GPII 1991 Insegnamenti - Al "forum" dei rettori delle università europee - Roma


1. Sono lieto di trovarmi tra voi in questa significativa circostanza che vede riuniti, nell'Università "La Sapienza", Rettori di Università europee dell'Ovest e dell'Est, insieme al Senato Accademico di questa Università e a tanti professori e studiosi di Università italiane. Rivolgo a voi il mio saluto, che estendo al Signor Ministro dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, On.Antonio Ruberti. Sono grato al Magnifico Rettore, Professor Giorgio Tecce, per l'invito cortesemente rivoltomi a partecipare all'inaugurazione di questo "Forum" sulle culture dell'Europa e sui compiti dell'Università nella nuova stagione politica ed economica, che si è aperta nel continente alla fine del secondo millennio cristiano. L'unione economica e politica europea, che procede a grandi passi ed ha scadenze ormai ravvicinate, difficilmente porterebbe i frutti che s'attendono, se mancasse una seria riflessione sulla cultura dell'Europa e sugli orientamenti umani e spirituali che stanno alla base di ogni sviluppo sociale.


2. Magnifici Rettori, vi trovate in questi giorni ospiti di Roma, la città che, per la sua storia profana ed ancor più per quella religiosa, può vantare l'appellativo di Patria communis. Guardando a voi, il pensiero corre spontaneamente alle Università europee ed a ciò che esse hanno rappresentato, per l'Europa e per il mondo. Le Università sono state, per tutto il secondo millennio, i luoghi privilegiati dell'elaborazione del sapere, giacché in esse l'eredità del pensiero, dell'arte, del diritto e della scienza greco-latina s'è fusa con la "novità" cristiana e con gli apporti delle culture germanica, slava e anglosassone. Nelle Università si è sviluppata, poi, la moderna scienza sperimentale col suo metodo, le specializzazioni crescenti e le applicazioni tecnologiche, che hanno trasformato rapidamente il volto della società in Europa e nel mondo. E' noto che la Chiesa ha svolto un ruolo importante nella storia delle Università europee, molte delle quali essa stessa ha contribuito a fondare. La Chiesa, infatti, guarda alla cultura come ad un mezzo fondamentale di maturazione e di espansione della persona nell'interezza della sua verità. A tal fine essa s'impegna nell'affermazione e difesa della libertà della cultura, tante volte conculcata nel corso di questo secolo da sistemi totalitari. Al tempo stesso, la Chiesa rivendica il diritto e la libertà di offrire a chi nella cultura è impegnato quel nucleo di verità che è emblematicamente espresso nel termine "Vangelo", lieto annuncio. Essa è convinta, infatti, che solo nel messaggio evangelico il mondo contemporaneo, enormemente sviluppato dal punto di vista tecnologico ma singolarmente povero di valori spirituali, può trovare quel "supplemento d'anima" che già Henri Bergson auspicava.


3. In questa fine di secolo l'Università europea si trova investita da nuovi problemi e chiamata ad affrontare nuove sfide. Le scienze sperimentali hanno conosciuto uno sviluppo straordinario, mentre l'applicazione tecnologica ha accelerato, da una parte, l'industrializzazione in tutti i settori della produzione, ed ha imposto, dall'altra, la moltiplicazione delle specializzazioni, con la conseguente necessità di un aggiornamento professionale continuo. Ciò ha avuto evidenti ripercussioni sul curriculum universitario, che appare spesso incerto tra la formazione di base e la specializzazione del sapere, fattosi per necessità di cose sempre più parcellizzato. Al tempo stesso, l'orientamento progressivo dell'Università verso la produzione industriale e verso i servizi del terziario ha mortificato gli studi e le ricerche umanistiche, economicamente improduttive ed estranee alla logica del mercato. L'Università s'è vista fortemente ridimensionata nella sua funzione di memoria del passato, fucina dello spirito, palestra di esplorazione del bello, del metafisico, del vero. Oggi, tuttavia, molti indizi convergenti fanno ritenere che l'Università si muova di nuovo verso orizzonti più vasti, alla ricerca di beni non esplorabili con i soli mezzi delle scienze sperimentali. Si tratta di una tendenza sana e umanizzante, perché espressiva di un'esigenza caratteristica dell'uomo, il cui sguardo interiore si spinge al di là di ciò che possono offrire i prodotti della tecnologia, fosse pure la più sofisticata.


4. Vi sono poi state nell'Europa le straordinarie esperienze sociali degli ultimi anni. Non è il luogo qui di indagarne le radici e le cause. Certamente le Università hanno svolto un ruolo non secondario in queste trasformazioni ed è comprensibile che si sentano impegnate a trarne, ora, i giusti benefici. Cadute le barriere politiche tra l'Est e l'Ovest, aperte le comunicazioni tra il Nord e il Sud, si pone con tutta urgenza anche per le Università il problema della comunicazione e della mobilità, un'esperienza che trova sotto certi aspetti i suoi precedenti storici nella peregrinatio academica dell'Umanesimo e del Rinascimento.

Un ulteriore elemento merita di essere sottolineato: l'Europa sta diventando sempre più crocevia di popoli, di culture, di fedi religiose. Il dinamismo del continente e la stessa eccellenza della sua tradizione umanistica e scientifica continuano ad indirizzarlo creativamente verso i popoli delle altre aree della terra. A nessuno sfugge, da questo punto di vista, la responsabilità delle Università europee che, dopo aver inciso profondamente sulla vita sociale e politica, economica e culturale di molti popoli ai tempi del colonialismo, possono oggi facilmente aprirsi al dialogo con essi, e non soltanto nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Si è parlato più volte negli anni passati di "europeizzazione" del mondo. Oggi si è più cauti nell'uso di questa espressione.

E' più viva, invece, la consapevolezza che grandi complessi socio-culturali si ripartiscono le aree del pianeta, mentre l'ecumene scientifica di matrice europea li attraversa tutti.


5. Nessun continente nel mondo ha vissuto così lungamente a contatto con la Chiesa come l'Europa, nessuno è stato segnato così profondamente dai contenuti della Sacra Scrittura, nessuno porta altrettanto visibili nelle sue strutture i segni della fede cristiana. Ne danno testimonianza le cattedrali, i santi, i grandi dell'arte e del pensiero, e le stesse istituzioni universitarie. Ingente è il patrimonio umanistico dell'Europa maturato nel dialogo tra il logos umano e il logos cristiano, tra la scienza e la rivelazione biblica, tra l'uomo e Dio nella libertà della fede. Nel corso, tuttavia, del millennio che sta per chiudersi, l'Europa ha subito la tentazione di una riconversione all'umanesimo pagano. La crisi messa in moto dall'Umanesimo angoscio non pochi spiriti e raggiunse piena consapevolezza culturale nell'epoca dell'Illuminismo. Da allora, per tutto l'Ottocento fino ai primi decenni del nostro secolo, il fenomeno dell'allontanamento della cultura dalla fede investi in proporzioni vistose il mondo universitario, e con esso tanti altri campi della cultura europea, dalla filosofia al diritto, dalla filologia classica alla letteratura, dalla scienza alla politica. Tuttavia, pur prendendo le distanze dalla Chiesa, l'Università conservo nel suo patrimonio orme ben visibili dell'apporto cristiano, quali la fiducia nella ragione, il rispetto per la dignità dell'uomo e per i suoi diritti fondamentali, l'amore per l'investigazione scientifica del cosmo, di quel cosmo che la Bibbia celebra come creato da Dio "in mensura et numero et pondere".

Proprio questa situazione di estraniamento della cultura dalla Chiesa fu una delle cause che portarono alla convocazione del Concilio Vaticano II, la cui finalità fondamentale, com'è noto, fu proprio quella di riattivare il dialogo col mondo moderno e, in particolare, con gli uomini di cultura, abbattendo vetusti steccati e rinnovando la collaborazione in difesa dei valori cari a tutti gli uomini di buona volontà: la dignità della persona umana, al di là delle barriere storiche, etniche, sociali e culturali; l'attuazione più coerente delle esigenze della giustizia in ogni settore della vita associata; la salvaguardia e il rafforzamento della pace; la difesa e la conservazione del creato. Non era la Chiesa soltanto a muoversi. Sull'altra sponda, il mondo della cultura e, in particolare, quello universitario, aveva cominciato a dare segni di disagio. Cessata l'esaltazione scientista, che aveva toccato il suo apice agli inizi del secolo, erano venute manifestandosi, quali istanze profonde e generalizzate, una crescente domanda di valori, la richiesta di orientamenti etici sicuri, la ricerca appassionata della pace spirituale oltre che di quella politica e sociale.


6. Sono fenomeni di cui siamo stati noi pure in qualche misura testimoni. Ed oggi, mentre il progetto di un'Europa unitaria si fa strada sempre più concretamente, uomini di cultura e uomini di Chiesa si ritrovano insieme per riflettere su quale debba essere il tessuto connettivo dell'Europa, su quale debba essere il programma di valori verso cui far convergere l'impegno comune. Mai come oggi il problema etico ha richiesto di essere affrontato con urgenza. Lo esige il grande sviluppo tecnologico, soprattutto là dove si tratta dell'inizio della vita, della sua trasmissione e della sua fine temporale. Le possibilità messe a disposizione dalla scienza e dalla tecnologia si moltiplicano sempre più, al punto che ci si interroga sulla stessa ragion d'essere della ricerca scientifica. Non tutto ciò che è materialmente fattibile è anche moralmente lecito, perché non tutto è in armonia con la dignità e il valore dell'uomo. La scienza descrive l'esserci delle cose, ma tace sul loro dover essere. Eppure, è proprio tenendo conto dell'ordine etico che si può impostare una vita rispondente alle esigenze del vero e del bene.

Non di sola tecnica vive l'uomo. Per questo oggi si fa più viva, anche nei consessi accademici dell'Europa e del mondo, la convinzione che le Università hanno la specifica responsabilità di stimolare la riflessione circa l'aspetto etico della ricerca teorica ed applicata, nella consapevolezza che le nuove tecnologie possono creare conflitti etici e legali di enorme rilevanza nella vita di ogni giorno.


7. Si ritorna così idealmente alle radici dell'Università, nata per conoscere e scoprire progressivamente la verità. "Tutti gli uomini per natura desiderano sapere" si legge all'inizio della Metafisica di Aristotele. In questa sete di conoscenza, in questo protendersi verso la verità, la Chiesa si sente profondamente solidale con l'Università. Nonostante le difficoltà sorte durante gli ultimi secoli, la Chiesa non si è mai sentita estranea alla sua vita ed ha continuato a fondare nell'Europa e nel mondo una serie numerosa di Università cattoliche e di Università ecclesiastiche. Il fine che ha mosso e muove la Chiesa è solo quello di offrire il Vangelo a tutti, e quindi anche all'Università. Nel Vangelo si fonda una concezione del mondo e dell'uomo che non cessa di sprigionare valenze culturali, umanistiche ed etiche da cui dipende tutta la visione della vita e della storia. Innanzitutto l'uomo! Vi è infatti una dimensione fondamentale capace di rinnovare profondamente ogni sistema strutturante l'esistenza umana individuale e collettiva. Visitando nel giugno del 1980 l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, ricordavo che "questa dimensione fondamentale è l'uomo, l'uomo nella sua integrità, l'uomo che vive nel medesimo tempo nella sfera dei valori materiali e in quella dei valori spirituali", per cui il rispetto, dei diritti inalienabili della persona è alla base di tutto ed ogni minaccia contro questi diritti fa violenza a tale fondamentale dimensione. Se è vero che "l'uomo non può essere fuori della cultura", è altrettanto vero che egli, ed egli soltanto, ne è artefice; si esprime in essa ed in essa trova il suo equilibrio. E' sempre l'uomo il fatto primordiale e fondamentale nell'ambito della cultura: l'uomo nella sua totalità, nella sua integrale soggettività spirituale e materiale. Non si crea veramente cultura, allora, se non si considera, fino alle sue ultime conseguenze e integralmente, l'uomo come valore particolare ed autonomo, come il soggetto capace di cogliere la realtà trascendente. Quanto importante appare, quindi, affermare l'uomo per se stesso e non per qualche altra ragione; e quanto ancor più necessario appare amare l'uomo perché è uomo, rivendicando tale amore in ragione della sua particolare dignità. "La causa dell'uomo, pertanto, sarà servita se la scienza si allea alla coscienza. L'uomo di scienza aiuterà veramente l'umanità se conserverà il senso della trascendenza dell'uomo sul mondo e di Dio sull'uomo". Magnifici Rettori, Chiarissimi Professori! Ben si addicono all'Università le parole pronunciate da San Paolo nell'Areopago di Atene: "Dio creo da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi". Non è forse configurata in queste parole dell'Apostolo la funzione di ricerca e di elevazione che è propria dell'Università? Dopo aver portato i suoi ascoltatori a questi approdi dell'ascensione umana, alla soglia dei grandi interrogativi che ogni uomo può far scaturire dalla propria interiorità, San Paolo trasmette ai dotti dell'Areopago la parola che ha ricevuto e che gli è stata affi

Data: "Dio ordina agli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti". Questo annuncio, che attraversa la storia, ha incrociato il cammino dell'Università e ne ha segnato e fecondato la traiettoria millenaria in Europa e nel mondo. Il mio augurio è che il colloquio dell'Areopago ritorni nella circolazione della vita universitaria, perché l'Europa continui ad essere quel faro di civiltà e di progresso che per tanti secoli essa è stata nel mondo.

Data: 1991-04-19
Venerdi 19 Aprile 1991

Ai giovani raccolti sul piazzale della Minerva - Roma

Titolo: Guardate la Chiesa con simpatia, ascoltatela con fiducia, seguitela con generosità

Carissimi giovani!


1. E' grande la mia gioia di trovarmi quest'oggi fra voi, realizzando così un desiderio a lungo accarezzato. Vi ringrazio per l'accoglienza buona, calorosa, accompagnata dalle diverse voci, molto sonora. E saluto tutti con affetto. Nelle mie visite pastorali mi capita di incontrare giovani e studenti delle varie Università del mondo. Ma quella odierna è una circostanza del tutto particolare; voi mi siete singolarmente cari, perché la vostra è l'Università di Roma, Città della quale io sono Vescovo. E se vengo un po' più tardi che nelle altre Università italiane e straniere, mi consola la parola del Signore: gli ultimi saranno i primi. Grazie per la vostra presenza, grazie per aver accolto l'invito a un dialogo aperto e concreto, fornendone voi stessi, attraverso oltre 500 domande, gli spunti tematici. Ho preso visione delle vostre riflessioni e debbo confessarvi che mi ha colpito la vostra sincerità ed il desiderio di rinnovamento che vi portate nel cuore. Ringrazio in particolare i due giovani che poc'anzi si sono fatti portavoce dei vostri comuni sentimenti. Il gran numero di quesiti che avete preparato testimonia chiaramente quanto siano grandi l'attenzione e l'interesse con cui guardate, pur non condividendone sempre le posizioni, a ciò che la Chiesa sente, pensa e fa, in merito ai problemi dei giovani e a quelli del mondo contemporaneo. Sono interrogativi senz'altro stimolanti, ma abbracciano un così gran numero di argomenti che mi è impossibile rispondere a tutti, come voi vi attendete, anche soltanto in maniera sommaria. Posso, comunque, assicurarvi che conservo gelosamente nel cuore tutte le vostre domande, e su di esse non manchero di tornare in diverse circostanze.


2. Intanto, pero, vorrei che questo nostro incontro costituisse come l'inizio di un necessario e proficuo dialogo da proseguire, poi, con i responsabili dell'animazione spirituale di quest'Ateneo. Vorrei, in particolare, che la vostra voce risuonasse nei lavori di quella straordinaria assemblea diocesana che è il Sinodo, attualmente in corso, e vi apportasse il contributo del mondo giovanile, di tutto il mondo giovanile che vive a Roma e che aspira a costruire una società più giusta ed accogliente verso tutti. Vorrei che le prospettive e gli orizzonti della vostra esistenza si aprissero alle sconfinate esigenze di un mondo che muta, di un'Europa che ricerca la sua unità di una umanità che è stanca di guerre e di ingiustizie. Voi, giovani di Roma, Città-cuore dell'Europa cristiana, non siete forse chiamati ad essere i costruttori del futuro di questo Continente? Non siete voi stessi il suo futuro? Siatene coscienti e non abbiate paura di investire ogni vostra energia per realizzare tali appassionanti obiettivi! Non temete di farvi apostoli, fra i vostri coetanei, di così straordinaria missione. Molti dei vostri interrogativi vertono sul rapporto della Chiesa col mondo contemporaneo e sulle preoccupanti situazioni dell'umanità in questo tempo, soprattutto in Medio Oriente e nel Terzo Mondo. Alcune domande riguardano la relazione della Chiesa con la cultura, con la scienza al servizio dell'uomo e l'adeguamento della sua dottrina all'evoluzione dei tempi. Tutto ciò mi ha permesso di conoscere meglio il vostro mondo e vorrei ringraziarvi per la fiducia che mi avete dimostrato, mettendomi a parte dei vostri problemi. Sono accanto a voi nella ricerca di risposte adeguate agli interrogativi che si agitano in voi. Vorrei esprimervi l'affetto che mi lega a ciascuno e la stima che nutro per tutti. Il Papa vi vuole bene! Come altre volte ho avuto occasione di ripetere, non si può non amare voi giovani, perché ciascuno di voi porta in sé un gran progetto della personalità umana e tutti insieme costituite il futuro dell'umanità.


3. L'insieme delle vostre domande manifesta con chiarezza un animo sensibile ed aperto, in cui fioriscono considerazioni, dubbi e rilievi stimolanti. Esse sono la prova dell'effervescente ricchezza del vostro spirito giovane. In voi mi colpiscono l'esigente ricerca della verità e il desiderio di una radicale coerenza nell'attuazione del Vangelo. Volete un Cristianesimo autentico, una Chiesa che metta in pratica ciò che annuncia, povera e libera nella sua missione, coraggiosa e tempestiva nella difesa dei poveri e degli oppressi. Volete riconoscere nelle sue strutture il volto misericordioso di Cristo. Anche chi afferma di non credere manifesta spesso nelle sue osservazioni un desiderio di infinito, di assoluto, di trascendenza. Non posso che apprezzare questa vostra sincerità. Mantenete, carissimi, l'entusiasmo degli uomini liberi e coniugatelo con l'umiltà delle grandi personalità che sanno percorrere la strada della ricerca e della verità con apertura di spirito e disponibilità al dialogo. I problemi sono indubbiamente tanti e di grande spessore. Sarebbe pretesa puerile risolvere tutto con facili slogan. Sia vostro impegno informarvi ed approfondire costantemente le fondamentali questioni dell'esistenza. La Chiesa è disponibile ad offrirvi questo servizio. Anzi vuole camminare insieme a voi. Vuole aiutarvi perché voi stessi siate protagonisti del vostro futuro. Accogliete, vi prego, il suo invito: camminate con lei, attenti ai germi di speranza che già vi è possibile riconoscere in voi e intorno a voi. Anzi, non dimenticate che voi stessi siete la Chiesa! Siete forze vive di questa Chiesa che per le strade del mondo annuncia il Vangelo della salvezza; di questa Chiesa che è Madre e Maestra, perché attinge costantemente al patrimonio inesauribile della verità, che è Cristo. Questa Chiesa, nonostante i suoi limiti e difficoltà, è santa ed ama ogni uomo. Ama voi, cari giovani. Si, vi ama e per questo è esigente e ferma sui principii. Guardatela con simpatia, ascoltatela con fiducia, seguitela con generosità.


4. Voi spesso vi chiedete: "Come far fronte al senso di debolezza e di impotenza nei confronti delle strutture sociali che danno l'impressione di mortificare gli ideali di giustizia, di verità e di amore?". C'è come una lotta in voi e attorno a voi tra il bene che attrae e il male che seduce. Il recente Concilio, in uno dei documenti più significativi, la Costituzione "Gaudium et Spes" sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, così afferma: "In verità gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell'uomo. E' proprio all'interno dell'uomo che molti elementi contrastano a vicenda... Debole e peccatore (l'uomo) non di rado fa quello che non vorrebbe e non fa quello che vorrebbe. Per cui soffre in se stesso una divisione, dalla quale provengono tante e così gravi discordie nella società". Si, è necessario un cammino di continua conversione verso la verità e l'autenticità, giacché ogni uomo è costantemente tentato dal potere e dall'avere, dall'egoismo e dalla corruzione.

Non lasciatevi abbattere dagli insuccessi e dalle paure. Sappiate trovare in voi il coraggio. Coraggio, bambini! Se amate veramente la vita, dovete sapere che soltanto a prezzo di grandi sacrifici è possibile realizzarla pienamente. Cristo, vero Dio e vero uomo, è vivo, è presente fra di noi. Si fa nostro compagno di viaggio e ci chiama a trasformare il mondo con il dono della nostra esistenza.


5. E' una fede esigente il Cristianesimo e voi lo sapete bene. Per questo non raramente siete tentati dallo scoraggiamento e dall'indecisione. Gesù al giovane che gli chiedeva: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?", rispose alla fine: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi". Ma prima il divino Maestro "fissatolo, lo amo". "Vieni e seguimi!". Scaturisce solo dall'amore l'invito del Redentore che costituisce la risposta - l'unica risposta esauriente - all'aspirazione ad un "qualcosa di più" che abita il cuore di ogni persona. Anche a voi il Cristo, quest'oggi, rivolge lo stesso affettuoso invito: "Vieni e seguimi!". I suoi occhi incontrano i vostri, il suo cuore parla al vostro. Non abbiate paura! Accogliete la sua parola. Entrerete così nel suo mistero e scoprirete il segreto autentico della vostra umana e spirituale rinascita; accoglierete i principii della morale cristiana non come pesante fardello, ma quale necessaria esigenza d'amore. L'amore si compiace della verità. "Cercatela questa verità - ho scritto nel 1985 nella lettera ai giovani e alle giovani del mondo - là dove essa si trova realmente! Se c'è bisogno, siate decisi ad andare contro la corrente delle opinioni che circolano e degli slogan propagandistici! Non abbiate paura dell'amore, che pone precise esigenze all'uomo. Queste esigenze, così come le trovate nel costante insegnamento della Chiesa, sono appunto capaci di rendere il vostro amore un vero amore".


6. Carissimi giovani, si avvicina il momento di congedarmi da voi. Prima, pero, permettetemi un'ultima riflessione. Consentitemi di lasciarvi una consegna. Ci troviamo nel piazzale della Minerva, cuore della vostra Città universitaria. Tra questi edifici si elabora e si trasmette il sapere, si svolge la ricerca scientifica e matura la vostra formazione culturale. Avete due modi possibili di vivere questi anni che vi preparano al vostro avvenire. Potete impiegarli per perseguire le logiche di potere e di prestigio, di competizione e di vantaggio economico, alle quali alcuni di voi hanno accennato. Oppure potete prepararvi a rendere un servizio reale alla società attraverso una paziente e seria maturazione professionale e spirituale che pone a base di ogni progetto i valori umani e cristiani vissuti con fedeltà. La scelta che adesso operate orienta il vostro avvenire. Ho fiducia in voi e per questo vi chiedo: realizzate la vostra vocazione umana, ispirandovi al Vangelo. Siate autentici e coerenti. Costruite sin d'ora una comunità più giusta, più vera, più libera! Come qualcuno di voi ha ricordato, solo il Vangelo costituisce un programma di vita capace di far nascere davvero la civiltà dell'Amore. E' innegabile che tra i giovani sia in atto un confortante risveglio. Potrei dire che lo vediamo anche con i nostri occhi. Anche qui a Roma.

La vostra crescita di vitalità e di altruismo, il desiderio di bontà e di autenticità che vi anima, l'aspirazione a ideali alternativi rispetto alle mode correnti non costituiscono forse un messaggio di speranza per l'intera società? Grande è la ricchezza che portate in voi. Fate si che il vostro risveglio diventi crescita, autentica crescita spirituale che faccia di voi i testimoni di Cristo, i realizzatori infaticabili delle sue salvifiche promesse. Anche se ardua, questa sola è la via della piena realizzazione di voi stessi. E' la strada della gioia che il Signore vi chiama a percorrere, perché vi ama. Iddio, Padre di ogni uomo, vi benedica tutti. Maria, Sede della Sapienza, vigili sul vostro cammino. E vi accompagni anche il mio affetto, avvalorato da una particolare benedizione, che estendo alle vostre famiglie, ai docenti e a tutti coloro che lavorano e frequentano questa Città degli Studi. Terminato il suo discorso, il Papa vuole ancora salutare i numerosi giovani presenti, rivolgendo loro alcune parole. Ecco, così ho terminato il discorso. Ma devo dirvi ancora un pensiero che mi accompagnava durante questo discorso. Quando sono entrato qui ho visto voi tutti nel sole ed il Papa qui nell'ombra, nell'ombra della Sapienza si, ma nell'ombra. Allora ho pensato che alla fine di quest'incontro questo sole dalla parte dei giovani sarebbe arrivato fino a me.

Aspettavo questo sole che è in voi, che vi significa, che parla di voi. E devo dire che ho ottenuto questo successo, finalmente il sole venuto dalla parte vostra è arrivato fino alla mia persona. Cosa fare? Bisogna ringraziare il Signore e bisogna ringraziare voi per questo successo "solare" che abbiamo vissuto insieme nella vecchia "Sapienza" di Roma. Arrivederci. Sia lodato Gesù Cristo.

Data: 1991-04-19
Venerdi 19 Aprile 1991

L'incontro nella Cappella Universitaria con la comunità ecclesiale - Roma

Titolo: Unite gli sforzi dei diversi movimenti e associazioni per portare il fermento del Vangelo nel dialogo tra fede e ragione

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Un cordiale saluto a tutti voi che, a vario titolo, operate nel l'ambito della pastorale universitaria di questo Ateneo. Rivolgo un particolare pensiero a Monsignor Camillo Ruini, Pro-Vicario Generale della Diocesi, a Monsignor Pietro Rossano, Vescovo Ausiliare per la Pastorale della Cultura della Diocesi di Roma, ai Cappellani ed a quanti svolgono il loro apostolato fra voi. Ringrazio il Padre Liberti per le cortesi parole rivoltemi, con le quali ha presentato le attività spirituali che sono promosse all'interno dell'Università. A voi è affidata la missione di annunciare il Vangelo in questa Città degli Studi, ricordandovi delle parole di Gesù: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini". Assumete questa responsabilità sino in fondo.

Adoperatevi affinché le tre componenti del mondo universitario - studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo - formino una autentica comunità. E' necessaria, infatti, una effettiva collaborazione tra tutti coloro che tendono al bene comune e alla ricerca di una qualità dello studio e di una professionalità orientati al servizio del prossimo. Per raggiungere tale fine siete chiamati a preparare e a lavorare insieme, unendo gli sforzi delle diverse associazioni e movimenti ecclesiali, che qui sono presenti, ciascuno con la specificità del proprio carisma.


2. Pur salvaguardando la varietà delle vostre peculiari esperienze spirituali, vi dovete preoccupare di promuovere una pastorale studentesca e della cultura specifica ed unitaria. Quanto opportuna si avvera, allora, la concretizzazione, da voi lungamente auspicata, di un consiglio pastorale della Cappella dell'Università!Esso sarà prezioso organo di comunione che, nascendo dalla mutua concordia e dalla reciproca accoglienza, vi permetterà di incontrarvi, di dialogare e di elaborare le linee maestre della pastorale, attuandole poi in costante collaborazione. Considerate la Cappella, nella quale Cristo presente nell'Eucaristia è testimone delle vostre speranze, come il fulcro dell'azione apostolica. Sostate qui di frequente sia individualmente che in gruppo. Il vostro sforzo missionario risulterà sicuramente più efficace se sarete uniti tra voi e se Cristo sarà il Centro di ogni vostra aspirazione e di ogni vostro progetto, sia personale che comunitario. Contare sulla presenza del Signore: ecco la vostra grande risorsa spirituale. Riservate a lui, ogni giorno, il primo posto; ascoltate la sua Parola assiduamente in più modi, ma soprattutto attraverso la "lectio divina", accompagnata dalla preghiera. E poi partecipate ai sacramenti, specialmente all'Eucaristia, fonte di unità, "convito pasquale nel quale ci è dato il pegno della gloria futura".


3. La vostra comunità sarà, così, trasformata dall'azione divina, sarà accogliente ed aperta, attenta ai più deboli e ai meno fortunati, in particolare agli studenti fuori sede e agli stranieri. Sarà una comunità profetica che, pur rispettando l'autonomia propria di ciascun ambito del sapere, porterà il fermento del Vangelo nella cultura che qui viene elaborata e trasmessa. Il dialogo tra la ragione e la fede si approfondisce certamente con la ricerca spassionata della verità, ma più ancora con la coerente testimonianza dei credenti, immersi nel dramma del proprio tempo e fedeli alla loro identità spirituale. E si potranno "raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la parola di Dio e col disegno della salvezza". Sarà, ancora, una comunità con forte senso etico, capace di contrastare la logica del potere e del prestigio accademico. Non vi spaventino le difficoltà né i vostri limiti personali! Come ricorda l'apostolo Paolo, la potenza di Cristo "si manifesta pienamente nella debolezza". La vostra comunità è chiamata, infine, ad essere missionaria, a portare a tutti il Vangelo della salvezza. Una comunità che cerca e trova se stessa, in certo modo, al di fuori di sé, andando alla ricerca di ogni fratello.


4. Cristo crocifisso e risorto è il Redentore dell'uomo! Si è fatto nostro fratello perché ogni essere umano si salvi e ritrovi pienamente se stesso nella verità e nell'amore. Recate questo messaggio ai vostri amici e a quanti frequentano la cittadella universitaria. Si realizzi anche in voi, come in Maria, docile serva di Javhè, la promessa del Signore e la parola divina diventi in voi fermento di speranza e di impegno solidale. Di cuore vi benedico.




Data: 1991-04-19
Venerdi 19 Aprile 1991

Ai partecipanti ad un colloquio organizzato dall'Etoile Francaise - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'originalità di Leone XIII

Signor Cardinale, Signore, Signori,


1. Nel porgervi il benvenuto, sono felice di constatare che la scuola francese a Roma si trova, una volta di più, ad un appuntamento con la storia religiosa. Dopo i colloqui dedicati ai miei predecessori Paolo VI e Pio XI e al Concilio Vaticano II, avete organizzato questo nuovo Colloquio internazionale, insieme al Centro nazionale francese della Ricerca Scientifica, in occasione del centenario dell'Enciclica "Rerum Novarum" di Leone XIII. Saluto cordialmente tutti voi ed in particolare il vostro direttore il signor Charles Pietri, che è anche membro del comitato internazionale del Pontificio Consiglio per la Cultura.

Desidero felicitarmi con voi per il ruolo che svolgete nell'avvenimento costituito da questo centenario. Mi rallegra vedere degli storici di fama consacrare il loro talento allo studio di una pagina significativa della vita della Chiesa, inscritta nel ricco patrimonio della cultura cristiana.

In quanto storici, avete, in modo del tutto naturale, dedicato i vostri sforzi al testo, al contenuto e alla diffusione dell'enciclica "Rerum Novarum". Il vostro colloquio occupa per questa ragione un posto singolare nell'insieme, ormai imponente, degli incontri che, nel corso di quest'anno del centenario, hanno celebrato la pubblicazione di questo importante documento, il primo di una serie che è già divenuta lunga e che spero io stesso di poter prolungare tra poco.

Il ritorno al testo dovrebbe essere la cura di tutti. Quanti infatti tessono le lodi o le critiche dei testi pontifici, senza leggerne attentamente il testo, né studiarne il contesto! Un'enciclica s'iscrive nella continuità di un insegnamento e rinnova la sua formulazione in funzione tanto del cambiamento delle problematiche della società, quanto delle nuove esigenze etiche che esse comportano per la fede.


2. Dalla vostra rilettura del testo, siete passati allo studio della sua diffusione. Infatti, non è sufficiente che un documento, per quanto importante, venga pubblicato, per essere compreso e, più ancora, messo in pratica.

L'accoglimento dei testi del magistero e le reazioni che essi suscitano sono un elemento costante della tradizione cattolica. Pur se il vostro studio privilegia, per evidenti ragioni, la Francia e l'Italia, voi allargate la vostra indagine a numerosi paesi, le cui situazioni sociali sono molto differenti, quanto lo è, d'altronde, la presenza e l'azione della Chiesa. Un insieme di precise monografie vi consente di formulare dei giudizi sfumati, se non contrastanti.

Rendete in questo modo un servizio alla storia. E, posso aggiungere, rendete anche un servizio alla Chiesa. La pastorale ecclesiale ha bisogno di poggiare su dati fondati su analisi rigorose e comparazioni suggestive. Nulla è, a questo riguardo, più dannoso di affermazioni sommarie e perentorie. Questo documento, viene affermato senza mezzi termini, si scontra con un rigetto generalizzato, o suscita un'adesione senza riserve. Non accade così nella complessa storia delle società umane. Ed è importante avere un'idea più esatta del passato, per meglio comprendere il presente ed esercitare un'azione conforme al disegno d'amore di Dio sul mondo.


3. L'insegnamento sociale della Chiesa non ha altro scopo: tradurre il messaggio di Cristo in principi morali ed orientamenti pratici che pongano in essere, nel tessuto mutevole delle società umane, i valori permanenti di giustizia e di carità, di libertà e di solidarietà al servizio dell'uomo, di ogni uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio.

Grazie a Leone XIII, quest'umanesimo cristiano ha trovato una formulazione sistematica all'epoca della prima industrializzazione che avrebbe sconvolto in maniera durevole le strutture della società ed i valori morali. Quei tempi nuovi esigevano una nuova riflessione in materia sociale. L'analisi dei testi, la rivalutazione delle correnti di pensiero, lo studio delle grandi personalità e delle organizzazioni cattoliche, tutto questo dimostra la lenta e paziente maturazione del pensiero sociale della Chiesa, in particolare nell'insegnamento pontificio, in cui i principi evangelici permanenti ed universali traggono ispirazione dagli orientamenti pratici al servizio delle persone e delle comunità umane.

I vostri lavori contribuiscono, in questo modo, a porre in luce il carattere peculiare, essenzialmente religioso e morale, dell'insegnamento sociale della Chiesa, la sua finalità etica e spirituale e le sue modalità d'influenza specifica al più profondo livello della realtà umana, la coscienza. Perché "Rerum Novarum" mobilita la coscienza cristiana in difesa dell'uomo.

Preparata da intense consultazioni, nutrita da lunghe inchieste, informata sulle riflessioni e sulle iniziative coraggiose dei cattolici sociali, l'enciclica "Rerum Novarum" ha inaugurato un modo specifico d'insegnamento pontificio fondato al tempo stesso sulla teologia e sull'analisi sociale. "I proletari trovansi indegnamente ridotti ad assai misere condizioni... la cupidigia dei padroni e... una sfrenata concorrenza... un'usura divoratrice... il monopolio..." per cui "un piccolissimo numero di straricchi hanno imposto all'infinita moltitudine dei proletari un giogo poco men che servile": questa drammatica situazione descritta in termini lapidari esige l'intervento della Chiesa, portatrice del messaggio di Cristo che trasforma le società con la sua azione sulle coscienze. L'originalità di Leone XIII è stata quella di reagire alla nuova situazione dei lavoratori, insistendo sull'importanza delle associazioni professionali per creare un ordine sociale più giusto ed orientare l'evoluzione sociale ed economica.


4. Dopo tanti anni, oggi constatiamo che questo testo conserva tutto il suo sapore evangelico e la sua profonda linfa umana.

Perché questa visione tanto saggia e generosa venne sepolta sotto la spinta di rovinose ideologie che, dopo aver promesso il paradiso terrestre, sono sprofondate nella loro menzogna? Ulteriori ricerche ci chiariranno forse di più questi sviluppi, sull'interazione fra correnti di pensiero e movimenti socio-politici. Ad un secolo dalla "Rerum Novarum", il fallimento del modello che le era stato direttamente opposto risveglia energie soffocate e richiede un rinnovamento del pensiero e dell'azione sociali.

L'opera degli storici pone quest'esigenza in luce e ci esorta a pensare con coraggio e ad agire con determinazione perché questo retaggio centenario diventi portatore di avvenire e seminatore di speranza.

La questione sociale è oggi mondiale. La questione sociale, alle soglie del nuovo millennio, è ormai la questione dell'uomo. Possa il messaggio della Chiesa portare sempre più chiaramente all'umanità la luce evangelica! Cari amici, vi ringrazio per la vostra approfondita opera e vi porgo i miei voti personali. Che il Signore vi benedica.

(Traduzione dal francese)

Data: 1991-04-20
Sabato 20 Aprile 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Al "forum" dei rettori delle università europee - Roma