GPII 1991 Insegnamenti - L'incontro con i rappresentanti del Sinodo diocesano - Potenza (Basilicata)

L'incontro con i rappresentanti del Sinodo diocesano - Potenza (Basilicata)

Titolo: Il Sinodo è un momento di comunione e di condivisione di responsabilità che deve far rivivere in ciascuno l'ansia missionaria della Chiesa

Venerato fratello Arcivescovo, Carissimi sacerdoti, religiosi e religiose, Laici impegnati nel servizio di questa Chiesa particolaree convocati per l'Assemblea Sinodale!


1. Il saluto affettuoso e cordiale, che oggi porto a tutti voi, vuo le essere una chiara testimonianza della mia comunione pastorale con l'intera Comunità cristiana che opera in Potenza, e che nel suo cammino di fede si impegna ad annunciare il Vangelo di Cristo ed a testimoniarlo con la vita. Saluto il vostro Arcivescovo, il carissimo Monsignor Giuseppe Vairo, e lo ringrazio per le sue parole che mi hanno permesso di conoscere meglio la realtà della vostra Chiesa e di apprezzare i sentimenti di fedeltà a Cristo e al suo Vangelo che l'animano. Saluto i Presuli intervenuti a quest'incontro; saluto ciascuno di voi che prendete parte a così importante Assemblea Sinodale. Vi rivolgo con gioia l'auspicio, l'incoraggiamento e l'invito alla speranza dell'apostolo Pietro: "Il valore della vostra fede, molto più prezioso dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova al fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo". E' questo, infatti, lo scopo della vostra vita, scopo che costituisce anche il programma dell'attuale Sinodo: testimoniare la fede, quella che da sempre la Chiesa predica ed annuncia. Una fede che è opera di Dio, come ben sapete dal Vangelo: "Questa è l'opera di Dio: credere in Colui che egli ha mandato". Una fede viva, della quale voi per primi fate l'esperienza. Una fede che, aprendosi all'amore di Dio, sa abbandonarsi liberamente a lui, sa prestargli il pieno ossequio dell'intelligenza e della volontà, riconoscendo l'azione vivificante dello Spirito Santo. Una fede, insomma, fondata su Cristo, compreso ed amato intimamente.


2. Il Sinodo è l'occasione per rilanciare l'impegno apostolico, ma è anche il tempo più significativo per verificare realmente la partecipazione dell'intera comunità diocesana al ministero pastorale. Nel Sinodo, il Vescovo esercita il suo compito di guida della Chiesa locale, attua il suo ruolo di Pastore e traccia, in docile ascolto dello Spirito Santo, i programmi e le scelte pastorali che delineano il cammino del popolo di Dio a lui affidato. Il Sinodo è momento di comunione, perché ogni decisione nasce da una condivisione di responsabilità e da una analisi comunitaria delle situazioni concrete. Decisioni che scaturiscono soprattutto da un atto di reale solidarietà della Diocesi con il proprio Pastore.

Se è vero che il Sinodo - ogni Sinodo - è chiamato a stabilire delle leggi, ad emanare norme adeguate per un'organica pastorale, suscitando e stimolando rinnovati impegni per l'evangelizzazione e la testimonianza evangelica, è anche vero che esso deve soprattutto far rivivere in ciascuno l'ansia missionaria che costantemente anima la Chiesa. L'eredità spirituale degli Apostoli è per tutti i credenti e li sprona ad essere, a loro volta, discepoli della Verità e della Parola, uniti in una autentica fraternità. Che questa carità pastorale, frutto della preghiera e dono dello Spirito, cresca in voi!Il Sinodo sarà, allora, occasione provvidenziale per l'Arcidiocesi di Potenza di riattualizzare il clima spirituale della primitiva Comunità dei credenti, che "cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo".


3. Nel preparare quest'Assemblea voi avete analizzato la realtà con sincerità ed attenzione. Avete accolto con apertura di spirito la visita pastorale dell'Arcivescovo ed avete invitato la popolazione alla preghiera e alla riflessione. Vi siete, inoltre, preoccupati di confrontarvi con i temi fondamentali della fede mediante una speciale Missione. Questo vi ha permesso di mettere in luce, tra l'altro, i valori della famiglia e della pietà popolare che fanno parte del vissuto esistenziale della vostra Chiesa e che rappresentano una preziosa eredità religiosa ancorata alla cultura tradizionale lucana. Allo stesso tempo non avete avuto paura di raccogliere le numerose sfide che la rapida evoluzione della società pone oggi al Cristianesimo. E' stata, poi, vostra cura di riformulare una pastorale che tenesse conto degli sforzi intrapresi per ridare un nuovo slancio al cammino della società, dopo il triste evento del terremoto del 1980.


4. In proposito vi è parso subito chiaro che alcune iniziative vanno prese senza indugi; si tratta di interventi pastorali urgenti e sulla cui opportunità non ci sono dubbi. Considerate, ad esempio, in modo positivo e vi sembra un segno di speranza il fatto che la vostra società senta il bisogno di promuovere uno sviluppo più attento alle necessità di ogni persona, formulando di conseguenza programmi che privilegino l'occupazione giovanile e frenino la migrazione forzata.

Avete visto con favore lo sforzo intrapreso per incentivare nuove culture agricole, che impediscano al mondo dei lavoratori della terra di restare chiuso nelle presenti difficoltà. Ma accanto a questa incoraggiante evoluzione sociale si avverte il bisogno di una più profonda conoscenza del Cristianesimo e di una pratica religiosa che faccia riferimento a motivazioni più autentiche. Si tratta di radicare in maniera solida il Vangelo nella vita, nella cultura e nelle strutture. Solo approfondendo le ragioni della loro fede i giovani, ad esempio, sapranno rispondere sia agli interrogativi che la ragione via via fa emergere alla loro coscienza sia agli stimoli che lo sviluppo culturale dei nostri tempi offre loro continuamente. In un'epoca di rapidi mutamenti, qual è la nostra, si rende necessario un delicato raccordo con la tradizione della pietà popolare, tanto viva, ma pur bisognosa di inevitabili ritocchi, alla luce degli orientamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II. Il rinnovamento liturgico, biblico e pastorale aiuterà, nel rispetto della ricca esperienza del passato, a dare volto nuovo alla religiosità del vostro popolo, e renderà possibile, senza traumi, l'auspicato risveglio apostolico delle Comunità cristiane, nelle quali vive la perenne novità del Vangelo.


5. Quanto agli adolescenti e ai giovani, in particolare, le due vie per la loro formazione spirituale vi sono ben note, e voi vi proponete di percorrerle in modo sistematico e coordinato. Si tratta della catechesi e della vita liturgica. Voi auspicate una catechesi proiettata verso l'avvenire, non limitata alle tradizionali tappe sacramentali del Battesimo, della Prima Comunione, della Cresima e del Matrimonio, ma aperta ad un itinerario che accompagni tutto l'arco della vita: dalla nascita, all'adolescenza, all'età adulta. Luogo privilegiato di questo cammino di fede resta la famiglia, che nella vostra Regione rappresenta un saldo punto di riferimento ideale per tutta la struttura della società. Inoltre le celebrazioni liturgiche, e soprattutto l'Eucaristia, assumono un'importanza capitale nella vita delle vostre comunità parrocchiali. La Santa Messa diventa guida all'incontro con Dio, presenza viva di Cristo, comunione con Lui e con il suo Spirito, mensa della Parola. Diviene, quindi, essa stessa catechesi proclamata dalla attualizzazione dei sacri misteri.


6. Nel delineare questa vostra strategia apostolica e missionaria vi sostenga sempre la certezza che Iddio è con voi. Abbiate fiducia nel suo aiuto. Contate sulla forza dello Spirito Santo e sulla sua costante assistenza. Non abbiate paura, non recedete di fronte a difficoltà o diffidenze, non lasciate nulla di intentato. Si tratta dell'opera del Signore. Si tratta di una nuova necessaria evangelizzazione. Ricordate le parole della Scrittura: "Corriamo con costanza la prova che ci è proposta, tenendo fisso lo sguardo all'autore e perfezionatore della fede, Gesù, il quale invece del gaudio, che gli era proposto, sopporto la Croce, disprezzando l'ignominia, ed ora sta assiso alla destra del trono di Dio".

A tutti esprimo il mio vivo apprezzamento ed il più cordiale incoraggiamento. Voi siete stati convocati per il Sinodo diocesano: non vi attende una facile via, non vi è affidato un programma tranquillo, non vi è assicurato un successo terreno, perché il popolo di Dio avanza attraverso la via della Croce, che è angusta. Come l'Autore della lettera agli Ebrei, nella luce della testimonianza del Signore, devo preannunciarvi fatiche e sofferenze, devo chiedervi dedizione generosa e sacrifici; ma con Cristo anch'io posso ripetervi con sicurezza ed amore: "Non abbiate timore, io ho vinto il mondo". Vi assista la Vergine, Madre del Redentore, che voi venerate nella Cattedrale col nome di Santa Maria Maggiore. Vi proteggano e vi confortino col loro esempio gli antichi Martiri ed i Santi che a Potenza voi venerate. In particolare sia al vostro fianco San Gerardo Vescovo, patrono della Diocesi. Con tutti questi voti, voglio offrire alla fine di questo incontro una cordiale Benedizione a tutti i presenti, alla vostra Assemblea, al vostro cammino sinodale, alla vostra Diocesi, ai vostri sacerdoti, religiose, religiosi, e soprattutto al vostro Arcivescovo. Invito lui e tutti i Vescovi presenti a prendere parte a questa Benedizione conclusiva.

Data: 1991-04-27
Sabato 27 Aprile 1991

L'incontro con politici e amministratori nel Teatro Comunale "Stabile" - Potenza (Basilicata)

Titolo: Le sfide oggi perdurano numerose e stringenti ma cresce nelle coscienze l'ansia di giustizia, di trasparenza e di comprovata competenza

Illustri Signori!


1. E' con grande gioia che incontro voi, Amministratori di questa Città, dei Comuni e della Regione. Sono grato al Signore per tale riunione, che si svolge nel contesto della Visita Pastorale che sto compiendo in Basilicata. Il mio cordiale saluto al Signor Sindaco di Potenza, ai Presidenti della Regione e delle Provincie, ai Parlamentari e a tutti coloro che sono stati eletti nelle pubbliche Amministrazioni: a tutti un vivo ringraziamento per aver voluto presenziare all'odierna manifestazione. Ringrazio l'Onorevole Emilio Colombo per la sua introduzione, veramente interessantissima, per la sua analisi profonda che ci introduce a questo incontro. A tutti va il mio cordiale augurio di serenità e di pace. Auspico di cuore che ogni vostra iniziativa possa sempre contribuire a far crescere nelle Comunità, di cui a vario titolo siete responsabili, lo sviluppo integrale pieno ed umano, che insieme con le esigenze economiche non dimentica, ma esalta l'autentica "realtà e vocazione dell'uomo visto nella sua globalità, ossia secondo il suo parametro interiore".


2. La vostra Regione ha percorso, in questi anni, un lungo cammino verso nuove forme di vita, superando condizioni ambientali di povertà e di disagio. Se, da una parte, il terremoto del 1980 sottopose l'intero territorio a dure prove, un importante processo di ricostruzione vi ha visti tutti protagonisti di una vasta rinascita sociale caratterizzata da coordinate risposte alle urgenti necessità della popolazione. Come voi ben sottolineate, tale opera dovrà essere ancora proseguita sia in campo materiale che morale per rendere sempre più produttiva l'economia regionale a beneficio di ogni cittadino. Ciò comporta, ovviamente, un'attenta programmazione non solo per costruire case e strutture, ma anche per superare il divario purtroppo esistente tra la Basilicata ed il resto della Nazione specialmente per quanto concerne i livelli dell'occupazione. S'impone, in proposito, la necessità di ideare nuovi modelli di impiego, atti a trasformare la vostra economia da economia assistita e dipendente in autentico e propulsivo sviluppo, valorizzando tutte le potenzialità della popolazione e del territorio.


3. E' un programma, ovviamente, che non concerne solo voi e le iniziative che riuscirete ad attuare. Richiede disponibilità, cooperazione, partecipazione attiva e responsabile, da parte di tutte le categorie sociali. Occorre che si riescano a fugare le inquietudini originate da atavici sospetti e diffidenze: è necessario far spazio a proposte di ammodernamento reale e di razionale valorizzazione delle diverse attività occupazionali. In questo sforzo le indicazioni di solidarietà costantemente ribadite dalla dottrina sociale della Chiesa possono esservi di valido aiuto per conseguire efficaci risultati e per ridare speranza all'intera comunità lucana. Notevoli sono gli obiettivi che sin qui sono stati ottenuti: le condizioni di isolamento della Regione e soprattutto la piaga dell'analfabetismo sono praticamente scomparse; l'agricoltura si sta trasformando ed aggiornando rapidamente; l'emigrazione non è più la via obbligata per sfuggire alla disoccupazione. E se molte cose rimangono ancora da fare, è pur vero che la trasformazione in atto, che investe la mentalità della gente e dispone tutti verso un maggiore spirito di collaborazione, costituisce uno stimolo incoraggiante a proseguire su questa linea. Le sfide perdurano numerose e stringenti, ma cresce nelle coscienze l'ansia di giustizia, di trasparenza e di provata competenza.

Tutto ciò esige che la vostra professione di Politici e di Amministratori sia una testimonianza limpida e coerente ed il servizio che vi è richiesto generoso ed ininterrotto.


4. Se si costata nelle strutture, negli organismi della partecipazione e nelle istituzioni una positiva evoluzione ciò significa che esiste un progresso nella coscienza collettiva della gente mentre va affermandosi una consapevolezza ed un rigore morali sempre più lucidi nei confronti dell'impegno sociale. Questo indica anche che oggi si comprende di più il diritto-dovere di "partecipare" unendo gli intenti per instaurare un ordine politico, giuridico ed economico atto a difendere meglio la persona umana. La tutela dei diritti umani non è impegno solo vostro, ma di tutti per garantire ai cittadini, sia individualmente presi che riuniti in gruppi ed associazioni, di partecipare attivamente alla vita ed al governo della cosa pubblica. Tale tutela permette di assumere responsabilità anche maggiori nell'organizzazione della vita comunitaria e di cooperare in maniera equa al conseguimento del bene comune. E' evidente quanto tutto questo contribuisca alla dignità dell'individuo e della famiglia, cellula primaria della società; è altresi noto quanto ciò indica sullo stile dei rapporti tra i cittadini e coloro che sono chiamati a gestire i pubblici poteri. Illustri Signori, vi esorto a farvi carico con generosità della missione a voi affidata perché, compresi delle vostre responsabilità, possiate superare con coraggio ogni difficoltà e soprattutto possiate liberarvi di quelle remore che potrebbero impedirvi di realizzare pienamente la vocazione di Politici e di Amministratori.


5. Chi opera nel settore pubblico deve essere ben vigilante verso quelle situazioni negative che nell'Enciclica "Sollicitudo Rei Socialis", con definizione globale, ho chiamato "strutture di peccato". Esse sono, in qualche modo, la somma dei fattori che agiscono in senso contrario alla realizzazione del bene comune e al rispetto della dignità della persona. Si cede a tali tentazioni quando, ad esempio, si ricerca l'esclusivo profitto personale o di un gruppo piuttosto che pensare all'interesse di tutti; quando le leggi del clientelismo soverchiano la garanzia della giustizia amministrativa; quando l'eccessivo attaccamento al potere sbarra di fatto l'accesso alle nuove leve; quando i partiti, chiusi nei propri interessi, evitano ogni forma di collaborazione e non promuovono quindi l'indispensabile crescita della coscienza comunitaria. Siano lontani da voi questi rischi e sia invece più stretto il rapporto di fiducia che vi lega alla popolazione, al servizio della quale dovete operare con competenza ed alto senso del dovere. Ve lo domanda la vostra missione di pubblici Amministratori; ve lo chiede la fede cristiana alla quale molti tra voi ispirano la loro esistenza. Vi esorto vivamente, nel solco della nobile tradizione che contraddistingue la vostra terra, a valorizzare sempre e pienamente tutte quelle virtù umane e cristiane che fanno parte del vostro patrimonio ideale e spirituale. Alle sorgenti della vostra cultura, intimamente vivificata dal fermento evangelico, voi potrete costantemente rinnovare l'entusiasmo dell'impegno e la gioia del servizio ai fratelli. Risuonino con chiarezza le parole di Cristo: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire". Gesù di Nazareth, modello del fedele servitore che ha dato la vita per i suoi amici, può suscitare in tutti voi la capacità di "dirigere le energie di tutti i cittadini verso il bene comune, non in forma meccanica o dispotica, ma prima di tutto come forza morale che si appoggia sulla libertà e sulla coscienza del dovere e del compito assunto". Possa la verità evangelica, illuminata in questo tempo liturgico dalla gioia pasquale, guidare ogni settore della vostra attività; la vostra coscienza, vivificata dalla parola di Cristo, vi spinga ad essere araldi della verità e servitori dell'amore. Sarete allora operatori di pace ed artefici di un sereno ed integrale sviluppo in tutta la Regione. Con tali voti imparto a voi, qui presenti, alle vostre famiglie, ai vostri collaboratori ed alle comunità a voi affidate la Benedizione Apostolica.

Data: 1991-04-28
Domenica 28 Aprile 1991

All'Università degli studi - Potenza (Basilicata)

Titolo: La cultura che scaturisce dall'umanesimo cristiano parla dell'uomo, dialoga con lui, lo ama e lo serve

Signor Rettore Magnifico, Chiarissimi professori, docenti e studenti di questa Comunità Accademica!


1. Vi ringrazio vivamente per le parole rivoltemi, e per l'invito ad inaugurare le celebrazioni del primo decennale dell'Università della Basilicata. Saluto cordialmente i docenti dell'Ateneo, le Autorità civili qui presenti, i responsabili della scuola secondaria e primaria, tutti coloro che ora guardano a questa istituzione ed alla sua missione nella Regione lucana, esprimendo il loro interesse per il suo sviluppo ed incremento. Sono lieto di trovarmi fra voi, per prendere visione dell'interessante lavoro di ricerca che tutti vi coinvolge, per riconoscere i meriti acquisiti dalla vostra Università nei suoi trascorsi dieci anni di vita e per guardare insieme a voi verso il suo futuro che auguro veramente fruttuoso.


2. Il nuovo corso di sviluppo, a cui tende il popolo lucano, ha in questa sede uno dei suoi simboli più suggestivi e lo strumento più qualificato di analisi e di riflessione. In questo decennio l'Università si è raccordata con il dinamismo degli Enti locali e si è dimostrata quale infrastruttura prioritaria della Regione capace di attenta e rispettosa connessione con la civiltà e la cultura della gente della Basilicata. La scelta delle quattro Facoltà attualmente istituite risponde alle esigenze del territorio ed alle necessità regionali.


3. Molti sono, pero, anche i suoi problemi, ed essi riguardano i contenuti culturali, le strutture, la sua autonomia ed il necessario rapporto con la comunità e con le attività lavorative. L'obiettivo essenziale rimane quello della preparazione di validi professionisti che, educati alla ricerca ed alla conoscenza dei più autentici valori umani e sociali, si dispongano generosamente e con competenza a favorire il cammino ed il vero progresso della società.


4. L'Università come è ovvio, si dedica alla cultura nella forma più consapevole e impegnata. Ha, quindi, un nativo ed essenziale rapporto con l'uomo. La ricerca culturale, quale articolato processo di umanizzazione, coinvolge tutte le realtà, dalla persona alla comunità, dalla natura alla tecnica, dalle strutture sociali alle istituzioni, e si propone di renderle costantemente più umane, più consone, cioè, alla dignità ed alla libertà dell'uomo. In conseguenza di ciò, la persona rappresenta il valore di fondo che dà significato all'attività universitaria: l'uomo concreto in quanto persona e la comunità in quanto formata di uomini e di uomini liberi, soggetti del diritto, scevri da strutture oppressive, protesi verso una autentica crescita integrale e solidale.


5. Il nostro tempo è spesso caratterizzato da un umanesimo ambiguo, lacerato da interne tensioni che si estendono dall'idolatria al disprezzo dell'uomo; un umanesimo che considera l'uomo come l'unico artefice e demiurgo della storia, e centro dell'universo. Dio pertanto è, talora, visto come un rivale da eliminare o è ignorato. Esito e conseguenza di tale umanesimo è una cultura che porta alla morte morale e fisica dell'uomo. Una cultura che giustifica ed esalta la violenza, l'aggressione e la soppressione dell'altro, ritenuto un avversario o un ostacolo.

Non è in tale tipo di cultura che si riconosce come legalmente possibile l'eliminazione della vita umana nel suo nascere, o si ritiene lecito affrettarne la sua fine naturale?


6. La cultura che scaturisce dall'umanesimo cristiano parla, invece, dell'uomo in termini diversi. Dialoga con lui, lo ama, lo serve perché "la gloria di Dio è l'uomo che vive e la vita dell'uomo è la visione di Dio". Rendere gloria a Dio significa pure promuovere e difendere la dignità umana. Gesù Cristo, crocifisso e risorto, è il primogenito di una nuova umanità e nel suo mistero si inserisce la provvidenziale solidarietà del Padre celeste verso l'uomo, verso ogni uomo, in particolare l'uomo debole, povero, sofferente. L'uomo, con Cristo, non è posto ai margini, ma al centro, accanto a Dio stesso.


7. Dal Vangelo emerge una visione dell'uomo di cui la preghiera del "Padre Nostro" traccia le linee maestre. E' un'immagine dell'uomo - sia come singolo sia come comunità - non chiuso ma aperto al dialogo con Dio, che è Padre, e con i fratelli.

Qualora, in ipotesi, negli ordinamenti umani non ci fossero per la persona spazi giuridicamente tutelati, questa libera invocazione del Padre basterebbe da sola a suscitare un rapporto solidale degli uomini tra loro, ispirando ciascuno a riconoscere un vincolo di fraternità con tutti. Tale vincolo si fonda sull'immagine paterna del Creatore dell'intera umanità.


8. La ricerca rigorosa in campo scientifico, che è consapevole esplorazione del reale, non dovrebbe tendere ad approfondire queste comuni radici che affratellano gli esseri umani?Si, essa è chiamata ad aprirsi alla vera sapienza, cioè alla costante ed impegnativa accoglienza di quella verità che ci fa liberi, che dà senso alla vita e alla storia. Quella verità che apre il cuore agli altri e si traduce in reciproca solidarietà. Quella verità che si esprime pure nella collaborazione interdisciplinare e nell'impegno scientifico, divenuti strumenti privilegiati al servizio dell'uomo e dell'intera società.


9. Non è, allora, solo l'Università, ma tutta la scuola, che contribuisce a delineare il cammino dell'integrale autosviluppo della vostra Regione. Si tratta di un obiettivo prioritario che sta a cuore a quanti desiderano preparare un futuro migliore per la vostra terra. Scomparsa la triste piaga dell'analfabetismo, è ora offerta ad ogni cittadino la possibilità dell'istruzione di base; in Regione, poi, sono presenti tutte le articolazioni della scuola secondaria superiore, ed elevato è il numero degli allievi che le frequentano. Il diritto degli individui all'educazione "in forza della loro dignità di persona", richiede programmi educativi costantemente adeguati all'evoluzione della cultura ed aggiornati al cammino che si prospetta per i giovani nel prossimo futuro. L'Europa - lo sappiamo - sarà dei giovani; ma dei giovani capaci di vivere ed operare in essa. Evidente e decisivo appare, perciò, il ruolo della scuola insieme alle altre istituzioni e forme educative; occorre delineare di essa un'immagine concreta, che ne metta in luce le finalità, nella convinzione che essa rappresenta come il centro verso cui debbono convergere molteplici responsabilità personali e sociali.

Nel quadro della convivenza democratica, un ordinamento scolastico aperto a tutti ha bisogno di un clima di autentica libertà, che mai mortifichi l'accoglienza ed il rispetto dei valori fondamentali, i quali costituiscono i necessari punti di riferimento di ogni umana libertà e di ogni umana esistenza.


10. La scuola potrà, così, farsi a suo modo veicolo di vera umanità, ed essere mezzo provvidenziale per l'incontro con il messaggio evangelico che è costantemente predicato dalla Chiesa, ed "i cui principii fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano". In essa si potrà offrire una crescente consapevolezza dell'esperienza religiosa a chi già la vive e permettere un primo illuminato impatto con la dottrina e la vita cristiana a quanti ne sono alla ricerca. Rinnovare la cultura è impresa decisiva ed urgente per il nostro tempo; ma perché ciò porti all'auspicato rinnovamento della società, occorre che sia sempre viva la forza del messaggio di Cristo, Redentore dell'uomo. Con tali pensieri invoco su tutti i presenti la protezione di Dio onnipotente, fonte di ogni sapienza. A lui chiedo che questa Università possa segnare una autentica promozione culturale e morale di quanti, avendo coscienza della loro dignità e dei loro compiti, desiderano partecipare attivamente alla vita sociale, al cammino culturale, allo sviluppo economico e politico della Regione. Sia propiziatrice dei doni celesti la Benedizione che a tutti imparto di cuore. Al termine del discorso, al Santo Padre viene donata una medaglia commemorativa del decennale dell'Università degli Studi della Basilicata. Giovanni Paolo II quindi aggiunge le seguenti parole. Prima di congedarmi vorrei sottolineare la mia grande gioia e la mia riconoscenza. E' veramente una circostanza provvidenziale che possiamo incontrarci durante il periodo pasquale. Io sono tanto lieto che questo mistero della Risurrezione trovi qui una sua realizzazione storica perché è esso destinato alla nostra storia. Sono molto lieto che il mistero pasquale trovi una sua realizzazione in un fenomeno tanto significativo. Quando sono arrivato qui, nel novembre del 1980 ho trovato quasi la morte, il mistero della Passione. Oggi troviamo i segni della Risurrezione. Tra questi segni c'è la vostra Università, che dopo dieci anni non è più neonata, ma lo è forse in riferimento ad altre Università plurisecolari. Il segno della Risurrezione, il segno pasquale, nella vostra regione è veramente questa università a cui auguro veramente tutto il bene, tutta la prosperità dovuta ad un istituto scientifico di ricerca e di educazione, di formazione delle persone umane, dei vostri concittadini. Mi congratulo con voi e con tutta la Basilicata per questo evento. Questa è la prima università, almeno nei nostri tempi, della regione. Devo dire che per me è profondamente commovente questo incontro e vedo in tutti voi, Rettore Magnifico, Chiarissimi Professori e studenti, i veri protagonisti di un processo umano, regionale, ma anche nazionale e europeo. Per questo vi auguro veramente una grande Benedizione della divina Sapienza e la protezione della Madre di Cristo che si chiama meravigliosamente "Sedes Sapientiae". E a Lei vi affido.

Data: 1991-04-28
Domenica 28 Aprile 1991

L'omelia durante la santa messa per i fedeli delle diocesi della regione - Potenza (Basilicata)

Titolo: "Chiesa della Lucania, arda il tuo cuore di speranza in ogni passo del tuo quotidiano cammino"

"Signore Gesù, facci conoscere le Scritture".


1. La Chiesa imbandisce per noi la tavola della Parola di Dio. Lo fa ogni giorno; lo fa in modo particolare ogni domenica. Oggi, essa chiede ardentemente a Cristo Risorto: facci conoscere le scritture ed arda il nostro cuore mentre tu ci parli!Rivolgo, innanzitutto, un fraterno saluto all'Arcivescovo di Potenza, il carissimo Monsignor Giuseppe Vairo, che ringrazio per le cortesi, commoventi espressioni di benvenuto che mi ha rivolto a nome delle Comunità ecclesiali dell'intera Regione. Saluto i Presuli che prendono parte a questa solenne Concelebrazione eucaristica. Con loro saluto tutte le comunità ecclesiali di Basilicata: Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Matera, Acerenza, Melfi-Rapolla-Venosa, Tricarico, Tursi-Lagonegro. Indirizzo un deferente pensiero alle Autorità presenti ed a quanti hanno contribuito alla riuscita di questa mia visita pastorale. Saluto voi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici che siete componenti vive del popolo cristiano, chiamato da Dio, a testimoniare ed annunciare la Risurrezione del Signore. Un ricordo tutto particolare è per voi, cari ammalati, associati più intimamente al mistero pasquale e per voi, giovani della Basilicata su cui riposano le speranze della Chiesa e della società. Signore facci conoscere le Scritture ed arda il nostro cuore mentre tu ci parli!così preghiamo, riuniti qui, nella Piana di Tito, per prendere parte oggi alla Santissima Eucaristia. Necessitiamo tutti di una comprensione più profonda della Parola di Dio, affinché il Cibo eucaristico che riceviamo generi in noi una partecipazione sempre più viva alla vita divina. Ci guidino su questa via i discepoli di Emmaus che hanno ascoltato le parole di Gesù e lo hanno riconosciuto "nello spezzare il pane". Quando Cristo, che essi videro ma senza riconoscerlo, spari dalla loro vista, si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?".


2. Ciò che è avvenuto sulla via di Emmaus, trova il suo ulteriore sviluppo nel Cenacolo di Gerusalemme. Cristo stesso si presenta in mezzo agli Apostoli e li saluta: "Pace a voi"! E più tardi ripete ciò che aveva detto sulla via di Emmaus.

Ricorda agli Apostoli quanto aveva loro preannunciato più volte, prima della sua passione e morte, quando ancora era con loro. Infatti così sta scritto "nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi... il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno". Tutto ciò si è realizzato ed essi contemplano questa realtà. Tuttavia si tratta di una realtà così incredibile, così inconcepibile, che supera ogni umana possibilità: supera gli occhi e la ragione umana!perciò gli Apostoli sono pieni di spavento, in loro la gioia si intreccia con la diffidenza e sono quasi inclini a credere "di vedere un fantasma". Cristo mostra le sue mani e i suoi piedi, dicendo loro, come a Tommaso: "Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". E per convincerli ancor più, chiede loro qualche cosa da mangiare, che prende e consuma davanti ai discepoli stupefatti.


3. Siamo consapevoli quanto fosse necessario questo periodo di quaranta giorni dopo la risurrezione, perché gli Apostoli, pienamente convinti della loro fede potessero poi renderne testimonianza. Era necessario che la parola dei Profeti sul Messia si congiungesse alla visione concreta del Risorto. Questa insolita catechesi pasquale è stata fatta da Cristo stesso. Egli si pone davanti agli Apostoli come una chiave viva per entrare nella comprensione della Parola rivelata. E non solo preannunzia loro il giorno della Pentecoste in cui avrebbero ricevuto lo Spirito Santo, ma Egli stesso prepara il terreno per la sua divina testimonianza: "Egli mi renderà testimonianza: e anche voi mi renderete testimonianza perché siete stati con me fin dal principio". Non soltanto "fin dal principio" della proclamazione messianica del Vangelo, ma anche dal "nuovo principio", dalla Pasqua di Cristo: dalla Croce e dalla Risurrezione. Veramente "il Signore fa prodigi per il suo fedele".


4. La lettura degli Atti degli Apostoli ci fa già vedere la testimonianza resa dagli Apostoli dopo la venuta dello Spirito Santo. Ascoltiamo Simon Pietro che parla al popolo adunato nel giorno della Pentecoste: "Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato... avete ucciso l'autore della vita. Ma Dio l'ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni... Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, così come i vostri capi, Dio pero ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto". E' difficile non stupirsi dinanzi a tali parole. Sono le prime che proclama la Chiesa nata il giorno di Pentecoste ed uscita nel mondo. In queste espressioni dell'apostolo Pietro sentiamo quasi l'eco della meravigliosa catechesi fatta da Cristo stesso agli Apostoli e ai discepoli dopo la Risurrezione, quando apri "loro la mente all'intelligenza delle Scritture". Ecco - dopo la venuta dello Spirito Santo - essi hanno ormai coraggio, comprendono pienamente e possono rendere testimonianza dinanzi "a tutte le genti... cominciando da Gerusalemme".


5. Questa testimonianza, questa comprensione viene costantemente approfondita.

Cristo è morto per i peccati. Il Suo sacrificio sulla Croce è una chiamata incessante a dire no al peccato: è chiamata alla conversione. Questa fondamentale verità evangelica viene sviluppata dall'apostolo Giovanni con le parole della Lettera che oggi leggiamo nella liturgia:"Vi scrivo... perché non pecchiate". Non peccare vuol dire osservare i comandamenti che Cristo ha riconfermato con l'insegnamento della sua Croce. Quindi l'Apostolo scrive: conosciamo Cristo se osserviamo i suoi comandamenti. "Chi dice: "Lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti è bugiardo e la verità non è in lui". Soltanto "chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto". La Croce è una chiamata a rompere con il peccato e, nello stesso tempo, è fonte della remissione dei peccati: la fonte sempre viva, inesauribile, universale!L'Apostolo scrive: "Se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo".


6. "Signore Gesù, facci comprendere le Scritture"!Questa vostra terra lucana ha bisogno di riascoltare la tua Parola, Gesù, perché, superata la dura prova del terremoto del 1980 ed attenta ai segni dei tempi, si apra alla fiducia e alla solidarietà. Ha bisogno di te, Signore, questa Chiesa animata dallo Spirito Consolatore, per guardare avanti con ottimismo, sostenuto dalla certezza della tua presenza. Tu, il Risorto, cammini con lei!Fa' che arda il cuore di chi crede in te, di chi ti cerca e di chi si dedica all'annuncio della tua verità. Indica ancor oggi la strada da percorrere ed assicura al tuo gregge la soprannaturale assistenza della tua grazia. Sii accanto ai sacerdoti perché servano ovunque, a tempo pieno, il Vangelo! Le prove non li scoraggino, la solitudine non li abbatta, la fatica non li logori. Parla al cuore delle anime consacrate; sostieni quanti nelle frontiere della carità annunciano la tua misericordia, agli ultimi e ai più miseri degli uomini. Confortali con la Parola che dà pace. Fa' comprendere, Signore, le Scritture a coloro che nella famiglia, nella cultura, nel sociale e nella politica tu invii come messaggeri della verità e della vita. Arda il cuore dei giovani mentre dai vigore spirituale alle loro fresche e generose energie. Il tuo invito ad evangelizzare è per tutti. Tu, chiesa della Lucania, terra di luce, cammina unita verso la perfezione dell'Amore. Osserva la parola del Risorto! Il tuo cuore arderà di speranza in ogni passo del tuo quotidiano cammino. La Croce sarà per te fonte inesauribile di sincera conversione, di gioia e di fraternità, di comunione nello Spirito e di Santità. Signore Gesù, facci comprendere le Scritture;arda il nostro cuore mentre tu ci parli. Amen.Data: 1991-04-28
Domenica 28 Aprile 1991


GPII 1991 Insegnamenti - L'incontro con i rappresentanti del Sinodo diocesano - Potenza (Basilicata)