GPII 1991 Insegnamenti - Telegramma all'Arcivescovo di Kampala per la scomparsa del Cardinale Nsubuga (Uganda)

Telegramma all'Arcivescovo di Kampala per la scomparsa del Cardinale Nsubuga (Uganda)

Titolo: Gratitudine per il suo devoto servizio al Vangelo

Avendo appreso con tristezza della morte del Cardinale Emmanuel Nsubuga estendo le mie sincere condoglianze a tutta la Chiesa dell'Uganda. Con gratitudine per il devoto servizio al Vangelo del defunto Cardinale, il suo vivo impegno per i poveri e i suoi instancabili sforzi a favore della riconciliazione nazionale, raccomando la sua nobile anima alla misericordia amorevole del nostro Padre Celeste. A lei, e a tutti coloro che piangono il loro pastore, cordialmente imparto la mia Benedizione Apostolica come pegno di consolazione e forza in Gesù Cristo, il Salvatore Risorto.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1991-04-20
Sabato 20 Aprile 1991

Nella "Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni" beatificazione di tre religiose

Titolo: Annunciata, Marie-Thérèse e Chiara: hanno compiuto con amore le semplici azioni di ogni giorno

"Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno".


1. Desideriamo oggi ritornare su queste parole di Pietro. Le prendiamo dalla lettura degli Atti degli Apostoli. L'Apostolo si rivolge "ai capi del popolo e agli anziani", testimoniando la risurrezione di Cristo. Proprio nel suo nome sta innanzi a loro un uomo sano, prima storpio fin dalla nascita. Egli ha ottenuto la salute nel nome di questo Cristo - dice Pietro - "che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti". "Questo Gesù è... la testata d'angolo... non vi è, infatti, altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati". Nel nome di Gesù Cristo crocifisso e risorto la Chiesa si rallegra oggi per la glorificazione di tre nuove Beate:Annunciata CocchettiMarie-Thérèse HazeChiara Bosatta. Le nuove Beate sono state salvate con la forza della grazia della Croce di Cristo e della sua Risurrezione.


2. L'amore grande del Padre, che consente a noi di chiamarci suoi figli, non cessa di suscitare nella Chiesa il desiderio di continuare l'opera di Cristo nella ricerca delle pecore e nel ricondurle sotto la guida dell'unico Pastore, affinché ascoltino la sua voce e diventino gregge del suo pascolo. Fu questo il desiderio costante ed intenso della Beata Annunciata Cocchetti, Fondatrice delle Suore di Santa Dorotea di Cemmo, in Val Camonica, in diocesi di Brescia. Colpita dalla predicazione delle missioni al popolo e dal programma apostolico di uno zelante sacerdote, Don Luca Passi, iniziatore della Pia Opera di Santa Dorotea, decise di dedicare la propria vita al bene delle anime, applicando nella sua opera educativa il metodo della "correzione fraterna secondo il Vangelo". "Amero Dio con tutto il cuore, perché egli fu il primo ad amarmi", fu questo il programma che ispiro tutta la sua fervida vita spirituale. Espresse il suo amore a Dio ed alle giovani con una pietà soda; con una fedeltà a tutta prova; con un'ascesi robusta, che le faceva superare le difficoltà incontrate lungo l'arco della sua giornata. Le prime esperienze giovanili nell'oratorio e nella scuola di Rovato fecero di lei una saggia educatrice, alimentando la passione per la formazione umana e cristiana delle giovani, secondo lo spirito del Vangelo. L'azione educativa, mediante la scuola e le iniziative parrocchiali, divenne, così, nella vita di Annunciata Cocchetti la maniera concreta di far imitare Cristo, Pastore delle anime.

Anch'essa le cerco, le condusse all'unità nella Chiesa, ne fece delle donne e maestre di vigorosa personalità cristiana, affinché divenissero, a loro volta, fermento e testimonianza dell'infinito amore di Dio. "Fatevi sante - è questo il testamento spirituale lasciato alle sue figlie - facendo del bene alle giovani a voi affidate".


3. "Quale grande amore ci ha dato il Padre" (1Jn 3,1).

Madre Marie-Thérèse Haze ha saputo accogliere questo amore, ha saputo rispondergli giornalmente. Ha conosciuto la prova, ma, vicino a Nostra Signora dei Dolori, contemplava continuamente il Cuore di Cristo, trafitto sulla Croce, per la salvezza del mondo. Mostrando la via alle sue sorelle, ha potuto dire "che un cuore travagliato diventa il trono della grazia" (cfr. Articuli a post., n. 89).

La presenza del Redentore nel Santo Sacramento era per lei una sorgente costante di sottomissione serena alla volontà di Dio, di saggezza per dirigere la sua azione, di coraggio per cominciare numerose fondazioni.

Nell'umiltà dell'Incarnazione, nella generosità dell'amore che ci fa tutti "figli di Dio" (1Jn 3,2), le Suore della Croce trovano un esempio per mettersi al servizio del prossimo più povero. La Beata Marie-Thérèse le invita a mettere in opera l'appello evangelico a servire Cristo nella persona dei membri del suo Corpo più deboli e più sofferenti. Questa ispirazione segue quella di Pietro, che proclama, dopo la guarigione dell'infermo, che la salvezza viene dal Signore, crocifisso e risuscitato: "Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (Ac 4,12). A modo suo, Marie-Thérèse seguiva la lezione degli Apostoli, per il suo desiderio ardente di aprire gli animi alla gioia e alla fede, quando alleviava le sofferenze del corpo, e attraverso la sua passione per l'educazione religiosa dei più diseredati.

In questa domenica pasquale, rendiamo grazie con il discepolo diletto che ci guida nella speranza: "Quando il Figlio di Dio si manifesterà, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è" (1Jn 3,2). La figura di Marie-Thérèse Haze e la sua testimonianza di fedeltà instancabile ci fanno scoprire la bellezza dei figli di Dio, illuminati dalla grazia e trasformati dall'amore del Salvatore.


4. Quale grande amore ci ha dato il Padre, che sa suscitare nelle anime la capacità di ripetere i gesti del Buon Pastore che dà la vita per la salvezza del mondo!Segno della carità di Dio fu anche la Beata Chiara Bosatta, discepola del Beato Luigi Guanella, e con lui partecipe del carisma della dedizione agli ultimi, nella piena e incrollabile fiducia nella Provvidenza divina. Chiara ritenne per sé un dono della Provvidenza la formazione alla pietà ricevuta nella parrocchia e la chiamata a dedicarsi all'infanzia abbandonata ed agli anziani lasciati nella solitudine. Veramente provvidenziale fu per lei l'incontro con Don Guanella, alla cui scuola si rese disponibile per la realizzazione delle opere di assistenza spirituale e materiale fino alla consumazione delle sue energie, con l'ultima malattia, contratta proprio nel servizio ai sofferenti ed offerta come dono e sacrificio in favore dei più miseri. Nella sua mitezza e fragilità, nella semplicità dei modi e nella delicatezza del tratto, Chiara nascondeva la forza indescrivibile di una carità veramente evangelica. perciò "Iddio la condusse - come testimonio il Beato Guanella, suo direttore spirituale - per la via delle anime forti, via aspra e per sé pericolosa, ma la guido così che non ponesse piede in fallo. Ed ella non cadeva, perché si arrendeva con assoluta docilità alla mano che la guidava".


5. L'attualità del messaggio di queste Beate sta nel fatto che hanno compiuto con amore le semplici azioni di ogni giorno, stando in continua sintonia con Dio e santificando così il quotidiano. Nella loro vita non ci sono stati fenomeni o gesti straordinari; straordinario, invece, è stato il loro modo di porsi in relazione con Dio, lasciando spazio a Lui in tutto il loro essere. La loro umanità era affascinata dalla carità di Cristo, così da renderle solidali con la sofferenza dei poveri, nei quali vedevano splendere il volto di Cristo. In un mondo secolarizzato come il nostro, così povero di speranza, esse ci dicono con la loro vita che Dio è Padre, il quale ci ama e permette ogni cosa per il nostro bene. A chi rischia di naufragare nel mare dell'egoismo, esse propongono l'ideale della carità, della solidarietà e della condivisione; là dove non di rado viene a mancare il senso della vita, dono di Dio, esse ricordano la necessità del rispetto per la vita e la cura di essa, anche nelle situazioni di grande povertà umana. Le Beate, infine, dicono che la santità è possibile, è accessibile a tutti, purché si resti fedeli a Dio e fedeli all'uomo.


6. "Io sono il buon Pastore". La quarta domenica di Pasqua, detta del Buon Pastore, è la domenica delle vocazioni sacerdotali. E', inoltre, la domenica della vocazione alla santità. "Il Buon Pastore conosce le sue pecore e le sue pecore lo conoscono, come il Padre conosce il Figlio e il Figlio il Padre". La santità è il frutto di questa conoscenza che mette le radici nell'amore del Padre e del figlio.

Il Figlio è buon Pastore perché offre la vita per le sue pecore. Gesù aggiunge: "Nessuno mi toglie (questa vita), ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo". Queste parole spiegano pienamente il mistero dell'amore del Padre e del Figlio. Gesù dice: "per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo". E', quindi, nel buon Pastore l'amore del Figlio per il Padre, ed anche l'amore del Padre: l'amore eterno e rivelato nel tempo per mezzo dell'offerta della vita per le pecore: mediante il sacrificio pasquale. Da questo amore siamo costantemente abbracciati.

Per questo amore siete accolte voi, e siete beate:Annunciata - Marie-Thérèse - Chiara!La Chiesa intera si rallegra oggi perché, mediante la risposta alla vocazione alla santità delle nuove Beate, ci fa partecipare più profondamente alla gioia pasquale del Buon Pastore. "Celebrate il Signore, perché è buono;perché eterna è la sua misericordia". Amen!

Data: 1991-04-21
Domenica 21 Aprile 1991

La preghiera mariana in piazza San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Sono pienamente convinto della necessità e dell'attualità della dottrina sociale"




1. Quando Leone XIII scrisse l'Enciclica "Rerum Novarum", non c'era ancora una vera e propria dottrina sociale della Chiesa, nel senso di un insieme organico di principii e di orientamenti in ordine alla retta soluzione della cosiddetta "questione operaia". C'era certamente un ricco patrimonio religioso-morale, derivante dal messaggio di Gesù, dalla dottrina degli Apostoli, dalla tradizione ecclesiastica, a cui era possibile attingere ispirazione e criteri pratici per tale questione. In effetti, nella stessa Enciclica non sono pochi i riferimenti ai Vangeli, agli Atti e alle Lettere degli Apostoli, agli antichi Padri e Dottori, specialmente a san Tommaso d'Aquino, come a fonti per l'insegnamento che fu allora autorevolmente impartito dal Papa. Le ricerche d'archivio hanno permesso di rintracciare i segni dell'assiduo lavoro preparatorio per la redazione di quel Documento, affidato ai migliori teologi del tempo ed a vari studiosi di Facoltà e Istituti universitari. Il Papa, che ispirava e seguiva l'opera di questi collaboratori, ne consacro i risultati con la sua autorità, quando, il 15 maggio 1891, emano l'Enciclica.


2. Questa data apri un processo di riflessione e di approfondimento scientifico nel vasto campo sociale, quale pochi forse avrebbero immaginato: la "Rerum Novarum" segno veramente una svolta. Il Magistero della Chiesa, senza dimenticare i necessari riferimenti di ordine politico, avrebbe successivamente privilegiato le tematiche sociali secondo le nuove necessità dei tempi, illuminando e sostenendo coloro che cercavano un'equilibrata soluzione umana ed insieme cristiana degli "ardui" problemi della società. Si sono così distinti, come elaboratori della dottrina sociale della Chiesa ed insieme come sostenitori dell'azione dei cattolici in campo sociale, Pio XI con la "Quadragesimo Anno", Pio XII nel Messaggio della Pentecoste del 1951 ed in altri fondamentali Messaggi, Giovanni XXIII con la "Mater et Magistra" e con la "Pacem in Terris", Paolo VI con la "Populorum Progressio" e con l'"Octogesima Adveniens". Anche il Concilio Vaticano II ha dato un grande apporto a questa dottrina, specialmente con la Costituzione pastorale "Gaudium et Spes".


3. Come erede di questo Magistero, ho affrontato anch'io i problemi della vita sociale e dell'economia moderna secondo le nuove dimensioni, da essi assunte in questi anni. Sono pienamente convinto della necessità e dell'attualità della dottrina sociale, al cui sviluppo sono impegnati, in primo luogo, il Papa e i Vescovi come pastori del popolo di Dio. Ma tale dottrina si costruisce anche con l'apporto sia dei teologi e dei moralisti, sia degli studiosi di economia, sociologia, scienza della politica ecc.: negli Istituti e Centri di studio, in libri e riviste, nelle Sessioni o Settimane sociali, tutti sono chiamati a collaborare nella ricerca di una risposta sapiente e proficua alle antiche e nuove domande poste oggi dagli uomini e dalle società. Mentre lodo e benedico di cuore quanti operano in questo campo, li affido alla materna sollecitudine della Vergine Santissima, perché li illumini e sostenga nel loro impegno tanto rilevante per la vita dei popoli e per la causa della pace.

Invito a pregare per i popoli della Jugoslavia Mentre salutiamo la Regina del Cielo, vi invito oggi ad unire la vostra preghiera alla mia per i popoli della Jugoslavia, diversi per cultura, fede, storia e lingua, in cerca di nuovi rapporti di libertà, uguaglianza e giustizia, nel rispetto dei diritti degli uomini e delle Nazioni. Proprio oggi, il popolo croato compie un pellegrinaggio penitenziale al santuario di Nostra Signora di Rémete ("Majka Bozaja Rémetska"), nei pressi di Zagabria, per pregare per la pace e la concordia in Croazia e in tutto il Paese. Alla Vergine, invocata col titolo di "Avvocata fedelissima della Croazia", affidiamo questi nostri fratelli perché sappiano essere in tutta la società jugoslava "artefici di pace". Che a tutti i gruppi nazionali sia assicurato il rispetto della loro identità, e che tutti insieme trovino il cammino verso il bene comune!Rivolgo, infine, un pressante appello ai credenti di quell'amato Paese - cristiani e musulmani - affinché, in nome di Dio, Padre comune, sappiano unirsi in un rinnovato impegno per creare le condizioni favorevoli ad una convivenza nel rispetto e nell'amore reciproci.

Data: 1991-04-21
Domenica 21 Aprile 1991

Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni - Roma

Titolo: "Preghiamo ogni giorno insistentemente perché Dio invii gli operai alla sua immensa messe"

Prima di recitare "il Regina Coeli", pensiamo, carissimi, oggi, nella giornata delle preghiere per le vocazioni, sacerdotali e religiose nella Chiesa, pensiamo a tutti i sacerdoti, a tutti i seminaristi del mondo, a tutti i seminari, dove si preparano, a questa grande opera dell'ultimo Sinodo dei Vescovi, dedicato alla formazione sacerdotale. E poi pensiamo alla necessità delle vocazioni sacerdotali, religiose - maschili e femminili - in tutto il mondo, e preghiamo non solamente oggi, ma preghiamo ogni giorno, insistentemente, perché Dio invii gli operai alla sua messe, questa messe veramente grande, immensa.

Data: 1991-04-21
Domenica 21 Aprile 1991

Ai pellegrini convenuti per le beatificazioni - Roma

Titolo: Le nuove Beate, modello di servizio ecclesiale e d'impegno senza sosta per l'evangelizzazione




1. Dopo le solenni celebrazioni di ieri mattina, sono lieto di incontrare ancora tutti voi, Religiose ed allievi, gruppi parrocchiali e aderenti ad associazioni cattoliche delle Comunità e delle Diocesi di origine delle nuove Beate: Annunciata Cocchetti, Marie-Thérèse Haze e Chiara Bosatta. Saluto l'Arcivescovo-Vescovo di Brescia, Monsignor Bruno Foresti; il Vescovo di Como, Monsignor Alessandro Maggiolini. Saluto anche tutti gli altri fratelli nell'Episcopato, i quali, per diverse ragioni pastorali, hanno voluto partecipare a questo incontro. A tutti il mio compiacimento per questa numerosa e significativa presenza, che è indice anche della diffusione delle tre Famiglie religiose. Ma la gioia mi viene soprattutto dal costatare l'adesione che voi date alla Chiesa nel suo impegno di attuare l'evangelizzazione, per la quale le Beate si affaticarono senza soste e senza risparmio di energie. La Chiesa, infatti, si propone principalmente di aiutare le persone che cercano la verità e desiderano ritrovare la via del ritorno alla fede, alla conoscenza vera di Dio Padre e di Colui che egli ci ha mandato, Gesù Cristo.


2. Proprio quest'ansia apostolica sta all'origine della vocazione di Annunciata e Chiara. Esse raccolsero con discernimento soprannaturale le istanze delle popolazioni cristiane, soprattutto quelle della gioventù, e riconobbero che occorreva lavorare con iniziative generali per conservare la fede o riportare alla fede le generazioni del loro tempo. Annunciata incarno nella Val Camonica, tra le ragazze e le donne di quella terra, l'ideale della "correzione fraterna secondo il Vangelo", cioè dell'illuminazione delle coscienze con la parola salvifica di Cristo. Si dedico specialmente alla scuola, lei che era insegnante, alle opere parrocchiali, agli incontri con le famiglie, attuando un servizio davvero meritorio in tutti i campi della vita ecclesiale. Chiara Bosatta fu coinvolta, per una provvidenziale coincidenza, nella benefica opera del Beato Guanella destinata al servizio dei vecchi, dei minorati fisici e psichici, oltre che alla educazione ed all'aiuto morale e culturale dei fanciulli e adolescenti poveri o abbandonati.

Chiara si lascio guidare nel suo ideale religioso da quel genio della carità che fu Don Guanella, il quale intui in lei, pur così fragile fisicamente e così incline alla contemplazione, una forza d'animo, una tenacia di volontà, uno spirito di sacrificio di eccezionale vigore.


3. Due vie parallele, sia pure con accentuazioni proprie, dunque, quelle di Annunciata e di Chiara. Due testimonianze evangeliche che si sono distinte per la semplicità della vita e per il fervore delle opere. Dio opero nelle loro anime ed esse corrisposero generosamente al dono della sua grazia. Di qui trasse origine quella dedizione totale delle proprie vite al Cristo, maestro e pastore, consolatore degli afflitti e dei deboli, difensore degli umili, luce delle menti e delle coscienze. Esorto tutti voi a comprendere con animo illuminato dalla fede il significato e il valore di questi insegnamenti e di questi esempi per trarne dei propositi fermi e generosi. Siate voi, sorelle e figlie spirituali di Annunciata e di Chiara, coerenti con il programma di vita e di servizio ecclesiale da esse lasciatovi in eredità. Voi, sacerdoti e laici, che condividete il cammino delle Suore Dorotee di Cemmo o delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, siate attenti alla testimonianza che oggi vi è stata offerta per raccogliere i preziosi frutti spirituali che provengono da queste Beate.


4. Sono felice di salutare i pellegrini del Belgio, con le Figlie della Croce accompagnati da Monsignor Albert Houssiau, Vescovo di Liegi, e il suo predecessore Monsignor Guillaume Van Zuylen. Con voi io rendo grazie per la personalità di Marie-Thérèse Haze, d'ora in poi onorata e proposta come modello per la Chiesa.

Più ancora che nel passato, le Figlie della Croce proseguiranno la loro vita religiosa e il loro apostolato nello spirito di questa radiosa fondatrice.

Care figlie, ciascuna di voi può ricevere ciò che la Beata scriveva un giorno a Suor Roberta: "Voi non sarete mai né povera, né triste, quando penserete che Dio è vostro padre, Gesù vostro fratello, e lo Spirito Santo la vostra guida".

Per il dono totale di voi stesse che la vostra vita religiosa implica, Madre Marie-Thérèse vi ha lasciato un bell'esempio, come testimoniano le sue stesse parole: "Posso dire in verità che sono per sempre solo di Dio, legata dai voti che ho fatto, e mille volte più legata dall'amore che me li ha fatti fare".

Con una generosità attinta dall'amore manifestato per Cristo, la Beata Marie-Thérèse ha saputo rispondere a tutte le chiamate che le venivano dai più poveri. So che le sue figlie, oggi, e tutti coloro che lavorano con loro, agiscono nello stesso senso, attraverso gli impegni pastorali di evangelizzazione, le missioni di educazione, il sostegno fraterno ai più bisognosi. Io vi incoraggio nelle vostre opere. E spero che le giovani in formazione prendano attivamente il cambio, e che altre le raggiungano numerose per estendere ancora la vostra azione.

E' anche tutta la Chiesa a Liegi, in Belgio e in molti altri paesi, che si rallegra. La Beata Marie-Thérèse sapeva capire le chiamate dei pastori e prender parte alla missione di tutta la comunità ecclesiale. Possa ispirare coloro che sono chiamati oggi a testimoniare l'amore di Cristo nei vari campi dell'apostolato, particolarmente accanto ai più deboli dei nostri fratelli e delle nostre sorelle! Possa aiutare i fedeli di oggi a unire come lei la profondità della vita e l'ardore della carità! A tutti ora imparto di gran cuore la Benedizione Apostolica.

Data: 1991-04-22
Lunedi 22 Aprile 1991

Visita ufficiale di S.E. il signor Patricio Aylwin Azaàcar, presidente del Cile - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una cristianizzazione più profonda della vostra terra

Signor Presidente, E' per me motivo di viva soddisfazione avere questo incontro con il primo mandatario della nazione cilena, accompagnato dalla sua distinta sposa, da ministri di Stato e da alti funzionari del suo governo. Nell'esprimerle la mia gratitudine per questa visita, mi compiaccio di rivolgerle il mio deferente saluto e di darle il mio più cordiale benvenuto.

La sua presenza qui evoca alla mia memoria l'indimenticabile viaggio apostolico che realizzai nel suo paese quattro anni fa, durante il quale potei apprezzare i grandi valori del popolo cileno: le sue pure radici cristiane, il suo carattere profondamente umano, il suo spirito aperto ed accogliente, la sua integrità, così come la sua capacità di superare le avversità. Quella visita fu anche un pellegrinaggio di ringraziamento al Signore per il felice esito del Trattato di Pace e Amicizia tra due nazioni sorelle, Cile e Argentina, le cui relazioni erano state seriamente in pericolo a causa del disaccordo australe.

Le intense giornate che condivisi con gli amati figli del Cile, da Antofagasta a Punta Arenas, furono segnate da indimenticabili celebrazioni di fede e di amore durante le quali, come già annunciai all'aeroporto di Pudahuel, desideravo proclamare di nuovo a tutti il valore permanente della nuova vita in Cristo, promuovendo "la vittoria del bene sul male, dell'amore sull'odio; dell'unità sulle rivalità, della generosità sull'egoismo, della pace sulla violenza, della convivenza sulla lotta, della giustizia sull'iniquità, della verità sulla menzogna: in una parola, la vittoria del perdono, della misericordia e della riconciliazione" (1° aprile 1987).


2. Il Cile è una nazione a maggioranza cattolica, che ha fatto dei valori evangelici parte integrante della sua identità peculiare come popolo durante tutta la sua storia. Ciò rappresenta un fondato motivo di speranza per guardare avanti con il fermo proposito di garantire e consolidare l'impegno di tutti i cileni in favore dell'armonia e della pacifica convivenza. E' vero che ancora non sono scomparse le ferite e gli antagonismi del passato; per questo è ancora più necessario assecondare gli sforzi che si stanno facendo affinché si raggiunga quanto prima la desiderata riconciliazione. Tuttavia, non posso tacere la tristezza che invade il mio cuore di pastore per i recenti atti di violenza che si sono registrati in Cile. Per questo rivolgo le mie parole affinché cessino questi atti riprovevoli e si instauri un clima di pace, di dialogo e di mutuo rispetto, che infonda una rinnovata speranza e rafforzi i vincoli di fraternità fra tutti i cileni.

La Chiesa in Cile - sempre attenta agli insegnamenti sociali del messaggio evangelico - ha cooperato e continuerà a cooperare con efficacia in questo cammino di pacificazione. Nelle attuali circostanze, sia i suoi pastori che molti fedeli dedicano i loro sforzi al servizio di questa nobile causa di riconciliazione. così è stato sottolineato recentemente dal Comitato Permanente dell'Episcopato ricordando che "il Signore ci invita a costruire la pace come frutto della verità, della giustizia e dell'amore (Con Los criterios del Evangelio, 7.III.1991 n. 3).


3. Il nuovo clima che si va consolidando nel paese, con l'ausilio divino e la buona volontà di tutti, facilita anche una comprensione più chiara della missione propria della Chiesa nella società. Si vanno chiarendo meglio gli ambiti di responsabilità specifica propri della missione della Chiesa, e quelli che corrispondono alla società civile, nella quale i fedeli partecipano a pieno diritto come cittadini. Ciò rende possibile anche una comprensione più profonda della confluenza di entrambi gli ambiti al servizio della persona umana; si gettano così le basi di un rinnovato rispetto e di una mutua stima in vista di una crescente e leale collaborazione.

Sono felice di constatare, signor Presidente, che l'azione del suo governo ha tra i suoi obbiettivi primari la riconciliazione tra i cileni. Al di là delle misure concrete che la prudenza può consigliare ai responsabili del bene comune in queste circostanze, la Chiesa, dal Vangelo, si sente in piena sintonia con lo spirito di verità e di riconciliazione, di giustizia e di perdono, che permette di guardare al futuro senza odi, divisioni o rancori.

Per la realizzazione di questi ideali di solidarietà, è senza dubbio imprescindibile che tutti siano disponibili a coniugare i propri interessi con il bene comune. Ma è necessario anche che si sostenga la convinzione che i principi morali non possono essere inculcati e che nessuna situazione contingente autorizza ad ignorarli. Proprio in ciò si dimostra l'autenticità di una vera riconciliazione, che implica sempre il riconoscimento del proprio male e la generosa offerta di un amore che perdona.


4. Lo stesso corso della storia mondiale mostra la fallacia delle soluzioni proposte dal marxismo. Questo sistema teorico e pratico esacerba metodicamente le divisioni tra gli uomini, e pretende di risolvere le questioni umane dentro un orizzonte chiuso alla trascendenza. Per contro, l'esperienza contemporanea dei paesi più sviluppati mostra altre gravi deficienze: una visione della vita basata solo sul benessere materiale e su una libertà egoistica che si autoconsidera illimitata.

Queste considerazioni offrono, per contrasto, chiari orientamenti per il vostro futuro. Non esiste un vero progresso a margine della verità integrale sull'uomo, che noi cristiani sappiamo si incontra solo in Cristo. Anelate, dunque, alla prosperità con il tanto necessario superamento delle differenze economiche e culturali e con la piena integrazione di tutte le regioni della vostra estesa geografia in un ampio programma di progresso e di sviluppo.

Tuttavia, tutto ciò sarà fragile e precario se non sarà unito a una cristianizzazione più profonda della vostra terra.

E' necessario, di conseguenza, prestare un'attenzione prioritaria alla dignità e ai diritti dell'uomo, proclamati costantemente dalla Chiesa, affinché coincidano e derivino dalla stessa legge di Dio. Il diritto alla vita, alla libertà religiosa, ad un ordine legale, che rispetti e tuteli l'istituzione naturale del matrimonio e della famiglia; il diritto ad un'educazione integrale - che comprenda la trasmissione dei valori morali e religiosi -; il diritto a una vera uguaglianza di opportunità e a una legittima libertà per tutti nella vita sociale, politica ed economica, sono altrettanti punti essenziali nei quali la Chiesa ha fatto sentire sempre e chiaramente la sua voce. E lo fa, ricordando le esigenze morali del Vangelo, con l'umiltà, l'audacia e la determinazione che le dà il sentirsi continuatrice della missione del suo Maestro.


5. Signor Presidente, nel ringraziarla della sua presenza qui, faccio ferventi voti affinché i figli dell'amata nazione cilena, fedeli alle loro più nobili tradizioni e alle loro radici cristiane, camminino sulla via della riconciliazione e della fraternità, in un deciso sforzo comune per ottenere, attraverso il dialogo e i mezzi pacifici, il superamento degli squilibri e degli interessi contrapposti.

E, come feci in diverse occasioni durante il mio indimenticabile viaggio apostolico in Cile, affido queste intenzioni e desideri alla materna protezione della Vergine del Carmine, vostra amata patrona.

Prima di concludere questo incontro, desidero reiterarle il mio vivo ringraziamento per questa amabile visita. E nella sua persona rendo omaggio alla nobile nazione cilena, mentre domando all'Onnipotente di cospargere di abbondanti doni lei, i suoi familiari e collaboratori, così come tutti gli amatissimi figli del Cile, tanto vicini sempre al cuore del Papa.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1991-04-22
Lunedi 22 Aprile 1991

Al Capitolo Generale dei Carmelitani Scalzi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Rinunciate a tutto per donare tutto"

Carissimi fratelli,


1. Con gioia incontro quest'oggi voi, Figli spirituali di Santa Te resa di Gesù e di San Giovanni della Croce, a conclusione del vostro Capitolo Generale. Un cordiale benvenuto a ciascuno di voi, che provenite da varie Nazioni dei cinque Continenti e rappresentate l'intero Ordine dei Carmelitani Scalzi al quale intendo far pervenire il mio affettuoso saluto. Rivolgo il mio pensiero, in modo particolare, a Padre Felipe Sainz de Baranda che dopo 12 anni lascia l'importante incarico di Preposito Generale ed indirizzo un fraterno augurio al suo successore, il Padre Camillo Maccise, ed ai Membri del rinnovato Consiglio Generale. Desidero, inoltre esprimere il mio compiacimento per il bene che la vostra vasta e qualificata Famiglia religiosa compie nella Chiesa e nel mondo.


2. Durante il Capitolo appena terminato, voi avete cercato di riflettere su un tema quanto mai attuale e stimolante: "Il Carmelo teresiano e la nuova evangelizzazione". Come ricorderete, nella Lettera Apostolica che ho indirizzato alla vostra Famiglia religiosa in occasione del quarto centenario della morte di San Giovanni della Croce, sottolineavo la necessità di dar nuovo vigore alla fede per "portare avanti una nuova evangelizzazione a partire dalla rievangelizzazione dei credenti, aprendosi sempre più all'insegnamento ed alla luce di Cristo". Gesù rappresenta il fulcro della contemplazione e del servizio tipici della spiritualità di Santa Teresa di Gesù e di San Giovanni della Croce e degli altri grandi Maestri della vostra tradizione carmelitana.


3. E' a Dio e a Lui soltanto che dovete tendere, fratelli carissimi, con agilità e libertà di cuore proprie di chi ama l'Altissimo al di sopra di tutto e di tutti e corre verso l'essenziale con decisione e linearità. Rinunciate a tutto per donare tutto. Scoprirete il "nulla" della creatura ed il "tutto" di Dio in un abbandono totale e progressivo alla volontà del Signore. Seguendo i vostri Maestri spirituali camminerete verso il monte della santità assetati dell'unica "cosa di cui c'è bisogno", desiderosi dell'Assoluto, saldi nella fede e con lo spirito aperto agli sconfinati orizzonti dell'Amore di Cristo. Il vostro sarà, certamente, un cammino di gioia e di santità, una testimonianza di purezza e di autentica perfezione interiore E voi sarete guide di ascesi e di santità e condurrete le anime alla contemplazione ed al possesso di Dio.


4. Siate fedeli ai vostri Fondatori! Una sempre maggiore e più convinta fedeltà al carisma del vostro Ordine è l'augurio che di cuore formulo a tutti voi. Questo è anche il particolare servizio che la Chiesa vi domanda ed attende da voi. Se camminerete costantemente nel solco della più autentica tradizione carmelitana, sarete in grado di far fronte senza troppa difficoltà alle esigenze di questo particolare momento storico. Amate la Chiesa sempre e al di sopra di tutto: essere "Carmelitano Scalzo" significa amare teneramente la Chiesa, per essa pregare e con essa annunciare il Vangelo ad ogni creatura. Fin dall'inizio del mio Pontificato ho a più riprese ribadito che la nuova evangelizzazione deve essere caratterizzata da un ardore rinnovato, cioè da una profonda spiritualità e da un inedito slancio interiore. E voi comprendete come per ottenere frutti autentici di rinnovamento apostolico sia necessaria, anche per voi, la fedeltà ai valori del vostro carisma.

Nella mia recente Lettera Apostolica mi permettevo di ricordarne alcuni: "L'austerità, l'intimità con Dio, la preghiera intensa, la fraternità evangelica, la promozione della preghiera e della perfezione cristiana, mediante la predicazione e la direzione spirituale, come specifico vostro apostolato nella Chiesa".


5. Il mondo ha oggi bisogno di veri testimoni di Dio. Ed il vostro Ordine, proseguendo nell'impegno sinora profuso al servizio dell'Annuncio cristiano, trova nella Chiesa un grande spazio di vita e di azione per la nuova evangelizzazione.

Si tratta di rendere presente la Carità di Dio fra gli uomini del nostro tempo aiutandoli a riscoprirla negli avvenimenti della storia e nei fatti di vita quotidiana. Aiutandoli soprattutto ad amare Dio al di sopra di ogni creatura. A partire da questa esperienza, come il Santo mistico di Fontiveros, al quale lungo tutto quest'anno sovente vi riferite, potrete annunciare il Dio che è luce e che dà senso alla storia: il Dio vivente che tutti impegna nella giustizia, nella difesa della vita, nella ricerca della pace e nel rispetto dell'armonia del creato.


6. Fratelli carissimi, la Chiesa vi incoraggia ad una sempre più decisa volontà di servire Cristo. Perseverate nell'autentica ricerca della volontà di Dio! Siate per i vostri contemporanei segni vivi della luce soprannaturale che è sorgente di speranza e di amore. Non cedete mai alla tentazione dello scoraggiamento né permettete che l'odierna cultura consumistica vi influenzi nelle vostre scelte di vita consacrata. Invoco, per questo, su ciascuno di voi la protezione della Beata Vergine del Carmelo, vostra augusta protettrice. A Lei affido i vostri propositi e le decisioni del Capitolo Generale. Con tali sentimenti, imparto a voi ed a tutti i vostri confratelli l'Apostolica Benedizione.

Data: 1991-04-22
Lunedi 22 Aprile 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Telegramma all'Arcivescovo di Kampala per la scomparsa del Cardinale Nsubuga (Uganda)