spirito da parte dei credenti, che si riconoscono creature di Dio e sanno di aver tutto ricevuto gratuitamente da un Padre infinitamente buono, imperscrutabilmente grande nell'amore. Scegliere la sobrietà per sé e orientarsi alla condivisione con gli altri è decisione che normalmente può essere assunta solo in quell'"orizzonte di senso" che la fede in Dio, Creatore e Padre, conferisce all'esistenza umana.


6. Sapranno i cattolici essere all'altezza degli storici compiti che li attendono? Sapranno essi, in particolare, impegnarsi per l'attuazione di un'autentica solidarietà che rispetti e traduca nei fatti il principio di sussidiarietà, promovendo istituzioni compiutamente democratiche, grazie alle quali a ciascuno sia consentito di realizzarsi secondo la propria vocazione?La posta in gioco è alta: le oligarchie, da una parte, e il predominio dei molti che prevaricano sui pochi dall'altra, sono rischi reali per l'Europa. L'unica via per evitarli è quella indicata dal Cristianesimo che invita a considerare il proprio simile non come un concorrente con cui competere, ma come un fratello a cui affiancarsi per edificare un mondo più giusto e più solidale. In quest'Europa che torna ad essere polo di attrazione per tanti popoli, crocevia di culture, spazio di libertà, i cristiani devono testimoniare la loro fede con rinnovata energia, adoperandosi nella elaborazione di una strategia della solidarietà che valga ad instaurare e consolidare legami di autentica fraternità. Il ripristino delle Settimane Sociali costituisce per i cattolici italiani una preziosa occasione per presentarsi con un loro specifico contributo ai fratelli delle comunità cristiane dell'Europa e del mondo. Ringrazio il Comitato scientifico che ha coordinato il grande lavoro di preparazione di questa XLI Settimana Sociale. A tutti i relatori esprimo il mio apprezzamento per il contributo di riflessione offerto in questi giorni e, nell'invocare su di loro, sui presenti e su quanti hanno collaborato al buon esito dell'iniziativa l'abbondanza delle ricompense divine, a tutti imparto di cuore la mia Benedizione.

Data: 1991-04-05
Venerdi 5 Aprile 1991


GPII 1991 Insegnamenti - L'omelia della Messa Crismale nella Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)