GPII 1991 Insegnamenti - All'Associazione Vigili del Fuoco in congedo - Città del Vaticano (Roma)

All'Associazione Vigili del Fuoco in congedo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Continuate ad essere coraggiosi e generosi nel vostro impegno umano e cristiano"

Cari fratelli!


1. In occasione del raduno a Roma, della vostra Associazione di Vigili del Fuoco in Congedo, avete chiesto di poter avere un incontro con il Papa. Vi ringrazio per tale gentile pensiero e vi accolgo volentieri porgendo il mio cordiale saluto a voi tutti e, in particolare, al Presidente del Sodalizio, Dottor Enzo Romano. Mi unisco volentieri alla gioia del vostro raduno, che vi vede insieme da tante parti d'Italia e rinsalda la vostra amicizia e la vostra solidarietà. Ormai in congedo, voi certamente ricordate con nostalgia gli anni della vostra attività a servizio della società. Ora che vivete la vostra esistenza in un'altra dimensione sociale, mantenete sempre vivo quello spirito di donazione e di altruismo che è proprio dei Vigili del Fuoco!Allargando lo sguardo sul mondo attuale, voi vedete quanto bene c'è da compiere, quanta carità da realizzare, quanto amore da donare, quante lacrime da asciugare! Voi, che siete stati così coraggiosi e generosi nel vostro dovere civico, continuate ad esserlo nel vostro impegno umano e cristiano!Nella mia recente Lettera Enciclica "Centesimus Annus" ho accennato a questo aspetto, quando ho scritto che "il mondo odierno è sempre più consapevole che la soluzione dei gravi problemi nazionali e internazionali non è soltanto questione di produzione economica o di organizzazione giuridica o sociale, ma richiede precisi valori etici-religiosi, nonché cambiamento di mentalità, di comportamento e di strutture". La realtà della società in cui viviamo dimostra che effettivamente è necessario, insieme con l'impegno per lo sviluppo economico e sociale, anche e soprattutto quello morale, che illumimi e diriga le scelte e le azioni dell'uomo.


2. Approfondite, pertanto la vostra fede cristiana in modo da essere in grado di stabilire un dialogo con gli uomini che incontrate nei vostri ambienti; non trascurate di dare spazio alla preghiera, convinti che Dio vi ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo. Realizzate anche voi ciò che un giorno San Paolo scriveva ai cristiani di Roma: "Fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno... Siate ferventi nello Spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità".


3. Con il vivo auspicio che si mantenga sempre fervida l'amicizia tra tutti i Membri della vostra Associazione, di gran cuore vi imparto la mia Benedizione, che volentieri estendo ai vostri Colleghi e ai vostri Familiari.

Data: 1991-06-15
Sabato 15 Giugno 1991

In occasione della visita al Centro trasmittente della Radio Vaticana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La voce libera della Chiesa per l'annuncio del Vangelo, per la difesa dei popoli e dei diritti umani

Cari fratelli e sorelle!


1. Un saluto cordiale a tutti voi che prendete parte all'odierna visita del Papa al Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria, in occasione del LX anniversario di attività della Radio Vaticana. Mi è gradito incontrare oggi qui, insieme con alcuni membri di Dicasteri della Santa Sede, quanti a diverso titolo offrono la loro competente e preziosa collaborazione per il buon funzionamento di questo Centro. Saluto, innanzitutto, il Direttore Generale della Radio Vaticana, P.

Pasquale Borgomeo, al quale va il mio più vivo ringraziamento per i sentimenti espressi nell'indirizzo di omaggio poc'anzi pronunciato. Saluto poi e ringrazio i Padri Gesuiti, alla cui opera intelligente e solerte la Radio Vaticana tanto deve.

Mi è caro confermare loro, in questa circostanza, la fiducia che il mio Predecessore Pio XI di v.m. concesse alla Compagnia, affidandole la "radio del Papa". Saluto, inoltre, il personale che qui lavora ed i rappresentanti degli Enti che si occupano dei vari aspetti tecnico-organizzativi di questa emittente.

Rivolgo, infine, il mio pensiero anche a tutti coloro che, nelle varie parti della terra, sono con noi collegati sulle onde della Radio Vaticana.


2. Mi è gradito rievocare, in questo momento, le solenni parole del primo Radiomessaggio, trasmesso il 12 febbraio 1931 dal Papa Pio XI, di v.m.: "Audite caeli..., audiat terra..., audite... omnes qui habitatis orbem". Udite tutti! Da allora l'invito all'ascolto non ha smesso di risonare all'orecchio dei singoli e dei popoli, portando a tutti la viva voce del Papa e della Chiesa. Come non ripetere anche oggi, col mio Predecessore, l'inno di ringraziamento elevato dagli angeli nel cielo di Betlem: "Gloria in altissimis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis"?Gloria a Dio, che ha dato agli uomini di oggi un così meraviglioso potere!A Dio, di cui siamo ambasciatori, inviati ad evangelizzare la pace!A Dio, che ci invita a partecipare alla sua stessa vita, purificando nel sangue del Figlio suo le genti di ogni lingua e di ogni continente!E' motivo di costante stupore e di trepida speranza lo sviluppo di strumenti di comunicazione sempre più potenti, capaci di ridurre le distanze nel tempo e nello spazio in modo così sorprendente. Cielo e terra, giorno e notte, uomini e cose sono chiamati all'unità dell'ascolto e della lode, segno nuovo di quella comunione nell'essere che avvolge tutto il creato e tutta la storia.


3. In questi 60 anni la Radio Vaticana, nata anche come espressione della sovranità e dell'indipendenza della Santa Sede, ha continuato a rendere sempre più percepibile - in diversi linguaggi della terra - la voce libera dei Sommi Pontefici e della Chiesa, per l'annuncio del Vangelo e la difesa dei popoli e dei diritti umani. Dai primi passi, nella sede storica sul Colle Vaticano, alla nascita di questo centro di Santa Maria di Galeria - che i miei Predecessori Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI hanno visitato con attenta sollecitudine - è stato un lungo cammino di crescita e di maturazione. Sotto la direzione lungimirante dei Padri della Compagnia di Gesù, la Radio del Papa ha saputo parlare al cuore di tanta gente con il linguaggio della fede umile, quotidiana, suscitatrice di cristiana consolazione e saggezza. Nello stesso tempo la Radio Vaticana ha seguito avvenimenti culturali e sociali, suggerendone un'equilibrata valutazione nell'ottica della fede. Noi oggi ringraziamo il Signore per tutto questo, ripetendo insieme il "Laudate Dominum, omnes gentes", con cui Giovanni XXIII, poco dopo l'inizio del Concilio, si rivolgeva per la prima volta ai fedeli dell'Australia e della Nuova Zelanda, varcando con nuovi programmi "le soglie della casa" e abbracciando tutti con "paterna carità".


4. Ora, di fronte alle nuove sfide del presente, si rende necessario che quanti operano presso l'emittente vaticana, unitamente all'indispensabile competenza e professionalità, si impegnino ad approfondire le loro convinzioni cristiane. La fede in Gesù Risorto, il quale "ci ha liberati perché restassimo liberi", deve spingerci ad utilizzare i mezzi della comunicazione sociale per trasmettere su raggio sempre più vasto la "lieta Notizia", offrendone una traduzione chiara ed incisiva, che ne favorisca l'accoglimento e la fruttificazione nella vita di ciascuno. Per l'efficace raggiungimento di tale fine, è necessario che la Radio Vaticana, accanto alle informazioni sulla vita della Chiesa sparsa nel mondo intero, intensifichi l'elaborazione di specifici programmi comprendenti catechesi appropriate e illustrazioni dei Documenti conciliari, come pure del Magistero pontificio e dell'insegnamento dei Padri della Chiesa. In questo spirito potranno trovare adeguato spazio corsi di esegesi, di teologia e di storia della Chiesa.

Inoltre, la ricchezza culturale portata nell'emittente vaticana da operatori provenienti da varie Nazioni della terra, potrà far si che la diffusione della fede nel mondo intero si attui mediante una sempre più profonda saldatura con le differenti culture, valorizzandone gli elementi positivi e stimolandone al tempo stesso l'avanzamento verso nuove e più ampie sintesi.


5. Alla fine del secondo Millennio, si affacciano alla nostra mente nuove speranze e nuovi compiti. Il fine specifico della Radio Vaticana - l'evangelizzazione attraverso la diffusione radiofonica del messaggio cristiano - ha lodevolmente impegnato l'emittente della Santa Sede in tutti questi anni; il presente la impegna ancora di più, come originale interprete di quella sollecitudine missionaria che, sin dall'inizio del pontificato, mi ha portato a viaggiare fino agli estremi confini della terra. La Radio favorisce lo sviluppo e la maturazione dei frutti di verità e di bontà, di rinnovamento e di donazione che si rivelano nelle singole Chiese locali e nei diversi Paesi in occasione dell'incontro col Successore di Pietro. In questo modo, facendosi pellegrina col Papa pellegrino, l'emittente vaticana è strumento del Ministero petrino: con mezzi certamente poveri ed uno stile davvero essenziale, essa si fa memoria viva e stimolante dei semi gettati in ogni incontro del Papa col popolo cristiano. A tutti voi qui presenti e ai vostri cari, come a tutti coloro che ci seguono per Radio, specialmente alle persone sole o malate, imparto di cuore la mia Benedizione.

Data: 1991-06-15
Sabato 15 Giugno 1991

Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Sacro Cuore di Gesù è principio e fondamento di pace e di vera speranza

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Nel mese di giugno la pietà popolare cristiana orienta il nostro spirito, secondo una bella tradizione, verso il mistero del Cuore di Gesù, del quale abbiamo celebrato la solennità il venerdi dell'altra settimana. Su questo tema desidero soffermarmi oggi con voi, prendendo spunto dalla Colletta di questa domenica, con cui la Chiesa si rivolge a Dio, "fortezza" di chi spera in Lui, perché cosciente della propria "debolezza" e del fatto che "nulla si può senza il suo aiuto". Essa si rivolge a Dio confortata dalla formale promessa di Cristo, che della preghiera espressa in suo nome garantisce il valore e l'esaudimento. Anche noi, in questo momento di raccoglimento, fiduciosi nell'amore del Signore Gesù, e nella carità del suo Cuore, ci rivolgiamo a Dio Padre e Gli diciamo: "Soccorrici con la tua grazia".


2. Il Cuore di Gesù si offre a noi come testimonianza vivente della volontà che Dio ha di salvarci e di far si che, secondo questa santa sua volontà, possiamo piacergli "nelle nostre intenzioni e nelle nostre opere". Se in ogni uomo esiste la dolorosa esperienza del male morale, della colpa che allontana dal Signore, della disubbidienza alla sua volontà, proprio da tale situazione noi sappiamo che può liberarci solo l'amore del Cuore di Cristo. Ricco di misericordia verso tutti coloro che sono oppressi dal peccato, il Sacro Cuore è principio e fondamento di pace e di vera speranza. Gesù riporta ogni uomo alla comunione col Padre, attirando a sé, dalla Croce, lo sguardo di quanti cercano salvezza. Il suo Cuore trafitto - ricordiamolo sempre - è la fonte inesauribile della divina Carità che perdona, rigenera, ridà la vita.


3. A questo Cuore, propiziazione per i peccati del mondo, ci conduca Maria. Sia Lei ad avvicinargli ogni anima che soffre per la tristezza del male, e forse dispera di ritrovare l'amicizia con Dio. Cuore Immacolato di Maria, avvicinaci al Cuore Sacratissimo del tuo Figlio Gesù!

Data: 1991-06-16
Domenica 16 Giugno 1991

Le visite pastorali del Vescovo di Roma

Titolo: Parrocchia di san Stanislao vescovo e martire

Agli abitanti del Quartiere Sia lodato Gesù Cristo,Oggi, domenica, solennità della vostra parrocchia, deve essere consacrata la vostra chiesa, ma la consacrazione della chiesa si riferisce a questa consacrazione delle chiese vive. Noi siamo diventati tutti attraverso il Battesimo le Chiese vive di Dio che abita in noi, che riceve nei nostri cuori la più profonda venerazione attraverso questa unione con Gesù Cristo che si realizza in ciascuno di noi per la prima volta nel Battesimo. così c'è un legame tra la chiesa che viene consacrata ed i battezzati. Ma c'è anche un legame tra la chiesa ed i cresimati o cresimandi, qui sono soprattutto i ragazzi che dopo il Battesimo, dopo la Prima Comunione si preparano alla Cresima. Allora la chiesa come luogo consacrato serve a testimoniare Gesù Cristo. Noi, cresimandi e poi cresimati, dobbiamo essere anche testimoni. Gesù ha detto ai suoi Apostoli: sarete miei testimoni. E questo ha detto agli Apostoli per primi, ma ha chiamato tutti noi ad essere suoi testimoni e questo Sacramento specifico a cui si preparano i giovani della parrocchia serve a darci la forza, la stessa forza che avevano gli Apostoli, battezzati nello Spirito Santo, nel testimoniare di Gesù Cristo della sua Risurrezione, del suo Vangelo. così fra la festività della chiesa e la festività dei nostri cuori, dei battezzati, dei consacrati, dei cresimati c'è un legame profondo. Questo legame profondo certamente si esprime soprattutto nell'Eucaristia, il primo Sacramento a cui il battesimo ci prepara, a partecipare all'Eucaristia, e poi l'Eucaristia a cui partecipiamo come bambini e poi come adulti fino agli ultimi anni della nostra vita cristiana, il battesimo ci prepara ad essere testimoni, non solamente dobbiamo ricevere Cristo nell'intimità del nostro cuore, ma nello stesso Cristo dobbiamo dare anche testimonianza davanti al mondo. così la festività, la solennità di questa chiesa, di questa costruzione nuova dedicata a San Stanislao Vescovo e Martire, Patrono della Polonia, allora fra questa chiesa e noi c'è un legame profondo, un legame sacramentale, un legame di significato e di vita. Nel nome di questo legame profondo io saluto tutti i presenti, tutti i parrocchiani, saluto insieme ai giovani e ai bambini i loro genitori, i loro educatori i catechisti e tutti gli altri. Saluto anche quelli che sono ospiti della vostra parrocchia. Vedo qui vicino gli zingari, questa ospitalità cristiana che si offre ai nostri fratelli e sorelle zingari è anche un segno del nostro cristianesimo, del nostro amore con cui si riconoscono i veri discepoli di Cristo. Allora è una grande gioia per me essere qui in questa zona di Roma, in questa vostra parrocchia, e consacrare, dedicare a Dio la vostra chiesa parrocchiale intitolata a San Stanislao di cui dopo nove secoli io sono stato successore a Cracovia, e nell'anno del IX secolo del suo martirio sono diventato Successore di Pietro a Roma. così la mia vita, come Vescovo soprattutto, è scritta dai due Santi, un polacco e l'altro non direi italiano, ma universale, da San Stanislao a San Pietro. Che il Signore vi benedica tutti, specialmente i bambini ed i giovani che si preparano alla Prima Comunione e si preparano poi alla Cresima, i genitori, educatori, catechisti, i vostri sacerdoti carissimi, i Vescovi nostri e i collaboratori, Monsignor Ruini che tra poco diventerà, come Vicario di Roma, Cardinale; Monsignor Mani che è il Vescovo Ausiliare di Roma responsabile per questo settore della grande città di Roma. E poi il nostro ospite di Sicilia, il Vescovo di Patti, che ci ha offerto la collaborazione con i suoi sacerdoti. Grazie.

L'omelia durante la celebrazione eucaristica "Voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo".


1. Carissimi fratelli e sorelle della parrocchia di S. Stanislao, qui convenuti per la dedicazione della vostra Chiesa parrocchiale, le parole dell'apostolo Pietro appena ascoltate sono rivolte particolarmente a voi, in questa tanto significativa celebrazione!E' vero: oggi si compie per voi una lunga attesa. Avete finalmente, come comunità cristiana, una "casa" per radunarvi insieme, per invocare il nome del Signore, per nutrirvi della sua parola, per vivere dei suoi sacramenti, per crescere nella comunione fraterna e nel servizio a quanti abitano in questo quartiere. Il primo sentimento che deve sgorgare dal vostro cuore in questo momento, nel quale, con la celebrazione dell'Eucaristia, questo luogo diventa anche "casa di Dio", segno della sua presenza e della sua azione salvifica tra le case degli uomini, è la gratitudine al Signore e a tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questa Chiesa!


2. La liturgia che stiamo celebrando, tuttavia, ci sollecita ad andare oltre la portata contingente, anche se importante, dell'avvenimento. La solenne preghiera della dedicazione, infatti, così ci fa pregare: "Questo luogo è segno del mistero della Chiesa santificata dal sangue di Cristo, da lui prescelta come sposa, vergine per l'integrità della fede, madre sempre feconda nella potenza dello Spirito... tempio santo costruito con pietre vive sul fondamento degli Apostoli in Cristo Gesù, fulcro di unità e pietra angolare". L'edificio in cui ci troviamo non ha, dunque, soltanto lo scopo di riunire la comunità; assume un significato e un valore ben più vasti e profondi; è immagine della Chiesa viva, che perciò viene paragonata ad una casa, in cui Dio si compiace di abitare, per entrare in dialogo con il suo popolo, renderlo partecipe della sua vita, animarlo con la sua carità.

Una casa nella quale ciascun cristiano, santificato dallo Spirito, è una pietra viva che poggia su Cristo, pietra angolare, ed è unita alle altre nella comunione di fede e di amore. Nella Chiesa edificio, infatti, la comunità cristiana è convocata per ascoltare la parola di Dio, in modo che possa crescere nella fede e camminare nella verità. In essa si celebrano i sacramenti, attraverso i quali Cristo risorto dona lo Spirito, affinché gli uomini siano generati alla vita nuova, diventino stirpe eletta e nazione santa; rinnovino l'alleanza con Dio, infranta con il peccato, come avvenne per il popolo d'Israele dopo l'amara esperienza dell'esilio. Nella Chiesa, finalmente, la santa assemblea si riunisce, soprattutto nel giorno del Signore, per celebrare l'Eucaristia, memoriale della pasqua di Cristo, per esercitare il sacerdozio santo, offrendo il suo sacrificio e, con esso, la propria vita per la salvezza di tutti. Questa ricca esperienza di comunione con Cristo e con i fratelli è finalizzata alla missione, che consiste nel proclamare le meraviglie di Dio, che ha fatto passare i suoi figli dalle tenebre alla sua luce mirabile. Amatela, dunque, la vostra chiesa parrocchiale, quale luogo in cui vi manifestate a tutti come popolo di Dio; frequentatela con assiduità; rendetela accogliente e aperta a tutti, in modo che "qui il povero trovi misericordia, l'oppresso ottenga libertà vera ed ogni uomo goda della dignità dei... figli (di Dio), finché tutti giungano alla gioia piena della santa Gerusalemme del cielo".


3. Se è terminata la costruzione dell'edificio materiale, non è pero concluso l'impegno di costruire in questo quartiere la Chiesa viva; anzi è appena agli inizi! Cresca, dunque, in ciascuno di voi la tensione perché si edifichi una vera comunità di fede, di preghiera e di servizio. Per questo stringetevi sempre più a Cristo "pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio", con una fede sempre più forte e operosa, nutrita di preghiera personale e comunitaria, sostenuta da una catechesi che vi accompagni lungo il corso di tutta la vita, professata e vissuta con coraggio e coerenza in ogni situazione e di fronte a qualsiasi difficoltà, come ha fatto il santo Vescovo di Cracovia, S.

Stanislao, a cui è dedicata la vostra Chiesa. Beati voi se alla domanda che Gesù vi rivolge: "voi chi dite che io sia?" potrete rispondere, come l'apostolo Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente"!


4. Ma tutto ciò, pur restando un impegno fondamentale, non esaurisce il compito che vi è richiesto per costruire una Chiesa viva, che sia dimora di Dio tra gli uomini, segno e strumento di salvezza per tutti. Come in ogni edificio materiale vediamo che si pongono a fondamento le pietre più solide e resistenti, perché si possa affidare ad esse e poggiare su di esse tutta la costruzione, così avviene nell'edificio spirituale, che è la Chiesa. Quali sono queste pietre fondamentali? San Paolo non esita a rispondere: sono gli apostoli e quindi i Vescovi, loro successori. Essi, infatti, costituiscono il fondamento e il principio visibile della comunione della Chiesa. Ciò vale per ogni Vescovo, al quale è affidata la grazia e il compito di "edificare" la porzione del popolo di Dio posta sotto le sue cure pastorali. E' vero per tutti i Vescovi, riuniti "con Pietro e sotto Pietro", il primo degli Apostoli, Vescovo di Roma e Pastore di tutta la Chiesa, costituito dal Cristo "pietra" basilare, su cui si regge l'intero edificio ecclesiale. Voi, carissimi fratelli e sorelle, avete la grazia e il privilegio di appartenere alla Chiesa di Roma, alla quale è stata affidata la missione di "presiedere nella carità". E' questo un singolare dono, a cui pero deve corrispondere l'impegno di una vita cristiana esemplare e fedele. così facendo non solo risponderete alla chiamata del Signore, ma darete un grande contributo all'edificazione della Chiesa universale, che ha diritto di attendersi dai cristiani di questa Città una forte e coerente testimonianza di fede, di comunione e d'impegno missionario. E' appunto questo che il Sinodo pastorale diocesano chiede ai fedeli romani!


5. Con tali pensieri, unitamente all'Arcivescovo Monsignor Camillo Ruini, Pro-Vicario Generale, e al Vescovo Ausiliare del Settore, Monsignor Giuseppe Mani, vi saluto tutti, cari fratelli e sorelle di questo ampio comprensorio, detto delle "Piscine di Torre Spaccata", a Cinecittà. Saluto, in particolare, il Vescovo di Patti, nostro ospite, il Parroco, Don Sebastiano Morsicato, e i Sacerdoti che prestano la loro collaborazione nell'impegno di rinnovamento spirituale di questa zona. Il mio grato pensiero va anche a tutti gli appartenenti alle Associazioni e Movimenti cattolici che promuovono, nell'ambito parrocchiale, opere di assistenza ai malati, agli handicappati e agli anziani. Il fatto di vedere questa vostra Chiesa ormai ultimata e pienamente funzionale, vi deve riempire l'animo di entusiasmo per aderire concretamente al progetto pastorale che, d'intesa con voi, il parroco ha elaborato per l'evangelizzazione del quartiere. Offrite generosamente la vostra collaborazione per la costruzione di piccole comunità di fede, soprattutto familiari, nei caseggiati e nelle zone in cui la parrocchia è stata divisa, in modo che questa diventi davvero una "comunione di tante comunità" di ascolto, di preghiera e di carità. E' una grande impresa quella che vi aspetta, carissimi fratelli e sorelle! Compitela con gioia, con convinzione e con impegno.

E il Dio della misericordia, che vuole riunire tutti gli uomini in un solo popolo, sia con voi e vi sostenga oggi e sempre! Amen! Ai gruppi e alle associazioni parrocchiali E' molto suggestivo il rito che abbiamo celebrato oggi, rito della dedicazione della nuova chiesa o della consacrazione. Ma questo rito ci dice a noi tutti che siamo - come ci spiega l'Apostolo - chiamati a portare, ad offrire i sacrifici spirituali e così Cristo ha radicato in ciascuno di noi il suo unico sacerdozio. Noi siamo partecipi di questo sacerdozio offrendo questi sacrifici spirituali, così la nostra vita diventa la partecipazione nella missione di Cristo, nella sua missione profetica, sacerdotale e anche regale. Ringrazio tutti i presenti, la signora ha presentato la comunità parrocchiale attraverso le diverse persone, i diversi gruppi. Sono anche diversi doni, diversi carismi, e questi carismi sono molte volte anche la sofferenza, sono i dolori, ma tutti si riassumono in questa parola: sacrifici spirituali. Vi auguro, carissimi, che questa nuova chiesa appena consacrata e dedicata a Dio, Trino e Uno, e a Gesù Cristo suo Figlio Unico nostro Redentore, questa chiesa sia per voi un richiamo continuo per fare della vostra vita questo spirituale sacrificio perché così noi chiamandoci cristiani siamo veramente inseriti nel mistero di Cristo. Essere cristiano vuol dire pienamente questo: inserito nel mistero di Cristo. Lo auguro a tutti i presenti e a tutti i parrocchiani, ad ogni persona e a tutta la comunità, specialmente ad ogni famiglia. E vi offro una Benedizione conclusiva. Grazie.

Ai giovani Ho sentito che molte volte si pensa e si dice così: ecco c'è ancora la Cresima e il dopo-Cresima poi siamo liberi, non abbiamo più nessun impegno, nessun dovere di fare la catechesi, di frequentare ancora i gruppi della catechesi nella parrocchia. Io lo dico per escludere questo modo di pensare in ciascuno di voi. La Cresima è un nuovo inizio. Il primo inizio della vita cristiana è il Battesimo ma nelle nostre tradizioni, nei nostri costumi questo accade quando ciascuno di noi è ancora piccolissimo e non può essere consapevole della grandezza di questo mistero a cui partecipa. Poi diventa un po' più consapevole nel momento della Prima Comunione. Secondo le tradizioni delle Chiese specialmente orientali quei sacramenti dell'iniziazione cristiana vanno insieme, ma da noi in diversi Paesi, anche in Polonia, da dove vengo e dove ho fatto un'altra pratica pastorale come sacerdote e come Vescovo, allora si vede l'opportunità di spostare la Cresima ad un'età un po' più matura, questo per dare la possibilità a ciascuno dei cresimandi e dei cresimati che c'è un nuovo inizio con cui dobbiamo incominciare ad essere testimoni. Se prima ciascuno di noi era battezzato, era cristiano, poteva anche partecipare all'Eucaristia, ricevere la Santissima Comunione, ma con la Cresima dobbiamo renderci più consapevoli che la piena vocazione cristiana è di essere testimoni. Gesù ha così educato i suoi Apostoli e alla fine quando erano già maturi e soprattutto quando era matura la sua opera di salvezza ha detto loro: voi sarete miei testimoni. E questa è quasi l'ultima parola che ha consegnato loro prima della discesa dello Spirito Santo perché loro non erano ancora maturi, pronti interiormente a essere testimoni. Ma sono diventati veramente testimoni nella giornata di Pentecoste. E' un cambiamento stupendo quando si vedono le stesse persone, si vede lo stesso Pietro prima, e ancora dopo la Risurrezione e quando si vede e si ascolta lo stesso Pietro la mattina di Pentecoste. Una nuova persona. Questo è un po' un modello di cosa vuol dire essere testimoni di Gesù.

Allora auguro a tutti i giovani, a tutti i cresimandi che siano sempre più consapevoli di questa vera vocazione di ciascuno di voi. Con questa consapevolezza di essere testimoni viene insieme la consapevolezza della vocazione. Sono diverse vocazioni, vocazioni professionali, ciascuno di voi avrà una sua vocazione professionale, poi c'è una vocazione che direi esistenziale dove si decide circa la strada dell'esistenza personale, allora il matrimonio; ma nella stessa linea si pongono anche le vocazioni alla consacrazione a Dio; allora il sacerdozio, la vita religiosa. Queste cose vanno insieme, la consapevolezza di essere testimoni e poi la maturazione professionale. Io vi faccio solamente un accenno e cercate poi nella vostra comunità giovanile in questa parrocchia di approfondire queste parole. Sono molto lieto di aver potuto oggi visitare la parrocchia di San Stanislao al quale sono succeduto dopo nove secoli dalla sua morte e che mi ha preparato ad essere Successore di Pietro.

A quanti hanno reso possibile la costruzione della chiesa parrocchiale Voglio ringraziare per la sua generosità il nostro compianto marchese Gerini per tutto questo bene immenso che ha fatto alla Chiesa di Roma in diversi ambienti: in questa chiesa, nel Seminario Romano e poi nelle parrocchie prima di questa, in queste parrocchie qui immediate. Voglio ancora aggiungere a tutti quelli che hanno collaborato alla costruzione di questa chiesa che collaborando all'edificazione dell'edificio hanno collaborato ad un'edificazione spirituale, come abbiamo anche meditato durante la Celebrazione nella chiesa durante la Celebrazione eucaristica. Dovete sempre mantenere viva questa consapevolezza di un legame profondo che esiste tra tutto quello che si fa per la edificazione nel senso materiale e per la edificazione spirituale. Se io mi ricordo il nostro grande e compianto marchese Gerini, lui era molto permeato, travagliato da questa consapevolezza. Voleva dare tutto per l'edificazione della Chiesa in senso profondo della parola, profondissimo, così amava Gesù Cristo e la sua opera salvifica. Che Dio vi benedica.

Il saluto al termine della visita (Prima di lasciare la parrocchia, il Santo Padre rivolge ai fedeli che numerosi lo attendono sulla strada antistante la chiesa il seguente saluto:) Grazie per questa vostra ospitalità e accoglienza. Soprattutto mi congratulo con voi per la nuova chiesa dedicata a San Stanislao a cui sono molto legato dalla mia gioventù. Allora tanto più preziosa è stata questa visita dal punto di vista personale. Auguro a tutti che San Stanislao sia un buon protettore delle famiglie, delle persone e di tutta la vostra comunità parrocchiale. Vi benedica Dio Onnipotente. Grazie.

Data: 1991-06-16
Domenica 16 Giugno 1991




Ai partecipanti ad un congresso sui trapianti di organi - Roma

Titolo: Occorre approfondire maggiormente molte questioni di natura etica, legale e sociale

Cari amici,


1. Il fatto che il Primo Congresso Internazionale della Society for Organ Sharing si tenga qui a Roma, mi offre l'occasione di darvi il benvenuto e di incoraggiarvi a promuovere l'obbiettivo espresso dal tema del vostro Congresso: "World Cooperation in Transplantation" (Cooperazione mondiale nei trapianti). Ringrazio il Professor Raffaello Cortesini per le sue gentili parole di presentazione, e porgo i miei sinceri auguri per il successo del lavoro che state compiendo.

Tra le molte importanti conquiste della medicina moderna, i progressi nel campo dell'immunologia e della tecnologia chirurgica hanno reso possibile l'impiego terapeutico degli organi e i trapianti di tessuto. E' giustamente motivo di soddisfazione che molti malati, che fino a poco tempo fa potevano soltanto attendersi la morte o, nel migliore dei casi, un'esistenza dolorosa e limitata, possano adesso guarire più o meno completamente grazie alla sostituzione di un organo malato con quello sano di un donatore. Dobbiamo rallegrarci che la medicina, nel suo servizio alla vita, abbia trovato nel trapianto di organi un nuovo modo di servire la famiglia umana, e proprio tutelando quel bene fondamentale della persona.


2. Questo magnifico sviluppo non è privo, naturalmente, di un lato oscuro. C'è ancora molto da imparare attraverso la ricerca e l'esperienza clinica, ed esistono molte questioni di natura etica legale e sociale che occorre maggiormente approfondire e ampliare. Esistono perfino abusi vergognosi che richiedono un'azione decisa da parte delle società mediche e delle società dei donatori, e soprattutto da parte dei competenti organi legislativi. Eppure, nonostante tali difficoltà, possiamo ricordare le parole di San Basilio il Grande, Dottore della Chiesa del quarto secolo: "Riguardo alla medicina, non sarebbe giusto rifiutare un dono di Dio (vale a dire la scienza medica), solo per il cattivo uso che alcuni ne fanno...; dobbiamo invece far luce su ciò che essi hanno corrotto" (Grandi Regole, 55,3, cfr. Migne PG 31,1048).

Con l'avvento del trapianto di organi, iniziato con le trasfusioni di sangue, l'uomo ha trovato il modo di donare parte di sé, del suo sangue e del suo corpo, perché altri continuino a vivere. Grazie alla scienza e alla formazione professionale e alla dedizione di medici e operatori sanitari, la cui collaborazione è meno ovvia ma non meno indispensabile per il superamento di complessi interventi chirurgici, si presentano nuove e meravigliose sfide. Siamo sfidati ad amare il nostro prossimo in modi nuovi; in termini evangelici, ad amare "sino alla fine" (Jn 13,1), anche se entro certi limiti che non possono essere superati, limiti posti dalla stessa natura umana.


3. Soprattutto, questa forma di trattamento è inseparabile da un atto umano di donazione. In effetti, il trapianto presuppone una decisione anteriore, esplicita, libera e consapevole da parte del donatore o di qualcuno che legittimamente lo rappresenti, di solito i parenti più stretti. E' una decisione di offrire, senza alcuna ricompensa, una parte del corpo di qualcuno per la salute e il benessere di un'altra persona. In questo senso, l'atto medico del trapianto rende possibile l'atto di oblazione del donatore, quel dono sincero di sé che esprime la nostra essenziale chiamata all'amore e alla comunione.

Amore, comunione, solidarietà e rispetto assoluto per la dignità della persona umana costituiscono l'unico legittimo contesto del trapianto d'organi. E' essenziale non ignorare i valori morali e spirituali che entrano in gioco quando degli individui, nell'osservanza delle norme etiche che garantiscono la dignità della persona umana e la conducono alla perfezione, decidono liberamente e consapevolmente di donare una parte di sé, una parte del loro corpo, al fine di salvare la vita di un altro essere umano.


4. In effetti, il corpo umano è sempre un corpo personale, il corpo di una persona. Il corpo non può essere trattato come una semplice entità fisica o biologica, né si possono usare i suoi organi e tessuti come articoli di vendita o di scambio. Un concetto così riduttivo e materialistico finirebbe per condurre ad un uso puramente strumentale del corpo, e quindi della persona. In tale prospettiva, il trapianto d'organi e l'innesto di tessuti non rappresenterebbero più un atto di donazione, ma piuttosto di spoliazione o di indebito sfruttamento di un corpo.

Inoltre una persona può donare soltanto ciò di cui può privarsi senza serio pericolo o danno per la propria vita o identità personale, e per una giusta e proporzionata ragione. E' ovvio che organi vitali possono essere donati soltanto dopo la morte. Ma offrire in vita una parte del proprio corpo, offerta che diverrà effettiva solo dopo la morte, è già in molti casi un atto di grande amore, quell'amore che dà la vita per gli altri. Quindi il progresso delle scienze bio-mediche ha reso possibile alle persone di proiettare oltre la morte la loro vocazione all'amore. Analogamente al Mistero Pasquale di Cristo, nel morire, la morte viene in certo qual modo vinta e la vita restituita.

Per ripetere le parole del Concilio Vaticano II: solo nel mistero del Verbo Incarnato il mistero dell'uomo trova vera luce (cfr. GS 22 RH 8). La Morte e Resurrezione del Signore rappresentano l'atto supremo di amore che conferisce un profondo significato all'offerta di un organo da parte del donatore per salvare un'altra persona. Per i cristiani, Gesù che offre se stesso è il punto essenziale di riferimento e di ispirazione dell'amore che è alla base della disponibilità a donare un organo, manifestazione di generosa solidarietà ancor più eloquente in una società che è divenuta eccessivamente utilitaristica e meno sensibile alla generosa donazione.


5. Si potrebbe aggiungere molto di più, compresa una riflessione sui medici e i loro assistenti che rendono possibile questa straordinaria forma di umana solidarietà. Un trapianto, e perfino una semplice trasfusione di sangue, non è un intervento come un altro. Non può essere separato dall'atto di oblazione del donatore, dall'amore che dà la vita. Il medico dovrebbe essere sempre consapevole della particolare nobiltà di questo lavoro; egli diventa il mediatore di qualcosa di particolarmente significativo, il dono di sé compiuto da una persona - perfino dopo la morte - affinché un altro possa vivere. La difficoltà dell'intervento, la necessità di agire rapidamente, la necessità di massima concentrazione nel compito, non devono far si che il medico perda di vista il mistero dell'amore racchiuso in ciò che sta facendo.

Né i beneficiari dei trapianti d'organi devono dimenticare che stanno ricevendo da un altro un dono unico: il dono di sé da parte del donatore, un dono che va senz'altro considerato un'autentica forma di solidarietà umana e cristiana.

Alle soglie del Terzo Millennio, in un periodo di grandi promesse storiche, in cui pero le minacce contro la vita stanno diventando sempre più potenti e mortali, come nel caso dell'aborto e dell'eutanasia, la società ha bisogno di questi gesti concreti di solidarietà e di amore generoso.


6. Per concludere, ricordiamo le parole di Gesù riportate dall'Evangelista e medico Luca: "Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo" (Lc 6,38). Riceveremo la nostra suprema ricompensa da Dio secondo l'amore genuino ed effettivo che abbiamo mostrato verso il nostro prossimo.

Che il Signore del cielo e della terra vi sostenga nei vostri sforzi di difendere e servire la vita attraverso i mezzi meravigliosi che la scienza medica mette a vostra disposizione.

Che Egli benedica voi e i vostri cari con la pace e la gioia.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1991-06-20
Giovedi 20 Giugno 1991


GPII 1991 Insegnamenti - All'Associazione Vigili del Fuoco in congedo - Città del Vaticano (Roma)