GPII 1991 Insegnamenti - Le parole pronunciate prima della benedizione conclusiva - Radom (Polonia)

Le parole pronunciate prima della benedizione conclusiva - Radom (Polonia)

Titolo: La saggezza della nazione si costruisce oggi sulla sapienza della Croce e sulla fiducia nella Madre di Dio

Cari fratelli e sorelle Mentre il Santissimo Sacrificio volge verso la fine, in questo vasto aeroporto di Radom, desidero esprimere la mia gratitudine alla Divina Provvidenza, per aver potuto essere qui tra voi e pregare insieme a voi.

Ringrazio la Divina Provvidenza per avermi concesso di visitare la Chiesa e i fedeli della Diocesi di Sandomierz-Radom. Di una terra donatasi a Dio e alla Patria. Desidero abbracciare con il cuore tutti coloro che, sin dagli albori della storia, mettevano le basi della grandezza spirituale di questa diocesi, coloro che lottarono, nel corso dei secoli, per la giustizia e per il diritto della Polonia all'indipendenza. Percorro con il pensiero il tempo delle spartizioni e l'umiliante prepotenza degli zar; il tempo delle insurrezioni nazionali e il periodo della seconda guerra mondiale in modo particolare; oppure gli anni del dopoguerra. Voglio nominare qui, anche il vescovo Piotr Golebiowski e la sua fermezza nella questione di Wierzbice; le iniziative intraprese da lui per salvare l'unità della Chiesa. Anni fa, come Metropolita di Cracovia, lo ringraziai personalmente per quella sollecitudine veramente pastorale, e oggi rinnovo tale ringraziamento. E' sepolto nella cripta della Basilica Cattedrale a Sandomierz e circondato dal grato ricordo e dalla perpetua devozione dei sacerdoti e dei fedeli.

E' sempre vivo in me il ricordo della nuova peregrinazione dell'immagine della Madre di Dio. Infatti e stato proprio qui che Maria riprese il percorso del pellegrinaggio attraverso la Polonia e qui l'immagine della visitazione è tornata.

Non dimenticheremo la peregrinazione del Legno della Santa Croce a Radom negli anni dell'intensificata ateizzazione. Abbiamo oggi i motivi per aver fiducia nella saggezza della nazione, che si costruisce sulla sapienza del Vangelo, sulla Croce e sulla fiducia nella Madre di Dio.

Con il cuore abbraccio gli abitanti dell'antichissima Sandomierz e in questa occasione desidero ricordare i Vescovi defunti: Walenty Wojcik e Stanislaw Sygnet, legati a questa città.

Nella mani del Vescovo Pastore presento speciali saluti e ringraziamenti ai qui presenti Cardinali ospiti con il Primate polacco, vescovi diocesani e ausiliari. Saluto i Sacerdoti, le Congregazioni religiose maschili e femminili tutti i fedeli della diocesi di Sandomierz-Radom, gli ospiti e coloro che si sono uniti alle nostre preghiere, come pellegrini, dalle diocesi vicine: prima di tutto alle diocesi di Lublino, di Lodz e di Podlasie.

Rivolgo un caloroso saluto alle diverse migliaia di rappresentanti dei movimenti contro l'alcolismo. Che Dio benedica la vostra attività così benedetta per la Patria. E' qui presente un gruppo di pellegrini polacchi da Wilno, guidato dal Vescovo Aleksander Kaszkiewicz; un gruppo di pellegrini polacchi che risiedono in Inghilterra, a Bristol, della parrocchia della Madonna della Porta dell'Aurora.

Un gruppo di pellegrini da Vicenza in Italia, guidato dal Vescovo Pietro Giacomo Nonis; i giovani della Università Cattolica di Lublino con il corpo insegnante ed il Senato alla testa; la gioventù ed il Senato della Scuola Superiore di Ingegneria di Radom; un gruppo di pellegrini polacchi provenienti dal Canada e dagli USA; i rappresentanti di tutti i comitati regionali di "Solidarnosc" con il Presidente della Commissione Nazionale in testa (si tratta dell'attuale successore di Lech Walesa, Marian Krzaklewski, che ho già avuto personalmente occasione di conoscere a Roma nel centenario della Rerum Novarum); inoltre un gruppo di ex combattenti dell'Armja Krajowa; ex prigionieri dei campi di concentrarnento, ed ex prigionieri politici. C'è un gruppo di più di ottocento soldati, ci sono i lavoratori delle acciaierie di Ostrowiec SwietoKrzyski, gruppi di pellegrini di ferrovieri e di guardaboschi, sono stati loro a costruire questo meraviglioso altare; ci sono coltivatori, lavoratori dell'energia, lavoratori di tutti i campi dell'industria, inoltre un pellegrinaggio di guide turistiche provenienti da tutta la Polonia; ci sono inoltre molti, molti di coloro che nutrono la nazione - gli agricoltori, anche se un incontro ed un discorso speciale con loro è previsto per il pomeriggio di oggi a Lomza.

Un saluto pieno di amore va ai malati ed ai sofferenti, alle persone prive di udito o di vista, che sono qui presenti numerosi ed anche al gruppo di pellegrini proveniente da tutta la Polonia delle persone ammalate di diabete.

Quanto vi sono grato, fratelli e sorelle, che in questa Santissima Offerta abbiate voluto essere con noi insieme al Papa, vostro connazionale. Che Dio ve ne renda merito! Oltre a tutti coloro che ho ricordato, e che forse non sono stato in grado di ricordare, è qui anche questo forte vento... dell'arrivo in terra polacca a Koszalin sul Baltico. Un vento che viene dal mare. E' questo vento ritorna in diverse tappe. Ci si può qui ricollegare al vecchio detto: il Papa getta le parole al vento. Effettivamente getta le parole al vento! Poiché egli crede al vento.

Crede in questo potente vento che un tempo fece tremare le pareti del Cenacolo a Gerusalemme. In questo vento si è espressa, attraverso la forza della natura, il soffio dello Spirito Santo. Il Papa crede nel vento, in quello del Cenacolo, in quello della Pentecoste. Crede che le parole gettate a questo vento polacco non verranno gettate in chissà quale direzione, ma che andranno come lo Spirito Santo, che dal Cenacolo su tutte le regioni della terra ha soffiato il potente vento dello Spirito Santo. Infatti il Verbo Incarnato, Cristo, parti da questo mondo e tutto ciò che ci aveva portato con il suo insegnamento e con i suoi atti messianici, tutto ciò lo getto nel vento, lo getto nel vento della Pentecoste ed in forza di questo vento dura il Verbo Incarnato, il Verbo del Vangelo, e porta frutti. E perciò finendo questo mio incontro con voi, cari fratelli e sorelle, desidero con voi innalzare la mia preghiera alla Santissima Trinità, affinché il vento dello Spirito Santo porti la parola del Papa e la parola di questa nostra comunità poiché noi tutti esprimiamo questa parola di verità, la porti e la innesti nuovamente nella nostra nuova realtà polacca, affinché formi la nostra nuova indipendenza, affinché formi la nostra nuova vita in tutte le sue dimensioni, ed affinché questa terza repubblica sia forte dell'ispirazione divina, di questo vento, il vento dello Spirito Santo, che rinnova la faccia della terra.

Ora imparto a tutti la benedizione ed è questa la preghiera finale con la quale ci rivolgiamo alla Santissima Trinità chiedendo che la Santissima offerta fruttifichi nei nostri cuori e nelle nostre coscienze.

(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-04
Martedi 4 Giugno 1991

L'omelia della messa sulla spianata adiacente alla chiesa della Divina Misericordia - Lomza (Polonia)

Titolo: Che la società si liberi dall'illusione di quella libertà con cui si cerca di offuscare la realtà della dissolutezza




1. "Il seme è la parola di Dio, e Cristo è il seminatore" (cfr. Lc 8,11).

Cari fratelli e sorelle, Rendo grazie alla Santissima Trinità, per mezzo della Madre di Cristo venerata nella Cattedrale di Lomza, perché mi è dato essere oggi qui, a Lomza. In questa grande comunità del Popolo di Dio, nella quale prevalgono gli agricoltori che coltivano la terra. Abbiamo ascoltato la parabola di Cristo, del seminatore e del seme che cade nel campo coltivato dall'uomo.

L'odierno incontro mi ricorda - quattro anni fa durante il precedente pellegrinaggio in Patria - una grande assemblea, nei prati umidi nei pressi di Tarnow, in occasione della beatificazione di Carolina Kozka, figlia della campagna polacca.

Ma in più mi torna in mente la sosta a Lomza durante le celebrazioni del Millennio del Battesimo della Polonia - nel 1966. Ho sempre davanti agli occhi la figura del Card. Stefano Wyszynski, Primate di Polonia - come se sentissi continuamente le parole della sua omelia nella quale si riferiva all'opera di Reymont "Chlopy" ("I contadini"), per toccare il grande segreto dell'anima contadina: l'amore per la terra.


2. Voi, cari partecipanti all'odierna visita del Papa, fratelli e sorelle, siete eredi di quelle generazioni alle quali faceva riferimento il defunto Primate del Millennio - egli stesso, del resto figlio della vostra terra, nato a Zuzela sul Bug. E anche se il lavoro della terra, per il progresso della tecnica, ha un po' cambiato il suo carattere antico - tuttavia continua a mantenere i suoi tradizionali essenziali segni. Il banco del lavoro è la terra coltivata dall'uomo e coltivandola egli le permette di rivelarsi nella sua raccolta, nella sua naturale fertilità. Questa terra - il banco del lavoro dell'agricoltore - la terra che genera e che nutre, diventa dunque simile ad una madre. Madre-terra. Di nessun altro banco del lavoro è possibile esprimersi in simile modo.

E' l'uomo che coltiva questa terra, si sente - giustamente - il diretto destinatario e mandatario di quelle antichissime parole del Creatore stesso, pronunciate ai primi genitori: "soggiogate la terra" (cfr. Gn 1,28).

Conoscevo, cari fratelli e sorelle, le difficoltà di ieri della campagna polacca, parlai più volte su questo tema. Conosco anche, almeno parzialmente, i nuovi problemi dell'agricoltura, quelli di oggi. So che il contadino polacco comincia nuovamente quasi a perdere la sicurezza di sé e la speranza per il futuro. Mi sono commosso per la vostra lettera dell'8 maggio u.s. che mi avete inviato in Vaticano. In essa mi parlate di un certo esaurimento di forze vitali della nostra Nazione e dei dispiaceri della vostra vita, dei quali fa parte la povertà che si va estendendo, un veloce arricchimento di alcuni e la mancanza di prospettive per gli altri. Avete tuttavia anche la consapevolezza che in Polonia si sta operando un grande passaggio e che bisogna salvare le riforme finora attuate, conferendo ad esse una dimensione nuova negli anni che verranno. "In una Polonia sovrana - scrivete - stiamo ricostruendo il sistema sociale secondo i normali principi democratici. Cerchiamo di elaborare le opportune soluzioni economiche".

Vi benedica Dio in questo nobile sforzo. Io cerco di essere con voi e raccomando i vostri problemi a Dio nella preghiera.

Naturalmente i problemi dell'agricoltura non possono essere staccati dalle riforme dell'intero sistema economico, pero tutti sentono anche, che questo settore, del resto non solo nella nostra Patria, esige una particolare protezione, la collaborazione di molti settori e la solidarietà di tutti gli ambienti, e soprattutto richiede la garanzia della libera iniziativa degli agricoltori stessi.

Tutti sappiamo quanti sono i problemi difficili da risolvere. Occorre che la voce dello sperimentato agricoltore venga sentita nello Stato e venga rispettata.


3. La parabola del seminatore, come ogni altra parabola nel Vangelo di Cristo, ha tuttavia il suo senso metaforico, analogico: parla del regno di Dio. Come la storia di questa terra viene attraversata dal lavoro di uomini-seminatori e aratori, così attraverso la storia dell'uomo - degli uomini che abitano la terra - procede il lavoro della parola di Dio e del suo Seminatore. Il Seminatore è Cristo. Già prima di lui vi erano molti seminatori della verità divina: "Dio che aveva già parlato molte volte e in diversi modi... per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni ha parlato... per mezzo del Figlio" (He 1,1), Egli stesso - il Figlio eterno - è il Verbo consostanziale al Padre. Il Vangelo della nuova ed eterna Alleanza è la parola di questo Verbo. La terra nel corso di duemila anni è stata già abbondantemente seminata con questa parola. E' soprattutto Cristo stesso come Verbo ha reso fertile questa terra della storia umana per mezzo della redenzione mediante il sangue della sua croce. E' nella parola della croce continua la sua semina, dando inizio a "un nuovo cielo e una nuova terra" (cfr. Ap 21,1).

Tutti i seminatori della parola di Cristo attingono la forza del loro servizio da quell'indicibile mistero, quale è diventata - una volta per sempre - l'unione del Dio Verbo con la natura umana, e in un certo senso con ogni uomo (come insegna l'ultimo Concilio, cfr. GS 22). Cadono le parole del Vangelo sulla terra delle anime degli uomini, ma soprattutto il Verbo Eterno stesso, generato per opera dello Spirito Santo da una Vergine-Madre, è diventato fonte di vita per le anime umane.


4. Nella parabola evangelica Cristo rivolge l'attenzione soprattutto sulla terra delle anime degli uomini e delle umane coscienze - e mostra che cosa avviene alla parola di Dio in dipendenza dalla specie di questa particolare terra. Udiamo dunque parlare di un seme che è stato portato via e non ha attecchito nel cuore dell'uomo, perché questi ha ceduto al Maligno e non ha capito la Parola. Sentiamo parlare del seme caduto sulla terra rocciosa, sulla terra dura - e che non era in grado di mettere le radici, dunque non ha resistito alla prima prova. Udiamo parlare del seme caduto tra i cardi e le spine - che è stato da essi soffocato (questi cardi e spine sono un'illusione della temporaneità e del benessere che passano). Solamente il seme caduto sulla terra buona, fertile, produce frutto. Chi è questa terra fertile? Colui che ascolta la parola e la comprende. Ascolta e comprende. Non è sufficiente ascoltare, bisogna accoglierla con la mente e con il cuore.

"Chi ha orecchi (per udire), intenda" (Mt 13,9) - dice il Seminatore divino.

Tutti abbiamo udito. Ognuno di noi domandi a se stesso: quale terra sono? Che cosa avviene del seme della verità divina nella mia vita?


5. "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?" - domanda nel Vangelo il giovane, ascoltatore delle parole di Gesù (Mt 19,16). "Osserva i comandamenti" (Mt 19,17) - e Cristo ricorda il Decalogo dell'Antica Alleanza, che è la legge di Dio e l'indicatore della strada della moralità umana in ogni tempo e luogo. Quest'anno il mio peregrinare attraverso la Polonia è unito al Decalogo.

Cari fratelli e sorelle! Da secoli dura la semina di Dio nella nostra terra.

Attraverso le generazioni la verità della moralità umana e cristiana cade sulla terra delle anime. Come è questa terra? Che cosa è successo al seme del Vangelo nello spazio delle ultime generazioni? Questo seme dei comandamenti raggiunge una terra fertile? O forse questa è una terra dura, che non accoglie la parola della verità? Non accetta le esigenze della moralità, poste all'uomo da Dio, e allo stesso tempo dalla coscienza umana, la quale - se è sana - essa stessa diventa la voce di Dio che parla nell'intimo dell'uomo? I fondamentali principi della moralità non sono stati essi "strappati" dalla nostra terra dal Maligno, che si nasconde sotto diverse forme? Non sono stati "divorati" dagli stridenti uccelli rapaci di una multiforme propaganda, di pubblicazioni, di spettacoli, di programmi, che giocano con la nostra debolezza umana? Cosa è successo nella nostra vita polacca con il comandamento "non commettere adulterio"? Gli sposi ci tengono davvero che i loro figli nascano da genitori puri? Portiamo dentro di noi il senso che il corpo umano è chiamato alla risurrezione e che dovremmo preoccuparci di mantenere la sua dignità? Sapremo renderci conto che la sessualità umana è la prova di una fiducia, addirittura inaudibile, dimostrata da Dio all'uomo e alla donna e ci adoperiamo noi a non deludere questa fiducia? Abbiamo presente che ogni uomo è una persona e che non è lecito ridurre l'altro a un ruolo di oggetto, che si può guardare per concupiscenza, o che viene semplicemente usato? I fidanzati costruiscono la loro futura unione matrimoniale, nel modo in cui questo va fatto: cioè, iniziando dal costruire l'unione di spirito? Lavorano gli sposi su l'approfondimento della loro unione matrimoniale - nonostante tutta la fatica, ed anche le oggettive difficoltà, che la vita porta con sé, nonostante le varie deficienze di cui tutti e due sono portatori? Ricordano essi che al momento del loro matrimonio davanti all'altare il Cristo stesso si è impegnato ad essere sempre con loro, ad essere la loro luce e la loro forza? Ci tengono davvero gli sposi che questa presenza divina di Cristo colmi la loro vita matrimoniale e familiare? Davanti a Dio pongo queste domande a tutte le famiglie cattoliche, a tutti gli sposi, a tutti i genitori in Polonia!


6. Il seminatore del Vangelo è allo stesso tempo il pastore. E' il buon pastore.

Nella sua sollecitudine pastorale per l'uomo la Chiesa si concentra in modo particolare sui problemi del lavoro degli agricoltori. Un'espressione di questa premura la troviamo ad esempio nell'Enciclica "Mater et Magistra" di Giovanni XXIII, egli stesso figlio di contadini in una famiglia numerosa. Allo stesso tempo la Chiesa conta sulle sane tradizioni morali di coloro che lavorano la terra, legati alla terra - e per questo più vicini al Creatore. Sensibili alla sua legge, al Decalogo e al Vangelo di Cristo.

Cristo, il buon Pastore, si pone tra l'uomo e la donna in questo grande sacramento per mezzo del quale diventano marito e moglie, e in seguito genitori dei loro figli: padre e madre.

Colui che insegna: "Non commettere adulterio", è il Buon Pastore: il pastore dell'amore umano che vuole rendere bello, duraturo, fedele, indissolubile.

Se vi giurate reciprocamente: "non ti lascero fino alla morte", Lui, il buon Pastore, diventa nel sacramento il supremo Garante di questi vostri voti. Il sacramento è la fonte di forza morale per l'uomo, per l'uomo e per la donna, perché ambedue facciano fronte ai loro voti. Perché vincano le debolezze e le tentazioni. Perché non si lascino sedurre da nessuna moda. Bisogna soltanto collaborare con perseveranza alla grazia del Sacramento del Matrimonio. Bisogna costantemente rinnovare questa grazia! Che tutta la nostra società si liberi da quell'illusione della libertà, del libero amore, con cui si cerca di offuscare la realtà dell'adulterio e della dissolutezza. Costa troppo questa illusione. Sono troppo numerosi i bambini che debbono perdere la fiducia nei genitori - e in questo modo si abbassa quel terreno indispensabile, su cui essi stessi devono costruire il proprio futuro e il futuro della società. E si deteriora quel sano tessuto di contatti e di sistemi interumani.

Buon Pastore! Che cosa dobbiamo fare, perché questo processo, crescente attraverso anni interi, si fermi e si inverta? Che cosa dobbiamo fare perché la voce del comandamento di Dio e la voce della coscienza cristiana non vengano più stordite, strappate, divorate da uccelli rapaci? Che cosa dobbiamo fare perché questa voce cada su una terra buona? Che cosa dobbiamo fare? Madre di Cana di Galilea, che oggi dovremo incoronare nella tua effige nella Cattedrale di Lomza? Tu hai detto: "Fate quello che vi dirà lui, mio Figlio, il Seminatore e il Pastore, quello fate" (cfr. Jn 2,5).

Madre di Cristo! Madre nostra! Ripeti instancabilmente le parole di Cana: "Fate quello".

Si. Solo Lui "ha parole di vita eterna" (cfr. Jn 6,68). Amen.(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-04
Martedi 4 Giugno 1991

Il saluto ai fedeli prima della benedizione conclusiva - Lomza (Polonia)

Titolo: Nella vita non si può perdere il vero amore e non si può sostituirlo con dei surrogati

Cari fratelli e sorelle! Prima di dare la benedizione mi rivolgo ancora una volta a voi tutti con un cordiale saluto.

Abbraccio con un affettuoso pensiero tutte le regioni della vostra bellissima diocesi. La ricchezza della natura e la forza della sua vita mi hanno sempre attirato qui.

Abbraccio con cuore il fedele popolo dei Kurpi, ricco di tradizioni patrie e di cultura natia! Continua ad essere presente nella mia memoria l'incantevole terra di Augustow con il suo santuario mariano a Studzieniczna e Krasnybor, la vasta e bella regione di Suwalki, la città di Suwalki e la vicina Wigry, un tempo sede vescovile della diocesi di Wigry, e poi ancora Sejny, anche antica sede della diocesi di Sejny, con la sua basilica e il santuario mariano. E' qui che quindici anni fa ho posto le corone d'oro sulle tempie della Madonna di Sejny, accanto all'indimenticabile Primate del Millennio. Da questa terra egli è uscito. Lo ricordiamo qui anche in modo particolare.

Indirizzo parole piene di amore a voi, amati Lituani della terra di Sejny e di Suwalki, e a coloro che per questa Eucaristia e l'incontro di domani sono venuti con il cardinale Sladkevicius e con i Vescovi della Lituania. (In lituano) Sia lodato Gesù Cristo.

Sono contento della presenza di molti venerabili e cari ospiti. Saluto durante questa celebrazione dedicata in modo particolare ai contadini, i qui presenti rappresentanti della "Solidarnosc" rurale.

In questa terra non posso non ricordare voi, cari fratelli e sorelle, che avete vissuto la deportazione in Siberia, e che impersonificate la splendida storia e nello stesso tempo il martirio di questa terra. Salutiamo i viventi.

Preghiamo per i morti a Katyn e in molti altri luoghi.

Desidero, per finire, abbracciare tutti i presenti a questa assemblea eucaristica, e tramite voi tutta la diocesi. Portate il mio saluto e la mia benedizione nelle vostre parrocchie e case.

Saluto cordialmente i rappresentanti del Governo: il Primo Ministro della Repubblica, Jan Krzysztof Bielecki, il Ministro dell'Agricoltura, Adam Panski, le autorità della città di Lomza e del voivodato. Saluto i nostri ospiti e i Vescovi dalla Germania con a capo il Cardinale Joachim Meisner e il Presidente della Conferenza dell'Episcopato, il Vescovo Karl Lehmann. I Vescovi dall'Italia e dalla Spagna, i nostri connazionali: il Cardinale Edmund Szoka e il Vescovo Wesoly da Roma, i Vescovi: Abramowicz e Jakubowski da Chicago, l'Episcopato della Polonia con il Primate, i Cardinali e tutti i qui presenti Arcivescovi e Vescovi polacchi.

I rappresentanti delle Università cattoliche. Abbraccio con cuore tutti i partecipanti a questa assemblea eucaristica e tramite voi tutta la diocesi di Lomza. Portate il mio saluto e la mia benedizione nelle vostre case, ambienti e parrocchie. E non dimenticate anche i laghi, almeno quello di Rajgrodzkie. E infine mi sia permesso nominare il padrone di casa, che ha invitato tutti questi ospiti, me compreso; il Vescovo Juliusz e i suoi collaboratori nella missione episcopale a Lomza ereditano una particolare tradizione. Ho nella memoria i loro predecessori, già defunti, ma viventi nei nostri cuori. Durante la Santa Messa li ho ricordati, perché la stessa ospitalità di Lomza era anche una loro caratteristica, era una loro virtù, di cui usufruivano i Vescovi polacchi e i connazionali. Questa volta si sono allargati i vecchi muri della casa di Lomza e la casa del Vescovo è contenta per i tanti ospiti da tutto il mondo. Per non parlare di tutti quei sacerdoti giovani di Lomza, che sono ospiti in diverse diocesi e seminari di tutto il mondo.

E alla fine mi rivolgo a Te, Madonna della cattedrale di Lomza, oggi incoronata. Sii Madre di un amore splendido per noi tutti, per gli sposi e per la gioventù. Aiutaci a trovare la risposta a quelle domande, che oggi sono state poste nell'omelia. Formaci i cuori, affinché sappiamo quale amore è vero e come distinguerlo dall'amore apparente. Perché nella gioventù o nel matrimonio non cediamo a falsi profeti, che non mancano, non mancano in tutto il mondo, dunque è difficile meravigliarsi che non ci siano anche in Polonia. Del resto ognuno di noi porta in sé quel falso profeta, che si chiama triplice concupiscenza. Non è pero una potenza invincibile. Bisogna fin dall'infanzia imparare a guardare negli occhi di questa Madre dello Splendido Amore e lei ci insegnerà la giusta risposta alla domanda, qualche volta molto difficile, in cui bisogna anche intraprendere una lotta con se stessi. E' pero una lotta per un valore molto, molto grande, perché nella vita non si può perdere l'amore. Non si può perdere il vero, vero amore. Non si può sostituire questo con dei surrogati. perciò si prenda come criterio semplicemente ciò che ognuna e ognuno di voi deve promettere nel momento del sacramento: amore, fedeltà, onestà matrimoniale e che non ti abbandonero fino alla morte. Questo è la verifica. Non lasciatevi incantare da altre apparenze.

Madonna di Lomza, Madonna della Cattedrale di Lomza, io oggi ho messo sulle Tue tempie questa corona d'oro. Ti ho incoronato con la corona dell'amore splendido e tutta, questa questione dell'amore dei Polacchi, buono, puro, nobile e vero, affido a Te.

Tu vigila su di essi vigila maternamente, anche quando Ti sfuggono, inseguili, conducili sulle giuste vie, insegna dov'è la verità, perché tutti i falsi profeti che non mancano, non l'abbiano vinta con Te. Non l'hanno avuta vinta gli Svedesi, non l'avranno vinta gli altri. (Scusate, penso che non ci sia qui forse nessun svedese, ma io pensavo agli Svedesi del XVII secolo). Ecco l'aggiunta, e adesso rimane soltanto quest'ultimo atto liturgico che desidero condividere con voi, che voglio offrirvi, cari fratelli e sorelle, in una così numerosa assemblea Eucaristica qui riuniti, l'atto di benedizione nel nome della Santissima Trinità.

(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-04
Martedi 4 Giugno 1991


L'incontro con la comunità lituana nella cattedrale di Lomza (Polonia)

Titolo: Spero che si avvicini il giorno in cui sul percorso del Papa pellegrino si trovi la Lituania




1. Fratelli e sorelle! Cari Lituani! Eminenza, cari fratelli dell'Episcopato! Avevo un desiderio ardente di incontrarmi con voi durante il mio soggiorno a Lomza. Per questo, all'inizio esprimo la mia grande gioia di essere arrivati a questo incontro di preghiere qui, nella cattedrale di Lomza, che anche voi formate vivendo in questa terra, pregando e testimoniando la vostra fede. Vi saluto tutti cordialmente. Insieme a voi mi rallegro della presenza dei rappresentanti dell'Episcopato Lituano e di tutti gli Ospiti giunti su invito dell'Ordinario di Lomza.

In quest'ora il mio pensiero corre verso la bella terra di Sejny e di Suwalki dove vive la vostra compatta comunità lituana. Ricordo la magnifica basilica di Sejny, alla quale siete così fortemente attaccati, ove anni fa, mi fu dato insieme al Primate di Polonia, Cardinale Stefano Wyszynski, di incoronare la statua della Madre di Dio di Sejny. Vivete qui sulla terra dei vostri padri, uniti dalla comunione della lingua lituana, per la quale ha avuto molti meriti il Vescovo Antanas Baranauskas, la cui tomba si trova nella basilica di Sejny. Vi unisce e vi lega la sollecitudine per la fede, la cultura e il mantenimento dei costumi dei padri - nelle vostre famiglie e comunità parrocchiali. In questo modo si attua un arricchimento dell'intera società, dunque anche della Polonia, di cui siete cittadini. Tale atteggiamento avevo in mente scrivendo nell'Enciclica "Redemptoris Missio": "Il cristiano e le comunità cristiane vivono profondamente inseriti nella vita dei rispettivi popoli e sono segno del Vangelo anche nella fedeltà alla loro patria, al loro popolo, alla cultura nazionale, sempre pero nella libertà che Cristo ha portato. Il cristianesimo è aperto alla fratellanza universale, perché tutti gli uomini sono figli dello stesso Padre e fratelli in Cristo" (RMi 43).

Un'esplicita conferma della vostra cura nel coltivare e consolidare la lingua e la cultura lituane è il Liceo a Punsk. Solo su tale via, attraverso l'istruzione della gioventù, assicurerete il futuro e la solidità della vostra identità lituana. Nella vita della vostra comunità cercate di raggiungere nella perfezione le indicazioni che la Chiesa vi dà amorevolmente nella Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo del Concilio Vaticano II: "Cresce sempre più il numero degli uomini e delle donne di ogni ceto o nazione, coscienti di essere artefici ed autori della cultura della propria comunità. In tutto il mondo si sviluppa sempre più il senso dell'autonomia e della responsabilità, cosa che è di somma importanza per la maturità spirituale e morale dell'umanità. Ciò appare ancor più chiaramente, se teniamo presente l'unificazione del mondo e il compito che ci si impone di costruire un mondo migliore nella verità e nella giustizia. In tal modo siamo testimoni della nascita d'un nuovo umanesimo in cui l'uomo si definisce anzitutto per la sua responsabilità verso i suoi fratelli e verso la storia" (GS 55).


2. Cristo Signore, abbracciando con la preghiera sacerdotale tutti coloro che avrebbero creduto, pregava anche per voi, perché nel ricchissimo panorama del mondo: nazioni, popoli e lingue - la vostra nazione trovi il posto a sé dovuto, "perché tutti siano una sola cosa", "perché il mondo creda" (Jn 17,21). La Chiesa per volontà di Cristo unendo in sé tutti i popoli, esprime in diversi modi la sollecitudine per il loro bene spirituale. Il servizio sacerdotale dei vostri pastori sostiene le vostre giuste aspirazioni nazionali e consolida la vostra consapevolezza e la vostra identità. perciò è così importante il problema delle vocazioni sacerdotali provenienti dalle famiglie lituane, nelle quali regna uno spirito di autentico cristianesimo. Comprendete perfettamente quanto sia grande il bisogno di sacerdoti lituani: per voi e non soltanto per voi.

Cari fratelli e sorelle Lituani! Padri e madri! Che il problema delle vocazioni sacerdotali e religiose sia oggetto della vostra preghiera e frutto della vostra ardente fede! Il Papa ve lo pone oggi nel cuore!


3. L'incontro, nella Chiesa di Lomza, con la comunità lituana - oltre ai contenuti nominati - ha ancora dei riferimenti ulteriori e più ampi. L'incontro con voi apre il nostro pensiero e allarga il cuore a tutto il Popolo lituano, che è così vicino, difatti confina con la Polonia proprio per mezzo della diocesi di Lomza.

Possiamo non ricordarlo in questo momento? Nell'ora di questo particolare incontro non giunge a noi attraverso il confine, l'eco della fede e della speranza di questo Popolo che mi è così vicino e così caro: del Popolo lituano? Con speciale commozione penso ora al memorabile 28 giugno del 1987, in cui la Chiesa Lituana: a Vilnius, e la Chiesa universale a Roma, nella Basilica di San Pietro, celebrava il 600° anniversario del Battesimo della Lituania. Allora, alla presenza dei rappresentanti dell'Episcopato d'Europa pronunciai parole che non hanno perso l'attualità, anzi: sullo sfondo delle esperienze degli ultimi anni e degli ultimi mesi ancor più pienamente esprimono i miei sentimenti verso voi e verso l'amata Lituania: "Cari nostri fratelli e sorelle della Lituania! ...Con tutto il desiderio del cuore sono con voi. E' un desiderio che porto in me da tanto tempo: ogni giorno visito nella preghiera la vostra Patria. In questa preghiera e nel ricordo di voi si unisce a me tutta la Chiesa. Specialmente la Chiesa nel continente europeo sente i profondi legami che la uniscono a voi, diletti Fratelli e Sorelle, che per la stessa vostra posizione geografica e per la vostra storia, appartenete alla grande famiglia delle nazioni cristiane del continente" (cfr. 28 giugno 1987).

Ricordo oggi quella festa eccezionale di una Nazione cattolica: quale fu il 6° Centenario del Battesimo della Lituania, poiché essa ha avvicinato alle società dell'Europa e del mondo il ricco retaggio della fede cristiana, che nel corso dei secoli affondo le robuste radici in Lituania, penetro profondamente nell'anima della Nazione, divenendo ispirazione per i costumi, per la spiritualità, per la cultura e la civiltà di questo bastione sul Baltico della Chiesa.

In questo contesto desidero indicare a voi, cari Fratelli e Sorelle Lituani, i due segni particolari della presenza della Lituania nel cuore del cristianesimo a Roma.

- Ecco, nelle grotte della Basilica di San Pietro in Vaticano si trova la cappella lituana con l'effige della Madonna della Porta dell'Aurora, come segno visibile dei particolari legami del Popolo lituano con la Chiesa e con la Sede Apostolica, con la tradizione e cultura latine.

- Un altro segno di questa eloquente e simbolica presenza è nella Città Eterna il Pontificio Collegio Lituano intitolato a San Casimiro, istituito per la formazione di sacerdoti lituani. Nel più difficile periodo della storia della Nazione saliva al rango di rappresentanza spirituale della Chiesa e della Nazione lituana.

Visito quei luoghi per un bisogno del cuore, per pregarvi insieme ai Lituani e per esprimere il mio amore e il mio legame con la Chiesa in Lituania e con il Popolo lituano.


4. Lituania! Patria di santi, di martiri e di eroi! Lituania! paese di Maria! - come una volta si è espresso con ammirazione il visitatore apostolico, più tardi Pontefice Pio Xl.

Lituania di San Casimiro, della dinastia degli Jagelloni, testimone della storia della Lituania, così fortemente legato con la storia della Polonia, venuto al mondo nel castello reale di Wavel, e dopo la sua morte prematura - umanamente parlando - il suo corpo fu portato a Vilnius, da dove una volta ando a Wavel il suo bisnonno lituano Jagellone-Jogaila (cfr. Udienza generale del 4 agosto 1990). Questo Santo, come patrono della Lituania, è un particolare simbolo e segno dell'unità dei Lituani attraverso i secoli, e specialmente nelle dure prove della storia.

La figura di San Casimiro, che insieme ai Fratelli Lituani è venerato dai Polacchi anche come loro patrono, fa risplendere il comune passato storico dei due popoli confinanti e getta un raggio di speranza sul futuro di un'armoniosa fruttuosa convivenza e cooperazione in tutti i settori delle due Nazioni sempre nel rispetto dei principi dell'ordine internazionale comunemente riconosciuti, allo scopo di consolidare gli sforzi per ottenere una pace durevole in questa parte d'Europa.

- Lituania del beato Arcivescovo Jurgis Matulaitis, fondatore e riformatore delle congregazioni religiose, animato da un grande amore per l'Immacolata, instancabile e intrepido Pastore della Chiesa di Vilnius! Lituania! odo la tua voce. La voce di una Nazione vivente sul Baltico e dispersa in tutti i continenti. E rispondo a questa voce da qui, mentre sono così vicino. Spero, che l'incontro di Lomza con i Lituani avvicini il giorno in cui sul percorso peregrino del Papa si trovi la Lituania.

Dalla cattedrale di Lomza raccomando la causa del mio pellegrinaggio in terra lituana - a Colei, che splende nel Santuario della Porta dell'Aurora, ed è per noi tutti: per voi, Lituani, e per il Papa, l'Aurora splendente di speranza.

Con tale intenzione mi porto spiritualmente, insieme a voi, presso la tomba di San Casimiro nella cattedrale di Vilnius e presso la tomba del beato Arcivescovo Jurgis Matulaitis-Matulewicz nel tempio di Mariampol.

Non so ancora parlare come il Card. Sladkevicius, devo ancora imparare.

Meno male che c'è questa tappa a Lomza prima che vada in Lituania.


5. A voi e ai vostri Fratelli del Nemunas, della Vilja e del Baltico, e di ogni luogo, dove batte il cuore lituano, dico: bisogna pregare, bisogna sperare e perseverare nell'unità della fede e della carità. Dal Santuario della Porta dell'Aurora ("Ausros Vartai"), che è il simbolo dell'indistruttibile spirito della Nazione, poiché sta incrollabile tra la mutevole, e a volte dolorosa e drammatica storia, la Madre di Misericordia rimane rifugio e sostegno spirituale non solo dei Lituani, ma anche dei popoli vicini, il segno della speranza per un popolo che riconosce il messaggio di salvezza che da quel Santuario emana: un messaggio di amore, di pace, di giustizia e di libertà" (cfr. Recita dell'Angelus, 28-6-1987).

Nello spirito della preghiera sacerdotale di Cristo che esprime il Vangelo della riconciliazione, della pace e dell'amore: "Perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me" (Jn 17,23), vi auguro, Fratelli e Sorelle lituani, nella vita della vostra società e nella vita del Popolo Lituano, i desiderati frutti dell'amore che unisce i vostri cuori credenti.

Diletti Lituani! Cristo è con voi! Con voi è Maria, Madre di Misericordia! Con voi è la Chiesa! Con voi è anche il Papa! Benedico di tutto cuore voi tutti qui presenti, le vostre famiglie, le parrocchie, gli ambienti e tutti coloro che rimangono con noi nell'unità spirituale, benedico di tutto cuore.

(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-05
Mercoledi 5 Giugno 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Le parole pronunciate prima della benedizione conclusiva - Radom (Polonia)