GPII 1991 Insegnamenti - Ai nuovi diaconi del Collegio Americano del Nord - Città del Vaticano (Roma)

Ai nuovi diaconi del Collegio Americano del Nord - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Siete stati scelti

Cari amici, Sono lieto di avere l'opportunità di salutare i diaconi recentemente ordinati del Pontificio Collegio Americano del Nord, insieme con i vostri familiari, il rettore e i membri della vostra facoltà responsabili della vostra formazione.

Nel giorno dell'ordinazione ogni nuovo diacono riceve un prezioso dono spirituale, ossia, l'imposizione delle mani "per un ministero di servizio" (cfr. LG 29). Come tutti i doni di Dio questa grazia sacramentale vi aiuterà ad ottenere un'unione più fruttuosa con il Signore e a vivere pienamente la vocazione particolare che avete ricevuto nella comunione della Chiesa. Siete stati scelti per predicare il Vangelo e guidare gli altri "perché obbediscano alla fede" in Cristo Gesù (cfr. Rm 16,26). Come è essenziale, perciò, che voi approfondiate costantemente la vostra fede in Cristo e l'unione della mente e del cuore con la Sua Chiesa! Poiché "la testimonianza della vita cristiana è la prima e insostituibile forma della missione" (RMi 42), l'efficacia del vostro ministero dipenderà grandemente da quanto chiaramente le vostre vite riveleranno la libertà e la gioia che avete trovato in Cristo. Non dubitate mai che rispondendo alla chiamata del Signore con un cuore indiviso diventerete un segno provocatore per gli altri della potenza della sua grazia e della verità salvifica della sua parola. Molto probabilmente è stato attraverso i vostri genitori e le vostre famiglie - molte delle quali sono qui presenti - che siete venuti a conoscere per la prima volta i doni divini di fede e amore. Che il Signore ricompensi la testimonianza cristiana e il generoso sostegno di tutti coloro che vi hanno accompagnato nel viaggio che state facendo verso il sacerdozio. Infine, la vostra fedeltà e lo zelo nell'adempimento del compito che avete ricevuto sarà la via migliore e più durevole per esprimere loro il vostro ringraziamento.

Vi assicuro delle mie preghiere mentre prendete "la diaconia della liturgia, della predicazione e della carità" (LG 29), e chiedo al Signore Risorto di rafforzarvi sempre nel servizio gioioso del suo Popolo. Che Maria, Madre della Chiesa e patrona del vostro Collegio, vi accompagni e vi guidi in quella nuova vita che Gesù suo Figlio ha vinto per noi per mezzo della sua gloriosa Risurrezione dalla morte. Come pegno della gioia pasquale, cordialmente imparto la mia Benedizione Apostolica su tutti voi.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1991-04-12
Venerdi 12 Aprile 1991



La preghiera mariana in piazza San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una nuova consapevolezza della dimensione internazionale e mondiale della carità




1. Al tempo del Papa Leone XIII non era così vivo come oggi il senso della solidarietà internazionale nell'affrontare i problemi economico-sociali: sia quelli di interesse universale che quelli concernenti singoli popoli o gruppi di popoli. Purtroppo ci vollero le prove di due guerre mondiali - specialmente dell'ultima - per dare una spinta decisiva all'attuazione di un progetto di giustizia internazionale, che era la condizione e la base di una vera pace. I tempi sono maturati e la Chiesa ha potuto - con l'insegnamento dei Pontefici che mi hanno preceduto, ai quali ho aggiunto anch'io la mia voce - sviluppare e applicare i principii etico-sociali di Leone XIII nella loro logica dimensione internazionale e mondiale. Specialmente l'etica dello sviluppo integrale dell'uomo e i valori della solidarietà verso i Paesi poveri di qualsiasi parte del mondo sono i cardini della dottrina sociale che la Chiesa cerca di inculcare con l'insegnamento e con l'azione, pur sperimentando ogni giorno la limitatezza dei suoi mezzi. Ma questa esperienza entra a far parte della più viva coscienza che la Chiesa ha di essere povera in mezzo ai poveri, come lo fu il suo fondatore Gesù Cristo: povera tra tutti i poveri del mondo, indipendentemente dalle loro differenze etniche e religiose, per passare, come Cristo, in mezzo ad essi "facendo del bene": pertransit benefaciendo.


2. Da parte sua, Leone XIII nell'Enciclica "Rerum Novarum" aveva insistito nel rievocare le esperienze della comunione e della carità dei primi tempi cristiani, quando i credenti, quasi per un movimento connaturale al loro spirito, tendevano ad aiutarsi reciprocamente e addirittura a mettere tutto in comune; e gli Apostoli creavano la prima istituzione caritativa, i Diaconi, ai quali spettava "l'ufficio di esercitare la quotidiana beneficenza"; mentre San Paolo "non dubitava d'intraprendere faticosi viaggi, al fine di recare di sua mano ai cristiani poveri le elemosine da lui raccolte"; e nelle varie comunità si incoraggiavano le offerte spontanee dei fedeli, dette da Tertulliano "depositi della pietà". Si era formato così un patrimonio della Chiesa, che, come scrive Papa Leone, era da questa "riguardato con religiosa cura come patrimonio della povera gente". La strada intrapresa dalla prima comunità cristiana non fu più abbandonata: nei secoli successivi la Chiesa prosegui in forme molteplici la sua beneficenza. Non poteva non farlo, rileva il grande Pontefice, perché spinta a ciò dalla carità "che sgorga dal Cuore santissimo di Gesù Cristo".


3. E' questo Cuore divino, sempre presente nella Chiesa, che dà oggi alla Sposa di Cristo il palpito di una nuova consapevolezza circa la dimensione internazionale e mondiale della carità e la spinge a chiedere, come già faceva Leone XIII, che gli Stati adeguino alle necessità della comunità di tutti i poveri del mondo "il complesso delle leggi e delle istituzioni politiche". Questa sarà la via sulla quale l'umanità, vinte le ricorrenti tentazioni della guerra, potrà raggiungere a raggio mondiale l'inestimabile bene della pace. Affidiamo a Maria Santissima, Madre degli uomini e delle Nazioni, questo comune anelito, perché con la sua intercessione affretti l'avvento di un'èra di autentica pace, fondata sulla giustizia e sulla solidarietà internazionale.

Data: 1991-04-14
Domenica 14 Aprile 1991

Ai partecipanti alla "Maratona di Primavera" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Portate per le strade di romaun messaggio di fraternità e di fiducia, di rispetto della natura e di apertura alla vita

Do volentieri il via, anche quest'anno, alla Maratona di Primavera, organizzata dall'Associazione delle Scuole Cattoliche di Roma e che ha come tema "Cambia il tuo ambiente per cambiare Roma e il mondo". Un cordiale augurio a ciascuno di voi, che prendete parte a questo simpatico incontro, carissimi ragazzi, genitori, insegnanti e responsabili delle diverse Scuole cattoliche della Capitale. Rivolgo un deferente pensiero al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Sindaco di Roma ed alle Autorità presenti alla partenza di questa XI edizione della vostra manifestazione. Maratona di Primavera: il termine Primavera richiama la speranza, la voglia di vivere, il risveglio della natura; la stagione primaverile è veramente il tempo del rinnovamento. Anche la parola Maratona può indicare il dinamismo del cambiamento, della crescita e della costante evoluzione dell'esistenza. Correndo per le vie della Città voi proponete, così, un messaggio di fraternità e di fiducia, di rispetto della natura e di apertura alla vita. La tutela dell'ambiente e la difesa della qualità della vita saranno, pero, il risultato consequenziale di un amore sincero e fedele verso Dio, Creatore e Padre.

A tal fine mi piace sottolineare il ruolo della Scuola Cattolica in questo itinerario formativo che coinvolge la famiglia e la società. Sostenete, allora, l'insegnamento cattolico sempre; esso è garanzia di libertà e strumento di maturazione non solo culturale, ma anche spirituale della gioventù; è strada privilegiata per meglio comprendere e vivere le esigenze del Vangelo. Auguro a tutti buona giornata e buona Maratona. Aggiungo un saluto, in questo clima pasquale della Risurrezione di Cristo, a quanti dei vostri amici non hanno potuto prendere parte a questa manifestazione; un saluto, inoltre, alle vostre famiglie e agli Istituti scolastici ai quali appartenete.

A tutti la mia Benedizione Apostolica.



Data: 1991-04-15
Lunedi 15 Aprile 1991

Ad un Convegno di Artigiani promosso dalla CEI - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La sana ragione e lo spirito cristiano per una solidarietà del bene comune

Venerati fratelli nell'Episcopato, carissimi Artigiani!


1. Con viva gioia porgo il mio saluto a voi tutti convenuti a Roma, in occasione del Centenario dell'Enciclica "Rerum Novarum", per un Convegno su "L'artigianato risorsa culturale e produttiva per nuove frontiere di solidarietà", al fine di approfondire le ragioni che vi aiutano a realizzare sempre meglio il Vangelo del lavoro nella vostra situazione particolare e nel contesto più vasto della società italiana e internazionale. Vi ringrazio per la vostra partecipazione, la quale dimostra già di per sé l'interesse che nutrite per un argomento tanto importante.

La "Rerum Novarum" infatti, è venuta "con lo scorrere degli anni, così efficacemente esplicandosi, da far diventare le sue norme quasi comune patrimonio della famiglia umana". E' noto come questa Enciclica abbia segnato profondamente un secolo di storia con le sue concezioni e le sue vedute "profetiche" chiaramente enunciate.


2. Proprio in questa luce, desidero richiamare la vostra attenzione, carissimi Artigiani, che siete nello stesso tempo imprenditori e lavoratori, alla ineludibile esigenza che la vostra esperienza sia improntata ad una cultura di solidarietà feconda di quel bene comune tanto richiesto dall'attuale contesto nazionale, europeo e mondiale. Di fronte ai cambiamenti intervenuti a seguito della rivoluzione tecnologica, alle ristrutturazioni economiche, all'evoluzione dei rapporti sociali e politici, bisogna acquisire competenze religiose, etiche e culturali che si palesano sempre più indispensabili per vivere la propria esperienza di Artigiani cristiani. Voi sapete bene che la vostra attività deve misurarsi, al giorno d'oggi, non solo con la sfida comune all'organizzazione esterna del lavoro, ma anche e soprattutto con quella inerente alla sua trasformazione interna, affinché possa compiersi in pienezza di significato. Come insegna la Costituzione Conciliare "Gaudium et Spes": "L'uomo, creato ad immagine di Dio, ha ricevuto il comando di sottomettere a sé la terra con tutto quanto essa contiene, e di governare il mondo nella giustizia e nella santità, e così pure di riportare a Dio se stesso e l'universo intero". Gesù, divino artigiano, annuncia e, allo stesso tempo, compie il "Vangelo del lavoro" affidatogli dal Padre, perché è "egli stesso uomo del lavoro, del lavoro artigiano, come Giuseppe di Nazareth".


3. Dalla "Rerum Novarum" ad oggi la dottrina sociale della Chiesa ha sempre proposto il valore dell'impresa a partire dal valore del lavoro, che trova, spesso, una felice realizzazione nell'esperienza pratica delle vostre imprese artigiane. A partire da questa prospettiva di fondo la Chiesa guarda con simpatia e incoraggia l'iniziativa privata e imprenditoriale in materia economica.

"L'esperienza infatti attesta che dove manca l'iniziativa personale dei singoli vi è tirannide politica; ma vi è pure ristagno dei settori economici diretti a produrre soprattutto la gamma indefinita dei beni di consumo e dei servizi che hanno attinenza, oltre che ai bisogni materiali, alle esigenze dello spirito: beni e servizi che impegnano, in modo speciale, la creatrice genialità dei singoli". La Chiesa ritiene, inoltre, che l'utile d'impresa sia di per sé legittimo a condizione che si mantenga dentro le leggi morali della giustizia, le quali riconoscono nell'uomo il fine di tutto il processo economico. Infatti l'ingente lavoro di organizzare e coordinare i molteplici fattori di produzione, come pure il fatto del rischio, che tale iniziativa implica, richiedono una adeguata premiazione. Le esigenti richieste etiche della dottrina sociale della Chiesa sollecitano un grande sforzo educativo e formativo. Anche all'interno del mondo degli Artigiani, in rapido e complesso cambiamento tecnologico, si può ritenere la sfida odierna come una corsa, spesso contro il tempo, tra tecnologia ed educazione, nel senso che la capacità tecnica ha accresciuto il potere dell'uomo, ma anche i suoi condizionamenti di fronte alle opere che vengono prodotte. Nella vostra esperienza di Artigiani i problemi dell'educazione sono intimamente connessi con la vostra esperienza familiare: "Lavoro e laboriosità condizionano anche tutto il processo di educazione nella famiglia, proprio per la ragione che ognuno diventa uomo; fra l'altro, quel diventare uomo, mediante il lavoro, esprime appunto lo scopo principale di tutto il processo educativo.


4. Auspico che all'impegno delle vostre Organizzazioni, a cui compete la funzione di sostegno, orientamento e di complemento della vostra esperienza lavorativa di Artigiani, sia riservata la debita attenzione dagli altri soggetti sociali operanti nel mondo del lavoro e dell'economia e da parte delle pubbliche istituzioni. Ben a proposito state studiando nel Convegno come svolgere il vostro impegno di Artigiani nella prospettiva, oggi ineludibile, della solidarietà, specialmente in favore dei giovani. E' chiaro che si tratta di problemi difficili, sui quali la Chiesa, come tale, non è in grado di proporre soluzioni, ma solo principii orientativi; occorre pero ribadire che l'attenzione ai principii di ragione e di fede è la prima condizione indispensabile per compiere il proprio lavoro con senso di responsabilità e per attuare la giustizia sociale a largo raggio. La sana ragione e lo spirito cristiano devono far confluire le vostre esperienze maturate in campo professionale e tecnologico, per assetti migliori della società, verso una solidarietà del bene comune, quale da sempre è al centro della dottrina sociale della Chiesa. Colgo volentieri l'occasione di questo incontro per esortarvi a perseverare con dedizione e generosità nella vostra testimonianza di Artigiani cristiani, affinché possiate "trovare in essa il mezzo efficace di glorificare il Signore, di santificarvi, e di essere utili alla società in cui vivete". Vi accompagno con l'affetto e la preghiera, affinché il Signore avvalori i vostri propositi; San Giuseppe, umile e giusto Artigiano di Nazareth, vostro patrono, li renda fecondi di ogni bene. A tutti imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Data: 1991-04-15
Lunedi 15 Aprile 1991

Al simposio del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa sull'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'insegnamento della religione: far conoscere il patrimonio oggettivo del cristianesimo secondo l'interpretazione autentica ed integrale che ne dà la chiesa cattolica




1. Con sentimenti di grande cordialità e di profonda stima vi do il mio benvenuto, carissimi fratelli e sorelle, partecipanti al Simposio europeo sull'insegnamento religioso nella scuola pubblica, che assai opportunamente il Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa ha promosso e la Conferenza Episcopale Italiana ha degnamente organizzato. Saluto con affetto e gratitudine il Presidente di quest'ultima, Monsignor Camillo Ruini, i Vescovi rappresentanti le singole Conferenze Episcopali, il Comitato organizzatore del Simposio, i sacerdoti e i laici delle diverse Nazioni europee ad esso intervenuti.


2. I prossimi traguardi di maggiore unità dell'Europa stanno determinando nei Paesi del continente un fervido processo di riflessione, di valutazione, di progettazione, la cui portata va certamente oltre la pura unificazione economica e politica, diventando fatto di cultura, promozione di umanità e, per noi credenti, singolare e fondamentale appello alla nuova evangelizzazione. Affinché il contributo della Chiesa a tale processo sia il più alto e fecondo possibile, ho convocato un'Assemblea speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi. In questa prospettiva - e con una rilevanza che al momento non possiamo ancora valutare appieno - si rivela opportuna una riflessione allargata all'intero continente circa l'insegnamento della religione nella scuola pubblica. Tale insegnamento, per l'estensione, continuità e durata che assume nelle scuole della maggior parte dei Paesi europei, per la destinazione specifica al mondo dei ragazzi e dei giovani, per i contenuti che esprime in riferimento alla componente religiosa della vita, specificamente come religione cattolica, per l'investimento di energie e mezzi da parte della Chiesa e degli Stati, merita d'essere considerato un contributo primario alla costruzione di una Europa fondata su quel patrimonio di cultura cristiana che è comune ai popoli dell'Ovest e dell'Est europeo.


3. Ben vengano, pertanto, iniziative come la vostra che, oltre a tener acceso l'interesse per il futuro dell'Europa, richiamano l'attenzione sui valori spirituali ed etici da trasmettere alle nuove generazioni, quale fondamento della loro formazione cristiana, culturale e civile. Occorre per questo ricercare forme di collaborazione e di aiuto reciproco in vista di un disegno d'insieme, entro cui le diverse situazioni locali possano trovare, anche per l'insegnamento della religione, punti di riferimento comuni. Di tale disegno il Simposio ha tracciato il profilo, attendendo sia all'esperienza che alla normativa dei vari Paesi e Chiese particolari, agli ordinamenti degli Stati circa la scuola, alla condizione giovanile. I risultati del vostro lavoro, che avete debitamente riassunti e formulati in specifiche proposizioni, potrebbero essere riguardati come un'ottima base per una "carta" dell'insegnamento religioso europeo.


4. In questo vostro incontro, che conclude e corona il Simposio, mi preme sottolineare alcune esigenze ed istanze principali. La prima di esse concerne i destinatari dell'insegnamento religioso, gli alunni, dai bambini e fanciulli dei primi livelli scolastici fino ai giovani studenti delle scuole superiori. Essi meritano la più grande attenzione, perché sono la ricchezza più vera dell'Europa, ne rappresentano il futuro. L'impegno per la loro formazione va, dunque, considerato l'investimento più prezioso e urgente da parte della Chiesa e delle istituzioni pubbliche. L'insegnamento della religione nella scuola offre, qui, un originale e specifico contributo, tanto più che in molti dei vostri Paesi la frequenza degli alunni, pur essendo frutto di libera scelta, raggiunge percentuali estremamente elevate. Gioverà ricordare che al centro di tale insegnamento sta la persona umana da promuovere, aiutando il ragazzo e il giovane a riconoscere la componente religiosa come fattore insostituibile per la sua crescita in umanità e in libertà. L'insegnante della religione si preoccuperà, pertanto, di far maturare le profonde "domande di senso" che i giovani portano dentro di sé, mostrando come il Vangelo di Cristo offra una vera e piena risposta, la cui inesauribile fecondità si manifesta nei valori di fede e di umanità espressi dalla comunità credente e radicati nel tessuto storico e culturale delle popolazioni d'Europa. Il processo didattico proprio della scuola di religione dovrà, quindi, essere caratterizzato da una chiara valenza educativa, volta a formare personalità giovanili ricche di interiorità, dotate di forza morale e aperte ai valori della giustizia, della solidarietà e della pace, capaci di usare bene della propria libertà. Invito in particolare gli insegnanti di religione a non sminuire il carattere formativo del loro insegnamento e a sviluppare verso gli alunni un rapporto educativo ricco di amicizia e di dialogo tale da suscitare nel più ampio numero di alunni, anche non esplicitamente credenti, l'interesse e l'attenzione per una disciplina che sorregge e motiva la loro ricerca appassionata della verità.


5. La formazione integrale dell'uomo, meta di ogni insegnamento della religione cattolica, va realizzata secondo le finalità proprie della scuola, facendo acquisire agli alunni una motivata e sempre più ampia cultura religiosa. Il Simposio ha documentato come sia diversificata nei vari Paesi la situazione dell'insegnamento della religione e in certa misura la stessa concezione della natura e finalità di tale insegnamento, in particolare per quanto riguarda il suo rapporto distinto e insieme complementare con la catechesi della comunità cristiana. Non è il caso di ridurre a uniformità quello che la situazione storica e la saggezza di scelte operate dalle Conferenze Episcopali hanno determinato nei singoli Paesi. E' tuttavia opportuno che l'insegnamento della religione nella scuola pubblica persegua un comune obiettivo: promuovere la conoscenza e l'incontro col contenuto della fede cristiana secondo le finalità e i metodi propri della scuola e pertanto come fatto di cultura. Tale insegnamento dovrà far conoscere in maniera documentata e con spirito aperto al dialogo il patrimonio oggettivo del cristianesimo, secondo l'interpretazione autentica ed integrale che ne dà la Chiesa cattolica, in modo da garantire sia la scientificità del processo didattico proprio della scuola, sia il rispetto delle coscienze degli alunni che hanno il diritto di apprendere con verità e certezza la religione di appartenenza.

Questo loro diritto a conoscere più a fondo la persona di Cristo e l'interezza dell'annuncio salvifico da Lui recato non può essere disatteso. Il carattere confessionale dell'insegnamento della religione, svolto dalla Chiesa secondo modi e forme stabilite nei singoli Paesi, è, dunque, una garanzia indispensabile offerta alle famiglie e agli alunni che scelgono tale insegnamento. Si dovrà particolarmente curare che l'insegnamento religioso conduca alla riscoperta delle origini cristiane dell'Europa, ponendo in evidenza non soltanto il radicamento della fede cristiana nella storia passata del continente, ma anche la sua perdurante fecondità, per gli sviluppi di incalcolabile valore - in campo spirituale ed etico, filosofico e artistico, giuridico e politico - a cui essa dà luogo nel cammino attuale delle società europee. L'insegnamento della religione non può, infatti, limitarsi a fare l'inventario dei dati di ieri, e neppure di quelli di oggi, ma deve aprire l'intelligenza e il cuore a cogliere il grande umanesimo cristiano, immanente alla visione cattolica. Qui siamo veramente alla radice della cultura religiosa, che nutre la formazione della persona e contribuisce a dare all'Europa dei tempi nuovi un volto non puramente pragmatico, bensi un'anima capace di verità e di bellezza, di solidarietà verso i poveri, di originale slancio creativo nel cammino dei popoli.


6. Questo carattere culturale e formativo dell'insegnamento della religione ne qualifica il valore nel progetto globale della scuola pubblica. Al suo svolgimento sono chiamate a concorrere le diverse componenti del mondo scolastico, in primo luogo i docenti di religione, le famiglie e gli alunni che si avvalgono di detto insegnamento e le autorità responsabili. Agli insegnanti di religione è doveroso, innanzitutto, dare atto dell'opera generosa e competente svolta a servizio delle nuove generazioni. Il Simposio ha sottolineato come non sempre i loro diritti siano adeguatamente rispettati. Chiedo, pertanto, alle autorità competenti che vogliano assicurare agli insegnanti di religione ciò che è loro dovuto sul piano anche giuridico e istituzionale, in ragione di una professionalità da essi condivisa con gli altri insegnanti, ed impreziosita dal tipo di servizio educativo che la loro disciplina comporta. Nel contempo esorto gli insegnanti di religione a svolgere sempre il loro impegno con la solerzia, la fedeltà, l'interiore partecipazione e non di rado la pazienza perseverante di chi, sostenuto dalla fede, sa di realizzare il proprio compito come cammino di santificazione e di testimonianza missionaria. La fecondità dell'insegnamento della religione e la sua capacità di incidere nella mentalità e nella cultura di vita di tanti giovani dipendono in larga misura dalla preparazione e dal continuo aggiornamento degli insegnanti, dalla convinzione interiore e dalla fedeltà ecclesiale con cui essi svolgono il loro servizio, dalla passione educativa che li anima. Mi preme rivolgere qui una parola anche agli insegnanti di altre discipline e alle benemerite associazioni cattoliche che operano nella scuola, perché favoriscano il compito del docente di religione mediante ogni opportuno collegamento tra l'insegnamento della religione e l'intero complesso delle materie scolastiche.


7. Incoraggio di cuore tutte le famiglie e, in particolare, i genitori cattolici, consapevoli oggi del gravoso compito educativo che è loro affidato, a scegliere l'insegnamento religioso per i propri figli e a rendersi, nello stesso tempo, responsabili e protagonisti, insieme ai docenti di religione e agli stessi giovani, del cammino di progresso di tale insegnamento. Conoscendo l'animo dei ragazzi e dei giovani studenti, li invito a saper vedere nell'insegnamento della religione un fattore determinante della loro formazione. La tensione verso i grandi ideali della libertà, della solidarietà e della pace, che sale dal cuore delle nuove generazioni europee, può trovare luce e forza nell'incontro con il Vangelo di Cristo e la fede della Chiesa, aprendosi a quella verità che dà senso pieno alla vita e favorisce il riconoscimento concreto della dignità inviolabile di ogni persona umana.


8. Ai responsabili sociali, in particolare alle autorità politiche dei singoli Paesi, la Chiesa esprime il fermo convincimento che l'insegnamento religioso, lungi dall'essere un fatto puramente privato, si pone come servizio al bene comune. Nell'Europa dei diritti dell'uomo e del cittadino, la realizzazione di tale insegnamento garantisce fondamentali diritti di coscienza, che sarebbero feriti da ogni forma di emarginazione e svalutazione. E' doveroso, pertanto, che siano chiaramente definite norme legislative e ordinamenti istituzionali tali da assicurare - sul piano della presenza, degli orari e dell'organizzazione scolastica - le condizioni per un effettivo e dignitoso svolgimento dell'insegnamento della religione nella scuola pubblica, secondo il principio della sua pari dignità culturale e formativa con le altre discipline, che non è affatto in contrasto col rigoroso rispetto della libertà di coscienza di ciascuno.


9. Vi sono, infine, altri aspetti da considerare in prospettiva europea e che interessano direttamente l'insegnamento religioso. Ne ricordo almeno tre. Dopo lo sfaldamento dei blocchi, ci troviamo di fronte ad una inedita sfida umana e culturale, oltreché cristiana, che non possiamo disattendere: le Chiese dell'Europa centrale e orientale, che devono nuovamente impostare l'insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, da cui furono pressoché escluse per tanto tempo, hanno certamente bisogno di confrontarsi con l'esperienza di altri Paesi europei, ricevendo generosa solidarietà in ordine alla formazione dei docenti e alla predisposizione di idonei mezzi e strumenti didattici. Nell'edificazione dell'Europa assume grande valore il cammino ecumenico. Anche l'insegnamento della religione, svolto con attenzione e apertura alle tematiche ecumeniche, può offrire alla gioventù europea un valido contributo per la conoscenza reciproca, il superamento di pregiudizi, l'impegno per la ricerca sincera dell'unità voluta dal Signore. Una forte domanda e insieme un richiamo vengono al continente europeo dall'immigrazione di genti di altri continenti, bisognose di accoglienza e solidarietà, ma anche portatrici di valori culturali e spirituali che l'insegnamento della religione non può trascurare, sia per l'universalità del fatto cristiano, sia per i concreti problemi di convivenza che si pongono.


10. Nel vostro Simposio avete prospettato la possibilità di periodici incontri, analoghi a questo. Non posso che plaudire e incoraggiare tale impegno. Voi ricordate l'invito di Gesù: "Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura". Anche nel vostro lavoro può trovare applicazione il detto citato nella circostanza da Gesù: "Uno semina e uno miete". Voi pero siete convinti che il ruolo a cui ciascuno è chiamato resta, in fondo, secondario rispetto a quel "frutto per la vita eterna", del quale possono godere insieme "chi semina e chi miete". Questa gioia io vi auguro di cuore!Carissimi, nella vostra quotidiana fatica a servizio della fede, della scuola e della gioventù, vi accompagni la mia Benedizione Apostolica, propiziatrice della luce e della grazia che viene da Dio.

Data: 1991-04-15
Lunedi 15 Aprile 1991




Ad allievi Vigili del Fuoco - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Spirito di abnegazione e di altruismo per la tutela dell'incolumità dei cittadini e per la conservazione dei beni

Carissimi giovani!


1. Al termine del Corso "Allievi Vigili Volontari Ausiliari", avete desiderato l'incontro con il Papa. Vi ringrazio sentitamente per questo vostro gesto di fede e di devozione, e mentre porgo a tutti voi, al Vostro Cappellano, ai Superiori e agli Istruttori, il saluto più cordiale, vi esprimo anche vivo apprezzamento per l'impegno col quale avete seguito il corso di addestramento. Ricordo con piacere la visita alle Scuole Centrali Antincendi delle Capannelle, il 26 febbraio 1989, nel quadro della visita pastorale alla Comunità parrocchiale di Santa Barbara. Fu un momento assai significativo, in cui potei osservare con quale slancio ed entusiasmo i giovani allievi si preparano alla loro difficile missione.


2. Quest'anno voi ricordate il 50 anniversario del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, che venne istituito nel 1941 per tutelare l'incolumità dei cittadini e per la conservazione dei beni. Questi 50 di intenso lavoro per una specifica formazione sono stati caratterizzati da spirito di abnegazione e di altruismo che ha fatto guadagnare allo Stendardo del Corpo sei Medaglie d'oro, e numerose altre segnalate onorificenze. Esprimo il mio compiacimento per questi prestigiosi traguardi conseguiti. Alla fine del periodo di addestramento, voi venite inviati presso i Comandi Provinciali dove potrete mettere a frutto le conoscenze acquisite per i casi di necessità, che speriamo siano pochi, ma che comunque esigono sempre da voi coraggio e decisione.


3. Mantenete sempre viva la vostra fede cristiana che avete potuto approfondire in questi mesi. In mezzo a voi hanno agito vari gruppi di impegno liturgico e missionario; è stato svolto un corso biblico con varie conferenze e lezioni di religione; molti di voi hanno preso parte alla catechesi quotidiana in preparazione alla Cresima o hanno partecipato al pellegrinaggio militare a Lourdes. Avete pure organizzato "Veglie di preghiera" nei momenti forti dell'anno liturgico e avete realizzato un gemellaggio con il lebbrosario di Bebidia nel Ciad. Vi esorto vivamente a continuare in questo fervore di impegno per la vostra vita spirituale, completando e approfondendo così la vostra cultura religiosa.


4. Oggi bisogna possedere una fede convinta, adulta, personalizzata; ma tutto questo si ottiene se si fa affidamento alla grazia divina e si è perseveranti nella preghiera; se si partecipa alla vita della propria Parrocchia per formarsi delle convinzioni salde e sicure, in modo da essere anche testimoni attendibili del Cristo risorto, e cioè cristiani coerenti e praticanti. Portate alla società moderna il messaggio cristiano di certezza e di salvezza. Con questi voti, ora vi imparto la mia Apostolica Benedizione!

Data: 1991-04-18
Giovedi 18 Aprile 1991

Al "forum" dei rettori delle università europee - Roma

Titolo: Chiesa e università hanno segnato e fecondato la traiettoria millenaria dell'Europa

Magnifico Rettore, Stimatissimi Rettori delle Università europee e italiane, Carissimi Membri del Senato Accademico e Professori!


GPII 1991 Insegnamenti - Ai nuovi diaconi del Collegio Americano del Nord - Città del Vaticano (Roma)