GPII 1991 Insegnamenti - Ai partecipanti ad un Convegno sul mondo circense


1. Siate i benvenuti a questa speciale Udienza, carissimi partecipanti al Convegno nazionale per la pastorale dei Circhi e dei Luna Park, organizzato dall'Ufficio Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana preposto a questo settore dell'apostolato.

Saluto il Presidente della Commissione episcopale italiana per le Migrazioni, Monsignor Antonio Cantisani, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace; saluto il Direttore Nazionale, Sac. Pier Giorgio Saviola, i Cappellani ed i Rappresentanti delle Organizzazioni circensi e fieranti. A tutti voi il mio augurio cordiale di ogni bene, mentre invoco la protezione di Dio sulle vostre vite e sulle attività che svolgete.


2. E' ben noto quanto lavoro e sacrificio, e spesso anche quanto rischio comporti l'attività dei circensi e dei fieranti. La vostra professione ha come sua finalità naturale ed ovvia quella di allietare la festa della gente, di offrire sollievo nel giorno del riposo e spesso di arricchire di sana allegria le solennità ricorrenti nel calendario religioso.

Dietro questo così nobile intento, tuttavia, c'è la vostra fatica, con i problemi comuni alla vita di tutti, ma con qualche diversità che talvolta complica il vostro cammino. Anche se molte cose sono oggi cambiate e le vostre condizioni di vita sono notevolmente migliorate, non sono venuti meno certi problemi connessi con la vostra itineranza e mobilità.

Esprimo perciò compiacimento per il tema che avete scelto per questo incontro: "La famiglia nel circo e nel luna park", e per le iniziative che intendete avviare sulla base di un'accurata indagine circa i problemi e le esigenze pastorali.


3. La vostra preoccupazione è rivolta, dunque, alla realtà delle numerose Comunità dei circensi e dei fieranti, ai problemi sociali che l'itineranza produce ed aggrava, alle nuove esigenze circa l'educazione dei figli e la loro formazione culturale e religiosa. Non mancano, certo, situazioni dolorose che nella vita moderna incidono soprattutto sull'unità del focolare, sulla concezione stessa del sacramento coniugale, sulla preparazione cristiana del matrimonio. Il progresso ed il benessere hanno dato nuova dimensione umana alla vita dei circensi e fieranti, ma il senso cristiano dell'esistenza può a volte esserne insidiato. Tutto ciò richiede, di conseguenza, una rinnovata evangelizzazione.

Desidero incoraggiare il vostro lavoro ed i vostri propositi, formulando l'auspicio che possiate trovare aiuti concreti e validi anche nelle Comunità cristiane di residenza o di accoglienza.

Con tali sentimenti imparto a voi ed a quanti vi sono cari la propiziatrice Benedizione Apostolica.

Data: 1991-08-29
Giovedi 29 Agosto 1991

Messa in occasione della visita pastorale a Carpineto Romano - Roma

Titolo: "Con Leone XIII vogliamo ripetere che la soluzione della questione sociale passa attraverso Cristo"


1. "Osservate i comandamenti del Signore Dio vostro... li metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli" (Dt 4,2-6). Questi precetti del Deuteronomio costituiscono per Israele un impegno di alleanza con Jahvé, un programma etico fondato sulla sua Parola. La legge del Signore, data a Mosè sul Sinai, si trasforma, così, in una missione di testimonianza per il popolo dell'Antico Testamento: Israele sa di essere stato scelto per annunciare, insieme con la verità del Dio unico e trascendente, la santità della sua volontà, la sua giustizia, la sua sapienza. Anche oggi il messaggio dei comandamenti rappresenta un fondamentale ed impegnativo patrimonio della Chiesa, Popolo della Nuova Alleanza. Essa è chiamata a proclamare a tutte le genti la "saggezza" e "l'intelligenza" divina, rivelandone l'intima perfezione. Ed adempie tale missione seguendo Cristo suo Maestro e Signore, che non è venuto per abolire, ma per dare pieno compimento alla legge (cfr. Mt 5,17). Il compimento della legge è l'Amore. "Che cosa sta scritto nella legge? - domanda Gesù - Che cosa vi leggi?... Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso" (Lc 10,26-27).


2. Carissimi fratelli e sorelle, questi testi della liturgia odierna erano ben presenti allo spirito del venerato Pontefice Leone XIII, che è nato proprio qui, a Carpineto Romano. Qui ha trascorso gli anni della fanciullezza ed all'ombra della parrocchia è sbocciato il germe della sua vocazione. Sono, pertanto, lieto di rievocare con voi la sua memoria, nel compiersi del primo secolo dalla pubblicazione dell'Enciclica Rerum novarum. Ringrazio Iddio, che ha suscitato nel nostro tempo un tale testimone del precetto della carità e del valore dei comandamenti. L'Enciclica Rerum novarum, infatti, è annuncio rigoroso ed illuminato del dovere della giustizia, nel contesto di un amore che si ispira alla santità di Dio e alla sua misericordia verso gli uomini, soprattutto verso gli umili e i poveri. In un periodo storico caratterizzato da profonde trasformazioni culturali e da acute tensioni sociali, provocate dal nuovo rapporto venutosi a creare tra capitale e lavoro, Leone XIII volle dare in un campo così importante una chiara formulazione al pensiero della Chiesa. Lo fece con coraggio, quasi sfidando non solo il mondo laico, ma la stessa coscienza del mondo cattolico. E con il suo intervento profetico favori il consolidarsi della dottrina sociale cristiana. I Pontefici che si sono succeduti in questo secolo, proseguendo nella scia da lui tracciata, hanno potuto elaborare un insegnamento sistematico sulle questioni attinenti al bene comune, a mano a mano che, lungo il corso degli anni, se ne presentarono le circostanze opportune. Con Leone XIII, noi oggi vogliamo ripetere, alla luce anche di eventi mondiali recenti, che la piena soluzione della questione sociale passa attraverso Cristo e l'accoglienza della sua parola di verità. Diciamo questo non solo perché Cristo, Verbo incarnato, rivela l'uomo a se stesso ed è perciò in grado di illuminarne il cammino verso il bene che egli cerca; ma perché la storia dell'umanità manifesta costantemente come soltanto sulla legge della carità evangelica, posta a fondamento e guida della cooperazione solidale, è possibile costruire una convivenza civile rispettosa della persona e aperta ai grandi ideali del progresso e della pace.


3. Saluto il Vescovo di AnagniAlatri, Monsignor Luigi Belloli, il Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e Vicario Generale della diocesi di Roma, il Cardinale Roger Etchegaray, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e tutti i venerati fratelli Vescovi della Regione del Lazio. Il mio deferente pensiero si rivolge, poi, al Signor Ministro del Lavoro, Onorevole Franco Marini, al Presidente della Regione Lazio, al Sindaco di Carpineto e a tutte le Autorità presenti. Ad ognuno esprimo gratitudine per aver voluto prender parte a questa celebrazione eucaristica, in memoria del Papa Leone XIII, nella sua terra natia. In modo particolare abbraccio spiritualmente voi, fratelli e sorelle di Carpineto e delle località vicine, e vi sono grato per la vostra cordiale accoglienza. Con grata cordialità penso ai membri della famiglia Pecci, nella quale Gioacchino crebbe e fu educato a quello spirito di fede e di servizio che lo contraddistinse nel ministero ecclesiale, sia come Nunzio Apostolico, sia quale Pastore della diocesi di Perugia, dove egli poté porre le basi del suo insegnamento sociale stendendo lettere pastorali di notevole importanza.


4. La questione sociale - ricordava Papa Leone - attinge per sua natura l'ambito della morale. Esiste, pertanto, un legame stretto tra doveri sociali e doveri etici, i cui principi vanno ricercati nella legge naturale, fondamento della coscienza etica di ogni uomo in quanto persona. A proposito, inoltre, dei gravi conflitti di quel tempo, egli scriveva: "I violenti mutamenti sociali hanno prodotto la divisione della società in due classi separate da un abisso profondo.

Da una parte una frazione strapotente, perché straricca, la quale, avendo in mano ogni sorta di produzione e commercio, sfrutta per sé tutte le sorgenti della ricchezza ed esercita pure nell'andamento dello Stato una grande influenza.

Dall'altra una moltitudine misera e debole, dall'animo esacerbato e pronto sempre ai tumulti" (Rerum Novarum, 39). E ne individuava la risoluzione pacifica nel ridurre "l'immensa distanza tra la somma povertà e la somma ricchezza" (Ibidem).

Le osservazioni del mio venerato predecessore conservano valore ed attualità nella nostra epoca. Se giustamente egli metteva in luce la disparità sociale ed economica esistente allora all'interno delle singole Nazioni, oggi tale preoccupante divario è possibile costatarlo anche su scala mondiale. Gran parte dell'umanità versa in condizioni precarie ed interpella i popoli detentori di enormi ricchezze mentre il fossato degli squilibri sociali, nel pianeta come all'interno degli Stati, tende purtroppo ad allargarsi. Nell'attuale nuova situazione, caratterizzata dall'interdipendenza dei popoli, favorita da una sempre crescente rete di rapporti e di comunicazioni, il problema dell'equa ripartizione delle risorse materiali, intellettuali e spirituali, che costituiscono il patrimonio "umano" dell'intera comunità mondiale e che sono alla base del suo sviluppo integrale, va affrontato alla luce di una attenta giustizia sociale volta a realizzare una reale compartecipazione di tutti ai beni che a tutti devono servire. Al riguardo - come ho ricordato nella recente Enciclica Centesimus annus - "la Chiesa non ha modelli da proporre. I modelli reali e veramente efficaci possono solo nascere nel quadro delle diverse situazioni storiche, grazie allo sforzo di tutti i responsabili che affrontino i problemi concreti con tutti i loro aspetti sociali, economici, politici e culturali che si intrecciano tra loro. A tale impegno la Chiesa offre, come indispensabile orientamento ideale, la propria dottrina sociale" (CA 43). Quanto necessarie appaiono, pertanto, all'odierna umanità e soprattutto a coloro che ne guidano le sorti le virtù della saggezza e della solidarietà!


5. "Ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce" (Jc 1,17).

Anche il "dono" della sapienza sociale discende dalla legge di Dio e dalla sua grazia. Nella sua bontà il Padre celeste dona una "parola di verità" che rigenera gli esseri umani, ne guida il cammino verso la pace e verso l'autentico progresso integrale, nel quale la persona è riconosciuta come "una primizia delle sue creature" (Jc 1,18). La dottrina sociale della Chiesa, in tale luce, è espressione ed attuazione di questo progetto divino e del Vangelo della carità. Iddio parla al cuore dell'uomo. E' dentro di esso che si trova la sede delle scelte e delle decisioni. Lo invita alla conversione e alla riconciliazione. Lo chiama ad onorarlo con gesti concreti di servizio e di solidarietà. può, purtroppo, verificarsi che l'essere umano "onori Dio con le labbra, ma con il cuore sia lontano da lui" (cfr. Mc 7,6). Perché ciò non avvenga è necessaria ed urgente una grande opera educativa e culturale, che tenda ad illuminare lo spirito degli uomini, che lo renda aperto e disponibile, facendolo crescere nell'impegno dell'accoglienza e della cooperazione. E' buona cosa impegnarsi e lavorare per vivere meglio; ma è un dovere per ciascuno costruire tale progresso insieme agli altri per il bene di tutti, nella condivisione generosa e pacifica delle risorse della terra, dono di Dio per l'intera umanità.


6. "Signore, chi abiterà nella tua tenda?... Colui che cammina senza colpa... Non fa danno al suo prossimo... ma onora e teme il Signore" (Ps 15/14, passim).

"Abitare nella tenda del Signore" significa dimorare nell'Alleanza, vivere nella fedeltà al patto stabilito con Dio. Significa rimanere uniti a Cristo: egli è la "tenda" perfetta e definitiva di un'alleanza che non fallisce e che non viene meno. Chi potrà, dunque, abitare nella tenda del Signore, cioè essere sempre in comunione perfetta con Cristo? "Colui che pratica la giustizia", espressione dell'amore universale di Dio. Ecco l'impegno dei credenti e degli uomini di buona volontà! Invochiamo per questo l'aiuto del Signore mentre proseguiamo la celebrazione dell'Eucaristia, nel ricordo del Pontefice Leone XIII, illuminato e coraggioso Pastore della Chiesa.

Vogliamo abitare "nel tuo santo monte", o Signore! Vogliamo dimorare nel tempio della tua Alleanza! Vogliamo crescere nell'amore di Cristo, il figlio di Maria Vergine, Madre dell'intera umanità! Testimonieremo, così, "la saggezza e l'intelligenza agli occhi dei popoli". Saremo costruttori di pace vera, di progresso autentico e integrale.

"Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre" (Ps 15,5/14,5).

Amen.

Data: 1991-09-01
Domenica 1 Settembre 1991

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La "Rerum Novarum": un nuovo capitolo della morale per interpretare i cambiamenti della rivoluzione industriale

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Questa mattina mi sono recato a Carpineto Romano, dove ho visitato la casa natale del mio predecessore Leone XIII, il Papa dell'Enciclica Rerum novarum, intendendo anche in questo modo soddisfare al debito di gratitudine che l'intera Chiesa ha verso quel grande Pontefice. La nostra odierna riflessione in quest'incontro per la preghiera del- l'Angelus non può che soffermarsi sulla ricca messe di insegnamenti che, in quel fondamentale documento, Papa Leone elaboro e propose alla luce delle "realtà nuove" dei tempi moderni.


2. Trasformazioni sociali ed economiche c'erano state nelle precedenti epoche della storia. Basti pensare ai mutamenti politici intervenuti dopo la fine dell'impero romano; alle diverse riforme agrarie; al passaggio dalla schiavitù alla "servitù della gleba" e da questa alla condizione di libertà; al fiorire delle molteplici forme di "arti e mestieri", all'affermarsi di iniziative commerciali marittime e terrestri su scala internazionale e intercontinentale.

Mutamenti di grande rilievo, che la Chiesa cerco sempre di seguire e di orientare, ispirandosi ai perenni valori del messaggio evangelico. Ma la moderna rivoluzione industriale, determinata dalla introduzione della macchina, aveva creato una "questione sociale" di proporzioni inedite, tali da rendere veramente difficile la sua "lettura" e, soprattutto, la sua soluzione nel pieno rispetto dell'uomo e dei suoi diritti.

Occorreva riaffermare e diffondere le antiche norme di derivazione evangelica e in base ad esse giudicare i nuovi fenomeni, illuminando i credenti e tutti gli uomini di buona volontà nelle loro scelte e nei loro comportamenti.


3. A tale esigenza Leone XIII volle appunto rispondere con la sua immortale Enciclica, offrendo un insegnamento ricco e stimolante, che i suoi Successori, nell'arco di un secolo, hanno poi ulteriormente sviluppato e precisato.

Si è trattato, in pratica, di stendere un nuovo capitolo della morale, avente per oggetto, ad esempio, i rapporti tra capitale e lavoro, il giusto salario, le condizioni economiche, sanitarie e spirituali dei lavoratori, la salvaguardia della loro dignità, del loro diritto di associarsi per difendere le proprie ragioni, le conseguenze della crescente automazione e delle nuove metodologie produttive. Questioni, queste, complesse e difficili, sulle quali occorreva ieri - e occorre anche oggi - fare analisi e formulare valutazioni il più possibile oggettive ed equilibrate cercando di scoprire i dettami della giustizia, senza trascurare l'ispirazione evangelica della carità.

Questo è stato l'intento di Papa Leone XIII. Questo, a cento anni di distanza, resta l'intento del suo presente Successore. Preghiamo la Vergine Santissima, fulgido esempio di vera giustizia - Speculum iustitiae - affinché aiuti gli uomini d'oggi ad ascoltare e ad accogliere ciò che la Chiesa evangelizza come bene di tutti! (Al termine dell'Angelus, il Papa si è rivolto ai pellegrini italiani:) Rivolgo un affettuoso saluto al Gruppo di Sensibilizzazione Handicap di Tuenno, in diocesi di Trento.

Sono grato ai religiosi della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione e ai Volontari che dedicano la loro premurosa assistenza ai nostri fratelli bisognosi di aiuto. Siate certi che il Signore, il quale considera rivolto a sé quanto voi fate ai più deboli, non vi farà mancare le sue ricompense divine.

Il mio pensiero si rivolge cordialmente anche ai Membri della Sezione Italiana dell'"Associazione Internazionale Ex Comunitari Europei", i primi addetti ai lavori della Comunità Europea, e inoltre al Gruppo di Pellegrini di Gioia Tauro in visita ai Santuari di Roma.

A tutti la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1991-09-01
Domenica 1 Settembre 1991





All'Orchestra e al Coro dell'"Ankara State Opera and Ballet"

Titolo: Continuate a proclamare la gloria di Dio

Cari amici, Sono profondamente grato ai Solisti e al Coro dell'Ankara State Opera e all'Orchestra dell'Ankara State Opera and Ballet, sotto la direzione esperta del Dr. Hikmet Simsek, per questa deliziosa rappresentazione dello Yunus Emre Oratorio. I miei ringraziamenti vanno anche al Ministro della Cultura turco e a tutti coloro che hanno reso possibile questa serata ispiratrice. Accolgo tutti voi, i membri del Corpo Diplomatico e gli altri distinti ospiti, che senz'altro non mancheranno di cogliere la particolare rilevanza di questo evento musicale.

La musica dell'ultimo compositore turco, Ahmed Adnan Saygun, provvede ad una ricca e bella messa in opera delle poesie mistiche di Yunus Emre. Quest'anno, dichiarato dall'UNESCO "L'anno di Yunus Emre" per commemorare il 750esimo anniversario della nascita del grande mistico turco musulmano, ci offre l'opportunità di riflettere sui maggiori temi della sua poesia. Yunus Emre fu ricolmo di una coscienza della presenza amorevole di Dio nel centro della creazione. Canto la fratellanza universale di tutti gli esseri umani e il potere dell'amore di trasformare la vita umana in un inno di lode a Dio. Egli vide nelle meraviglie del mondo naturale i segni che guidano verso una conoscenza sempre più profonda di Dio e un desiderio di venerarlo e di ringraziarlo.

Questi temi non hanno perduto niente della loro importanza oggi. In una società troppo spesso chiusa alla dimensione trascendente della vita, noi abbiamo bisogno che ci venga rammentata la vicinanza e la presenza amorevole di Dio. Un mondo troppo spesso lacerato dalla lotta ha bisogno di credenti devoti che, attraverso la parola e l'azione, incoraggino la comprensione e l'unione tra tutti i membri della famiglia,umana. Abbiamo bisogno di imparare nuovamente un atteggiamento rispettoso verso la natura, e di ampliare il nostro impegno ad usare i suoi benefici con cura e responsabilità. I cristiani trovano che molto nelle poesie di Yunus Emre centrate su Dio rammenta loro la spiritualità straordinaria di San Francesco d'Assisi, un suo quasi contemporaneo.

L'Oratorio quindi è stato un momento di profondo incontro, di mutua comprensione ed amicizia. Possiate continuare a proclamare la gloria di Dio attraverso la vostra arte. Che i pensieri e i sentimenti ispirati da questa rappresentazione ci accompagnino tutti nel nostro lavoro per un mondo migliore e per la pace tra i suoi abitanti. Dio Onnipotente vi benedica e vi ricompensi.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1991-09-04
Mercoledi 4 Settembre 1991

Messaggio all'Arcivescovo di Zagabria - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Santa Sede deplora il ricorso alla violenza

Le notizie dei violenti scontri armati dei giorni scorsi in varie zone della Croazia, proprio quando era stato appena firmato un accordo di "cessate-il-fuoco" tra tutte le parti interessate con la mediazione della Comunità Europea, mi rattristano profondamente ed accrescono la mia preoccupazione per le sorti del popolo croato e di tutte le popolazioni della Jugoslavia.

In queste ore di dolore e di incertezza, desidero prima di tutto esprimere solidarietà con le famiglie dei caduti e dei feriti, con quanti fuggono in preda alla paura e, in particolare, con tutta la nazione croata, impotente a fermare la catastrofe.

La Santa Sede deplora ancora una volta il ricorso alla violenza armata, condanna in particolare l'uso di mezzi di distruzione massiva e indiscriminata.

Essa appoggia con vigore tutte le iniziative promosse dalla Comunità internazionale, in modo speciale la Conferenza di pace convocata per sabato prossimo, al fine di arrestare le ostilità ed avviare una soluzione negoziata dei problemi.


Per implorare dalla misericordia di Dio la fine della guerra in Croazia, pace e concordia per tutti i popoli delle varie Repubbliche della Jugoslavia, ho invitato i fedeli della Chiesa cattolica del mondo intero ad unirsi in preghiera con me, domenica 8 settembre, festa della natività di Maria Santissima.

Vostra Eminenza voglia quindi comunicare tale iniziativa ai Vescovi della Croazia e delle altre Repubbliche esortandoli ad organizzare, per domenica prossima, in tutte le parrocchie delle loro diocesi, una giornata speciale di preghiere per la pace in Croazia e nell'intera Jugoslavia.

Con la mia affettuosa Benedizione Apostolica.

Data: 1991-09-05
Giovedi 5 Settembre 1991

Alla Conferenza Episcopale di Angola, Sao Tomé e Principe - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per educare alla pace è necessario promuovere un'autentica cultura del dialogo fraterno

Venerati fratelli nell'Episcopato,

1. E' con profonda gioia che vi ricevo oggi in questo incontro collegiale, in occasione della vostra Visita Ad Limina Apostolorum. Abbraccio fraternamente ciascuno di voi e ringrazio il Cardinale Alexandre do Nascimento, Presidente della Conferenza Episcopale, per i sentimenti che ha voluto esprimermi a nome vostro, condividendo anche i problemi e le speranze delle vostre diocesi. Nelle sue parole, ho sentito vibrare le preoccupazioni e le ansie che ciascuno di voi nutre nel suo cuore di Pastore incaricato dell'annuncio evangelico e della promozione della vita cristiana tra gli uomini e le donne del nostro tempo. In voi saluto le comunità cristiane dell'Angola e di Sao Tomé e Principe che, dopo dure prove, si accingono ora a percorrere fraternamente le vie della ricostruzione nazionale. In questo mio saluto affettuoso desidero includere in modo particolare la diocesi recentemente eretta di Ndalatando e quella di Mbanza Congo colpita dal lutto a causa del tragico incidente che un mese fa ha falciato la vita di alcuni dei suoi figli e del suo zelante pastore, il nostro beneamato fratello Don Afonso Nteka. Ho inviato alle vostre Chiese particolari i miei sentimenti più cordiali, rassicurando tutti della mia solidarietà spirituale. Questa Visita Ad Limina ha luogo nel corso dell'anno giubilare commemorativo dei cinque secoli dall'inizio dell'evangelizzazione dell'Angola. Spero - se Dio vorrà - di avere la gioia di visitarvi al momento della celebrazione conclusiva di questo evento ecclesiale, che costituisce un nuovo appello ed un impulso per l'opera di evangelizzazione, in cui vi esorto a perseverare, affinché il Nome di Gesù Cristo Salvatore e Redentore rimanga sulle labbra e nei cuori di tutti gli abitanti delle vostre nazioni.


2. L'evangelizzazione vi si presenta oggi con una esigenza fondamentale: educare alla pace, promuovendo una autentica cultura del dialogo e della fratellanza. La guerra ha seminato sofferenze e morte, lasciando divisioni ancora più profonde; di fronte al calvario del popolo angolano, la Santa Sede non ha risparmiato sforzi per promuovere la causa della pace e desidera oggi assicurarvi una sollecita e fraterna solidarietà nelle sfide che si preannunciano. Come non pensare all'incancolabile numero di famiglie distrutte e separate, alle migliaia di bambini orfani, alla moltitudine dei mutilati di guerra? Da parte loro, a Sao Tomé e Principe, i governanti, rispettando la volontà sovrana del popolo, sono riusciti a instaurare il multipartitismo senza spargimento di sangue - in un apprezzabile processo di maturità politica che è servito di modello e di stimolo per gli altri popoli del continente africano - ma, fra i diversi gruppi sociali del paese, si osserva ancora uno squilibrio di integrazione sociale e di sviluppo economico e culturale talmente accentuato, che intacca l'anima della nazione. La Chiesa, per la sua universalità, può costituire un legame molto stretto tra le diverse comunità delle vostre nazioni, purché queste, attraverso i loro capi, "abbiano fiducia in lei e le riconoscano di fatto una vera libertà per il compimento della sua missione" (GS 42). Essa, cercando innanzitutto di illuminare con la fede l'intimo della coscienza umana, contribuisce in modo notevole al bene della società, poiché molti problemi sociali e politici affondano le proprie radici nell'ordine morale. Mi auguro che, nell'ambito dei recenti progressi tra lo Stato e la Chiesa, venga concesso a quest'ultima il pieno riconoscimento giuridico e vengano garantite le condizioni fondamentali per il normale ed effettivo sviluppo della sua missione evangelizzatrice. In questo contesto, cari fratelli, è di primaria importanza che le vostre Chiese locali si presentino agli occhi del mondo come il Sacramento dell'Unità, loro che, come affermava il Concilio Vaticano Secondo, camminano "insieme con l'umanità tutta e sperimentano assieme al mondo la medesima sorte terrena", e per questo devono dimostrarsi sempre più "come il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata e rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio" (GS 40), affinché ognuno veda nel proprio simile non un antagonista con cui competere, bensi un fratello al quale unirsi per costruire un mondo più giusto e solidale. Esortate i vostri fedeli a collaborare - insieme a tutti i cittadini di buona volontà - per la ricostruzione del tessuto umano e spirituale della società, con generosità e spirito di sacrificio.

Catechizzate i fedeli nelle virtù proprie della vita sociale. Cercate allo stesso tempo di suscitare e sostenere la vocazione dei dirigenti cristiani affinché nelle attività lavorative, imprenditoriali, politiche e in tutti i settori della vita nazionale, si propongano di mettere in pratica i postulati della Dottrina Sociale della Chiesa.


3. Nella nuova tappa del cammino di riconciliazione, la vostra Conferenza Episcopale potrà raggiungere gli obiettivi desiderati solo se sarà animata da una progressiva e intensa comunione fra tutti i membri, in modo che la vostra voce si levi all'unisono di fronte ai fedeli e di fronte alla società. La vostra unione, tanto preziosa in passato, lo sarà ancor più in futuro. Quali "successori degli Apostoli, i quali... reggono la casa del Dio vivente" (LG 18), prendete in esame lo stato attuale delle comunità cristiane a voi affidate, soffermandovi sulle loro potenzialità e sui loro problemi. Esse sono oggi chiamate a riorganizzarsi e a dare un nuovo impulso alla loro vita interna e alla loro attività pastorale. Per questo, è necessario giungere all'elaborazione di un progetto di pastorale unificata per le vostre diocesi, in modo da rivitalizzare tutte le comunità della Chiesa, e poter in tal modo adempiere più pienamente al mandato evangelizzatore di Cristo. Perché la vita interiore della Chiesa "non acquista tutto il suo significato se non quando essa diventa testimonianza..., si fa predicazione e annuncio della buona novella" (EV 15).


4. Mi unisco solidalmente ai pressanti appelli dei missionari, lanciati da tanti di voi a diverse congregazioni religiose e a diocesi di altre nazioni. Quanto desidero e prego il Signore della messe perché venga loro data una risposta generosa, nell'ambito di quello "scambio dei doni" considerato dal Concilio essenziale per la communio Ecclesiarum (cfr. LG 13)!. Per far fronte alla grave carenza di sacerdoti che vi affligge, si trovino nuove vie e iniziative in un contesto di fruttuosa collaborazione tra le vostre diocesi e la Santa Sede che, in questo campo, si sente "chiamata a svolgere un ruolo di propulsione, di sensibilizzazione e di mediazione. Essa dovrebbe facilitare il contatto tra i due "poli", quello del bisogno e quello dell'offerta di aiuti" come forza catalizzatrice (Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica: "Per una più equa distribuzione dei sacerdoti nella Chiesa", in OR 15/3/91). Vi esorto a trovare forme e modi di partecipazione anche nell'ambito della vostra Conferenza Episcopale, soprattutto per quanto riguarda i servizi comuni o di emergenza alle Chiese più bisognose, secondo l'esempio delle comunità apostoliche che, "nonostante la lunga prova della tribolazione, la loro grande gioia e la loro estrema povertà si sono tramutate nella ricchezza della loro generosità" (2Co 8,2). Osservando le necessità attualmente avvertite e i frutti che da esse potrebbero nascere, menziono tre campi di mutua collaborazione. Inizio dal settore dei mezzi di comunicazione sociale che permetteranno di moltiplicare la vostra voce eccelsiale. Mi auguro che il processo di ritorno alla Chiesa di "Radio Ecclesia" e delle altre strutture al servizio della comunicazione sociale possa presto concludersi. Infatti i mass media costituiscono il primo "aeropago dei tempi moderni", dove il Vangelo deve essere annunciato (RMi 37). L'elaborazione di un catechismo a livello nazionale è l'impresa in cui dovete cimentarvi tutti insieme, affinché le comunità ecclesiasi possano disporre di un itinerario sistematico più incisivo di catechesi per le diverse fasi della vita, che renda possibile il consolidarsi religioso e culturale dell'anima cristiana del popolo di Sao Tomé e Principe e dell'Angola. L'eroico servizio e la testimonianza di tanti e tanti catechisti laici - a cui desidero tributare qui un debito omaggio -, la fame e la sete della Parola di Dio dei vostri fedeli, che in questi anni non hanno risparmiato sforzi per saziarla, saranno lo stimolo e l'appello a cui lo Spirito di Dio e voi saprete rispondere. Desidero inoltre esortarvi a una solidarietà episcopale concreta per quanto riguarda l'edificazione di un vero e proprio presbiterio diocesano, in cui emerga il sacerdote integro e zelante, che riproduce in sé la figura del "buon pastore (che) offre la vita per le pecore" (Jn 10,11).

Un tale presbiterio costituisce una delle condizioni più importanti perché la Chiesa possa considerarsi stabilita, incarnata e fortificata dallo Spirito di Dio in una determinata regione della terra.


5. Nonostante attualmente si verifichi un consolante fiorire di vocazioni al ministero presbiteriale e alla vita religiosa, e un'immensa necessità di queste nelle vostre diocesi, non trascurate la Pastorale delle Vocazioni né la selezione dei candidati o la loro adeguata formazione. La scoperta, la promozione e il consolidamento delle vocazioni dipende in gran parte dalla vita e dalla testimonianza cristiana presente nella famiglia, nella comunità ecclesiale e nell'ambiente scolastico che, proprio per questo, devono essere compresi e contemplati nella stessa pastorale. La formazione del clero sia la vostra priorità assoluta. L'autenticità del criterio vocazionale e della formazione sacerdotale è valutata dal modo in cui aiuta il seminarista a trasformarsi sempre più a immagine di Gesù Cristo Sacerdote e Pastore. Cercate quindi di far si che il Seminario sia realmente una comunità di educazione e di formazione in grado di creare, nel giovane, l'equilibrio necessario per le decisioni da prendere, nella certezza di aver maturato allo stesso tempo il proprio essere umano, cristiano e presbiteriale; che sia un luogo di vita spirituale profonda, aperto alle esigenze del mondo attuale, in cui si respiri un'atmosfera di Vangelo e di autentica fratellanza. La vostra azione è fondamentale nella scelta dei formatori. Siano essi veri uomini di Dio e della Chiesa, saldi nella dottrina e nella pietà, impregnati della Tradizione viva della Chiesa e, allo stesso tempo, aperti alle nuove realtà che lo Spirito suscita sempre in ogni epoca. So quanto sentite la mancanza di un numero sufficiente di formatori e di professori ben preparati spiritualmente e intellettualmente. Ciò vi spinge a seguire maggiormente il seminario e ad aprirvi all'aiuto fraterno dal di fuori.


6. Tuttavia la Chiesa non potrà avere piena vitalità senza il contributo decisivo dei laici e soprattutto della famiglia cristiana, cellula primaria dell'organismo ecclesiale. In questo campo, vi sarà utile prendere la Famiglia di Nazareth come modello e base della vostra azione pastorale. So che alcune diocesi hanno dedicato alla Pastorale Familiare un interesse prioritario, rendendola uno dei punti fondamentali della nuova evangelizzazione. L'accogliere con gioia la vita è un valore che sentite molto vivo, e che deve essere premurosamente difeso e incoraggiato. Promuovete una pastorale che porti i credenti a diventare artefici di una "cultura della vita", in grado di limitare quelle forme di violenza che ancora oggi non permettono di considerare la persona nella sua giusta prospettiva.

Proseguite nel cammino che avete già intrapreso in questo senso, consapevoli del fatto che la famiglia si difende predisponendo un'opportuna tutela sociale, etica e spirituale, curando la formazione integrale di tutti i suoi membri, e soprattutto educandola ad una matura pratica della fede e all'aiuto reciproco sia all'interno del focolare domestico come tra le diverse coppie. Si tratta di dar vita a una pastorale familiare organica e permanente, destinando a ciò i mezzi necessari e preparando a tale obiettivo agenti pastorali idonei tra i vostri sacerdoti, religiosi e famiglie che, con una formazione specifica nelle materie relative a tale contesto, vi aiutino ad affrontare con creatività ed efficacia la salvaguardia della famiglia.


7. Il mio pensiero si rivolge in modo speciale a Sao Tomé e Principe, dove un'insufficiente opera di evangelizzazione e diversi avvenimenti storici hanno accumulato preconcetti e traumi, che sono sfociati nell'instaurarsi di una vera e propria mentalità anti-matrimonio. Questo primo lustro di presenza permanente di un proprio vescovo, il caro fratello Abilio Ribas, ha reso possibile l'inizio di una nuova evangelizzazione che, con animo forte e fiducia nel Signore Gesù, vi esorto a proseguire. Occorre ricostruire la famiglia di Sao Tomé come una sacra alleanza di persone, come un rifugio di generazioni. Che questa famiglia costituisca un ambiente autentico e responsabile di amore e di vita. Educate le famiglie al senso di Dio e all'aiuto reciproco; e non sottraetevi al compito di annunziar loro tutta la volontà di Dio (cfr. Ac 20,27). Il futuro della Chiesa a Sao Tomé e Principe e il bene di questa nazione dipendono, in gran parte, dal consolidamento dell'istituzione familiare - fondata sul matrimonio indissolubile.

Non esiste infatti una società sana se non con famiglie sane. Solamente esse potranno offrire al paese una gioventù piena di speranze. La mancanza o la rottura della vita familiare fa le sue prime vittime nei figli che, sentendosi affettivamente e spiritualmente abbandonati, non riusciranno a raggiungere il loro sviluppo integrale con conseguente disorientamento, mancanza di valori e norme di vita, scarso amore per il lavoro, vulnerabilità nei confronti dell'edonismo e della corruzione morale, dell'alcolismo, della droga e della delinquenza.


8. Carissimi fratelli nell'Episcopato, nel concludere questo mio fraterno colloquio con voi, voglio riconfermare tutto l'affetto e la stima che nutro per ciascuno di voi. Nell'ascoltarvi individualmente, dopo aver riletto i vostri resoconti, ho potuto constatare la dedizione con cui guidate le vostre diocesi e apprezzare la comunione che vi unisce gli uni agli altri. Nell'incessante ascolto della Parola e nel silenzio della preghiera potrete trovare la forza per affrontare le difficoltà del servizio apostolico quotidiano, la luce per condurre il gregge affidato alla vostra responsabilità pastorale e il vigore spirituale per confermare i vostri fratelli nella fede. Non stancatevi di pregare per le vostre comunità ed educatele alla docile adesione alla volontà di Dio. Siate in ogni circostanza fermento vivo di coesione e fratellanza e continuate a proclamare la Buona Novella indicando al mondo, lacerato da tante violenze, Cristo "nostra Pace" (Ep 2,14). Di tutto cuore imparto a ciascuno di voi la Benedizione Apostolica, estesa ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai seminaristi, ai catechisti e a tutti i cari figli dell'Angola e di Sao Tomé e Principe, che saranno sempre vicini al cuore del Papa.

Maria, Madre della Chiesa e Signora della pace, sostenga i vostri sforzi e custodisca le vostre diocesi in una perenne fedeltà al Vangelo, e in uncessante servizio di liberazione, di solidarietà e di riconciliazione tra gli uomini e tra essi e Dio.

Data: 1991-09-05
Giovedi 5 Settembre 1991



GPII 1991 Insegnamenti - Ai partecipanti ad un Convegno sul mondo circense