GPII 1991 Insegnamenti - Atto di affidamento alla Madonna - Vitoria (Brasile)

Atto di affidamento alla Madonna - Vitoria (Brasile)

Titolo: "Vergine della Penha, desideriamo affidare a te la nuova evangelizzazione della nostra società"

MARIA, Madre dell'Autore della vita, Gesù Cristo, rappresentata in mille modi dagli artisti, venerata dalla Chiesa con tanti titoli, e, su questo suolo di Vitoria, con il caro nome di Vergine da Penha: Noi crediamo che tu sia in cielo, vicino a Dio Trino, intercedendo in favore dell'umanità, poiché fosti ascoltatrice fedele della Sua Parola e servisti il Signore nella Fede.

Oggi, MARIA, si rivolgono a te gli occhi dei fratelli di Cristo, Figlio tuo, presenti in tutto il Brasile.

Sappiamo che preghi per questi figli tuoi, provati da tante sofferenze.

Sappiamo che ricordi al Signore i nostri bambini, i giovani, i vecchi, tutte le famiglie e comunità; quelli che lavorano per i diritti umani e per la vita: i nostri Governanti e i costruttori della società; sappiamo che ricordi al Signore soprattutto i poveri e gli ammalati, quelli che sentono il peso del peccato, quelli allontanatisi da Dio.

Per questo, o Vergine da Penha, dinanzi alla tua bella immagine, noi siamo venuti a riaffermarti la nostra devozione e il nostro amore, a consacrarti le nostre vite, ad affidarti la nuova Evangelizzazione che desideriamo realizzare con rinnovato ardore missionario, seminando luce e speranza nelle differenti culture, per la gloria del Padre e del Figlio nella unità dello Spirito Santo.

Amen.Data: 1991-10-19
Sabato 19 Ottobre 1991

Incontro con i baraccati della "Favela do Lixao de Sao Pedro" - Vitoria (Brasile)

Titolo: "La Chiesa non può fare a meno di parlare quando nei poveri vede i segni della civiltà dell'egoismo"

Cari fratelli e sorelle!


1. Voglio confidarvi che questo incontro con gli abitanti della favela di Sao Pedro, è un momento che aspettavo con un affetto tutto speciale, sin dall'inizio di questo mio secondo viaggio pastorale in Brasile. Voi, "favelados", siete molto vicini al cuore del Papa, poiché siete molto vicini al cuore di Cristo. I poveri sono i prediletti di Dio, ad essi Gesù ha dedicato un amore preferenziale, che la Chiesa desidera imitare. Voi siete anche molto vicini al cuore del Papa, perché è soprattutto nei poveri, con i quali Egli si identifica, che Gesù vuole essere amato (cfr. Mt 25,40-45). Nel volto di quelli che soffrono, sotto il peso di carenze spirituali, affettive e materiali, la Chiesa riconosce il volto di Cristo stesso. Sono stati i Vescovi latinoamericani che lo hanno ricordato a Puebla: volti di bambini, segnati dalla povertà ancor prima di nascere, bambini abbandonati e spesso sfruttati; volti di giovani disorientati perché non trovano il loro posto nella società, frustrati per mancanza di qualificazione e di lavoro; volti di lavoratori spesso mal retribuiti o con difficoltà ad organizzarsi e a difendere i loro diritti; volti di sottoccupati e disoccupati, licenziati a causa delle dure esigenze della crisi economica; volti delle madri di famiglia, angosciate poiché non hanno i mezzi per sostentare ed educare i figli; volti di mendicanti e di emarginati; volti di anziani abbandonati e dimenticati (cfr.

Puebla, 31-39; Giovanni Paolo II, Omelia a Chalco, Messico, 7-5-1990).


2. Contemplando le enormi moltitudini di questo amato Brasile, che portano su di sé i tratti dolorosi di Cristo, mi tornano in mente le parole di Gesù: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40). La Chiesa vuole servire i poveri nello spirito del Vangelo e per questo non ha mai smesso di impegnarsi per confortarli, difenderli e liberarli, attraverso innumerevoli iniziative e opere di beneficenza, che continuano ad essere, sempre e dovunque indispensabili (cfr. Libertatis Conscientia, n. 68). Allo stesso tempo, nel quadro di una prospettiva più ampia, la Chiesa ha collaborato e collabora senza sosta affinché vengano sanate alle radici le cause della povertà e della miseria, per mezzo della sua dottrina sociale, che essa si impegna a far mettere in pratica, orientando le coscienze e promuovendo profonde riforme nell'organizzazione della società, affinché tutti possano raggiungere condizioni di vita degne della persona umana (). Quando Gesù ha chiamato beati i poveri di spirito (cfr. Mt 5,3), annunciava una felicità, basata sull'amore, che Egli voleva stabilire in ogni cuore umano. Si riferiva a uno spirito di povertà e di libertà che, in qualsiasi situazione di vita, è fatto di rinuncia, di fiducia in Dio, di fede nella vera ricchezza, che si trova nella comunione con Dio, di sobrietà e di disponibilità alla condivisione (cfr. Mt 66). Quante volte voi, cari fratelli "favelados", che soffrite delle maggiori carenze, siete un esempio meraviglioso di questo spirito cristiano! Vi vedo aiutare, condividere quel poco che possedete, accogliere un bambino abbandonato, unire i vostri sforzi, come nei "muitiroes", per risolvere i problemi di abitazione, o per organizzare e portare avanti, senza odio né violenza, che sono incompatibli con lo spirito cristiano, le vostre giuste rivendicazioni.


3. Ma ben diversa da questa povertà, che Cristo proclamava beata, è un'altra povertà, che colpisce una moltitudine di nostri fratelli e ostacola il loro integrale sviluppo come persone. Di fronte a tale povertà, che è la carenza e la privazione dei beni materiali necessari, la Chiesa fa sentire la sua voce, chiamando e suscitando la solidarietà di tutti per debellarla (cfr. Omelia a Chalco, Messico, 7.5.1990). La Chiesa è la promotrice della civiltà dell'amore.

Non può fare a meno di parlare quando, nelle folle impoverite, vede i segni di una civiltà dell'egoismo. E' per questo che si sente in dovere di dichiarare ingiusti, come ha già fatto, cento anni fa, Papa Leone XIII, "l'accumulo della ricchezza nelle mani di pochi, accanto alla miseria della moltitudine" (Rerum Novarum, n. 97 e CA 5), lo scandalo dell'ostentazione e del lusso, accanto alla sofferenza causata dalla mancanza dei beni più necessari. Tutte le situazioni di ingiustizia sociale, sono, innnazitutto, "il frutto, l'accumulazione e la concentrazione di molti peccati personali. Si tratta di personalissimi peccati di chi genera o favorisce l'iniquità o la sfrutta; di chi, potendo fare qualcosa per evitare, o eliminare, o almeno limitare certi mali sociali, ammette di farlo per pigrizia, per paura e omertà, per mascherata complicità o per indifferenza" (RP 16). Per questo, la Chiesa sa, e predica, che tutte e ciascuna trasformazione sociale deve passare necessariamente attraverso la conversione degli uomini. Questa è la prima e principale missione della Chiesa.


4. Ma la civiltà dell'amore presuppone necessariamente la pratica della giustizia.

"L'amore per l'uomo e, in primo luogo, per il povero, nel quale la Chiesa vede Cristo, si fa concreto nella promozione della giustizia" (CA 58). Occorre un forte risveglio della coscienza morale di tutti gli uomini di questo Paese, che li renda sensibili alle esigenze della giustizia e li porti a corrispondere in maniera effettiva ad essa. Di fronte a voi, cari fratelli e sorelle della favela di Sao Pedro, voglio rinnovare il mio appello a tutti i protagonisti della vita economica e sociale del Brasile, lavoratori, imprenditori e governanti, affinché uniscano i loro sforzi, solidalmente, nella promozione di riforme coraggiose e profonde che possano portare quanto prima al superamento delle ingiuste disuguaglianze che affliggono il popolo di questa amata Nazione. La Dottrina sociale cattolica ha sempre rifiutato l'organizzazione della società basata su un determinato modello di capitalismo liberale, giustamente definito "capitalismo selvaggio", che ha come tratti dominanti la sfrenata ricerca del guadagno unita al mancato rispetto per i valori primari del lavoro e della dignità dei lavoratori. Questa ricerca è spesso "accompagnata dalla corruzione dei poteri pubblici e dalla diffusione di fonti improprie di ricchezze e di facili guadagni, fondati su attività illegali". E' un sistema economico e sociale che fa del guadagno un fine assoluto e degrada il lavoro umano con un iniquo sfruttamento (cfr. CA 33-48). La Chiesa ha rifiutato ugualmente le soluzioni perverse del collettivismo marxista, che soffoca la libertà, reprime l'iniziativa, riduce la persona umana alla condizione di semplice pezzo di un ingranaggio, fomenta l'odio e finisce nell'impoverimento, che voleva superare, e nella più degradante schiavitù. La recente esperienza dell'Est europeo è abbastanza eloquente in tal senso.


5. E' nella fedeltà a Cristo, suo Fondatore, che la Chiesa, senza proporre modelli concreti di organizzazione politico sociale, offre, "come indispensabile orientamento ideale, la propria dottrina sociale" (CA 43). Alla luce del Vangelo, la Chiesa esorta i lavoratori alla pratica della solidarietà nella sua "lotta per la giustizia sociale" (CA 14), cioè a unire i loro sforzi senza violenze gratuite o ideologiche e aperti all'intesa, determinati a conquistare la garanzia del lavoro, il salario sufficiente per il mantenimento della famiglia, la soluzione dei problemi dell'alloggio e dell'educazione, la previdenza sociale per la vecchiaia, la malattia e la disoccupazione. Alla luce del Vangelo, la Chiesa ricorda agli imprenditori la loro grave responsabilità nel creare nelle aziende autentiche "comunità di lavoro" in cui il lavoro stesso occupi una "posizione centrale", senza mai vedersi ridotto "al livello di una semplice merce" (Ibid., CA 32-34). Non si può dimenticare che, se la dottrina della Chiesa riconosce il valore della libera iniziativa, come una delle spinte del progresso sociale non cessa di ricordare vivamente che su ogni proprietà pesa una "ipoteca sociale". "L'uso dei beni, affidato alla libertà, è subordinato alla loro originaria destinazione comune di beni creati" (CA 30,31). Alla luce del Vangelo, la Chiesa rivolge un pressante appello morale ai poteri pubblici e afferma che "è stretto dovere di giustizia e di verità impedire che i bisogni umani fondamentali rimangano insoddisfatti e che gli uomini che ne sono oppressi periscano" (CA 34). In questo senso, essa riafferma il "principio di sussidiarietà", che giustifica e in molti casi esige l'opportuno intervento dello Stato affinché, senza estendere oltre i limiti necessari tale intervento, si creino le condizioni che garantiscano la possibilità di lavoro, la giusta retribuzione e l'attenzione per tutti i diritti e le necessità dei lavoratori (cfr. CA 48). E' ancora alla luce del Vangelo che la Chiesa lancia anche il suo appello alla collaborazione internazionale. "Occorre che le Nazioni più forti sappiano offrire a quelle più deboli occasioni di inserimento nella vita internazionale, e che quelle più deboli sappiano cogliere tale occasione, facendo gli sforzi e i sacrifici necessari, assicurando la stabilità del quadro politico ed economico, la certezza di prospettive per il futuro, la crescita delle capacità dei propri lavoratori, la formazione di imprenditori efficienti e consapevoli delle loro responsabilità" (cfr. Laborem Exercens, 594-598 e CA 35). All'interno di questo contesto di cooperazione internazionale, come affermavo recentemente, "Non si può pretendere che i debiti contratti siano pagati con insopportabili sacrifici", ma è necessario trovare soluzioni "compatibili col fondamentale diritto dei popoli alla sussistenza ed al progresso" (cfr. CA 35).


6. Cari "favelados" del "Lixao de Sao Pedro", il Papa, il Successore di Pietro ha voluto essere fra voi, il portavoce del messaggio di amore e di giustizia del nostro Salvatore, Gesù Cristo. Egli non dimenticherà le parole di benvenuto della professoressa Maria da Graça Andreatta e Silva, che ha parlato a nome di tutti quelli che abitano qui, per esporre ciò che ogni abitante, uomo, donna o bambino farebbe, se potesse. Molte grazie! Molte grazie a tutti voi che vivete nei quartieri di Nova Palestina, Conquista, Nossa Senhora das Graças e Resistência! Il Papa vi abbraccia e vuole aggiungere: La Chiesa è messaggera del "Dio della speranza" (Rm 15,13). Per questo essa vi chiede di aprire i vostri cuori a Dio. "Aprite le porte a Cristo!" che vuole camminare con voi, rendendo santa e feconda la croce che portate. Solo in Cristo si trovano la luce e la vita. Nessun bene umano, per quanto necessario possa essere, potrà mai riempire il vuoto lasciato nell'anima dalla mancanza di Dio. Solo quando incontriamo Cristo come il nostro più grande tesoro (cfr. Mt 13,34), possiamo condividere il suo amore, "dare la vita" per i nostri fratelli (cfr. Jn 15,13), e collaborare con Lui alla costruzione del suo "regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace" (Prefazione alla solennità di Cristo Re).

Che il Dio dell'amore e della pace vi benedica, come io in Suo nome vi benedico di tutto cuore.

Data: 1991-10-19
Sabato 19 Ottobre 1991

Celebrazione della Parola nel "Conjunto Virgem dos Pobres" - Maceio (Brasile)

Titolo: Procurare lavoro e un tetto per tutti è espressione del nostro amore a Cristo attraverso i nostri fratelli




1. "Andate anche voi nella mia vigna" (Mt 20,4).

Così dice nel Vangelo il padrone della vigna, agli operai che assume per lavorare in diverse ore del giorno. così dice anche, sin dall'inizio della storia dell'uomo sulla terra il Dio - creatore, il Signore Assoluto dell'universo: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela" (Gn 1,28). Questa frase del libro della Genesi indica le linee essenziali della vocazione dell'uomo sulla terra: famiglia e lavoro. Infatti tutti gli uomini e le donne devono nascere e crescere in una famiglia, che trova il sostentamento nel lavoro dei suoi membri.

"Andate a lavorare!" dice il Divino Signore alle generazioni sempre nuove, nei diversi momenti della storia e nei più diversi luoghi in cui abita l'essere umano.

Anche qui, in questo grande e vasto Paese, patria di tante generazioni, del passato del futuro e di oggi, Egli ripete: "Andate anche voi nella mia vigna". A tutti, Egli ripete: "Andate a lavorare nella mia vigna".


2. Il lavoro, la vocazione al lavoro, è la vocazione di tutti gli uomini. L'uomo deve prender parte all'opera di creazione di Dio, deve completarla in modo creativo, trasformando la natura sulla base delle sue necessità e dei suoi obiettivi, "umanizzando" l'enorme materia del mondo creato, secondo la volontà del creatore e secondo le leggi che Egli ha dato alla creazione. L'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, deve riflettere questa somiglianza attraverso il lavoro e la sua intelligenza. "La gloria di Dio è l'uomo vivo" (S. Ireneo, Adv.

Haer. IV,20,7: PG 7,1057). Tutto il creato visibile, tutto il mondo materiale chiama l'uomo a glorificare il Creatore svolgendo il compito che Egli gli ha affidato: Andate a lavorare nella mia vigna!


3. Entriamo così nel tema che ci ha condotto oggi qui, nel quale si uniscono due temi di importanza capitale per l'uomo: il lavoro e l'alloggio. Il lavoro umano deve rivestirsi di amore soprattutto in quel piccolo spazio vitale, in cui gli uomini vivono in comune come famiglia: la coppia ed i figli. Vi è uno stretto collegamento fra il lavoro e la casa. L'uomo ha una dimora, per lavorare. Ma, allo stesso tempo, l'uomo lavora per avere una dimora, per raggiungere le condizioni per rivestire di amore la sua vita nel focolare domestico. Il Concilio Vaticano II ha affermato che "con il lavoro, l'uomo ordinariamente provvede alla vita propria e dei suoi familiari, comunica con gli altri e rende servizio agli uomini suoi fratelli, può praticare una vera carità e collaborare con la propria attività al completarsi della divina creazione" (GS 67). Queste condizioni ideali conferiscono al lavoro umano un valore e una dignità tali che lo rendono capace di accostarsi a quello che lo stesso Cristo ha compiuto nella sua umile casa di Nazareth. Il Signore ci ha insegnato il senso profondo di questa verità, oggi, senza dubbio, patrimonio comune della nostra fede, e il Concilio l'ha promulgata definitivamente, chiamando tutti alla santità nel mondo attraverso il proprio lavoro. Perché, allora, questo sembra, a volte un sogno irrealizzabile, un'utopia? Pensiamo ai problemi del lavoratore rurale che attraversa grandi difficoltà e incomprensioni a causa della mancata applicazione delle leggi sociali, da parte dei proprietari terrieri. Abbandonati e senza l'appoggio di coloro che, giustamente, dovrebbero aiutarli, la gran parte dei poveri che lavorano nei campi, sente la mancanza di condizioni adeguate per far crescere, nella propria casa, la speranza di una vita migliore e più dignitosa. La vita del lavoratore urbano non si differenzia molto da quella degli altri lavoratori.

L'esodo dalle campagne verso le grandi città, con lo spaventoso aumento delle "favelas", senza la dovuta assistenza ospedaliera e scolastica, la difficoltà di trovare un impiego fisso e i bassi salari, sono problemi comuni che ci sfidano e dimostrano una completa ignoranza del senso cristiano della vita. E che dire dei disoccupati, dei minori abbandonati, vittime premature del vizio della droga che riserva loro una morte crudele e implacabile! Cari fratelli, care sorelle, è forse possibile che ancora oggi risuoni il grido del Re David durante la sua prigionia: "Nessuno mi riconosce. Non c'è per me via di scampo, nessuno ha cura della mia vita" (Ps 141,5)? E' pur vero che vi sono esempi di cittadini, uomini e donne, disposti, sia nelle campagne che in città, a non lasciare che siano abbandonati i loro fratelli che vivono in povertà, senza un lavoro ed un tetto. Di certo, Dio Nostro Signore li ricompenserà per la loro sensibilità verso i problemi dei loro simili, solidarizzando, attraverso misure concrete, non risparmiando sforzi per la promozione sociale, nella città e nei campi, dei lavoratori e delle loro famiglie.


4. No, cari brasiliani, non è un'utopia! Dio vuole che gli uomini vivano come fratelli! Permettemi di insistere sul tema della Campagna di Fratellanza proposto dall'Episcopato brasiliano per quest'anno: Solidali nella dignità del lavoro! Nel Messaggio trasmesso dalla televisione, dicevo a tutti che "l'uomo deve cercare di affrontare il proprio lavoro, non solo come strumento indispensabile per il progresso della società e come mezzo più efficace per i rapporti umani, ma anche come segno dell'amore di Dio verso le sue creature e dell'amore degli uomini fra loro e verso Dio". Ma come potrà verificarsi questo se non vi saranno donazione reciproca, generosità solidarietà? Quando si pensa che tutti hanno il diritto di conseguire i beni necessari per una vita dignitosa e raggiungere il loro fine predestinato da Dio, si comprende l'angoscia, e persino l'impazienza, di molti cittadini del vostro Paese che non si rassegnano all'ingiustizia personale e sociale in tanti settori della società. Tutti sentono l'esigenza che si faccia giustizia e che venga applicata la legge, che i beni della terra siano distribuiti e che le vite umane siano rispettate. Esse sono sante poiché vengono da Dio, e non possono essere trattate come semplici cose, mediante innumerevoli forme di intolleranza e di discriminazione. Tutti reclamano un alloggio dignitoso, condizioni di lavoro tutelate da leggi giuste ed effettivamente rispettate, una politica di riforme efficace, un servizio ospedaliero e un'assistenza per la vecchiaia giusta e responsabile. Noi cristiani, come esigenza della nostra fede e della nostra fedeltà a Cristo, che ci mostra il suo volto divino nel povero, nell'affamato, nell'uomo della strada o nel detenuto, dobbiamo essere i primi in questa missione. Essa non ha motivazioni ideologiche o politiche. E' l'espressione del nostro amore e servizio a Cristo attraverso i nostri fratelli. Solo così, la famiglia brasiliana potrà essere quella "chiesa domestica", dove regneranno la pace e l'armonia, diventando la culla di una società cristiana.


5. Cari fratelli e sorelle di Alagoas e del Brasile! Dalla vostra bella terra che ha dato tanti figli illustri alla patria, desidero elevare a Dio la mia preghiera per l'uomo brasiliano che ha bisogno di un lavoro e di un tetto. Dio illumini tutti, in modo particolare coloro che conducono i destini del Paese, affinché trovino vie sagge ed efficaci per la soluzione del problema del lavoro e dell'alloggio. Un paese così giovane ha bisogno ogni anno di veder aumentare i posti di lavoro. Un paese con un simile andamento demografico, necessita con urgenza di una politica dell'alloggio intelligente, basata sul fatto evidente che la casa non è una cosa in più, bensi una componente fondamentale di qualsiasi politica autentica! Ricambio di tutto cuore le parole di saluto che attraverso voi ha inviato il Signor Presidente della Repubblica. Tutti sentiamo la sua presenza qui. Ringrazio il caro fratello nell'Episcopato, Mons. Edvaldo Gonçalves Amaral e tutti i Vescovi qui presenti per l'accoglienza fraterna al Vescovo di Roma e Successore del Principe degli Apostoli. Mi congratulo con l'Arcidiocesi di Maceio, in occasione del novantesimo anniversario della sua istituzione, con l'insediamento del primo Vescovo di Alagoas Mons. Antônio Brandao. Possa la continuità dell'operato di esimi Pastori essere di stimolo ai miei fratelli per proseguire sulla via da loro intrapresa. Questa celebrazione della Parola ha come scenario questo complesso abitativo che ha ricevuto il suggestivo nome di "Virgem dos Pobres". Il Papa è felice di essere fra voi, cari sorelle e fratelli che abitate qui. Il nome del vostro quartiere mi richiama alla mente una presenza costante nella mia vita e nel mio ministero: la Vergine Maria! Che Ella, che in questa città è venerata in modo speciale, con l'appellativo di Nossa Senhora dos Prazeres, vi benedica tutti! Possa, la sposa di Giuseppe, il falegname di Nazareth, la Madre di Gesù, proteggere tutti i lavoratori di Alagoas e del Brasile! Ella, che non ha trovato una casa dove poter dare alla luce suo figlio Gesù, non permetta che continui a mancare un alloggio dignitoso per le famiglie brasiliane. Che Ella vi faccia sentire sempre la sua protezione materna! Con la sua intercessione, benedico tutti coloro che sono impegnati nella causa del Vangelo di Cristo in questa diocesi, laici, sacerdoti, religiose e religiosi, diaconi e i seminaristi speranza della Chiesa di Alagoas. Desidero, infine, che questa benedizione scenda su tutte le autorità qui presenti, come i Governatori di Alagoas e di Ergife, affinché Dio gli dia la forza necessaria per servire il popolo brasiliano. Dio vi benedica tutti!


6. "Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi" (Mt 20,8). La parabola degli operai della vigna ha come tema il lavoro dell'uomo, che secondo i principi della giustizia richiede un'adeguata retribuzione. Ma, al tempo stesso, questa parabola presenta l'immagine della vita dell'uomo sulla terra nel suo insieme. La vita dell'uomo nel suo insieme si orienta verso la giustizia definitiva, che è superiore a quella terrena. Noi crediamo, e questa è una delle verità fondamentali della fede, che Dio premi il bene e castighi il male. Il criterio per accedere alla gloria del suo Regno è il servizio al fratello bisognoso, presenza viva di Cristo fra noi, nell'amore e nella giustizia (cfr. Mt 25,31-46). La parabola del Vangelo conferma questa verità. Ma, al tempo stesso, la supera. così si spiega il perché gli operai della prima ora reclamassero, poiché non ricevevano un salario maggiore. Ciò che Dio, Signore della grande vigna della storia, vuole offrirci, nell'eternità del suo Regno, supera qualsiasi confronto con la giustizia terrena. "Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udi, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano" (1Co 2,9). Questo è, senza dubbio, il dono soprannaturale, il dono della partecipazione alla vita intima della Santissima Trinità, quando ci troveremo al cospetto di Dio.


7. Cari fratelli e sorelle, vogliate accogliere l'esortazione che San Paolo rivolgeva ai Colossesi, e che oggi ripete per noi: "E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre" (Col 3,17). "Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che quale ricompensa riceverete dal Signore l'eredità" (Col 3,23).

Si. Riceverete l'eredità! "Servite a Cristo Signore"! (Col 3,24).

Amen!

Data: 1991-10-19
Sabato 19 Ottobre 1991

Incontro con i bambini di tutto il Paese - Salvador (Brasile)

Titolo: "Nel mondo non possono e non devono esserci bambini abbandonati, sfruttati, usati, assassinati!"

Miei cari fanciulli,


1. Quante volte nella mia vita ho letto e ascoltato le parole di Nostro Signore che dicevano che se "non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 18,3), e che "Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare" (Mt 18,6). Quando volevano allontanare da Lui i bambini, reclamo: "Lasciate che i bambini vengano a me" (Mt 19,14). Ecco perché io, che sono indegno discepolo di Gesù e faccio le sue veci nella Chiesa, sono stato felice quando ho saputo che i bambini del Brasile volevano incontrarmi. Ho detto: "Lasciate che essi vengano dal Papa!". Sono ancora più contento per il fatto che siete voi, bambini di Bahia, ad incontrarvi con me, a nome di tutti i bambini brasiliani. perciò vi dico: "Bambini di Bahia, buongiorno! Bambini del Brasile, buongiorno!".


2. Voglio dirvi, innanzitutto, che voi siete molto importanti per il Papa.

Importanti perché qui, in Brasile, siete tanti e formate gran parte della popolazione. Lo sapevate? Importanti perché siete il futuro del Brasile, il futuro della Nazione, importanti perché siete anche il futuro della Chiesa. Lo sapevate? Dovete esserne consapevoli sempre più. Ciò che è bello in voi è che ognuno guarda gli altri bambini e dà loro la mano, senza differenza di colore, di condizione sociale, di religione. Voi vi date la mano gli uni con gli altri. Magari gli adulti facessero come voi e la smettessero con tutte le discriminazioni. Solo così il mondo potrebbe trovare la pace. Voi volete la pace nel mondo? Volete un mondo nella pace? Per essere veramente importanti, avete bisogno di una famiglia, di genitori uniti, di un'atmosfera di amore e di pace. Bisogna aiutare i bambini che nascono e crescono al di fuori di una vera famiglia. Ma bisogna fare qualcosa anche perché tutti i bambini vedano rispettato il loro diritto ad avere genitori uniti, fratelli che si amano, una casa armoniosa e felice. Se volete questo, alzate la mano destra. Per essere importanti, avete bisogno di scuole dove tutti, senza eccezione, imparino a leggere e a scrivere, a contare e a fare tutto ciò che è necessario per crescere. Bambini che già andate a scuola, volete applicarvi ed essere studiosi per imparare molto? Volete che altri, che ancora non vanno a scuola, abbiano buone scuole per studiare? Per essere importanti, dovete conoscere Gesù Cristo, avete bisogno di amarlo come il vostro migliore amico, pregarlo sempre, ogni giorno. Se volete questo, adesso alzate la mano sinistra. Dovete anche imparare il catechismo in casa, a scuola e in chiesa, prepararvi alla Prima Comunione e alla Cresima. Se volete questo, alzate tutte e due le mani! Se essere bambini è tanto importante, allora tutti i bambini sono importanti. Tutti i bambini sono importanti, tutti. Non possono né devono esserci bambini abbandonati.

Né bambini senza famiglia. Né bambini o bambine di strada. Non possono né devono esserci bambini usati dagli adulti a scopi immorali, per il traffico di droga, per i piccoli e grandi crimini, per praticare il vizio. Non possono né devono esserci bambini nei riformatori e nelle case di correzione, dove non riescono ad avere una vera educazione. Non possono né devono esserci, è il Papa a chiederlo e ad esigerlo in nome di Dio e di suo Figlio, che è stato bambino, Gesù, non possono né devono esserci bambini assassinati, eliminati con il pretesto di prevenire i crimini, segnati a morte. Volete che tutti i bambini siano felici? Volete una città, uno Stato, un Paese senza infanzia abbandonata né bambini o bambine di strada?


3. Mi rivolgo, ora, agli adulti qui presenti, in compagnia dei loro bambini, o che stanno ascoltando le mie parole, da questo altipiano del "Bonfim" fino a Bahia e in tutto il Brasile. Credo di parlare a nome e per delega di questi bambini.

Lasciatemi, prima di tutto, esprimere alla società brasiliana la mia gioia e i miei complimenti per due avvenimenti. In primo luogo, per la creazione di un Ministero dell'Infanzia. Mi auguro che questo organo possa trovare la creatività e l'agilità necessarie e i mezzi indispensabili per portare rimedio a tutti i problemi che affliggono l'infanzia brasiliana. Gioia e complimenti, in secondo luogo, per la promulgazione, di recente, dello Statuto del Fanciullo e dell'Adolescente. Ho potuto seguirne, con interesse, l'elaborazione. Mi rallegro nel sapere che lo Statuto è già in vigore, essendo stato approvato dalle due Camere del Congresso Nazionale e, quindi, da quasi tutto il popolo brasiliano. Non è una panacea né pretende di risolvere tutti i problemi. Dobbiamo comunque aver fiducia e pensare che, malgrado i suoi inevitabili limiti, potrà servire per portare avanti una politica sociale adeguata in favore dei fanciulli e degli adolescenti. Mi auguro che esso possa suscitare, a tutti i livelli della comunità brasiliana, efficaci iniziative volte a risolvere questi problemi. In campo ecclesiastico, noto con gioia il dinamismo con cui un gran numero di diocesi sta portando avanti, in tutto il paese, la Pastorale del Fanciullo e la Pastorale del Minore. Infatti, le parole pronunciate poco fa da Suor Maria do Rosario della Segreteria della Pastorale del Minore, che ringrazio molto, provano questo dinamismo, in questo momento. Distinte per quanto riguarda gli obiettivi immediati e i metodi, queste due pastorali sono necessariamente legate fra di loro per il servizio che prestano. Con piacere segnalo la recente creazione, prima a Brasilia e ora a Salvador, del Movimento a favore della Vita al quale auguro e per il quale chiedo la benedizione divina, affinché sia uno strumento valido ed efficare per far diminuire il flagello dell'aborto, per promuovere e difendere la vita dal concepimento dentro il ventre materno fino alla sua fine naturale, dare accoglienza alle gestanti e alle madri in difficoltà, offrire una migliore qualità di vita ai bambini che nascono.


4. Desidero ora invitare tutti, ognuno nel proprio ambito umano, religioso, professionale e politico, ad assicurare alcuni fattori in grado di trasformare la triste situazione di milioni di bambini brasiliani emarginati. Primo fattore, un'educazione di base di buona qualità, che si rivolga al bambino fin dall'età prescolare. L'educazione della donna nelle zone carenti affinché possa portare avanti con competenza la sua insostituibile missione all'interno della famiglia e della comunità. Secondo, la paternità e la maternità responsabili, ideale fortemente predicato dal mio predecessore Paolo VI, che esclude metodi anticoncezionali artificiali che non rispettino la dignità della persona e delle coppie. Per questo, fra le iniziative a favore di una crescita normale ed equilibrata della popolazione, i pubblici poteri non hanno il diritto di promuovere l'aborto, la sterilizzazione di massa, la propaganda indiscriminata dei metodi artificiali per limitare le nascite. La pianificazione secondo metodi naturali contribuisce all'educazione e alla maturità delle coppie, soprattutto negli ambienti più carenti. L'esigenza di una paternità e una maternità responsabili devono avere un supporto legale efficiente. Il nascituro ha il diritto non solo di nascere, ma di nascere come frutto di un amore responsabile e non di un'avventura, di trovare affetto, dedizione e protezione dentro una famiglia ben organizzata.


5. In nome di Cristo, nostro Maestro e Signore, chiedo a tutti di lavorare a favore dell'infanzia! Scusatemi bambini! Dovevo dire alcune cose agli adulti, ma ora torno a parlare con voi. Se non avete capito ciò che ho detto agli adulti, non importa.

L'importante è che essi capiscano! A voi, voglio dire una cosa molto seria, veramente molto seria: il Papa ama, con tutto il cuore, i bambini del Brasile! Per dimostrarvi quanto il Papa ami i bambini del Brasile, vi faro una confidenza. Alcuni mesi fa ho ricevuto una somma di denaro, in occasione del premio "Artefice della Pace" che mi è stato attribuito. Allora ho preso la decisione di destinare integralmente questa somma ai bambini abbandonati del Brasile, consegnandola al vostro amato Arcivescovo, Cardinale Lucas Moreira Neves, in modo di contribuire alle iniziative in favore dei bambini più bisognosi. E lo faccio con tutto il cuore perché, seguendo l'esempio di Gesù, torno a ripetervi: "Il Papa ha un grande amore per i bambini!".

Voglio vedervi crescere felici! La vostra gioia, l'entusiasmo con cui cantate, gridate e pregate, sono la maggior ricchezza e la più grande speranza del Brasile. Dio vi benedica tutti! Nostra Signora vi protegga! A voi giunga il mio grande, grande abbraccio e la mia Benedizione! Viva i bambini di Bahia! Viva i bambini del Brasile! Viva i bambini del mondo intero!

Data: 1991-10-20
Domenica 20 Ottobre 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Atto di affidamento alla Madonna - Vitoria (Brasile)