GPII 1991 Insegnamenti - Alla Compagnia di Gesù durante la celebrazione per l'Anno Ignaziano - Città del Vaticano (Roma)

Alla Compagnia di Gesù durante la celebrazione per l'Anno Ignaziano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Amate la Chiesa; sia senza ombra la vostra filiale adesione al suo magistero"

"Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".


1. Ecco la professione di Pietro nei pressi di Cesarea di Filippo. Gesù ai suoi discepoli aveva chiesto: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Ed alle loro risposte aveva poi replicato: "Voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, esclamo: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!". Dal cuore del Principe degli Apostoli scaturi un grido di fede. Un impeto d'amore. "Tu sei il Cristo"!E Gesù aggiunse: "Beato te, Simone Figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei Cieli. E io ti dico che tu sei Pietro e sopra questa pietra edifichero la mia Chiesa". "Sopra questa pietra, commenta Sant'Agostino, edifichero la fede che tu confessi. Sopra questo che hai detto: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente", edifichero la mia Chiesa. Tu, infatti, sei Pietro. Pietro da pietra, come il cristiano da Cristo".

Nella prima Lettera ai Corinzi San Paolo aiuterà a comprendere ancor meglio quale sia questa pietra. Egli dice: "I nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare..., tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano, infatti, dalla roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era Cristo".


2. Mistero di amore divino! "Né la carne, né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli". Cristo costituisce Pietro, il primo degli Apostoli, l'amico intrepido e sincero, a fondamento dell'unità della sua Chiesa. "A te daro le chiavi del Regno dei cieli". A te, Pietro, che hai confessato Gesù come il Figlio di Dio venuto nel mondo per salvare l'umanità!Lo Spirito Santo che Gesù invierà sugli Apostoli li renderà capaci di proseguire la sua stessa missione. E dopo di loro altri testimonieranno la verità della sua Parola in ogni angolo della terra, sino anche all'effusione del sangue. Annunceranno che "in nessun altro c'è salvezza: non vi è, infatti, altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati". I predicatori del Vangelo, i martiri, i santi sono coloro che seguono le orme degli Apostoli e proclamano con la vita che Cristo è veramente il "Figlio del Dio vivente".


3. "Voi chi dite che io sia?". Gesù rinnova questa domanda ancora oggi e non si accontenta di una risposta generica. Vuole una professione di fede personale, come quella di Pietro. Come quella del giovane cavaliere Ignazio, che, raggiunto dalla misericordia divina, consacro se stesso all'"eterno Signore di tutte le cose".

Decise, così, di "militare per Iddio sotto il vessillo della Croce e servire soltanto il Signore e la Chiesa, sua Sposa, a disposizione del Romano Pontefice, Vicario di Cristo in terra". Carissimi fratelli e sorelle, l'odierna pagina evangelica conferisce una luce tutta particolare alla nostra celebrazione eucaristica. Ricordiamo questa sera il V Centenario della nascita di Sant'Ignazio di Loyola ed il 450 anniversario della fondazione della Compagnia di Gesù alla quale voi appartenete. Proprio da questo tempio, non ancora completamente ricostruito, 450 anni fa come oggi il vostro Fondatore ed i suoi primi compagni iniziarono la visita alle sette Chiese, concludendola nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. All'altare della Vergine, dove allora si conservava il Ss. mo Sacramento, Ignazio celebro la Santa Messa e tutti emisero la solenne professione religiosa, dando così compimento alla costituzione della Compagnia di Gesù. Nel ricordo di così significativi avvenimenti saluto con affetto il Preposito Generale, Padre Peter-Hans Kolvenbach e lo ringrazio per le cordiali espressioni che mi ha rivolto all'inizio della celebrazione. Saluto l'intera Compagnia di Gesù, spiritualmente riunita attorno al successore di Pietro e rappresentata dai Gesuiti che operano in Roma. Saluto ognuno di voi con profonda gratitudine per i servizi che con dedizione e fedeltà rendete alla causa del Vangelo e alla Sede Apostolica. Unisco nel ricordo i Religiosi e le Religiose appartenenti alle Congregazioni di spiritualità ignaziana; i laici delle Associazioni e dei Movimenti vicini al vostro Istituto e soprattutto i giovani, forze vive della grande famiglia spirituale ignaziana.


4. "Benediro il Signore in ogni tempo". Si, benediciamo oggi il Signore per le grazie che ha elargito alla Compagnia di Gesù lungo i circa cinque secoli trascorsi!Benediciamo il Signore per i 41 Santi e i 138 beati gesuiti che con le eroiche virtù e il martirio hanno testimoniato la loro fedeltà a Cristo!Benediciamo il Signore per le opere di bene che la vostra Famiglia religiosa ha realizzato e continua a compiere in tante regioni della terra. Non mancano tra i Gesuiti apostoli coraggiosi che si distinguono per il dinamismo ed il vigore apostolico propri di Sant'Ignazio. Non mancano servitori umili e docili della Chiesa, capaci di cogliere i segni dei tempi e di dedicare ogni energia alla nuova evangelizzazione. Non mancano costruttori infaticabili di concreta solidarietà fra gli uomini e maestri di autentica dottrina. Ma da dove nasce tale freschezza spirituale se non dalla continua e sincera adesione a Cristo?"Voi chi dite che io sia?", continua a domandare Gesù. E come Pietro, come gli Apostoli, come Ignazio di Loyola, ogni Gesuita, interiormente spinto dallo Spirito Santo, deve rispondere fiducioso e convinto: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!".


5. "Beato te... perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei Cieli". Beato te, Ignazio di Loyola, e beato ogni fedele tuo seguace! Il Vangelo, nei versetti che seguono il testo poc'anzi ascoltato, racconta come da allora Gesù comincio a parlare ai discepoli delle sofferenze che avrebbe incontrato sino alla passione e alla morte in croce. E diceva chiaramente che la croce sarebbe stata compagna indivisibile di chi avrebbe voluto seguirlo, specialmente dei suoi amici, invitati ad una condivisione di vita più profonda.

Come non ricordare, in proposito, la celeste visione che Sant'Ignazio ebbe nell'autunno del 1537 alle porte di Roma, nella cappella della Storta? L'Eterno Padre, accogliendo la sua preghiera, lo metteva con i suoi compagni al servizio di Gesù, ma di Gesù che portava la croce; confortandoli pero con la promessa della sua protezione: "Ego vobis Romae propitius ero", vi saro propizio a Roma. "Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua Croce e mi segua". Ecco la sorgente dell'insegnamento e dell'esempio del vostro Fondatore!Lasciatevi conquistare da Cristo Gesù! Sia questo lo sforzo di ogni giorno, l'impegno di ogni istante della vostra esistenza. Con lui potrete guardare fiduciosi verso l'avvenire ed il vostro apostolato sarà fruttuoso ed efficace. Con lui non temerete di combattere la buona battaglia del Vangelo. Reputerete, infatti, tutto una "perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù".


6. Riscoprite, carissimi fratelli e sorelle, il genuino carisma ignaziano, così come è tramandato ed attualizzato nelle Costituzioni e nelle decisioni ed orientamenti delle Congregazioni Generali, approvati dalla Santa Sede. Vivete la vostra consacrazione in modo esemplare ed austero. "Sant'Ignazio vi chiede di essere uomini di orazione - ricordavo all'inizio dell'ultima vostra Congregazione Generale - per essere anche maestri di orazione ed insieme uomini di mortificazione, per essere segni visibili dei valori evangelici. L'austerità della vita povera e semplice sia segno che l'unico vostro tesoro è Cristo". Dedicatevi all'apostolato con ardore e sagacia, nella cura pastorale dei fedeli, nell'attività specificamente missionaria con i non cristiani, nella nuova evangelizzazione. Amate la Chiesa; sia senza ombra la vostra filiale adesione al suo Magistero, anche quando bisogna osare di andare controcorrente in un mondo che rigetta spesso i valori della vita e della giustizia, della pace e dell'amore quali Cristo ha insegnato.


7. "Rimanete in me". Chi resta in Cristo, Via, Verità e vita, porta molto frutto.

Ma come dimorare in Cristo, se non lo conosciamo, se non lo seguiamo?Beato è, allora, "l'uomo che medita la Legge del Signore giorno e notte". Beato è chi proclama la propria fede come Pietro, come Ignazio di Loyola e conserva in sé la Parola guardando a Maria, che "serbava tutte queste cose nel suo cuore". Maria, Regina e Madre della Compagnia di Gesù, dinanzi alla tua immagine 450 anni fa Sant'Ignazio e i suoi compagni emisero la loro solenne professione religiosa.

Dinanzi a Te anche oggi i suoi figli spirituali rinnovano il dono di se stessi a Cristo e alla Chiesa. A Cristo, il Figlio di Dio vivente!Alla Chiesa, edificata su "questa pietra" e contro la quale "le porte degli inferi non prevarranno".

Rimanete in me! Amen!

Data: 1991-04-22
Lunedi 22 Aprile 1991



Udienza ai pellegrini cecoslovacchi nell'Aula della Benedizione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Continuità e fedeltà

Cari confratelli nel Ministero Episcopale, Eccellentissimo signor Ambasciatore, Carissimi fratelli e sorelle, Amici pellegrini di Boemia, Moravia e Slovacchia!


1. Siete venuti tanto numerosi per "restituire la visita" al Papa, dopo il pellegrinaggio che potei finalmente compiere nella vostra terra, un anno fa.

Grazie di questo pensiero così delicato, che tanto più apprezzo perché so che il vostro viaggio a Roma ha comportato per voi grandi sacrifici. Il Signore vi ricompensi. I fedeli cechi e slovacchi non si smentiscono mai! E continuano a dar prove tanto eloquenti della propria fede e del proprio amore a Cristo e alla Santa Chiesa.

I nostri cuori gioiscono insieme nel ricordare quelle intense ore di preghiera eucaristica e di entusiasmo popolare. Dopo la rivoluzione di velluto e la normalizzazione della vita sociale e politica, voi siete stati i primi fra i quali ho potuto esprimere la mia gioia per la ricuperata libertà, per la pacifica vittoria del diritto, per la riaffermata libertà dell'uomo.

Oggi riviviamo insieme quelle tappe, per me e per voi tanto significative: Praga, Velehrad, Bratislava. Tre nomi, tre simboli, tre capisaldi.

Praga, "madre delle città", crocevia d'Europa, fucina di cultura e di civiltà nel cuore del continente europeo, con le sue chiese stupende, i suoi monumenti storici, le sue famose istituzioni culturali tra cui eccelle l'Università Carlo, la sua vivace e stimolante attenzione per i movimenti spirituali, la sua apertura al Vangelo, Praga, città intellettuale, città ecumenica, città giovane.

Velehrad, centro vivo della tradizione cristiana nel vostro paese, con i ricordi dell'attività evangelizzatrice dei santi Cirillo e Metodio, dove - come ho amato dire là - "veneriamo in modo speciale la consegna storica del regno ereditato a coloro che di esso sono diventati amministratori e custodi, evangelizzatori e apostoli" (22 aprile 1990).

E Bratislava! Anch'essa è posta sull'itinerario missionario dei Fratelli di Tessalonica, la cui opera ha profondamente segnato la storia, la liturgia, il folklore, le glorie e le sofferenze dell'intera Slovacchia, tanto che "chi volesse togliere la fede cristiana dalla cultura e dalla vita del popolo slovacco non potrebbe più comprendere la storia, da quella antica fino a quella recente", come ho detto a Vajnori a voi Slovacchi (22 aprile 1990).

Da quei tre luoghi benedetti, nei quali ho vissuto esperienze indimenticabili, viene qui oggi un richiamo alla continuità e alla fedeltà.


2. Continuità. Si, carissimi fratelli e sorelle della CSFR: voi siete posti sulla traiettoria della vostra storia religiosa, iniziata con la missione cirillo-metodiana, e col costante benevolo incoraggiamento della Sede di Roma.

Continuate su quelle orme sulle quali hanno camminato i vostri santi e i vostri antenati, in tutti questi secoli segnati da tante vicende.

La fede cristiana è stata, da sempre, il centro focalizzante della vostra storia. Le vostre nazioni sono nate col segno della croce di Cristo: è questa la gloria che ha fatto grandi le terre di Boemia, Moravia e Slovacchia.

Senza la luce, che si irradia dal Vangelo, quanto si impoverirebbe il significato storico e lo stesso quadro naturale e artistico delle vostre città, dei vostri paesaggi, aspri e pittoreschi ad un tempo, segnati da innumerevoli chiese e cappelle di grande devozione popolare.

La fede cristiana, inscindibilmente unita alla coscienza storica della vostra dignità di uomini e di cittadini, vi ha sostenuti nei momenti bui del passato. Soprattutto ha dato un'anima a quella opposizione, tacita ma irremovibile, che vi ha fatto sopportare quaranta lunghi e terribili anni, ed è esplosa finalmente nella riconquista della vostra libertà di uomini e di credenti, nelle storiche giornate del novembre 1989.

Le sofferenze di tanti fratelli e sorelle - tra i quali molti vostri impavidi sacerdoti - vi chiedono oggi di continuare con gioiosa fermezza e convinzione a collegare il passato col presente, a costruire la civiltà dell'amore che deve avere sempre il primato, a preparare alle nuove generazioni che crescono un domani degno di uomini e di cristiani. Non abbiate paura, mai, di confessare la vostra fede! Non stancatevi mai di far capire a chi non la condivide, che la Chiesa è la vera e sincera alleata dell'uomo, del suo progresso autentico e duraturo, della difesa della sua libertà e grandezza morale.


3. Fedeltà. Per un tale compito, che esige chiarezza di idee, saldezza di volontà, coraggio davanti alle prove, è necessaria la fedeltà alle vostre tradizioni civiche ed ecclesiali. E' vero che una certa mentalità odierna, dichiara impossibile il rimanere coerenti a se stessi, e propugna la "morale della situazione". Ma voi ben sapete che non vi è nulla di più pericoloso per una nazione che addormentarsi in una tale incoscienza fino a perdere il senso del vivere. Sarebbe la fine. Per voi non è stato, non è, e non sarà mai così! Siate fedeli al vostro patrimonio cristiano, alle consegne che i vostri padri vi hanno tramandato, alle severe ma gratificanti esigenze del Vangelo, a voi portato dai santi Cirillo e Metodio.

Siate fedeli alla Parola di Dio! Siate fedeli alla Chiesa! Siate fedeli a Maria, che voi venerate in tanti santuari! E, per consolidare questa fedeltà, siate uniti. Formate sempre una compagine armoniosa di fratelli, dove siano valorizzati i tesori propri del genio di ciascuno dei vostri popoli di Boemia, Moravia e Slovacchia. Mettete a frutto le ricchezze spirituali e culturali che vi distinguono: solo così saprete raccogliere i frutti della vostra opera costruttrice nella verità e nella carità.


4. Un anno è passato, Quante cose in questo breve periodo! Speranze e attese, prove e difficoltà, legate al sempre difficile emergere di una nuova entità politica e sociale. In questo anno anche la Chiesa ha ripreso a vivere con la bellezza delle sue liturgie, col numero dei suoi nuovi figli - quanti battesimi nella notte di Pasqua! - con le iniziative culturali e caritative, col suo sforzo di riprendere in pieno il suo posto nella società.

In questo periodo ho creduto giunto il momento di accogliere le insistenti richieste del venerando Cardinale Tomasek, di essere sollevato dal suo oneroso incarico. Egli rimane come il modello del buon pastore, e il simbolo vivo della fortezza invincibile della vostra fede.

A lui il mio grazie commosso, la mia ammirazione, il mio perenne ricordo. A succedergli ho chiamato il caro fratello Monsignor Miloslav Vlk: a lui il mio augurio di saper guidare la diocesi di Sant'Adalberto verso le mete esaltanti e le sfide esigenti dell'ultimo decennio del secolo, in prospettiva di speranza e di certezza per gli anni duemila.

I miei auguri vanno altresi a tutti gli altri carissimi vescovi, e alle singole diocesi.

So bene che anche la vita civile, culturale e spirituale della CSFR è permeata di fermenti stimolanti, e continua ad aprirsi al buono, al vero e al bello, per lo sviluppo equilibrato e armonioso della società. Mi è gradito rivolgere di qui il mio pensiero anche ai vostri uomini, responsabili della prosperità dello Stato, in primo luogo al Presidente Havel, col quale ricordo i miei incontri nello scorso anno.

Accompagno il processo di crescita dello Stato con i miei voti più sinceri. E guardando alla gioventù che sale, do a tutti i giovani l'appuntamento a Czestochowa, nel prossimo agosto.


5. Al termine della mia visita all'aeroporto di Vajnori, così sintetizzavo le mie impressioni e le mie consegne per tutti voi: "Porto nella mente e nel cuore il ricordo della vostra fede e del vostro entusiasmo. Gli anni di dura prova hanno lasciato le loro tracce, ma hanno manifestato anche la perseveranza di molti...

Penso alle famiglie, ... alla gioventù, ... al fedele ministero di tanti sacerdoti, ... ai religiosi e alle religiose, ... ai vari movimenti di laici...

Davanti a voi, carissimi, si aprono campi immensi di lavoro per l'evangelizzazione e per la catechesi. Questo sarà il vostro compito principale, da affrontare con ogni impegno.

Lo esige la fedeltà alle vostre radici storiche cirillo-metodiane, lo impone la prospettiva di una crescita armoniosa nel rispetto della vostra identità nazionale, lo richiede il vero benessere delle vostre famiglie, l'avvenire dei vostri figli" (22 aprile 1990).


6. Con quelle stesse parole termino anche l'incontro di oggi, spirituale prosecuzione di quello di un anno fa. Sappiate, carissimi Boemi, Moravi e Slovacchi, che l'amore del Papa per voi non solo non è diminuito, ma si è accresciuto, giorno per giorno. Vi porto sempre nel cuore, come ho occasione di dire ai vari gruppi di pellegrini, che giungono tutto l'anno dalla CSFR alle udienze generali. E sono certo che anche voi siete uniti a me, e che pregate ogni giorno per me e per la Santa Chiesa.

A tutti la mia Benedizione, nell'amore dei vostri Santi. Tutti vi benedico, nel cuore di Maria Addolorata.

Na Shledanou.

Dovidenia!

Data: 1991-04-25
Giovedi 25 Aprile 1991

Ai partecipanti ad un congresso su San Giovanni della Croce - Roma

Titolo: Al centro dei suoi insegnamenti c'è l'"homo viator"




1. Sono lieto di dare il mio più cordiale benvenuto durante questo incontro agli organizzatori e partecipanti al Congresso su San Giovanni della Croce, che, nella ricorrenza del IV centenario della sua morte, si celebra nella sede della Pontificia Facoltà Teologica e Istituto di Spiritualità "Teresianum", organizzato dall'Università Internazionale Menéndez y Pelayo con il patrocinio dell'Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede e lo stesso Istituto "Teresianum".

La scelta di Roma come sede per questo congresso risponde senza dubbio al carattere universale di San Giovanni della Croce, così come al desiderio di chiarire la sua figura all'interno stesso della Chiesa, che gli ha riconosciuto il titolo di Dottore e in particolare in Italia, dove esiste un nutrito gruppo di Università specializzate in studi ispanici e un buon numero di studiosi dell'opera letteraria e dottrinale del Santo di Fontiveros.

Il programma del congresso presenta, oltre a numerosissimi ricercatori e specialisti di fama internazionale, un ampio ventaglio di temi su San Giovanni della Croce, la sua epoca, la sua figura e le sue opere dal punto di vista storico, teologico, spirituale, ecumenico, letterario e estetico, come esige la natura interdisciplinare degli studi di una Università.


2. Questo interesse multiplo per la figura del Santo risponde effettivamente a quanto io stesso scrivevo su di lui nella mia Lettera Apostolica "Maestro della fede" in occasione dell'apertura dell'anno giubilare: "Molti sono gli aspetti per i quali Giovanni della Croce è conosciuto nella Chiesa e nel mondo della cultura: come letterato e poeta della lingua castellana, come artista e umanista, come uomo di profonde esperienze mistiche, teologo ed esegeta spirituale, maestro di spirito e direttore di anime" (14 dicembre 1990). Giovanni della Croce, - che Santa Teresa chiamo "uomo celestiale e divino" -, accentuando la sua umanità e la sua apertura alla trascendenza, è un autentico rappresentante del più puro umanesimo ispanico del XVI secolo. Egli mette al centro dei suoi insegnamenti l'"homo viator", l'uomo in cammino, pellegrino nelle notti oscure della vita, alla ricerca ansiosa e amorosa di Colui che dà significato all'esistenza.

San Giovanni della Croce si distingue come spirito creatore, esperto nella parola e nell'espressione poetica, colui che ha meritato di essere chiamato "il più santo dei poeti e il più poeta dei santi" (A. Machado) per aver saputo plasmare, nei suoi grandi simboli e nelle sue inimitabili poesie, i più semplici ed allo stesso tempo i più profondi sentimenti dell'esistenza umana; per questo ha fama e risonanza universale. E' questo infatti il segreto della permanente attrazione che esercita su tanti studiosi, che vedono in lui un'inesauribile fonte di acqua viva. La mia stessa esperienza personale, durante il periodo che dedicai allo studio della dottrina del Santo sulla fede, mi conferma che c'è molto da studiare nel suo pensiero e nei suoi scritti perché è molto quello che bisogna approfondire nel mistero dell'uomo, che è come il centro stesso di tutta la sua opera.


3. Per San Giovanni della Croce, Dio è in tutto e tutto è in Dio. Tutto è presenza e dono, tutte le cose ci portano a Dio e tutto Lui ci offre come regalo per far risaltare quanto è prezioso l'uomo dinanzi ai suoi occhi, come vertice della creazione. Il Dottore mistico canta la bellezza della creazione e del Creatore, con un messaggio all'uomo che si apre nella trascendenza alla sua vocazione di infinito.

Per la sua espressività simbolica e poetica, per la sua universalità, Giovanni della Croce è un uomo, potremmo dire, di frontiera, come sono di frontiera le sue esperienze umane e mistiche, le espressioni della sua poesia e della sua dottrina. Infatti la diffusione e lo studio dei suoi scritti lo pongono all'avanguardia stessa del dialogo; dialogo con coloro che sperimentano i limiti dell'umano, nella sofferenza della notte oscura; dialogo a livello ecumenico e interreligioso per la profonda stima che gode anche al di fuori della Chiesa cattolica; dialogo con la cultura universale, come lo testimonia anche questo congresso che vede riuniti a Roma numerosi studiosi di San Giovanni.

Come ebbi occasione di scrivere nella Lettera Apostolica Maestro della fede, sopra citata: "E' motivo di gioia constatare... la moltitudine di persone che, dalle più varie prospettive, si avvicinano ai suoi scritti: mistici e poeti, filosofi e psicologi, rappresentanti di altre religioni, uomini di cultura e gente semplice. Vi sono coloro che si avvicinano a lui attratti dai valori umani che rappresenta, come possono essere il linguaggio, la filosofia, la psicologia. A tutti parla della verità di Dio e della vocazione trascendente dell'uomo".


4. Mi compiaccio che il vostro congresso abbia reso al Santo un meritato omaggio vicino alla Sede di Pietro. Con lo stesso spirito, si terrà nel settembre prossimo ad Avila (Spagna) un altro congresso internazionale su San Giovanni con il quale la Commissione Ecclesiale Generale vuole far arrivare gli echi del grande mistico spagnolo a tutti gli ambienti del paese.

La ricerca della verità, della bontà, della bellezza, del "verum, bonum et pulchrum", caratterizza le più profonde aspirazioni umane. Su questi valori trascendenti, così tanto necessari per la nostra società, si apre il più fecondo dialogo tra la fede e la cultura. Un dialogo sempre più necessario affinché la verità sia al di sopra delle ideologie, la bontà e l'amore superino le divisioni e gli odi, i valori dello spirito costruiscano l'uomo interiore, e l'aspirazione alla bellezza trascendentale lo elevi alla sua vera dignità di figlio di Dio. Non è questo in definitiva il messaggio del Dottore Mistico? A San Giovanni della Croce affido in particolar modo il mio desiderio che sia sempre più intenso il dialogo tra la cultura e la fede, come conviene alla grande tradizione universitaria di Spagna; anche in questa Università Internazionale, che ha svolto un così rilevante ruolo in questo congresso e che porta il significativo nome del poligrafo profondamente credente che fu il Professor Marcelino Menéndez y Pelayo.

Nel ringraziarvi tutti della vostra presenza qui, invoco la benedizione di Dio affinché renda molto fecondi i frutti dei vostri lavori, e la luce che proviene dal mistico spagnolo illumini il cammino di tanti individui che, nonostante gli ostacoli, cercano i valori trascendenti perché solo essi possono saziare le più intime aspirazioni del cuore umano.

(Traduzione dal spagnolo)

Data: 1991-04-25
Giovedi 25 Aprile 1991

Nel 50° anniversario dell'ordinazione sacerdotale dell'Arcivescovo Tit. di Efeso, già ministro generale del Terz'Ordine Regolare di San Francesco - Roma

Titolo: All'impegno pastorale diretto monsignor Giovanni Enrico Boccella ha sostituito il ministero nascosto del suo sacrificio

Venerato fratello, Cari religiosi francescani, amici e familiari! Sono lieto di accogliere in questa particolare Udienza Lei, Monsignor Giovanni Enrico Boccella, Arcivescovo titolare di Efeso e già Ministro Generale del Terz'Ordine Regolare di San Francesco, nella fausta circostanza del 50 anniversario della sua Ordinazione Sacerdotale. Porgo a Lei il mio augurio fraterno ed a quanti L'accompagnano il mio saluto più cordiale. Ringrazio con Lei il Signore per questi cinquant'anni di intenso ministero e per i doni elargiti nelle diverse mansioni pastorali affidatele. Lei è stato Superiore del Collegio degli Scolastici nella provincia di Washington, Ministro Provinciale della Medesima Sede e Ministro Generale del suo Ordine. Paolo VI La nomino, infine, Vescovo di Izmir in Turchia, luogo in cui Ella poté esprimere in modo particolare la carità e lo spirito del Vangelo tra le popolazioni cristiane e nei rapporti con i Musulmani. La Provvidenza di Dio L'attendeva in seguito per un altro tipo di apostolato: quello della sofferenza, della pazienza, dell'abbandono fiducioso alla sua Volontà. All'impegno pastorale diretto Lei ha sostituito il ministero nascosto del suo sacrificio. Quanti La conoscono e L'apprezzano Le sono grati per questo esempio di fedeltà generosa alla Volontà di Dio. Nel cinquantennio della sua Ordinazione Sacerdotale, ricordando il bene da Lei compiuto a vantaggio della Chiesa, del Terz'Ordine Regolare e di tante anime, anch'io La ringrazio di cuore e insieme con i Confratelli e i familiari Le auguro serenità e fiducia. La Chiesa oggi ha bisogno di vigorose testimonianze sul valore della preghiera, della contemplazione, del sacrificio offerto con umiltà in unione con Cristo crocifisso.

Il suo forzato distacco dalla vita attiva solo apparentemente La tiene separata dall'apostolato. Lei sa di essere vicino alle anime, e per esse invoca la grazia che salva. San Francesco conobbe simili momenti nella sua esistenza e, come è noto, propose per i suoi frati una forma di vita evangelica basata specialmente sulla "conversione del cuore" e sulla "spiritualità penitenziale". Le sia di conforto, caro fratello, la Vergine Maria, nostra Madre, e San Francesco continui ad illuminarLa, a consolarLa, a rendere sempre efficace per la Chiesa la sua vita e il suo apostolato. Le assicuro anch'io il ricordo nella mia orazione, mentre con vivo affetto e benevolenza imparto a Lei ed a tutti i presenti l'Apostolica Benedizione!

Data: 1991-04-26
Venerdi 26 Aprile 1991

Ai Superiori e Superiore generali di istituti fondati dagli Oblati di Maria Immacolata - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La chiamata alla missione è chiamata alla santità

Carissimi Superiori e Superiore Generali!


1. Ho accolto con viva gioia l'occasione di incontrare un così gran numero di Superiori e responsabili degli Istituti di Vita Consacrata, sorti dal carisma missionario di Monsignor de Mazenod e degli Oblati di Maria Immacolata. Anche da tale fioritura di famiglie religiose appare la grandezza del Beato vescovo di Marsiglia, che il mio predecessore Paolo VI defini "passionné de Jésus Christ et inconditionnel de l'Eglise" (AAS 1975, vol. LXVI, p. 592). Oltre alle Suore della Santa Famiglia, "affiliate" agli Oblati, ed oltre all'Associazione dei sacerdoti pour la Jeunesse de l'Abbé Timon David, più di quaranta comunità di persone consacrate sono sorte attorno all'Istituto degli Oblati o per l'opera di essi.

Le vostre fondazioni sono divenute così puntuali risposte alle necessità missionarie della Chiesa, offrendo non solo attività nuove, ma talvolta modi nuovi di essere missionari. così le comunità contemplative hanno testimoniato l'esigenza della preghiera e della piena consacrazione a Dio, quale anima irrinunciabile di ogni attività missionaria.

Gli Istituti secolari hanno espresso l'importanza di una nuova presenza cristiana nel mondo. Altre fondazioni si prodigano per arricchire spiritualmente la vita sacerdotale dei ministri autoctoni.

Gli obbiettivi dei vostri Istituti esprimono così molteplici forme dell'unica missione ecclesiale: l'evangelizzazione e l'annuncio missionario, la formazione della gioventù, il servizio agli ultimi, le opere di carità, la necessità sia della contemplazione che dell'inserimento nel mondo e, nello stesso tempo, un grande adattamento alle esigenze dei luoghi di diffusione e di servizio pastorale. Tutto questo è segno che la presenza degli Oblati si espande nel mondo con creatività e originalità.

L'iniziativa di questo incontro, promosso dall'attuale Superiore dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, suscita compiacimento, ed auspico che siano moltiplicati i frutti di comunione e di collaborazione tra le diverse famiglie, per un approfondimento del comune carisma.


2. Tratto comune dei vostri Istituti è la consacrazione a Dio, che vi distingue dalla folta schiera dei laici, partecipi come voi sempre più consapevolmente dello spirito missionario. La consacrazione a Cristo con i voti di povertà, castità e obbedienza esprime il cammino e l'obbligo fondamentale della santità e della testimonianza della vita. Sostenendovi a vicenda, ricercando mezzi di formazione e strutture adeguate, voi progredite in questo impegno. La santificazione di voi stessi è il primo dovere e quali moderatori generali voi tutti conoscete quanto vi debba impegnare la testimonianza di una vita veramente santa.

"Ognuno che è chiamato alla professione dei consigli - ricorda il Concilio - ponga ogni cura nel perseverare e maggiormente eccellere nella vocazione a cui Dio l'ha chiamato, per una più grande santità della Chiesa, e per la maggior gloria della Trinità, una e indivisa, la quale in Cristo e per mezzo di Cristo è la fonte e l'origine di ogni santità" (LG 47).


3. Secondo elemento comune delle vostre famiglie è la missione. Nate per lo più in paesi di missione e per rispondere alle sfide missionarie dei rispettivi ambienti culturali e religiosi, i vostri Istituti sono destinati a vivere intensamente l'impegno dell'annuncio di Cristo a quanti lo ignorano. La missione è sempre valida, non solo, ma è anche oggi di estrema attualità, compito principale per la Chiesa, urgente necessità per il nostro tempo. Voi qui esprimete in qualche modo la varietà delle vie missionarie, mentre con i vostri peculiari doni di vita consacrata illustrate i molteplici volti ecclesiali della carità e della contemplazione, dell'annuncio e della promozione umana, del dialogo e dell'inculturazione. "Non si può testimoniare Cristo senza riflettere la sua immagine, la quale è resa viva in noi dalla grazia e dall'opera dello Spirito... Chi ha spirito missionario sente l'ardore di Cristo per le anime ed ama la Chiesa, come Cristo" (RMi 87 RMi 89).


4. Ogni carisma viene dallo Spirito e si sviluppa nella Chiesa, contribuendo a rispondere alle nuove sfide della missione (cfr. Mutuae Relationes, 11). La missione fra i non cristiani, la nuova evangelizzazione di coloro che non sono più cristiani, e l'approfondimento della fede dei cristiani che vivono in un mondo di profondo cambiamento (cfr. RMi 33) sono sfide ingenti e interdipendenti per l'intera Chiesa. Le persone consacrate possono dare un contributo speciale ai nuovi impegni ecclesiali in forza della qualità della loro vita e della varietà dei loro carismi.

Desidero perciò ripetere anche a voi ed in maniera specifica quanto ho chiesto con premurosa istanza a tutta la Chiesa: impegnatevi senza sosta e specialmente voi, persone consacrate, interrogandovi con cuore aperto e generoso se potete fare di più per diffondere il Vangelo. Lo ripeto oggi a voi, sottolineando ancora, che la chiamata alla missione è chiamata alla santità.


5. La devozione ardente alla Vergine Immacolata, speciale protettrice di tutte le vostre famiglie religiose, sostenga l'impegno e la speranza del cammino spirituale e del ministero. La Madre di Gesù è modello di vita per tutti i credenti, e in particolare per voi, a lei consacrati. Chiamati a seguire il Cristo più da vicino con amore indiviso ed ardente amicizia, voi potrete testimoniarlo al mondo con la vita prima che con le parole. La protezione della Vergine, l'intercessione dei molti vostri fondatori e fondatrici, di tanti confratelli missionari, santificati dal ministero e dal martirio, ottenga il rinnovamento spirituale e la crescita dei rispettivi Istituti.

Con tali auspici imparto a voi ed alle rispettive comunità la Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal francese e dall'inglese)

Data: 1991-04-26
Venerdi 26 Aprile 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Alla Compagnia di Gesù durante la celebrazione per l'Anno Ignaziano - Città del Vaticano (Roma)