GPII 1991 Insegnamenti - Visita alla Pontificia Università Urbaniana e solenne atto accademico sull'enciclica "Redemptoris Missio"

Visita alla Pontificia Università Urbaniana e solenne atto accademico sull'enciclica "Redemptoris Missio"

Titolo: Un teocentrismo che non riconoscesse Cristo nella sua piena identità sarebbe inaccettabile per la fede cattolica




1. Saluto e ringrazio il Signor Cardinale Jozef Tomko, Gran Cancelliere di questa Università, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, per le parole rivoltemi e per tutto ciò che egli compie per animare l'attività missionaria della Chiesa. Per sua natura la Chiesa è missionaria finché vive nel tempo, avendo ricevuto dal Signore il compito di illuminare tutti gli uomini, annunciando il Vangelo ad ogni creatura. Saluto e ringrazio il Rettore Magnifico dell'Università Urbaniana, i Signori Cardinali ed i Vescovi presenti, i componenti del Corpo accademico, i rettori, formatori e studenti dei cinque Collegi dipendenti, del Collegio Urbano, i moderatori degli Istituti Missionari, i cooperatori ed il personale di ciascuna comunità. Un grazie particolare va a Monsignor Saraiva Martins, che ci ha ricordato i contenuti dell'Enciclica "Redemptoris Missio". A tutti sia pace nel Signore risorto, che ci comunica la sua vita e ci rende partecipi della sua missione.


2. La motivazione principale dell'invito rivoltomi per questa visita è - come avete dichiarato - un ringraziamento per la Lettera Enciclica "Redemptoris Missio". Essa vuole ribadire la validità permanente, e perciò anche attuale, del mandato missionario, che Cristo ha affidato alla Chiesa. Esso costituisce un ineludibile dovere per quanti vogliono servire il cammino del Vangelo. L'avvento del terzo millennio, inoltre, suscita oggi ancor più urgenti appelli per un impegno di tutta la Cristianità. Come ogni tappa della storia pone la Chiesa davanti alla responsabilità della missione che Gesù risorto le ha affidato, così nel nostro tempo non potrà indebolirsi l'anelito di far conoscere il Cristo, ma piuttosto con nuovo slancio e rinnovata fiducia nella parola del Signore, ci si dovrà preoccupare dell'attività missionaria. Il mondo contemporaneo per ritrovare le vie della verità e della giustizia, della solidarietà e della pace, ha bisogno urgente di Cristo, oggi come ieri. L'Enciclica, pero, non è soltanto un appello all'azione missionaria, ma altresi un invito per una nuova e approfondita considerazione delle convinzioni di fede che devono guidare chiunque desideri servire la evangelizzazione. Di qui l'opportunità a considerare soprattutto la dottrina teologica che fonda ed anima il dovere missionario del popolo di Dio.

Alla luce della teologia è possibile discernere anche i rischi presenti in alcune teorie oggi diffuse, che potrebbero oscurare o svigorire la missione ad gentes. E' mio vivo desiderio che gli studiosi delle discipline teologiche approfondiscano ed espongano i diversi aspetti della missione, affinché siano dissipati dubbi ed ambiguità, e si ritrovino le opportune chiarezze, senza negare né rifiutare le istanze dei nuovi problemi. Ovviamente per voi, docenti ed educatori di questa Università, sarà un impegno singolare orientare su tali argomenti la ricerca scientifica e la formazione degli studenti, esprimendo chiaramente quello spirito di solidarietà che vi unisce alla Santa Sede ed alla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.


3. Vi sono ben noti oramai i temi dottrinali della "Redemptoris Missio", e la consapevolezza che alla base di ogni iniziativa della Chiesa c'è la fede in Gesù Cristo, unico Salvatore di tutti, inviato dal Padre come luce delle genti e immagine dell'invisibile Dio. Da lui venne mandato nel mondo lo Spirito Santo.

Ora, da questa fede trinitaria scaturisce l'anelito e la grazia di predicare l'avvento del Regno di Dio e di ricondurre a Lui ogni creatura. La Chiesa è ben consapevole d'essere un popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e di dover proclamare a tutti i popoli questa Rivelazione del Dio vero, affinché tale conoscenza doni salvezza. Dio si è rivelato a noi così, e da questa "economia trinitaria" si può riconoscere il disegno salvifico che ci riguarda ed associa il nostro ministero all'azione libera e gratuita, con cui Dio comunica se stesso all'uomo. La confessione della fede trinitaria è inscindibile dalla vera conoscenza e dalla confessione del Cristo e dello Spirito. L'evento di Cristo, come il dono del suo Spirito, s'iscrivono nel mistero trinitario, rivelato e comunicato nella storia della salvezza.


4. Dal mistero trinitario si comprende, inoltre, il senso della fondazione cristologica della missione. Solo riconoscendo Gesù Cristo come Salvatore unico e universale perché Verbo del Padre, fattosi carne, gli uomini potranno entrare in comunione con Dio. Lo potranno solo per mezzo di Cristo, sotto l'azione dello Spirito. Tale mediazione, unica e universale, lungi dall'essere ostacolo al cammino verso Dio, è la sola via stabilita da Dio stesso. Di ciò il Cristo ha piena coscienza, essendo egli, ed egli solo, la "definitiva autorivelazione di Dio". Voi conoscete quali tappe l'Enciclica richiami per sottolineare lo stretto legame tra l'opera e la parola di Cristo e l'avvento del suo Regno, mentre l'identità di Gesù si definisce nel singolare rapporto con Dio, che egli chiama col termine di "abbà", Padre. Inoltre è nella luce della Pasqua che si disvela pienamente il mistero di Gesù. La passione e la Croce, percepite dapprima come scandalo, aprono ai discepoli l'intelligenza per capire le Scritture, disvelano il loro significato di redenzione universale e di compimento della signoria escatologica di Dio. L'inno cristologico della lettera ai Filippesi può delineare finalmente tutto il cammino di Cristo Redentore: dal suo essere uguale a Dio all'assumere la condizione di servo, fino alla morte di croce, per poi venire esaltato con un nome che è al di sopra di ogni altro nome. Questa singolarità esprime il significato unico e universale, per cui egli, presente nella storia, è anche il centro e il fine della storia stessa. Chi è chiamato ad evangelizzare deve avere presenti costantemente tutti questi aspetti e momenti del mistero di Gesù, senza suscitare opposizioni o divisioni tra di essi, altrimenti la vera fede in Cristo, predicata dalla Chiesa universale, sarà offuscata e messa in pericolo.

La varietà degli approcci cristologici di ieri e di oggi non può compromettere il carattere singolare di Gesù. Ovviamente è lecito ed opportuno considerare ed approfondire i vari aspetti del mistero di Cristo, ma non si potrà perdere di vista la sua unità. Egli, infatti, manifesta chiaramente e testimonia la piena coscienza che egli possiede di sé e rivela "in parole ed in opere" di essere "l'immagine dell'invisibile Dio, generato prima di ogni creatura".


5. Chiaro, così, il motivo per cui occorreva richiamare l'attenzione circa alcune deviazioni che, toccando l'autentica fede in Cristo, possono essere cariche di negative conseguenze per tutta l'attività missionaria. Solo nella fedeltà al dato rivelato anche il vasto campo dell'approfondimento di rapporti tra fede cristiana e varie religioni ha senso e prospettiva. Il problema ovviamente si pone in termini particolari ogni volta che si tratta di inculturare il messaggio e la vita cristiana in società e tradizioni non influenzate dal Vangelo: lavoro che appare arduo e lungo. Non gioverebbe pero il confronto ed il dialogo con le culture in ordine alla fede nel Cristo se non avvenisse nella piena comunione con la Chiesa universale e la sua tradizione cattolica. Non è certo consentito di respingere od ignorare, come talvolta si fa, quanto hanno detto i grandi concili cristologici dei primi secoli. Quanto è stato proclamato come fede della Chiesa, resta tale per sempre e non può essere cancellato. In questo contesto la "Redemptoris Missio" mette in guardia dall'"introdurre una qualsiasi separazione tra il Verbo e Gesù Cristo", o dal disgiungere il Regno di Dio da Cristo. Gesù ha inaugurato in terra il Regno dei Cieli. Tale Regno "non è un concetto, una dottrina, un programma soggetto a libera elaborazione, ma è innanzitutto una persona che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine del Dio invisibile". Altrettanto si dica per coloro che non parlano più esplicitamente della divinità di Cristo, o per quanti tentano di mettere sullo stesso piano la rivelazione di Dio in Cristo e le scritture o tradizioni di altre religioni. Un teocentrismo che non riconoscesse Cristo nella sua piena identità sarebbe inaccettabile per la fede cattolica. Non si temano le difficoltà dell'uomo ad accogliere il Cristo e la sua parola.

L'azione dello Spirito, che in ogni tempo e luogo ha preparato in tutti gli animi e nelle genti l'incontro col Dio vero, opera ancor oggi nel cuore degli uomini, nelle culture e nelle religioni.


6. Il compito di tutti è quello di discernere ed assecondare la presenza e l'opera dello Spirito. A ciò devono essere sensibili specialmente le comunità cristiane che vivono, talvolta come minoranze, in mezzo a moltitudini di diversa religione e cultura. E' lo Spirito il protagonista della missione fin dai suoi inizi; egli spinge ad andare sempre oltre, non solo in senso geografico, ma anche al di là delle barriere etniche e religiose, per una missione veramente universale. Egli "con la forza del Vangelo fa ringiovanire la Chiesa, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo". La Chiesa di Cristo prova sempre un profondo bisogno di entrare in contatto e in dialogo con i componenti di tutte le religioni. Rende omaggio ai molti valori morali in esse contenuti, si sente solidale in modo particolare con i cristiani di altre confessioni ed i credenti di altre religioni nel riconoscere la necessità della preghiera come espressione della fede dell'uomo verso l'Assoluto, ben sapendo, ed escludendo qualsiasi equivoca interpretazione, che ogni preghiera autentica è suscitata dallo Spirito Santo, misteriosamente vicino al cuore di ogni uomo. E' necessario perciò tornare a scoprire l'azione dello Spirito e la grazia del Cristo come strettamente unite.

Lo Spirito presente e attivo nel mondo è lo stesso che ha operato nell'incarnazione, nella vita, morte e risurrezione di Gesù ed opera oggi nella Chiesa. La sua azione non va mai vista in alternativa o in sostituzione a quella di Cristo, né in contrasto con quella che si compie nella Chiesa, corpo di Cristo che lo Spirito anima.


7. Perché la missione ad gentes riprenda slancio e risponda alle pressanti urgenze che oggi le sono offerte, occorre ancora insistere sulla centralità di Cristo nel disegno salvifico. Egli è il rivelatore del Padre e il salvatore dell'uomo nello Spirito. E, d'altra parte, a lui è oggettivamente orientato l'uomo concreto poiché "in realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo". La fede cattolica pone al centro della salvezza Gesù Cristo, il Verbo fatto carne, Gesù di Nazareth morto e risorto per noi, datore dello Spirito e di quella vita nuova che ci fa figli di Dio nel Figlio. Cristo non è solo il modello e la norma della salvezza voluta da Dio per ogni uomo, ma ne è la causa meritoria e costitutiva. Noi crediamo che il Cristo è "il Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione" e conosciamo che "piacque a Dio di far abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, pacificando col sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli". E' questo Cristo che la Chiesa è inviata ad annunziare. Prima beneficiaria della redenzione, essa è stata fatta da Cristo "sua collaboratrice nell'opera della salvezza universale" ma in un senso e con un ruolo ben precisi, ricordati dall'Enciclica: "La Chiesa professa che Dio ha costituito Cristo come unico mediatore e che essa stessa è posta come sacramento universale di salvezza".

Non va incrinata o diminuita questa verità, che fa della Chiesa non solo un segno ed un insostituibile strumento della salvezza. La Chiesa è non solo serva del Regno, ma sua attuazione e sua presenza, chiamata non solo a discernere e valorizzare l'opera dello Spirito nel mondo, ma a rispondere al suo impulso missionario, proclamando con fiducia la Parola che salva. Scoprire che (e in che modo) Cristo è già in qualche maniera e grado presente al di fuori dei suoi confini visibili, fa parte della sua missione, ma questo non è il solo suo compito. Il mandato missionario di Cristo, perennemente valido, è un esplicito invito a far discepole tutte le genti e battezzarle, perché si apra per loro la pienezza del dono di Dio.


8. Accogliendo, quindi, con animo gioioso il vostro grazie per la recente Enciclica sulla missione ad gentes, invito a considerarla come un impegno per voi, ed un appello che rivolgo a tutte le Chiese, a tutte le istituzioni missionarie, ai singoli fedeli. Ho il piacere oggi di ripresentare direttamente a voi questo documento, perché vi sentiate chiamati a farne oggetto di riflessione. Vi chiedo che non manchi il vostro prezioso contributo per un adeguato rilancio missionario alla soglia del duemila. "La Chiesa... comprende... che le resta ancora da svolgere un'opera missionaria ingente". Sono sempre attuali per noi tutte le affermazioni e gli interrogativi di Paolo: "Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo... Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? Come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza prima essere inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!". Formulo vivo auspicio che tutti voi, chiamati nella Chiesa ad attuare in maniera specifica l'attività missionaria, possiate testimoniare l'unità della fede, la concordia nella carità, lo zelo delle comunità apostoliche e che possiate, con l'aiuto dello Spirito Santo, raggiungere i risultati che costituiscono la finalità propria del ministero che vi è stato affidato. Mentre invoco dal Signore il dono che abbiate sempre "un cuor solo ed un'anima sola" con tutta la Chiesa e nel vostro comune lavoro, imparto a tutti voi ed alle rispettive vostre Comunità una speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1991-04-11
Giovedi 11 Aprile 1991

Ai vescovi dell'Abruzzo-Molise in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I nuovi problemi che interpellano i pastori richiedono una grande passione d'amore per le anime

Carissimi fratelli nell'Episcopato!


1. La liturgia di questi giorni, allietati dalla luce della Pasqua, ci rinnova l'annuncio dell'Apostolo Paolo: "Per tutti Cristo è morto, perché quelli che vivono, non vivano più per se stessi, ma per colui che per essi è morto ed è risorto". Da questa fondamentale certezza, divenuta componente essenziale del nostro esistere quotidiano, scaturisce l'impegno di seguire gli esempi del Risorto, cooperando attivamente alla costruzione del suo Regno. Vi saluto con affetto e sono lieto di potervi accogliere in modo collegiale, dopo aver avuto l'occasione e la gioia di incontrarvi personalmente. Voi mi avete messo a parte delle tante speranze che animano le comunità affidate dalla Provvidenza divina alle vostre cure pastorali. Non avete, tuttavia, tralasciato di informarmi anche circa le vostre preoccupazioni e i problemi che incontra la Chiesa nell'Abruzzo e nel Molise, Regione in via di profonde trasformazioni sociali. Molteplici sono le iniziative apostoliche che vanno diffondendosi in ogni diocesi; sensibile ed incoraggiante è il risveglio religioso che interessa soprattutto il mondo giovanile; fonte di speranza è pure la sensibilità dei credenti verso una pratica cristiana più convinta e coerente. Tanti ostacoli, pero, rischiano di affievolire, anche presso di voi, l'entusiasmo dei cristiani e gli influssi, non sempre positivi, della cultura consumistica imperante minacciano di offuscare la limpidezza dello stesso annuncio evangelico. La fase di delicato cambiamento culturale, che la società sta attraversando, richiede un supplemento di fiducia e di audacia missionaria. San Paolo, ricordando ai Corinti che per tutti Cristo ha dato la sua vita, richiama con fermezza coloro che sono stati redenti dalla sua Croce e dalla sua Risurrezione a vivere "non per se stessi, ma per lui". E' un richiamo che vale anche per noi, giacché il nostro ministero apostolico, ponendoci in diretta connessione col progetto divino, ci domanda di dare la vita, tutta la nostra vita, perché "quelli che vivono" vivano per il Signore. Vi sia di conforto, venerati fratelli nell'Episcopato, la parola della Scrittura che, mobilitandoci a tempo pieno per il servizio del Regno, ci sostiene e ci alimenta nel complesso percorso quotidiano della nostra esistenza.


2. "Il nostro tempo - ho scritto nella recente Enciclica "Redemptoris Missio" - è drammatico e insieme affascinante. Mentre da un lato gli uomini sembrano rincorrere la prosperità materiale e immergersi sempre più nel materialismo consumistico, dall'altro manifestano l'angosciosa ricerca di significato, il bisogno di interiorità, il desiderio di apprendere nuove forme e modi di concentrazione e di preghiera. Non solo nelle culture impregnate di religiosità, ma anche nelle società secolarizzate è ricercata la dimensione spirituale della vita come antidoto alla disumanizzazione". E' il cosiddetto fenomeno del "ritorno religioso", che, pur non privo di ambiguità, contiene pero fermenti e stimoli da non trascurare. Voi avvertite quanto sia diffusa questa esigenza di Dio fra la vostra gente, una popolazione tradizionalmente ancorata ai perenni principii del cristianesimo, ma sottoposta talora a influenze negative provenienti dai richiami secolaristici dell'ora presente. Già nella precedente visita ad limina, cinque anni or sono, affrontando il tema della pietà popolare e del suo rapporto con la vita liturgica, osservavo che "ciò che conta è prendere coscienza della permanenza del bisogno religioso nell'uomo, attraverso la diversità delle sue espressioni, per sforzarsi continuamente di purificarlo e di elevarlo nell'evangelizzazione".

Il fenomeno delle sette, che anche nelle vostre terre va diffondendosi con incidenza discontinua da zona a zona e con punte accentuate di proselitismo tra le persone più deboli socialmente, culturalmente e psicologicamente, non è forse il segno concreto di un'aspirazione inappagata verso il soprannaturale? Non costituisce per voi, Pastori, una autentica sfida a rinnovare lo stile dell'accoglienza all'interno delle comunità ecclesiali ed uno stimolo pressante ad una nuova coraggiosa evangelizzazione, che sviluppi forme adeguate di catechesi soprattutto per gli adulti?Nel Concistoro straordinario dei Cardinali, da me convocato la scorsa settimana, non pochi Padri, analizzando il pullulare delle sette nel mondo, hanno osservato come alla base di tale diffusione ci sia spesso una certa confusione dottrinale circa la necessità della fede in Cristo e dell'adesione alla Chiesa da lui istituita. Si tende a presentare le religioni e le varie esperienze spirituali come livellate su di un minimo denominatore comune, che le renderebbe praticamente equivalenti, col risultato che ogni persona sarebbe libera di percorrere indifferentemente una delle tante strade proposte per raggiungere l'auspicata salvezza. Se a questo si aggiunge il proselitismo intraprendente, che caratterizza qualche gruppo particolarmente attivo ed invadente, si comprende subito quanto sia urgente, oggi, sostenere la fede dei credenti, dando loro la possibilità di una continua formazione religiosa per approfondire sempre meglio il rapporto personale con Cristo. Un'opera missionaria, questa, di vasto respiro che Iddio affida in primo luogo a voi, Pastori del suo gregge, e che richiede impiego di mezzi, sinergia di iniziative apostoliche e, soprattutto, preghiera e passione d'amore per le anime. Il vostro sforzo deve essere principalmente quello di prevenire tale rischio, rinsaldando nei fedeli la pratica della vita cristiana e favorendo la crescita dello spirito di autentica fraternità all'interno di ogni comunità ecclesiale. "La Chiesa - osservavo ancora nell'Enciclica "Redemptoris Missio" - ha un immenso patrimonio spirituale da offrire all'umanità, in Cristo che si proclama "la via, la verità e la vita". E' il cammino cristiano all'incontro con Dio, alla preghiera, all'ascesi, alla scoperta del senso della vita. Anche questo è un areopago da evangelizzare".


3. In tale prospettiva vi incoraggio cordialmente a proseguire negli sforzi intrapresi per far si che il Vangelo sia per le vostre comunità il fondamentale punto di riferimento di tutta la vita. Ciò rende necessario tra voi Pastori l'intensificarsi della comunione e della collaborazione, affinché l'interscambio delle esperienze arricchisca il cammino pastorale di ogni Diocesi. Il Seminario Regionale, cuore delle vostre Chiese, nel quale si sono formate schiere di sacerdoti che operano nelle più svariate realtà apostoliche, continui ad essere il luogo della più seria e fedele formazione dei futuri ministri di Dio Consacrate ad esso la vostra attenzione e circondatelo di grande amore. Potenziatelo e rendetelo sempre più funzionale, mediante il riordinamento della vita seminaristica e la qualificazione dei suoi docenti e dei suoi programmi. Non saranno mai troppe le energie che vi investite, giacché li si prepara l'avvenire delle vostre Chiese.

Superfluo raccomandarvi, poi, la sollecitudine per quegli stretti collaboratori del vostro ministero pastorale che sono i Presbiteri. Essi attendono da voi conforto e stimolo, incoraggiamento e direttive per poter svolgere in modo efficace la loro opera. Siate sempre al loro fianco. Assicurate loro il necessario aggiornamento culturale e spirituale per impedire che la stanchezza e l'abitudine li sopravanzino nel loro lavoro pastorale. Molti di loro, sia giovani che anziani, con ammirevole disinteresse operano in situazioni veramente difficili, con generosità e spirito di sacrificio, condividendo appieno la vita della loro gente.

Penso, ad esempio, alle località di montagna o alle parrocchie abbinate, che richiedono notevole dispendio di energie. Penso anche a quei sacerdoti impegnati nelle attività apostoliche cosiddette di frontiera, fra i giovani in difficoltà, nel mondo del lavoro, fra le categorie sociali più emarginate. A tutti col sostegno della vostra presenza recate il conforto della vostra comprensione paterna.


4. Non risparmi la vostra cura pastorale di essere attenta alla gioventù sottoposta in Abruzzo e Molise, come altrove, a fallaci richiami che la distraggono dalla pratica coerente della vita cristiana. Fate si che nelle parrocchie non manchino mai serie proposte di pastorale giovanile. I ragazzi e le ragazze devono potersi esprimere come protagonisti dell'evangelizzazione e sentirsi artefici del rinnovamento sociale. I molti problemi dei giovani, non ultimo quello della disoccupazione, accrescono il senso della loro frustrazione e della sfiducia nelle istituzioni. Senza solleciti e concreti interventi si rischia di vedere aumentare, purtroppo, il numero di quanti tra loro finiscono vittime della devianza e della droga che, pur non toccando i livelli allarmanti di altre zone, registrano anche nella vostra Regione una diffusione crescente. E' nella famiglia, cellula originaria della società e chiesa domestica, che l'universo giovanile deve trovare l'ambito naturale della maturazione umana e cristiana. Il nucleo familiare, infatti, che in passato è stato in Abruzzo e nel Molise il punto di forza della formazione ai valori cristiani dell'onestà e della fedeltà, della laboriosità e della fiducia nella divina Provvidenza, dell'ospitalità e della solidarietà, ha bisogno oggi di un particolare sostegno per resistere alle minacce disgregatrici della cultura individualistica. A tale scopo vi esorto ad incrementare nelle parrocchie il costituirsi di gruppi di spiritualità familiare che, mentre favoriscono la reciproca conoscenza ed amicizia, aiutano a vivere la fede come itinerario di perfezione evangelica. Se le famiglie si mantengono saldamente ispirate ai valori dello spirito e si aprono all'accoglienza è più agevole affrontare anche il problema degli anziani, pur nel contesto delle difficoltà derivanti dal progressivo invecchiamento della popolazione. Occorre, in proposito, incrementare una pastorale adeguata per e con gli anziani, che non li faccia sentire di peso, ma li renda protagonisti della loro esistenza ed utili alla comunità.


5. Dinanzi alla vastità della missione che vi è affidata non vi prenda mai la stanchezza o lo scoraggiamento. Il Risorto cammina con voi e rende fecondo ogni vostro sforzo. E' vero, numerose sono le urgenze pastorali, ma notevoli sono anche le risorse umane e spirituali sulle quali potete contare. Si tratta di proseguire un'opera già avviata di cui l'artefice principale è il Signore; si tratta di offrire con umiltà e disponibilità piena il proprio quotidiano contributo perché "venga il Regno" di Dio e "sia fatta" la sua volontà. Condividono le vostre ansie apostoliche tanti generosi collaboratori, sia fra il Clero e i Religiosi che fra i laici. Questi ultimi, specialmente nell'attuale momento storico, vanno sempre più riscoprendo il loro ruolo di protagonisti nella Chiesa e nel mondo. Il confortante risveglio pastorale, che voi stessi sottolineate, parte infine da una "matura ricomprensione della parrocchia come ultima localizzazione della Chiesa", nella quale trovano spazio nuovi ministeri e carismi al servizio della crescita integrale del Corpo mistico di Cristo. A voi, venerati fratelli nell'Episcopato, il compito di condurre questo popolo di Dio alla pienezza della risposta fedele al disegno divino. Vi accompagni in tale arduo ma esaltante cammino Maria, la Regina del Cielo, che, come "ha portato Cristo nel grembo", prosegua la sua materna missione nei confronti dei credenti, ottenendo loro con la sua intercessione la vita divina del Risorto. A ciascuno di voi come pure ai Sacerdoti, ai Religiosi e alle Religiose, ai laici e a tutti i fedeli delle vostre Comunità imparto con affetto la mia Benedizione.

Data: 1991-04-12
Venerdi 12 Aprile 1991

All'Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID), nel centenario della "Rerum Novarum" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "la chiamata alla santità è anche per voi"

Signori e Signore, cari amici,


1. Sono lieto di incontrarvi, gentili rappresentanti dell'Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID), convenuti a Roma da diverse regioni d'Italia, per tenere il vostro Convegno Nazionale, nel contesto delle celebrazioni per il centenario dell'Enciclica "Rerum Novarum" di Leone XIII il cui insegnamento, che si colloca alla fine del secolo scorso in un'epoca per più di un aspetto simile alla nostra, può ben essere definito profetico. Vi ringrazio per la vostra visita e porgo a tutti un cordiale benvenuto. La vostra Associazione, ispirandosi ai perenni valori evangelici, intende promuovere negli ambienti dell'industria e del lavoro un clima di reale solidarietà si da stimolare una efficace e giusta collaborazione fra tutti coloro che partecipano al processo produttivo.

Diffondendo ed attuando i principii della Dottrina sociale della Chiesa voi tendete a tradurre nella pratica la concezione cristiana del lavoro. Vi incoraggio vivamente ad operare sempre con competenza e responsabilità. Ringrazio di cuore il Presidente dell'Associazione che mi ha espresso poco fa i comuni sentimenti e si è fatto interprete delle vostre aspirazioni e dei vostri intendimenti.


2. L'Enciclica "Rerum Novarum" ha affrontato con chiarezza la "condizione degli operai" che a quell'epoca, com'è noto, era assai precaria, priva non di rado di tutela legale e giuridica ed aperta a perniciose forme di sfruttamento e di sopruso. I tempi sono fortunatamente cambiati. L'evoluzione sociale ha toccato anche il mondo del lavoro e l'imprenditoria appare oggi più sensibile alle giuste esigenze dei lavoratori superando la mentalità allora dominante del profitto assoluto ed illimitato. Voi siete imprenditori e imprenditori cattolici. Il vostro atteggiamento nei confronti della condizione operaia all'interno delle vostre aziende non può che ispirarsi al Magistero sociale della Chiesa.


3. Alla luce della Dottrina sociale cristiana l'impresa viene vista oggi come una "comunità di persone" che collaborano in vista di un servizio da offrire alla società. Si tratta certo di un'entità produttiva il cui impianto e il cui sviluppo debbono fare i conti con le complesse regole dell'economia. Di questo voi siete consapevoli come del resto vi sono ben note le esigenze, anzi, talora le urgenze, che essa ha di investimenti, di rinnovamento tecnologico, di continuo raccordo con le agenzie finanziarie. Voi siete chiamati a rispondere del vostro operato agli azionisti, agli impiegati ed operai, ed, in certo senso, all'intera società. Un dirigente, un manager, un amministratore delegato, deve essere dotato di alta preparazione tecnica ed amministrativa. Da lui si esigono attitudini naturali e qualità professionali di grande profilo. Si richiedono, in realtà, delle autentiche virtù umane e spirituali.


4. In effetti, anche se l'azienda è un'entità economica, anzi uno dei meccanismi essenziali per la prosperità di un Paese, essa non può ridursi soltanto a questo.

In quanto comunità di persone è fondamentalmente una struttura umana che deve animare la propria attività ed orientare il suo impegno economico e tecnico ai valori etici e morali della giustizia e della solidarietà sociale. Anzitutto la giustizia. Giustizia nei confronti dei propri collaboratori, e nei confronti della società a cui vanno offerti beni e servizi che le possono risultare di vera utilità, secondo una gerarchia di priorità, essa stessa illuminata da criteri di ordine morale. Accanto alla giustizia, la solidarietà sociale, che spinge gli operatori economici a non considerare l'azienda come una risorsa illimitata da sfruttare a proprio beneficio. La solidarietà, inoltre, non si limita all'orizzonte immediato in cui la struttura aziendale è inserita. E' piuttosto un richiamo costante ad una visione più ampia attesa l'interdipendenza che oggi caratterizza e definisce i rapporti umani, ed in particolare quelli economici.

Molto opportunamente il convegno che state celebrando presta grande interesse a tali aspetti e problematiche. La Giustizia e la solidarietà invitano a ben ponderare l'utilizzo delle risorse naturali e impegnano ad una responsabile salvaguardia dell'ambiente ecologico. E' necessario, infatti, che in nome appunto della giustizia e della solidarietà si tenga conto con rigore della qualità dell'habitat e della vita, sia all'esterno come all'interno di ogni struttura produttiva.


5. Sono, questi, rilievi e osservazioni sui quali, soprattutto come imprenditori cattolici, avete sovente l'opportunità di riflettere. Voi dovete prendere spesso decisioni che determinano l'andamento economico e quindi anche morale e solidale delle aziende. Oltre, perciò, alle capacità manageriali e specificamente imprenditoriali, vi è necessaria una coscienza profonda della vostra funzione, illuminata dai supremi valori che devono guidare l'attività professionale del cristiano. Il compito a voi affidato non è certamente facile e molte sono le difficoltà che possono ostacolarlo seriamente. Non dimenticate, tuttavia, che la grazia del Signore è con voi se con fedeltà e perseveranza cercate di camminare sulla strada tracciata dal Vangelo. Per questo avete bisogno di far ricorso ogni giorno al suo aiuto nella preghiera e nell'ascolto della sua Parola. Avete bisogno di consolidare sempre più la vostra conoscenza dei principii sociali cristiani. La chiamata alla santità è anche per voi, che, come parte viva del Popolo di Dio, avete ricevuto "un messaggio di salvezza da proporre a tutti". In quest'anno Centenario della "Rerum Novarum", anno della Dottrina sociale della Chiesa, vi esorto, pertanto, ad approfondire la vostra missione di imprenditori cristiani, allo scopo di far risplendere nel complesso mondo della vita economica le virtù umane e cristiane che lo rendono rispettoso della dignità dell'uomo e aperto alla mutua solidarietà. Invocando la protezione divina sulle vostre famiglie, sulle vostre aziende e su quanti vi lavorano, imparto di cuore a tutti voi la Benedizione Apostolica.

Data: 1991-04-12
Venerdi 12 Aprile 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Visita alla Pontificia Università Urbaniana e solenne atto accademico sull'enciclica "Redemptoris Missio"