GPII 1991 Insegnamenti - L'incontro con la cittadinanza in piazza Aldo Moro-Matteotti - Matera (Basilicata)

L'incontro con la cittadinanza in piazza Aldo Moro-Matteotti - Matera (Basilicata)

Titolo: L'autentico sviluppo si costruisce nella solidarietà, nel rispetto dell'uomo e delle leggi del Signore

Fratelli e sorelle,


1. Sono lieto di essere nuovamente tra voi. A oltre dieci anni dal mio precedente passaggio in questa Regione in occasione del tremendo sisma che creo innumerevoli danni alle persone e alle strutture, torno per ripetervi il mio affetto e la mia stima. So con quanto impegno voi avete lavorato in questo tempo per ricostruire la vostra città; mi è nota anche la determinazione che vi anima nel portare a compimento quanto resta ancora da fare. Saluto voi, cittadini di Matera, che gremite questa piazza facendola risuonare del vostro entusiasmo, saluto le autorità civili e militari e tutti coloro che sono giunti dai dintorni o che in questo momento sono uniti a noi attraverso la radio. Saluto l'Arcivescovo della vostra Città, Monsignor Ennio Appignanesi e l'intera Comunità diocesana. Ringrazio l'Onorevole rappresentante del Governo italiano per il cordiale benvenuto che mi ha rivolto. Sono grato anche al Signor Sindaco per le sue calorose espressioni di omaggio a nome dell'intera cittadinanza. Ringrazio tutti voi, qui presenti, per l'affettuosità dell'accoglienza e abbraccio spiritualmente tutte le sei Diocesi della Lucania.


2. La mia prima parola è di cristiana solidarietà, di speranza e di incoraggiamento a proseguire nel cammino di ricostruzione materiale, morale e civile, da voi intrapreso con ardore dopo il terribile evento. Siate perseveranti e tenaci superando ogni ostacolo e difficoltà! Quando si ha solida fede in Dio e non si perde la fiducia nelle proprie forze, si riesce ad ottenere molto di più di quanto si pensi. Voi, abitanti di Matera e della Provincia, siete temprati da un'esperienza secolare ad affrontare grandi e piccoli disagi, a non piegarvi davanti alle avversità e alle forze della natura. Siete una popolazione laboriosa, paziente, silenziosa, profondamente umana e cristiana. E' ben giusto che io vi renda oggi questa pubblica testimonianza. Merita di essere conosciuto il vostro coraggio, nutrito di fede, di pazienza e di amore al sacrificio. La nostra epoca raramente sa apprezzare tali preziose virtù perché spesso sembra preferire l'apparenza alla realtà, l'avere all'essere. Simbolo della vostra secolare esperienza umana è quel complesso di centenarie abitazioni scavate nella roccia, conosciute nel mondo come i "Sassi", divenute oggi una curiosità archeologica. Ma sotto lo stesso nome esse nascondono una storia di ristrettezze economiche e di enormi sacrifici individuali e collettivi. I vostri non lontani antenati erano poveri, ma onesti; privi dei tanti beni fuggevoli, che può offrire questa terra, ma ricchi di quegli altri beni che non tramontano mai. I "Sassi" richiamano alla mente le avventure di popolazioni scacciate dalla loro patria, per motivi religiosi o politici, e qui approdati trovandovi rifugio ed accoglienza. Come non pensare agli emigranti, ai profughi, ai deportati dei nostri giorni?


3. In questo momento, penso a tanti nostri fratelli senza patria né casa, a intere etnie minacciate di distruzione, a interi Paesi devastati dalla guerra, che sempre semina lutti e rovine, alle vittime dei terremoti, delle epidemie e della fame, dell'ingiustizia e dell'odio. Sono davanti al nostro spirito beni materiali distrutti, vite umane stroncate, corpi torturati e mutilati, sofferenze di innocenti che non trovano sollievo. Che fare per rispondere al grido di chi soffre e muore? Il mondo ha bisogno di solidarietà e di pace. Aspira a ritornare alle sorgenti spirituali dell'esistenza e a riscoprire il valore della vita umana, degna di rispetto e bisognosa di tutela in ogni sua fase e momento. La vostra secolare tradizione vi ha insegnato ad amare questi valori. Non distaccatevi da essi. L'autentico sviluppo, anche nella vostra Regione si costruisce rispettando l'uomo, aprendo gli animi alla fraterna solidarietà seguendo sempre la legge del Signore. Vi aiuti in quest'impresa la vostra solida fede.


4. Il grande dono della fede, arricchisce, in effetti, il vostro patrimonio tradizionale. Il Vangelo che avete accolto non solo vi rende pazienti nella prova e coraggiosi nella lotta contro il male, ma vi aiuta a condividere con gli altri questo ardimento e questo entusiasmo. Ricordate il vostro passato. La vostra Regione un tempo era tutta una fioritura di colonie greche, con centri commerciali e scuole di cultura note in tutto il mondo. Sopraggiunse poi l'annuncio cristiano ed essa si trasformo in un'oasi spirituale con cenobi e numerosi asceti. Si formo, così, il sostrato per una nuova società cui molto attinsero i vostri antenati. Si tratta ora di proseguire su questa linea, di portare avanti questa tradizione di laboriosità, di moralità, di unità della famiglia, di semplicità ed autenticità di vita che ha permeato intere generazioni di vostri conterranei. Vi assistano in questa impresa i vostri Santi, Sant'Ilario abate, la Beata Eugenia, San Giovanni da Matera. Vegli su di voi la Beata Vergine della Visitazione, la cui festa fu istituita dal mio predecessore Urbano VI, già Arcivescovo della vostra Città. Vi conforti la benedizione di Dio. Anch'io con affetto vi benedico.

Data: 1991-04-27
Sabato 27 Aprile 1991

L'omelia pronunciata durante la messa per i fedeli dell'Arcidiocesi - Matera (Basilicata)

Titolo: Chiesa di Matera, accogli la vita dono di Dio, apri il cuore a chi soffre, cammina con Maria

"Beata colei che ha creduto".


1. Con queste parole desidero venerare insieme con voi la Madre di Dio nel mistero della sua Visitazione. Desidero anche chiederle di voler assistere con la sua celeste protezione e rendere feconda questa mia visita in mezzo a voi, cari fratelli e sorelle. Maria, "entrata nella casa di Zaccaria, saluto Elisabetta".

Venendo nella vostra "Casa", intendo anch'io cominciare questo pellegrinaggio con il saluto nel nome del Dio Trino ed Unico, nel nome del Cristo Risorto, nel nome di Maria, Madre sua e Madre nostra. Il mio saluto va, anzitutto, al vostro Arcivescovo, il caro fratello Monsignor Ennio Appignanesi, ed a tutto il Presbiterio, che sotto la sua guida serve il popolo di Dio in questa Città e in tutto il territorio della diocesi. Saluto le autorità civili e militari presenti a questo incontro, con animo grato per tutto quello che hanno fatto al fine di rendere possibile e ordinato il viaggio pastorale che sto compiendo nella Lucania.

Saluto le comunità religiose maschili e femminili che collaborano nell'apostolato e nel cammino dell'evangelizzazione, gli Istituti Secolari ed i membri di tutti i gruppi laicali impegnati nell'opera di animazione cristiana, e in particolare l'Azione Cattolica, i Movimenti che in diverse forme rendono presente il Vangelo in ogni ambiente della società: nel mondo del lavoro e delle professioni, nella scuola e nelle famiglie. Rivolgo, altresi, un pensiero di singolare stima ed affetto alle comunità religiose contemplative presenti nell'Arcidiocesi. Un cordiale ed affettuoso saluto a tutti voi che siete qui per condividere con me "la frazione del pane" eucaristico in questa suggestiva celebrazione liturgica.


2. "Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore". Le parole pronunciate durante la Visitazione sono state come un'eco delle parole che già erano state profetizzate nell'Antica Alleanza. Sono state dette dai Profeti, memori della promessa divina proclamata sin dall'inizio, dopo il peccato dei progenitori. Sono parole che hanno preannunciato la salvezza che viene da Dio. Il grande profeta Isaia così diceva:"Ecco, Dio è la mia salvezza; / io confidero, non temero mai, / perché mia forza e mio canto è il Signore, / egli è stato la mia salvezza". La Vergine di Nazareth, Figlia di Sion, Figlia di Gerusalemme, ha da sempre vissuto la verità di queste parole. La sua anima verginale era preparata per il giorno della sua Visitazione. Queste parole si sono realizzate. Elisabetta lo manifesta durante la Visitazione quando dice estasiata: "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?". A che debbo?


3. Dopo la visitazione Maria continua a camminare con umiltà e costanza, sulla via della fede che ha imboccato e sulla quale l'hanno incamminata i Profeti dell'Antica Alleanza e Dio stesso. Conosciamo le singole tappe di questa via: la notte di Natale a Betlemme, la presentazione al tempio, l'arrivo dei Magi dall'Oriente e la fuga in Egitto a causa della crudeltà di Erode. Poi il ritorno a Nazareth e gli anni della vita nascosta. Dopo questo, Gesù è entrato nella via della sua missione messianica. Ciò che Egli fece e insegno è confermato dall'ulteriore profezia di Isaia:"Attingerete acqua con gioia / alle sorgenti della salvezza... / Gridate giulivi ed esultate, abitanti di Sion, / perché grande in mezzo a voi è il Santo di Israele".


4. E' venuto tuttavia il giorno in cui "il Santo di Israele" è stato accusato, e, come colpevole, è stato condannato alla morte di croce. Maria, Figlia di Sion, Madre di Cristo, camminando costantemente sulla via della fede, è arrivata ai piedi della croce sul Golgota. Vi stette - come dice il Concilio - "non senza un disegno divino". Da dove ebbe Maria la forza interiore per assistere all'agonia, alla morte infame del suo Figlio?Forse proprio allora si sono realizzate le parole del profeta Sofonia che diceva:"In quel giorno si dirà a Gerusalemme: / Non temere, Sion, / non lasciarti cadere le braccia! / Il Signore tuo Dio in mezzo a te / è un salvatore potente. / Esulterà di gioia per te, / ti rinnoverà con il suo amore, / si rallegrerà per te con grida di gioia, / come nei giorni di festa".

Nessuno avrebbe potuto pensare che nell'ora in cui Cristo moriva sulla croce, si compivano le parole del Profeta. Come si poteva vedere nel Crocifisso "un salvatore potente", essendo divenuto spoglio di tutto e fatto obbediente fino alla morte? Eppure queste parole si sono realizzate proprio là, e l'ora della rivelazione della potenza di Dio era ormai giunta.


5. La Chiesa vive adesso il tempo di Pasqua. Insieme alla Madre di Dio siamo testimoni della Risurrezione. Il "salvatore potente" si è rivelato veramente per dimostrare il suo amore infinito ed eterno verso l'uomo. Nel giorno della festa pasquale la Chiesa ha elevato il suo grido di gioia: "Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore". Sei beata, Maria! Rallegrati!Le parole dei Profeti si sono realizzate in te: "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e santo è il suo nome... Ha spiegato la potenza del suo braccio". La Chiesa pasquale gioisce, insieme con Maria. Insieme con Lei adora il Signore Risorto, che "ha guardato l'umiltà della sua serva" e la cui misericordia si estende "di generazione in generazione".


6. Noi siamo la Chiesa pasquale che gioisce, insieme alla Figlia di Sion, insieme alla Regina dei Cieli. Siamo la Chiesa nata dalla Croce di Cristo e dalla sua Risurrezione, nata nella potenza dello Spirito Santo. E a noi si riferiscono le parole del Profeta: "Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose grandiose".

Così cantiamo insieme a Maria; e, nello stesso tempo, unendoci ad Essa sulla via della fede che, di generazione in generazione, ci guida e ci illumina, accogliamo il suo invito pasquale:"Manifestate tra i popoli le sue meraviglie, / proclamate che il suo nome è sublime". Chiesa di Matera, nata dalla Croce di Cristo e dalla sua Risurrezione, manifesta anche tu "tra i popoli" le meraviglie del Signore.

Imita la Vergine della Visitazione nella fedeltà al Vangelo e nel servizio ai poveri:accogli con gioia la vita dono di Dio, dal suo inizio al tramonto. Nel bambino come nell'anziano è lo stesso mistero d'amore che si manifesta, è lo stesso disegno divino che si realizza. Apri il tuo cuore a chi soffre. Nel misero e nell'abbandonato, nell'ultimo e nell'emarginato incontri Cristo, Via soprannaturale dell'autentico rinnovamento dei cuori. Cammina fiduciosa con Maria, Madonna della Bruna. Con lei avanza sulle strade della carità; con lei proclama il Vangelo, verità di eterna salvezza, in una nuova e vigorosa evangelizzazione. In lei troverai rifugio nell'ora della prova e della stanchezza; in lei sentirai il sostegno di una madre nei giorni della fatica e del dubbio. Accogli come Madre la Madonna della Bruna, cui affido le tue speranze e i tuoi propositi. Attingi fiduciosa al segreto della sua fede; partecipa al disegno del suo amore. Si, partecipando alla fede della Madre di Dio, la Chiesa desidera che le meraviglie di Dio siano conosciute da tutti, che tutti possano attingere l'acqua alle sorgenti della salvezza; e possano attingerla con gioia. Amen, amen! (L'atto di affidamento alla Madonna recitato alla conclusione della Messa:) "Concedi, o Madre, alla comunità civile di progredire nella solidarietà e nella giustizia, di crescere sempre nella fraternità".

Vergine Gloriosa e Benedetta, gran Madre di Dio, Maria Santissima, rivolgi il tuo sguardo su questa Comunità diocesana, che incoraggiata dalle parole del Figlio Tuo Gesù sulla Croce: "Ecco la Madre tua", desidera affidarsi alla tua celeste protezione. Questa Diocesi della Visitazione e del Magnificat, sin dalla remota antichità ha reso testimonianza della Tua continua e materna benevolenza, e la città si è fregiata del titolo di "Città di Maria". Ora, o Madre della Chiesae Madre nostra, questa Comunità nel consacrarsi a Te, Ti offre: l'innocenza dei bambini, la generosità e l'entusiasmo dei giovani, la sofferenza dei malati, la solitudine degli anziani, la fatica dei lavoratori, le angustie dei disoccupati, gli affetti coltivati nelle famiglie. Guarda, o Madre, chi ricerca il senso dell'esistenza, il pentimento di chi si è smarrito nel peccato, i propositi e le speranze di quanti cercano e vivono l'amore del Padre, la fedeltà e la dedizione dei Sacerdoti, le preghiere e il servizio delle Religiose e lo zelo di chi si spende nell'apostolato e nelle opere di misericordia. Tu, Vergine Beata "che hai creduto alla parola del Signore", fa' di noi coraggiosi testimoni di Cristo: che la nostra carità sia autentica, per condurre alla fede gli increduli, per raggiungere tutti. Concedi, o Maria, alla comunità civile di progredire nella solidarietà e nella giustizia, di crescere sempre nella fraternità. Aiutaci a raggiungere gli orizzonti della speranza, fino alle realtà eterne del Cielo.

Vergine Santissima, ci affidiamo a Te, T'invochiamo perché ottenga alla Chiesa di Matera-Irsina, di testimoniare in ogni sua scelta il Vangelo, per l'edificazione del Regno di Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.Data: 1991-04-27
Sabato 27 Aprile 1991

Agli anziani ospiti della Casa di Riposo Brancaccio - Matera (Basilicata)

Titolo: La fede cristiana deve esprimersi con gesti concreti

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di trovarmi fra voi in occasione della Visita pasto rale alla Città di Matera e porgo a tutti il mio più cordiale saluto. Ringrazio il vostro Pastore, il carissimo Monsignor Ennio Appignanesi, le Autorità amministrative, che hanno voluto essere qui presenti, e quanti hanno preparato l'odierno incontro. Vi ringrazio, inoltre, per l'ospitalità che mi avete offerto e per il pranzo che ho potuto condividere con voi. Un saluto particolare alle Religiose, agli Operatori, ai Volontari che con il loro quotidiano servizio cercano di fare di questo Centro un'oasi serena ed un ambiente di autentica fraternità, accogliente e ricco di umanità. Tanto più benemerita è la loro attività per il fatto che cercano di offrire a persone bisognose di affetto il calore di una nuova famiglia.

Continuate, cari fratelli e sorelle, a dedicare il vostro tempo e le vostre cure con disponibilità e premura a questi ospiti nei quali è presente Cristo stesso. La fede cristiana, perché sia coerente ed autentica, deve esprimersi con gesti concreti, come già scriveva l'apostolo Giacomo: "L'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede". La Casa di Riposo "Brancaccio" rievoca, in effetti, la grande attenzione ai poveri che ha animato la missione di Monsignor Antonio Maria Brancaccio, Arcivescovo di Acerenza e Matera nel secolo XVIII, e dei suoi successori. Essa costituisce anche una testimonianza eloquente dell'apertura ai bisogni della società, che caratterizza la vostra comunità cristiana. Auspico che questa benemerita istituzione, oggi ampia e ben articolata, fornita di tutto ciò che occorre per assicurare una adeguata assistenza agli anziani, possa sempre più essere un luogo di autentica solidarietà umana e cristiana.


2. Mi rivolgo ora a voi, carissimi ospiti che qui risiedete. San Paolo scriveva ai Corinti: "Quantunque il nostro uomo esteriore vada invecchiando, quello interiore ringiovanisce di giorno in giorno". E' un invito rivolto a tutti a mantenere l'animo giovane, ad alzare lo sguardo verso Dio, a prendere sempre più coscienza del disegno di amore che Egli nutre verso ciascuno. Accettate con serenità la vostra condizione, l'avanzare dell'età e i problemi ad esso connessi. Confidando nell'aiuto divino, continuate ad amare la vita perché essa è dono di Dio. La cultura odierna sembra non di rado esaltare a dismisura i valori della giovinezza, della bellezza, della efficienza e può allora succedere che chi è avanzato negli anni si ritrovi in una situazione di interiore disagio, di crescente sofferenza, accompagnato da solitudine e sconforto. La vita, invece, ha valore in se stessa; il Signore ce l'ha data con fiducia ed amore. Non sempre è facile accogliere con animo sereno gli eventi e si rimane talora in silenzio davanti alla Volontà del Signore! E' difficile penetrarvi. Occorre, allora, sapersi abbandonare al suo disegno di salvezza per quanto possa apparire misterioso ed oscuro. Cercate nel tempo che qui trascorrete di rinnovarvi ogni giorno nella bontà, nella pazienza, nella carità fraterna, impegnandovi a compiere ciò che vi è possibile per rendervi utili gli uni agli altri, venendo incontro alle esigenze di ognuno. E soprattutto colmate le vostre giornate di tanta preghiera: pregate per voi stessi, per i vostri familiari, per le necessità della Chiesa e per l'intera umanità. Non dimenticate mai che siamo stati creati per l'eternità. Dio ci ha dato questi giorni terreni come un passaggio verso l'esistenza eterna: "Non abbiamo qui la città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura", così scriveva l'Autore della Lettera agli Ebrei. Il pensiero del Paradiso, se accompagna la vita del Cristiano, dà senso e spinta ad ogni suo progetto e programma, colmandolo di gioia spirituale e di intenso fervore apostolico.


3. Al termine del nostro incontro, mentre ringrazio di cuore quanti prestano la loro opera in questa "Casa di Riposo", saluto con affetto ciascuno di voi: vi auguro serenità e coraggio e vi assicuro un ricordo nella preghiera, mentre raccomando tutti voi alla materna protezione di Maria Santissima, Madre dell'umanità. Vi sia di conforto anche la mia particolare Benedizione, che imparto a quanti qui siete ospiti, ai vostri familiari, alle Religiose e a tutti coloro che si dedicano al vostro servizio.

Data: 1991-04-27
Sabato 27 Aprile 1991

Un "messaggio di speranza" per il mondo del lavoro - Pisticci Scalo (Matera)

Titolo: Aprire il mondo produttivo alla dottrina sociale della Chiesa

Carissimi fratelli e sorelle,


1. Sono lieto di incontrarmi con voi, uomini e donne che rap presentate il vasto mondo del lavoro lucano. L'odierna circostanza offre a tutti noi l'opportunità di riflettere sulla complessa realtà lavorativa della vostra Regione alla luce dei principii della Dottrina sociale della Chiesa e nella chiara consapevolezza dei vostri concreti problemi. Rivolgo un cordiale pensiero a Monsignor Michele Scandiffio, Arcivescovo di Acerenza ed incaricato della Conferenza Episcopale Regionale per il mondo del lavoro. Lo ringrazio per le espressioni di benvenuto che mi ha rivolto e per la presentazione delle varie iniziative pastorali promosse dalla Chiesa in questo campo. Saluto, poi, i Presuli presenti e le Autorità qui intervenute. Ringrazio, inoltre, i rappresentanti degli imprenditori, degli operai e degli agricoltori che prendendo la parola mi hanno illustrato la realtà lavorativa nella vostra Regione e si sono fatti interpreti delle comuni speranze e preoccupazioni. Desidero ora salutare i ricercatori scientifici ed i tecnici che operano nel Centro di Geodesia Spaziale dell'ASI (Agenzia Spaziale italiana), responsabile del coordinamento delle attività spaziali d'Italia. Vorrei far loro pervenire la mia sincera ammirazione per la loro attività relativa alle osservazioni della terra e dell'ambiente ed un vivo augurio soprattutto per quei programmi concernenti le problematiche di frontiera avanzata in campo scientifico e tecnologico. Con l'avvio e lo sviluppo dell'industrializzazione, specialmente in questi ultimi anni, e con il recente sforzo di riconversione industriale, si è andata creando nella vostra Regione una vera e propria rivoluzione culturale. I giovani, in passato avviati solo al lavoro dei campi, hanno acquistato, in breve tempo, una "cultura industriale" di alta rilevanza, mentre il territorio si è arricchito di moderne infrastrutture. Sono emerse, tuttavia, contestualmente nuove problematiche ed esigenze di altra natura. Con l'evoluzione della società la Chiesa è venuta a trovarsi di fronte a nuove questioni che postulano adeguate risposte pastorali.


2. La Chiesa, pur non avendo da proporre soluzioni tecniche, economiche e politiche, non può restare indifferente dinanzi ai problemi concreti. L'attenzione alla dimensione trascendente dell'uomo, è ben lungi dal distrarla dalla cura verso le vicende terrene di chi, con il "sudore della sua fronte" deve guadagnarsi il necessario per vivere; la rende anzi più attenta, più preoccupata e più impegnata a contribuire, entro i limiti della sua missione, alla soluzione delle varie difficoltà che vivamente la interpellano. Tutto ciò che concerne l'uomo la riguarda in modo profondo. Anche il lavoro. Il lavoro è, infatti, il mezzo dato dal Creatore perché ciascuno possa sostenere se stesso, la sua famiglia, e servire i fratelli. Gesù, venuto nel mondo per la nostra redenzione, è divenuto simile agli uomini "in tutto" fuorché nel peccato; si è fatto per noi "lavoratore", "falegname". La Chiesa, fedele al mandato ricevuto dal divino Maestro, proclama "i principii di riflessione, i criteri di giudizio e le direttive per le azioni", a cui ogni particolare soluzione si deve ispirare. Ed il mondo del lavoro, ne sono persuaso, si aspetta che essa non cessi mai di compiere questo peculiare servizio.

E' in tale linea che si colloca l'odierno incontro che assume un significato particolare nel quadro del centenario della prima grande Enciclica sociale dei tempi moderni, la "Rerum Novarum" di Leone XIII. Essa, com'è noto, è dedicata alla "condizione degli operai", in quegli anni piuttosto precaria. Le numerose manifestazioni per ricordare questo giubileo, che vanno ormai svolgendosi in tante parti del mondo, anche in contesti non ecclesiali, pongono in luce l'attualità dell'insegnamento sociale della Chiesa e mostrano, in modo eloquente, la validità e la necessità del suo impegno a difesa e a promozione della dignità del lavoro e del lavoratore. I Vescovi italiani hanno già fatto sentire la loro voce attraverso il ben noto documento "Sviluppo nella solidarietà: Chiesa italiana e mezzogiorno" (18-10-1989), con il quale hanno inteso applicare alle concrete situazioni dell'Italia i principii, i criteri e le direttive universali della Dottrina cristiana.


3. Come ho potuto comprendere preparandomi a questa visita pastorale ed ora ascoltando gli interventi dei vostri vari rappresentanti, la situazione del lavoro e del lavoratore presenta in questa vostra terra diverse luci ed ombre. Talora anzi le ombre sembrano avere il sopravvento sulle luci. Sono confortanti i progressi conseguiti nell'agricoltura, tuttora principale risorsa dell'economia regionale, nell'industria, in questi anni alla ricerca di un vasto rilancio imprenditoriale, e nell'artigianato. Tali progressi, talvolta sono modesti, talora più significativi, come ad esempio in campo agricolo dove esprimete la vostra apprezzata capacità tecnica in un'agricoltura d'avanguardia. Voi costatate, pero, anche l'insorgere di difficoltà, di rischi e disagi che pongono in forse il vostro avvenire. Tra questi, non ultima, la minaccia attuale e potenziale all'habitat ecologico. Tuttavia, ciò che avete potuto realizzare sinora sta a dimostrare che, con la buona volontà, con un'attenzione responsabile alle persone, con un profondo senso del lavoro, con un'intelligente attività imprenditoriale e l'applicazione di una tecnologia che salvaguardi la qualità dell'ambiente e della vita, si possono raggiungere risultati sempre più incoraggianti. Non si è, quindi, condannati al sottosviluppo, alla disoccupazione e all'emarginazione!La vostra terra, oltre che sulle sue risorse naturali può contare su un grande capitale umano, incomparabilmente più importante di ogni altra potenzialità della natura. A tutti sono note le doti di laboriosità, il senso cristiano della "fatica", la volontà di progredire che vi contraddistinguono e fanno di voi un popolo indomito e generoso.

Insieme ai Vescovi italiani, lasciate che anch'io oggi vi proclami un "messaggio di speranza". Il Mezzogiorno d'Italia, in particolare la Basilicata, "porta con sé la sua forte ricchezza umana e la sua freschezza di spirito". A questa "ricchezza" e a questa "freschezza" vorrei far appello, per voi stessi e per coloro dai quali il vostro sviluppo in qualche misura dipende, qui ed in altre regioni d'Italia, in Europa e nel mondo. Nessuna parte dell'umanità è indipendente dalle altre. Anche quando le decisioni, ad esempio in campo agricolo, si prendono altrove, ben lontano magari da voi, esse finiscono per ricadere sulla vostra vita quotidiana. E pertanto è doveroso che non siate mai dimenticati.


4. Si tratta di un vostro diritto!Quando si considera che la Basilicata sta attraversando una precaria situazione occupazionale nonostante gli sforzi della classe politica e dell'imprenditoria locale, quando si è costretti a registrare una alta percentuale di disoccupati fra i giovani e gli adulti, quando si pensa che alcuni di essi si avviano forse all'età del pensionamento senza aver mai avuto, per lo meno in forma stabile, esperienze significative di lavoro e la gioia che da esse si ricavano, non si può non ribadire con forza che ogni uomo e ogni donna hanno diritto ad un lavoro che possa loro assicurare il necessario sostentamento per sé e per la propria famiglia. Tocca, certo, alla Chiesa riaffermare tale diritto e contribuire, secondo le sue specifiche competenze, alla sua realizzazione; è compito, pero, soprattutto dei Responsabili ad ogni livello adoperarsi perché tale diritto non rimanga parola vana. Molte sono le difficoltà e talvolta sembrano insormontabili. Ma ogni sforzo diventa parte integrante di una doverosa mutua solidarietà, all'interno della quale chi ha di più condivide con quanti posseggono di meno o non hanno nulla. Vi impegna a ciò il rispetto che si deve ad ogni essere umano. Vi sostiene la fede cristiana che impedisce ai credenti di guardare a simili situazioni con indifferenza e distacco. Gli interventi d'emergenza sono utili ed in qualche caso indispensabili, ma non possono rappresentare mai le soluzioni totali e definitive. Il popolo della Basilicata ha bisogno non di uno sviluppo "distorto, dipendente, assistito", bensi di uno sviluppo "autopropulsivo" e globale. Uno sviluppo che favorisca la ripresa in tutti i campi, che sia sorretto da una speranza fondata sul coinvolgimento di tutte le strutture sociali interessate, che sia aperto ad una reale solidarietà.

Occorre passare dall'assistenzialismo sistematico alla ricerca di forme nuove di rilancio economico, valorizzando le strutture di cooperazione, il terziario e i servizi sociali.


5. Cari fratelli e sorelle, gli artefici dello sviluppo della vostra terra siete anzitutto voi stessi. Vi ripeto quanto ho avuto modo di affermare già altre volte: un "modello di sviluppo" orientato più verso l'"avere" che verso l'"essere" non è degno della persona umana. Il progresso materiale, pur necessario, non riesce da solo a soddisfare pienamente l'uomo. Occorre, per questo, che soprattutto voi, lavoratori cristiani, infondiate nel vostro campo di azione i valori e i principii evangelici si da facilitare l'apertura del mondo produttivo alla dottrina della Chiesa ed una maggiore e più qualificata attenzione della stessa Chiesa alle problematiche occupazionali. Fate tutto il possibile per non perdere mai di vista la via che conduce all'autentico progresso! Siate protagonisti del vostro destino, e prendete nelle vostre mani, nelle vostre menti e nei vostri cuori il vostro futuro.


6. Ho detto nelle vostre mani, nelle vostre menti e nei vostri cuori perché si tratta anzitutto di voi stessi, della qualità della vostra vita e delle vostre capacità organizzative, delle vostre scelte e delle vostre decisioni. Non vi abbandoni mai, su questo cammino, la consapevolezza di essere figli di Dio, chiamati, mediante l'attività lavorativa, a realizzare la missione affidatavi dalla Provvidenza. Potrete, allora, affrontare e risolvere i problemi che oggi vi angustiano; sarete in grado di offrire un apporto notevole al progresso economico e sociale in Italia, in Europa, e nelle diverse parti del mondo, nelle quali sono emigrati dalla vostra terra tanti vostri conterranei. La spinta evangelica alla solidarietà vi farà guardare con attenzione ai bisogni degli immigrati giunti fra voi da Paesi con ben più gravi problemi, per ricercare possibili fonti di sussistenza per sé e le loro famiglie. Animati da viva fiducia nel Signore e dalla virtù della speranza cristiana, non dimenticate mai di ringraziare Iddio per i doni che ogni giorno vi elargisce ed invocate su di voi, sulle vostre famiglie, sul vostro quotidiano lavoro, la sua protezione. Con affetto tutti vi benedico.

Data: 1991-04-27
Sabato 27 Aprile 1991

Il saluto alla cittadinanza in piazza Mario Pagano - Potenza (Basilicata)

Titolo: "Potenza: sono tornato per incoraggiarti! Resta fedele ai tuoi grandi valori del passato: l'amore per la libertà, il rigore morale, il senso della giustizia, l'anelito alla trasparenza"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Dopo 11 anni dal mio passaggio nella vostra Città in una situazione di tragica emergenza, eccomi nuovamente fra voi. Sono veramente lieto di farvi visita in un clima più disteso e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza. Ringrazio l'On. Rappresentante del Governo italiano per le cortesi parole di benvenuto ed il Signor Sindaco di Potenza per il suo indirizzo di omaggio. Rivolgo un cordiale saluto all'On. Emilio Colombo, vostro conterraneo, e a tutte le autorità presenti.

Sono grato a voi, cittadini del capoluogo ed abitanti della Lucania, qui convenuti anche da lontano. La cordialità e la gioia che mi dimostrate sono viva testimonianza non solo della ben radicata tradizione cristiana, vanto della vostra terra, ma anche dell'indomita forza di volontà e dell'ottimismo che vi hanno aiutato a superare le passate traversie e vi fanno guardare con fiducia verso l'avvenire. A tutti voi, a ciascuno in particolare il mio caldo saluto congiunto al vivo incoraggiamento: andate avanti fiduciosi! Nessuna difficoltà arresti la vostra marcia verso l'autentico sviluppo!


2. Nel novembre del 1980 sono venuto qui per esprimervi la mia solidarietà. Allora la vostra Città, la Regione lucana e larga parte del Meridione erano state colpite da un sisma disastroso. Questa vostra terra sembra quasi abituata da tempo immemorabile a convivere con simili eventi naturali e voi avete imparato ad essere forti nelle prove. Di alcune vostre antiche città, rase al suolo, non restano che macerie. Di altre solo il nome, conservato nelle tradizioni locali e nella geografia ecclesiastica. La Chiesa vi è stata sempre vicina, ha condiviso apprensioni e dolori, invitando sempre ad aver fiducia in Dio che non lascia mancare ai suoi figli l'aiuto necessario nel momento dell'angoscia. Ho ancora negli occhi lo spettacolo di desolazione e di morte di quel gelido autunno del 1980. Paesi e città crollati; morti, feriti e senza tetto. Come Pastore della Chiesa universale non potevo mancare di starvi vicino. Mi aggirai nelle corsie dell'ospedale regionale, mi chinai sul letto dei feriti, cercai di incontrare lo sguardo di tutti; ad ognuno volevo far sentire, attraverso la mia presenza, la vicinanza del Padre celeste. Sono ripartito segnato nel profondo del mio animo, col ricordo commosso del vostro grande e composto dolore. A distanza di oltre un decennio, adesso, pur non essendo ancora scomparsi tutti i segni di quell'immane disastro e cancellate le sue conseguenze sul piano sociale, la situazione è senza dubbio diversa. Tanto è stato fatto, anche se tanto di più resta da fare.


3. Molte strutture sono state realizzate per iniziativa dei poteri pubblici, nazionali, regionali, locali e grazie alla solidarietà di diversi organismi e di privati cittadini. Ma è ancora in atto il cammino della ricostruzione, che a tratti è lento e faticoso. Quanti hanno lasciato, lungo questi anni, la terra natia in cerca di fortuna altrove, in Italia o all'estero! Il fenomeno migratorio impoverisce la vostra Regione di braccia e di intelligenze. Vi preoccupa seriamente il problema della disoccupazione come pure quello dell'edilizia alloggiativa. La vostra Città sta vivendo, come del resto tutta la Regione, un vero trapasso culturale che interessa soprattutto la gioventù. Avete indubbiamente bisogno del sostegno e della collaborazione esterna, tuttavia è necessario che facciate affidamento soprattutto sulle vostre forze, sulle vostre capacità di realizzazione, sull'intesa e sullo spirito d'iniziativa di tutte le componenti locali. Congiungendo gli sforzi si possono ottenere risultati veramente incoraggianti ed alcuni sono già davanti agli occhi di tutti: l'Università, il Seminario Teologico, l'Ateneo Musicale, l'Istituto Superiore di Scienze Religiose per i laici. Andate avanti sulla strada della collaborazione e dell'intesa! Si isorge da ogni situazione, anche dalla più drammatica, quando si ha la fede nel cuore e la fiducia nelle proprie capacità, poste al servizio del bene comune.


4. Fratelli e sorelle di Potenza e della Lucania, la dignità del vostro dolore di ieri, il coraggio nell'affrontare l'opera difficile della ricostruzione di oggi, fanno ben sperare per il domani. Voi siete gente che in passato ha saputo esprimere e tuttora manifesta un grande amore per la libertà, un serio rigore morale, un profondo senso della giustizia, un sincero anelito alla trasparenza e all'autenticità. Queste virtù hanno marcato il vostro cammino anche quando il territorio fu attraversato da invasori. Nella storia della Lucania ci sono tracce della sapienza della Magna Grecia e del diritto di Roma; c'è soprattutto il fermento vivificante del messaggio evangelico, accolto con adesione piena e diventato anima della vostra tradizione culturale. Si potrebbero forse dimenticare i martiri che Potenza ha dato alla Chiesa? Non è stato forse il vostro capoluogo culla di santi, come San Gerardo Vescovo e il Beato Bonaventura, e di tanti eroici apostoli del Vangelo?


5. Potenza, il tuo avvenire poggia su questi perenni valori: resta fedele alle tue radici spirituali; abbi il coraggio di rifiutare il miraggio di un benessere superficiale e riduttivo! Esprimi anche oggi la ricchezza del tuo animo e della tua intelligenza, che si nutre della verità, e rende liberi e maturi. Sono tornato per incoraggiarti e ripeterti il mio affetto di Padre. Invoco su te e i tuoi abitanti, sull'intera Basilicata e sulla sua popolazione la protezione del Signore per intercessione di Maria, Patrona e Regina della Lucania. Vi benedico tutti di cuore.

Data: 1991-04-27
Sabato 27 Aprile 1991


GPII 1991 Insegnamenti - L'incontro con la cittadinanza in piazza Aldo Moro-Matteotti - Matera (Basilicata)