GPII 1991 Insegnamenti - Messa per la comunità di Castel Gandolfo - Roma

Messa per la comunità di Castel Gandolfo - Roma

Titolo: In Gesù Cristo è riposta la piena e definitiva risposta ad ogni aspirazione dell'essere umano




1. "Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede, ma non ha le opere?" (Jc 2,14). Con tale interrogativo, San Giacomo ci invita quest'oggi a riflettere seriamente sul contenuto della fede e sulla necessità di esprimerla in opere di giustizia e di carità. E' certo necessario avere la fede - osserva l'Apostolo -, ma quale fede? Di quale fede si tratta? "Se non ha le opere (la fede) è morta in se stessa" (Jc 2,17).


2. L'odierno testo evangelico ci aiuta a comprendere quale sia l'autentico senso della fede cristiana: essa è adesione personale al Redentore dell'uomo. Gesù, in cammino verso Cesarea di Filippo, interroga i discepoli: "Chi dice la gente che io sia?" (Mc 8,27). Essi rispondono che per alcuni si tratta di Giovanni Battista risuscitato, per altri è Elia o uno dei grandi Profeti. La gente stima Gesù di Nazareth, ha di lui una valutazione indubbiamente positiva: molti lo ritengono un "mandato da Dio", ma non riescono ancora a riconoscerlo come il Messia preannunciato ed atteso. "E voi, chi dite che io sia?" (Mc 8,29). Ecco l'ulteriore domanda con cui Gesù replica alle varie risposte ricevute. Questa volta, in maniera chiara e decisa, si rivolge a loro, agli apostoli; li costringe ad una Presa di posizione personale. Pietro, sempre irruente e coraggioso, esclama con limpida sincerità, a nome di tutti: "Tu sei il Cristo!" (Mc 8,29).


3. "Chi dite che io sia?".

La voce di Cristo risuona nella storia, lungo l'incessante succedersi degli eventi. Si fa sentire nella Chiesa; si rivolge a ciascuno e nessuno può restare indifferente. Quale è la nostra risposta? "Tu sei il Cristo!". Come Pietro ed insieme a lui, la Comunità ecclesiale ripete la stessa professione di fede ed addita all'umanità il Salvatore, che "morendo ha dato la vita al mondo" (Dal rito della Messa).

La nostra, pertanto, non è una fede qualsiasi. Essa è ascolto umile della Parola divina; è professione di fedeltà a Colui che si definisce la Via, la Verità e la Vita; è proclamazione gioiosa della sua vittoria sul peccato e sulla morte; è accoglienza incondizionata della sua legge. La fede è annuncio di un Messia sofferente - il servo di Jahvé - che per redimere il genere umano si è sottomesso senza opporre resistenza alla prova umiliante della passione, come già era stato predetto dal profeta Isaia: "Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi" (Is 50,6).


4. Il Signore stesso si sofferma a spiegare il significato della sua missione messianica: dovrà soffrire, essere riprovato ed ucciso, ma dopo tre giorni risusciterà. Il suo discorso riesce oscuro per quanti lo ascoltano, giacché essi hanno in mente l'idea di un Messia potente e glorioso. Pietro, allora, presolo in disparte, lo rimprovera. Il Signore reagisce con fermezza: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!" (Mc 8,33). La natura umana si ribella davanti alla prospettiva della passione. Il discepolo fedele, tuttavia, non può fare altro che seguire il suo Maestro, abbandonando la sicurezza apparente delle certezze razionali ed accettando liberamente i disegni di Dio.

Tali progetti, anche quando ci sembrano incomprensibili, sono sempre per il nostro bene. Essi portano a compimento il piano di misericordia e di salvezza preparato per noi da tutta l'eternità.


5. All'umanità che si dibatte nel dubbio, nell'indifferenza, nell'affannosa ricerca del benessere, sovente confuso con il solo soddisfacimento materiale dei desideri umani, la Chiesa continua a proclamare questa sconvolgente novità: il Mistero pasquale. "Cristo, per tutti morto e risorto, dà sempre all'uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza per rispondere alla sua altissima vocazione, né è dato in terra un altro nome agli uomini, mediante il quale possono essere salvati" (GS 10). E' Cristo la piena e definitiva risposta ad ogni nostra aspirazione. Ed egli ci chiama a seguirlo nella strada della croce.

"Colui che persevererà sino alla fine sarà salvo" (Mt 10,22).


6. Carissimi fratelli e sorelle, non ci viene forse dall'odierna liturgia una vibrante esortazione a riscoprire il dono della fede che abbiamo gratuitamente ricevuto? Non ci viene forse un invito a rendere attiva ed operosa la nostra testimonianza evangelica? La contemplazione del mistero della Croce ci guida all'umile e docile sequela di Cristo. "Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà...." (Mc 8,34-35). Alla scuola del Verbo incarnato, comprendiamo che è saggezza divina accettare con amore la croce: la croce dell'umiltà della ragione davanti al Mistero; la croce della volontà nella pratica fedele di tutta la legge morale, naturale e rivelata; la croce del proprio dovere, talvolta pesante e poco gratificante; la croce della pazienza nella malattia e nelle difficoltà di ogni giorno; la croce dell'impegno senza sosta per rispondere alla propria vocazione; la croce della lotta contro le passioni e le insidie del male. Guardando al Crocifisso - e ieri la festa dell'Esaltazione della Croce ci ha ricordato che la Croce è gloria ed esaltazione di Cristo - siamo incoraggiati a rinnegare noi stessi, a prendere ogni giorno la nostra croce e a camminare dietro di lui. Dalla morte nasce la vita: "Chi perderà la propria vita per causa mia la salverà". "Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo; con la tua Croce hai redento il mondo" (Dalla liturgia della festa dell'Esaltazione della Croce).


7. Carissimi fratelli e sorelle, sono lieto di condividere queste riflessioni, che ci vengono suggerite dall'odierna liturgia, con voi residenti a Castelgandolfo durante tutto l'anno, e con i pellegrini che trascorrono in questa località i mesi estivi. Auguro a ciascuno di aderire senza riserve alla chiamata di Cristo e vi saluto con affetto, cari abitanti di così ospitale e ridente cittadina. Saluto, in modo speciale, il vostro Pastore, il carissimo Monsignor Dante Bernini ed unisco nel ricordo il parroco ed i sacerdoti, i quali svolgono con zelo il loro ministero sacerdotale fra voi. Il mio deferente pensiero si dirige poi al signor Sindaco, ai membri della Giunta Comunale ed a quanti hanno collaborato a vario titolo perché il mio soggiorno estivo al Castello, che sta ormai per terminare, si svolgesse nella tranquillità. Iddio vi ricolmi della richezza dei suoi doni e vi renda pronti in ogni circostanza a compiere la sua volontà.


8. Camminate alla presenza del Signore! "Amo il Signore, perché ascolta il grido della mia preghiera...!" (Ps 114,1).

Il Salmo responsoriale ci invita a lodare Iddio perché ha teso l'orecchio verso di noi nel momento del bisogno. Egli è buono e giusto: è misericordioso il nostro Dio! Non ci abbandona nella prova. Ci sostiene nella fatica. Ci libera dal male. Per questo con San Paolo possiamo affermare: "di null'altro mi glorio se non della croce di Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso e io per il mondo" (Canto al Vangelo). Di null'altro vogliamo veramente gloriarci se non della Croce di Cristo. Vergine Addolorata, che oggi veneriamo con speciale devozione, aiutaci ad amare la Croce. Aiutaci a seguire Gesù.

"Fac ut ardeat cor meum in amando Christum Deum ut sibi complaceam!".

Amen!

Data: 1991-09-15
Domenica 15 Settembre 1991

Udienza ai militari del 31° Stormo dell'Aeronautica Militare italiana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un significativo servizio offerto al Papa

Signor Comandante, Signori Ufficiali e Sottufficiali del 31 Stormo dell'Aeronautica Militare Italiana, Carissimi fratelli e sorelle!


1. E' con viva gioia che oggi vi accolgo per questo ormai tradizionale incontro, occasione propizia per rinnovare a ciascuno di voi il mio cordiale saluto e per esprimere a tutti la più sincera gratitudine. Con la vostra stimata collaborazione voi rendete un significativo servizio alla missione apostolica del Successore di Pietro e per questo vi ringrazio in maniera particolare.

L'odierna udienza mi offre, inoltre, l'opportunità di salutare insieme a voi anche i vostri familiari: le vostre mogli, i vostri figli e le vostre figlie.

A tutti giunga il mio affettuoso benvenuto.

Le vostre prestazioni professionali, puntuali, esatte e premurose, mi danno la possibilità di raggiungere tante persone e di incontrare svariate Comunità, durante il corso dell'anno, nelle diverse Regioni d'Italia. Grazie a voi posso infatti compiere con maggior facilità le mie Visite pastorali e recare dappertutto il messaggio evangelico, esercitando in tal modo ciò che è proprio del mio ministero petrino: confermare cioè i fratelli nella fede, incoraggiarli ad esprimere senza riserve la loro adesione a Cristo e il loro amore alla Chiesa, stimolarli ad una coerente testimonianza evangelica. Oltre che per la grazia e la bontà di Dio, presente nella nostra vita ed in ogni nostra azione, è anche per merito vostro che mi è concesso di poter esercitare questa mia delicata missione.


2. Cari amici, l'adempimento dei vostri doveri è per me un esempio e un motivo di riflessione. In effetti, al clima di serenità che caratterizza lo svolgimento dei viaggi apostolici, voi offrite un notevole contributo e non soltanto, come ho poc'anzi accennato, attraverso la vostra professionalità sempre efficente, ma soprattutto grazie alla vostra testimonianza, animata certamente dalla consapevolezza di aver ricevuto da Dio una peculiare missione a servizio dell'uomo.

Vi incoraggio, pertanto, a continuare con rinnovato entusiasmo su questa linea: ispiratevi sempre al rispetto degli eterni valori spirituali; agite in ogni circostanza richiamandovi ad una fede matura e ad un amore sincero per i fratelli.

Il vostro lavoro porterà allora frutti di salvezza eterna.

Le onorificenze pontificie, di cui ora ho la gioia di insignirvi, vogliono essere un visibile riconoscimento per la vostra apprezzata attività, un segno tangibile della mia personale gratitudine nei vostri confronti ed uno stimolo a proseguire la vostra missione a favore del bene comune.

Accompagno il mio augurio di progresso nella fede e di cristiana prosperità per voi e le vostre famiglie con uno speciale ricordo nella preghiera, mentre vi affido tutti alla protezione della Beata Vergine di Loreto, vostra augusta Patrona. Maria, che è maestra di fedeltà e di sollecitudine, vi sia accanto in particolar modo nei momenti della prova e della fatica.

Con questi voti, di vero cuore, imparto a ciascuno di voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica.

Data: 1991-09-15
Domenica 15 Settembre 1991

Alla VI Conferenza degli Archivi Ecclesiastici - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa offre un contributo alla scienza e alla cultura

Eminenza! Illustri Signori e Signore! E' una grande gioia potervi salutare in occasione della Vl Conferenza Internazionale degli Archivi Ecclesiastici, che si svolge a Roma. La Conferenza Unitaria degli Archivi Ecclesiastici della Germania e la Comunità degli Archivi e delle Biblioteche della Chiesa Evangelica, alle quali appartenete, sono fondazioni esemplari e degne di lode, nonchè espressione del senso di responsabilità della Chiesa verso la scienza e la cultura. Esse assolvono il compito di conservare con ordine la cultura delle "memorie scritte" e nello stesso tempo di svolgere la Ricerca.

Fin dai primi secoli della Chiesa i papi si sono preoccupati della conservazione di preziosi manoscritti e documenti. Già Eusebius, storico ecclesiastico, parlava della Chartarium o Scrinium Sanctae Romanae Ecclesiae e già da allora era a disposizione della Ricerca materiale d'archivio della Chiesa. Dal 1880 le porte degli Archivi Vaticani, come sapete, sono aperte agli studiosi di tutto il mondo. In questo modo la Chiesa offre un preciso contributo alla scienza e alla cultura, favorendo lo sviluppo storico, spirituale e culturale dell'umanità.

Gli Archivi Ecclesiastici, che rappresentate, hanno un significato ed una funzione ecumenica. Da una parte contengono materiale originale sulle deplorevoli divisioni della Chiesa, dall'altra testimoniano lo sforzo incessante di superare la separazione. Non a caso il senso ecumenico si esprime con questa stessa Conferenza Internazionale degli Archivi Ecclesiastici, per la quale vi siete riuniti a Roma e che presenta come momento culminante l'incontro con il Successore di Pietro.

Colgo volentieri l'occasione per ringraziarvi del vostro operato negli Archivi ecclesiastici. Desidero inoltre incoraggiarvi a proseguire un lavoro fruttuoso di collaborazione affinchè i vostri importanti compiti siano realizzati con comune senso di responsabilità. Imploro di cuore per voi e per i vostri collaboratori la Benedizione e la presenza di Dio.

(Traduzione dal tedesco)

Data: 1991-09-16
Lunedi 16 Settembre 1991



Udienza ad una delegazione di veterani di guerra canadesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'umanità deve rifiutare la guerra

Signore e Signori, Sono felice di potervi incontrare, veterani di guerra canadesi, durante la vostra visita a Roma. Alcuni di voi stanno tornando nei luoghi dove furono personalmente coinvolti nei tragici eventi della seconda guerra mondiale. Possa questo essere per voi un tempo di serena riflessione, in cui ricordate l'esperienza di quegli anni alla luce del progresso che, da allora, è stato compiuto nella edificazione di un mondo più giusto e più pacifico.

Tutti gioiamo per i cambiamenti avvenuti nelle relazioni tra Est e Ovest, specialmente nel corso degli ultimi mesi e delle ultime settimane. Una grande speranza che l'Europa e il mondo possano finalmente entrare in un'era di pace stabile e duratura ha colmato i nostri cuori. E' sembrato che la seconda guerra mondiale sia finalmente finita! E ciò nonostante dobbiamo costantemente ricordare quanto fragili siano le istituzioni che assicurano pacifiche relazioni tra i popoli che, con l'avvento della libertà, stanno anche riscoprendo ostilità e pregiudizi antichi. Per quanto - come ben sapete - gli individui siano capaci di grandi e nobili gesti di servizio e di solidarietà sul campo di battaglia, la guerra stessa, con i mali e le sofferenze che l'accompagnano, è una realtà che la famiglia umana è chiamata a rifiutare come mezzo per perseguire obiettivi politici. Voi che avete sperimentato i suoi costi in termini di sofferenze umane, sarete sicuramente d'accordo che altre e più giuste strade devono essere rintracciate per rispondere a qualunque sfida alla pace possa sorgere ora e in futuro.

In questo momento, il processo di pace e di cooperazione tra i popoli che con grandi sforzi è stato avviato negli anni - specialmente attraverso la Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, della quale il Canada è membro, e in particolare dalla firma dell'Accordo di Helsinki in poi - è gravemente minacciato dagli eventi che stanno avendo luogo in Jugoslavia. Mi sono già rivolto in più occasioni ai leader politici, e in primo luogo ai Governi dell'Europa, affinché sia fatto tutto quanto in loro potere per fermare le uccisioni e le distruzioni e per garantire una struttura di dialogo tra le parti coinvolte. Questi sforzi internazionali per risolvere la crisi in atto non devono essere visti come un'interferenza, ma come una logica applicazione dello spirito e dell'intento di quella Conferenza. Sono fiducioso che vi unirete a me nel pregare Dio Onnipotente affinché questa terribile tragedia abbia presto termine e che l'eguaglianza dei popoli, così come il loro diritto all'auto-determinazione, siano effettivamente rispettati.

Su ognuno di voi e sulle vostre famiglie invoco abbondanti benedizioni di Dio. Possa il suo amore essere con voi in questo viaggio e possa guidare e proteggere l'amato popolo del Canada.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1991-09-19
Giovedi 19 Settembre 1991

Al Capitolo Generale dei Claretiani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Proclamate dovunque che Cristo è "l'uomo nuovo"

Cari Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria,


1. Mi è gradito avere questo incontro con voi, membri del Capitolo Generale Ordinario del vostro Istituto Claretiano che, proprio attraverso questo mezzo ed in continuità con i precedenti quattro celebrati dopo il Concilio Vaticano II, sta rinnovando e ringiovanendo le sue strutture, il suo carisma, i suoi incarichi di responsabilità. Una dimostrazione di ciò è il suo dinamismo interno e la grande rappresentanza dei tanti Paesi nei quali è presente.

Rivolgo un saluto particolare a Padre Gustavo Alonso che, dopo 12 anni, lascia l'incarico di Superiore Generale e, allo stesso tempo, rivolgo i miei auguri al suo successore, Padre Aquilino Bocos Merino, che ringrazio per le amabili parole d'omaggio che ha pronunciato a nome di voi tutti. Desidero anche esprimere il mio compiacimento per il bene che la vostra famiglia religiosa va realizzando all'interno della Chiesa e della società.


2. ln questi ultimi anni ha avuto luogo nell'Europa Occidentale e nel Nord America una diminuzione delle vocazioni, che tuttavia è stata riequilibrata da una preziosa espansione nell'Europa Orientale e in vari Paesi dell'Africa e dell'Asia.

Questo vi ha comportato dei problemi non solo di ordine economico ma principalmente a livello di formazione, di inculturazione di selezione vocazionale, così come di adeguamento del vostro carisma missionario e mariano ai nuovi ambienti in cui la Chiesa ha chiesto il vostro aiuto per il servizio del Vangelo.

La forte personalità apostolica di Sant'Antonio Maria Claret, riflessa e operante nella vostra rinnovata Costituzione, vi ha aiutato a superare molte delle difficoltà che in questi ultimi anni hanno afflitto la vita degli Istituti religiosi. In questo modo, le nuove esperienze dell'apostolato missionario vi hanno fatto constatare che era giusto accentuare ed incrementare la dimensione spirituale e contemplativa della vostra vita, fomentare l'aspetto comunitario non solo come convivenza ma anche come missione e realizzazione del vostro compito missionario nel mondo.


3. D'altra parte, la coscienza del fatto che il ministero della Parola costituisce l'aspetto principale della vostra eredità claretiana, vi ha fatto comprendere che la fedeltà alla vostra missione esige da voi, come accadde al vostro Fondatore, una dedizione permanente allo studio della Parola e una fedeltà incrollabile al Successore di Pietro e al Collegio Episcopale, del quale Sant'Antonio Maria Claret vi definiva "torti uditori".

In questi giorni state portando a termine una riflessione programmatica sul vostro "servizio missionario della Parola nella nuova evangelizzazione". Con ciò desiderate dare una risposta alla sfida del mondo che invecchia, al quale è necessario restituire la speranza attraverso la permanente novità del messaggio evangelico. Per questo dovete proclamare dovunque che Cristo è l'"uomo nuovo".

Voi, come cristiani e religiosi, dovete dare testimonianza di aver rinunciato all'"uomo vecchio" e di esservi rivestiti di Cristo (cfr. Col 3,10). Come missionari, avete il compito irrinunciabile di essere ambasciatori di Cristo (cfr.


2Co 5,20), rivestiti dell'"uomo nuovo, creato secondo Dio, nella giustizia e nella santità della verità" (Ep 4,24).


4. Permettetemi, cari fratelli, di esortarvi ancora una volta a studiare e meditare assiduamente sulla Parola di Dio, al cui servizio siete stati chiamati.

Il vostro Santo Fondatore dedicava quotidianamente tutto il tempo che gli era possibile allo studio della Sacra Scrittura. Voi non potete operare diversamente se volete compiere pienamente la vostra missione. La Parola di Dio deve convertirsi in fonte di contemplazione e di compromesso per la vostra spiritualità personale, ed essere centro di dialogo e di celebrazione comunitaria; allo stesso tempo dev'essere l'oggetto principale del vostro studio e ispirazione del vostro itinerario formativo; deve concentrare, come annuncio di salvezza e di conversione, le energie del vostro ministero nel Popolo di Dio e tra i non credenti; deve servirvi come principio di discernimento nelle opere che dovete intraprendere come comunità missionaria.

Che nel vostro cammino di fedeltà vi guidi sempre la Vergine fedele, la Madre di Gesù, il cui Cuore, del quale vi chiamate figli, accolse e custodi la Parola, dandola al mondo come principio e sacramento universale di salvezza.

Con la preghiera e il mio sincero affetto vi accompagni anche la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1991-09-19
Giovedi 19 Settembre 1991

Lettera al Cardinale de Araujo Sales - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Sacrificio Eucaristico

Al Venerabile Fratello Nostro S.R.E. il Cardinale Eugenio de Araujo Sales Arcivescovo di Sao Sebastiao do Rio de Janeiro Rivolgiamo gia fin d'ora il nostro ardente pensiero mentre è in preparazione il Nostro prossimo viaggio apostolico in Brasile, alla città ed arcidiocesi di Natal, poichè la potremo celebrare, insieme all'intero episcopato del Suo Paese, al clero, alle famiglie religiose e ai fedeli, un evento senza dubbio memorabile: il 12° Congresso Eucaristico di tutto il Brasile.

Difficilmente infatti si troverà qualcosa che allieti la Nostra persona e porti consolazione maggiore al Nostro animo di pastore nelle Nostre frequenti visite alle Chiese locali, che onorare questo primo mistero della quotidiana vita cristiana e favorire con ogni mezzo questo rito in tutto il mondo presso il popolo dei credenti: il Sacrificio Eucaristico di Nostro Signore, per il quale si rinsalda tutta la fede della Chiesa, si sostiene il lavoro pastorale, si illumina grandemente l'insegnamento del vangelo.

perciò siamo molto lieti di poter concludere di persona con una celebrazione, il prossimo 13 ottobre, l'imminente 12° Congresso Eucaristico brasiliano. Tuttavia vogliamo che la persona del Romano Pontefice, fin dal 6 ottobre, cioè dal primo giorno del Congresso, sia presente e faccia sentire la sua partecipazione, affinchè non vada perduto nessuno dei frutti spirituali di questa commemorazione eucaristica, sin dai suoi primi momenti. Pertanto chiediamo che questo fedele ministro della Chiesa, quale provato interprete delle Nostre intenzioni, dal 6 ottobre fino al Nostro arrivo, se Dio lo concede, presieda invece Nostra a tutte le cerimonie, e conduca felicemente in porto, con buoni frutti, le singole parti della celebrazione.

Così, venerabile fratello nostro sapendo che Lei nacque cristiano nella città di Natal, e che per la Sua diligenza e solerzia segue questo evento quotidianamente, con somma gioia e benevolenza vogliamo pubblicamente destinare e nominare Lei stesso, con questa Lettera, Nostro Inviato Speciale a presiedere a nome Nostro e con la Nostra autorità il 12° Congresso Eucaristico nazionale del Brasile, dal 6 al 13 ottobre, giorno nel quale Noi giungeremo nella città di Natal per concluderlo solennemente.

Pertanto Lei assolverà tutti gli obblighi di Presidente secondo la Nostra volontà e con esempi e parole nello stesso tempo confermerà la fede e la pietà dei partecipanti, affinchè Noi possiamo piu facilmente, insieme a Lei, portare a termine le ultime celebrazioni. Questo saluto, Venerabile Fratello Nostro, Le sia di incitamento a ben compiere questo Suo incarico e la Nostra Apostolica Benedizione Le sia di aiuto perpetuo nel Suo impegno pastorale in favore di Cristo e della Chiesa.

Città del Vaticano, 19 settembre 1991, anno tredicesimo del Nostro Pontificato.

(Traduzione dal latino)

Data: 1991-09-19
Giovedi 19 Settembre 1991

Udienza ai Comboniani per il Capitolo Generale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il missionario deve condividere la vita di chi aspira alla libertà e alla dignità

Carissimi Sacerdoti e Missionari Comboniani del Cuore di Gesù.


1. Sono lieto di accogliervi in speciale Udienza, al termine del Capitolo Generale della vostra Famiglia Religiosa. Saluto il Superiore Generale, Padre Francesco Pierli, i Capitolari e voi qui presenti. Rivolgo inoltre il mio cordiale pensiero a tutti i Missionari della vostra Congregazione, sparsi nei vari Continenti.

Esprimo il mio vivo compiacimento per la dedizione con cui il vostro Istituto si prodiga, sin dall'inizio della sua fondazione, a favore delle popolazioni più povere, delle comunità più in difficoltà al fine di annunciare loro il messaggio dell'autentica liberazione contenuta nel Vangelo. Imitando il vostro Fondatore, Monsignore Daniele Comboni, che si dedico con passione al Continente africano, voi intendete proseguirne l'azione evangelizzatrice e l'impegno per la promozione dell'uomo ovunque la Provvidenza vi chiama ad operare.


2. Mi compiaccio con voi per i risultati di questa vostra importante Assemblea Capitolare che ha considerato le nuove condizioni in cui, nel nostro tempo, viene a trovarsi l'attività missionaria. Voi avete attentamente esaminato le nuove esigenze dell'epoca attuale; avete tratto suggerimento e stimolo dalla meditazione della recente Enciclica Redemptoris missio ed avete inteso proseguire con coraggio sul cammino sin qui percorso dal vostro benemerito Istituto. Davanti, tuttavia, agli interrogativi posti all'azione apostolica da parte delle culture contemporanee e dall'incessante evoluzione della società voi avete ben compreso che non bisogna rinunciare mai a proclamare Cristo e il suo Vangelo nella piena integrità della dottrina e delle esigenze morali da essa derivanti.

Con senso di responsabilità e fiducia, perciò, avete considerato l'urgenza di rendere oggi la verità evangelica comprensibile agli uomini del nostro tempo, facendovi attenti ascoltatori dei loro problemi e delle loro attese.

Nello sforzo missionario che vi caratterizza voi vi siete soffermati in particolare su un problema oggi singolarmente pressante: si tratta dell'aumento demografico che rappresenta una crescita di vaste proporzioni del numero dei non cristiani così che il compito di annunciare Cristo a tutte le genti sembra quasi sproporzionato rispetto alle forze umane disponibili all'interno della Chiesa.

Questo comporta difficoltà ed ostacoli considerevoli. Se tuttavia tale situazione vi preoccupa, essa costituisce, non di meno, un provvidenziale stimolo al vostro Istituto perché con lena sempre maggiore, superando le tentazioni dello scoraggiamento, vi dedichiate con vigore e dedizione alla vostra attività.

Riapprofondendo le caratteristiche della peculiare vocazione missionaria che vi contraddistingue, e rinnovando l'impegno carismatico del vostro Fondatore, voi potrete sperare anche in una crescita delle vocazioni per la vostra Famiglia spirituale.


3. Monsignor Daniele Comboni lavorava tra popolazioni povere e questo stile di servizio agli ultimi continua ad essere la caratteristica anche del vostro apostolato. La povertà crescente dei popoli del sud del mondo, dove si espleta in gran parte la vostra opera è un dato noto e che vi preoccupa seriamente. Come far fronte a così inquietante situazione? Come frenare il pericolo della fame che non cessa di mietere vittime senza numero, favorendo il riacutizzarsi di epidemie tropicali che parevano destinate ad una definita sconfitta? Alla compassione intensa che con sentimento cristiano sorge nel vostro animo voi unite un'assidua ricerca di solidarietà e di aggiornato soccorso.

Voi, proprio voi missionari, potete valutare nella giusta misura il peso dell'obbligo morale che i responsabili delle Nazioni ricche hanno nei confronti dei Popoli in via di sviluppo. Esiste una interdipendenza tra gli Stati che condiziona comportamenti e scelte politiche, decisioni economiche e amministrative. Non si può permettere che, mentre il sottosviluppo e la povertà aumentano in tante regioni della terra, una privilegiata porzione dell'umanità possa continuare a vivere felice nella sua opulenza.

Grave come la fame e la malattia è, poi, il rinascere di alcune piaghe sociali che si pensavano definitivamente vinte, ma che purtroppo permangono tuttora sia pure in forme diverse.

Voi conoscete, ad esempio, la triste realtà dello sfruttamento dei deboli e dei bisognosi; vi sono note le incertezze politiche causate da guerre, insurrezioni armate e guerriglie; persecuzioni di individui e gruppi motivate da intransigenze e discriminazioni ideologiche e religiose. Di recente la vostra Congregazione ha sofferto per la morte di alcuni Confratelli impegnati in prima linea nella diffusione del Vangelo e nella difesa dei diritti umani. Di fronte a situazioni che talvolta esigono la disponibilità al martirio, voi avvertite la necessità di riflettere in profondità sull'autentica spiritualità missionaria ispirata a Cristo. Ogni Missionario, secondo il Comboni, dovrebbe essere "trasportato dall'impeto di quella carità accesa con divina vampa sulle pendici del Golgota e uscita dal costato del Crocifisso" (Daniele Comboni Scritti, n.2742).


4. Carissimi fratelli, non perdetevi d'animo di fronte ai rischi e alle difficoltà; rinnovate piuttosto, con sincerità e totale adesione di cuore la vostra fiducia in Gesù. Egli ripete anche a voi le parole rivolte ai primi Discepoli: "Non temere piccolo gregge, poiché è piaciuto al Padre vostro di donare a voi il Regno" (Lc 12,32).

Impegnatevi, piuttosto, senza sosta, proprio alla luce del mistero della carità che vi anima, a ricercare le vie adeguate per fare della vostra esistenza un servizio fedele a Dio e all'umanità. Annunciate la fede, che, come ho detto nell'Enciclica Redemptoris missio, esige la libera adesione dell'uomo (cfr. 8), ma passa attraverso le vie del dialogo aperto a tutte le culture e lo sforzo concreto per l'integrale progresso della società.


5. Con questi sentimenti, formulo a voi qui presenti e ai vostri Confratelli sparsi nel mondo, i migliori voti per il felice successo del Ministero pastorale che state compiendo. Possa rivivere in voi e nelle vostre attività l'ideale che ispiro Daniele Comboni. "Io prendo a far causa comune con ciascuno di voi": così egli disse alla popolazione di Karthoum giungendo in quella terra come Pro-Vicario Apostolico. Ecco, fratelli, una norma preziosa per ciascun missionario: condividere l'esistenza di coloro che aspirano alla libertà, al rispetto della loro dignità, alla conoscenza della verità e all'incontro con Dio ed il suo amore.

Maria, Regina delle Missioni e modello di quell'amore materno con il quale la Chiesa si rivolge a ogni uomo al fine di generarlo a Cristo, vi sostenga nel vostro itinerario di santificazione personale e comunitario. Vi aiutino anche tutti coloro che nella vostra Congregazione hanno fedelmente servito la causa del Vangelo ed ora dal cielo continuano ad assistervi.

Con affetto e stima tutti vi Benedico.

Data: 1991-09-20
Venerdi 20 Settembre 1991

Al Sindaco a alla Giunta Comunale di Castel Gandolfo - Roma

Titolo: Il congedo di Giovanni Paolo II dalla comunità di Castel Gandolfo

Signor Sindaco, Illustri membri del Consiglio e della Giunta Comunale, Cari fratelli e sorelle.


1. E' gradita tradizione che il Pontefice prima di lasciare Castelgandolfo, a conclusione del soggiorno estivo, esprima in una speciale Udienza il suo riconoscente pensiero ai responsabili dell'Amministrazione pubblica ed all'intera popolazione. Vi accolgo oggi con vivo piacere, lieto di porgervi, con il saluto, le espressioni più fervide di augurio per le vostre attività e responsabilità nella vita pubblica e privata. Ringrazio il Signor Sindaco per le cortesi parole rivoltemi, e rinnovo a lui ed all'intera Giunta Comunale la gratitudine già espressa domenica scorsa durante la Liturgia celebrata in Parrocchia. Sono riconoscente nei confronti di tutti voi, per la vostra attiva collaborazione. Voi avete circondato questo mio riposo con simpatia, affetto e frequenti gesti di cortesia.


2. Mentre lascio la vostra Cittadina e mi accingo a ritornare a Roma, vorrei farvi parte delle apprensioni e preoccupazioni che porto nel cuore soprattutto per la pace in Europa. Vorrei condividere questi sentimenti con voi per invitarvi alla preghiera, anzitutto, affinché il Signore accordi la pace alle popolazioni del nostro Continente, specialmente nella vicina Jugoslavia, e faccia si che il cammino verso l'unità delle Nazioni non sia impedito da ostacoli e difficoltà scaturite dall'egoismo e dall'incomprensione. La pace esige, com'è ovvio, che i responsabili di ogni Stato rinuncino alla forza usata contro il diritto ed il dialogo, mentre la sicurezza della pace domanda il trionfo della solidarietà sull'odio e la diffidenza. Nella ricerca di costanti occasioni d'intesa, con paziente opera di persuasione e di confronto, si possono abbattere le remore di ogni tipo, le quali si frappongono all'avvento della giustizia e della pace. Oso dire che per garantire la pace occorre anche una saggia visione dell'arte politica, al fine di prevenire ostilità ed offrire condizioni eque di vita e di progresso per tutti.

Tali condizioni, com'è ovvio, vanno richieste ai responsabili della vita pubblica. Ma sappiamo bene che ciò non basterebbe se la voce di Dio, che agisce nell'intimo delle coscienze, non trovasse ascolto e rispondenza nella buona volontà degli uomini. Per questo è nostro dovere chiedere al Signore costantemente che guidi i nostri passi nella via della pace, e che ci faccia comprendere ed apprezzare sempre più la parola di Cristo, ed il precetto della carità. "Amerai il prossimo tuo come te stesso", ammonisce il Vangelo, insegnandoci che l'amore consiste nel chinarsi verso il prossimo, cioè verso colui che, connazionale o straniero, soffre per l'aggressione subita e per le ferite riportate (cfr. Lc 10,25-37).

Invocando su tutti l'intercessione della Vergine, Regina della pace, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai vostri collaboratori, alle vostre famiglie e a tutte le persone care.

(Riconoscenza ed apprezzamento sono poi stati espressi dal Santo Padre ai Carabinieri e alle Forze di polizia che in questi giorni hanno svolto il servizio di vigilanza all'esterno della residenza Pontificia. il Santo Padre li ha ricevuti nel Salone degli Svizzeri ed ha rivolto loro il seguente discorso:) Signori Comandanti, Cari militari dell'Arma dei Carabinieri, Agenti di Pubblica Sicurezza e della Polizia Stradale!


1. Il soggiorno nella Villa di Castelgandolfo anche quest'anno volge ormai al termine, ed è mio vivo desiderio porgere a tutti voi un saluto ed un caloroso ringraziamento per il prezioso servizio che con discrezione, competenza ed attenta cura avete svolto durante questo periodo estivo.

La serenità e la pace, che hanno segnato le giornate della mia permanenza qui sono dovute anche alla vostra professionalità, qualificata ed efficiente. Sono dovute alla vostra opera vigile e generosa, che comporta molti sacrifici e rinuncie per voi stessi e per le vostre famiglie.


2. Con tale vostra apprezzata disponibilità voi mi permettete di utilizzare la pausa estiva, che trascorro al Castello, non solo per il riposo necessario ed utile, ma pure per la meditazione e la riflessione oltre che per gli incontri e le attività legate al mio Ministero petrino. Si tratta di visite ed udienze, che hanno non di rado lo stesso ritmo rispetto a quando mi trovo nella sede abituale di Roma. E questi miei impegni comportano per voi un ulteriore dispiego di energie.

Vi sono perciò grato per la premura e l'affetto che manifestate nei confronti della mia persona. Con animo riconoscente desidero per questo esprimervi cordiale compiacimento; desidero, soprattutto, assicurarvi la mia preghiera, affinché il Signore costantemente vi protegga e vi aiuti a proseguire generosamente nel vostro servizio.

Nell'affidare tutti voi alla materna intercessione di Maria, Regina della Pace, "Virgo Fidelis", e di San Michele Arcangelo vostro celeste Patrono, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che estendo alle vostre famiglie ed a tutte le persone a voi particolarmente care.

Data: 1991-09-21
Sabato 21 Settembre 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Messa per la comunità di Castel Gandolfo - Roma