GPII 1991 Insegnamenti - Lettera per il nuovo testo di Costituzioni per le Carmelitane Scalze - Città del Vaticano (Roma)

Lettera per il nuovo testo di Costituzioni per le Carmelitane Scalze - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Si mantenga viva l'unità di tutto il Carmelo Teresiano

Amatissime figlie di santa Teresa di Gesù


1. Mi è gradito rivolgermi a tutte voi durante quest'anno, nel quale la chiesa celebra il IV centenario della morte di san Giovanni della Croce. E' un tempo di grazie speciali per tutta la famiglia del Carmelo, perché le permette di rinnovare il contatto vivo con la persona e con gli scritti del dottore mistico, eredità e programma di vita spirituale per tutti quelli che lo venerano come padre e maestro della riforma teresiana.

Nel corso del mio pontificato ho già avuto occasione di esprimere il mio affetto per tutte le Carmelitane scalze e mettere in rilievo l'importanza del vostro carisma, sia nelle visite fatte ad alcuni monasteri, che nella beatificazione d'insigni vostre sorelle, che il Signore mi ha concesso di elevare all'onore degli altari. Fra queste mi piace ricordare le beate: Maria di Gesù crocifisso, Elisabetta della Trinità, le Carmelitane martiri di Guadalajara - Maria Pilar, Teresa, Maria Angeles -, Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) e Teresa di Gesù (de los Andes). Con queste beatificazioni ho voluto presentare a tutta la chiesa la testimonianza della vita contemplativa e porre dinanzi ai vostri occhi alcuni esempi di santità, che possono guidare i vostri passi in quest'ora della storia.

Inoltre, in diverse circostanze, soprattutto in occasione delle celebrazioni del IV centenario del pio transito della vostra fondatrice santa Teresa di Gesù, ho avuto l'opportunità di riaffermare il mio pensiero riguardo alla vostra vita contemplativa, in modo speciale con la lettera del 31 maggio 1982. In essa rinnovavo il mio ringraziamento per tutto quello che fate in modo silenzioso a favore della chiesa, dei "suoi vescovi, sacerdoti e missionari, dei quali siete ausiliarie nascoste, silenziose, pero necessarie". Allo stesso tempo, vi indirizzavo una pressante esortazione a vivere sempre con maggior generosità la vostra vocazione, nella preghiera e nella penitenza, nella solitudine della clausura, sotto la protezione materna e l'esempio della Vergine Maria, madre e patrona del Carmelo (cfr. AAS 74(1982), 836-841).

Recentemente, nella mia lettera apostolica Maestro nella fede (14 dicembre 1990), per la celebrazione del IV centenario della morte di san Giovanni della Croce, vi esortavo a orientare la vostra vita all'acquisto del "puro amore", dell'intimità con Dio che, secondo il dottore mistico, è quel bene prezioso che, dalla solitudine contemplativa, feconda la missione della chiesa (cfr. n. 20 e Cantico spirituale, strofa 29, nn. 2-3 CSA 29).


2. In questa circostanza, nell'occasione dell'approvazione di un nuovo testo di Costituzioni, mi rivolgo con affetto a tutte le Carmelitane scalze. Si conclude così un lungo processo nel quale la Santa Sede, consapevole della grande importanza della vostra specifica vocazione, tanto per la famiglia del Carmelo che per tutta la chiesa, ha sottoposto a un particolare discernimento la vostra legislazione, per salvaguardare l'eredità spirituale di santa Teresa.

Come è noto, la Santa Sede, rispondendo alla domanda di un gruppo di monasteri, l'8 dicembre 1990 approvo un testo di Costituzioni per le Carmelitane scalze, preparato secondo le indicazioni della lettera che a mio nome scrisse il cardinale Agostino Casaroli, segretario di stato, il 15 ottobre 1984, e lascio libertà affinché altri monasteri dell'ordine potessero adottarlo come norma di vita.

Ora, accogliendo i desideri degli altri monasteri, la stessa Santa Sede ha approvato anche un altro testo di Costituzioni per le Carmelitane scalze.

L'elaborazione di questo testo, da parte della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, è stata realizzata tenendo pure presenti i pareri dei monasteri, raccolti dal preposito generale dell'ordine.

Entrambi i testi, approvati ugualmente dalla chiesa, vogliono essere una fedele interpretazione del carisma teresiano. Questo rimane inalterato, così come lo stile di vita proposto dalla santa madre nelle sue Costituzioni e altri suoi scritti. Le differenze, pertanto, non riguardano né la sostanza del carisma contemplativo carmelitano-teresiano né il necessario e costante ritorno alla sua primigenia ispirazione; corrispondono piuttosto a modalità diverse d'interpretare l'adattamento alle mutate condizioni dei tempi (cfr. PC 2), e di formulare la legislazione degli istituti religiosi, la cui approvazione è di competenza esclusiva della Santa Sede (CIC 578 CIC 587). Si tratta, pertanto, di valutazioni diverse che procedono dalla stessa volontà di fedeltà al Signore e che la Santa Sede ha voluto rispettare, così come rispetta la libertà di cui gode ogni monastero di optare per l'uno o per l'altro testo costituzionale approvato.


3. In questo particolare momento della vostra storia e della vostra legislazione, permettetemi di manifestarvi un desiderio del mio cuore di padre e di pastore della chiesa universale. Desidero che l'approvazione dei due testi delle Costituzioni, con cui ho cercato di rispondere alle attese espresse dai diversi monasteri, mantenga viva l'unità spirituale di tutto il Carmelo teresiano dentro le sue legittime tradizioni storiche e tenendo conto delle nuove circostanze, dei luoghi e delle culture, nei quali s'incarna il suo carisma.

Tutte le Carmelitane scalze, insieme con i Carmelitani scalzi, formate nella chiesa lo stesso e unico Ordine dei fratelli scalzi e delle sorelle scalze della beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Tutti avete in comune la stessa Regola, lo stesso carisma carmelitano-teresiano e lo stesso patrimonio spirituale, trasmesso dai santi padri Teresa di Gesù e Giovanni della Croce. Tutti invocate come madre comune la Vergine Maria che come bene lo esprime l'iconografia dell'ordine, copre tutto il suo manto, da un lato e dall'altro, i figli e le figlie del Carmelo.

Inoltre, tutti partecipate, ognuno secondo le proprie e legittime forme di vita approvate dalla chiesa, della stessa spiritualità e missione del Carmelo teresiano, oggi tanto apprezzato nella chiesa, il cui carisma s'irradia ad altre forme di vita consacrata e a gruppi di laici cristiani, che lo vivono nel mondo.

Dinanzi a voi avete quella luminosa scia di santi, che onora la grande famiglia carmelitana e che vi stimola all'ascensione fino alla cima della santa montagna del Carmelo. Per questo, un intenso amore fraterno deve unirvi nella vostra vocazione. A tutti i membri dell'ordine si possono applicare le parole di santa Teresa alle Carmelitane scalze di Siviglia: "così che, figlie mie, tutte lo siete della Vergine, e sorelle, procurate di amarvi molto l'un l'altra... (Lettera, 13 gennaio 1580, n. 5).

Nello stesso spirito di unità e di comunione, esorto i Carmelitani scalzi ad aspirare con tutta la mente, le forze e il cuore a quella pienezza di vita spirituale che risplende nei santi dell'ordine e che essi implorano dal cielo per tutti voi, avendo come punto di riferimento lo sforzo che tutto il Carmelo teresiano ha compiuto negli ultimi decenni per conoscere, approfondire e trasmettere la propria spiritualità nella chiesa.

Infine, non posso non riferirmi al servizio che il preposito generale deve offrire a tutti i monasteri dell'ordine, sia direttamente che per mezzo dei suoi collaboratori. Si tratta di un servizio generoso e disinteressato, ispirato dalla comunione al medesimo carisma, che i superiori devono promuovere, per aiutare le Carmelitane scalze al compimento della loro vocazione, secondo i desideri della santa madre Teresa di Gesù, rispettando sempre l'autonomia dei monasteri, che la propria legislazione loro concede.


4. Dilette figlie di Santa Teresa, esorto tutte a perseverare con "una risoluzione ferma e decisa" (cfr. Cammino di perfezione, CE 21,2) nell'adempimento fedele delle vostre leggi, che la chiesa vi offre come norma di vita evangelica e cammino di santità, mediante il dono totale a Cristo, lo sposo crocifisso e risorto, sul quale dovete tenere sempre fissi gli occhi, secondo la costante esortazione della vostra madre fondatrice (cfr. Cammino di perfezione, CE 2,1 CE 26,4-6; Castello interiore, VII, 7D 4,8).

I vostri monasteri sono sparsi in tutto il mondo come oasi di preghiera e di speciale consacrazione a Dio nel silenzio del chiostro. Nuove nazioni sperano di avere la presenza della vita contemplativa, come ho ricordato nell'enciclica Redemptoris missio (RMi 69,a). Date testimonianza della bellezza e della fecondità missionaria della vostra vita nascosta con Cristo in Dio (cfr. Col 3,3), del valore della preghiera d'intercessione e dell'immolazione silenziosa accanto all'eucaristia, centro della chiesa universale e delle chiese particolari, per essere, come anelava Teresa di Liseux, l'amore nel cuore del corpo mistico.

Continuate a offrire alle comunità cristiane questo esempio di vita fraterna, semplice e gioiosa, che è proverbiale tra le figlie di santa Teresa.

Nel compito della nuova evangelizzazione e dinanzi alle immense necessità spirituali e materiali dell'umanità, la chiesa ha bisogno del vostro carisma contemplativo. In quest'ora magnifica e cruciale della storia risuonano attuali e urgenti i desideri di Teresa di Gesù nell'intraprendere la sua riforma, con la sua esortazione a vivere la contemplazione a servizio del regno di Cristo: "Per questo il Signore vi ha qui raccolte: questa è la vostra vocazione, queste le vostre incombenze e le brame vostre, questo il soggetto delle vostre lacrime e delle vostre preghiere..." (Cammino di perfezione, CE 1,5 e CE 3,5-10). Voi che siete "l'avamposto della chiesa verso il Regno" (Allocuzione alle monache di clausura ad Avila, 1 novembre 1982, 5), siate per il mondo di oggi testimoni del Dio vivente.

Mentre raccomando - così come all'intercessione di santa Teresa di Gesù bambino, la cui festa la chiesa celebra in questo giorno - l'unità spirituale dell'ordine e la fedeltà alla vostra vocazione, imparto di cuore a tutte le Carmelitane scalze una speciale benedizione apostolica.

Vaticano, 1° ottobre, festa di santa Teresa di Gesù bambino, dell'anno 1991, decimo terzo del mio pontificato.

Data: 1991-10-01
Martedi 1 Ottobre 1991




Messaggio per l'inaugurazione di un Ospedale in Armenia - Dono di carità e di solidarietà


"Oggi esultano i celesti e danzano nelle altezze. Oggi la superna Sion modula canti serafici. Oggi gli astri e la luna col sole gioiscono, lodando il Raggio che dal Padre promana" (dall'Ufficio armeno della Natività della Santa Vergine Maria Madre di Dio). Davvero il gaudio di questo giorno pervade il cielo e la terra, perché i fratelli in Cristo, figli dell'unico Padre, celebrano insieme l'unica fede e l'unica speranza. In questo tripudio spirituale il mio saluto e il mio ricordo orante vanno a Sua Santità Vazken I, Catholicos di tutti gli Armeni, diletto e venerato fratello. Possa il Signore custodire la Sua Persona e donare copia di frutti apostolici al Suo ministero pastorale. Un pensiero di alta considerazione desidero rivolgere all'Onorevole Signor Levon Ter Petrossian, Presidente del Consiglio Supremo della Repubblica di Armenia: Dio onnipotente Gli infonda saggezza e coraggio per condurre il Suo amato popolo sui passi della nascente libertà.

A Lei, Signor Cardinale, che ho voluto inviare in terra d'Armenia a rappresentare la mia persona e ad inaugurare nel mio nome l'Ospedale "Redemptoris Mater", dono di carità e di solidarietà a una nazione tanto cara a Dio, il mio riconoscente saluto. Una preghiera ed una Benedizione particolare intendo assicurare al Rev.mo P. Nerses Der Nersessian, dei Mechitaristi di Venezia, cui è affidata in questa terra la cura pastorale dei fedeli armeni, che si trovano in piena comunione con questa Sede di Pietro. A tutti loro il saluto grato e affettuoso di un padre, che sempre in questi anni li ha portati nel cuore, affidandoli incessantemente all'amore provvidente del Salvatore ed alla materna protezione della Santissima Madre di Dio. Con loro esultano in questo giorno di festa tutti gli Armeni cattolici, che dalla diaspora seguono con trepidazione una tale aurora di speranza. Per questi carissimi figli invoco da Dio una costante fedeltà alla loro origine e alla loro fede, mentre rinnovo spiritualmente l'abbraccio di fraternità e di pace con Sua Beatitudine Giovanni Pietro XVIII, Patriarca di Cilicia, loro "caput et pater".

Un ricordo grato e benedicente desidero far pervenire agli Arcivescovi, ai Vescovi, ai Prelati, ai Sacerdoti, ai Religiosi e alle Religiose, ai Seminaristi, alle Autorità civili, a tutti i fedeli laici e agli uomini di buona volontà, presenti a questa solenne celebrazione. La mia più viva gratitudine giunga a tutte le Istituzioni che si sono adoperate per la realizzazione di questa casa di sollievo alla sofferenza e, in modo tutto particolare, alla Caritas Italiana che, sempre presente dove l'uomo soffre, ha reso possibile quest'opera, con l'apporto delle maestranze italiane e armene e di quanti le hanno guidate con dedizione e competenza.

Dilettissimi fratelli in Cristo, l'Ospedale "Redemptoris Mater", insieme alle altre opere che la Chiesa cattolica ha voluto offrire agli Armeni, colpiti dal drammatico terremoto del 1988, è l'espressione dell'amore dei credenti. Perché questa è la Chiesa: una comunità generata dall'amore di Dio; una comunità che trova nell'amore la sua ragione di esistere, il suo unico interesse, il suo solo scopo. In questi anni, come del resto in tutta la vostra storia di popolo cristiano, voi avete percorso dietro a Cristo la via della Croce. Quanto sangue armeno è stato versato per la fede! Ebbene, quel sangue, misticamente unito a quello santissimo dell'Agnello, il Figlio di Dio immolato sul Golgota, completa "quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24). "La vostra storia di sofferenza e di martirio - già ebbi modo di dirlo (Omelia del 21 novembre 1987) - è una perla preziosa di cui va fiera la Chiesa universale". Nei travagli e nelle prove mai voi avete perduto la fiducia in Colui che, solo, è il Salvatore universale. All'indomani di quel terribile sisma avete ricominciato a lottare e a sperare, sicuri che, con l'aiuto divino, il bene vince ogni male e la luce trionfa su ogni tenebra. Avete assistito al crollo di un'ideologia che aveva preteso di cancellare la fede in Dio, e sono ancora aperte nel vostro cuore le ferite che derivano da quell'illusione. Ora siete chiamati a costruire un'era nuova. Sia Cristo ad illuminare col suo messaggio e la sua parola il vostro cammino e il vostro sforzo.

Edificate la nuova Armenia nella verità: la Chiesa vuole insegnarvi ad apprezzare la grandezza dell'uomo, a difendere la sua dignità, a rafforzarlo nella sua fragilità, a tutelarne i diritti contro ogni forma di schiavitù, a promuovere la sua vocazione all'eternità, a garantirne la libertà, e in particolare quella di professare la fede religiosa senza limitazioni o restrizioni.

Edificatela nella carità: abbiate cura che tutti possano godere di una vita pienamente umana, che non si creino ingiuste discriminazioni, che ognuno si adoperi per il fratello, soprattutto se è povero, solo e malato. E' anche questa la ragione per cui ho scelto di farvi dono di un ospedale: testimoniare che nel sofferente risplende la gloria di Dio, perché egli è un figlio prediletto del Padre celeste.

Edificatela nell'unità: cercate in ogni modo il bene comune, senza laceranti divisioni, che possono compromettere il vostro cammino verso la piena libertà. Vi assicuro che la Chiesa cattolica mai tralascerà di levare la sua voce per la difesa dei vostri diritti, come dei giusti diritti di ogni popolo. Questo ospedale vuole essere il simbolo di tale impegno.

"Io sono la via, la verità e la vita" (Jn 14,6), dice Gesù Cristo.

Cercate il Signore, accogliete la sete di verità che vi sale dal cuore; studiate l'insegnamento cristiano, contenuto soprattutto nella Scrittura Santa; pregare insieme, come popolo, con la stupenda Liturgia che i vostri Padri vi hanno trasmesso e che costituisce un tesoro per tutta la Cristianità; siate docili all'insegnamento dei vostri Pastori, che il Signore ha preposto al vostro gregge.

E ricordatevi nella vostra preghiera anche del Papa di Roma, che ha imparato ad amare il popolo armeno, sin da quando lo ha incontrato e stimato nella sua terra d'origine, la Polonia. Sappiate che egli ogni giorno prega per voi, perché siate degni del vostro passato glorioso e aperti a costruire un luminoso futuro.

Questo ospedale, dedicato alla Vergine Santissima, si pone in continuità con quanto scrissi nell'Enciclica "Redemptoris Mater": "Nel suo panegirico della Theotokos, san Gregorio di Narek, una delle più fulgide glorie dell'Armenia, con potente estro poetico approfondisce i diversi aspetti del mistero dell'incarnazione, e ciascuno di essi è per Lui un'occasione per cantare ed esaltare la dignità straordinaria e la magnifica bellezza della Vergine Maria, Madre del Verbo incarnato" (RMA 31).

Io affido il vostro popolo a tutti i Santi, di cui è giustamente orgogliosa la nazione armena: da Gregorio Illuminatore, a Mesrob-Mashtotz, a Gregorio di Narek, a Nerses Shnorhali, a Nerses di Lambron, e fino a quanti si sacrificarono col martirio e a coloro che, uomini, donne, bambini, il terremoto ha già portato tra le braccia del Padre. Essi ora pregano per voi e con voi.

In particolare a Lei, la Santa Vergine di Narek, vostra patrona, io elevo ancora una volta la mia preghiera: "Santa Madre di Dio, che nel Cenacolo di Pentecoste ricevesti l'effusione dello Spirito, unico nella diversità delle sue fiamme, tu che ami i piccoli, perché Dio ha guardato alla tua umiltà e ti ha fatto grande per grazia, benedici il popolo armeno: Gregorio di Narek ti canta come Colei "che non si immolo per opera di coltello, ma bruciando in olocausto una vita di austero travaglio" (Panegirico alla Vergine, 9): volgi il tuo sguardo sulla terra d'Armenia, sulle sue montagne, ove vissero schiere immense di monaci santi e sapienti; sulle sue chiese, rocce che sorgono dalla roccia, penetrate dal raggio della Trinità; sulle sue croci di pietra, ricordo del tuo Figlio, la cui passione continua in quella dei martiri; sopra i suoi figli e le sue figlie, che sempre portano nel cuore il canto del trisagio e le lodi di te, che sei per loro Madre di tenerezza: proteggili per le strade del mondo; sostieni il ricordo, tante volte dolente, degli anziani, l'impegno di uomini e donne, spesso ormai cittadini del mondo, ispira i desideri e le speranze dei giovani, perché restino fieri della loro origine. Fa che, dovunque vadano, ascoltino il loro cuore armeno, perché in fondo ad esso ci sarà sempre una preghiera rivolta al loro Signore e un palpito di abbandono a te, che li copri col tuo manto di protezione. O Vergine dolcissima, o Madre di Cristo e Madre nostra, Maria!" (Omelia del 21 novembre 1987).

Dato a Roma, presso San Pietro, il 2 ottobre dell'anno 1991, decimoterzo di pontificato.

Data: 1991-10-02
Mercoledi 2 Ottobre 1991




Con i membri della "Société Biblique Suisse" - Servire la Parola - 3 ottobre 1991

Eccellenza, cari fratelli e sorelle,


1. E' con grande gioia che ricevo oggi la vostra visita, a qualche giorno dalla commemorazione liturgica di San Girolamo. Questo grande dottore ha instancabilmente scrutato le Scritture per incontrare in esse lo Sposo beneamato, Cristo, e per conformare la sua esistenza intera alla conoscenza del Signore.

Vedeva in Cristo la potenza di Dio e la saggezza di Dio, ed era ben cosciente che "colui che non conosce le Scritture non conosce ne la potenza di Dio ne la Sua saggezza". Arrivava a dire che "l'ignoranza delle Scritture e ignoranza di Cristo" (S. Girolamo, Comm. in Is., Prol.: PL 24,17).


2. L'esempio di Girolamo rinforza il nostro ardore a servire la Parola del Padre fatta carne Gesù Cristo. E' lui che continuamente si rivela a noi nelle pagine sacre tramandate dalla Tradizione vivente della Chiesa. Fedeli all'insegnamento del Concilio Vaticano II, specialmente alla Costituzione dogmatica Dei Verbum sulla Rivelazione divina, siamo fermamente convinti che "questa sacra Tradizione e la Scrittura sacra dell'uno e dell'altro Testamento sono dunque come uno specchio nel quale la Chiesa pellegrina in terra contempla Dio, dal quale tutto riceve, finche giunga a vederlo faccia a faccia (cfr. 1Jn 3,2)" (DV 7). E noi affermiamo con il testo del Concilio che "Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la Sposa del suo Figlio diletto" e che lo "Spirito Santo (...) introduce i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza (cfr. Col 3,16)" (Ibidem, DV 8).


3. E' grazie ai principi dottrinali e pastorali elaborati ed enunciati dal Concilio che la cooperazione interconfessionale dei cristiani al servizio della parola di Dio è divenuta feconda essa stessa: l'incontro di oggi ne è un'altra evidente testimonianza. Come hanno insegnato i Padri conciliari, "E' necessario dunque che la predicazione ecclesiastica, come la stessa religione cristiana, sia nutrita e regolata dalla sacra Scrittura" (Ibidem, DV 21). "E' necessario (di conseguenza) che i fedeli abbiano largo accesso alla sacra Scrittura" (DV 22) grazie a traduzioni appropriate e corrette, preparate se è necessario in collaborazione con i fratelli cristiani e in grado di "essere usate da tutti i cristiani" (Ibidem DV 22). Inoltre, secondo ciò che è detto nel Decreto Unitatis Redintegratio sull'ecumenismo, noi riconosciamo il grande valore che la Sacra Scrittura riveste per il progresso del movimento ecumenico: "nel dialogo la sacra Scrittura costituisce uno strumento eccellente nella potente mano di Dio per il raggiungimento di quella unità, che il Salvatore offre a tutti gli uomini" (UR 21).


4. La presenza qui di eminenti rappresentanti sia dell'Alleanza biblica universale che della Federazione biblica cattolica, attesta l'esistenza di legami fraterni che si sono sviluppati durante il Concilio e in seguito, nel contesto dei movimenti biblici e del movimento ecumenico che caratterizzano il secolo.

Preghiamo perchè i cristiani del mondo intero siano sempre più uniti nella testimonianza da rendere al Vangelo.


5. Vorrei salutare in particolare il nuovo segretario dell'Alleanza biblica universale, il Reverendo Dottor John Erickson. Saluto anche i Vescovi Alberto Albondi e Paul DacouryTabley, insieme al pastore Martin Hoegger. So che con tutti i responsabili della Società biblica svizzera si sforzano, collaborando con le autorità cattoliche e con l'UNESCO, di promuovere le traduzioni bibliche in "francese fondamentale". So anche quanto questi testi siano utili per l'evangelizzazione dei gruppi e delle popolazioni che perseguono nello stesso tempo un programma di alfabetizzazione. E' il motivo per cui apprezzo vivamente le realizzazioni compiute in questo campo, come in Costa d'Avorio e in Ecuador. Mi auguro che l'esempio del compianto Monsignor Leonidas Proano susciti un nuovo slancio di evangelizzazione e di servizio ai poveri in tutti i luoghi dove la Parola di Dio è annunciata e ricevuta. In questo senso, mi rallegro specialmente che un'edizione francese della Sacra Scrittura in braille sia stata messa a disposizione dei non vedenti che Gesù, Luce del mondo, ha tanto amato.

Evidentemente, ciò non toglie nulla alla necessità di avere degli studi e delle edizioni erudite delle Sacre Scritture, tra le quali la Traduzione ecumenica della Bibbia e, giustamente, molto apprezzata.


6. Voi avete già sormontato tante difficoltà per realizzare questi progetti; ciò mostra che dobbiamo unirci stretti nella fede per superare gli ostacoli che sussistono. Inoltre, davanti ai nuovi orizzonti dell'annuncio evangelico, del rinnovamento biblico e liturgico e dell'impegno ecumenico che si aprono in tante regioni del mondo - e soprattutto, oggi, in Europa centrale e orientale -, siamo chiamati a unire i nostri sforzi per servire iI Vangelo. Luce ed energia potranno venirci da una contemplazione umile ed appassionata della parola di Dio, così come la si apprende attraverso l'esercizio assiduo della Lectio divina, nella preghiera e in seno alla comunità cristiana. A questo proposito, Sant'Agostino ha scritto una pagina luminosa che può ancora servirci da guida: "Più il desiderio (della gloria divina) dilata il nostro cuore, e più diventiamo capaci di accogliere Dio.

La Scrittura divina, l'assemblea del popolo, la celebrazione dei misteri, il santo battesimo, il canto di lode a Dio, la nostra stessa predicazione contribuiscono a destare in noi questo desiderio: tutto e destinato a seminare e a far germogliare questo desiderio, ma anche a fare in modo che esso possa crescere e svilupparsi sempre più fino a poter accogliere ciò che nessun occhio ha mai visto, ne alcun orecchio mai sentito, ne alcun cuore d'uomo ha mai potuto immaginare" (cfr. Sant'Agostino, Trattato sul Vangelo di Giovanni, Tratt. 40,10, CCL 36,356).


7. Per formare i fedeli a questa scuola della parola di Dio, potrebbe essere molto utile promuovere una "Settimana" o un "Mese della Bibbia" là dove le circostanze lo richiedono. L'Alleanza biblica universale e la Federazione biblica cattolica potrebbero eventualmente incoraggiare e organizzare insieme tali sessioni di studi. Le vostre Associazioni hanno d'altronde già elaborato seri programmi d'azione nel corso delle loro rispettive assemblee plenarie, a Budapest nel 1988 e a Bogota nel 1990. Spero che questi programmi saranno largamente conosciuti e realizzati, e che essi contribuiranno da parte loro all'espansione del Regno di Dio. Mi unisco a voi nella preghiera, riprendendo le parole dell'apostolo Paolo: "Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perchè abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo!" (Rm 15,13).

(Traduzione dal francese)

Udienza all'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La necessità della difesa della vita umana è una sfida per tutta la Chiesa e per l'evangelizzazione contemporanea

Cari fratelli e sorelle, componenti del Comitato di Presidenza e membri del Pontificio Consiglio per la Famiglia!


1. Do a tutti il mio cordiale benvenuto. Saluto, in particolare, il Cardinale Alfonso Lopez Trujillo, che ringrazio per le parole con le quali ha introdotto questo incontro. Sono passati dieci anni, come ha ricordato il Cardinale, dall'istituzione del Pontificio Consiglio per la Famiglia (13 maggio 1981) e dell'Istituto per gli Studi su Matrimonio e Famiglia, eretto in pari tempo presso la Pontificia Università Lateranense. Desidero ringraziare tutti coloro che dall'inizio hanno contribuito alla creazione di codesto Consiglio: il Vescovo Kazimierz Majdanski, il Cardinale James Knox, di felice memoria, il Cardinale Edoardo Gagnon e tanti altri; ringrazio anche coloro che hanno dato vita all'attività dell'lstituto, di cui Monsignor Caffarra è Preside.


2. Il Consiglio, come pure l'Istituto, è una conseguenza del Sinodo del 1980 e del Documento post-sinodale Familiaris consortio, che è la "Magna Charta" di questa vasta e rilevante problematica teologico-pastorale, a cui è chiamato a far fronte il Pontificio Consiglio per la Famiglia. così è stato nel momento dell'istituzione e così è anche oggi. La Familiaris consortio riprende l'insegnamento sulla famiglia della Costituzione Gaudium et spes; ma anche il magistero postconciliare di Paolo VI, espresso innanzitutto nell'Enciclica "Humanae vitae".


3. Desidero chiarire che, ovviamente, bisogna avere davanti agli occhi non soltanto i testi, ma i reali problemi del matrimonio e della famiglia nel mondo odierno e nella Chiesa. Questi problemi sono molteplici e differenziati, ma la loro radice è comune. Il Pontificio Consiglio per la Famiglia, consapevole di questa realtà, deve occuparsi di questi problemi e tener conto della loro diversificazione. Questo esige un carattere universale anche nella composizione del personale che opera in codesto Pontificio Consiglio.


4. La struttura di tali compiti richiede la collaborazione con le Chiese locali, mediante le Conferenze Episcopali che nel "Ministerium Petrinum" hanno il loro centrale punto di riferimento. Nello stesso tempo i membri del Consiglio, come rappresentanti delle famiglie provenienti da diverse parti del mondo, in virtù della loro vocazione cristiana, sono in modo particolare i testimoni diretti della vita coniugale e familiare, nei diversi Paesi, culture e territori del mondo. Essi possono indicare, in certo modo, la via per le possibili soluzioni di questi problemi. Si tratta qui del servizio dei pastori e insieme anche dell'apostolato dei laici.


5. In questo lavoro è necessario che si faccia riferimento al Concistoro Straordinario dei Cardinali del 4-6 aprile 1991; in particolare al tema della difesa della vita umana fin dal suo inizio. Occorre che i suggerimenti e le proposte che sono venute da quell'evento ecclesiale siano tenuti presenti e tradotti nella realtà della vita. Come ebbi a dire nel discorso di apertura di quel Concistoro: "La lotta tra la cultura della morte e la cultura della vita e dell'amore non ha mai soste... Si tratta di problemi di grande importanza per la missione della Chiesa e, al tempo stesso, toccano i rapporti con la dignità dell'uomo e i suoi diritti inalienabili, e, in forma indiretta, col suo stesso futuro e con la società intera" (L'Osservatore Romano, 5 aprile 1991). La necessità della difesa della vita diventa una particolare sfida per tutta l'attività della Chiesa e della evangelizzazione contemporanea. E' minacciata, infatti, la stessa istituzione sacramentale del matrimonio e, di conseguenza, la compattezza e stabilità della famiglia. Si tratta qui di una connessione esistenziale ed etica di carattere, in certo senso, "organico". Non sarà forse esagerato, se diremo che su questo terreno si concentra, in modo particolare, il fronte "anti-evangelizzatore", il quale dispone di una specifica argomentazione e, inoltre, di molteplici "mezzi". Questi argomenti e mezzi hanno come compito di mostrare la via "più facile" per gli uomini e le donne della nostra epoca. E', questa, la "via spaziosa" alla quale il Signore Gesù contrappone la "via stretta ed angusta", quella che conduce alla salvezza.


6. A codesto Consiglio per la Famiglia ed anche a tutta l'attività pastorale in questo ambito spetta il compito di convincere circa la bontà di questa "via evangelica" e di mostrare perché questo "giogo", nonostante tutto, è "dolce e leggero" (Mt 11,30). Questo compito è enorme e molteplice. Devono condividerlo in modo giusto i sacerdoti e i laici. Il ruolo dei laici è indispensabile e insostituibile: essi sono, in certo senso, gli immediati "testimoni". Gli uni e gli altri devono cercare l'appoggio nel magistero e nella teologia che ne riflette tutte le esigenze. Per questa ragione è significativo il fatto che il Consiglio per la Famiglia e l'lstituto di Studi su Matrimonio e Famiglia siano stati fondati contemporaneamente. C'è bisogno di tanti Istituti di questo genere, ma a condizione che siano per la formazione e l'educazione nello spirito dell'intera verità proclamata dalla Chiesa.


7. In codesta vostra Plenaria, voi portate la riflessione su un tema di forte incidenza pastorale, come è quello dei "Corsi di preparazione al Matrimonio".

L'Esortazione Apostolica Familiaris consortio ne ha già segnalato la rilevanza: "I mutamenti sopravvenuti in seno a quasi tutte le società moderne esigono che non solo la famiglia, ma anche la società e la Chiesa siano impegnate nello sforzo di preparare adeguatamente i giovani alle responsabilità del loro domani... Per questo la Chiesa deve promuovere migliori e più intensi programmi di preparazione al matrimonio per eliminare, il più possibile, le difficoltà in cui si dibattono tante coppie ed ancor più per favorire positivamente il sorgere e il mutare dei matrimoni riusciti" (FC 66). Il Codice di Diritto Canonico, nel CIC 1063, fa obbligo ai pastori d'anime di provvedere alla formazione dei fedeli sul matrimonio cristiano. Oltre ad una predicazione e ad una catechesi adatta ai minori, ai giovani ed agli adulti, stabilisce che vi sia "la preparazione personale alla celebrazione del matrimonio, per cui gli sposi si dispongano alla santità e ai doveri del loro nuovo stato" (CIC 1063, p. 2). In breve, oggi più che mai si richiede una seria, profonda e accurata preparazione, perché la nobilissima vocazione degli sposi si sviluppi, con fedeltà e serenità, secondo la volontà di Dio. La famiglia deve dare una prova convincente della propria missione di testimoni di Dio, nella cui alleanza gli sposi uniscono le loro vite. E' certamente consolante la realtà di tante e tante famiglie cristiane che vivono facendo presente nel mondo il mistero dell'amore di Cristo per gli uomini; mistero d'amore a cui partecipano per il Sacramento del matrimonio. Quanto più grandi sono le difficoltà ambientali per conoscere la verità del Sacramento cristiano e dello stesso istituto matrimoniale, tanto maggiori debbono essere gli sforzi per preparare adeguatamente gli sposi alle loro responsabilità. Voi avete potuto osservare che, stante la necessità di realizzare tali corsi nelle Parrocchie, in considerazione dei risultati positivi dei vari metodi usati, sembra conveniente che si proceda ad una precisazione dei criteri da adottare, sotto forma di Guida o di Direttorio, per offrire un valido aiuto alle Chiese particolari. E' indispensabile che alla preparazione dottrinale vengano dati il tempo e la cura necessari. La sicurezza del contenuto deve essere il centro e l'obiettivo essenziale dei corsi, in una prospettiva che renda più cosciente la celebrazione del Sacramento del matrimonio e tutto ciò che ne scaturisce per la responsabilità della famiglia. Le questioni relative all'unità e all'indissolubilità del matrimonio, e quanto riguarda i significati dell'unione e della procreazione della vita coniugale e del suo atto specifico, debbono essere trattate con fedeltà ed accuratezza, secondo il chiaro insegnamento dell'Enciclica Humanae vitae (cfr. HV 11-12). Ugualmente tutto ciò che concerne il dono della vita, che i genitori debbono accogliere in maniera responsabile, con gioia, come collaboratori del Signore. E' bene che nei corsi sia privilegiato non solo ciò che si riferisce a una libertà matura e vigilante di coloro che desiderano contrarre matrimonio, ma anche alla missione propria dei genitori, primi educatori dei figli e primi evangelizzatori.


8. Auguro che i vostri lavori contribuiscano ad illuminare le coscienze su questi argomenti così importanti e delicati per il futuro della fede e dell'umanità, ed approdino ad iniziative concrete, che siano di aiuto e di orientamento per coloro che sono impegnati nella pastorale della famiglia.

Con questi voti vi imparto la mia Benedizione.

Data: 1991-10-04
Venerdi 4 Ottobre 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Lettera per il nuovo testo di Costituzioni per le Carmelitane Scalze - Città del Vaticano (Roma)