GPII 1991 Insegnamenti - Appello del Papa per la Jugoslavia - Città del Vaticano (Roma)

Appello del Papa per la Jugoslavia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Disarmare i cuori con un segno di pace

Rivolgo oggi, ancora una volta, il mio pensiero alla vicina Jugoslavia, dalla quale, insieme a notizie più rasserenanti circa la situazione in Slovenia, provengono echi di gravi tensioni e di atti di terrorismo seminatori di morte in Croazia. Tale spirale di violenza non può portare alla soluzione dei delicati problemi dei rapporti tra le diverse popolazioni del Paese, in particolare tra i Croati e i Serbi.

Oggi, più che mai, si richiede prudenza e saggezza da parte dei Responsabili di questi due popoli, per proseguire con tenacia e buona volontà nella ricerca di accordi, che garantiscano i diritti e soddisfino le giuste aspirazioni degli uni e degli altri. Uno scontro armato di più ampie proporzioni tra questi due popoli sarebbe, infatti, una inutile catastrofe per la Jugoslavia, che potrebbe avere gravi ripercussioni in Europa. Una catastrofe da evitare a tutti i costi! E' necessario promuovere un movimento di pacificazione tra le popolazioni serba e croata, affinché - superando la diffidenza e gli antagonismi del passato - possano arrivare a disarmare i loro cuori e a scambiarsi l'abbraccio di pace. Tale movimento di riconciliazione dovrebbe essere sorretto dalla preghiera che sgorga dalla fede cristiana. Invito, pertanto, i cristiani - cattolici e ortodossi - di quell'amato Paese a sapersi riconoscere come fratelli nel Cristo e a trarre dalla fede comune la forza per superare le divisioni e i contrasti. Vogliano i loro Pastori farsi promotori instancabili di perdono e di riconciliazione.

Voglia la Regina della Pace favorire con la Sua materna intercessione ogni iniziativa intesa a promuovere sentimenti di fratellanza, nel rispetto e nella concordia.

Data: 1991-07-21
Domenica 21 Luglio 1991




Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: La contemplazione




1. S'avvicina la festa di Sant'Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, di cui proprio quest'anno ricorre il 500 anniversario della nascita.

Riguardando all'insieme dell'opera da lui svolta, possiamo domandarci: quale fu il segreto della straordinaria influenza esercitata da questo campione della Riforma cattolica? La risposta non offre àdito a dubbi: il segreto va ricercato nella sua profonda vita interiore. Era sua ferma convinzione che l'apostolo, ogni apostolo, deve mantenersi intimamente unito a Dio per "lasciarsi guidare dalla sua mano divina" (Costituz., X). A questo primato della vita interiore egli s'attenne costantemente, nonostante i molteplici impegni e le diverse occupazioni che ne riempivano le giornate. Fu davvero un "contemplativo nell'azione", e tali volle che fossero i membri dell'Ordine, da lui fondato. Per lui, insomma, la contemplazione era e restava la condizione irrinunciabile di ogni fruttuoso apostolato.


2. L'efficacia di questa unione con Dio alimentata dalla preghiera è testimoniata dalla soprannaturale fecondità dell'azione evangelizzatrice dei primi gesuiti, formati alla scuola di Ignazio e da lui stesso inviati nella varie regioni dell'Europa, nell'Asia fino all'Estremo Oriente e nelle nuove terre dell'America.

A questa nobilissima testimonianza devono oggi rifarsi con attenta cura sia i Religiosi Gesuiti sia i cristiani più generosi ed aperti all'azione apostolica. La missione di diffondere il Vangelo è complessa ed esigente. Per questo occorre riaffermare che l'urgenza degli impegni apostolici non deve far dimenticare la necessità primaria della preghiera e della contemplazione. La Chiesa ha bisogno, oggi più di ieri, di apostoli che sappiano essere - come Sant'Ignazio - contemplativi nell'azione.

Alla Vergine Maria, che da vera contemplativa conservava e meditava nel suo cuore i misteri del Figlio Gesù (cfr. Lc 2,19 Lc 2,51), chiediamo di alimentare in noi lo spirito di preghiera, affinché la nostra testimonianza cristiana possa essere credibile, convincente e, quindi, spiritualmente feconda.

Data: 1991-07-28
Domenica 28 Luglio 1991

All'Accademia Musicale "Ottorino Respighi"

Titolo: Una profonda riconoscenza per questo concerto

Con sentimento di profonda riconoscenza per questo concerto di musiche religiose mozartiane, do il mio benvenuto a tutti i presenti a questa manifestazione.

Saluto anzitutto i responsabili e gli organizzatori dell'Accademia Musicale Ottorino Respighi e della "Festa Musica pro mundo uno", ai quali esprimo il compiacimento più vivo per l'intenso programma di quest'anno e per l'iniziativa di radunare insieme i giovani artisti di ogni parte d'Europa nel campo della musica.

Saluto le Autorità ed i rappresentanti delle organizzazioni che hanno consentito questa serata.

Il mio pensiero ammirato va al signor Direttore dell'orchestra, Maestro Moshe Atzmon, ai valorosi solisti, a tutto il complesso dell'Orchestra Filarmonica di Danzica, al Coro della città di Bratislava e al suo Direttore.

La Messa in Do minore, che il ventiseienne Mozart compose tra il 1782 e il 1783, detta "Grande Messa", è ritenuta opera incompleta, poiché non tutti i testi dell'Ordinario vi sono musicati; ma si tratta di un'opera in sé perfetta e significativa - basterebbe ricordare il complesso, intenso ed emozionante contrappunto del Kyrie - un'opera piena di tensioni drammatiche, alla quale l'Autore rimase affezionato, così da rievocarne alcuni temi anche in altre circostanze. Circa l'Ave Verum, poi, è ben noto come la tradizione cattolica lo abbia accolto quale espressione eccelsa di un sentimento di fede e di adorazione del Mistero eucaristico.

Grazie a voi, Signori organizzatori, e grazie a voi, Signori artisti, per questo trattenimento particolarmente bello e nello stesso tempo intensamente ricco di contenuto spirituale. Ritengo che tutti coloro che qui hanno potuto condividere quest'ora di musica, possano aver vissuto e recepito quel messaggio religioso che ha dato vita ed ispirazione alle opere testè udite.

Desidero aggiungere al pensiero riconoscente un augurio fervido di felice successo per tutti i componenti di questo complesso organismo artistico, per i professionisti già affermati ed apprezzati, per i giovani partecipi alle attività del Centro Internazionale di Formazione Musicale, per quanti si sono prodigati per questa serata d'arte, mentre su tutti invoco la protezione e la benedizione di Dio Onnipotente.

Data: 1991-07-28
Domenica 28 Luglio 1991

Lettera al Cardinal Hamer - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per i cinquant'anni di sacerdozio

Al Venerabile Fratello Nostro Cardinale Jean Jèrome Hamer dell'Ordine dei Frati Predicatori Siamo molto lieti, venerabile fratello nostro, di aver modo, per il momento attraverso questa lettera, di comunicarle la Nostra sincera e profonda partecipazione, nell'avvicinarsi lieto di un evento molto importante della Sua vita, che per la grazia di Dio, cadrà il giorno 3 del prossimo mese di agosto.

Infatti, in quel giorno lei compirà cinquant'anni da quando, già fratello domenicano, fu elevato e introdotto al sacerdozio di Cristo e inizio nello stesso tempo un lungo e fruttuoso cammino di apostolato presbiterale, che ora non solo la Sua famiglia religiosa, alla quale giustamente si vanta di appartenere, ma anche tanti altri uomini nei luoghi della Sua attività, sia in Belgio sia a Roma, dove Lei ha lavorato con tanta solerzia, capacità e zelo, desiderano adeguatamente celebrare.

perciò Noi vogliamo pubblicamente unire a tutte quelle luminose manifestazioni di gioia e celebrazioni, con le quali Lei sarà onorato per i Suoi meriti ora e in seguito, questo Nostro ringraziamento per gli inizi e per l'intera attività svolta nel Suo sacerdozio, ordine al quale ventotto anni dopo si è aggiunta la grande dignità e autorità dell'Episcopato.

Pensiamo alla Sua quotidiana opera svolta presso gli uffici della Sede Apostolica, di cui tutti vedono chiaramente l'importanza: il Suo fruttuoso impegno per l'illustre causa dell'ecumenismo, profuso presso il Segretariato per l'Unità dei Cristiani; inoltre Lei ha svolto efficacemente per undici anni l'incarico di Segretario della Congregazione della Dottrina della Fede finchè per Nostra volontà sette anni fa ha assunto sapientemente la direzione della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e per le Società di vita apostolica. In questa occasione vogliamo anche ricordare la Sua solerzia e prudenza, il Suo zelo sacerdotale e la Sua fedeltà al Vangelo di Cristo e alla guida della Madre Chiesa, che sempre ha tenuto presente in tutti i Suoi incarichi e funzioni.

Così, nell'anniversario del Suo sacerdozio, ringraziamo grandemente con Lei, Venerabile Fratello Nostro, il Divino Pastore, poichè attraverso di Lei presbitero e vescovo Egli ha procurato tanti benefici spirituali a tutta la comunità ecclesiale. Rallegrandoci dunque con Lei per questo avvenimento e augurandoLe parimenti un fruttuoso proseguimento del Suo lavoro, La salutiamo di cuore impartendoLe la Nostra Benedizione Apostolica, con la quale vogliamo attestare la Nostra particolare benevolenza verso di Lei ed invocare dal Redentore misericordioso un'abbondante ricompensa per i Suoi meriti.

Citta del Vaticano, 30 luglio 1991, Xlll anno del Nostro Pontificato.

Ioannes Paulus PP. II (Traduzione dal latino)

Data: 1991-07-30
Martedi 30 Luglio 1991




Recita del Rosario - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: La Vergine vi protegga e vi assista

Desidero ringraziare tutti coloro che questa sera hanno preso parte alla recita del Santo Rosario.

Saluto in particolare il numeroso gruppo degli ammalati qui accompagnati dai rappresentanti dell'U.N.I.T.A.L.S.I. della Diocesi di Andria.

Carissimi, vi esprimo il mio apprezzamento per il vostro atto di fede che, superando disagi e difficoltà, avete voluto compiere per testimoniare il vostro amore alla Vergine SS.ma e al Papa.

Io conto sul vostro sostegno spirituale, siatemi vicini con l'offerta delle vostre preghiere e dei vostri sacrifici. Da parte mia vi assicuro il costante ricordo al Signore, perché vi conforti e vi dia coraggio per superare i momenti difficili.

Saluto anche i giovani della Società di San Vincenzo, riuniti a Marino per un campo di lavoro e di formazione. Vi auguro che i vostri incontri vi servano per una crescita spirituale e culturale.

La Vergine Santissima vi protegga e vi assista in tutte le circostanze della vostra vita.

Data: 1991-08-03
Sabato 3 Agosto 1991





Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Si dimostri solidarietà con l'Albania

Carissimi fratelli e sorelle!


1. L'intera comunità cristiana guarda con fiducia verso il Santuario di Czestochowa, dove il 14 e 15 agosto si svolgerà, come è noto, la VI Giornata Mondiale della Gioventù.

A Jasna Gora, il "Chiaro Monte", continuano a giungere migliaia e migliaia di giovani provenienti da ogni angolo del mondo. E' un pellegrinaggio di fede, una fervente manifestazione di speranza ed una corale espressione dell'impegno giovanile all'interno della Chiesa.

Il mio pensiero va, perciò, a coloro che in questi giorni, all'ombra del Santuario della Madonna Nera, pregano, riflettono e sperimentano il senso della fraternità che scaturisce dall'ascolto del Vangelo e dalla sequela del Redentore.

Li saluto tutti con affetto assieme ai Responsabili del Pontificio Consiglio per i Laici e ai fratelli della Chiesa polacca che con generosa disponibilità si sono fatti carico di ogni problema organizzativo. Esprimo il mio compiacimento anche per i lavori del Forum Internazionale dei giovani sul tema: "Lo Spirito dei figli di Dio - Spirito di libertà", ai quali hanno preso parte ragazzi e ragazze di oltre 74 nazioni.

Vi invito ad unirvi a questa intensa preparazione spirituale alla Giornata Mondiale dei Giovani e a sostenerla con la vostra preghiera. Io saro in Polonia martedi prossimo. Domando a tutti di accompagnarmi col ricordo al Signore e alla sua Madre Ss.ma, perché una così significativa tappa del cammino della Chiesa verso il terzo millennio sia coronata da abbondanti frutti spirituali.


2. Vi invito, inoltre, a pregare anche per la mia visita pastorale in Ungheria che, a Dio piacendo, avro la gioia di compiere subito dopo la conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù. E' la prima volta che un Successore di Pietro si rechi tra i fratelli di quella Chiesa, provata da tante sofferenze.

Possa Maria, invocata e venerata dal popolo ungherese sotto il titolo di "Magna Domina Hungarorum", assistere questo viaggio e proteggere sempre i credenti di quella Nazione.

Data: 1991-08-11
Domenica 11 Agosto 1991

Visita all'Ospedale pediatrico - Prokocim

Titolo: "La potenza di Dio si manifesta pienamente nella debolezza

Cari bambini che abitate in questo Istituto per riacquistare la salute! Insieme con voi desidero innanzitutto salutare il Presidente della Repubblica con la Consorte, gli stimati Rappresentanti del Presidente degli Stati Uniti, presieduti dal Signor Ed Derwinski, e del Congresso americano guidati dal Signor Dante B. Fascell. Saluto i Membri del Consiglio Amministrativo della Fondazione "Project HOPE", i rappresentanti del Consiglio Amministrativo Internazionale della medesima Fondazione, i Rappresentanti del Governo polacco e gli sponsorizzatori con le rispettive mogli. Saluto tutte le persone qui presenti.

Saluto tutti i lavoratori dell'Istituto Polacco-Americano di Pediatria presso l'Accademia Medica a Cracovia ed i Rappresentanti di quest'Accademia con il Rettore, professor Andrea Szczeklik, e tutti gli ospiti presenti.


1. Come è noto sono all'inizio della seconda fase del mio pellegrinaggio di quest'anno alla mia Patria. Questa volta dirigo i miei passi pellegrini a Jasna Gora, per incontrare, ai piedi della Regina della Polonia e Madre della Chiesa, i giovani che sono venuti da tutto il mondo in occasione della loro festa.

Pellegrinando da Roma a Czestochowa non potevo dimenticare Cracovia e il Colle di Wawel che è un vero Santuario della nostra storia. Tuttavia, la Provvidenza divina ha fatto si che i primi passi sul sentiero di questo pellegrinaggio mi è stato dato di dirigerli all'ospedale e, precisamente, all'ospedale per i bambini, quindi ad un particolare Santuario della sofferenza umana, al mistero della sofferenza umana. Ringrazio, dunque, Dio per quest'incontro! Ringrazio gli Organizzatori e i Bambini per l'invito. La mia presenza in quest'ospedale non la considero come un semplice fermarsi, ma come una vera stazione, una stazione nel senso religioso ed ecclesiale; quindi come un incontro di persone umane con Dio, con un particolare mistero, per viverlo come una purificazione e per prepararsi alla stazione seguente. Che cos'è che purifica di più ed avvicina al Dio Onnipotente e Santo, se non la sofferenza e il sacrificio dell'uomo innocente? Per pronunciare tali parole è necessario avere nel proprio cuore la Persona di Cristo, il Figlio di Dio, e il suo Mistero Pasquale; il Mistero della Redenzione... "Perché con la tua santa croce hai redento il mondo".

Ed è in tale spirito che San Paolo accetta le proprie infermità, necessità, oltraggi, persecuzioni, perché "la potenza (di Dio)... si manifesta pienamente nella debolezza" (2Co 12,9). La debolezza umana inserita, mediante la fede, nel mistero di Cristo, diventa la sorgente della potenza di Dio. perciò l'Apostolo scrive: "quando sono debole, è allora che sono forte" (2Co 12,10). Quindi la sofferenza dell'uomo, la sofferenza degli uomini, che non si può evitare, accolta nello spirito di fede, è la sorgente della potenza per chi soffre, e per gli altri, ed è la sorgente della potenza per la Chiesa, per la sua missione salvifica. Ed è per questo che apprezzo così tanto ogni incontro con i malati. Ed è per questo che conto così tanto sui frutti del loro dolore e della loro debolezza. Desidero trasmettere, ancora una volta, questa verità a voi, cari Bambini che siete qui nell'ospedale, ai vostri Genitori e a quelli che vi amano, che vi proteggono, che vi curano. La voglio trasmettere a tutti i miei Connazionali che soffrono nelle loro case, negli ospedali e nei diversi istituti, ed a tutti i malati e sofferenti del mondo intero.

L'uomo teme la sofferenza, vuole respingerla, evitarla, così come temeva la passione e la morte Cristo stesso, e di questa ha non soltanto il diritto, ma anche l'obbligo. Tuttavia, la sofferenza esiste nel mondo e ci affligge. Io so, cari Bambini, che voi e i vostri genitori desiderereste accogliermi nelle vostre case, o in una chiesa, o in una scuola, oppure nel campo da gioco, in buona salute e in piena abilità. Intanto mi avete invitato in un ospedale che temporaneamente sostituisce la vostra vera casa, affinché possiate ritornare sani a questa e alla vostra famiglia. Io vi auguro questa salute con tutto il cuore e prego per essa.

Prego per il sano riflesso dei vostri occhi, per il sorriso pieno di gioia, per la felicità. Prego che, nonostante la malattia, voi vi sentiate bene in quest'ospedale, che troviate uomini che vi amino, che incontriate saggi medici, infermiere e infermieri premurosi, buoni amici e amiche.

Nei momenti più difficili, quando vi sentirete male, oppure sarete malinconici, guardate a Cristo crocifisso che è risorto. La sua Madre stava sotto la Croce. A questa Madre, che è la nostra, mi reco domani a Jasna Gora e vi portero ad Essa; portero le vostre sofferenze, preghiere e desideri, e tutto ciò che io desidero per voi.


2. Ecco noi ci troviamo nelle grandi strutture ospedaliere che sono nate dall'amore e dalla solidarietà umana. Qui viene fatto tanto bene. Restituire all'uomo la salute, restituire l'uomo alla vita. Tutto questo è il segno evangelico della vita eterna e della vocazione dell'uomo in Dio a questa vita.

Così faceva Cristo utilizzando la potenza divina, così fate anche voi, utilizzando la scienza, le capacità e la saggezza umane, accompagnate dalla grazia. Per questo il vostro Istituto, così come tutti i simili luoghi, è un segno che rende testimonianza alla dignità e al valore della vita umana; segno della sollecitudine per questa vita e, in un certo senso, è il segno umano della piena dimensione di tale vita. Questo Istituto, accanto al suo significato essenziale detiene ancora un ruolo speciale di simbolo. Esso è sorto più di 25 anni fa, nei tempi dell'allora accentuata divisione del mondo.

E' sorto malgrado le differenze ideologiche che hanno diviso il mondo e perfino nonostante l'ostilità fomentata in questi ultimi tempi tra l'Oriente e l'Occidente. Diro meglio, quest'opera è stata realizzata al di sopra di tutto questo, e insieme con le altre, essa deve parlare, ad alta voce, a noi e a tutti gli uomini del mondo. Il bene dell'uomo è diventato più forte di tutto ciò che gli è contrario. La solidarietà degli uomini ha vinto le divisioni e le ostilità. Per questo desidero esprimere qui la mia gratitudine, desidero dare il mio specifico omaggio ai coraggiosi iniziatori di quest'opera, a quelli che l'hanno realizzata e a quelli che la stanno sviluppando. Sono spiritualmente presenti in questo momento, davanti ai nostri occhi tutti i bambini che in questo ospedale hanno riacquistato la salute e felicemente sono ritornati alle loro case e alla vita normale! Grazie, quindi, e lode prima alla "Polonia" americana in mezzo alla quale è nata quest'idea ed ha trovato l'appoggio da parte dei membri della camera dei rappresentanti.

Non è possibile nominare qui tutte le persone che in questo campo si sono particolarmente distinte. Ricordero quindi soltanto un membro del Congresso, eminentemente politico che ha coperto le alte cariche statali, un uomo che si è dedicato tanto per la "Polonia" americana, il Signor Clement J. Zablocki di Milwaukee. Io l'ho conosciuto personalmente e l'ho insignito di un'alta onorificenza pontificia. Sono cresciuti i bisogni e si è sviluppato anche l'ospedale. A questo sviluppo ha contribuito direttamente anche il Governo degli Stati Uniti. E' una cosa caratteristica che all'apertura della costruzione dell'Istituto di riabilitazione assistette il Signor Clement Zablocki, e l'inaugurazione di questo ospedale è stata fatta dal Vicepresidente degli Stati Uniti l'allora Signor George Bush. Prego i suoi Rappresentanti qui presenti di trasmettere al Signor Presidente le espressioni del mio riconoscimento e della mia gratitudine.

Nel corso dell'ingrandimento di questo Centro di cura, grande e moderno, a Prokocim, il principale appoggio è stato offerto dalla Fondazione americana: Project Health Opportunity to People Everywhere che è stata designata dal governo degli Stati Uniti come sponsor dell'Istituto di pediatria dell'Accademia di Medicina a Cracovia. Le prime lettere di questo nome compongono una parola molto significativa: HOPE=speranza. Il Presidente della Fondazione è il suo fondatore, qui presente con la sua consorte, il Dott. William B. Walsh. così come il Direttore del programma polacco è suo figlio, il Dott. John, un fedele amico della Polonia, il quale mette tutto il suo cuore nel lavoro a favore dei bambini. Molto interessanti sono gli inizi e la storia di questa Fondazione che si presenta come la storia della sensibilità umana ai bisogni di un altro uomo.

Lo sfondo di questa storia rimane sempre la parabola di Cristo del buon Samaritano. Basta dire che il Project HOPE porta avanti circa 100 programmi di cui uno abbraccia la Polonia, e nel futuro intende diffondersi agli altri paesi: la Cecoslovacchia, l'Ungheria, i Paesi Baltici, la Iugoslavia, la Bulgaria e la Romania. "Dio ricompensi ed aiuti". Evidentemente in tutta quest'opera partecipano anche le diverse organizzazioni e le singole persone; in essa vengono investiti sia i fondi pubblici che privati. Non possiamo, quindi, che nominare anche i meriti della Polonia, del Governo e delle istituzioni a diverso livello, come anche della stessa Accademia di Medicina di Cracovia e del Direttore dell'Istituto Polacco-Americano di Pediatria, il Professor Jan Grochowski, qui presente. Chiedo scusa se nomino soltanto alcuni. Grazie a una tale collaborazione e solidarietà siamo arrivati in questo momento ad un'ultima parte di questa grande iniziativa portata a termine dal Project HOPE, cioè al Centro Ambulatorio di Cura dei Bambini, che ho benedetto poco fa e che porterà il nome del grande amico della Polonia, già nominato, di Clement Zablocki. E questo non è ancora la fine, poiché ci sono ancora i nuovi progetti di un ulteriore sviluppo di questo Centro. Sono stato informato, tra l'altro, della costruzione di un albergo per genitori e bambini.

Cari fratelli e sorelle, tutto questo è particolarmente significativo perché ci dice quanto si prendono in considerazione in quest'ospedale i molteplici bisogni della persona umana, di un bambino, i suoi bisogni fisici e spirituali.

Questo ci dice che con l'applicazione delle conquiste più moderne della scienza e della tecnica qui si tiene conto anche delle esigenze dell'antropologia integrale.

Che Dio benedica quest'opera e tutte le altre simili ad essa.


3. Gentili Signori e Signore, cari fratelli e sorelle consentitemi alla fine di condividere con voi alcuni ricordi e riflessioni. Sin dall'inizio del mio servizio pastorale mi sono legato all'ambiente medico ed all'intero ambiente del servizio alla sanità. In mezzo ai presenti oggi vedo le persone che ho conosciuto agli inizi del mio lavoro pastorale. Ci sono anche quelli che ho incontrato come arcivescovo di Cracovia. Ci sono, infine, anche i giovani che incontro per la prima volta. Ho desiderato e desidero ricordare a tutto il personale di servizio sanitario la loro grande vocazione che proviene dal servizio all'uomo infermo.

Nella Lettera apostolica Salvifici doloris, sul senso cristiano della sofferenza umana, ho scritto: "questo è "da buon samaritano" la professione del medico e dell'infermiera, o altre simili! In ragione del contenuto "evangelico", racchiuso in essa, siamo inclini a pensare qui piuttosto ad una vocazione, che non semplicemente ad una professione" (n. 29). Non c'è alcun dubbio che il lavoro del medico, dell'infermiere, ogni lavoro in mezzo ai malati è un servizio a Cristo: "ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40).

Il carattere dell'aiuto portato ad un malato, della cura di esso, fa si che abbiamo a che fare non tanto con una professione, quanto con una vocazione, che grazie alla sua nobiltà ed ai suoi ideali è vicina alla vocazione sacerdotale.

Per realizzare una tale vocazione hanno un ruolo enorme i valori religiosi. Essi rafforzano nei medici e in tutte le persone addette ai malati, lo spirito di un autentico servizio nei riguardi dei pazienti, mobilitano all'agire in favore di una esecuzione sempre più degna della professione e richiamano al maggior senso di responsabilità per il bene che è stato loro affidato, che è l'uomo. Quindi, la vita religiosa detiene un ruolo importante nel compiere il servizio del medico e quello di cura in generale dei malati. E qui c'è il posto per quella che è chiamata la pastorale delle persone che si dedicano al servizio dei malati. Essa vuole portare a loro la conoscenza approfondita del Vangelo e di tutta la dottrina della Chiesa, e aiutarli nella loro formazione morale e spirituale. Ringrazio, ringrazio ancora una volta tutti. Ringrazio i bambini per il programma che mi hanno preparato, e ringrazio la piccola rosa che è caduta dal cestino e nonostante tutto... mi ha fatto gli auguri.

Ringrazio calorosamente per gli auguri e prima di tutto per il sacrificio della vostra sofferenza. Vi porto con me a Jasna Gora, almeno da lontano, alle Giornate Mondiali della Gioventù che non sappiamo ancora dove saranno celebrate.

Vi benedico con tutto il mio cuore!

Data: 1991-08-13
Martedi 13 Agosto 1991

Messa nella Piazza del Mercato - Cracovia

Titolo: Camminare nella carità




1. "Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi" (Rm 8,15). Signor Presidente della Repubblica di Polonia, Signor Primo Ministro, Presidente del Senato, Rappresentanti del Governo, Sua Eminenza il Cardinale Metropolita di Cracovia, tutti i cari fratelli nell'Episcopato, Cardinali, Arcivescovi e Vescovi. Tutti i miei cari connazionali, fratelli e sorelle, Cracoviani ed ospiti. Fratelli nel sacerdozio, fratelli e sorelle nella vocazione religiosa. Fratelli e sorelle tutti nella vocazione cristiana. Le parole paoline della Lettera ai Romani lette all'inizio sono il pensiero guida della Giornata Mondiale dei Giovani a Jasna Gora. I giovani pellegrini di varie parti del mondo, provenienti soprattutto da diversi paesi d'Europa, si mettono in cammino in questi giorni verso il Santuario di Jasna Gora. Sono guidati dalle parole dell'Apostolo: "tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi... ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!"" (Rm 8,14-15).

E' la gioia dello Spirito Santo quando può rendere testimonianza al nostro spirito umano "che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo" (Rm 8,16-17). Recandomi a questo incontro dei giovani, mi fermo tra i miei connazionali a Cracovia. Qui, quante opere umane e quanti cuori umani testimoniano attraverso le generazioni questa eredità di Dio, di Cristo! Quanto debbo, io stesso, a questa testimonianza! Tra le mura della vecchia e della nuova Cracovia, sempre regale, non cessi la gioia dello Spirito Santo, cioè le menti e i cuori sensibili alla sua divina testimonianza! E per questo è per me una grande gioia di aver potuto celebrare a Cracovia la beatificazione di Angela Salawa. Questa figlia del popolo polacco, nata nel vicino Siepraw, ha legato una notevole parte della sua vita a Cracovia. Questa città è stata l'ambiente del suo lavoro, della sua sofferenza, della sua maturazione nella santità. Collegata con la spiritualità di San Francesco d'Assisi, ha mostrato un'insolita sensibilità all'azione dello Spirito Santo. Ne rendono testimonianza gli scritti che ci ha lasciato.


2. In precedenza gli incontri della Giornata Mondiale dei Giovani hanno avuto luogo a Roma e a Buenos Aires e, ultimamente, a Santiago de Compostela in Spagna.

Se questa volta gli organizzatori hanno chiesto Jasna Gora ciò è avvenuto in seguito agli eventi del 1989. Quell'anno costituisce una nuova sfida al nostro vecchio continente. Poco dopo mi era stato dato di mettere i piedi sul luogo santificato dal ricordo degli Apostoli degli Slavi, i santi fratelli Cirillo e Metodio, a Velehrad in Moravia. Li fu anche annunciato il Sinodo speciale dei Vescovi d'Europa, che dovrà svolgersi a Roma, nelle ultime settimane dell'anno corrente.

La Giornata dei Giovani a Czestochowa è quasi una preparazione del terreno per quel Sinodo, che si svolgerà pensando al terzo millennio, ormai vicino, della venuta di Cristo. In un certo senso è un Sinodo d'Avvento. Avvento significa orientamento verso il futuro. I Giovani portano in sé questo futuro.


3. La liturgia dell'odierna domenica ci pone davanti agli occhi la grande peregrinazione d'Israele dalla schiavitù in Egitto alla Terra promessa.

Quarant'anni sotto la guida di Mosè. Cristo si riferisce a questo mentre dice: "I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti" (Jn 6,49). E ricorda quel pane, di cui si nutriva il popolo nel deserto, per annunziare l'Eucaristia - il cibo di vita eterna: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io daro è la mia carne per la vita del mondo" (Jn 9,51). E' possibile questo? Il testo di Giovanni ci dice che i presenti mormoravano, alcuni poi andarono via... Ed ecco ciò che dice Cristo: "Non mormorate... nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risuscitero nell'ultimo giorno" (Jn 6,43-44). A noi, che oggi abbiamo cantato nel Salmo responsoriale: "Vedete tutti quanto è buono il nostro Signore" (cfr. Ps 33/34,9), Cristo dice: permettete a Dio di essere buono secondo la sua propria misura. Il bene è tale perché si concede, perché fa un dono di sé. Lasciate a Dio vivo, che è il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, di essere buono verso di voi secondo la sua propria misura. Questa è la misura sovrumana. Questa è la misura dell'Eucaristia. "Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi... in sacrificio" (Ep 5,2).

E quel suo sacrificio redentore egli ce lo ha lasciato come dono nell'Eucaristia. E' in virtù di tale dono, di questo cibo, che noi facciamo il pellegrinaggio attraverso la vita temporale, come una volta Israele attraverso il deserto. E di questo dono attestano i templi di Cracovia, antichissimi e nuovissimi, che gridano a tutti: "Vedete quanto è buono il nostro Signore". I templi di Cracovia? Quanto essi hanno parlato alla beata Angela Salawa di Dio - di questo Dio che desidera donare se stesso all'uomo. E' verso quel Dio che si dona all'uomo che vengono in pellegrinaggio i giovani da varie parti del nostro paese, dall'Europa, da varie parti del mondo: essi "hanno ricevuto uno spirito da figli adottivi". A che cosa tendono? Che cosa desiderano? "Essere imitatori di Dio quali figli carissimi e camminare nella carità perché Cristo ci ha amato ed ha dato se stesso per noi offrendosi in sacrificio" (cfr. Ep 5,1-2).


4. L'odierna liturgia ci mostra ancora un pellegrino solitario: il profeta Elia, il quale sfuggendo alla vendetta della crudele regina Gezabele, moglie di Acab, fece sosta nel deserto, estremamente esausto, chiedendo a Dio di morire (cfr. 1R 19,4). Lo stesso Elia, profeta del Dio vivente, intraprese la lotta contro i falsi profeti, che cercarono di incamminare il popolo sulle vie dell'idolatria. Elia scongiurava gli Israeliti con le seguenti parole: "fino a quando zoppicherete da entrambi i piedi? Se il Signore è (il vero) Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!" (1R 18,21). II Signore confermo la parola del Profeta, così che tutto il popolo poté convincersi che il vero Dio era lui e non Baal. Dopo una tale prova di fede, che era un palese giudizio di Dio agli occhi di tutti, Elia deve fuggire davanti alla vendetta di un'accanita adoratrice di Baal, la regina Gezebele. Ed ecco il profeta esausto, stanco morto. Viene destato dal sonno da un messaggero divino che gli dice: "Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino" (1R 19,7).

Il Libro dei Re aggiunge, che in virtù di queste parole Elia mangio e parti per continuare il cammino fino al monte di Dio, l'Oreb (cfr. 1R 19,8).

Pensiamo alle prove dei nostri tempi. L'uomo di oggi non conosce una tale idolatria come ai tempi di Elia. Le prove della fede hanno subito una lunga evoluzione. Oggi non si pone più l'interrogativo "Se Dio è il Signore, seguitelo, se Baal, seguite lui". Oggi si tenta di rendere questo problema essenzialmente non importante. Verso la fine del ventesimo secolo all'uomo il programma suona così: "viviamo così, come se Dio non esistesse". Pero: se Dio non esiste, tutto è lecito - ha già affermato Dostojevski. Siamo al di fuori del bene e del male, aggiunge Nietsche. Mentre il ventesimo secolo volge verso la fine, abbiamo dietro le spalle le esperienze fin troppo eloquenti ed orrende, che attestano che cosa in realtà significa quel programma di Nietsche. A che cosa andiamo incontro, se viviamo come se Dio non esistesse?


5. In una tale epoca i giovani da Est e da Ovest vanno in pellegrinaggio a Jasna Gora. In qualche modo tutti andiamo là con loro. Insieme con noi cammina in pellegrinaggio tutta la nostra storia, che qui, a Cracovia, trova una particolare espressione. Specialmente la Beata Edwige, la Signora di Wawel, davanti al cui crocifisso devo inginocchiarmi prima di visitare l'Ungheria. Edwige, la cui eredità angioina trae origine dalla Francia, per raggiungere, nelle diramazione della sua stirpe, il regno di Napoli, al sud dell'Italia e, allo stesso tempo, d'Ungheria. Edwige, figlia di Luigi d'Ungheria e della Polonia, nipote di Elisabetta figlia di Ladislao il Breve che a sua volta apri la nostra storia all'Oriente. Tutto questo ha la sua eloquenza molto attuale, quando ci troviamo davanti all'imperativo di un'Europa più riconciliata, edificata sul rispetto dei diritti dell'uomo e dei diritti delle nazioni. Quanto è attuale ciò che l'Apostolo scrive nella Lettera agli Efesini: "non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira... e maldicenza con ogni sorta di malignità... Perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo" (Ep 4,30-32).

Quanto questo è attuale! Insieme con tutti coloro che nel corso della storia, ed anche con quelli dei nostri tempi, sono divenuti la gioia dello Spirito Santo, insieme a questa amata Signora di Wawel, Edwige l'Angioina, ripetiamo le parole dell'Apostolo: "Non rattristate lo Spirito Santo!" Ripetiamo queste parole insieme con la beata Edwige, regina della Polonia e "madre delle nazioni". E le ripetiamo insieme con la beata Angela Salawa. Si uniscano nella nostra coscienza queste due figure femminili. La regina e la donna di servizio! Tutta la storia della santità cristiana e della spiritualità edificata sul modello evangelico non si esprime forse in questa frase semplice. "Servire Dio è regnare"? (cfr. LG 36). La stessa verità viene espressa dalla vita di una grande regina e di una semplice donna di servizio.


6. "Non rattristate lo Spirito Santo!".

Non rattristiamo lo Spirito Santo. Non facciamo resistenza alla sua potenza, invisibile e, tuttavia, più reale di tante visibili e chiassose "potenze" prodotte in grande abbondanza dall'uomo dei nostri giorni. "E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla" (Jn 6,63) - in queste poche parole di Cristo è contenuta la valutazione di tutte le specie di materialismo, che sotto diverse forme ritornano sempre, per opporre resistenza, negli uomini, allo Spirito che dà vita.

"Non rattristate lo Spirito Santo!".

Rinnoviamo in noi l'eredità di Dio e di Cristo, cari fratelli e sorelle.

Che, dopo tante esperienze del tragico secolo, che volge verso il suo termine, si rinnovi e si consolidi la generazione di coloro che "adorano il Padre in Spirito e verità" (cfr. Jn 4,23).

Dio attende tali adoratori!

Data: 1991-08-13
Martedi 13 Agosto 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Appello del Papa per la Jugoslavia - Città del Vaticano (Roma)