GPII 1991 Insegnamenti - Ai partecipanti ad un Simposio su scienza e cultura - Città del Vaticano (Roma)

Ai partecipanti ad un Simposio su scienza e cultura - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'uomo non può rinunciare a porre le questioni più decisive

Signor Cardinale, Signor Presidente, Eccellenze, Signore e Signori,


1. E' con gioia che vi accolgo a conclusione delle vostre giornate di riflessione organizzate, nella Città del Vaticano, sotto gli auspici della Pontificia Accademia delle Scienze e del Pontificio Consiglio per la Cultura. Giustamente il vostro Simposio su "La scienza nel contesto della cultura umana" segue opportunamente quello che si è svolto sempre qui nel mese di ottobre del 1990.

Questo tema, accuratamente scelto, è di attualità: sarà utile proseguire le ricerche che esso suggerisce.


2. Conoscete tutti l'interesse che la Chiesa e la Santa Sede nutrono per il progresso della scienza e i suoi rapporti con la cultura. Dall'inizio del mio pontificato, ho desiderato promuovere la riflessione sulla cultura e tutte le sue componenti. Ne dipende tutto il destino dell'uomo. Gli avvenimenti che sconvolgono il mondo lacerando la società e minacciando la pace, ne sono la conferma. Il vostro Simposio segna una tappa nella collaborazione, necessaria ma difficile, tra la scienza, la cultura e la religione. Nonostante i pregiudizi reciproci, vecchi o nuovi, che hanno potuto allontanare le une dalle altre, i vostri lavori attestano la nostra comune volontà di operare per il bene dell'uomo. Sono quindi particolarmente lieto di questa iniziativa che riunisce uomini e donne di cultura, di scienza e di fede. Esprimo la mia riconoscenza a voi tutti che avete accettato di partecipare a questa riflessione. Mi auguro che una simile forma di collaborazione possa ripetersi in futuro. Un ringraziamento tutto particolare va alla Pontificia Accademia delle Scienze e al Pontificio Consiglio per la Cultura, che hanno permesso il positivo svolgimento di questo incontro. Queste due istituzioni della Santa Sede verranno certamente chiamate, ciascuna secondo la propria competenza, a svolgere un ruolo sempre più importante nel dialogo intrapreso. Sono certo che assolveranno generosamente questa missione essenziale.


3. La frammentazione delle conoscenze, conseguenza della specializzazione di ognuna delle scienze e del frazionamento delle loro applicazioni tecniche, impedisce spesso di contemplare l'essere umano nella sua unità ontologica e di cogliere l'armoniosa complessità delle sue facoltà. Infatti, non è illusorio il rischio di vedere la scienza e la cultura allontanarsi l'una dall'altra fino ad ignorarsi. Esse sono entrambe al servizio dell'uomo nella sua integrità. La Chiesa rispetta profondamente gli uomini di scienza e di cultura, poiché sono investiti di una responsabilità specifica inalienabile nei confronti del genere umano e del suo avvenire, soprattutto alla vigilia del terzo millennio, in un mondo in profondo cambiamento, in cui il destino degli uomini è più che mai in mano loro.


4. La cultura, nel senso stretto del termine, è un concetto globale di cui l'uomo è allo stesso tempo il centro, il soggetto e l'oggetto. Essa racchiude tutte le sue capacità, nella sua dimensione personale, così come nella vita sociale.

Umanizza le persone, i costumi e le istituzioni. La scienza, da parte sua, lungi dall'essere in competizione con la cultura, costituisce un elemento fondamentale e ormai indispensabile di qualsiasi cultura ordinata al bene di tutto l'uomo e di ogni uomo. Nei campi più diversi, i progressi scientifici e tecnici hanno l'obiettivo di assicurare all'uomo un benessere che gli consenta di rispondere più facilmente e pienamente alla propria specifica vocazione.


5. Uomini e donne di scienza, voi vi chiedete: "Qual è il significato profondo della nostra vocazione, in quanto ricercatori, nella cultura di oggi?". Per rispondere a questo interrogativo condiviso da molti dei nostri contemporanei, occorre rivolgersi all'uomo come essere di cultura, alla persona come soggetto che non può essere ridotto al livello di nessun altro essere creato.

Assistiamo ad uno straordinario sviluppo scientifico e tecnologico. I limiti della conoscenza sembra che si allontanino continuamente. Ma, allo stesso tempo, siamo colti quasi da un fremito di angoscia per l'uso che ne viene fatto.

La storia contrastata del nostro secolo ci pone di fronte alle nostre rispettive responsabilità. Oggi ci rendiamo conto, forse più di un tempo, dell'ambivalenza della scienza. L'uomo può servirsene per il proprio progresso, ma anche per la propria rovina. La scienza ha tante implicazioni da richiedere una maggiore vigilanza da parte della coscienza. Uomini e donne di scienza, avvertite nel più profondo del vostro essere che l'uomo non può rinunciare, senza rinnegare se stesso, a porre le questioni più decisive, che la scienza esclude giustamente dal proprio campo, in quanto rientrano in un altro settore della conoscenza. I progressi scientifici, in particolare nel campo della genetica, mantengono la coscienza vigile e stimolano la riflessione etica. Essi non possono ridursi ad aspetti tecnici da considerarsi moralmente neutri, in quanto riguardano direttamente l'uomo in quel che ha di più prezioso: la sua struttura di essere personale. Molti responsabili politici hanno creato, in diversi paesi, dei Comitati nazionali di etica, nonostante le loro valutazioni fossero divergenti e le loro dottrine politiche estremamente varie. Al di là delle disparità di vedute che queste istituzioni possono suscitare, il solo fatto della loro recente creazione dimostra chiaramente che i responsabili della società civile comprendono, con la drammatica perdita del consenso sulle convinzioni morali fondamentali, la complessità e la gravità degli interessi in gioco. Per la competenza che vi è propria, spetta a voi aiutare il necessario sviluppo della coscienza morale. Promuovere la dimensione etica del progresso scientifico e tecnico significa aiutarlo a diventare autenticamente umano, per costruire una società che sia a misura d'uomo. Non soltanto le preoccupazioni etiche non ostacoleranno affatto il rigore scientifico dei ricercatori e dei loro lavori, ma conferiranno ad essi, oltretutto, un carico di umanità finora insospettato. In assenza di tale riflessione etica, tutta l'umanità e la terra stessa sarebbero in pericolo. Uomini e donne di scienza, uomini e donne di cultura, il mondo ha bisogno di voi, della vostra testimonianza e del vostro impegno personale, affinché l'etica illumini la scienza e la tecnica, affinché siano rispettati il primato dell'uomo sulle cose e quello dello spirito sulla materia, affinché scienza e cultura siano degne di essere chiamate "umane".


6. L'evoluzione del pensiero e il cammino della storia manifestano, spesso attraverso crisi e conflitti, un movimento incoercibile verso l'unità. I popoli prendono coscienza di non poter più vivere soli e che l'isolamento conduce a un sicuro indebolimento. Le culture si aprono all'universale e si arricchiscono reciprocamente. Le filosofie e le ideologie presuntuose, come lo scientismo, il positivismo e il materialismo, che si ritenevano esclusive e pretendevano di spiegare tutto al prezzo di un approccio riduttivo, sono oggi superate. Scoperta nella sua immensità e nella sua complessità, la realtà suscita nei ricercatori un atteggiamento di umiltà. Il metodo sperimentale non consente di comprendere la realtà se non in alcuni aspetti parziali, mentre la filosofia, l'arte e la religione la comprendono, nei loro specifici approcci, in modo più o meno globale (cfr. Discorso al CERN, 15 giugno 1982, n. 4-5). Durante gli ultimi decenni, un significativo cambiamento di atteggiamento ha portato numerosi scienziati a preoccuparsi non soltanto dell'efficacia, ma anche del senso dei loro lavori. Essi riscoprono l'approccio ontologico, che era stato a lungo rigettato per ragioni metodologiche per sé legittime. E' evidente che, nelle applicazioni della scienza, è in gioco la natura umana. L'uomo non può impunemente disinteressarsi dell'universalità e della trascendenza. Ridefinire i diversi approcci della realtà senza escluderne alcuno: questo aiuterà l'uomo a capire se stesso. Egli aspira allo sviluppo armonioso di tutte le proprie facoltà. Non potrebbe fare a meno né della cultura, né dei valori etici, né della religione. La scienza contribuisce per una parte crescente a questa armonia, nella misura in cui il suo obiettivo finale e i suoi mezzi di azione sono ordinati al bene dell'uomo. Con le sue nuove possibilità, essa arricchisce la cultura, allarga il campo della responsabilità personale e collettiva e contribuisce al progresso dell'umanità.


7. Uomini e donne di scienza, i nostri contemporanei si rivolgono sempre di più a voi. Attendono da voi e dalle vostre ricerche una maggiore protezione dell'uomo e della natura, la trasformazione delle proprie condizioni di vita, il miglioramento della società, la costruzione e la tutela della pace. Turbati da incidenti o imprudenze che assumono dimensioni di catastrofi ecologiche, essi sono sempre più consapevoli dei pericoli di un uso irrazionale della natura messa a loro disposizione dal Creatore. Vedono che lo sfruttamento delle risorse della terra non rimane senza conseguenze sulle culture e sugli uomini. Basta pensare, per fare un solo esempio, al dramma degli aborigeni dell'Amazzonia, minacciati dall'estinzione man mano che il disboscamento dell'immensa foresta compromette il loro fragile equilibrio ecologico e culturale. Preparando una pianificazione ragionevole e onesta dello sfruttamento delle risorse naturali del pianeta, si contribuirà grandemente a preservare la natura, l'uomo e la sua cultura. Il vostro ruolo è di importanza fondamentale anche riguardo alle culture: le vostre competenze vi consentono di smascherare l'irrazionale, di denunciare comportamenti tradizionali aberranti, e di stimolare un autentico progresso umano. Lo ricordavo di recente nell'Enciclica Centesimus annus: "Da tale ricerca aperta della verità, che si rinnova ad ogni generazione, si caratterizza la cultura della Nazione" (CA 50). Noi sperimentiamo ogni giorno l'influenza esercitata dalla cultura scientifica e tecnica sui nostri contemporanei, al punto da modificare profondamente il loro modo di vivere, ossia i loro gusti, i loro centri di interesse o i loro comportamenti personali e collettivi. Vegliate quindi affinché il progresso scientifico e tecnico sia veramente al servizio dell'uomo e non ne faccia un assistito, incapace di bastare a se stesso in caso di un cedimento della tecnica. Possano le vostre scoperte aiutare l'uomo a fare pieno uso delle proprie facoltà di creatività, di intelligenza, di autocontrollo, di conoscenza del mondo, di solidarietà. Lavorate quindi alla costruzione di un mondo nuovo veramente umano!


8. Secondo le modalità loro proprie, religione e scienza sono elementi costitutivi della cultura. All'alba del terzo millennio cristiano, lungi dall'opporsi, esse si distinguono per una complementarità che illumina la fede vissuta da tanti scienziati credenti. Gli ultimi decenni hanno visto l'instaurarsi di un nuovo dialogo tra gli scienziati e le religioni. Tale dialogo ha spesso consentito di chiarire posizioni mal comprese a causa della confusione tra i metodi e i campi di ricerca specifici della religione e della scienza. Oggi, è in una felice complementarità e senza sospetti né concorrenza, che gli astrofisici studiano l'origine dell'universo, e che i teologi e gli esegeti studiano la creazione dell'universo come un dono fatto all'uomo da Dio. Dinanzi ai movimenti antiscientifici, dalle motivazioni irrazionali, che emergono come grida d'angoscia di uomini che hanno perduto il senso della loro esistenza e che la tecnica schiaccia, la Chiesa difende la dignità e la necessità della ricerca scientifica e filosofica, per scoprire i segreti ancora celati dell'universo e chiarire la natura dell'essere umano. Scienziati e credenti possono costituire una grande famiglia spirituale e costruire una cultura orientata verso l'autentica ricerca della Verità. Nessuno può dubitare che, dopo una separazione, o addirittura un'opposizione, tra scienza e religione, il congiungimento dei saperi e delle saggezze, oggi tanto necessario, non porti un decisivo rinnovamento delle culture.

Religione e scienza dovranno rispondere davanti a Dio e davanti all'umanità di quanto avranno tentato per l'integrazione della cultura umana, attenuando il rischio di una frammentazione che signficherebbe la sua distruzione.


9. Signor Cardinale, Signor Presidente, cari amici, il futuro dell'umanità è "riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza" (GS 31). Al termine di questo incontro, che avrei voluto prolungare con ciascuno di voi, desidero incoraggiarvi a continuare i vostri sforzi in vista del raggiungimento di un'armoniosa cooperazione tra scienza, cultura e fede, per il bene di tutti gli uomini. Alla vigilia del terzo millennio, in quest'ora che vede tanti sconvolgimenti, la famiglia umana si rivolge a voi, uomini e donne di cultura e di scienza, perché la aiutiate a migliorare le sue condizioni di vita e a chiarire le ragioni della sua esistenza. Lungo questa via troverete sempre nella Chiesa una controparte impegnata e disinteressata. Lieto di quest'occasione per rendervi omaggio, invoco su di voi, sulle vostre famiglie e i vostri collaboratori le Benedizioni del Signore, Creatore della natura e ispiratore delle culture di cui è la fonte e il termine.

Data: 1991-10-04
Venerdi 4 Ottobre 1991

Ai partecipanti al Convegno Internazionale di studio sulla grande mistica svedese

Titolo: Santa Brigida ricorda che solo radicandosi nel Vangelo la società può costruire qualcosa di valido per ogni epoca




1. Sono particolarmente lieto di accogliere quest'oggi in udienza speciale tutti voi a conclusione del Convegno Internazionale di Studio sul tema: "Brigida, profeta dei Tempi nuovi". Si è trattato di un incontro altamente qualificato, che ha approfondito e riproposto agli uomini del nostro tempo il carisma di santa Brigida, un carisma carico di singolare attualità. Saluto con stima la Rev.da Madre Tekla Famiglietti, Abbadessa Generale dell'Ordine del Ss.mo Salvatore di Santa Brigida e la ringrazio per le cortesi parole che poc'anzi mi ha rivolto, pure a nome di tutti i membri della famiglia spirituale brigidina. Saluto quanti sono intervenuti all'Incontro Internazionale di Studio da diverse parti del mondo, apportando ciascuno il prezioso contributo della propria esperienza. Il vostro Congresso ha offerto una singolare occasione per riflettere sulla presente situazione della Chiesa e del mondo in ordine soprattutto alla necessaria nuova evangelizzazione. I vari argomenti trattati, grazie all'apporto qualificato di esperti Relatori, hanno permesso di far emergere in maniera corretta lo stretto rapporto esistente fra la profonda spiritualità della Santa svedese e la sua dinamica azione politica, sociale ed ecclesiale, nel contesto della storia dei suoi tempi. Nel quadro delle celebrazioni centenarie, il Congresso ha rappresentato così un opportuno e proficuo approfondimento culturale, dottrinale ed esistenziale del messaggio carismatico di santa Brigida, definita dal mio predecessore, Paolo VI, "ponte fra la nobile Svezia e la Sede di Pietro".


2. Molto nei giorni passati è stato scritto e detto di lei e delle sue molteplici attività ascetiche ed apostoliche. La sua presenza spirituale è stata particolarmente forte in alcuni momenti liturgici ed ecumenici, come ad esempio durante la celebrazione dei Primi Vespri nella Basilica Vaticana, sabato scorso e la solenne santa Messa di ieri a Piazza Farnese. Sono certo che il suo insegnamento e l'esempio della sua fedeltà al Vangelo, così chiaramente emersi nei vari momenti commemorativi, continueranno a sostenere l'impegno di quanti proseguono la missione da lei iniziata a servizio dell'unità dei cristiani e dell'avvento del Regno di Dio.


3. Vorrei ora presentare alcune brevi riflessioni sul tema del Convegno, "Brigida, Profeta dei Tempi nuovi". Come ho scritto nella Lettera Apostolica Mulieris dignitatem, "la Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà all'uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza perché possa rispondere alla suprema sua vocazione" (MD 28). In ogni epoca, ed in particolare nella nostra, caratterizzata da molteplici trasformazioni, il cristiano è chiamato a rispondere fedelmente alla sua vocazione di uomo e di credente. E può condurre a termine questa sua peculiare missione soltanto se trova "nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine" dell'individuo e della storia. Al di sotto, infatti, di tutti i mutamenti sociali ci sono realtà che non mutano, le quali "trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei secoli" (Ibidem, MD 28). Brigida è profeta dei tempi nuovi perché nel crogiuolo delle vicende umane del suo tempo e nel rapido susseguirsi dei secoli, richiama con forza la necessità del rinnovamento interiore, del ritorno alle sorgenti spirituali della storia. Essa ricorda che solo radicandosi nei valori permanenti del Vangelo, la società può costruire qualcosa di effettivamente valido per ogni epoca. Porta all'attenzione degli uomini, distratti da mille interessi, l'unica verità irrinunciabile.

Annuncia l'amore infinito di Dio, manifestatosi in pienezza nel dono del suo diletto Figlio. "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna" (Jn 3,16).


4. Dimenticare l'amore misericordioso di Dio, peggio ancora rifiutarlo costituisce la causa della reale rovina dell'essere umano. Consapevole di ciò, Brigida brucia di zelo nel manifestare a tutti il mistero della misericordia divina mentre invita alla conversione e alla penitenza. Questo stesso annuncio di salvezza va oggi proclamato con vigore e coerenza. Occorre ridestare le coscienze alla conoscenza e all'accettazione della verità. E' necessario ridare all'uomo, che non di rado sembra aver smarrito la strada dell'amore, la speranza di ritrovarla e gli strumenti per impossessarsene nuovamente. Questa è la missione della Chiesa; questa è la vocazione di ogni cristiano. Santa Brigida, facendo proprio l'anelito del Redentore "ut omnes unum sint!" (Jn 17,21), senti ardente la passione per la piena unità fra tutti i credenti. Per questo prego, soffri, opero instancabilmente. E trasmise il suo programma ascetico ed apostolico alla sua famiglia spirituale, l'Ordine del Santissimo Salvatore, che iniziato a Vadstena si propago ben presto in tutta l'Europa. Sulla sua scia luminosa si è inserita, all'inizio di questo secolo, Madre Elisabetta Hesselblad, che, entrata in comunione con la Chiesa cattolica, progetto di dare all'Ordine un rinnovato vigore, aggiornandolo alle mutate esigenze dei tempi, sempre, pero, salvaguardandone il carisma originario. Che la Santa Fondatrice guidi sempre le sue figlie spirituali e quanti intendono seguirne l'esempio perché possano percorrere lo stesso cammino di fedeltà al Vangelo. Che il materno soccorso di Maria, Immacolata e Addolorata, sia per tutti costante sostegno nel portare a termine la missione che a ciascuno il Padre celeste ha affidato. La presenza dei nostri fratelli e sorelle della comunità Luterana è motivo di rinnovata speranza e impegno alla grande causa della comprensione ecumenica. Sono profondamente grato al Dr. Bertil Werkström, Arcivescovo Primate della Chiesa Luterana di Svezia, al Dr. John Vikström, Arcivescovo Primate della Chiesa Luterana di Finlandia, al Dr.

Andreas Aarflot, Vescovo di Oslo e Presidente dei Vescovi Luterani di Norvegia, e a tutti i Vescovi che sono venuti a Roma in questi giorni per rendere omaggio alla memoria di Santa Brigida. Il nostro incontro è stato caratterizzato da fraterna amicizia, e la nostra preghiera comune sarà certamente benedetta dal favore divino, mentre procediamo sotto la guida dello Spirito Santo.


5. Desidero ora rivolgere un saluto, attraverso la televisione svedese, ai cari amici in Svezia e in tutti i paesi del Nord. Per me è stata una grande gioia aver potuto celebrare il giubileo di Santa Brigida insieme ai numerosi Vescovi ed amici provenienti dal Nord. Nello spirito di Santa Brigida abbiamo compiuto un grande passo verso l'unità di tutti i cristiani, per la quale la Santa si è tanto impegnata e per cui Cristo di tutto cuore ha pregato. Continuiamo con l'aiuto dello Spirito Santo a proseguire su questa strada per trovarci come fratelli intorno al Padre di tutti. Dio benedica voi tutti! A tutti sia di conforto la mia speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1991-10-04
Venerdi 4 Ottobre 1991

Ai partecipanti al III Congresso Mondiale della Pastorale per i Migranti ed i Rifugiati - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una costruttiva politica di accoglienza per i migrandi perché siano rispettati nella loro dignità di persone

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di accogliere tutti voi, che prendete parte al terzo Congresso della Pastorale per i Migranti ed i Rifugiati, e rivolgo a ciascuno il mio cordiale benvenuto. Voi operate con impegno e dedizione nel vasto campo della Pastorale dei Migranti e dei Rifugiati. Apprezzo la vostra attività e vi sono grato per il servizio che rendete a questi nostri fratelli in nome della Chiesa. Saluto con affetto Monsignor Giovanni Cheli, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che ha promosso questo importante incontro.


2. Il fenomeno delle migrazioni è sempre esistito nella storia degli uomini, ma oggi se ne registra una forte accelerazione ed una significativa intensificazione quasi in ogni Paese del Mondo. Per varie ragioni, quali, ad esempio, la provenienza e la varietà, la molteplicità delle culture e delle etnie coinvolte, le odierne migrazioni possono essere ritenute nuove rispetto al passato. Si potrebbe aggiungere che nuovi sono anche l'atteggiamento ed il modo con cui i migranti vengono considerati ed accolti: e cioè non solo come mano d'opera da impiegare, ma uomini da rispettare nella loro dignità di persone. La Chiesa guarda ai Migranti e ai Rifugiati con attenzione particolare. Essa fa eco, con accentuazioni cariche di materna sollecitudine, al messaggio sempre attuale di Cristo, esule e rifugiato, che proclama: "Ero forestiero e mi avete ospitato" (Mt 25,35). Molto resta da fare, soprattutto nei confronti di alcune situazioni che ai nostri giorni spingono sulle strade dell'esodo decine di milioni di uomini. Essi non emigrano per una libera scelta, ma spesso sotto la spinta della fame e pressati da condizioni di vita subumane; emigrano, talora, per sfuggire a dure persecuzioni a motivo delle convinzioni politiche o religiose. Inoltre, taluni fenomeni migratori dal Sud verso il Nord e dall'Est verso l'Ovest non solo non rimediano alle situazioni di povertà dei Paesi di origine, ma rischiano di creare nuovi problemi nelle Nazioni di immigrazione, cosicché la mappa geografica della povertà, intrecciata con quella delle migrazioni, va sempre più dilatandosi.


3. Dinanzi a tutto ciò appare indispensabile promuovere una costruttiva politica di accoglienza e di cooperazione, che miri a garantire rispetto per la dignità di ogni essere umano ed attenzione reale ai suoi molteplici bisogni. Occorre che chi è più ricco sia disponibile a condividere le proprie risorse con quella parte di umanità che si trova nel bisogno, creando sul posto effettive possibilità di progresso e di armonioso sviluppo. Per quanto possa apparire impegnativo, questo sforzo di reale solidarietà internazionale, fondato su un più vasto concetto di bene comune, rappresenta la via possibile per assicurare a tutti un futuro veramente migliore. Perché questo avvenga, si rende necessario che si diffonda e penetri in profondità nella coscienza universale la cultura dell'interdipendenza solidale, tendente a sensibilizzare pubblici poteri, organizzazioni internazionali e privati cittadini circa il dovere dell'accoglienza e della condivisione nei confronti dei più poveri. Ma alla progettazione di una politica solidale a lungo termine deve accompagnarsi l'attenzione ai problemi immediati dei Migranti e Rifugiati che continuano a premere alle frontiere dei Paesi ad alto sviluppo industriale. Nella recente Enciclica Centesimus annus ricordavo che: "Sarà necessario abbandonare la mentalità che considera i poveri, persone e popoli, come un fardello e come fastidiosi importuni... L'elevazione dei poveri è una grande occasione per la crescita morale, culturale ed anche economica dell'intera umanità" (CA 28). La solidarietà non va a discapito dell'efficienza. La solidarietà è il motore della società. L'esperienza dimostra che quando una Nazione ha il coraggio di aprirsi alle migrazioni, viene premiata da un accresciuto benessere, da un saldo rinnovamento sociale e da una vigorosa spinta verso inediti traguardi economici ed umani. Non basta, nondimeno, aprire le porte ai migranti con il permesso d'ingresso; occorre, poi, facilitare loro un reale inserimento nella società che li accoglie. La solidarietà deve diventare esperienza quotidiana di assistenza, di condivisione e di partecipazione.


4. Carissimi fratelli e sorelle, singolare è la missione della Chiesa nei confronti dei nostri fratelli Migranti e Rifugiati. Voi ben sapete che se occuparsi dei loro problemi materiali con rispetto e generosità è il primo impegno da affrontare, occorre non trascurare la loro formazione spirituale, attraverso una pastorale specifica che tenga conto della loro lingua e cultura, della loro esigenza di vivere la fede all'interno del proprio gruppo etnico con strutture ad essi specificamente destinate. In questo campo la Chiesa è lieta di instaurare rapporti di rispetto, di stima e di collaborazione con gli uomini di qualsiasi religione o razza. A tutti assicura il suo servizio per il pieno riconoscimento dei diritti umani e per la difesa della giustizia. Il dialogo inter-religioso, oggi tanto diffuso ed aperto, fatte salve le irrinunciabili esigenze della verità, rappresenta una via privilegiata per l'incontro fra i credenti delle varie religioni, per favorire l'unità della famiglia umana e per promuovere nel mondo la pace.


5. A favore dei Migranti e dei Rifugiati operano ai nostri giorni Istituzioni e Movimenti cristiani che spesso svolgono un ruolo trainante per l'intera società.

Voi siete tra questi. Vi incoraggio, cari fratelli e sorelle, a proseguire senza mai stancarvi, non lasciandovi frenare nello slancio apostolico da eventuali ostacoli e difficoltà. Vi sostenga sempre la grazia del Signore. Perché, poi, la vostra azione risulti maggiormente efficace, intensificate i contatti tra voi.

Agite in costante e fraterna comunione e rimanete in stretto collegamento con il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, il quale non vi farà mancare l'apporto della sua esperienza e del suo servizio ecclesiale. Il vostro è un apostolato di frontiera come anche in questi giorni di Congresso avete modo di constatare. Siate sempre difensori dei poveri e fedeli apostoli della nuova evangelizzazione. Vi guidino nel vostro ministero le parole di Cristo: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40).

Vi protegga Maria, che ha conosciuto l'esperienza dell'esilio, quando, assieme a Gesù e a Giuseppe, dovette fuggire in Egitto (cfr. Mt 2,13-15).

Vi sostenga anche la mia preghiera e la mia Apostolica Benedizione, che estendo volentieri a voi e a quanti incontrate nel vostro lavoro.

Data: 1991-10-05
Sabato 5 Ottobre 1991

Celebrazione ecumenica durante l'incontro di preghiera per l'unità dei cristiani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La vita e l'opera di Santa Brigida costituiscono un'eredità che accomuna Cattolici e Luterani

"Il Dio della Pace (...) vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito" (He 13,20s).


1. Cari fratelli e sorelle nel Signore! Con queste parole della Lettera agli Ebrei saluto cordialmente quanti sono convenuti, oggi, in questa Basilica Vaticana, da varie Nazioni e, in particolare, dai Paesi Scandinavi e Nordici. Mi rivolgo, in primo luogo, a Sua Maestà, il Re Carlo Gustavo di Svezia, e alla Regina Silvia; alla Signora Danutha Walesa, che qui rappresenta il consorte, Signor Lech Walesa, Presidente della Repubblica di Polonia. Saluto anche il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Senatore Giulio Andreotti, e il Dott. Alfred Gomolka, Presidente del Consiglio dei Ministri della Regione Mecklemburgo-Pomerania Occidentale, Rappresentante ufficiale del Governo della Repubblica Federale di Germania. A tutti indirizzo il mio cordiale e deferente saluto, e ringrazio per la loro significativa presenza a questa solenne celebrazione ecumenica. Saluto, poi, la Reverenda Madre Tekla Famiglietti, Abbadessa Generale dell'Ordine del S. Salvatore di Santa Brigida e con lei l'intera Famiglia brigidina.


2. Saluto anche il caro Arcivescovo Bertil Werkström, Primate della Chiesa Luterana di Svezia, che ha tanto incoraggiato questa nostra celebrazione, nella consapevolezza che il Movimento Ecumenico ha sempre bisogno di essere condotto con iniziative concrete, come ormai da venticinque anni si va facendo fra Luterani e Cattolici. Possiamo ben dirlo: la sfiducia secolare che gli uni nutrivano per gli altri si è dissolta, mentre stanno sorgendo e si fanno tangibili la fiducia e la speranza. Assieme a Lei, caro Arcivescovo Bertil Werkström, sono presenti molti Vescovi dei Paesi Nordici. Ho avuto la gioia di conoscere personalmente la maggior parte di loro durante il viaggio che, due anni fa, mi ha portato nelle vostre contrade. Mi sia consentito di ringraziare l'Arcivescovo di Turku, John Vikström, Primate della Chiesa Luterana di Finlandia; il Vescovo di Oslo, Andrea Aarflot, Presidente dei Vescovi luterani di Norvegia e tutti gli altri Vescovi dei Paesi Nordici, che partecipano a questa celebrazione.


3. Cari fratelli e care sorelle! Ci incontriamo nel ricordo di Santa Brigida di Svezia, di cui in questi giorni si celebra il sesto Centenario della Canonizzazione. E' per me una grande gioia sapere che in Svezia essa è ugualmente amata e venerata dai Luterani e dai Cattolici. La sua vita e la sua opera costituiscono, dunque, un'eredità che ci accomuna. Santa Brigida è come un fulcro di unità. "Signore, mostrami la via e disponimi a seguirla": ecco le parole di una sua preghiera, che ancor oggi si recita in Svezia. Santa Brigida, aperta senza riserve all'azione di Dio, diventa segno vivente della carità divina. Invita tutti noi a rinunciare ai nostri progetti e a diventare docili strumenti della volontà del Signore. "Signore, mostrami la via e disponimi a seguirla". Questa sua invocazione può costituire il programma del Movimento Ecumenico. L'Ecumenismo è un viaggio che si fa insieme e di cui non è possibile, pero, fissare il percorso o la durata. Non sappiamo se la via sarà agevole o difficile. Sappiamo soltanto che è nostro dovere proseguire insieme questo viaggio.


4. Da ormai venticinque anni Luterani e Cattolici si adoperano per ritrovare la via comune. Uno sguardo al passato permette di vedere quanto stiano progressivamente avvicinandosi le strade percorse separatamente durante diversi secoli. Come ha affermato il Concilio Vaticano II, abbiamo in comune "il vincolo sacramentale" di coloro che sono "rigenerati" nel Battesimo; ci unisce "l'amore e la venerazione delle Sacre Scritture" (cfr. UR 2s). Il dialogo teologico ha riportato in luce il vasto patrimonio di fede che ci unisce: confessiamo insieme il medesimo Dio, Uno e Trino; il Figlio di Dio, incarnato e morto in croce per la nostra salvezza; proclamiamo insieme lo stesso Credo apostolico. Nessuno ignora che dalla dottrina della giustificazione ha preso avvio la Riforma protestante e che essa ha infranto l'unità dei Cristiani d'Occidente.

Una sua comune comprensione - e pensiamo di essere molto vicini a questa mèta - ci aiuterà, ne siamo certi, a risolvere le altre controversie che direttamente o indirettamente ad essa sono collegate. Continuiamo con coraggio e fiducia questo itinerario di riavvicinamento, nel vincolo della "verità che abbiamo ricevuto dagli Apostoli e dai Padri" (UR 24). Non giova, infatti, all'autentico progresso ecumenico camuffare le divergenze esistenti. E' invece necessario penetrare profondamente nel Mistero di Cristo Signore e assimilarne in modo sempre più adeguato il messaggio. Questa visione dell'Ecumenismo diviene fonte di reciproco arricchimento ed aiuta a raggiungere, come esorta il Concilio Vaticano II, "quella pienezza con la quale il Signore vuole che cresca il suo Corpo nel corso dei secoli" (ibidem, UR 24).


5. La ricomposizione dell'unità visibile è il comandamento del Signore, legato al suo testamento spirituale. La notte che precedette la sua morte, Gesù prego con queste parole: "siano una cosa sola (...) perché il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me" (Jn 17,21s). Siamo, dunque, assolutamente certi che egli ci sostiene e ci sorregge nella ricerca dell'unità.

Siamo convinti, anzi, che sia Lui la forza vivificante che suscita e compie quest'opera. Egli agisce nella sua Chiesa. In Gesù Cristo, il Dio invisibile e trascendente è sceso fino a noi, si è fatto così vicino a ciascuno di noi che, accettando la sua verità, ci è possibile giungere all'incontro con il Padre misericordioso. Non soltanto Egli ci mostra la via che conduce all'unità, ma è la stessa via all'unità (cfr. Jn 14,6).


6. A tale divino anelito di riconciliazione e di comunione tra tutti i membri del popolo cristiano, Santa Brigida ha consacrato l'intera sua esistenza. Presa dall'amore per Dio e dallo zelo per la Chiesa, opero instancabilmente perché la verità si affermasse e il Regno di Dio si instaurasse sulla terra. In tempi di grandi traversie per il Papato, si adopero con ogni mezzo a disposizione per il ritorno del Papa alla sede di Roma, sentendo quest'impegno come una peculiare missione affidatale dal Signore. Oggi, come ai suoi tempi, il Signore continua a suscitare uomini e donne generosi, che portano avanti lo stesso disegno di unità tra i credenti in Europa e nel Mondo. Tra questi artefici dell'Ecumenismo vorrei ricordare Madre Maria Elisabetta Hesselblad, la cui attività si colloca nella scia luminosa del carisma della Santa svedese. Come ho affermato il 9 giugno 1989, durante la celebrazione ecumenica ad Uppsala: "Non tutto può essere fatto subito, ma dobbiamo fare oggi quello che ci è possibile, sperando in ciò che potremo fare domani". Anche la commissione mista di dialogo cattolico-luterano opera in tal senso, nella speranza di contribuire a rimuovere gli ostacoli che ancora si frappongono all'unità dei Cristiani. Il gruppo misto di lavoro, che ha appena terminato la sua sessione annuale a Venezia, continua a riflettere al fine di pervenire ad una comune comprensione del mistero della Chiesa. Incoraggio tutti a proseguire con costanza la loro opera difficile, ma importante. Siamo chiamati, Cattolici e Luterani, a rendere sempre più proficui ad ogni livello i progressi e le acquisizioni del dialogo. La ricerca dell'unità ha, infatti, bisogno di passi concreti. E la celebrazione ecumenica, che ci riunisce questa sera nella Basilica Vaticana, ne rappresenta certamente uno. Tuttavia l'unità del popolo di Dio resta sempre un dono dello Spirito, è un pegno di riconciliazione, che trascende ogni umana forza.


7. "Il Dio della pace (...) vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà" (He 13,20s). Cari amici, possa ognuno di noi conservare in cuore le parole di benedizione della Lettera agli Ebrei. Nel Padre Nostro ripetiamo quanto il Signore stesso ci ha insegnato: "sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra". Santa Brigida ha compiuto sempre ed in tutto la volontà divina. Per questo ha potuto presentarsi senza timore davanti ai Grandi del suo tempo. Per questo con ardente zelo missionario ha contribuito a rinnovare il volto della Chiesa. Essa è stata umile strumento della Provvidenza divina e resta, tuttora, una guida e un modello per i Luterani e per i Cattolici. Prepariamo insieme la via del Signore! Con questa esortazione vorrei invitare tutti a rivolgere il cuore verso Cristo. Chiediamogli che si realizzi nella nostra vita la sua volontà. Che Iddio operi "in noi ciò che è a lui gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen" (He 13,21).

Data: 1991-10-05
Sabato 5 Ottobre 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Ai partecipanti ad un Simposio su scienza e cultura - Città del Vaticano (Roma)