GPII 1991 Insegnamenti - Omelia della Santa Messa nella Cattedrale di Esztergom

Omelia della Santa Messa nella Cattedrale di Esztergom

Titolo: "Siete chiamati ad essere missionari in una Nazione che vuole rinascere per un futuro più sereno e più felice"




1. "Il Signore è il mio pastore" (Ps 22/23,1).

Non doveva Simon Pietro pensare proprio a questo presso il lago di Genezaret? Non doveva pensare così, quando per ordine di Cristo "prese il largo e calo le reti per la pesca"? Dopo aver faticato l'intera notte sul lago senza prendere nulla, pesco una così grande quantità di pesci che le reti quasi si rompevano (cfr. Lc 5,4-6). Non dovette, allora, Simon Pietro pensare: "Il Signore è il mio pastore; non manco di nulla"? (Ps 22/23,1). Si! Tutti furono presi da grande stupore: c'erano, infatti, anche altri pescatori, compagni di Simone; c'erano Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che sarebbero presto diventati apostoli. In quel momento Pietro udi - e con lui anche gli altri udirono - le parole del Signore: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini" (Lc 5,10).


2. Misteriose parole! Essendo pescatori, erano abituati a pescare: gettavano le reti, prendevano ciò che vive nell'acqua e, tiratolo in barca, ne facevano alimento per gli uomini. questo è il lavoro dei pescatori: un po' diverso da quello dell'agricoltore, che trae il nutrimento dalla terra. Diverso anche da quello dei pastori, che pascolano le greggi nei campi. Cristo disse: "Sarai pescatore di uomini"! Faceva appello al mestiere di Pietro, allo stesso modo che in altre occasioni si era riferito ad altre professioni e ad altri lavori. E sempre aveva in mente il Regno di Dio. "Essere pescatore di uomini" - abbracciarli con la realtà di questo Regno come con una misteriosa rete. Abbracciarli con la parola del Vangelo di Cristo. Alimentarli con la sua Carne e il suo Sangue nell'Eucaristia. Introdurli nella dimensione della nuova Vita per mezzo dell'acqua del Battesimo, affinché diventino "nuova creatura" (2Co 5,17), affinché possano portare frutti per la vita eterna.


3. Carissimi fratelli e sorelle della illustre ed antica Chiesa di Esztergom! Conosco le difficoltà che, nel corso di questi quarant'anni, avete dovuto affrontare. Mi sono note le prove a cui è stata sottoposta, in particolare, l'unità del Popolo di Dio in questo Paese e so che alcune ferite ancora permangono, con grande disagio dell'intero Corpo di Cristo. E' tempo ormai che la carità vinca residue tensioni, riserve, sospetti e il vincolo della comunione rinsaldi fra loro tutte le componenti dell'unica Famiglia di Dio. Tutti infatti formiamo un solo Corpo in Cristo e, nell'unità di questo Corpo, tutti siano "membra gli uni degli altri".


4. In questa prospettiva, cari fratelli e sorelle chiamati al sacerdozio o alla vita di speciale consacrazione, anche la vostra esistenza assume pieno senso e incalcolabile valore. Voi siete stati pescati in un modo del tutto particolare dalla rete di Cristo, il quale vi ha attratti a sé con sapienza, tenerezza e forza. Ciascuno potrebbe narrare la storia della propria vocazione, storie diverse l'una dall'altra, poiché il divino Pescatore è venuto incontro alle caratteristiche personali di ciascuno ed alla sua concreta esistenza per fare di lui, di lei, servitori a tempo pieno del suo popolo. Egli ha sostenuto voi, cari Sacerdoti negli anni duri della prova, allorché vi si impediva di esercitare il ministero pastorale e di riunire la comunità dei fedeli. Ha sorretto con amore voi, care Religiose, quando espulse dalle Case e dagli Istituti, non avevate neppure il minimo indispensabile per venire incontro alle necessità vostre e delle Consorelle anziane e malate. Quanti Sacerdoti, quante Religiose potrebbero enumerare con San Paolo "le fatiche e i travagli, veglie senza numero, fame e sete, freddo e nudità" (2Co 11,27), che hanno saputo sopportare per il nome di Cristo! Ora che la libertà è tornata, resta il problema della scarsità delle forze disponibili. Occorre un maggior numero di "operai della messe" - Sacerdoti, Religiosi e Religiose - che s'assumano il compito della nuova evangelizzazione in un momento tanto promettente della vostra storia. Non abbiate dubbi! Anche oggi non mancano giovani generosi, disposti ad accogliere la voce di Dio che li chiama al lavoro nella sua "vigna". Se voi saprete "mediare" tale voce con la vivezza della vostra testimonianza di totale dedizione a Cristo e al suo Vangelo, se con voi l'intero Popolo di Dio saprà implorare senza posa il "padrone della messe", la Chiesa che è in Ungheria tornerà ad avere in numero sufficiente uomini e donne impegnati senza riserve nell'annuncio del Vangelo alle generazioni del nuovo millennio, che è ormai alle porte.

E poi i laici! Anche fra loro non sono mancate prove generose di coraggio e di coerenza nell'adempimento dei doveri derivanti dalla professione della fede. Quanti cristiani, consapevoli di essere stati innestati col Battesimo nel Corpo di Cristo e di aver ricevuto nella Confermazione lo Spirito Santo per rendere davanti al mondo la loro testimonianza, non si sono piegati né davanti alle lusinghe né davanti alle minacce, ma hanno proseguito senza tentennamenti sulla strada intrapresa! Perseverate in quella comunione di pensieri e di sentimenti che la partecipazione alla mensa del Signore ravviva e rinsalda. E' stata un'insigne grazia del Signore che questa unità di intenti di fatto non sia mai venuta meno durante il tempo della persecuzione. Anche oggi essa deve perdurare e rafforzarsi col contributo di tutti, giacché ogni battezzato ha la sua parte di responsabilità nell'edificazione del Corpo di Cristo.

Il Signore è stato allora accanto a voi, carissimi fratelli e sorelle, per sostenervi in mezzo alle prove. Egli vi ha guidati e consolati "non soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo" (1Th 1,5). Vi siete fatti, così, imitatori degli Apostoli e del Signore, "avendo accolto la parola con la gioia dello Spirito, anche in mezzo a grande tribolazione" (1Th 1,6). Per questo oggi ben a ragione i credenti del mondo intero vedono in voi un esempio e ne traggono incoraggiamento per la loro vita. Infatti, "la fama della vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, di modo che non abbiamo più bisogno di parlarne" (1Th 1,8).


5. Con quale gioia, fratelli e sorelle venuti dall'antica Arcidiocesi primaziale di Esztergom, vi vedo oggi radunati intorno a me. Sono grato a Dio che mi ha concesso di ringraziarlo per voi ed insieme a voi, in questo luogo, santuario centrale della vostra Nazione, che ben a ragione chiamate "Sion ungherese".

Vi abbraccio e saluto nel nome del Signore. Rivolgo un deferente pensiero in particolare al vostro Pastore, il venerato fratello Cardinale Laszlo Paskai, e lo ringrazio per le parole che a nome vostro mi ha rivolto. Saluto i Presuli presenti, i Sacerdoti, le persone consacrate ed i laici. Ad ognuno va la mia sincera gratitudine per la calda accoglienza e l'impegno Profuso nel preparare questa mia visita pastorale veramente storica dopo tanti anni di trepida e sofferta attesa. Vi rinnovo con tutto il cuore l'espressione del mio affetto sincero e profondo.

In questo incontro a Esztergom, all'inizio della mia visita in Ungheria, desidero rendere un cordiale omaggio alla cara e venerata memoria del compianto Cardinale Jozef Mindszenty che ha lasciato una luminosa testimonianza di fedeltà a Cristo e alla Chiesa e di amore alla patria. Il suo nome e il suo ricordo rimarranno sempre in benedizione.

A questo punto vorrei salutare di cuore anche i pellegrini slovacchi e gli ungheresi provenienti dalla Slovacchia.

Saluto cordialmente Mons. Jan Sokol, Arcivescovo di Trnava, Mons. Eduard Kojnok, Vescovo di Roznava e gli Ausiliari: Mons. Dominik Toth e Vladimir Filo, nonché i pellegrini slovacchi che si sono riuniti con i loro fratelli ungheresi qui a Esztergom. Carissimi, la vostra presenza qui all'antico centro della Chiesa in Ungheria è un segno visibile della vostra unità di cristiani e della vicinanza pacifica dei popoli. Pregate uniti perché la carità verso l'altro e verso gli altri superi tutti gli ostacoli del passato. Un saluto particolare rivolgo ai fedeli ungheresi provenienti dalla Slovacchia. Uniti ai vostri fratelli di questo Paese e ai fratelli slovacchi ringraziamo assieme in questo centro della fede di Esztergom per la libertà ricuperata durante gli ultimi anni. La libertà religiosa dia a tutti noi la forza di vivere un cristianesimo autentico e di ispirare così le società intere affinché esse si basino su valori cristiani e umani. Dio vi benedica!


6. Cristo vi ha scelti e mandati ad annunciare la sua parola, testimoniando la fede cristiana tramandata dalla Chiesa. Vi invia, come agnelli tra i lupi, a rendere presente il mistero della Croce negli ambienti in cui vivete. Imitate l'entusiasmo missionario di S. Gerardo e S. Adalberto! Chi non resterebbe attonito e quasi smarrito di fronte ad un tale compito? Chi potrebbe rispettare con coerenza e totale disponibilità ogni esigenza derivante dal proprio Battesimo? Chi non si scoraggerebbe di fronte a difficoltà oggettive, quali la scarsità del personale, la vecchiaia, la malattia, la mancanza di strutture organizzative e delle stesse risorse finanziarie? Chi non avvertirebbe il disagio di incertezze e perplessità, presenti a volte anche all'interno delle Chiese, oltre che della società? Nonostante ciò, io vi dico: non perdetevi d'animo! La costatazione dei vostri limiti e delle vostre debolezze può diventare un'occasione per sperimentare la forza di Dio e la straordinaria ricchezza della sua grazia. Ecco: il Risorto è accanto a voi e rinnova la sua promessa "Non temete!" (Mt 28,10). "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Sono proprio io!" (Lc 24,38-39).

Proprio perché Colui che ci manda è forte e sta con noi possiamo dire con San Paolo. "Quando siamo deboli, è allora che siamo forti" (cfr. 2Co 12,10). Anzi la potenza di Cristo trionfa nella nostra debolezza (cfr. 2Co 12,9).


7. Nei momenti della prova vi sostenga il ricordo degli Apostoli, che uscirono dal Cenacolo per convertire il mondo! Vi stia dinanzi l'esempio della prima generazione cristiana! Pietro e Paolo, quando giunsero a Roma, Città ricca, potente e orgogliosa della propria cultura, non si sentirono forse poveri ed incapaci di compiere la loro missione? Il loro progetto di instaurarvi il Regno di Cristo non era forse una pazzia secondo la sapienza di questo mondo? E che dire dei primi missionari dell'Ungheria, San Gerardo e Sant'Adalberto? Non fu anche la loro un'impresa alla quale s'opponevano difficoltà apparentemente insuperabili? Eppure, fidando in Dio, essi intrapresero, or sono mille anni, l'evangelizzazione di questo Paese. Noi siamo ora sulla soglia del terzo millennio cristiano: a voi la responsabilità e l'onore di essere i missionari di una Nazione che vuole rinascere per un futuro più felice e più sicuro. Guardate ai vostri grandi Patroni e, seguendone l'esempio, alzate sui vostri connazionali la fiaccola della Parola di Dio!


8. "Signore, allontanati da me che sono un peccatore" (Lc 5,8). Ritorniamo ai bordi del lago di Genezaret. Queste parole - inaspettate parole di Simon Pietro - sono ricche di una grande verità. Esprimono la stessa convinzione che mosse il centurione romano a pronunciare la frase che ripetiamo ricevendo la comunione eucaristica: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto" (Mt 8,8). Esprimono la stessa convinzione, ma in maniera ancor più commovente, perché Simon Pietro sapeva di non essere degno di questa comunione, di questo stare accanto al Signore, di questa chiamata. Cari fratelli e sorelle! Simon Pietro sapeva, aveva consapevolezza. Questa stessa consapevolezza ci è necessaria per ricevere il dono e la vocazione che Cristo ci offre: la vocazione cristiana, la vocazione sacerdotale, la vocazione della totale consacrazione. Questa consapevolezza - questo "io non sono degno" - è indispensabile, perché il Signore possa continuare la sua opera di salvezza in noi e attraverso di noi. Perché si realizzi la pesca miracolosa. Perché ci abbracci il Mistero del Regno di Dio.

Perché lo Spirito Santo operi in noi con la forza della Croce e della risurrezione di Cristo. Questa consapevolezza è necessaria alle persone, ai genitori, alle comunità e alla società. Essa è necessaria alla antica corona di Santo Stefano, che oggi il vescovo di Roma saluta con venerazione e gratitudine.

"Il Signore è il mio pastore".

Amen.Data: 1991-08-16
Venerdi 16 Agosto 1991

Saluto ai fedeli davanti al Palazzo del Parlamento - Budapest

Titolo: Vi auguro di entrare per questa porta nel Regno dei Cieli

Cari fratelli ungheresi! Rivolgo un cordiale saluto a tutti voi che vi siete radunati davanti al parlamento.

Ringrazio il Signore perché avete raggiunto la vera libertà. Imploro su di voi la benedizione di Dio dell'amore perché possiate avere la vita e perché essa sia sempre più abbondante.

(Giovanni Paolo II ha poi improvvisato il seguente discorso in italiano, con traduzione in ungherese:) Io vorrei soprattutto scusarmi per la mia cattiva pronuncia ungherese e devono perdonarmi tutti gli ungheresi e specialmente nella Capitale.

Si dice che polacchi e ungheresi sono cugini e questo è vero e si è verificato nella storia in diversi momenti, questo legame quasi familiare, ma per la lingua io non sono un buon cugino.

Voglio assicurarvi che ho fatto ciò che mi era possibile, ma si vede come la vostra lingua - che è così bella ma anche così esigente - è veramente una porta stretta, come la porta attraverso cui dobbiamo entrare nel Regno dei Cieli.

Ma questo può essere anche una buona profezia per gli ungheresi perchè tutti loro parlano questa lingua e così tutti trovano questa porta stretta che guida ai Cieli. Questa è una buona profezia per voi. Io certamente vi auguro di entrare per questa porta nel Regno dei Cieli.

Mi trovo all'inizio di questa visita ed è la prima volta che mi trovo in Ungheria. Devo dire subito che mi trovo in ammirazione per la bellezza della natura e anche dell'architettura della città, degli edifici così splendidi come questo in cui ci troviamo, che rappresenta la sovranità del vostro Paese e della vostra Nazione.

Vorrei ancora offrire una benedizione a tutti voi radunati in questa splendida piazza. Spero che alla fine di questa visita potro pronunciare le parole della benedizione in ungherese.

Data: 1991-08-16
Venerdi 16 Agosto 1991

Il Santo Padre affida alla vergine Maria i giovani di tutto il mondo - Czestochowa

Titolo: Madre della Sapienza: insegnaci a creare una cultura e una civiltà che siano realmente al servizio dell'uomo

SUB TUUM PREAESIDIUM confugimus, Sancta Dei Genetrix... ("Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio...") Noi, giovani di tutto il mondo, veniamo a Te, Madre di Cristo e Madre della Chiesa. Madre della fede, della speranza, e dell'amore. Ti portiamo tutta la nostra giovinezza. Veniamo a Te, Madre di Dio, Madre della Vita, Madre del bell'Amore. Veniamo qui, dove da secoli gli uomini hanno fatto ricorso a Te, per ricevere la libertà; presso Te - perfino nella schiavitù - si sono sentiti liberi.

Oggi questa tua casa è diventata la casa di tutti noi, dei giovani di tutto il mondo. Czestochowa, in questo momento, è la capitale della gioventù. Veniamo a Te come alla nostra Madre e, mediante la Tua intercessione, chiediamo a Cristo la vera libertà, la vera fede, i motivi di vita e di speranza. Tu, Madre, conosci i nostri limiti, ma anche tutti i nostri sogni, i progetti per il futuro, e le nostre possibilità. Fa' che sappiamo rendere fruttuosa la speranza che è in noi (cfr. 1P 3,15).

NOSTRAS DETRECATIONES ne despicias in necessitatibus, sed a periculis cunctis libera nos sempre Virgo gloriosa et benedicta... ("Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova e liberaci sempre da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta..."). Portiamo in noi grandi desideri. Vogliamo vivere per Cristo. Ci rivolgiamo a Te, la più sicura Maestra sulle vie umane...

Aiutaci a vincere tutte le disperazioni. Aiutaci ad essere più forti di tutto ciò che sembra assediarci. La nostra vita quotidiana è diversa, come diverse sono anche le tue immagini nei nostri paesi. Aiutaci ad essere autentici. Affidiamo a Te ciò che in noi è minacciato dal di dentro e dal di fuori: guariscici dai peccati e dalle debolezze, liberaci dalla sconfitta e dall'errore, proteggici dal disprezzo della vita e da tutto quello che minaccia la salute e la vita. Difendici dalla solitudine che non viene da una scelta, e di cui molti non riescono a vincere. Fa' che essa non si trasformi mai in disperazione. Ti affidiamo coloro che devono far fronte alla disoccupazione, alla mancanza della casa, e alla paura di fronte al futuro. Aiutaci a salvare il mondo e noi stessi dalla violenza e dalle varie forme di totalitarismo contemporaneo su cui non abbiamo immediata influenza. Affidiamo a Te, Madre, le giovani famiglie e anche coloro che si sono consacrati all'esclusivo servizio di Dio. A Te, Madre, affidiamo la vocazione di ciascun uomo. Fa' che la vita di ciascuno, di ciascuno di noi, porti frutti generati dal Vangelo. Vogliamo pregare con Te, per quelli che cercano le vie del Tuo Figlio, e anche quelli che non sanno e non vogliono sapere del nostro incontro. Per quelli che non conoscono né Dio, né Cristo, né Te.

DOMINA NOSTRA, Advocata nostra, Mediatrix nostra, Consolatrix nostra.

Tuo Filio nos reconcilia, Tuo Filio nos recomenda, Tuo Filio nos repraesenta.

("Nostra Signora, nostra Avvocata, nostra Mediatrice, nostra Consolatrice.

Riconciliaci al Tuo Figlio, raccomandaci al Tuo Figlio, ripresentaci al Tuo Figlio"). Insegnaci il Tuo affidamento, la Tua speranza e il Tuo amore. Insegnaci ad andare incontro al Tuo Figlio. Guidaci verso di Lui. Che Lui sia la risposta a tutte le nostre domande. Insegnaci ad andare incontro agli altri uomini, forse più poveri e più soli di ciascuno di noi. Insegnaci a servire la vita dal suo concepimento fino alla morte naturale. Insegnaci ad accogliere questa vita. Che i nostri cuori siano aperti, che siano aperte le case e i paesi. Liberaci dalla paura, affinché non avendo paura dei poveri del Vangelo di Gesù - bambini, anziani, malati e stranieri - possiamo aprire le porte al Salvatore del mondo e dell'uomo. Restituisci il mistero alla vita e a tutto quello che lo genera, quello che le dà senso. Restituisci il mistero all'amore e fallo mediante la purezza.

Attraverso Te la purezza diventa una risposta al mistero: "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" (Mt 5,8). Tu sai che la più grande corruzione dell'uomo è l'impurità, da essa nascono odio, omicidi e guerre. Desideriamo assumerci la responsabilità per il nostro futuro, per il futuro della Chiesa e del mondo alla soglia del terzo millennio, per essere in grado di trasmettere ai nostri figli la fede in Dio e il senso della vita. Insegnaci ad essere presenti nella Chiesa e nella vita sociale. Insegnaci ad assumerci la responsabilità per i destini del mondo e delle nostre patrie qui sulla terra.

MADRE DELLA SAPIENZA, insegnaci a creare una cultura ed una civiltà che, basandosi sulle leggi di Dio, sappiano servire l'uomo. Insegnaci lo spirito di riconciliazione e di perdono. Fa' che non fuggiamo davanti ai nuovi compiti. Tutta la realtà contemporanea aspetta la piena evangelizzazione. Desideriamo essere, ciascuno a suo modo, missionari di quest'opera insieme con Cristo, santificatore e trasformatore di questo mondo. Guidaci al Tuo Figlio, con Lui riconciliaci, a Lui raccomandaci, a Lui restituiscici. Amen.Data: 1991-08-17
Sabato 17 Agosto 1991

Omelia della Santa Messa nell'aeroporto - Pecs

Titolo: "Magna Domina Hungarorum: salva questo popolo che si è affidato interamente a Te




1. "Eccomi, sono la serva del Signore". Con queste parole l'evangelista Luca termina il racconto dell'Annunciazione: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). Rileggiamo il testo ben noto nel corso di questa liturgia, con la quale desideriamo venerare la "Grande Regina degli Ungheresi", "Magna Domina Hungarorum". Esprimo la mia profonda gioia di poter essere con voi, cari fratelli e sorelle, figli di una Nazione sempre particolarmente vicina a me e ai miei connazionali. Sono lieto di poterlo fare in questa città di Pécs, ricca di storia; sono lieto di essere in mezzo a voi come Vescovo di Roma, in adempimento del ministero petrino che mi è stato affidato.

Davanti alla grande regina dell'Ungheria ci uniamo spiritualmente a tutti coloro che - iniziando da Santo Stefano - qui, nella vostra terra, durante tanti secoli e generazioni, "hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio" (Ap 12,11). Sono i vostri numerosi Santi e Beati; è tutta l'eredità spirituale di Santo Stefano Re e della sua Corona.


2. Il testo evangelico dell'Annunciazione viene letto spesso nella liturgia e lo conosciamo bene. Oggi lo leggiamo nel contesto dell'Assunzione di Maria. "La figlia del re è tutta splendore", proclama la liturgia con le parole del Salmo (45/44,14). Per abbracciare con lo sguardo della fede l'apparizione di Colei che "è tutta splendore", per guardare con la mente e col cuore verso la Donna "vestita di sole" (cfr. Ap 12,1), dobbiamo prima avere davanti agli occhi l'umile Vergine di Nazareth, il cui nome è Maria, Miriam.


3. Questa nuova via ha inizio nelle parole di Maria: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E' la via della fede, che nell'enciclica Redemptoris Mater ho cercato di spiegare: è la via che attraversa la notte di Betlemme, la fuga e il ritorno dall'Egitto e, poi, gli anni della vita nascosta con Gesù a Nazareth. Dopo ciò inizia una fase nuova; dal Battesimo di Gesù al Giordano, fino alla Croce sul Golgota, ultima parola della Buona Novella sigillata dalla testimonianza della Risurrezione. Infine, la Pentecoste a Gerusalemme: inizia il tempo della Chiesa, nel quale Cristo continua ad essere presente con i suoi discepoli e con l'intero Popolo di Dio della Nuova Alleanza.

Con questo Popolo è anche Maria che, sotto la Croce, è stata affidata dal Redentore al discepolo prediletto quale Madre di tutti i discepoli di Cristo sulla terra. Maria è la prima tra i discepoli di Cristo; cammina davanti ad essi, conducendoli verso il Figlio. Per Mariam ad Iesum: l'autentica devozione a Maria non separa i cristiani, ma li unisce tra loro. Con tutto il cuore auspico che il culto della Beata Vergine, nella vostra regione, costituisca un punto di convergenza tra cattolici e protestanti. "Perché non guardare a lei tutti insieme come alla nostra Madre comune, che prega per l'unità della famiglia di Dio e che tutti "precede" sulla terra nel lungo corteo dei testimoni della fede nell'unico Signore, il Figlio di Dio, concepito nel suo seno verginale per opera dello Spirito Santo?" (Encicl. RMA 30).


4. La Donna vestita di sole esprime in modo simbolico l'Assunzione di Maria in Cielo, e la "corona di dodici stelle (cfr. Ap 12,1) parla della sua incoronazione nel contesto escatologico di quel "nuovo cielo" e di quella "nuova terra" (cfr. Ap 21,1), che Dio prepara per i suoi eletti. Nello stesso tempo, la descrizione dell'Apocalisse ritorna, per così dire, agli inizi. Essa parla di una donna incinta, che sta per dare alla luce un figlio. Parla delle doglie del parto e di una lotta; della lotta preannunciata dal libro della Genesi: "Io porro inimicizia tra te e la donna" (3,15). Il nemico è lo stesso di allora. L'Apocalisse lo chiama "drago" (Ap 12,3), "il serpente antico" (Ap 12,9 cfr. anche Gn 3) ed ancora "il diavolo e satana" (Ap 12,9). Preannunziate nel Proto-vangelo, l'inimicizia e la lotta si estendono lungo tutte le generazioni. In tale lotta la "Serva del Signore", la fanciulla di Nazareth, la "Donna" dell'Apocalisse diventa - quale Madre del Redentore - la Chiesa-Madre. Infatti, in Maria, già gli antichi Padri hanno riconosciuto il "tipo" della Chiesa, e così ha fatto anche il Concilio Vaticano II (LG 63).


5. Immagine drammatica è quella della lotta delineata dall'Apocalisse. Lotta di dimensioni cosmiche che si incentra sulla Madre a causa del Figlio e si estende alla Chiesa che, quale Madre, dà alla luce i figli a somiglianza di Maria. Nella terra ungherese, nella vostra terra, la Chiesa ha sperimentato questa lotta; ne ha fatta l'esperienza nel corso della storia, ad esempio, col pericolo dei Turchi ottomani, ma l'ha sperimentata in modo particolare durante il nostro secolo. Come non ricordare le passate e recenti persecuzioni! Attaccata dagli eserciti ottomani, la società del "Regno Mariano" crollo: intere popolazioni vennero decimate, e d'improvviso divento difficile poter vivere secondo i dettami del Vangelo. Nell'ultimo quarantennio, poi, una ferrea organizzazione ha imposto alla Nazione una pseudo-cultura atea, volendo farne una forma di vita. E a queste forze esterne, scatenate contro la Donna e suo Figlio, si aggiungeva anche l'inclinazione al male, il germe dell'inimicizia verso il regno di Dio, che corrode lo spirito umano trascinando purtroppo anche i credenti verso il baratro dell'infedeltà e del peccato. così, la lotta di cui parla l'Apocalisse si sviluppa soprattutto nel cuore dell'uomo: per questo è necessaria una sempre più radicale conversione.


6. Ma eccoci ora, dopo lunghi anni di sofferenza e di prove dinanzi a Colei che i vostri antenati hanno chiamato "Magna Domina Hungarorum". A Lei rivolgiamo, come l'angelo a Nazareth, il nostro saluto: "Ti saluto, o Piena di grazia, il Signore è con te" (Lc 1,28). "Benedetta tu fra le donne" (Lc 1,42).

"Ave Maria", pregavano i vostri Padri stampando sulla bandiera l'immagine della Vergine. "Ave Maria", ripetevano imprimendo sul loro sigillo la sua effigie. "Ave Maria", invocavano ancora quando fissavano sul conio delle vostre monete d'oro e d'argento, un tempo tanto apprezzate, l'icona della "Patrona dell'Ungheria".

"Nostra Regina Beatissima e Madre, nostra antica Padrona": questo era il canto che sosteneva il cammino dei pellegrini verso i Santuari mariani. Più efficace ancora era la lode mariana che essi elevavano a Maria con la loro vita. La società aveva scelto di servire Iddio con fede coerente ad imitazione della Vergine, rispettando la volontà divina nel matrimonio indissolubile, nell'amorosa accoglienza della prole, dono del Signore, e nella santificazione della domenica. La devozione alla Madonna, quindi, come l'osservanza della dottrina cristiana, non erano una aggiunta puramente sentimentale alla tradizione; costituivano, piuttosto, un saldo punto di riferimento, che poneva al centro di tutto Dio, sorgente dell'eterna salvezza, in un rapporto di costante e fedele comunione con la Chiesa.

"Ave Maria": ti salutiamo anche oggi, celeste Madre di Dio, uniti a quanti nei periodi della persecuzione non hanno cessato di rivolgersi al tuo patrocinio con la preghiera del rosario, animati da viva speranza.

Nel nome di Maria, rivolgo un cordiale saluto a tutti voi, carissimi fratelli e sorelle, raccolti in quest'aeroporto per la celebrazione dell'Eucaristia. Un particolare ricordo al vostro Pastore, il venerato fratello Monsignor Mihaly Mayer, che ringrazio per le calde espressioni di benvenuto. Un deferente omaggio al vescovo emerito di questa Diocesi, Monsignor Jozsef Cserhati, e a tutti i Presuli presenti, tra i quali Mons. Antal Jakob, Vescovo emerito di Alba Julia, rigoroso testimone della fede e della Chiesa, nonché Mons. Lajos Balint, Arcivescovo di Alba Julia e Mons. Janos Pénzes, Vescovo di Subotica.

Saluto, inoltre, le Autorità intervenute; i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i componenti del laicato cristiano, con un particolare pensiero per coloro che provengono dai Paesi vicini: ungheresi, austriaci, croati, sloveni e tedeschi.

In questa città, che rappresenta la grande tradizione cristiana dell'Ungheria, rivolgo un particolare saluto a voi, fratelli e sorelle ungheresi che vivete all'estero.

Nella vostra patria, ormai libera, vi incontrate col successore di Pietro e vi unite in preghiera anche ai vostri fratelli connazionali. Vi ringrazio perché per decenni avete mantenuto salda la vostra fede e i vostri ideali e siete rimasti fedeli al nobile patrimonio spirituale e culturale della patria. Custodite la fede. La benedizione di Dio accompagni tutti voi.

Un cordiale saluto rivolgo ai pellegrini austriaci. Un saluto fraterno rivolgo ai Vescovi austriaci nonché ai sacerdoti e religiosi. Con voi saluto tutto il popolo austriaco, la cui storia è stata in stretto rapporto con l'Ungheria, soprattutto tramite la fede cristiana, che era anche caratterizzata da una profonda venerazione verso la beatissima Madre di Dio.

Di cuore saluto Monsignor Ciril Kos, Vescovo di Djakovo e Srijem e i cari fratelli croati che sono venuti per pregare assieme ai loro amici ungheresi e rinnovare così gli stretti legami fraterni e cristiani che sempre sono esistiti fra i due popoli. Che Dio vi conceda il bene di una pace duratura in un'Europa unita, alla quale potete apportare il vostro fruttuoso contributo.

Cordialmente saluto i cari pellegrini provenienti dalla Slovenia.

Carissimi, la vostra fede cristiana fu attraverso i secoli il fondamento della vostra cultura. Conservate e sviluppate con animo grato la cultura dei vostri antenati, che è dono per il vostro popolo. Che Dio vi benedica e vi conceda la pace! Solamente la pace vi garantisce una convivenza fraterna con i popoli confinanti e la tutela della vostra tradizione cristiana.

Saluto cordialmente il Cardinale Kuharic, Arcivescovo di Zagabria, e gli altri Vescovi venuti dalla Croazia insieme con numerosi fedeli. Ancora una volta assicuro che sono vicino alle vostre legittime aspirazioni rinnovando il mio appello alla comunità internazionale affinché vi aiuti in quest'ora difficile della vostra storia. Confido di poter un giorno non lontano venire da voi. Cari fratelli e sorelle provenienti dalla Germania, il mio saluto più cordiale a tutti voi che siete giunti qui per incontrare qui a Pécs il Successore di Pietro. Voi siete oggi chiamati ad assumervi un compito di collegamento, una funzione di ponte tra i popoli dell'Europa centrale ed orientale. Noi tutti conosciamo la necessità di un rinnovamento spirituale dell'Europa. Cogliamo le occasioni opportune che i cambiamenti avvenuti in questi Paesi ci hanno offerto! Un'Europa senza confini potrebbe essere l'inizio per una riscoperta dei valori essenziali per una vita nella dignità e nella libertà.

A questo punto vorrei salutare cordialmente gli ungheresi di lingua tedesca. Cari fratelli e sorelle ungheresi di madrelingua tedesca! La storia e la cultura del vostro popolo sono strettamente legate con la fede cristiana. In questo tempo agitato e non facile della ricostruzione di una nuova società nel vostro Paese, desidero ricordarvi, come uno speciale testamento, la parola di Maria: "Fate quello che egli vi dirà" (Jn 2,5). Possa Maria, "Patrona Hungariae", essere protettrice presso il Signore per voi e per i vostri familiari, si, per tutti gli Ungaro-Tedeschi, affinché conserviate la fede cristiana, e possiate testimoniarla e trasmetterla. Sia lodato Gesù Cristo! "Ti saluto", o Maria. Sono lieto, fratelli e sorelle, di rinnovare questo saluto insieme a voi.

E' la prima volta che il Successore di Pietro può farlo in terra ungherese. Le dure prove, diventate parte della storia della vostra Nazione e della Chiesa in questo secolo, confermano la verità dell'immagine dell'Apocalisse. E' un'immagine simbolica, ma nello stesso tempo tanto realistica! Essa contiene il realismo della lotta spirituale, lotta ultima e definitiva che tuttavia sempre più si prolunga intrecciandosi nell'intera storia dell'uomo sulla terra, nella storia delle nazioni e delle comunità. La stessa immagine contiene, inoltre, il realismo della vittoria, della vittoria definitiva come pure di tutte le vittorie spirituali immediate che segnano l'esistenza degli uomini e dei popoli. Ecco, "ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo" (Ap 12,10). Si è compiuta la salvezza. Tu, Vergine di Nazaret, Magna Domina Hungarorum, non ne sei stata forse consapevole sin dall'inizio? Magna Domina Hungarorun...

Regina degli Ungheresi e dell'Ungheria, salva questo popolo che s'affida a te.

Amen! (Al termine della Santa Messa, Giovanni Paolo II, prima della Benedizione finale, ha pronunciato le seguenti parole in lingua italiana con traduzione in ungherese:) Maria Regina Hungarorum, ti ringraziamo per averci accolto oggi in questa grande comunità eucaristica. Sei Patrona degli ungheresi e perciò ti affidiamo tutti gli ungheresi che vivono in patria e all'estero.

Qui, in questa città di Pécs, ti ringraziamo per la fondazione della prima università in terra ungherese nel secolo XIV e poi di tutte le altre scuole dei diversi gradi, scuole che hanno avuto come iniziatori anche gli Ordini religiosi.

Molte di queste scuole sono state chiuse ed eliminate in questo tempo che già si chiama passato. Adesso ritornano, si riaprono, come si riaprono anche i seminari, anche in questa Diocesi di Pécs.

Tu che sei la Madre, benché ti chiamiano Domina, Magna Domina, tu che sei la Madre, tu sai bene come è importante per ogni comunità nazionale l'educazione, la scuola e le università, come è importante questa formazione religiosa per la Chiesa e per tutte le comunità religiose.

Ti chiamiamo qui Madre Magna Domina Hungarorum, ma pensiamo a tutti gli altri popoli europei, anche qui rappresentati. Il nostro Continente è una grande comunità, una grande casa di tanti popoli e la nostra preghiera, anche in questa comunità di oggi, è la preghiera per una convivenza non solamente pacifica ma anche armoniosa, che costituisca una vera comunità dell'amore, civiltà dell'amore.

Allora ti preghiamo e stessi, domandiamo a noi stessi, a tutti noi, specialmente a quelli che sono più responsabili, che siano rispettati i diritti delle persone e i diritti dei popoli e delle nazionalità che così si faccia una armoniosa, pacifica, domestica convivenza dei popoli nel nostro Continente.

Con questa preghiera, o Madre Magna Domina Hungarorum, ci prepariamo a ricevere attraverso la tua intercessione la benedizione della Santissima Trinità per coronare la nostra partecipazione eucaristica.

Data: 1991-08-17
Sabato 17 Agosto 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Omelia della Santa Messa nella Cattedrale di Esztergom